lunedì 23 marzo 2015

23. Procreare concittadini dei Santi e familiari di Dio (Ef 2, 19)

AVE MARIA!



<<.........Iddio vuole la generazione degli uomini, non solo perché esistano e riempiano la terra, ma assai più perché ci siano cultori di Dio, lo conoscano e lo amino e lo abbiano poi infine a godere perennemente nel cielo; il qual fine, per l'ammirabile elevazione, compiuta da Dio, dell'uomo all'ordine soprannaturale, supera tutto quello che «occhio vide, ed orecchio intese e poté entrare nel cuore dell'uomo» (1 Cor 2, 9). Da ciò appare facilmente quanto gran dono della bontà divina e quanto egregio frutto del matrimonio sia la prole, germogliata per onnipotente virtù divina e con la cooperazione dei coniugi.

I genitori cristiani intendano inoltre che sono destinati non solo a propagare e conservare in terra il genere umano; anzi non solo ad educare comunque dei cultori del vero Dio, ma a procurare prole alla Chiesa di Cristo, a procreare concittadini dei Santi e familiari di Dio (Ef 2, 19), perché cresca ogni giorno più il popolo dedicato al culto del nostro Dio e Salvatore. >> (Pio XI, Enciclica Casti connubii, 31 dicembre 1930).
Un caro saluto e un abbraccio a tutta la famiglia.
Unito nella preghiera, a presto
donG.

23. Sintesi d'una conferenza fondamentale di Padre Santiago Martin

domenica 22 marzo 2015

22. Don Stefano Gobbi


COME OGGI, 85 ANNI OR SONO NASCEVA DON STEFANO GOBBI fondatore del Movimento Sacerdotale Mariano


Riportiamo un messaggio della Madonna a Don Stefano Gobbi tratto dal suo libro azzurro:
13 OTTOBRE 1989, 
Anniversario 
ultima apparizione di Fatima

Ricordate oggi la mia ultima apparizione, avvenuta a Fatima il
13 Ottobre 1917, convalidata dal miracolo del sole.
Guardate sempre più alla Donna vestita di sole, che ha il
compito di preparare la Chiesa e l’umanità alla venuta del
grande giorno del Signore.
I tempi della battaglia decisiva sono giunti.
E’ scesa sul mondo l’ora della grande tribolazione, perchè
gli Angeli del Signore sono inviati, con i loro flagelli,
a castigare la terra.
Quante volte vi ho invitati a camminare sulla strada della
mortificazione dei sensi, del dominio delle passioni, della
modestia, del buon esempio, della purezza e della santità.
Ma l’umanità non ha accolto il mio invito ed ha continuato a
disubbidire al sesto comandamento della Legge del Signore che
prescrive di non commettere atti impuri.
Anzi si è voluto esaltare tale trasgressione e proporla come
la conquista di un valore umano ed un modo nuovo di esercitare
la propria personale libertà.
Cosi
oggi si è arrivati a legittimare come buoni tutti i
peccati di impurità.

