venerdì 10 luglio 2015

Sante Rufina e Seconda Martiri di Roma

Sante Rufina e Seconda Martiri di Roma
† Roma, 260 ca.
Le informazioni sul martirio di Rufina e Seconda sono concordi. Condannate, sotto Valeriano e Gallieno, dal prefetto Giunio Donato, furono martirizzate a Roma al decimo miglio della via Cornelia. La tradizione le vuole sorelle che, fidanzate a due giovani cristiani divenuti apostati, si votarono alla verginità. Non essendo riusciti con ogni sforzo ad indurle all' apostasia e al matrimonio, i due giovani le denunciarono. Quasi sicuramente, già ne IV secolo, sul loro sepolcro fu eretta una basilica, forse da papa Giulio I, di cui oggi è impossibile indicare l'ubicazione in maniera sicura. Rufina e Seconda, con il loro esempio ci ricordano che in una società multireligiosa come quella verso cui ci stiamo incamminando, le ragioni della fede sono superiori a quelle del cuore.


Etimologia: Rufina = fulva, rossiccia, dal latino 
Seconda = figlia secondogenita
Emblema: Palma
Martirologio Romano: A Roma al nono miglio della via Cornelia, sante Rufina e Seconda, martiri. 


Santa Rufina e santa Seconda sono due martiri realmente esistite in Roma, esse sono ricordate in numerosi e sicuri documenti, come il ‘Martirologio Geronimiano’, gli ‘Itinerari’ romani, la ‘Notizia’ di Guglielmo di Malmesbury, inoltre sono menzionate nel famoso ‘Calendario Marmoreo’ di Napoli ed infine nel ‘Martirologio Romano’ che le celebra ambedue il 10 luglio. 


L’antica ‘passio’ compilata verso la seconda metà del V secolo, ne colloca il martirio ai tempi di Valeriano e Gallieno, nel 260 ca., e seguendo le narrazioni agiografiche di altre ‘passio’ di celebri coppie di martiri romani, le due sante sono presentate come sorelle e fidanzate con due giovani cristiani. 



A seguito delle ricorrenti persecuzioni contro i cristiani, i due fidanzati apostatarono e quindi le due ragazze si votarono alla verginità. Ma i due giovani non vollero rinunciare a loro e quindi cercarono di indurle ad apostatare per proseguire il loro fidanzamento; ma di fronte ai dinieghi di Seconda e Rufina, le denunciarono al conte Archesilao, il quale le raggiunse al XIV miglio della Flaminia, mentre nel tentativo di sfuggire ai persecutori, si allontanavano da Roma, e le consegnò al prefetto Giunio Donato, che da antichi documenti risulta essere ‘praefectus urbis’ nel 257. 



Come per tanti martiri di quell’epoca, le due sorelle furono sottoposte a pressioni, interrogatori e proposte di apostatare e di matrimonio, ma di fronte alla loro resistenza e rifiuto, al prefetto non restò altro che ordinarne la morte. 



Allora Archesilao le condusse al X miglio della via Cornelia in un fondo chiamato Buxo (oggi Boccea) dove Rufina venne decapitata, mentre Seconda fu bastonata a morte. Il celebre quadro del XVII secolo, dipinto da tre celebri pittori e custodito a Milano nella Pinacoteca di Brera, raffigura la crudele scena del martirio e resta una delle più significative opere artistiche che le raffigura. 



I corpi come d’uso, vennero abbandonati in pasto alle bestie, ma una certa matrona romana di nome Plautilla ne raccolse i corpi, dopo che le martiri in sogno le avevano indicato il luogo del martirio e invitandola a convertirsi; Plautilla le seppellì nello stesso luogo. 



La selva luogo del martirio, che era denominata ‘nigra’, in ricordo delle due martiri Seconda e Rufina e del successivo martirio nello stesso luogo dei santi Marcellino e Pietro, venne poi chiamata ‘Silva Candida’. 

Sulla loro tomba, già nel secolo IV fu eretta una basilica ad opera di papa Giulio I (341-353), poi restaurata da papa Adriano I (772-795), mentre papa Leone IV (847-855) l’arricchì di doni. 



