lunedì 7 dicembre 2015

S.AMBROGIO

Breve profilo biografico di S. Ambrogio



S.AMBROGIO

Ambrogio, appartenente ad una ricca ed importante famiglia romana, nacque nel 334 a Treviri, ove suo padre era un insigne personaggio pubblico, prefetto del pretorio per le Gallie. 

La morte prematura del capo famiglia spinse la sposa a ritornare a Roma con i suoi tre figli Marcellina, Satiro e Ambrogio. 

Marcellina si consacrò a Dio prendendo il velo delle vergini; Satiro, che per un certo tempo ricoperse un'alta carica statale, morì nel 378. 

Ambrogio, che possedeva una formazione retorica e giuridica, divenne amministratore della Liguria e dell'Emilia, con sede a Milano. Alla morte del vescovo ariano Aussenzio, scoppiarono a Milano tumulti tra cattolici e ariani per la nomina del successore. 

Ambrogio intervenne, in qualità di governatore, per riportare la concordia tra le parti, quando all'improvviso fu acclamato vescovo dai due partiti, nonostante fosse solo catecumeno e cercasse invano di sottrarsi alla nomina. 
Fu consacrato vescovo il 7 dicembre 374, solo otto giorni dopo il battesimo.




Sotto la direzione di Simpliciano, che fu poi suo successore, si occupò di studi teologici, distribuì tra i poveri il suo non indifferente patrimonio, ed improntò la sua vita ad una rigorosa ascesi. 
La sua influenza fu particolarmente decisiva nella situazione ecclesiastica e politica dei suoi tempi. 
Lottò strenuamente ed inflessibilmente per il riconoscimento esclusivo della Chiesa di fronte al paganesimo, all'arianesimo e alle altre eresie; come anche per la sua libertà e autonomia rispetto al potere politico.


Realizzò una delle forme più riuscite di pastore, e appartiene al numero di quei grandi che con il pensiero e con l'azione posero le basi all'edificio della cultura cristiana medievale. 
Fu iniziatore dell'innologia religiosa popolare. Morì nel 397.

Stupisce che Ambrogio, impegnato su tanti fronti, abbia potuto trovare il tempo per la composizione di tante opere. La maggior parte di esse non contiene speculazioni dogmatiche, ma è strettamente legato al suo ministero pastorale, e anche in questo Ambrogio rivela la sua forma mentis tipicamente romana, cioè pratica.

sabato 5 dicembre 2015

Vi dirò cose di somma importanza.




Sono su un altro monte, più folto ancora di boschi, non lontano da Nazaret, alla quale conduce una strada che rasenta la base del monte.

Gesù li fa sedere in cerchio, più vicini gli apostoli, dietro questi i discepoli (quelli fra i settantadue che non sono andati qua e là) più Zaccaria e Giuseppe. Marziam è ai suoi piedi in una posizione di favore.


Gesù parla non appena sono seduti e quieti, tutti attenti alle sue parole. Dice:



«Datemi tutta la vostra attenzione, perché vi dirò cose di somma importanza. Non le capirete ancora tutte, né tutte bene. Ma Colui che verrà dopo di Me ve le farà comprendere. Ascoltatemi, dunque.

Nessuno più di voi è convinto che senza l’aiuto di Dio l’uomo pecca facilmente, essendo debolissima la sua costituzione indebolita dal Peccato. Sarei dunque un Redentore imprudente se, dopo avervi dato tanto per redimere, non dessi anche i mezzi per conservarvi nei frutti del mio Sacrificio.


Voi sapete che tutta la facilità al peccare viene dalla Colpa che, privando gli uomini della Grazia, li spoglia della loro fortezza: dell’unione con la Grazia. Voi avete detto: “Ma Tu hai reso la Grazia”. No. Essa è stata resa ai giusti sino alla mia Morte. (Cioè ai giusti che sono vissuti sino alla mia Morte, distinti dai futuri per i

quali ci vuole un mezzo). Per renderla ai futuri ci vuole un mezzo. Un mezzo che non sarà soltanto una figura rituale, ma che imprimerà veramente a chi lo riceve il carattere reale di figli di Dio, quali erano Adamo ed Eva, la cui anima vivificata dalla Grazia possedeva doni eccelsi, dati da Dio alla creatura beneamata.


Voi lo sapete cosa aveva l’Uomo e cosa perdette l’uomo. Ora, per il mio Sacrificio, le porte della Grazia sono riaperte ed il fiume di essa può scendere a tutti coloro che la chiedono per amor mio. Perciò gli uomini avranno il carattere di figli di Dio per i meriti del Primogenito fra gli uomini, di Colui che vi parla, vostro Redentore, vostro Pontefice eterno, vostro Fratello nel Padre, vostro Maestro. Sarà da Gesù Cristo e per Gesù Cristo che gli uomini presenti e futuri potranno possedere il Cielo e godere Dio, fine ultimo dell’uomo.

Sinora anche i giusti più giusti, benché circoncisi come figli del popolo eletto, non potevano raggiungere questo fine. Considerate da Dio le loro virtù, pronti i loro posti nel Cielo, ma precluso lo stesso e negato il godimento di Dio, perché sulle loro anime, aiuole benedette, fiorite d’ogni virtù, era anche l’albero maledetto della Colpa d’origine, e nessuna azione, per santa che fosse, poteva distruggerlo; né si può entrare nel Cielo con radici e fronde di così malefica pianta. Nel giorno del Parasceve il sospiro dei patriarchi e profeti e di tutti i giusti d’Israele si placò nella gioia della Redenzione compiuta, e le anime, candide più di neve montana per quanto era loro virtù, persero anche l’unica Macchia che le segregava dal Cielo.


Ma il mondo continua. Generazioni e generazioni sorgono e sorgeranno. Popoli e popoli verranno al Cristo.



Può il Cristo morire ad ogni nuova generazione per salvarla o per ogni popolo che a Lui venga? No. Il Cristo è morto una volta e non morirà mai più, in eterno. Devono allora queste generazioni, questi popoli, divenire sapienti per la mia Parola ma non possedere il Cielo e godere Dio, perché lesi dalla Macchia originale?

Neppure. Non sarebbe giustizia, né per essi, ché vano sarebbe il loro amore per Me, né per Me, che per troppo pochi sarei morto. E allora? Come conciliare le diverse cose? Quale nuovo miracolo farà il Cristo, che già ne ha fatti tanti, prima di lasciare il mondo per il Cielo, dopo avere amato gli uomini sino a voler morire per essi?


Uno lo ha già fatto lasciandovi il suo Corpo e il suo Sangue per cibo fortificatore e santificatore e per ricordo dell’amor suo, dandovi il comando di fare ciò che Io ho fatto per ricordo di Me e per mezzo santificatore ai discepoli, e ai discepoli dei discepoli, sino alla fine dei secoli. Ma quella sera, già purificati voi esternamente, ricordate cosa ho fatto? Ho cinto un asciugatoio e vi ho lavato i piedi, e a un di voi, che si scandalizzava di quel gesto troppo avvilente, ho detto: “Se Io non ti laverò, non avrai parte con Me”



Voi non avete capito ciò che volessi dire, di qual parte Io parlassi, qual simbolo facessi. Ecco, Io ve lo dico.