Si è cominciato a corrompere le coscienze dei fanciulli e dei
giovani, portandoli alla convinzione che gli atti impuri
commessi da soli non sono più peccati ; che i rapporti avuti
prima del matrimonio fra fidanzati sono leciti e buoni; che
le famiglie possono comportarsi liberamente e ricorrere anche
ai mezzi per impedire la nascita.
Si è giunti alla giustificazione ed all’esaltazione degli atti
impuri contro natura e persino a proporre delle leggi che
parificano alla famiglia la convivenza di omosessuali.
Mai come oggi l’immoralità, l’impurità e l’osceno sono
continuamente propagandate, attraverso la stampa e tutti i
mezzi di comunicazione sociale.
Sopratutto la televisione è diventata il perverso strumento
di un quotidiano bombardamento della mente e del cuore di
tutti.
I locali di divertimento, in particolare i cinema e le
discoteche, sono diventati luoghi di pubblica profanazione
della propria dignità umana e cristiana.
E’ il tempo in cui il Signore nostro Dio viene continuamente
e pubblicamente offeso con i peccati della carne.
Già la divina Scrittura vi ha ammonito che chi pecca per
mezzo della carne, nella stessa carne trova la sua giusta punizione.
E’ così giunto il tempo in cui
l’angelo del primo flagello
passa sul mondo, perché sia castigato secondo il volere di Dio.
- L’Angelo del primo flagello incide nella carne di coloro
che si sono lasciati segnare dal marchio del mostro sulla fronte
e sulla mano ed hanno adorato la sua immagine, una piaga dolorosa
e maligna, che fa gridare di disperazione coloro che ne sono
colpiti.
Questa piaga rappresenta i dolori fisici che colpiscono il
corpo a causa di malattie gravi ed inguaribili.
La piaga dolorosa e maligna è un flagello per tutta l’umanità,
oggi tanto pervertita, che ha costruito una civiltà atea,
materialista e fa della ricerca del piacere lo scopo supremo del
vivere umano.
Alcuni miei figli ne sono colpiti a causa dei loro peccati
impuri e dei loro disordini morali e portano in se stessi il peso
del male che hanno compiuto.
Altri invece vengono colpiti, anche se sono buoni e innocenti;
allora la loro sofferenza serve alla salvezza di molti cattivi,
a motivo della solidarietà che tutti vi unisce.
- Il primo flagello sono i tumori maligni ed ogni specie di
cancro, contro cui la scienza nulla può fare, nonostante il suo
progresso in ogni settore, malattie che sempre più si diffondono
e colpiscono il corpo umano, devastandolo di piaghe dolorosissime
e maligne.
Figli prediletti, pensate alla diffusione di queste malattie
inguaribili in ogni parte del mondo ed ai milioni di morti che
esse fanno.
- Il primo flagello è la nuova malattia dell’A.I.D.S., che
colpisce sopratutto i miei poveri figli vittime della droga, dei
vizi e dei peccati impuri contro natura.
LA vostra Mamma Celeste vuole essere per tutti di aiuto,
sostegno, conforto e speranza, in questi tempi in cui l’umanità
è colpita da questo primo flagello.
Per questo vi invito a camminare sulla strada del digiuno,
della mortificazione e della penitenza.
- Ai fanciulli domando che crescano nella virtù della purezza
ed in questo difficile cammino siano aiutati dai genitori e
dagli educatori.
- Ai giovani domando che si formino al dominio delle passioni
con la preghiera e la vita di comunione con Me, e che rinuncino
ad andare ai cinema ed alle discoteche, ove c’è il grave e continuo
pericolo di offendere questa virtù che è tanto cara al mio
Cuore Immacolato.
- Ai fidanzati chiedo che si astengano da ogni rapporto prima
del matrimonio.
- Alle famiglie cristiane chiedo che si formino all’esercizio
della castità coniugale e non usino mai mezzi artificiali per
impedire la vita, secondo l’insegnamento di Cristo, che la Chiesa
ancora oggi propone con illuminata sapienza.
Quando
desidero dai Sacerdoti la pratica fedele ed austera del
loro voto di castità!
Ai miei poveri figli, colpiti dal primo flagello della piaga
dolorosa e maligna, Io mi presento come Mamma misericordiosa, che
solleva e conforta, che porta alla speranza ed alla pace.
Ad essi chiedo che offrano le loro sofferenze in spirito di
riparazione, di purificazione e di santificazione.
Sopratutto per loro il mio Cuore Immacolato diventa il più
accogliente rifugio e la strada sicura che li porta al Dio della
salvezza e della gioia.
In questo mio celeste giardino tutti saranno consolati ed
incoraggiati, mentre Io stessa mi prendo amorevolmente cura per
dare sollievo nella sofferenza e, se è nella Volontà del Signore,
offrire il dono della guarigione.
Pertanto
, in questi tempi in cui l’umanità viene colpita dal
primo flagello, vi invito tutti a guardare a Me, vostra Mamma
Celeste, per essere confortati ed aiutati
.
Don Stefano Gobbi
< Vieni, Spirito Santo, vieni
per mezzo della potente intercessione
del Cuore Immacolato di Maria ,
tua amatissima Sposa >

22. Profilattici: nessuna tolleranza.

Preservativo, falsate le parole del Papa Benedetto XVI. E qualche asino ci ha subito creduto