Dal secolo V tutta la regione della villa imperiale ‘Lorium’ che comprendeva la basilica delle due martiri, ebbe un proprio vescovo, il quale nel 501 si sottoscriveva “episcopus Silvae Candidae” e più tardi come “episcopus Sanctae Rufinae”. 



Al tempo di papa Callisto II (1119-1124) la diocesi venne unita a quella suburbicaria di Porto e si chiamò di Porto e Santa Rufina. Papa Anastasio IV (1153-1154) fece trasferire i loro corpi nel Battistero Lateranense nell’altare di sinistra dell’atrio, di fronte a quello dei ss. Cipriano e Giustina, dove riposano tuttora; mentre l’antica basilica sulla via Cornelia andò in rovina e ancora oggi non si riescono ad identificarne i resti con precisione.



Autore: Antonio Borrelli
AVE MARIA!

R O S A R I U M

mercoledì 8 luglio 2015

23-12-1948, ore 11 ant.ne


DIO HA SEMPRE ILLUMINATO I SUOI PONTEFICI

48.41

Per S. Santità [PIO XII].  Dice l'Eterno Padre:

“Invoca il mio Spirito e leggi. Leggi ciò che ti può illuminare. Leggi le parole di quelli che videro un tempo, un altro tempo, e un altro ancora. Il tempo prossimo a loro. Il tempo del mio Verbo tra gli uomini. Il tempo vostro. Questo. Leggi e vedi.
L'inferno avanza. E nella Chiesa (per Chiesa intende la società di tutti i cristiani cattolici) del mio Cristo non c'è più quella santità che spronerebbe il Dio delle Vittorie a mandare i suoi angeli a sconfiggere i demoni.
La Chiesa del mio Cristo, male interpretando la parola
48.41 del suo Divino Fondatore, si crede tanto forte, tanto invulnerabile da non curare più, nella maggioranza dei suoi membri, e anche nei membri più eletti, la pratica di quelle azioni che le  farebbero amico Iddio. Presume. Si sente superiore a tutto e tutti. Dice: “Io sono stabilita. Nulla  prevarrà su me''
No. Sappiate comprendere le parole di Dio. Non ricadete negli errori voluti degli antichi  scribi, i quali vollero interpretare le profezie e promesse di Dio secondo che piaceva al loro stolto  orgoglio di Popolo eletto, che si credeva stabilito in tale elezione sino alla fine dei tempi, quale che fosse la sua maniera di vivere. Il suo errore lo fece decadere, trarre allo sterminio, alla dispersione, alla persecuzione. E , da 20 secoli espia l'errore che volle volere. 
L'inferno non prevarrà qualora la Chiesa sia santa come il suo Eterno Pontefice le impose d'essere. 
Guardate indietro nei secoli. A tempi di decadenza spirituale del corpo mistico, specie nelle sue membra docenti, corrispondono separazioni di parti, morti di membra discenti. 
L' inferno prevale in parte più grande, o meno grande, a seconda che la Chiesa si spoglia  della santità, e quindi dell'aiuto di Dio, è sempre prevalere, anche se non è distruggere. E nella sua vita secolare la Chiesa mai conobbe  un momento simile a questo di languore - là dove non è di corruzione, di triplice corruzione - e mai un simile assalto infernale.
Leggi Giovanni nella sua Apocalisse. E che sono le stelle (Ap 12,4)  che per una terza parte Satana riesce a far precipitare dal loro Cielo, dal Cielo della Chiesa?
Chi se non coloro che, per avermi testimoniato fedelmente, vengono uccisi dalla Bestia uscente 
dall'abisso? E chi se non coloro che, eletti a luminari nella Chiesa, si sono fatti luci spente? Chi se  non i pastori tramutati in idoli per il loro presumere? Chi se non il sale corrottosi in veleno per i piccoli che vedono e si allontanano con disgusto e languiscono o periscono? 48.41
Troppi pastori sono idoli quali li descrive Baruc nel suo c. VI. Molte, troppe sono travolte, delle stelle della Chiesa. Bar 6
Alcune, le prime, dall'ira degli anticristi, e sono i migliori, sono gloriosi martiri nel mio Regno. Ma più ancora sono le seconde dalle blandizie di Satana. E la nuova Gerusalemme diventa Babilonia, e di Babilonia avrà la sorte.
Oh! spirito del mio Cristo, spirito perfetto di Perfettissimo Pastore, vita vera della sua Chiesa, come l'ha disperso e soffocato il volere degli uomini in cui più forte è la legge della carne di quella dello spirito, invano da Dio infuso con la pienezza dei Suoi doni!
Prendi e leggi, invocando questo mio Spirito. Leggi i Profeti. Leggi Ezechiele nel c. 8°, nel 9°, nel 16° E leggi di Ez 8; 9; 16. Isaia il c. 19° . Egitto diviene chi più non sa essere Gerusalemme Is 19; 22  Chiesa, Santità. 


