mercoledì 1 ottobre 2014

Medicina, psicologia e il sacro celibato sacerdotale


 IL CELIBATO SACERDOTALE ALLA LUCE DELLA MEDICINA E DELLA PSICOLOGIA.

Di Wanda Poltawska


A differenza del celibato dei laici, quello dei sacerdoti è determinato da una scelta libera e consapevole dell'uomo psichicamente maturo (è una delle principali condizioni poste a chi desidera accedere agli Ordini sacri) e come tale non provoca frustrazioni, che sono invece una reazione psicologica molto frequente tra quei laici che, desiderando un altro stato di vita, si sentono "condannati" a una vita di solitudine. Tale tipo di reazione si manifesta più spesso nelle donne che negli uomini e in molti casi il desiderio non appagato della vita coniugale e della maternità diviene causa di depressioni psichiche.

Fare una scelta significa sempre rinunciare ad altre possibilità, ad altri valori, ma una scelta libera, fatta di propria volontà è anche testimonianza della convinzione che il valore scelto è superiore a tutti gli altri.



Il sacerdozio è talmente carico di possibilità di autorealizzazione da dare alla vita dell'uomo che l'ha scelto quel senso di pienezza che tanto spesso manca nella vita della gente comune. Paternità spirituale, potestà di sciogliere e di legare, gioia di portare agli altri, con le proprie mani, quel dono supremo che è Dio stesso, pongono la dignità sacerdotale su un piano cosi alto nella gerarchia delle possibilità umane che non è possibile paragonarla a qualsiasi altro valore, e non lascia spazio alle frustrazioni.

Nella mentalità comune, il sacerdozio è stato sempre legato all'obbligo del celibato e tale disposizione della Chiesa non ha in genere trovato, nei secoli passati, una vera contestazione. Sia la vocazione al sacerdozio sia quella al matrimonio richiedono la stessa totale dedizione e quindi si escludono a vicenda, anche se il tipo di personalità richiesto in entrambi i casi è in fondo identico. Nel Novecento, invece, si ha non tanto la negazione dell'idea stessa di celibato, quanto piuttosto il dubbio sulla reale possibilità di mantenere decisioni a esso legate.
San Giovanni Paolo II, parlando del celibato sacerdotale, lo definisce spesso "sacro" - "il sacro celibato sacerdotale" - sottolineando che non si tratta di una semplice rinuncia alla vita coniugale, poiché il suo senso profondo consiste nella castità e nella verginità, nell'unione suprema con Dio.


Il celibato rispetto al sesto comandamento


Il mondo moderno, a causa della crescente tendenza al permissivismo e all'esaltazione della dimensione biologica dell'uomo, tende a negare la sua capacità di vivere la castità per, tutta la vita. La rinuncia all'attività sessuale viene percepita da alcuni come castigo, da altri come ideale irraggiungibile, da altri ancora come un modo di vivere "contrario alla natura umana ".

Dimenticando la particolare grazia del sacramento, che dà" il sostegno e la forza necessaria per realizzare tale vocazione, si confonde spesso il celibato sacerdotale con quello dei laici i quali, non avendo una motivazione profonda, non osservano il sesto comandamento, anche se si ritengono cattolici credenti. La legge costituita da Dio e destinata a tutti " non fornicare " viene contestata anche basandosi su quanto quotidianamente si osserva: tante sono nei nostri tempi le persone che trasgrediscono questo comandamento che esso può addirittura sembrare "inadeguato" alle capacità umane, quasi fosse impossibile rispettarlo.

Questa etica permissiva, sempre più diffusa, ha determinato un atteggiamento di attesa di una svolta definitiva nella dottrina della Chiesa, non solo per quanto concerne il celibato sacerdotale, ma piuttosto per tutte le norme etiche e, tra l'altro, anche per gli obblighi del sesto comandamento. La Chiesa, cercando con intenti esclusivamente pastorali di aiutare gli uomini di questo tempo il cui specifico modello di vita è peraltro incline alla comodità, ha già reso meno rigorose diverse regole di comportamento, e questo ha provocato l'aspettativa di ulteriori cambiamenti, soprattutto nelle questioni la cui definizione appartiene alle autorità ecclesiastiche e non deriva direttamente dalla Rivelazione divina.

Poiché il celibato sacerdotale, introdotto in base all'esperienza, ha in sé il carattere di decisione umana e non divina, l'uomo del ventesimo secolo sembra essere in attesa che "qualcosa cambi". Tale atteggiamento di dubbio, della "porta, aperta", rende ancora più difficile il rispetto della castità, anche da parte dei sacerdoti. Ora, la decisione definitiva e univoca - "scelgo il celibato una volta per sempre, senza possibilità di revoca" - come tutte le decisioni univoche e definitive, è più facile da realizzare di una decisione incerta - "forse si, ma vedremo dopo" - che favorisce il peccato di fornicazione, indebolendo il meccanismo di autocontrollo necessario per osservare il sesto comandamento. E' assai frequente la convinzione che l'unico rimedio ai problemi legati al celibato stia nel concedere al clero la facoltà di contrarre matrimonio. Infatti, la frequenza con cui viene commessa la fornicazione mette in crisi la convinzione sulla reale possibilità di vivere secondo altri modelli. L'uomo moderno dimentica spesso che il sesto comandamento riguarda tutti, senza eccezioni, e che non esistono circostanze in grado di sospendere la validità di questa legge divina.

Sorge allora l'interrogativo se l'abolizione del celibato costituirebbe solo un consenso al matrimonio indissolubile o piuttosto la richiesta di introdurre il diritto a una vita sessuale indipendente dal matrimonio, cioè, in fondo, il tentativo di sanzionare la fornicazione in generale, anche quella dei sacerdoti. La crescente tendenza a riconoscere "i diritti" dei giovani all'attività sessuale spesso fa si che la preparazione al sacramento del matrimonio, come pure al sacerdozio, venga preceduta da una fornicazione "presacramentale", sia di carattere etero che omosessuale. Esperienze di questo genere condizionano in qualche modo il comportamento della persona, lasciano un'impronta, un ricordo che renderà poi ancora più difficile il controllo delle proprie reazioni.


Il concetto errato di sessualità


Le tendenze permissive dell'etica moderna traggono origine da un errato concetto della sessualità umana in generale. Il fatto stesso di essere dotato di sesso, dal quale deriva la possibilità di generare, non impone l'atto sessuale come necessario. L'uomo non è determinato nella sua attività sessuale, non esistono nell'organismo umano meccanismi che lo costringono a tale attività. Determinato è solo il sesso, quel dono del Creatore trasmesso dai genitori nel primo istante di vita. L'intera struttura somatica e la formazione psichica dell'essere umano sono nel loro sviluppo strettamente connesse con il sesso; l'esistenza umana, in ogni suo aspetto, porta i tratti della sessualità, tutto quello che l'uomo compie nella sua vita è da essa segnato. La sessualità è quindi un modo di esistere nel mondo ed è perciò assolutamente sbagliato parlarne separandola dall'uomo stesso: il sesso in quanto tale, come concetto astratto separato dall'uomo, non esiste. Esiste solo l'essere umano, dotato di sessualità; l'essere umano, che dalla propria sessualità non si può mai liberare, è maschio o femmina in ogni fase della sua vita. L'intero corpo umano porta i tratti di questa sessualità innata ed è sottoposto a un complicato sistema nervoso e di funzioni biologiche indipendenti dalla sua volontà. L'organismo umano, opera suprema del Creatore, è nella sua complessità un insieme molto armonioso, ordinato con una precisione affascinante e indipendente dal soggetto stesso. Il corpo segue da solo, senza essere comandato dalla volontà umana, le leggi della propria natura: tutte le reazioni che avvengono nell'organismo durante l'intero ciclo della vita derivano da Dio e sono suo dono.

Il corpo umano, dotato di tutti gli organi necessari per vivere, possiede anche quelli che, chiamati impropriamente "sessuali", sono invece organi essenzialmente procreativi, la cui funzione consiste nel trasmettere il dono della vita. Il Creatore, dotando l'uomo di questi organi, gli ha concesso la possibilità di essere suo collaboratore nella grande opera della creazione.

A tale collaborazione la persona umana viene chiamata da Dio nel sacramento del matrimonio, il quale unisce i coniugi secondo il progetto divino - "saranno due in un unico corpo" - cui e subordinata la struttura fisiologica dell'organismo umano.