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Vaticano – Il Papa non è impazzito: nessuna tolleranza della Chiesa per il profilattico. Lo ha precisato lo scorso 21 dicembre la Congregazione per la Dottrina della Fede, dopo la falsificazione mediatica e scandalistica delle parole realmente pronunciate dal Papa in occasione della presentazione del libro-intervista “Luce del mondo”. 
Una frase del Papa venne distorta e presentata dai media come una legittimazione del preservativo che, per la regola del “male minore” sarebbe diventato lecito alle prostitute e ai loro frequentatori allo scopo di non contagiarsi con l'Aids. 
Alcuni, come il quotidiano francese Le Monde, arrivarono persino a titolare “La breccia è aperta”, tracciando un parallelo tra le parole del Papa e la caduta dello Stato Pontificio (la breccia di Porta Pia). Una vera follia, che suscitò reazioni di sconcerto anche in ambito cattolico-tradizionalista, dove molti pensarono che a Benedetto XVI avesse dato di volta il cervello.

Lo scopo ordinato dell'atto sessuale, infatti, è quello di procreare perpetuando così la specie umana: ogni altra distorsione della sessualità rappresenta una devianza, un vizio, un peccato che offende gravemente Dio. Ed ecco il documento vaticano che rimette le cose a posto: “L’idea che dalle parole di Benedetto XVI si possa dedurre che in alcuni casi sia lecito ricorrere all’uso del profilattico per evitare gravidanze indesiderate è del tutto arbitraria e non risponde né alle sue parole né al suo pensiero”, ammonisce la Congregazione per la Dottrina della fede. Proibizione del presrvativo che vale anche nel caso “della prostituzione, comportamento che la morale cristiana da sempre ha considerato gravemente immorale”.

In questo caso, non vi è proprio nulla di lecito: “Chi sa di essere infetto dall’Hiv e quindi di poter trasmettere l’infezione – spiega la nota dell’ex Sant’Uffizio – oltre al peccato grave contro il sesto comandamento ne commette anche uno contro il quinto, perché consapevolmente mette a serio rischio la vita di un’altra persona, con ripercussioni anche sulla salute pubblica”. In questo caso, parlare di “teoria del cosiddetto male minore”, come fatto da alcuni per avvalorare le false affermazioni attribuite al Papa, “è suscettibile di interpretazioni fuorvianti”. 
Benedetto XVI, infatti, non ha detto che l'uso del preservativo da parte della prostituta malata “possa essere lecitamente scelta come male minore”: tale scelta non è mai lecita, perchè il sesso disordinato costituisce comunque peccato mortale. Ma se la meretrice sieropositiva usa il profilattico per evitare di aggiungere male al male, essa compie “un primo passo nel rispetto della vita degli altri, anche se la malizia della prostituzione rimane in tutta la sua gravità”.

Ecco, di seguito, cosa ha sempre detto la retta Dottrina Cattolica in materia di Male Minore.
“Non facciamo il male perché ne venga un bene” (Rom 3,8). Con queste parole San Paolo stabiliva un principio fondamentale di morale, alla base di ogni vita cristiana. Ma fra due mali si può scegliere il minore? Lo si può consigliare? Per rispondere adeguatamente a queste domande pubblichiamo un testo tratto dal Dizionario di Teologia Morale del Cardinale Pietro Palazzini (Editrice Studium, 1969) alla voce Minor male.


MINOR MALE (scelta del).

