martedì 16 aprile 2013

Gog e Magog



Gran parte di ciò che sta per succedere sarà difficile e doloroso, a causa della divisione del mondo provocata da Gog e Magog che dividerà le famiglie in due. 

Il male astuto e i piani ingannevoli ideati dal falso profeta e dall’anticristo, saranno il più grande inganno da quando i Farisei respinsero mio Figlio. 

Quando essi, i Farisei, negarono Mio Figlio, impedirono che la Verità venisse data ai figli di Dio. Ciò ridusse il numero dei seguaci di Mio Figlio, durante la sua permanenza sulla terra, e impedì loro di diventare Cristiani. 

Lo stesso sarà vero per questi due personaggi che mostreranno 
un’immagine di bontà, ma che porteranno molti dei figli di Dio fuori strada. 

Essi renderanno molte persone cieche riguardo alla Verità, poiché i cambiamenti radicali che essi causeranno durante il loro regno, allontaneranno la gente dalle Leggi di Dio.




Dignus est Agnus







OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI


OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
Piazza San Pietro
Giovedì, 11 ottobre 2012

Venerati Fratelli,
cari fratelli e sorelle!


Con grande gioia oggi, a 50 anni dall’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, diamo inizio all’Anno della fede. Sono lieto di rivolgere il mio saluto a tutti voi, in particolare a Sua Santità Bartolomeo I, Patriarca di Costantinopoli, e a Sua Grazia Rowan Williams, Arcivescovo di Canterbury. Un pensiero speciale ai Patriarchi e agli Arcivescovi Maggiori delle Chiese Orientali Cattoliche, e ai Presidenti delle Conferenze Episcopali. Per fare memoria del Concilio, che alcuni di noi qui presenti – che saluto con particolare affetto - hanno avuto la grazia di vivere in prima persona, questa celebrazione è stata arricchita di alcuni segni specifici: la processione iniziale, che ha voluto richiamare quella memorabile dei Padri conciliari quando entrarono solennemente in questa Basilica; l’intronizzazione dell’Evangeliario, copia di quello utilizzato durante il Concilio; la consegna dei sette Messaggi finali del Concilio e quella del Catechismo della Chiesa Cattolica, che farò al termine, prima della Benedizione. Questi segni non ci fanno solo ricordare, ma ci offrono anche la prospettiva per andare oltre la commemorazione. Ci invitano ad entrare più profondamente nel movimento spirituale che ha caratterizzato il Vaticano II, per farlo nostro e portarlo avanti nel suo vero senso. E questo senso è stato ed è tuttora la fede in Cristo, la fede apostolica, animata dalla spinta interiore a comunicare Cristo ad ogni uomo e a tutti gli uomini nel pellegrinare della Chiesa sulle vie della storia.

L’Anno della fede che oggi inauguriamo è legato coerentemente a tutto il cammino della Chiesa negli ultimi 50 anni: dal Concilio, attraverso il Magistero del Servo di Dio Paolo VI, il quale indisse un «Anno della fede» nel 1967, fino al Grande Giubileo del 2000, con il quale il Beato Giovanni Paolo II ha riproposto all’intera umanità Gesù Cristo quale unico Salvatore, ieri, oggi e sempre. Tra questi due Pontefici, Paolo VI e Giovanni Paolo II, c’è stata una profonda e piena convergenza proprio su Cristo quale centro del cosmo e della storia, e sull’ansia apostolica di annunciarlo al mondo. Gesù è il centro della fede cristiana. Il cristiano crede in Dio mediante Gesù Cristo, che ne ha rivelato il volto. Egli è il compimento delle Scritture e il loro interprete definitivo. Gesù Cristo non è soltanto oggetto della fede, ma, come dice la Lettera agli Ebrei, è «colui che dà origine alla fede e la porta a compimento» (12,2).