Non tutti sono però chiamati a essere genitori: alcuni hanno altri compiti da realizzare. Il richiamo alla procreazione, anche se frequente, non è comune a tutti. La sessualità, in quanto modo di essere dell'individuo, è data a ognuno; la procreazione, invece, è compito solo di coloro che a essa sono stati chiamati dal Creatore.


Il mito dell'orgasmo


L'atto sessuale che unisce i coniugi richiede una sollecitazione degli organi genitali che normalmente rimangono inattivi. Una persona con reazioni normali non sente una particolare eccitazione di carattere sessuale senza esservi indotta. Il concetto di istinto sessuale riferito all'uomo è quindi poco preciso: simile istinto, nel senso letterale del termine, non esiste, esistono solo certe reazioni sessuali che l'uomo può seguire, ma può anche controllare e dominare. Per essere compiuto, l'atto sessuale necessita di uno stato di eccitazione iniziale, come è facile osservare soprattutto nell'organismo maschile. Questa eccitazione, che può essere causata da un impulso di carattere fisiologico, emotivo o volitivo, non solo è facile da raggiungere, ma viene anche avvertita come una sensazione piacevole. Il punto culminante, chiamato orgasmo, non è altro che il meccanismo finalizzato a realizzare la procreazione. Esso facilita la fecondazione anche se, ovviamente, non la determina. Ma l'orgasmo, essendo una sensazione particolarmente intensa e profonda, diventa spesso l'unico obiettivo, viene cioè separato dalla sua funzione procreativa tanto più che è considerato "segno" dell'amore con il quale lo stesso atto sessuale è spesso erroneamente identificato.
L'uomo moderno desidera il piacere e lo cerca in ogni modo. La sessuologia moderna descrive con precisione diversi metodi per raggiungere l'orgasmo e le tecniche per provocarlo, dimenticando spesso che questo stato di massima eccitazione è solo mezzo e non scopo, e che può dar luogo al concepimento e a tutti i problemi connessi con il ruolo di genitori. L'atteggiamento edonistico pone l'orgasmo tra gli obiettivi più desiderati cui l'uomo mira. Per il solo fatto di essere dotato di un sesso, l'uomo si sente in qualche modo autorizzato all'attività sessuale, talvolta dichiara addirittura di esservi costretto dalle proprie reazioni somatiche. Si crea in questo modo una precisa forma di dominio sull'uomo da parte dei suoi meccanismi fisiologici.


Errato concetto di virilità


La facilità con cui è possibile stimolare l'eccitazione sessuale determina in molti uomini una particolare tendenza alla ricerca del piacere e della successiva distensione. Ma tale eccitazione, soprattutto quella non volontariamente determinata, è abbastanza facile da dominare con la volontà. Infatti, ciò che differenzia l'essere umano dagli animali è la capacità di controllare le proprie reazioni. La secrezione dei gameti è indipendente dalla volontà umana; al contrario l'attività sessuale è sempre il risultato della libera decisione dell'uomo. Spesso l'uomo non dice solo "voglio", ma anche "devo farlo", e questo "devo" non è una reale necessità fisiologica, ma solo un rafforzamento del "voglio". Ma se il solo atteggiamento permissivo, il "voglio", è già sufficiente per provocare l'eccitazione, il divieto, il "non posso", non basta per dominare la reazione. Ed è proprio questo il problema più difficile: il divieto non solo è poco efficace, ma in molti casi provoca l'effetto contrario; facendo scattare i meccanismi trasgressivi, aumenta l'eccitazione. I ragazzi che tentano di rinunciare alla masturbazione, per esempio, commettono spesso l'errore di ripetere più volte a se stessi il divieto "non posso farlo perché è peccato". Il semplice divieto non è quindi l'atteggiamento giusto, perché provoca tensione ed è difficile da attuare; importante invece è la consapevole libera scelta: non commetto il peccato, non perché è vietato farlo, ma perché sono consapevole del fatto che è male e vi rinuncio di mia spontanea volontà.
Identiche considerazioni possono essere fatte per il celibato sacerdotale: se il candidato al sacerdozio non possiede una profonda motivazione nel fare la sua scelta e nel rinunciare al matrimonio, non apprezzerà mai il valore della castità e l'immergersi con totalità nell'amore divino.


Il celibato come stile di vita


L'uomo psichicamente maturo, nello scegliere il proprio modo di vivere, dovrebbe aver ben chiaro anche il modo in cui realizzare la sua decisione, ed essere consapevole delle conseguenze e delle responsabilità assunte. Alla maturità psichica ed emozionale contribuiscono, in misura diversa, molti fattori, ma anzitutto il ripetuto e costante lavoro su se stesso. L'uomo, essendo un'entità complessa, ha come compito la propria realizzazione, ma solo attraverso uno sforzo ininterrotto potrà raggiungere quella maturità che Karol Wojtyla chiama "autopossesso" e che è indispensabile alla realizzazione di ogni vocazione.
Il sacerdozio esclude il matrimonio non tanto perché la Chiesa l'ha deciso, ma piuttosto perché, richiedendo una dedizione assoluta, non lascia spazio all'impegno, altrettanto totale, esigito dal matrimonio e dalla paternità. Purtroppo spesso il futuro sacerdote vive in un ambiente che non accetta l'idea della dedizione totale perché vi domina l'atteggiamento edonistico.


L'ascetismo nella vita del cristiano


Nel mondo attuale anche le persone credenti spesso riescono a comprendere razionalmente il senso più profondo del cristianesimo. L'amore del prossimo comporta la necessità della rinuncia, l'aiuto alla persona amata richiede talvolta un vero sacrificio. La vita in Cristo esige una continua disponibilità al sacrificio, tanto più la vita di chi intende accedere agli Ordini sacri.
Tra i vari valori cui si deve rinunciare per realizzare il sacerdozio c'è anche la possibilità di esercitare la propria attività sessuale. Ma poiché nella mentalità comune l'attività sessuale viene identificata solo con il piacere, l'esigenza del celibato appare come la privazione di quel piacere. Dal punto di vista della fisiologia del corpo umano, la rinuncia all'attività sessuale non costituisce la mortificazione di una particolare esigenza, poiché il corpo non possiede meccanismi che lo costringano a tale attività. Gli organi genitali maschili, nonostante la continua attività delle gonadi in quanto ghiandole endocrine, non reagiscono senza essere stimolati. La castità non apporta quindi all'organismo alcun effetto negativo, anzi si può persino dire che "risparmia l'energia" dell'uomo, permettendogli di concentrarsi su altre attività. Ora, per raggiungere tale stato di armonioso equilibrio, oltre un atteggiamento deciso della volontà, è necessario vivere in modo ordinato, mantenendo una certa "igiene" fisica e psichica e una disciplina interiore. E' inoltre necessario capire il proprio corpo, conoscere le sue reazioni e i meccanismi che le provocano. Conoscendo il modo di reagire del proprio corpo, si potranno evitare gli stimoli che provocano reazioni indesiderate, perché il corpo umano è obbediente alla volontà dell'uomo se questo impara a dominarlo. Le reazioni somatiche sono sempre condizionate da un impulso esterno e quindi, come è possibile renderlo più sensibile agli stimoli esterni, cosi è anche possibile dominarlo in modo che non risponda a tali stimoli. Il ragazzo, maturando, impara a capire il meccanismo delle proprie reazioni e a controllarle.

In pratica ogni uomo è costretto ad acquisire tale capacità di dominare le proprie reazioni, perché obbligato dalle stesse esigenze della vita sociale. L'atto sessuale, infatti, appartenendo alla sfera più intima dell'uomo, non è mai compiuto in modo spontaneo, sotto l'impulso del momento, ma richiede sempre un contesto e un tempo adatti, il che comporta la necessità di controllare le reazioni somatiche. La spontaneità, nel senso letterale del termine, non esiste nell'attività sessuale .

Ora, il sacerdote, per la vocazione dell'uomo che ha scelto, deve rendersi conto che non esiste per lui la possibilità di attivare i meccanismi e a reazione sessuale e che, facendolo, entra in collisione con se stesso e il voto pronunciato. E' da tale situazione che può nascere la nevrosi: non il celibato crea lo stress, ma la mancata fermezza nella sua realizzazione a causa di immaturità psichica, di semplice debolezza umana o di insufficiente accettazione della stessa idea del celibato.