Oltre avervi insegnato l’umiltà e la necessità di esser puri per entrare a far parte del mio Regno, oltre ad avervi benignamente fatto osservare che Dio, da uno che è giusto, e perciò puro nello spirito e nell’intelletto, esige unicamente un ultimo lavacro alla parte che necessariamente è più facile a contaminarsi anche nei giusti, magari per sola polvere che la necessaria convivenza fra gli uomini depone sulle membra pulite, sulla carne, ho insegnato un’altra cosa. A voi ho lavato i piedi, la parte più bassa del corpo, quella che va fra fango e polvere, talora fra lordure, per significare la carne, la parte materiale dell’uomo, la quale ha sempre, meno nei senza Macchia d’origine o per opera di Dio o per natura di Dio, delle imperfezioni, talora minime tanto che solo Dio le vede, ma che, in verità, occorre sorvegliare, acciò non si irrobustiscano divenendo abito naturale, e combattere per estirparle. 


(Senza Macchia d’origine sono Maria Ss. per opera di Dio e Gesù per natura di Dio, come annota MV su una copia dattiloscritta. Per Maria Ss., l’affermazione del suo immacolato concepimento è costante in tutta l’opera, a cominciare dal capitolo 1 e 4 del Vol 1. Per Gesù si trova riaffermata, per esempio, al Vol 2 Cap 126 e al capitolo 642. Bisogna tuttavia aggiungere che anche Giovanni Battista era privo della macchia originale, essendo stato presantificato nel seno della madre, come è detto al Vol 1 Cap 9, narrato al Vol 2 Cap 127 e ricordato più volte, per esempio al Vol 1 Cap 45, al Vol 3 Cap 166 e al Vol 9 Cap 567. Pertanto, come è spiegato molto bene al Vol 6 Cap 414, si deve dire che Gesù [come Uomo] e Maria Ss. furono concepiti senza il peccato originale [il primo per natura di Dio, la seconda per opera di Dio]; e che Giovanni Battista fu redento dal peccato originale, per opera di Dio, dopo il concepimento e prima della nascita).



Vi ho lavato i piedi, dunque. Quando? Prima di spezzare il pane e il vino e transustanziarli nel mio Corpo e nel mio Sangue. Perché Io sono l’Agnello di Dio e non posso scendere dove Satana ha la sua impronta.



Dunque, prima vi ho lavati. Poi mi sono dato a voi. Anche voi laverete col Battesimo coloro che verranno a Me, perché non indegnamente ricevano il mio Corpo e non si muti per esso in tremenda condanna di morte.



(Battesimo, la cui istituzione come sacramento, dunque, sembra collegata con la lavanda dei piedi del Cap 600 al Vol 9. La diversa natura del battesimo dato da Giovanni Battista, e in qualche occasione [Vol 2 Cap 119] anche da Gesù e dai suoi apostoli, è rimarcata al Vol 2 Cap 96, al Vol 4 Cap 259, al Vol 9 Cap 600 e ai

capitoli 630 e 638 del presente volume).


Voi sbigottite. Vi guardate. Con gli sguardi vi chiedete: “E Giuda, allora?”. Vi dico: “Giuda mangiò la sua morte”. Il supremo atto d’amore non gli toccò il cuore. L’estremo tentativo del suo Maestro urtò contro la pietra del suo cuore, e quella pietra, in luogo del Tau, portava incisa l’orrenda sigla di Satana, il segno della Bestia.



Vi ho dunque lavati prima di ammettervi al convito eucaristico, prima di ascoltare la confessione dei vostri peccati, prima di infondervi lo Spirito Santo, e perciò il carattere di veri cristiani riconfermati in Grazia e di Sacerdoti miei. Sia dunque fatto così con gli altri che voi dovete preparare alla vita cristiana.

Battezzate con l’acqua nel Nome del Dio uno e trino e nel Nome mio e per i miei meriti infiniti, onde sia cancellata nei cuori la Colpa d’origine, rimessi i peccati, infuse la Grazia e le sante Virtù, e lo Spirito Santo possa scendere e far dimora nei templi consacrati che saranno i corpi degli uomini viventi nella grazia del Signore.


Era necessaria l’acqua per annullare il Peccato? L’acqua non tocca l’anima, no. Ma anche il segno immateriale non tocca la vista dell’uomo, così materiale in tutte le sue azioni. Ben potevo infondere la Vita anche senza il mezzo visibile. Ma chi lo avrebbe creduto? Quanti gli uomini che sanno credere fermamente

se non vedono? Prendete dunque dall’antica Legge mosaica l’acqua lustrale (come nel rituale prescritto in: Numeri 19, 17-22), usata per purificare gli immondi e riammetterli, dopo che si sono contaminati con un cadavere, negli accampamenti. In verità, ogni uomo che nasce è contaminato, avendo contatto con un’anima
morta alla Grazia. Sia dunque con l’acqua lustrale purificata dal contatto immondo e resa degna di entrare nel Tempio eterno.


E abbiate cara l’acqua... Dopo aver espiato e redento con trentatré anni di vita faticosa, culminata nella Passione, dopo aver dato tutto il mio Sangue per i peccati degli uomini, ecco che dal Corpo svenato e consumato del Martire furono tratte le acque salutari per lavare la Colpa d’origine. 


Col Sacrificio consumato Io vi ho redenti di quella macchia. Se sulle soglie della vita un mio miracolo divino mi avesse fatto scendere dalla croce, in verità vi dico che per il sangue sparso avrei mondato le colpe, ma non la Colpa. Per essa è stata necessaria la consumazione totale. In verità, le acque salutari delle quali parla Ezechiele (47, 1-12) sono uscite da questo mio Costato. 

Immergetevi le anime, che ne escano immacolate per ricevere lo Spirito Santo che, in memoria di quell’alito che il Creatore spirò su Adamo per dargli lo spirito e perciò immagine e somiglianza con Lui, tornerà ad alitare e abitare nei cuori degli uomini redenti.

Battezzate del mio Battesimo, ma nel Nome del Dio trino, perché in verità, se il Padre non avesse voluto e lo Spirito operato, il Verbo non si sarebbe incarnato e voi non avreste avuto Redenzione. Onde giusto e doveroso è che ogni uomo riceva la Vita per Coloro che si sono uniti nel volergliela dare, nominandosi il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo nell’atto del Battesimo, che da Me prenderà nome di cristiano per differenziarlo dagli altri, passati o futuri, i quali saranno riti, ma non segni indelebili sulla parte immortale.