E leggi, leggi, rileggi, medita il c. 22° di Isaia. Troppi Sebna prefetti indegni del Tempio (per Tempio vuol dire il Clero addetto alle chiese) sono oggi nel Tempio, perché Dio possa dimorare col suo Spirito in esso, ponendo con la sua Presenza lo scudo invincibile, la corazza intangibile, la difesa che non crolla. Anzi Dio lascerà che il Male avanzi e purifichi, sotto i suoi orrendi strali, coloro che dèi si fanno, adorandosi nel loro potere, nel loro intelletto, nel loro giudizio.

Oh! miseri! Che sono senza di Me? Come giudicano Me e i miei Voleri perfetti se non sanno giudicare se stessi, e pentirsi e rinascere nello spirito di Dio?
Leggi, leggi, rileggi, medita, trema, piangi. Il tempo di Sebna sovrasta. Molta parte della Chiesa vi è già travolta, lanciata come palla in mezzo alle turbe scatenate.
Questo da anni avevo già detto al portavoce, perché ti fosse detto. Questo dico oggi a Te, Vicario del mio Cristo servo mio. Si. Perché Io sono Iddio. E niuno è più grande di Me. Tutti servi rispetto a Me: il Signore. Tutti un nulla davanti al mio Divino Tutto.

48.41 Tu, tu almeno, non essere come troppi. Separa il tuo volere dal loro, onde non farti complice loro. Tu, mio servo; ma essi servi tuoi, e Tu Capo Supremo. E la tua parola scioglie e lega, seconda soltanto alla Mia che, poiché Tu mi servi in santità e amore, alla tua si unisce, perché sia Dio che parla sulle tue labbra di Pontefice. 

Hai nelle mani le verghe e nello spirito la Sapienza. Io te le ho date quando ti ho eletto. Usa il potere e il sapere come ti conviene, e non disgustare il tuo Signore che ha voluto contrassegnare il tuo Papato di un dono straordinario: la Buona Novella nuovamente evangelizzata, a conferma dell'antica di secoli, a tuo aiuto, o Padre della Cristianità, e ad aiuto di tutta la cristianità contro la quale avanza il Dragone maledetto. l
Non crollare Tu pure il capo. Non dire: “Non c'è proporzione fra il dono e l'insidia'', come dicono alcuni e ti tentano a dirlo. Non offendere Me che ho generato il Verbo. Me che sono il Potente e tutto posso se voglio. E Padre sono, e se un figlio mi ubbidisce Io lo soccorro. Quale che sia la misura dell'insidia che lo assale. 
Non guardare al mezzo per cui ti venne il dono della Parola che viene in soccorso di chi crede, di chi dubita, ed anche di chi non crede. Il mezzo ha ubbidito nel servire la Parola e agli ordini ricevuti da Dio. E per questo a Te si è rivolto. Perché Tu faccia ciò che Dio vuole. Ma se Tu respingi il mezzo, non tanto lui colpisci e contro lui, innocente, pecchi', quanto Me colpisci, Noi, ché siamo Un solo Dio nella Nostra mirabile Trinità, e pecchi contro l'Amore.
Perché l'Amore, il nostro Trino Amore, volle dare al tuo Ponteficato questo: la Parola di Dio. 
E se Tu resisti al mio Volere d'amore ripeti il gesto dei Principi dei Sacerdoti, dei Sinedristi, dei Farisei, Sadducei e Scribi, che non si piegavano alla Carità evangelizzante e la perseguitavano e condannarono prima dell'ora segnata per il Suo Martirio.