1) Scegliere il male minore.
Di due mali scegliere e perciò compiere il minore non è lecito, se si tratta di due mali morali ossia di due operazioni che sono in se stesse viola­zione della legge morale. La tesi è evidente. Un male non diventa bene o lecito, perché c'è un altro male più grande, che si potrebbe scegliere. Il problema morale, proposto nella domanda « Se è lecito o obbligatorio sce­gliere di due mali il minore », suppone una cosa, che in realtà non può esistere, cioè il cosiddetto caso perplesso, nel quale l'uomo sarebbe costretto a scegliere tra due atti peccaminosi, così che se non scelga l'uno, necessariamente debba scegliere l'altro. Un tale caso moralmente è impossibile. Perché l'uomo può sempre astenersi da qualsiasi atto positivo, che importa la scelta di un mezzo. L'uomo può sempre non fare, se fare l'una o l'altra cosa sia sempre peccato; e questo non fare non è peccato in sé (p. es., non procurare l'aborto). Se da questa omis­sione seguono, in virtù di circostanze, gravi danni, p. es. la morte della madre, o della madre e del bambino insieme, l'uomo non è responsabile per questi danni, perché nes­suno è responsabile per le conseguenze della condotta da lui seguita, quando non c'era possibilità d'agire senza peccare. Sce­gliere il m. male è lecito, quando questo m. male non è in sé un male morale (peccato), ma è o un male puramente fisico o un atto od omissione in sé buona o indif­ferente, dal quale o dalla quale però, nel caso concreto, seguirà un effetto acciden­tale cattivo, meno grave però di quello che produrrebbe un altro mezzo;  p. es. di due farmaci, che producono tutti e due un effetto cattivo sulla salute, ma che sono ugualmente utili per me, io devo scegliere il meno nocivo, perché ho l'obbligo di non recare nocumento alla mia salute.
2) Consigliare (RACCOMANDARE) un male minore.
Il problema morale va così enunciato: se è lecito consigliare ad una persona decisa a fare un peccato, di farne un altro che sia meno grave, p. es. consigliare la fornicazione ad una persona che è decisa a fare un adulterio; di ubriacarsi invece di fare un omicidio. La retta soluzione del problema è, che non è mai lecito consigliare un peccato, neanche a una persona che è decisa a fare un peccato più grave, perché consigliare un atto è di per sé indurre a commetterlo. Orbene, indurre un altro a commettere un peccato, è peccato. Non mi è lecito far sì che un altro voglia e faccia un peccato. La comparazione con un altro peccato non toglie la malizia del primo. Il fine, prevenire un peccato maggiore, è buono ; ma il fine buono non giustifica il mezzo adoperato, se questo non è già permesso in se stesso. Non è lecito fare un male, per evitare un male maggiore. Quando, però, ciò che facciamo non è consigliare un peccato, benché meno grande, ma sconsigliare di compiere una parte del peccato già deciso (ritrarre da una parte e non dal tutto, perché questo ci risulta impossibile), non facciamo male ma bene ; p. es. dire ad un ladro, che vuol uccidere un proprietario e rubare i suoi tesori, « prendete soltanto i tesori », non è consigliare il furto, ma sconsigliare l'omicidio. Il furto era già deciso e non si compie a motivo delle mie parole. L'unico effetto che le mie parole producono per loro propria natura è ritrarre il ladro dall'omicidio già stabilito. Orbene, ritrarre un altro dal suo proposito cattivo è un atto buono e lecito per propria natura. Questo vale anche se il mio atto lo ritrae soltanto da una parte del peccato, perché non è in mio potere (benché in mio volere) di ritrarlo del tutto. La differenza tra il consigliare il m. male e lo sconsigliare una parte del male proposto, sta in questo: che nel primo caso si adopera un atto, per natura cattivo, come mezzo ad un fine buono; nel secondo caso invece si adopera un atto per natura sua buono come mezzo ad un fine buono. Ma ciò che decide della moralità non è la forma delle parole usate, ma il loro vero significato, il quale talvolta è determinato anche dalle circostanze in cui esse sono pronunziate. Affinché il nostro atto sia davvero uno sconsigliare una parte del peccato, è necessario che la parte rimanente sia già stabilita formalmente o almeno virtualmente nel peccato intero, che l'altro aveva deciso di commettere. Ben.
BIBL. - A. Fumagalli, Del consigliare il minor male, Monza 1943.
5 gennaio 2011

sabato 21 marzo 2015

21. Un uomo di luce

Dom Gérard, un uomo di luce

Fr. Étienne O.S.B.
[Il  28 febbraio 2015  si è celebrato il settimo anniversario della morte di Dom Gérard Calvet O.S.B. (1927-2008), fondatore e primo abate del monastero Sainte-Madeleine di Le Barroux. Lo ricordiamo nelle preghiere e lo raccomandiamo a quelle dei lettori. Offriamo di seguito la testimonianza letta da fr. Étienne O.S.B. – uno dei primi monaci a seguire il fondatore nell’avventura monastica di Bédoin e poi di Le Barroux – il 3 marzo 2008, in occasione delle esequie di Dom Gérard. Testo comparso in Reconquête. Revue du Centre Charlier et de Chrétienté-Solidarité, n. 247-248, aprile-maggio 2008, pp. 9-10, trad. it di fr. Romualdo Obl.S.B.]