Al contrario, se il candidato al sacerdozio impara a evitare gli stimoli e se considera gli altri una grande famiglia, come Gesù insegna, non risentirà dell'astinenza in modo particolare, e non avrà nostalgia di un altro modo di vivere, poiché la propria scelta gli dà gioia e pienezza.


Maturità e realismo della fede


Ogni uomo acquista, nel processo di maturazione psicofisica, la coscienza dello scopo della propria esistenza e il senso della vita come tale. Per il credente maturità significa rendersi conto del limite della vita terrena e della eternità della vita in Dio. La prospettiva dell'eternità aiuta a sopportare con pazienza le eventuali difficoltà della vita, grazie alla consapevolezza del loro carattere passeggero. Compito del sacerdote è non solo indicare ai credenti la vera dimensione dell'esistenza umana, ma anche testimoniarla nella propria vita. Le parole di Gesù sul giudizio finale fanno riferimento in modo particolare alle persone cui "è stato dato di più". Il sacerdozio costituisce, per sua natura, l'apogeo delle possibilità umane: non esiste dignità più grande, ma anche responsabilità più grande.

Ora, la consapevolezza della responsabilità, che il dono di Dio comporta, costringe a una profonda riflessione. Il dono della sessualità non è semplicemente dono, ma, come tutta la vita, è anche compito posto dinanzi all'uomo. La castità non costituisce in realtà un vuoto di esperienze positive, ma al contrario,, attraverso lo sforzo della volontà, è anch'essa mezzo per giungere a uno stato di equilibrio, fonte inesauribile di soddisfazione e di gioia. L'atto sessuale offre solo un attimo di piacere e lascia spesso un senso di vergogna e di imbarazzo di fronte alle reazioni del proprio corpo. La coscienza di avere pieno potere sulle proprie reazioni istintive, invece, dà all'uomo non solo una vera gioia, ma soprattutto un senso di libertà, poiché solo nel momento in cui diviene capace di vivere in conformità con il sistema di valori scelto, l'uomo può dirsi veramente libero. La gioia che ne deriva è pura e durevole e aiuta a raggiungere uno stato di equilibrio psichico.

La persona che riesce a realizzare questi principi nella quotidianità della vita comunica la propria pace e armonia interiore anche agli altri. L'influenza che i sacerdoti dotati di questa particolare capacità hanno sulla gente è enorme, perché il bisogno di pace è comune a tutti. Il peccato dà sempre inquietudine, la virtù, anche se pagata a caro prezzo, dà gioia. Inoltre la coscienza della grazia di cui è depositario, il privilegio di offrire Dio alla gente nei sacramenti, deve riempire il sacerdote di gioia ancora più grande e di riconoscenza per il dono della vocazione. In tale situazione il celibato non può. costituire una vera difficoltà, perché l'uomo è talmente piena nella grazia e dell'amore divino da dimenticare in qualche modo la propria persona. Le vite di molti santi sacerdoti ne sono testimonianza.


Difficoltà nella realizzazione del celibato


La mentalità attuale costituisce un ostacolo per l'idea del sacerdozio come ricerca di santità personale e di santificazione del mondo. Le difficoltà che il sacerdote incontra se seguendo la sua vocazione sono di vario genere, ma quelle legate all'osservanza del celibato sono particolarmente gravi dal momento che trasgredire questo obbligo significa di solito peccare contro il sesto comandamento. Infatti un religioso non chiede mai la dispensa e il permesso di contrarre matrimonio prima di aver commesso il peccato. Ma non si può dimenticare che nella vita del sacerdote non esiste più la facoltà di scegliere tra sacerdozio e matrimonio: la scelta è già stata fatta ed è praticamente irrevocabile, perché venir meno al proprio impegno significa degradarsi moralmente.
a) Errato concetto di sessualità. Le difficoltà possono sorgere nel momento in cui il sacerdote cede alla convinzione ampiamente diffusa che l'uomo è sottoposto al determinismo biologico. t infatti sempre più forte l'errata convinzione che il maschio è, in certo senso, costretto all'attività sessuale per il fatto stesso di essere maschio. Esiste persino l'opinione che l'atto sessuale "verifica" la virilità, che senza di esso l'uomo è, in qualche modo, invalido, non realizzato. Concetti di questo genere, soprattutto se ripetuti, come spesso accade, dalle autorità mediche nel campo della sessuologia, possono facilmente servire per giustificare il proprio comportamento. La persona, dominata ormai dal proprio corpo, si giustifica dicendo che "non è possibile" fare altrimenti.

b) L'altro fattore che rende più difficile il dominio della propria sessualità è costituito dallastanchezza fisica e psichica, accompagnata da un eccesso di stimoli, soprattutto di carattere visivo (gli uomini reagiscono con particolare intensità alle impressioni visive e Gesù stesso ammonisce contro le tentazioni della vista). Se allo stress, accresciuto dall'abuso di nicotina, caffeina e simili, si sovrappongono immagini di carattere erotico, il meccanismo di autocontrollo, soprattutto nei giovani, può essere indebolito. La castità richiede una disciplina e un'igiene continua nel modo di vivere. Cedendo allo stimolo, non ci si può aspettare che il corpo resista con facilità alle reazioni somatiche; il corpo', di per sé, non ha la facoltà di controllare le proprie reazioni. Gli stimoli che possono provocare reazioni sessuali sono di diversi tipi. Quelli più semplici, di tipo meccanico, per esempio, sono generalmente facili da evitare e anche i ragazzi molto giovani sono di solito in grado di dominarli. Più pericolosi, invece, sono quelli che derivano dall'uomo stesso, dalla sua immaginazione.

E' quindi estremamente importante per ogni sacerdote saper mantenere la disciplina dei pensieri e della fantasia. Si può peccare anche solo con il pensiero: guardando un'altra persona con desiderio, trattandola come un oggetto, si commette nel profondo del cuore il peccato di fornicazione. Se tale atteggiamento domina il cuore, si manifesterà anche esternamente; al contrario, se la persona interiormente pulita, nessuna situazione esterna potrà provocare reazioni somatiche contrarie alla sua volontà. L'eccitazione sessuale dipende in primo luogo dalle intenzioni con cui si va incontro all'altra persona, come la si guarda e cosa in essa si vede. Il sacerdote è obbligato a scorgere nell'altro lo stesso Cristo, la finalità dell'incontro può essere soltanto di avvicinare quella persona a Dio.
Tutto il corpo umano partecipa alla vocazione specifica di ogni uomo, poiché non è possibile esistere al di fuori della propria corporeità. Anche il corpo deve quindi coadiuvare il sacerdote nel suo compito di pastore delle anime. La maturità porta a vivere il ruolo di padre, specialmente nel sacerdote, cui compito è generare le anime (cfr. san Paolo).
L'atteggiamento concupiscente si impadronisce dell'altra persona, tende a sottometterla e a umiliarla, trattandola come un oggetto. L'amore paterno invece si offre senza nulla chiedere. Ma per giungere a questo è necessario insegnare al corpo l'autocontrollo. La castità è quindi un continuo sforzo per sottomettere pienamente il corpo alle aspirazioni dell'anima. Il corpo di ogni essere umano è sempre soggetto allo spirito: allo Spirito Santo oppure allo spirito " di questo mondo ".



c) Il peso del passato. Non senza motivo, nei tempi passati, la Chiesa esigeva dai candidati al sacerdozio la verginità, poiché una delle condizioni che rendono particolarmente difficile la realizzazione del celibato è la memoria che il corpo conserva delle proprie esperienze passate. E sempre possibile un ritorno a Dio e un rinnovamento dell'anima, poiché il corpo conserva il ricordo del passato e, anche se il peccato e stato assolto, i suoi effetti perdurano. Il corpo abituato ad arrendersi a un dato tipo di reazioni difficilmente si sottometterà alla nuova disciplina, e di conseguenza più difficilmente potranno osservare l'obbligo del celibato coloro che commettevano peccato di fornicazione o masturbazione. Identico discorso deve essere fatto per le immagini pornografiche: il ricordo che rimane negli occhi, se da una parte rende odiosa tutta la sfera della sessualità, dall'altra provoca eccitazione e situazioni conflittuali. ovviamente non si tratta di isolare il sacerdote dal mondo che lo circonda, ma di proteggere quel grande dono che è la castità. Importante, a tal fine, sarà la disciplina interiore, ma più importante ancora sarà la capacità di ammirare la bellezza che l'innocenza e la castità irradiano.



d) La mancanza di fede. Analizzando la vita di quei sacerdoti che non hanno saputo osservare l'obbligo del celibato, si individua una causa quasi sempre comune a tutti: la degradazione morale. Di solito inizia da una crisi di fede e dal rifiuto delle regole imposte dalla Chiesa, cioè in ultima analisi da una mancanza di umiltà: la maggior parte delle volte la legge del celibato viene trasgredita dalle persone troppo sicure di sé, che non cercano l'appoggio dell'amore divino. La santità, nonostante richieda la collaborazione dell'uomo, è prima di tutto dono della grazia divina, dono che bisogna umilmente chiedere nella preghiera. Quando la passione per la preghiera si spegne, il sacerdote diviene più soggetto alle pressioni dell'ambiente.