Il Vangelo di oggi ci dice che Gesù Cristo, consacrato dal Padre nello Spirito Santo, è il vero e perenne soggetto dell’evangelizzazione. «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio» (Lc 4,18). Questa missione di Cristo, questo suo movimento continua nello spazio e nel tempo, attraversa i secoli e i continenti. E’ un movimento che parte dal Padre e, con la forza dello Spirito, va a portare il lieto annuncio ai poveri di ogni tempo – poveri in senso materiale e spirituale. La Chiesa è lo strumento primo e necessario di questa opera di Cristo, perché è a Lui unita come il corpo al capo. «Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi» (Gv 20,21). Così disse il Risorto ai discepoli, e soffiando su di loro aggiunse: «Ricevete lo Spirito Santo» (v. 22). E’ Dio il principale soggetto dell’evangelizzazione del mondo, mediante Gesù Cristo; ma Cristo stesso ha voluto trasmettere alla Chiesa la propria missione, e lo ha fatto e continua a farlo sino alla fine dei tempi infondendo lo Spirito Santo nei discepoli, quello stesso Spirito che si posò su di Lui e rimase in Lui per tutta la vita terrena, dandogli la forza di «proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista», di «rimettere in libertà gli oppressi» e di «proclamare l’anno di grazia del Signore» (Lc 4,18-19).

Il Concilio Vaticano II non ha voluto mettere a tema la fede in un documento specifico. E tuttavia, esso è stato interamente animato dalla consapevolezza e dal desiderio di doversi, per così dire, immergere nuovamente nel mistero cristiano, per poterlo riproporre efficacemente all’uomo contemporaneo. Al riguardo, così si esprimeva il Servo di Dio Paolo VI due anni dopo la conclusione dell’Assise conciliare: «Se il Concilio non tratta espressamente della fede, ne parla ad ogni pagina, ne riconosce il carattere vitale e soprannaturale, la suppone integra e forte, e costruisce su di essa le sue dottrine. Basterebbe ricordare [alcune] affermazioni conciliari (…) per rendersi conto dell’essenziale importanza che il Concilio, coerente con la tradizione dottrinale della Chiesa, attribuisce alla fede, alla vera fede, quella che ha per sorgente Cristo e per canale il magistero della Chiesa» (Catechesi nell’Udienza generale dell’8 marzo 1967). CosìPaolo VI nel '67.

Ma dobbiamo ora risalire a colui che convocò il Concilio Vaticano II e che lo inaugurò: il Beato Giovanni XXIII. NelDiscorso di apertura, egli presentò il fine principale del Concilio in questi termini: «Questo massimamente riguarda il Concilio Ecumenico: che il sacro deposito della dottrina cristiana sia custodito ed insegnato in forma più efficace. (…) Lo scopo principale di questo Concilio non è, quindi, la discussione di questo o quel tema della dottrina… Per questo non occorreva un Concilio… E’ necessario che questa dottrina certa ed immutabile, che deve essere fedelmente rispettata, sia approfondita e presentata in modo che risponda alle esigenze del nostro tempo» (AAS54 [1962], 790.791-792). Così Papa Giovanni nell'inaugurazione del Concilio.