Tutti quelli che hanno avuto l’occasione d’incontrare Dom Gérard sono rimasti sedotti dalla sua personalità luminosa, in cui dominava la benevolenza e la gioia. Una grande benevolenza verso le persone e una gioia sovrana, che non può venire che da Dio. Aggiungiamo, una meravigliosa libertà d’animo, come un dono del Cielo.
È d’altro canto ciò che mi aveva colpito sin dal mio arrivo a Bédoin, nell’estate 1977. Superando il portone d’ingresso del piccolo priorato, lo rivedo ancora con le braccia aperte ad accogliermi. Ebbi il vivissimo presentimento di essere in presenza di un uomo eccezionale, senza artifici, senza vanità, un uomo di luce e di libertà interiore.

Sì, Dom Gérard sapeva di essere l’erede di una grande tradizione monastica, fonte di civiltà. I punti d’appoggio del suo universo sono delle colonne incrollabili, e attraverso la Regola di san Benedetto e il suo amore per la santa liturgia, si comprendeva che abitavano quest’intelligenza una sapienza antica, una grande filosofia e lo splendore della verità. La fede era per lui una certezza così assoluta come la visione.

Nessuna mediocrità, né verso sé stesso, né verso gli altri: non la sopportava. Esigenze di rigore, di perfezione, di assoluto. Ugualmente, esigenze d’artista. Poiché tutti coloro i quali l’hanno conosciuto sanno che egli era per temperamento un artista, un artista di gran classe, un autentico creatore di eventi, che gioca con il mondo, l’universo, gli uomini e la materia, secondo i doni di Dio, la sua provvidenza e la sua grazia. Come André Charlier, il suo maestro, egli voleva“creare delle condizioni tali per cui l’anima possa fiorire”.

La sua opera, come un monumento sotto i nostri occhi, attesta la forza delle sue intuizioni e del suo genio creatore. Il nostro monastero si eleva nel cielo di Provenza con la sua chiesa abbaziale di grande nobiltà architettonica, la cui purezza e semplicità delle linee la rende degna delle chiese cistercensi. Ogni mattino, attraverso la luce delle finestre, i riflessi del sole vengono come a illuminare questo monumento di preghiere e a dargli tutto il suo significato. Questa sinfonia di luce sui marmi del santuario attorno all’altare, questo arcobaleno all’ora del santo sacrificio della messa, è stato Dom Gérard – artista – a volerlo.
Quest’uomo di desiderio (desiderio desideravi) energico, assoluto, si scontrava talora con le lentezze di questo mondo, con la pesantezza o la pigrizia degli uomini. Volentieri, allora, forzava i tempi e le situazioni, e soprattutto superava gli ostacoli con coraggio, spingendo gli avvenimenti, creando il miracolo al fine di agevolare, se possibile, il trionfo del Regno dei cieli nelle anime.

Gli sono state rimproverate alcune parole, taluni gesti profetici, ma ciò voleva dire dimenticare “che eravamo in tempo di guerra e di legittima difesa”; voleva dire dimenticare che ci sono delle verità essenziali che ogni battezzato ha il dovere di difendere; soprattutto voleva dire dimenticare che ci sono delle situazioni in cui “il credente si deve fare guerriero, obbligatoriamente, e che questa è la prima carità”.