Il celibato, in quanto tentativo di superare se stesso e la propria debolezza, è un andare "contro corrente", è una sfida lanciata al mondo, ma non è mai un andare contro la natura umana. L'uomo, per il fatto stesso di essere uomo, è in grado di controllare le proprie reazioni, perché l'uomo non si identifica mai soltanto con il corpo: è anima incorporata, creata da Dio e a Lui simile. L'esigenza del celibato non sovrasta le capacità umane: Cristo stesso ne indica la strada quando invita a cercare la perfezione.

La ricerca consapevole della santità non è contro l'individuo, ma contro la sua meschinità e lo porta a innalzarsi al di sopra di se stesso. Una piena realizzazione del sacerdozio e del celibato porta la personalità dell'uomo al suo autentico sviluppo e quindi rende più facile il raggiungimento di quell'obiettivo, cui tutti siamo chiamati, che è la santità.

Coraggio! Siate forti, miei piccoli bambini. --- 666 / 333


Milano, 17 giugno 1989. Sabato.


Il numero della Bestia: 666.




«Figli prediletti, comprendete ora il disegno della vostra Mamma Celeste, la Donna vestita di sole, che combatte, con la sua schiera, nella grande lotta contro tutte le forze del male, per ottenere la sua vittoria, nella perfetta glorificazione della Santissima Trinità.

Con Me combattete, piccoli figli, contro il Drago, che cerca di portare tutta l'umanità contro Dio.
Con Me combattete, piccoli figli, contro la bestia nera, la massoneria, che vuole condurre le anime alla perdizione.
Con Me combattete, piccoli figli, contro la bestia simile a un agnello, la massoneria infiltrata all'interno della vita ecclesiale per distruggere Cristo e la sua Chiesa.
Per raggiungere questo scopo essa vuole costruire un nuovo idolo, cioè un falso Cristo ed una falsa Chiesa.



- La massoneria ecclesiastica riceve ordini e potere dalle varie Logge massoniche ed opera per condurre segretamente tutti a fare parte di queste sette segrete.

Così sollecita gli ambiziosi con la prospettiva di facili carriere; ricolma di beni gli affamati di denaro; aiuta i suoi membri a primeggiare e ad occupare i posti più importanti, mentre emargina, in maniera subdola, ma decisa, tutti coloro che si rifiutano di partecipare al suo disegno.
Infatti la bestia simile a un agnello esercita tutto il potere della prima bestia, in sua presenza, e costringe la terra ed i suoi abitanti ad adorare la prima bestia.
Addirittura la massoneria ecclesiastica giunge fino a costruire una statua in onore della bestia e costringe tutti ad adorare questa statua.



- Ma, secondo il primo comandamento della santa legge del Signore, solo DIO si deve adorare e a Lui solo deve essere data ogni forma di culto.

Allora si sostituisce DIO con un IDOLO potente, forte, dominatore.
Un idolo così potente, da far mettere a morte tutti coloro che non adorano la statua della bestia.
Un idolo così forte e dominatore, da fare sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevano un marchio sulla mano destra o sulla fronte, e che nessuno può comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome.
Questo grande idolo, costruito per essere da tutti adorato e servito, come vi ho già rivelato nel precedente messaggio, è un falso Cristo e una falsa Chiesa.



Ma qual è il suo nome?




- Al capitolo 13 dell'Apocalisse è scritto: "Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: esso rappresenta un nome di un uomo. E tale cifra è 666 " .




Con l'intelligenza, illuminata dalla luce della divina Sapienza, si riesce a decifrare dal numero 666 il nome di un uomo e questo nome, indicato da tale numero, è quello dell'Anticristo.




Lucifero, il serpente antico, il diavolo o Satana, il dragone rosso diventa, in questi ultimi tempi, l'anticristo.

Già l'apostolo Giovanni affermava che chiunque nega che Gesù Cristo è Dio, costui è l'anticristo.
La statua o l'idolo, costruito in onore della bestia, per essere adorato da tutti gli uomini è l'Anticristo.



Calcolate ora il suo numero 666, per comprendere come indichi il nome di un uomo.




Il numero 333 indica la Divinità.

Lucifero si ribella a Dio per superbia, perché vuole mettersi al di sopra di Dio.



Il 333 è il numero che indica il mistero di Dio. Colui che vuole mettersi al di sopra di Dio porta il segno di 666, pertanto questo numero indica il nome di Lucifero, Satana, cioè di colui che si mette contro Cristo, dell'anticristo.

Il 333, indicato una volta, cioè per 1, esprime il mistero dell'unità di Dio.



Il 333, indicato due volte, cioè per 2, indica le due nature, quella divina e quella umana, unite nella Persona divina di Gesù Cristo.




Il 333, indicato tre volte, cioè per 3, indica il mistero delle Tre Persone divine, cioè esprime il mistero della Santissima Trinità.




Allora il numero 333, espresso una, due e tre volte, esprime i misteri principali della fede cattolica, che sono:

1°: l'unità e la Trinità di Dio;
2°: l'incarnazione, la passione, la morte e la resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo.



Se il 333 è il numero che indica la Divinità, colui che vuole mettersi al di sopra dello stesso Dio viene indicato col numero 666.




Il 666, indicato una volta, cioè per 1, esprime l'anno 666.

In questo periodo storico, l'Anticristo si manifesta attraverso il fenomeno dell'Islam, che nega direttamente il mistero della divina Trinità e la divinità di nostro Signore Gesù Cristo.
L'islamismo, con la sua forza militare, si scatena ovunque, distruggendo tutte le antiche comunità cristiane, invade l'Europa e solo per un mio materno e straordinario intervento, sollecitato fortemente dal Santo Padre, non riesce a distruggere completamente la Cristianità.



Il 666, indicato due volte, cioè per 2, esprime l'anno 1332.

In questo periodo storico, l'Anticristo, si manifesta con un radicale attacco alla fede nella Parola di Dio.
Attraverso i filosofi, che iniziano a dare esclusivo valore alla scienza e poi alla ragione, si tende gradualmente a costituire unico criterio di verità la sola intelligenza umana. Nascono i grandi errori filosofici, che continuano nei secoli fino ai vostri giorni.



L'importanza esagerata data alla ragione, come criterio esclusivo di verità, porta necessariamente alla distruzione della fede nella Parola di Dio.

Infatti, con la riforma protestante, si rifiuta la Tradizione come fonte della divina Rivelazione, e si accetta solo la Sacra Scrittura. Ma anche questa deve essere interpretata per mezzo della ragione, e si rifiuta ostinatamente il Magistero autentico della Chiesa gerarchica, a cui Cristo ha affidato da custodire il deposito della fede. Ciascuno è libero di leggere e di comprendere la sacra Scrittura, secondo la sua personale interpretazione. In questa maniera la fede nella Parola di Dio viene distrutta.



Opera dell'Anticristo, in questo periodo storico, è la divisione della Chiesa, la conseguente formazione di nuove e numerose confessioni cristiane, che gradualmente vengono sospinte ad

una perdita sempre più estesa della vera fede nella Parola di Dio.




Il 666, indicato tre volte, cioè per 3, esprime l'anno 1998.




In questo periodo storico, la massoneria, aiutata da quella ecclesiastica, riuscirà nel suo grande intento: costruire un idolo da mettere al posto di Cristo e della sua Chiesa.

Un falso Cristo e una falsa Chiesa. Pertanto la statua costruita in onore della prima bestia, per essere adorata da tutti gli abitanti della terra e che segnerà del suo marchio tutti coloro che vorranno comprare o vendere è quella dell'Anticristo.
Siete così giunti al vertice della purificazione, della grande tribolazione e della apostasia.
L'apostasia sarà ormai generalizzata perché quasi tutti seguiranno il falso Cristo e la falsa Chiesa.