Alla luce di queste parole, si comprende quello che io stesso allora ho avuto modo di sperimentare: durante il Concilio vi era una tensione commovente nei confronti del comune compito di far risplendere la verità e la bellezza della fede nell’oggi del nostro tempo, senza sacrificarla alle esigenze del presente né tenerla legata al passato: nella fede risuona l’eterno presente di Dio, che trascende il tempo e tuttavia può essere accolto da noi solamente nel nostro irripetibile oggi. Perciò ritengo che la cosa più importante, specialmente in una ricorrenza significativa come l’attuale, sia ravvivare in tutta la Chiesa quella positiva tensione, quell’anelito a riannunciare Cristo all’uomo contemporaneo. Ma affinché questa spinta interiore alla nuova evangelizzazione non rimanga soltanto ideale e non pecchi di confusione, occorre che essa si appoggi ad una base concreta e precisa, e questa base sono i documenti del Concilio Vaticano II, nei quali essa ha trovato espressione. Per questo ho più volte insistito sulla necessità di ritornare, per così dire, alla «lettera» del Concilio – cioè ai suoi testi – per trovarne l’autentico spirito, e ho ripetuto che la vera eredità del Vaticano II si trova in essi. Il riferimento ai documenti mette al riparo dagli estremi di nostalgie anacronistiche e di corse in avanti, e consente di cogliere la novità nella continuità. Il Concilio non ha escogitato nulla di nuovo come materia di fede, né ha voluto sostituire quanto è antico. Piuttosto si è preoccupato di far sì che la medesima fede continui ad essere vissuta nell’oggi, continui ad essere una fede viva in un mondo in cambiamento.

Se ci poniamo in sintonia con l’impostazione autentica, che il Beato Giovanni XXIII volle dare al Vaticano II, noi potremo attualizzarla lungo questo Anno della fede, all’interno dell’unico cammino della Chiesa che continuamente vuole approfondire il bagaglio della fede che Cristo le ha affidato. I Padri conciliari volevano ripresentare la fede in modo efficace; e se si aprirono con fiducia al dialogo con il mondo moderno è proprio perché erano sicuri della loro fede, della salda roccia su cui poggiavano. Invece, negli anni seguenti, molti hanno accolto senza discernimento la mentalità dominante, mettendo in discussione le basi stesse del depositum fidei, che purtroppo non sentivano più come proprie nella loro verità.

Se oggi la Chiesa propone un nuovo Anno della fede e la nuova evangelizzazione, non è per onorare una ricorrenza, ma perché ce n’è bisogno, ancor più che 50 anni fa! E la risposta da dare a questo bisogno è la stessa voluta dai Papi e dai Padri del Concilio e contenuta nei suoi documenti. Anche l’iniziativa di creare un Pontificio Consiglio destinato alla promozione della nuova evangelizzazione, che ringrazio dello speciale impegno per l’Anno della fede, rientra in questa prospettiva. In questi decenni è avanzata una «desertificazione» spirituale. Che cosa significasse una vita, un mondo senza Dio, al tempo del Concilio lo si poteva già sapere da alcune pagine tragiche della storia, ma ora purtroppo lo vediamo ogni giorno intorno a noi. E’ il vuoto che si è diffuso. Ma è proprio a partire dall’esperienza di questo deserto, da questo vuoto che possiamo nuovamente scoprire la gioia di credere, la sua importanza vitale per noi uomini e donne. Nel deserto si riscopre il valore di ciò che è essenziale per vivere; così nel mondo contemporaneo sono innumerevoli i segni, spesso espressi in forma implicita o negativa, della sete di Dio, del senso ultimo della vita. E nel deserto c’è bisogno soprattutto di persone di fede che, con la loro stessa vita, indicano la via verso la Terra promessa e così tengono desta la speranza. La fede vissuta apre il cuore alla Grazia di Dio che libera dal pessimismo. Oggi più che mai evangelizzare vuol dire testimoniare una vita nuova, trasformata da Dio, e così indicare la strada. La prima Lettura ci ha parlato della sapienza del viaggiatore (cfr Sir34,9-13): il viaggio è metafora della vita, e il sapiente viaggiatore è colui che ha appreso l’arte di vivere e la può condividere con i fratelli – come avviene ai pellegrini lungo il Cammino di Santiago, o sulle altre Vie che non a caso sono tornate in auge in questi anni. Come mai tante persone oggi sentono il bisogno di fare questi cammini? Non è forse perché qui trovano, o almeno intuiscono il senso del nostro essere al mondo? Ecco allora come possiamo raffigurare questo Anno della fede: un pellegrinaggio nei deserti del mondo contemporaneo, in cui portare con sé solo ciò che è essenziale: non bastone, né sacca, né pane, né denaro, non due tuniche – come dice il Signore agli Apostoli inviandoli in missione (cfr Lc 9,3), ma il Vangelo e la fede della Chiesa, di cui i documenti delConcilio Ecumenico Vaticano II sono luminosa espressione, come pure lo è il Catechismo della Chiesa Cattolica, pubblicato 20 anni or sono.