E prendete il Pane e il Vino così come Io ho fatto, e nel mio Nome benediteli, frangeteli e distribuiteli; e si nutrano i cristiani di Me. E ancora del Pane e del Vino fate un’offerta al Padre dei Cieli, consumandola poscia in memoria del Sacrificio che Io ho offerto e consumato sulla Croce per la vostra salute. Io, Sacerdote
e Vittima, da Me stesso mi sono offerto e consumato, non potendo alcuno, ove Io non avessi voluto, fare questo di Me. Voi, miei Sacerdoti, fate questo in mia memoria e perché i tesori infiniti del mio Sacrificio salgano impetrativi a Dio, scendano propizi su tutti coloro che li invocano con fede sicura.

Fede sicura, ho detto. Non si esige scienza per fruire dell’eucaristico Cibo e dell’eucaristico Sacrificio, ma
fede. Fede che in quel pane e in quel vino, che uno, autorizzato da Me e da coloro che dopo Me verranno - voi, tu Pietro, Pontefice novello della novella Chiesa, tu Giacomo d’Alfeo, tu Giovanni, tu Andrea, tu Simone, tu Filippo, tu Bartolomeo, tu Tommaso, tu Giuda Taddeo, tu Matteo, tu Giacomo di Zebedeo - consacrerà in mio Nome, è il mio vero Corpo, il mio vero Sangue, e chi se ne ciba mi riceve in Carne, Sangue, Anima e Divinità, e chi mi offre realmente offre Gesù Cristo come Egli si offerse per i peccati del
mondo. Un fanciullo o un ignorante mi può ricevere, così come un dotto e un adulto. E un fanciullo e un ignorante uguali benefici avrà, dal Sacrificio offerto, di quel che ne avrà chiunque fra voi. Basta che in essi sia fede e grazia del Signore.

Ma voi state per ricevere un nuovo Battesimo, quello dello Spirito Santo. Ve l’ho promesso ed esso vi verrà dato. Lo stesso Spirito Santo scenderà su voi. Vi dirò quando. E voi sarete ripieni di Esso, nella pienezza dei doni sacerdotali. Potrete perciò, così come Io ho fatto con voi, infondere lo Spirito di cui sarete ripieni, per confermare in grazia i cristiani e infondere loro i doni del Paraclito. 
Sacramento regale di poco inferiore al Sacerdozio, abbia la solennità delle consacrazioni mosaiche (come quelle prescritte in: Esodo 29, 1-35; Levitico 8) con l’imposizione delle mani e l’unzione con l’olio profumato, un tempo usato per consacrare i
Sacerdoti.
No. Non guardatevi così spaventati! Non dico parola sacrilega! Non vi insegno sacrilego atto! La dignità del cristiano è tale che, lo ripeto, è di poco inferiore ad un sacerdozio. Dove vivono i sacerdoti? Nel Tempio. E un cristiano sarà un tempio vivo. Che fanno i sacerdoti? Servono Dio con le preghiere, i sacrifici e con la
cura dei fedeli. Così avrebbero dovuto fare... E il cristiano servirà Dio con la preghiera e il sacrificio e con la carità fraterna.

E ascolterete la confessione dei peccati così come Io ho ascoltato le vostre e quelle di molti e ho perdonato dove ho visto vero pentimento.
Vi agitate? Perché? Avete paura di non saper distinguere? Ho già parlato altre volte sul peccato e sul giudizio sul peccato. Ma ricordate, nel giudicare, di meditare sulle sette condizioni (come quelle enunciate a spiegate al Vol 2 Cap 126) per le quali una azione può essere o non essere peccato, e di gravità diversa. Riassumo. 
Quando si è peccato e quante volte, chi ha peccato, con chi, con che, quale la materia del peccato, quale la causa, perché si è peccato. Ma non temete. Lo Spirito Santo vi aiuterà.
Quello che con tutto il mio cuore vi scongiuro di osservare è una vita santa. Essa aumenterà talmente in voi le luci soprannaturali che giungerete a leggere senza errore nel cuore degli uomini e potrete, con amore o con autorità, dire ai peccatori, pavidi di svelare la loro colpa o ribelli a confessarla, lo stato del loro cuore, aiutando i timidi, umiliando gli impenitenti. Ricordatevi che la Terra perde l’Assolutore e che voi dovete essere ciò che Io ero: giusto, paziente, misericordioso, ma non debole. Vi ho detto: ciò che slegherete in
Terra sarà sciolto in Cielo e ciò che legherete qui sarà legato in Cielo. Perciò con misurata riflessione giudicate ogni uomo senza lasciarvi corrompere da simpatie o antipatie, da doni o minacce, imparziali in tutto e per tutto come è Dio, avendo presente la debolezza dell’uomo e le insidie dei suoi nemici.
Vi ricordo che talora Dio permette anche le cadute dei suoi eletti, non perché a Lui piaccia vederli cadere, ma perché da una caduta può venire un bene futuro più grande. Porgete dunque la mano a chi cade, perché non sapete se quella caduta non sia la crisi risolutiva di un male che muore per sempre, lasciando nel sangue una
purificazione che produce salute. Nel nostro caso: che produce santità.
Siate invece severi con quelli che non avranno rispetto al Sangue mio e, con l’anima appena monda dal lavacro divino, si getteranno nel fango una e cento volte. Non malediteli, ma siate severi, esortateli, richiamateli settanta volte sette, e ricorrete all’estremo castigo del reciderli dal popolo eletto solo quando la
loro pertinacia in una colpa, che scandalizza i fratelli, vi obbliga ad agire per non farvi complici delle loro azioni. Ricordatevi cosa ho detto: “Se tuo fratello ha peccato, correggilo fra te e lui solo. Se non ti ascolta, correggilo alla presenza di due o tre testimoni. Se non basta, fàllo sapere alla Chiesa. Se non ascolta neppure questa, consideralo come un gentile e un pubblicano”.