Allora sarà aperta la porta per la comparsa dell'uomo o della persona stessa dell'Anticristo!





Ecco, figli prediletti, perché vi ho voluto illuminare sulle pagine della Apocalisse, che si riferiscono ai tempi che vivete.

Per prepararvi con Me alla parte più dolorosa e decisiva della grande lotta che si sta combattendo fra la vostra Mamma Celeste e tutte le forze del male che si sono scatenate.



Coraggio! Siate forti, miei piccoli bambini. A voi tocca il compito, in questi difficili anni, di restare fedeli a Cristo ed alla sua Chiesa, sopportando ostilità, lotte e persecuzioni. Ma siete parte preziosa del piccolo gregge, che ha il compito di combattere e di vincere alla fine la

forza potente dell'Anticristo.
Tutti vi formo, vi difendo e vi benedico».

AMDG et DVM

lunedì 29 settembre 2014

Così parlano i Santi


 IL CELIBATO SACERDOTALE SEGNO DELLA CARITA’ DI CRISTO.
della Beata Teresa di Calcutta

Leggiamo nelle Scritture come Gesù venne a proclamare la Buona Novella che Dio ci ama. Oggi lui vuole che noi siamo quell'Amore. Gesù ha detto: “L'avete fatto a me ” (Mt 25,40). Ero affamato, nudo, forestiero e abbandonato e mi avete fatto queste cose. Io lo chiamo vangelo sulle cinque dita.
Tutti sono chiamati ad amare Dio con tutto il cuore, l'anima, l'intelligenza e le forze e, per amore di Dio, ad amare il proprio prossimo. La notte prima della sua morte Gesù ci ha dato due grandi doni: il dono di se stesso nell'Eucaristia e il dono del sacerdozio per continuare  la sua presenza viva nell'Eucaristia.
Senza sacerdoti non abbiamo Gesù.
Senza sacerdoti non abbiamo l'assoluzione.
Senza sacerdoti non possiamo ricevere la Santa Comunione.




Come il Padre ha preparato per suo Figlio una degna dimora nel Seno Innamorato di una Vergine, cosi è opportuno che un sacerdote si prepari a prendere il posto di Gesù, il Figlio di Dio, scegliendo liberamente il celibato sacerdotale.

Il matrimonio e la procreazione sono miracoli dell'amore di Dio per mezzo dei quali uomini e donne diventano suoi collaboratori nel portare una nuova vita al mondo. Gesù ha parlato però chiaramente di qualcosa persino più grande di questo quando ha detto che in cielo le persone non si sposano né vengono date in matrimonio, ma vivono come gli angeli nei cieli, e che ci sono alcuni che hanno rinunciato al matrimonio per amore del Regno di Dio.

Il celibato sacerdotale è il dono che prepara alla vita nei cieli. Gesù chiama i suoi sacerdoti a essere suoi collaboratori nella Chiesa, a riempire il cielo di figli di Dio.

“ Un giorno due giovani si presentarono alla nostra casa  e mi diedero una grande somma di denaro per nutrire il Popolo, perché a Calcutta, come sapete, noi sfamiamo ogni giorno molti poveri. Chiesi loro dove avessero preso tutto quel denaro, ed essi risposero: "Due giorni fa ci siamo sposati e prima del matrimonio abbiamo deciso che non avremmo acquistato gli abiti nuziali, che non avremmo dato un ricevimento di nozze, ma che invece vi avremmo dato quel denaro per sfamare i poveri". Era un gesto straordinario per degli Indù di ceto sociale elevato. Domandai allora: "Perché lo avete fatto?. Ed essi risposero:"Ci amavamo talmente che volevamo dividere la gioia di questo amore con le persone che voi servite" ”.

Per me questa bellissima storia di due persone che si amano rappresenta un segno vivo dell'unione di Gesù con i suoi sacerdoti. Qui il sacrificio non consiste nel denaro o in cose materiali, ma in un dono più alto e migliore, quello del celibato sacerdotale. Il dono più grande che una persona può offrire a Gesù il giorno in cui diventa sacerdote è un cuore verginale, un corpo verginale. Noi lo chiamiamo celibato sacerdotale. E’ come l'amore verginale di Cristo per la sua Chiesa, che i sacerdoti rappresentano. La Chiesa è il corpo di Cristo, è la sposa di Cristo.

Il celibato non è soltanto la nostra capacità di dare, ma ancor più la nostra capacità di accogliere il dono di Dio, la scelta di Dio. Meditate devotamente sul fatto che Lui, il Creatore dell'Universo, ha tempo per voi, Sue piccole creature.

Il celibato sacerdotale crea un vuoto che ci permette di ricevere l'altro dono meravigliosoche soltanto Gesù può offrire e regalare, il dono dell'amore divino. In primo luogo Gesù offre il prezioso dono di se stesso per un'amicizia con lui personale e fedele che dura tutta la vita, nella tenerezza e nell'amore. Nulla farà venire meno la sua fedeltà. Lui rimane fedele.

Cari collaboratori di Cristo, voi avete detto “Si” a Gesù e lui vi ha presi in parola. La parola di Dio è divenuta Gesù, il povero. Il vostro celibato sacerdotale è il terribile vuoto che sperimentate. Dio non può riempire ciò che è pieno. Può colmare soltanto il vuoto; la grande povertà e il vostro “ si ” segnano l'inizio dell'essere o del divenire vuoti. Non si tratta tanto di quanto effettivamente “ abbiamo ” da dare, ma di quanto siamo vuoti, in modo da poter ricevere pienamente nella nostra vita e di far si che Lui viva la sua vita in noi. Oggi lui vuole rivivere in voi la sua completa sottomissione al Padre; consentitegli di farlo. Non importa quello che provate, ma ciò che egli sente in voi. Distogliete lo sguardo da voi stessi e rallegratevi di non avere nulla, di non essere nulla, di non poter far nulla. Ogni qualvolta questa vostra nullità vi spaventa, fate un gran sorriso a Gesù. Questa è la povertà di Gesù. Voi e io dobbiamo far si che lui viva in noi e, attraverso di noi, nel mondo. Stringetevi alla Nostra Signora, perché anche lei, prima di diventare piena di grazia, piena di Gesù, ha dovuto attraversare questo buio. “ Com'è possibile? ”, ha chiesto. Ma nel momento in cui ha detto “ si ” ha sentito il bisogno di affrettarsi e di portare Gesù a Giovanni e alla sua famiglia. 

Continuate a donare Gesù alla gente non con le parole, ma col vostro esempio, con il vostro amore per lui, irradiando la sua santità e diffondendo la sua fragranza di amore ovunque andate. Fate si che la gioia di Gesù sia la vostra forza. Siate lieti e in pace, accettate tutto ciò che lui vi dona, e accogliete tutto ciò che lui prende con un gran sorriso. Voi appartenete a lui; diteglielo: “lo sono tuo ”, e se fossi tagliato a pezzi, ciascun pezzo non sarà altro che tuo. Fate si che Gesù sia in voi vittima e sacerdote.

Scegliendo liberamente il celibato sacerdotale, il sacerdote rinuncia alla paternità terrena per accogliere la partecipazione alla paternità di Dio.
Invece di diventare padre di uno o più figli sulla terra, egli adesso è in grado di amare tutti in Cristo. SI, Gesù chiama il suo sacerdote a portare l'amore tenero del Padre a tutti e a ciascun uomo. Per questo motivo la gente lo chiama “ Padre ”.

Il celibato sacerdotale non significa semplicemente non sposarsi. non avere una famiglia. Rappresenta l’amore indiviso per Cristo nella castità; nulla e nessuno mi separerà dall'amore di Cristo. Non si tratta soltanto di una lista di no, si tratta di amore. E’ libertà di amare e di essere tutto per tutti gli uomini. Per questo abbiamo bisogno della libertà, della povertà e della semplicità di vita. Gesù avrebbe potuto avere tutto, ma scelse di non avere nulla. Anche noi dobbiamo scegliere di non avere e di non godere di certi lussi. Perché meno abbiamo per noi stessi, più Gesù può donarci, e più abbiamo per noi stessi, meno Gesù può donarci. Quali sacerdoti, dovete essere capaci di provare la gioia di questa libertà, di non aver nulla, di non avere nessuno; allora potrete amare Cristo con amore indiviso nella castità. Ecco perché quando un sacerdote è completamente libero di amare Cristo, l'opera che compie nell'obbedienza è il suo amore per Cristo in azione. Il preziosissimo Sangue è nelle sue mani, può spezzare il Pane di Vita e darlo a quanti hanno fame di Dio.