Venerati e cari Fratelli, l’11 ottobre 1962 si celebrava la festa di Maria Santissima Madre di Dio. A Lei affidiamo l’Anno della fede, come ho fatto una settimana fa recandomi pellegrino a Loreto. La Vergine Maria brilli sempre come stella sul cammino della nuova evangelizzazione. Ci aiuti a mettere in pratica l’esortazione dell’apostolo Paolo: «La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. Con ogni sapienza istruitevi e ammonitevi a vicenda… E qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie per mezzo di Lui a Dio Padre» (Col3,16-17). Amen.

© Copyright 2012 - Libreria Editrice Vaticana



DOMINE JESU 
ADAUGE FIDEM NOSTRAM
PER MARIAM!

La talare bianca e la mozzetta rossa



AD MULTOS ANNOS, Sancte Pater!
86! ... spiritus quidem promptissimus! 



Dal pur breve repertorio iconografico che segue si  capisce chesin dal periodo pre-avignonese il Papa vestiva in bianco e in rosso.

Ne parla per primo e diffusamente, spiegando anche il valore simbolico delle vesti papali, il domenicano Guglielmo Durando nel suo Rationale divinorum officiorum (1286):
"Hinc est quod Summus Pontifex cappa rubea exterius semper apparet indutus, cum interius sit indutus candida veste: quia etiam interius candere debet per innocentiam, et charitatem et exterius rubere per compassionem, ut videlicet ostendat se semper paratam ponere animam pro ovibus suis, quia personam gerit Illius, qui pro nobis universis rubrum fecit indumentum suum." (Liber III, Cap. XIX, n.18). E ancora: "Tertio imponit albam talarem, ut habeat munditiam carnis perseverantem." (Liber III, Cap. I, n.3).

Quanto affermato dal Durando è ribadito nei successivi cerimoniali tutti concordi sui complessi abiti papali che prevedevano comunque l'uso di talare bianca, e rocchetto bianco con cappa (poi divenuta mozzetta con cappuccio) purpurea.


Papa Niccolò II - Chiesa di San Clemente - Roma (XI sec.)
Papa Innocenzo II - Mosaici dell'abside di Santa Maria in Trastevere (1140 ca.)
San Gregorio Magno - Manoscritto francese del XII sec.
Papa Gregorio IX - Giotto - Assisi - Sec. XIV 
Bonifacio VIII - Ms. Chigiano L VIII 296 - XIV sec. 

Abusos


MINISTRAS EN PLENA COMUNIÓN

15 DE ABRIL DE 2013
tags: actualidadAnticatolicismonoticiassignos de los tiempos


… Y hay quienes defienden estos abusos


ministra
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Padre Miguel Arturo de María Rosa Mística.+
Esas supuestas Ministras de la Eucaristía se les quemarán las manos, ya sea en el infierno por toda la eternidad, o en el Purgatorio, por sacrílegas. Que Dios las perdone, hay que rezar mucho por ellas, para que se arrepientan a tiempo, antes de que mueran.
Bendiciones,
Padre Miguel de María Rosa Mística.+
MISERICORDIA!!!



lunedì 15 aprile 2013

RESPICE STELLAM, VOCA MARIAM!