Nella religione mosaica il matrimonio è un contratto. (Tobia 7, 14). Nella nuova religione cristiana esso sia atto sacro e indissolubile, sul quale scenda la grazia del Signore a fare dei coniugi due suoi ministri nella propagazione della specie umana.
Cercate sin dai primi momenti di consigliare al coniuge che viene dalla nuova religione di convertire il coniuge ancora fuor dal numero dei fedeli di entrarvi a far parte, per evitare quelle dolorose divisioni di pensiero, e conseguentemente di pace, che abbiamo osservato anche fra noi. Ma, quando si tratta di fedeli nel
Signore, per nessuna ragione si sciolga ciò che Dio ha unito. E, nel caso di una parte che si trovi, essendo cristiana, congiunta a un gentile, Io consiglio che questa parte porti la sua croce con pazienza e mitezza e con fortezza anche, sino a saper morire per difendere la sua fede, ma senza lasciare il coniuge al quale si è unito con suo pieno consenso. Questo è il mio consiglio per una vita più perfetta nello stato matrimoniale, sinché non sarà possibile, con la diffusione del cristianesimo, aversi matrimoni fra fedeli. Allora sacro e indissolubile sia il vincolo, e santo l’amore.
Male sarebbe se, per la durezza dei cuori, dovesse accadere nella nuova fede ciò che avvenne nell’antica: un permettersi il ripudio e lo scioglimento per evitare scandali creati dalla libidine dell’uomo. In verità vi dico che ognuno deve portare la sua croce in ogni stato, anche in questo matrimoniale. E anche in verità vi dico
che nessuna pressione deve far flettere la vostra autorità nel dire: “Non è lecito” a chi vuole passare a nuove nozze prima che uno dei coniugi sia morto. È meglio, Io ve lo dico, che una parte putrida si stacchi, da sola o seguita da altri, anziché, per trattenerla nel Corpo della Chiesa, concederle cosa contraria alla santità del coniugio, scandalizzando gli umili e facendo fare loro delle considerazioni sfavorevoli all’interezza sacerdotale e sul valore della ricchezza o della potenza.
Le nozze sono atto grave e santo. E per mostrare questo Io ho preso parte alle nozze e vi ho compiuto il primo miracolo. Ma guai se degenerano in libidine e capriccio. Il matrimonio, contratto naturale fra l’uomo e la donna, d’ora in poi si elevi a contratto spirituale, per il quale le anime di due che si amano giurano di servire il Signore nell’amore reciproco, offerto a Lui in ubbidienza al suo comando di procreazione per dare figli al Signore.


E ancora... Giacomo, ricordi il discorso sul Carmelo? (Vol 4 Cap 258). Da allora ti ho parlato di questo. Ma gli altri non sanno... Avete visto Maria di Lazzaro ungere le mie membra nella cena del sabato a Betania. (Vol 9 Cap 586). Vi ho detto allora: “Ella mi ha preparato per la sepoltura”. In verità ella lo ha fatto. Non per
la sepoltura, ché ella credeva ancora lontano quel dolore, ma per purificare e imbalsamare le mie membra da tutte le impurità della via perché salissi profumato d’olio balsamico al trono.

La vita dell’uomo è una via. L’entrata dell’uomo nell’altra vita dovrebbe essere entrata nel Regno. Ogni re è unto e profumato prima di ascendere al suo trono e mostrarsi al suo popolo. Anche il cristiano è un figlio di re che percorre la sua via diretto al regno dove il Padre lo chiama. La morte del cristiano non è che l’entrata
nel Regno per ascendere sul trono che il Padre gli ha preparato. Non è spaventosa la morte per colui che non teme Dio sapendosi nella sua grazia. Ma per colui che deve salire sul trono sia purificata da ogni detrito la veste, perché si serbi bella per la risurrezione, e sia purificato lo spirito, perché splenda sul trono che il Padre gli ha preparato per apparire nella dignità che a figlio di sì gran re si conviene. Accrescimento della Grazia, cancellazione dei peccati di cui l’uomo abbia pieno pentimento, suscitatrice di ardente anelito al Bene, datrice di forza per il combattimento supremo sia l’unzione data ai morenti cristiani, anzi, ai nascenti
cristiani, perché in verità vi dico che chi muore nel Signore nasce alla vita eterna.
Ripetete il gesto di Maria sulle membra degli eletti. E nessuno lo reputi indegno di lui. Io l’ho accettato quell’olio balsamico da una donna. Ogni cristiano se ne tenga onorato come di una grazia suprema da parte della Chiesa di cui è figlio, e lo accetti dal sacerdote per detergersi dalle ultime macchie. E ogni sacerdote sia
lieto di fare l’atto d’amore di Maria verso il Cristo penante sul corpo del morente fratello. In verità vi dico che ciò che non avete allora fatto a Me, lasciando che una donna vi superasse, e ora vi pensate con tanto dolore, potete farlo in futuro e per tante volte quante con amore vi curverete su uno che muore per prepararlo
all’incontro con Dio. Io sono nei mendichi e nei morenti, nei pellegrini, negli orfani, nelle vedove, nei prigionieri, in chi ha fame, sete o freddo, in chi è addolorato o stanco. Io sono in tutte le membra del mistico mio Corpo che è l’unione dei miei fedeli. Amatemi in essi e riparerete al vostro disamore di tante volte,
dandomi grande gioia e dandovi tanta gloria.


Infine considerate che contro voi cospira il mondo, l’età, le malattie, il tempo, le persecuzioni. Non vogliate perciò essere avari di ciò che avete avuto e imprudenti. Trasmettete per questo in Nome mio il Sacerdozio ai migliori fra i discepoli, perché la Terra non resti senza sacerdoti. E sia carattere sacro concesso dopo acuto
esame, non verbale ma delle azioni di colui che chiede di essere sacerdote, o di colui che voi giudicate buono ad esserlo.

Pensate a ciò che è il Sacerdote. Al bene che può fare. Al male che può fare. Avete avuto l’esempio di ciò che può fare un sacerdozio decaduto dal suo carattere sacro. In verità vi dico che per le colpe del Tempio questa nazione sarà dispersa. Ma anche in verità vi dico che ugualmente sarà distrutta la Terra quando l’abominio della desolazione (di cui si parla in: Daniele 9, 27; 11, 31; 12, 11) entrerà nel novello Sacerdozio conducendo gli uomini all’apostasia per abbracciare le dottrine d’inferno. Allora sorgerà il figlio di Satana e i popoli gemeranno in un tremendo spavento, pochi restando fedeli al Signore, e allora anche, fra convulsioni d’orrore, verrà la fine dopo la vittoria di Dio e dei suoi pochi eletti, e l’ira di Dio su tutti i maledetti. 
Guai, tre volte guai se per quei pochi non ci saranno ancor santi, gli ultimi padiglioni del Tempio di Cristo! 
Guai, tre volte guai se, a confortare gli ultimi cristiani, non ci saranno veri Sacerdoti come ci saranno per i primi.
In verità l’ultima persecuzione sarà orrenda, non essendo persecuzione d’uomini ma del figlio di Satana e dei suoi seguaci. 

Sacerdoti? Più che sacerdoti dovranno essere quelli dell’ultima ora, tanto feroce sarà la persecuzione delle orde dell’Anticristo. 
Simili all’uomo vestito di lino, che tanto è santo da stare al fianco del Signore, nella visione di Ezechiele (9, 2.3.11; 10, 2.6.7), essi dovranno instancabili segnare con la loro perfezione un Tau sugli spiriti dei pochi fedeli, perché le fiamme d’inferno non cancellino quel segno.

Sacerdoti? Angeli. Angeli agitanti il turibolo carico degli incensi delle loro virtù per purificare l’aere dai miasmi di Satana. 
Angeli? Più che angeli: altri Cristi, altri Me, perché i fedeli dell’ultimo tempo possano perseverare sino alla fine. Questo dovranno essere.