Tutti coloro che sono chiamati a seguire Gesù nel celibato sacerdotale e a condividere il suo sacerdozio, preghino e chiedano il coraggio di donare... “ di donare fino al dolore”. Questa donazione rappresenta il vero amore in azione e possiamo operarla soltanto quando siamo una cosa sola con Lui, perché soltanto in lui, con lui e attraverso di lui, Gesù potrà fare grandi cose, ancora più grandi di quelle che ha già fatto.

Non ci sono paragoni per la vocazione del sacerdote. E’ come un sostituire Gesù sull'altare, nel confessionale e in tutti gli altri sacramenti in cui egli usa il pronome “ Io ”, come Gesù. Pensate come il sacerdote deve essere una sola cosa con Gesù perché Lui lo usi al suo posto, nel suo nome, per pronunciare le sue parole, per compiere le sue azioni, per cancellare i peccati, per trasformare il semplice pane e vino nel Pane di Vita del suo Corpo e nel suo Sangue. Solo nel silenzio del suo cuore egli può ascoltare la parola di Dio e dalla pienezza del suo cuore può pronunciare queste parole: “Io ti assolvo” e “Questo è il mio Corpo”. 

Come deve essere pura la bocca del sacerdote e come deve essere puro il suo cuore perché egli possa pronunciare le parole: “ Questo è il mio Corpo” e trasformare il pane nel Gesù vivente. Come devono essere pure le mani del sacerdote, come deve essere completa l'identificazione con le mani di Gesù, se in esse, quando egli alza quelle mani, c'è il Preziosissimo Sangue di Gesù. Un peccatore si viene a confessare oppresso dal peccato, e quando lascia il confessionale è un peccatore senza peccato. Quanto deve essere puro e sacro un sacerdote per rimettere i peccati e pronunciare le parole: “ lo ti assolvo ”! Per me il sacerdozio è la sacralità, la santità per cui Cristo è venuto sulla terra e si è fatto uomo per vivere l'amore e la compassione di suo Padre, e per cancellare il peccato.

 Abbiamo un meraviglioso esempio di questo nell'esperienza della nostra gente.

“ La suora trovò un uomo e fece per lui tutto ciò che l'amore può fare per un uomo chiuso in se stesso per tanti anni. Per due giorni lui non parlò. Il secondo giorno disse: “Lei ha portato Dio nella mia vita, mi porti anche un Padre". Così la suora gli portò un sacerdote e lui si confessò dopo sessant'anni. Il giorno successivo mori ”.

Ecco cos'è il sacerdote; il “vincolo di unione” tra l'uomo e Dio, proprio come Gesù, per cancellare il peccato. Dio entra nella vita dell'uomo, ma il perdono per i suoi peccati deve avvenire attraverso il sacerdote per ristabilire pienamente il rapporto con Dio.

E’ stato un miracolo di grazia quello che è avvenuto nell'uomo che si era allontanato da Gesù per tanti anni, e lui lo ha espresso in modo bellissimo: “ Lei ha portato Dio nella mia vita... mi porti anche un Padre ”. Quella relazione, quella misericordia, quella cancellazione dei suoi peccati, gli sono venute grazie alle mani del sacerdote e alle parole del sacerdote.

Il sacerdote deve anche proclamare Cristo. E non può proclarmarlo se il suo cuore non è pieno di Dio; e Dio è amore. Ecco perché ha bisogno di ascoltare la voce di Dio nel silenzio del suo cuore, perché soltanto allora, dalla pienezza del suo cuore, egli può pronunciare la parola di Dio.

Voi, quali sacerdoti di Dio, siete i suoi strumenti vivi, e quindi dovete sempre consentirgli di fare di voi esattamente ciò che vuole per la gloria del Padre. Lo stesso Spirito vi inviterà a vivere un'unione sempre più stretta con Gesù, nel cuore, nella mente e nell'azione, affinché tutto ciò che farete e direte sia per lui, con lui e verso di lui. Ed egli è tutt'uno col Padre, così voi dovete essere tutt'uno con Gesù. Come voi siete stati sigillati col suo sacerdozio, cosi lui deve essere colui che vive questo sacerdozio dentro di voi. Nulla e nessuno deve separarvi da Gesù, cosi che possiate dire con san Paolo: “ Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me ”.

Cristo si è fatto Pane di Vita per soddisfare la nostra fame per il suo amore, e diventa affamato cosi che noi possiamo soddisfare la sua fame per il nostro amore. Quando san Paolo stava andando a distruggere i cristiani di Damasco, fu gettato a terra e udì la voce: “ Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? ”. E Paolo chiese: “ Chi sei tu, Signore? ”. Cristo non ha menzionato i cristiani di Damasco: è la stessa cosa. “ Quello che farai al più piccolo dei miei fratelli l'hai fatto a me ”. 
Se nel mio nome tu offri un bicchier d'acqua, lo hai dato a me. Se nel mio nome ricevi un bambino, ricevi me. E ha fatto anche si che questa fosse una condizione per cui al momento della morte saremo giudicati su quello che siamo stati e su quel che abbiamo fatto. Egli fa di se stesso l'affamato, l'ignudo, il forestiero, l'ammalato, l'abbandonato, il rifiutato, il reietto, e dice: “ Ero affamato e mi avete dato da mangiare ”. Non avevo fame solo di pane, avevo fame di amore. Ero nudo non solo di un capo di vestiario, ma ero nudo dell'umana dignità di un figlio di Dio. Ero un senzatetto bisognoso non solo di una casa fatta di mattoni, ero forestiero, reietto, abbandonato, senza amore, uno scarto della società, e voi mi avete fatto questo. 

Gesù nell'Eucaristia diventa Pane di Vita per soddisfare la nostra fame di Dio, perché tutti siamo stati creati per amare e per essere amati. E quel che Gesù vuole è molto chiaro, perché come facciamo ad amare Dio? Dov'è Dio? Dio è in ogni luogo. Come amiamo Dio? Perciò ci offre la possibilità di fare agli altri quello che vorrebbe noi facessimo a lui. Far diventare il suo amore per lui un’azione viva. 
Per questo quindi ogni vocazione sacerdotale non è semplicemente fare questo o quello; un sacerdote è stato creato per essere totalmente ‑ corpo, mente, cuore, ogni fibra dei suo essere, ogni fibra della sua anima ‑ di Dio, perché Lui lo ha chiamato per nome. 
Un sacerdote per Lui è molto prezioso, un sacerdote è amato teneramente da Dio, da Gesù che lo ha scelto perché sia il “secondo se stesso” ‑ E l'opera che è stata affidata al sacerdote è soltanto un mezzo per mettere in azione viva il suo tenero amore per Dio.

Quindi il lavoro che egli compie è sacro. E questo impegno deve sempre portare a Dio non soltanto se stesso, ma deve essere in grado di condurre le anime a Dio. Ecco perché Gesù ha detto: “Lasciate che vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre”.

Voi dovete essere la radiosità di Gesù stesso. Il vostro sguardo deve essere il suo, le vostre parole le sue. La gente non cerca i vostri talenti, ma Dio in voi. Conducetela a Dio, mai verso voi stessi. Se non la conducete a Dio significa che cercate voi stessi e la gente vi amerà soltanto per voi, non perché le ricorderete Gesù. 
Il vostro desiderio deve essere di “ offrire soltanto Gesù ” nel vostro ministero, piuttosto che voi stessi. Ricordate che soltanto la vostra comunione con Gesù porta alla comunicazione di Gesù. Come Gesù era strettamente unito al Padre tanto da essere il suo splendore e la sua immagine, cosi, con la vostra unione con Gesù, voi diventate la sua radiosità, una trasparenza di Cristo, affinché quelli che vi hanno visto in certo qual modo avranno visto lui.