Da "Lezioni sull'epistola di Paolo ai romani "
  • Amando Maria, Dio ancora ama Se stesso, perché Egli l’ha formata piena di Grazia, per un pensiero di Grazia, perché partorisse la Grazia al mondo.
    Maria può dirsi: il Seno di Dio, perché ha partorito il Figlio di Dio, la Grazia di cui era piena, e ha dato un Uomo, sulla terra, degno del paterno Amore.(…)
    Maria, acqua purissima, di fontana sigillata, uscì dall’incandescente fervore del Pensiero eterno e scorse per rive di pace, portando seco pace e purezza, e in Dio rientrò per accogliere Dio e generare il Figlio di Dio. Rm  2.1.48
  • (Maria) è l'inviolata Fonte di purezza, unico degno specchio alla Perfezione che tutto dimentica di ciò che è offesa guardando l'Immacolata.Rm.2.1.48
  • Maria Arca dilettissima di puro oro che contiene Dio come da Lui è contenuta. (Rm.6.1.48)
  • Maria, l’Angelo nostro, Colei che pur avendo carne, fu Serafino, Colei  in cui abbiamo fatto dimora, né più dolce e più degna potevamo averla, l’Arca dilettissima di puro oro che ancor ci contiene così come da Noi è contenuta, e che trasvolerà i  cieli, raggiando il suo amore per preparare al Re dei re la strada profumata e regale e per preparare – per generare e partorire, in un’ultima maternità – quanti più germi di viventi sono e vorranno essere partoriti al Signore. (…) si delinea un albore che più dolce non v’è. Esso è il tempo di Maria che sorge. L’estrema misericordia che il nostro Amore ha pensato per voi. Grande sarà la lunghezza del suo cammino. Contrastata dal suo eterno nemico che, per essere vinto, non è meno ostinato a crucciarla e combatterla. Egli ottunde gli intelletti degli uomini per non far loro conoscere Maria. Spegne la fede in Lei, crea nebbie, getta fango, ma la Stella del Mare è troppo alta sulle onde inquinate.
    Scenderà solo, ratta come un arcangelo, a scrivere, presso il segno del Tau, la sua sigla sulla fronte dei fedeli, dei salvati al Regno eterno. E fortezza e pace entrerà nei loro spiriti sotto il tocco della mano di Lei, Madre della Vita, Sorgente della Salute.
    Benedite Iddio che ha concesso alla Stella purissima di iniziare il suo cammino per attrarvi a Dio con la dolcezza del suo amore, Salvatrice pietosa, estrema, compensante gli spiriti buoni  del sempre più profondo allontanarsi da Dio, disgustato dalla colpe degli uomini. Benedite Dio che ha concesso alla Stella Purissima di iniziare il suo cammino per attrarvi a Dio con la dolcezza del suo amore. Maria Salvatrice pietosa, estrema, compensante gli spiriti buoni del sempre più profondo allontanarsi da Dio, disgustato dalle colpe degli uomini. Rm. 6.1.48
  • Maria, Immacolata, Piena di Grazia, Figlia, Sposa, Madre di Dio, Colei che al volere divino corrispose con la sua volontà che, libera come quella di Gesù, volle usare questa sua libera volontà per camminare sempre alla presenza di Dio ed essere perfetta. (…) “non peccò perché non volle peccare”.Rm.2.2.48
  • Maria è in Cielo in corpo e anima, viva come era in terra, beata come Lei può esserlo, in Cielo. E Dio che inabitò in Lei sulla terra, inabita in Lei in Cielo. Nulla è mutato. Messa al centro del divino Fuoco, che su Lei converge i suoi ardenti amori, Ella eternamente dice: “Ecco l’Ancella, o Dio” e apre il suo cuore e accoglie Dio in un mistero ineffabile. Rm.2.2.48
  • I Santi amanti di Maria hanno proclamato che chi vuol trovare Dio, la Salvezza, la Vita, vada a Maria, e là troverà la Carità, il Salvatore, la Vita. la Luce, la Sapienza. E là rinascerà da uomo a vero figlio di Dio. Rm.2.2.48