Ma il bene e il male futuro ha radice nel presente. Le valanghe hanno inizio da un fiocco di neve. Un sacerdote indegno, impuro, eretico, infedele, incredulo, tiepido o freddo, spento, insipido, lussurioso, fa un male decuplo di quello di un fedele colpevole degli stessi peccati e trascina molti altri al peccato. 
La rilassatezza nel Sacerdozio, l’accoglimento di impure dottrine, l’egoismo, l’avidità, la concupiscenza nel Sacerdozio, voi sapete dove sfocia: nel deicidio. Ora, nei secoli futuri, non potrà più essere ucciso il Figlio di Dio, ma la fede in Dio, l’idea di Dio, sì. Perciò sarà compiuto un deicidio ancor più irreparabile, perché senza risurrezione. Oh! si potrà compiere, sì. Io vedo... Si potrà compire per i troppi Giuda di Keriot dei secoli futuri. Orrore!...

La mia Chiesa scardinata dai suoi stessi ministri! E Io che la sorreggo con l’aiuto delle vittime. Ed essi, i Sacerdoti, che avranno unicamente la veste a non l’anima del Sacerdote, che aiutano il ribollire delle onde agitate dal Serpente infernale contro la tua barca, o Pietro. In piedi! Sorgi! 
Trasmetti quest’ordine ai tuoi successori: “Mano al timone, sferza sui naufraghi che hanno voluto naufragare e tentano di far naufragare la barca di Dio”. Colpisci, ma salva e procedi. Sii severo, perché sui predoni giusto è il castigo. Difendi il tesoro della fede. Tieni alto il lume come un faro sopra le onde sconvolte, perché quelli che seguono la tua barca vedano e non periscano. Pastore e nauta per i tempi tremendi, raccogli, guida, solleva il mio Vangelo, perché in questo e non in altra scienza è la salute.

Verranno i tempi nei quali, così come avvenne a noi d’Israele e ancor più profondamente, il Sacerdozio crederà d’essere classe eletta, perché sa il superfluo e non conosce più l’indispensabile, o lo conosce nella morta forma con cui ora conoscono i sacerdoti la Legge: nella veste di essa, esageratamente aggravata di frange, ma non nel suo spirito. Verranno i tempi nei quali tutti i libri si sostituiranno al Libro, e questo sarà solo usato così come uno che deve forzatamente usare un oggetto lo maneggia meccanicamente, così come un contadino ara, semina, raccoglie senza meditare sulla meravigliosa provvidenza che è quel
moltiplicarsi di semi che ogni anno si rinnovella: un seme gettato in terra smossa che diviene stelo, spiga, poi farina e poi pane per paterno amore di Dio. Chi, mettendosi in bocca un boccone di pane, alza lo spirito a Colui che ha creato il primo seme e da secoli lo fa rinascere e crescere, dosando le piogge e il calore perché si schiuda e si alzi e maturi senza marcire o senza bruciarsi? Così verrà il tempo che sarà insegnato il Vangelo scientificamente bene, spiritualmente male.
Or, che è la scienza se manca sapienza? Paglia è. Paglia che gonfia e non nutre. E in verità vi dico che un tempo verrà nel quale troppi fra i Sacerdoti saranno simili a gonfi pagliai, superbi pagliai, che staranno impettiti nel loro orgoglio d’esser tanto gonfi, come se da loro si fossero dati tutte quelle spighe che coronarono le paglie, come se ancor le spighe fossero in vetta alle paglie, e crederanno d’esser tutto perché, invece del pugnello di grani, il vero nutrimento che è lo spirito del Vangelo, avranno tutta quella paglia: un mucchio! Un mucchio! Ma può bastare la paglia? Neppure per il ventre del giumento essa basta e, se il padrone dello stesso non corrobora l’animale con biade ed erbe fresche, il giumento nutrito di sola paglia deperisce e anche muore.

Eppure Io vi dico che un tempo verrà nel quale i Sacerdoti, immemori che con poche spighe Io ho istruito gli spiriti alla Verità, e immemori anche di ciò che è costato al loro Signore quel vero pane dello spirito, tratto tutto e solo dalla Sapienza divina, detto dalla divina Parola, dignitoso nella forma dottrinale, instancabile nel ripetersi perché non si smarrissero le verità dette, umile nella forma, senza orpelli di scienze umane, senza completamenti storici e geografici, non si cureranno dell’anima di esso, ma della veste da gettargli sopra per mostrare alle folle quante cose essi sanno, e lo spirito del Vangelo si smarrirà in loro sotto valanghe di scienza umana. E se non lo possiedono, come possono trasmetterlo? Che daranno ai fedeli questi pagliai gonfi? Paglia. Che nutrimento ne avranno gli spiriti dei fedeli? Tanto da trascinare una languente vita. Che frutto matureranno da questo insegnamento e da questa conoscenza imperfetta del Vangelo? Un raffreddarsi dei cuori, un sostituirsi di dottrine eretiche, di dottrine e idee ancor più che eretiche, all’unica, vera Dottrina, un prepararsi il terreno alla Bestia per il suo fugace regno di gelo, di tenebre e orrore.

In verità vi dico che, come il Padre e Creatore moltiplica le stelle perché non si spopoli il cielo per quelle che, finita la loro vita, periscono, così ugualmente Io dovrò evangelizzare cento e mille volte dei discepoli che spargerò fra gli uomini e fra i secoli. E anche in verità vi dico che la sorte di questi sarà simile alla mia:
la sinagoga e i superbi li perseguiteranno come mi hanno perseguitato. Ma tanto Io che essi abbiamo la nostra ricompensa, quella di fare la volontà di Dio e di servirlo sino alla morte di croce, perché la sua gloria risplenda e la sua conoscenza non perisca.
Ma tu, Pontefice, e voi, Pastori, in voi e nei vostri successori vegliate perché non si perda lo spirito del Vangelo, e instancabilmente pregate lo Spirito Santo perché in voi si rinnovelli una continua Pentecoste - voi non sapete ciò che voglio dire, ma presto lo saprete - onde possiate comprendere tutti gli idiomi e discernere a scegliere le mie voci da quelle della Scimmia di Dio: Satan. E non lasciate cadere nel vuoto le mie voci future. Ognuna di essa è una misericordia mia in vostro aiuto, e tanto più numerose saranno quanto più per ragioni divine Io vedrò che il Cristianesimo ha bisogno di esse per superare le burrasche dei tempi.

Pastore e nauta, Pietro! Pastore e nauta. Non ti basterà un giorno esser pastore se non sarai nauta, ed esser nauta se non sarai pastore. Questo e quello dovrai essere per tenere radunati gli agnelli, che tentacoli infernali e artigli feroci cercheranno di strapparti, o menzognere musiche di promesse impossibili ti sedurranno, e per
portare avanti la barca presa da tutti i venti del settentrione e del mezzogiorno e dell’oriente e dell’occidente, schiaffeggiata e sbattuta dalle forze del profondo, saettata dagli arcieri della Bestia, sbruciacchiata dall’alito del dragone e spazzata sui bordi dalla sua coda, di modo che gli imprudenti saranno arsi e periranno
precipitando nell’onda sconvolta.