Per poter essere veramente sacerdoti secondo il Cuore di Gesù avete bisogno di pregare molto e di tanta penitenza. Un sacerdote ha bisogno di unire il proprio sacrificio al sacrificio di Cristo se vuole veramente essere una cosa sola con lui sull'altare.
Quando Sua Santità Paolo VI è morto ho ricevuto una telefonata da Londra nella quale mi si chiedeva cosa pensavo della morte del Santo Padre e io ho detto: “ Era santo, era un padre amorevole. Amava molto i bambini e i poveri e aveva un amore speciale per i Missionari della Carità. E’ tornato alla casa di Dio e adesso noi possiamo pregarlo ”. Ciò che ho detto del Santo Padre era vero perché, quando stava per morire, il Segretario celebrò la Messa accanto al suo letto.
Lui ebbe un attacco di cuore proprio al momento della consacrazione. Collegate questo fatto a quanto egli aveva detto l'anno precedente, quando qualcuno gli disse che stava soffrendo troppo, che stava continuando la Passione di Cristo, che stava soffrendo soprattutto per quello che accadeva all'interno della Chiesa, a causa di vescovi, sacerdoti e religiosi che lasciavano la Chiesa. Il Santo Padre non si mise a discutere o a spiegare, ma disse una frase breve e chiara: “Sto soltanto vivendo la mia Messa”.

Con la vostra vita impregnata di Eucaristia, l'amore di Dio in Gesù", nascosto dietro le umili sembianze del pane e del vino, può essere vissuto in tutta la sua grandezza e bellezza nei più piccoli eventi della vita quotidiana. Dovete continuare la vostra Messa oltre la sua celebrazione quotidiana durante la liturgia, con la vostra fedeltà alle piccole cose che momento per momento segnano la vostra vita. Come le gocce d'olio che alimentano la lampada che brucia continuamente accanto a Gesù vivo nel tabernacolo, la vostra vita deve proseguire come un’estensione viva dell'Eucaristia che offrite. Con questo Pane voi dovete essere spezzati per molti, con questo calice la vostra vita deve essere versata. La carità è amore in azione.
Oggi molti sacerdoti sono sempre più impegnati in opere sociali e nello sviluppo sociale trascurando le opere del loro sacerdozio. Ma ci sono molte persone che si potrebbero impegnare al loro posto in tanti settori.

In un sacerdote, la gente ha bisogno di trovare un autentico uomo del sacro che la conduca a Dio, che le porti Gesù.
Non ha bisogno di un sacerdote che compia opere sociali. Molte brave persone possono farlo mille volte meglio e non è affatto giusto che noi ci appropriamo di attività che altri possono svolgere in modo più efficace.

Nessuno può compiere quell'opera sacerdotale che siete chiamati ad assolvere; soltanto voi in quanto Suoi sacerdoti potete farlo. Perciò non sostituite altri impegni, per quanto belli possano essere, a quello del vostro sacerdozio. I preti devono essere esclusivamente tali!

I Padri Missionari della Carità, fondati nell'ottobre del 1984, uniscono la grandezza e il potere del sacerdozio al carisma loro proprio, e in tal modo la testimonianza della verità del vangelo viene predicata ai poveri.
Penso che molti, moltissimi sacerdoti siano chiamati, anche senza comprenderlo, a donarsi totalmente al Signore. Si, il mondo ha una grande necessità di Sacerdoti, Sacerdoti Santi,del celibato sacerdotale, perché il mondo ha bisogno di Cristo. Dubitare del valore dei sacerdozio di una persona e del celibato sacerdotale di una persona nel mondo d'oggi significa dubitare dell'autentico valore di Cristo e della sua missione, perché essi sono una cosa sola. La missione di Cristo è la nostra missione.

E’ inconcepibile che noi possiamo allontanarci da Dio Onnipotente per chinarci verso una creatura per quanto buona possa essere. Gesù non è l'unico che può colmarvi fino all'orlo dell'amore di Dio? Non sorprende quindi che le coppie sposate interpellino la Chiesa. Nella Chiesa cattolica il divorzio non esiste e mai potrà esistere.
Perché la Chiesa non può concedere il divorzio a due coniugi e invece un prete può lasciare il suo sacerdozio? Un sacerdote può ottenere una dispensa, ma nessuno potrà mai privarlo del suo sacerdozio. Una volta sacerdote, resta sacerdote per sempre. Anche all'inferno egli rimane un sacerdote. La Chiesa tuttavia può legittimamente e opportunamente privarlo dell'esercizio dei suoi poteri sacerdotali.

Maria Madre dei Sacerdoti

Contemplate la nostra Beata Signora, la Madre di Gesù che sta ai piedi della Croce di suo Figlio, nostro unico Sommo Sacerdote e accanto a Lei san Giovanni l'apostolo e sacerdote prediletto. Gesù ha detto a Lei: “Donna, ecco tuo figlio ” e a lui: “ Figlio, ecco tua madre ”.

Nessuno avrebbe potuto essere miglior sacerdote della Vergine Madre di Dio, perché lei potrebbe veramente dire senza difficoltà: “ Questo è il mio Corpo... questo è il mio Sangue ”, in quanto è stato realmente il suo corpo e il suo sangue che lei ha donato a Gesù. Eppure resta soltanto la Serva del Signore, cosicché voi e io possiamo sempre guardare a lei come nostra Madre. E lei è una di noi, ‑ cosicché possiamo sempre chiedere a lei, rivolgerci a lei ed essere una cosa sola con lei.

Naturalmente questo è il motivo per cui è stata lasciata sulla terra, per fondare la Chiesa, per confermare il sacerdozio degli Apostoli, per far loro da Madre finché la Chiesa, la giovane Chiesa non fosse formata. Lei era lì. Perché, come aveva aiutato Gesù a crescere, così potesse aiutare a crescere anche la Chiesa degli inizi. E’ stata lasciata sulla terra per molti anni dopo che Gesù era asceso al cielo, perché fosse lei a contribuire a plasmare la Chiesa. E’ lei che aiuta a formare ogni sacerdote. Nessuno può rivolgersi a Nostra Signora meglio di un sacerdote. Posso immaginare che lei abbia avuto, e abbia ancora, un amore molto tenero e anche una protezione speciale per ogni sacerdote, se solo egli Le si rivolge.

Com'è bello quindi vedere questa somiglianza con Maria! Noi abbiamo bisogno di Lei! Preghiamola, affinché possa ottenere per noi quel grande e splendido dono che è il celibato sacerdotale, il segno della carità di Cristo. A questo Dio vi chiama quando vi chiama per nome, se Lui vi ha scelti per essere suoi veri sacerdoti, se ha deciso di abbracciarvi con tenerezza e amore. Non abbiate paura, seguitelo.

Lei vi aiuterà, vi guiderà, vi amerà, affinché voi come sacerdoti possiate rendere la presenza di Gesù sempre più reale nel mondo di oggi.

Mettete la vostra mano in quella di Maria e chiedetele di condurvi a Gesù. Quando Gesù è venuto nella sua vita, lei si è affrettata a portarlo agli altri. 
Voi, suoi sacerdoti, affrettatevi con lei a portare Gesù agli altri. Ma ricordatevi: non potete dare ciò che non avete. Per poter donare, avete bisogno di vivere l'unione con Cristo, e lui è li, nel tabernacolo dove lo avete posto. Fate il proposito, appena iniziate la giornata, di fare di Gesù il centro della vostra vita. Durante il giorno imparate a fare del vostro lavoro una preghiera: lavoro con Gesù, lavoro per Gesù. State sempre vicini a Maria.

Chiedetele di donarvi il suo cuore così bello, cosi puro, così immacolato, il suo cuore tanto pieno di amore e di umiltà, affinché possiate ricevere Gesù e donarlo agli altri nel Pane della Vita. Amate Gesù come lei lo ha amato e servitelo nei dolorosi panni dei poveri, perché leggiamo nella Bibbia che uno dei segni che Gesù era il salvatore atteso era che il vangelo veniva predicato ai poveri.


AVE AVE AVE MARIA!

Sua Santità Giovanni Paolo II. Breve Biografia

 
Sua Santità Giovanni Paolo II
Breve Biografia
[Aggiornamento: 30.06.2005]


Karol Józef Wojtyła, divenuto Giovanni Paolo II con la sua elezione alla Sede Apostolica il 16 ottobre 1978, nacque a Wadowice, città a 50 km da Kraków (Polonia), il 18 maggio 1920. Era l’ultimo dei tre figli di Karol Wojtyła e di Emilia Kaczorowska, che morì nel 1929. Suo fratello maggiore Edmund, medico, morì nel 1932 e suo padre, sottufficiale dell’esercito, nel 1941. La sorella, Olga, era morta prima che lui nascesse.

Fu battezzato il 20 giugno 1920 nella Chiesa parrocchiale di Wadowice dal sacerdote Franciszek Zak; a 9 anni ricevette la Prima Comunione e a 18 anni il sacramento della Cresima. Terminati gli studi nella scuola superiore Marcin Wadowita di Wadowice, nel 1938 si iscrisse all’Università Jagellónica di Cracovia.