Dom Gérard amava Cristo e la Chiesa; insensati tutti coloro che lo dubitano. Amava le anime e la Francia; tutta la sua vita lo prova. Ha fatto di tutto per ricostruire la cristianità e riconciliare, se possibile, gli uomini fra loro. Ahimè, nel 1988 ha fatto l’esperienza dello scacco e della sofferenza. Nella tempesta che agitava la Chiesa, avrebbe voluto evitare il naufragio di tanti fratelli e amici. Ma “quando vi è un’eclissi, tutto il mondo è nell’ombra”. Anche le vette delle montagne sono nell’ombra. Malgrado ciò, Dom Gérard non sopportava di essere nell’ombra. Se talora si nascondeva, era nella luce. “Pax in lumine” fu la sua scelta e il suo programma per i suoi figli nel chiostro. Li voleva erigere stabili, incrollabili al servizio della santa Chiesa, nella pace e nella luce, al di sopra, al di là degli avvenimenti e delle controversie in cui si affannavano le genti del secolo. “La luce è misericordiosa, la luce non condanna, essa chiarisce, trasforma…”“tutta la vita cristiana consiste nel trasformare la luce in amore”.

Personalmente, dopo più di trent’anni, rimango abbagliato dal canto virginale che si elevava  da quest’anima. Testimone dell’avventura di Bédoin e della fondazione di Le Barroux, conservo nel mio cuore come la purezza d’un canto mistico che è assai raro ascoltare. In questo, collego volentieri Padre Gérard alla grande scuola mistica degli antichi monaci, con san Gregorio di Nissa, sant’Agostino che egli amava tanto, san Bernardo e la sua teologia dell’immagine.

Dom Gérard era un contemplativo super attivo. Apparteneva assai più a quelli che aderiscono, piuttosto che a quelli che analizzano. Come san Bernardo, voleva entrare nella carità di Cristo crocifisso, risuscitato, glorificato. Per lui, “la vita interiore, è Cristo, l’uomo Dio, ed è tutto. Non occorre cercare null’altro: Cristo è Dio manifestato”.

Se Dom Gérard era come il cantore della cristianità, il poeta della grazia e della liturgia, il teologo della luce, egli rimarrà, per ciascuno dei suoi figli nel chiostro, un padre pieno di tenerezza e benevolenza, un padre affettuoso che c’insegnava in parole e in atti lo spirito d’infanzia, il Vangelo, l’abbandono, la confidenza in Dio.
La sua grazia particolare fu probabilmente questa gioia sovrana, questa trasparenza, questa capacità di meravigliarsi davanti al reale, alle opere di Dio e della creazione. Sapersi dimenticare nell’ammirazione è un dono di Dio assai raro. “Se volete essere felici – ci diceva –, occorre interiorizzare la vostra gioia, ed è il segreto di tutta una vita”.
Interiorizzare la propria gioia… ecco non soltanto un consiglio di vita spirituale che egli dava volentieri, ma una vera confidenza, e una confidenza essenziale per tutti quelli che desiderano conoscerlo. Senza volerlo, egli si dona a noi… “interiorizzare la propria gioia”. Tuttavia vi chiedo, cosa rimane in effetti della primavera della sua gioventù se non questa gioia così pura, così limpida, come un dono di Dio nella sua anima? Un dono di Dio e della Vergine Immacolata. “Per te Virgo”.

No, non credo di sbagliarmi dicendo che la Vergine Maria era la fonte profonda della gioia del suo cuore, e forse il segreto di questa vita così feconda. “Per te Virgo”, la sua divisa abbaziale, illumina l’intera sua vita come la stella del mattino in un cielo soleggiato d’oro. Sì, ci confidava, “il Cuore immacolato di Maria è un grande santuario”.
Dio viene a chiamare a sé l’anima di Dom Gérard. Voi, nostri amici e amici di Dom Gérard, ascoltate bene. Dio creatore del mondo ci ama oggi come il primo giorno della creazione. Dio ha creato i corpi e le anime per la sua gloria eterna. L’anima umana, quando abbandona il corpo, come un sole abbagliante, illumina con la sua partenza i giardini degli uomini. L’anima di Dom Gérard non cessa di abbagliarci.

Sì, nell’ora in cui Dio viene a chiamare a sé l’anima di Dom Gérard, preghiamo per lui, e ugualmente preghiamo con lui per tutte le grazie ricevute e per le grazie ancora da ricevere, se davvero come lui vogliamo stabilire il regno di Cristo Dio su questa terra.

AMDG et BVM