Pastore e nauta nei tempi tremendi... E tua bussola il Vangelo. In esso è la Vita e la Salute. E tutto è detto in esso. Ogni articolo del Codice santo, ogni risposta per i casi molteplici delle anime sono in esso. E fa’ che da esso non si scostino Sacerdoti e fedeli. Fa’ che non vengano dubbi su esso. Alterazioni ad esso. Sostituzioni e
sofisticazioni di esso.

Il Vangelo è Me stesso. Dalla nascita alla morte. Nel Vangelo è Dio. Perché in esso sono manifeste le opere del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo. Il Vangelo è amore. Ho detto: “La mia Parola è Vita”. Ho detto: “Dio è carità”. Conoscano dunque i popoli la mia Parola e abbiano l’amore in loro, ossia Dio. Per avere il Regno di Dio. Perché chi non è in Dio non ha in sé la Vita. Perché quelli che non accoglieranno la Parola del Padre non potranno essere una sola cosa col Padre, con Me e con lo Spirito Santo in Cielo, e non potranno essere del solo Ovile che è santo così come Io voglio. Non saranno tralci uniti alla Vite, perché chi respinge in tutto o in parte la mia Parola è un membro nel quale più non scorre la linfa della Vite. La mia Parola è succo che nutre, fa crescere e portare frutto.

Tutto questo farete in memoria di Me che ve l’ho insegnato. Molto ancora avrei da dirvi su quanto vi ho detto ora. Ma Io ho soltanto gettato il seme. Lo Spirito Santo ve lo farà germogliare. Ho voluto darvi Io il seme, perché conosco i vostri cuori e so come titubereste di paura per comandi spirituali, immateriali. La paura di un inganno vi paralizzerebbe ogni volontà. Perciò Io per il primo vi ho parlato di tutte le cose. Poi il Paraclito vi ricorderà le mie parole e ve le amplificherà nei particolari. E voi non temerete perché ricorderete
che il primo seme ve l’ho dato Io.

Lasciatevi condurre dallo Spirito Santo. Se la mia Mano era dolce nel guidarvi, la sua Luce è dolcissima.
Egli è l’Amore di Dio. Cosi Io me ne vado contento, perché so che Egli prenderà il mio posto e vi condurrà alla conoscenza di Dio. Ancora non lo conoscete, nonostante tanto vi abbia detto di Lui. Ma non è colpa vostra. Voi avete fatto di tutto per comprendermi e perciò siete giustificati se anche per tre anni avete capito poco. La mancanza della Grazia vi ottundeva lo spirito. Anche ora capite poco, benché la Grazia di Dio sia scesa su voi dalla mia croce. Avete bisogno del Fuoco. Un giorno ho parlato di questo a un di voi, andando lungo le vie del Giordano. (Vol 5 Cap 361)
L’ora è venuta. Io me ne torno al Padre mio, ma non vi lascio soli perché lascio a voi l’Eucarestia, ossia il vostro Gesù fatto cibo agli uomini. E vi lascio l’Amico: il Paraclito. Esso vi condurrà. Passo le vostre anime dalla mia luce alla sua luce ed Egli compirà la vostra formazione».