Gv 11, 54 Io ti dico: leggi ancora Giovanni, c. 11° E' detto là che quando il Sinedrio stabilì la condanna di Gesù, Gesù si ritirò ad Efraim. Dio si allontana quando l'Umanità lo re- 48.41 spinge. Però anche da quel momento fu segnata la sorte del Tempio e della Città, la loro distruzione e la persecuzione di coloro che avevano perseguitato la Parola. Ad atto di giustizia e amore, risponde amore e giustizia.
Ed Io, che sono il Signore, dico a Te: ”Tu, voi tutti, della mia difesa avete bisogno più ancora di quanto in 20 secoli non ne abbiano avuto i vostri predecessori, e di quanto non ne abbiano gli agnelli del gregge. Perché prima saranno percossi i Pastori per disperdere poi il gregge''.
Propiziati il Signore Iddio tuo. Tu puoi. Sei il Pontefice. Non hai scuse al tuo non fare.
Non imitare Pilato, o avrai la sorte di Pilato, che non fu giustificato dalla simbolica lavata di mani. Egli mancò Mt 27,24 alla giustizia come e più che se avesse condannato senza chiedere che altri condannasse. Più, perché essendo colui che poteva, doveva saper far tacere le lingue peccatrici.
Non disconoscere Colui che parla nell'opera. Sarebbe un giudizio per Te. E conoscendolo, servilo col farlo conoscere. Sarà una gloria per Te.
Non sprezzare questo avviso, anche se ti viene col mezzo di una creatura. Altri tuoi predecessori ascoltarono i miei mezzi. E se la Chiesa è ancora Romana è perché un Pontefice si arrese a Caterina.
Sii giusto, onde avere alleato il tuo Signore contro l'Anticristo che avanza”.   // *   A me: “Lo Spirito parla là dove deve: allo spirito. Ma l'uomo non è solo spirito. E troppe sono le cose che aggravano il suo spirito. Onde darai al suo consigliere queste parole e se ciò ancor non bastasse piangerebbe il Cielo tutto”
Chiedo: “Come dare? Ho paura e impossibilità di farlo”
Risponde: “Verrà chi prenderà queste parole e le porterà senza indugio, per Volere mio, al Confessore e Consigliere di Papa Pio”.
“E io passerò dei guai”, penso (piango?) io.
E l'Eterno: “E mi servirai e ti amerò in proporzione della sofferenza che provi nell'eseguire. Sei Daniele fra i Dn 6,17-24 leoni. Ma Dio trasse Daniele incolume di là e fu esaltato il Signore anche da quelli fino allora a Lui nemici, perché venne riconosciuto per il Vero Dio. Non temere. Tutto passa ma il mio amore è eterno per chi mi ama e serve”
*****
48.42 27(?)-12-48
... “ e un'altra stella è colpita dai servi della Bestia uscente dall'abisso. .. e un altro Pastore è percosso e molti suoi sacerdoti con lui, e altri fedeli, perché sia spaventato il gregge e nel terrore perisca. L'ho detto prima. Ma voglio sia fatto considerare al consigliere e al Consigliato. Dio non mente mai. Non esagera mai. Anzi, per pietà, tiene nascoste molte cose sin che è l'ora di rivelarle, e così il futuro che Egli non ignora. Fortificare il cuore perché altri dolori vengono... Pregare e far pregare. Colpire. Saper colpire, perché almeno il gregge, nella parte migliore, sappia perdere la vita passeggera ma non l'eterna, preferendo la morte del corpo a quella dell'anima, scomunicata per aver piegato alle leggi degli anticristi. Morire si. Ma non adorare la Bestia. Per non avere morte eterna.”