Quando le forze di occupazione naziste chiusero l’Università nel 1939, il giovane Karol lavorò (1940-1944) in una cava ed, in seguito, nella fabbrica chimica Solvay per potersi guadagnare da vivere ed evitare la deportazione in Germania.

A partire dal 1942, sentendosi chiamato al sacerdozio, frequentò i corsi di formazione del seminario maggiore clandestino di Cracovia, diretto dall’Arcivescovo di Cracovia, il Cardinale Adam Stefan Sapieha. Nel contempo, fu uno dei promotori del "Teatro Rapsodico", anch’esso clandestino.

Dopo la guerra, continuò i suoi studi nel seminario maggiore di Cracovia, nuovamente aperto, e nella Facoltà di Teologia dell’Università Jagellónica, fino alla sua ordinazione sacerdotale avvenuta a Cracovia il 1̊ novembre 1946, per le mani dell’Arcivescovo Sapieha.

Successivamente fu inviato a Roma, dove , sotto la guida del domenicano francese P. Garrigou-Lagrange, conseguì nel 1948 il dottorato in teologia, con una tesi sul tema della fede nelle opere di San Giovanni della Croce (Doctrina de fide apud Sanctum Ioannem a Cruce). In quel periodo, durante le sue vacanze, esercitò il ministero pastorale tra gli emigranti polacchi in Francia, Belgio e Olanda.

Nel 1948 ritornò in Polonia e fu coadiutore dapprima nella parrocchia di Niegowić, vicino a Cracovia, e poi in quella di San Floriano, in città. Fu cappellano degli universitari fino al 1951, quando riprese i suoi studi filosofici e teologici. Nel 1953 presentò all’Università cattolica di Lublino la tesi: "Valutazione della possibilità di fondare un'etica cristiana a partire dal sistema etico di Max Scheler". Più tardi, divenne professore di Teologia Morale ed Etica nel seminario maggiore di Cracovia e nella Facoltà di Teologia di Lublino.

Il 4 luglio 1958, il Papa Pio XII lo nominò Vescovo titolare di Ombi e Ausiliare di Cracovia. Ricevette l’ordinazione episcopale il 28 settembre 1958 nella cattedrale del Wawel (Cracovia), dalle mani dell’Arcivescovo Eugeniusz Baziak.

Il 13 gennaio 1964 fu nominato Arcivescovo di Cracovia da Papa Paolo VI, che lo creò e pubblicò Cardinale nel Concistoro del 26 giugno 1967, del Titolo di S. Cesareo in Palatio, Diaconia elevata pro illa vice a Titolo Presbiterale.

Partecipò al Concilio Vaticano II (1962-1965) con un contributo importante nell’elaborazione della costituzione Gaudium et spes. Il Cardinale Wojtyła prese parte anche alle 5 assemblee del Sinodo dei Vescovi anteriori al suo Pontificato.

I Cardinali, riuniti in Conclave, lo elessero Papa il 16 ottobre 1978. Prese il nome di Giovanni Paolo II e il 22 ottobre iniziò solennemente il ministero Petrino, quale 263° successore dell’Apostolo. Il suo pontificato è stato uno dei più lunghi della storia della Chiesa ed è durato quasi 27 anni.

Giovanni Paolo II ha esercitato il suo ministero con instancabile spirito missionario, dedicando tutte le sue energie sospinto dalla sollecitudine pastorale per tutte le Chiese e dalla carità aperta all’umanità intera. I suoi viaggi apostolici nel mondo sono stati 104. In Italia ha compiuto 146 visite pastorali. Come Vescovo di Roma, ha visitato 317 parrocchie (su un totale di 333).

Più di ogni Predecessore ha incontrato il Popolo di Dio e i Responsabili delle Nazioni: alle Udienze Generali del mercoledì (1166 nel corso del Pontificato) hanno partecipato più di 17 milioni e 600 mila pellegrini, senza contare tutte le altre udienze speciali e le cerimonie religiose [più di 8 milioni di pellegrini solo nel corso del Grande Giubileo dell’anno 2000], nonché i milioni di fedeli incontrati nel corso delle visite pastorali in Italia e nel mondo. Numerose anche le personalità governative ricevute in udienza: basti ricordare le 38 visite ufficiali e le altre 738 udienze o incontri con Capi di Stato, come pure le 246 udienze e incontri con Primi Ministri.

Il suo amore per i giovani lo ha spinto ad iniziare, nel 1985, le Giornate Mondiali della Gioventù. Le 19 edizioni della GMG che si sono tenute nel corso del suo Pontificato hanno visto riuniti milioni di giovani in varie parti del mondo. Allo stesso modo la sua attenzione per la famiglia si è espressa con gli Incontri mondiali delle Famiglie da lui iniziati a partire dal 1994.

Giovanni Paolo II ha promosso con successo il dialogo con gli ebrei e con i rappresentati delle altre religioni, convocandoli in diversi Incontri di Preghiera per la Pace, specialmente in Assisi.

Sotto la sua guida la Chiesa si è avvicinata al terzo millennio e ha celebrato il Grande Giubileo del 2000, secondo le linee indicate con la Lettera apostolica Tertio millennio adveniente. Essa poi si è affacciata al nuovo evo, ricevendone indicazioni nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte, nella quale si mostrava ai fedeli il cammino del tempo futuro.

Con l’Anno della Redenzione, l’Anno Mariano e l’Anno dell’Eucaristia, Giovanni Paolo II ha promosso il rinnovamento spirituale della Chiesa.

Ha dato un impulso straordinario alle canonizzazioni e beatificazioni, per mostrare innumerevoli esempi della santità di oggi, che fossero di incitamento agli uomini del nostro tempo: ha celebrato 147 cerimonie di beatificazione - nelle quali ha proclamato 1338 beati - e 51 canonizzazioni, per un totale di 482 santi. Ha proclamato Dottore della Chiesa santa Teresa di Gesù Bambino.

Ha notevolmente allargato il Collegio dei Cardinali, creandone 231 in 9 Concistori (più 1 in pectore, che però non è stato pubblicato prima della sua morte). Ha convocato anche 6 riunioni plenarie del Collegio Cardinalizio.

Ha presieduto 15 assemblee del Sinodo dei Vescovi: 6 generali ordinarie (1980, 1983, 1987, 1990; 1994 e 2001), 1 assemblea generale straordinaria (1985) e 8 assemblee speciali (1980, 1991, 1994, 1995, 1997, 1998 [2] e 1999).

Tra i suoi documenti principali si annoverano 14 Lettere encicliche, 15 Esortazioni apostoliche, 11 Costituzioni apostoliche e 45 Lettere apostoliche.

Ha promulgato il Catechismo della Chiesa cattolica, alla luce della Tradizione, autorevolmente interpretata dal Concilio Vaticano II. Ha riformato i Codici di diritto Canonico Occidentale e Orientale, ha creato nuove Istituzioni e riordinato la Curia Romana.

A Papa Giovanni Paolo II, come privato Dottore, si ascrivono anche 5 libri: “Varcare la soglia della speranza” (ottobre 1994); "Dono e mistero: nel cinquantesimo anniversario del mio sacerdozio" (novembre 1996); “Trittico romano”, meditazioni in forma di poesia (marzo 2003); “Alzatevi, andiamo!” (maggio 2004) e “Memoria e Identità” (febbraio 2005).

Giovanni Paolo II è morto in Vaticano il 2 aprile 2005, alle ore 21.37, mentre volgeva al termine il sabato e si era già entrati nel giorno del Signore, Ottava di Pasqua e Domenica della Divina Misericordia.

Da quella sera e fino all’8 aprile, quando hanno avuto luogo le Esequie del defunto Pontefice, più di tre milioni di pellegrini sono confluiti a Roma per rendere omaggio alla salma del Papa, attendendo in fila anche fino a 24 ore per poter accedere alla Basilica di San Pietro.

Il 28 aprile successivo, il Santo Padre Benedetto XVI ha concesso la dispensa dal tempo di cinque anni di attesa dopo la morte, per l’inizio della Causa di beatificazione e canonizzazione di Giovanni Paolo II. La Causa è stata aperta ufficialmente il 28 giugno 2005 dal Cardinale Camillo Ruini, Vicario Generale per la diocesi di Roma.


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