«Ci lasci ora? Qui? Su questo monte?». Sono tutti desolati.
«No. Non ancora. Ma il tempo vola e presto sarà quel momento».
«Oh! non mi lasciare sulla Terra senza di Te, Signore. Ti ho amato dalla tua Nascita alla tua Morte, dalla tua Morte alla tua Risurrezione, e sempre. Ma troppo triste sarebbe non saperti più fra noi! Hai ascoltato la preghiera del padre di Eliseo. Hai esaudito tanti. Ascolta la mia, Signore!», supplica Isacco in ginocchio con
le mani protese.
«La vita che potresti ancora avere sarebbe predicazione di Me, forse gloria di martirio. Hai saputo esser martire per amore di Me infante, e temi ora di esserlo per Me glorioso?».
«La mia gloria sarebbe seguirti, Signore. Io sono povero e stolto. Tutto quanto potevo dare ho dato con buona volontà. Ora vorrei questo: seguirti. Però sia fatto come Tu vuoi, ora e sempre».
Gesù posa sul capo di Isacco la mano e ve la lascia in una lunga carezza, mentre si rivolge a tutti per dire:
«Non avete domande da farmi? Sono le ultime lezioni. Parlate al vostro Maestro... Vedete come i piccoli hanno confidenza con Me?».
Infatti anche oggi Marziam gli appoggia il capo contro il corpo, stringendosi tutto a Gesù, né Isacco ha mostrato ritrosia ad esporre il suo desiderio.
«Veramente... Sì... Abbiamo delle cose da chiedere...», dice Pietro.
«E allora chiedete».
«Ecco... Ieri sera, dopo che ci hai lasciato, parlavamo fra noi su quanto avevi detto. Ora altre parole si affollano in noi per quanto hai detto. Ieri, e anche oggi, se si riflette bene, Tu hai parlato come se eresie e separazioni dovessero sorgere, e presto. Questo ci fa pensare che dovremo essere molto prudenti verso quelli che vorranno venire fra noi. Perché certo in quelli sarà il seme dell’eresia e della separazione».
«Lo credi? E non è già separato Israele nel venire a Me? Tu questo vuoi dire: che l’Israele che mi ha amato non sarà mai eretico e diviso. Non è vero? Ma fu forse unito mai, da secoli, neppur nella antica formazione? Ed è forse stato unito nel seguirmi? In verità vi dico che la radice dell’eresia è in esso».
«Ma...».
«Ma idolatra e eretico è da secoli sotto l’apparenza esterna di fedeltà. I suoi idoli li conoscete. Le sue eresie pure. I gentili saranno migliori di esso. Per questo Io non li ho esclusi e vi dico di fare ciò che Io ho fatto.
Questa sarà per voi una delle cose più difficili. Lo so. Ma ricordate i profeti. Essi profetizzano la vocazione dei gentili (per esempio in: Isaia 45, 14-17; 49, 5-6; 55, 5; 60; Geremia 16, 19-21; Michea 4, 1-2; Sofonia 3, 9-10; Zaccaria 8, 20-23) e la durezza dei giudei (per esempio in: Esodo 32, 7-10; 33, 5; 34, 8; Deuteronomio
9, 1-14; 31, 24-27; 2 Cronache 30, 7-8; 36, 14-16; Geremia 3, 6-25; 4, 1-4; 7, 21-28; Ezechiele 2, 3-8; 3, 4-9; 6, 11-14; 7, 15-27; 8; 11, 2-12; 20; 22. Già al Vol 3 Cap 177). Perché vorreste chiudere le porte del Regno a quelli che mi amano e vengono alla Luce che la loro anima cercava? Li credete più peccatori di voi perché sino ad ora non hanno conosciuto Dio, perché hanno seguito la loro religione e la seguiranno sinché non saranno attratti dalla nostra? Non dovete. Io vi dico che molte volte sono migliori di voi perché, avendo una religione non santa, sanno essere giusti.
Non mancano i giusti in nessuna nazione e religione. Dio osserva le opere degli uomini, non le loro parole. E se vede che un gentile, per giustizia di cuore, fa naturalmente ciò che la Legge del Sinai comanda, perché dovrebbe averlo abbietto? Non è ancor più meritorio che un uomo, che non conosce il comando di Dio a non
fare questo o quello perché è male, si imponga da sé un comando di non fare ciò che la sua ragione gli dice non buono e lo segua fedelmente, rispetto al merito molto relativo di chi, conoscendo Dio, il fine dell’uomo e la Legge che permette di conseguirlo, fa continui compromessi e calcoli per adeguare il comando perfetto 
alla volontà corrotta? Che ve ne pare? Che Dio apprezzi le scappatoie che Israele ha messo all’ubbidienza per non avere molto a sacrificare la sua concupiscenza? Che ve ne pare? Che quando un gentile uscirà dal mondo, giusto al cospetto di Dio per aver seguito la retta legge che la sua coscienza si è imposta, Dio lo giudicherà demone? Io ve lo dico: Dio giudicherà le azioni degli uomini, e il Cristo, Giudice di tutte le genti, premierà quelli nei quali il desiderio dell’anima ebbe voce di intima legge per giungere al fine ultimo dell’uomo (perché apparterranno all’anima della Chiesa, così annota MV su una copia dattiloscritta), che è riunirsi al suo Creatore, al Dio ignoto per i pagani, ma al Dio che sentono essere vero e santo al di là dello scenario dipinto dei falsi Olimpi.
Badate anzi attentamente di non essere voi scandalo ai gentili. Già troppe volte fu deriso il nome di Dio fra i gentili per le opere dei figli del popolo di Dio. Non vogliatevi credere tesorieri assoluti dei miei doni e dei miei meriti. Io sono morto per giudei e per gentili. Il mio Regno sarà di tutte le genti. Non abusate della pazienza con cui Dio vi ha trattati sin qui dicendovi: “A noi tutto è concesso”. No. Io ve lo dico. Non c’è più questo o quel popolo. C’è il mio Popolo. E in esso hanno uguale valore i vasi consumatisi nel servizio del
Tempio e quelli che vengono deposti ora sulle mense di Dio. Anzi, molti vasi consumatisi nel servizio del Tempio, ma non di Dio, saranno gettati nel cantone e verranno messi in loro vece sull’altare quelli che ancora non conoscono incenso, olio, vino o balsamo, ma sono desiderosi di empirsi di essi e di essere usati per la gloria del Signore.
Non esigete molto dai gentili. Basta abbiano la fede e ubbidiscano alla mia Parola. Una nuova circoncisione si sostituisce all’antica. L’uomo è circonciso nel cuore, d’ora in poi; nello spirito, meglio ancora che nel cuore, perché al sangue dei circoncisi, per significare purificazione dalla concupiscenza che escluse Adamo
dalla figliolanza divina, si è sostituito il mio Sangue purissimo. Esso è valido nel circonciso e nell’incirconciso nel corpo, purché costui abbia il mio Battesimo e rinunci a Satana, al mondo, alla carne, per amore di Me. Non spregiate gli incirconcisi. Dio non spregiò Abramo. Per la sua giustizia lo elesse a capo del suo Popolo prima ancora che la circoncisione avesse morso le sue carni. (Genesi 12, 1-3.7). Se Dio ha avvicinato Abramo incirconciso, per trasmettergli i suoi comandi, voi potrete avvicinare gli incirconcisi per istruirli nella Legge del Signore. Considerate quanti peccati e a quale peccato sono giunti i circoncisi. Non siate perciò inesorabili verso i gentili».
«Ma dovremo dire loro ciò che ci hai insegnato? Non capiranno nulla, perché non sanno la Legge».
«Voi lo dite. Ma ha forse compreso Israele, che sapeva la Legge e i Profeti?».
« È vero».
«Però fate attenzione. Direte ciò che lo Spirito vi suggerirà di dire, verbalmente, senza paure, senza voler fare da voi. Quando poi sorgeranno fra i fedeli dei falsi profeti, che diranno le loro idee come idee ispirate, e saranno gli eretici, allora voi combattete con mezzi più stabili della parola le loro eretiche dottrine. Ma non
vi preoccupate. Lo Spirito Santo vi guiderà. Io non dico mai cosa che non si compia».
«E che ne faremo degli eretici?».
«Combattete con tutte le forze l’eresia in sé stessa, ma con ogni mezzo cercate di convertire al Signore gli eretici. Non stancatevi di cercare le pecore che si sono sviate per riportarle all’Ovile. Pregate, soffrite, fate pregare, fate soffrire, andate elemosinando sacrifici e sofferenze ai puri, ai buoni, ai generosi, perché con queste cose si convertono i fratelli. La Passione di Cristo continua nei cristiani. 

Non vi ho escluso da questa grande opera che è la Redenzione del mondo. Siete tutti membra di un unico corpo. Aiutatevi fra voi, e chi è forte e sano lavori per i più deboli, e chi è unito tenda le mani e chiami i fratelli lontani».
«Ma ci saranno, dopo esser stati fratelli in un’unica casa?».
«Ci saranno».
«E perché?».
«Per tante ragioni. Porteranno ancora il mio Nome. Se ne glorieranno, anzi, di quel Nome. Lavoreranno a farlo conoscere. Contribuiranno acciò Io sia conosciuto sino agli estremi confini della Terra. Lasciateli fare, perché, ve lo ricordo, chi non è contro di Me è per Me. Ma, poveri figli!, il loro lavoro sarà sempre parziale, i loro meriti sempre imperfetti. Non potranno essere in Me se saranno separati dalla Vite. Le loro opere saranno sempre incomplete. Voi, dico voi, per parlare ai futuri che vi continueranno, siate dove essi sono.
Non dite farisaicamente: “Io non vado per non contaminarmi”. O pigramente: “Io non vado, perché già c’è chi predica il Signore”. O pavidamente: “Io non vado per non essere scacciato da loro”. Andate. Io vi dico: andate. A tutte le genti. Sino ai confini del mondo. Perché sia conosciuta tutta la mia Dottrina e la mia Unica
Chiesa, e le anime abbiano modo di entrare a farne parte».