1Oracolo sulla valle della Visione.
Che hai tu dunque,
che sei salita tutta sulle terrazze,

2città colma di rumore e tumulto,

città gaudente?
I tuoi trafitti non sono stati trafitti di spada
né sono morti in battaglia.

3Tutti i tuoi capi sono fuggiti insieme,

sono stati fatti prigionieri senza un tiro d’arco;
tutti coloro che si trovavano in te
sono stati catturati insieme,
anche se fuggiti lontano.

4Per questo dico: «Stornate lo sguardo da me,

che io pianga amaramente;
non cercate di consolarmi
per la desolazione della figlia del mio popolo».

5Infatti è un giorno di panico,

di distruzione e di smarrimento,
voluto dal Signore, Dio degli eserciti.
Nella valle della Visione un diroccare di mura
e un invocare aiuto verso i monti.

6Gli Elamiti hanno indossato la faretra,

con uomini su carri e cavalieri;
Kir ha tolto il fodero allo scudo.

7Le migliori tra le tue valli

sono piene di carri;
i cavalieri si sono disposti contro la porta.

8Così è tolta la protezione di Giuda.

Tu guardavi in quel giorno
alle armi del palazzo della Foresta.

9Avete visto le brecce della Città di Davide

quanto erano numerose.
Poi avete raccolto le acque della piscina inferiore,

10avete contato le case di Gerusalemme

e avete demolito le case per fortificare le mura.

11Avete anche costruito un serbatoio fra i due muri

per le acque della piscina vecchia;
ma voi non avete guardato a chi ha fatto queste cose,
né avete visto chi ha preparato ciò da tempo.

12Vi invitava in quel giorno il Signore, Dio degli eserciti,

al pianto e al lamento,
a rasarvi il capo e a vestire il sacco.

13Ecco invece gioia e allegria,

sgozzate bovini e scannate greggi,
mangiate carne e bevete vino:
«Mangiamo e beviamo, perché domani moriremo!».

14Ma il Signore degli eserciti si è rivelato ai miei orecchi:

«Certo non sarà espiato questo vostro peccato,
finché non sarete morti»,
dice il Signore, Dio degli eserciti.




15Così dice il Signore, Dio degli eserciti:

«Rècati da questo ministro,
da Sebna, il maggiordomo, e digli:

16“Che cosa possiedi tu qui e chi hai tu qui,
tanto da scavarti qui un sepolcro?”.
Scavarsi in alto il proprio sepolcro,
nella rupe la propria tomba!
17Ecco, il Signore ti scaglierà giù a precipizio, o uomo,
ti afferrerà saldamente,
18certamente ti rotolerà ben bene
come una palla, verso una regione estesa.
Là morirai e là finiranno i tuoi sontuosi cocchi,
o ignominia del palazzo del tuo signore!
19Ti toglierò la carica,

ti rovescerò dal tuo posto.

20In quel giorno avverrà

che io chiamerò il mio servo Eliakìm, figlio di Chelkia;

21lo rivestirò con la tua tunica,

lo cingerò della tua cintura
e metterò il tuo potere nelle sue mani.
Sarà un padre per gli abitanti di Gerusalemme
e per il casato di Giuda.

22Gli porrò sulla spalla la chiave della casa di Davide:

se egli apre, nessuno chiuderà;
se egli chiude, nessuno potrà aprire.

23Lo conficcherò come un piolo in luogo solido

e sarà un trono di gloria per la casa di suo padre.

24Su di lui faranno convergere ogni gloria della casa di suo padre: germogli e rampolli, ogni piccolo vasellame, dalle coppe alle anfore.
25In quel giorno – oracolo del Signore degli eserciti – cederà il piolo conficcato in luogo solido. Si spezzerà, cadrà e andrà in frantumi tutto ciò che vi era appeso, perché il Signore ha parlato». 


 Già pubblicato il 19 giugno 2012