«E diremo o scriveremo tutte le tue azioni?».
«Ve l’ho detto. Lo Spirito Santo vi consiglierà su quel che è bene dire o tacere a seconda dei tempi. Voi lo vedete! Quanto Io ho compiuto viene creduto o negato, e talora si fa arma contro di Me, agitato come è da mani che mi odiano. Sono stato detto Belzebù quando, come Maestro e alla presenza di tutti, operavo miracoli. E che diranno ora, quando sapranno che così soprannaturalmente ho agito? Sarò bestemmiato più ancora. E voi sareste perseguitati prima del momento. Perciò tacete sinché sarà l’ora di parlare».
«Ma se quest’ora venisse quando noi, testimoni, fossimo morti?».
«Nella mia Chiesa saranno sempre sacerdoti, dottori, profeti, esorcisti, confessori, operatori di miracoli, ispirati, quanto occorre ad Essa perché le genti abbiano da Essa quello che è necessario. Il Cielo: la Chiesa trionfante, non lascerà sola la Chiesa docente, e questa soccorrerà la Chiesa militante. Non sono tre corpi. Sono un sol Corpo. Non c’è divisione fra loro, ma comunione d’amore e di fine: amare la Carità, goderla in Cielo suo Regno. Per questo ancora la Chiesa militante dovrà con amore sovvenire ai suffragi della parte di essa che, già destinata alla trionfante, ancora ne è esclusa per l’espiazione soddisfattoria delle mancanze assolte ma non interamente scontate davanti alla perfetta divina Giustizia.

Tutto nell’amore e per l’amore deve farsi nel Corpo mistico. Perché l’amore è il sangue che circola in esso. Sovvenite i fratelli purganti.
Così come ho detto che le opere di misericordia corporali vi conquistano premio in Cielo, così pure ho detto che ve lo conquistano quelle spirituali. E in verità vi dico che il suffragio ai morti, perché entrino nella pace, è grande opera di misericordia, della quale vi benedirà Iddio e vi saranno riconoscenti i suffragati. Quando, alla risurrezione della carne, sarete tutti raccolti davanti a Cristo Giudice, fra quelli che Io benedirò saranno anche coloro che ebbero amore ai fratelli purganti, offrendo e pregando per la loro pace. Io ve lo dico. Non una delle azioni buone rimarrà senza frutto, e molti splenderanno vivamente in Cielo senza aver predicato, amministrato, compiuto viaggi apostolici, abbracciato stati speciali, ma soltanto per avere pregato e sofferto per dare pace ai purganti, per portare alla conversione i mortali. Anche questi, sacerdoti ignoti al mondo, apostoli sconosciuti, vittime che solo Dio vede, avranno il premio degli operai del Signore, avendo fatto della loro vita un perpetuo sacrificio d’amore per i fratelli e per la gloria di Dio. In verità vi dico che alla vita eterna si giunge per molte vie, e una è questa, ed è tanto cara al mio Cuore. Avete altro da chiedere? Parlate».

«Signore, ieri, e non solo ieri, pensavamo che Tu hai detto: “Voi siederete su dodici troni e giudicare le dodici tribù d’Israele”. Ma ora siamo in undici...».
«Eleggete il dodicesimo. Tocca a te, Pietro».
«A me? A me no, Signore! Indicalo Tu».
«Io ho eletto i miei Dodici una volta e li ho formati. Poi ho eletto il loro capo. Poi ho dato loro la Grazia e ho infuso lo Spirito Santo. Ora tocca ad essi camminare, ché non sono più lattanti incapaci di farlo».
«Ma dicci almeno dove dobbiamo posare il nostro occhio...».
«Ecco. Questa è la parte eletta del gregge», dice Gesù facendo un cenno circolare su quelli che sono presenti dei settantadue.
«Non noi, Signore. Non noi. Il posto del traditore ci fa paura», supplicano questi.
«Prendiamo Lazzaro. Vuoi, Signore?».
Gesù tace.
«Giuseppe d’Arimatea? Nicodemo?...».
Gesù tace.
«Ma sì! Lazzaro prendiamo».
«E all’amico perfetto volete dare quel posto che voi non volete?», dice Gesù.
«Signore, io vorrei dire una parola», dice lo Zelote.
«Parla».
«Lazzaro per tuo amore, ne sono certo, prenderebbe anche quel posto e lo terrebbe in modo così perfetto da far dimenticare di chi era quel posto. Ma non mi pare conveniente farlo per altri motivi. Le virtù spirituali di Lazzaro sono in molti fra gli umili del tuo gregge. E io penso che sarebbe meglio dare a questi la preferenza,
perché i fedeli non dicano che si cercò solo il potere e le ricchezze, atto da farisei, in luogo della sola virtù».
«Hai detto bene, Simone. E tanto più hai detto bene in quanto hai parlato con giustizia senza che l’amicizia per Lazzaro ti mettesse bavaglio».
«Facciamo allora Marziam per dodicesimo apostolo. È un fanciullo».
«Io, per cancellare quel vuoto orrendo, accetterei, ma non sono degno. Come potrei parlare, io fanciullo, a chi è adulto? Signore, Tu devi dire se ho ragione».
«Hai ragione. Ma non abbiate fretta. L’ora verrà e stupirete allora di avere tutti un comune pensiero. Pregate, intanto. Io me ne vado. Ritiratevi in orazione. Io vi congedo per ora. Fate di essere tutti per il quattordicesimo di ziv a Betania».

Si alza, mentre tutti si inginocchiano prostrandosi col volto fra l’erba. Li benedice e la luce, sua ancella che lo annuncia e precede nelle sue venute così come lo accoglie nelle sue dipartite, lo abbraccia e lo nasconde assorbendolo una volta ancora.

<<SPIRITO SANTO, ISPIRAMI.
AMORE DI DIO, CONSUMAMI.
NEL VERO CAMMINO, CONDUCIMI.
MARIA MADRE MIA, GUARDAMI.
CON GESU’ BENEDICIMI.
DA OGNI MALE, DA OGNI ILLUSIONE,
DA OGNI PERICOLO, PRESERVAMI.>>


Ser Lò


 Il Passavanti, nell’opera Specchio di vera penitenza

narra di Ser Lò, un insegnante di filosofia a Parigi, che aveva uno studente tanto abile e sottile nelle discussioni quanto superbo e vizioso morto improvvisamente.

Una notte questi gli apparve, pallido, scarmigliato e,
cosa non da poco, ovunque toccava lasciava tracce di fuoco perché era nell’inferno a causa dei suoi vizi.

Stupito, il professore gli chiese se era vero che il fuoco era così
tremendo come dicevano i preti. Molto di più, gli aveva risposto il
giovane e, quale prova, lasciò cadere una goccia di sudore sulla mano del professore procurandogli una dolorosissima piaga, e scomparve.

Ser Lò, preso dal timore, decise di lasciare la Cattedra e si congedò
dagli studenti con questi versi:

Linquo coax ranis
ora corvis, vanaque vanis;
ad logicam pergo
quae mortis non timet ergo

che vuol dire: “Lascio alle rane il gracidare, ai corvi il gracchiare,
le cose vane al mondo, a tale logica mi incammino senza temere la
morte”; quindi si ritirò in un convento dove santamente visse e morì. 

<<SPIRITO SANTO, ISPIRAMI.
AMORE DI DIO, CONSUMAMI.
NEL VERO CAMMINO, CONDUCIMI.
MARIA MADRE MIA, GUARDAMI.
CON GESU’ BENEDICIMI.
DA OGNI MALE, DA OGNI ILLUSIONE,
DA OGNI PERICOLO, PRESERVAMI.>>