  • ..Maria, divina Genitrice, è anche la feconda santa matrice che sino alla fine dei secoli accoglie e accoglierà nel suo seno coloro che vogliono nascere figli di Dio..(....) e ne farà i "viventi del Regno di Dio", dando questi figli al suo Dio. Rm. 2.2.48
  • Maria è Corredentrice e Cooperatrice instancabile per il divino trionfo finale, è carità inesausta e inesauribile, operosa come di Serva e gloriosa come di Regina, per la gloria di Dio, è Madre perfetta per tutti coloro che chiedono a Lei la Vita. Rm. 2.2.48
  • In Maria, paradiso vivo dove la Trinità prende le sue compiacenze, l’amore di Dio prese carne, il Verbo amato dal Padre s’incarnò per essere offerto vittima per la salute del mondo. E Sacerdotessa regale e purissima fu la Vergine ardente della carità più pura e forte che creatura nata d’uomo mai ebbe. Essa lo accettò e l’offerse per tutti gli uomini. Rm. 12.2.48
  • Da Te, o Maria, o Vergine per un capovolgimento dei fattori fu tratto l'Uomo, il Cristo, senza che fecondazione di seme umano fosse necessaria a far fertile il tuo grembo. Tu sola Generante. Da Te sola concepisti e donasti la Luce alla Luce. La Grazia, in Te già piena, in un tripudio d'ardori incontenibili, penetrò il tuo seno, e il Verbo prese Carne per abitare tra gli uomini e dare loro la Vita. Rm.13-2-48
  • Vergine bella, umile, casta, paziente, amorosa, Eva nuova, per volere di Dio Immacolata, per volere suo fedele alla Grazia, Dio decretò:  “Tu non morrai, non può morire Colei che ha dato alla terra la Vita”, ma anzi per aver dato il Frutto del tuo seno, per averlo dato onde fosse colto, preso, mangiato e spremuto, Pane, Vino, Sangue, Redentore, si apriranno i tuoi occhi e sarai come Dio avendo la conoscenza del Bene e del Male, per amare e insegnare ad amare, mirabile Maestra, il primo, e per combattere con le tue armi il secondo. Rm. 13.2.48
  • Per Te l'Adamo nuovo. Per Te l'Ordine ricostruito. Per Te la grazia agli uomini. Per Te la redenzione. Per Te il Cristo e lo Spirito Santo (...) in una maternità sovraeccelsa (...) hai dato agli uomini lo Spirito Santo.Rm.13.2.48
  • (Maria) Vergine bella, umile, casta, paziente, amorosa, Eva nuova, per volere di Dio Immacolata, per volere suo fedele alla Grazia. Rm 13.2.48
  • Maria Madre del Cristo e Madre nostra non in senso simbolico ma reale, perché è madre colei che dà la vita, e Maria ci ha dato la Vita e conseguentemente lo Spirito Santo, ossia Colui che mantiene la Vita in voi e più ancora fa di voi dei portatori di Cristo. Rm. 13.2.48
  • Maria, pacifico ponte che ricongiunge Cielo e Terra, Amatissima che con la sua sola presenza ottiene misericordia ai peccatori. E Dio, nei secoli avanti il Cristo, quando le prevaricazioni degli uomini accumulavano le nubi dei divini castighi sull’Umanità dalla dura cervice e dallo spirito superbo, contemplando nel suo Pensiero Colei che ab eterno era stabilita Arca della divina Parola, Fonte della Grazia, Sede della Sapienza, Pacifica Gioia del suo Signore, disperse le nubi dell’inesorabile castigo, concedendo tempo all’Umanità in attesa della Salvezza. (…) E nei secoli dopo il Cristo, Pace e Misericordia è per l’umanità, Maria. Rm. 14.2.48
  • (Maria) Arcobaleno di pace, la Corredentrice è fra le nubi, sopra le nubi, dolce astro che splende al cospetto di Dio per ricordargli che Egli ha promesso misericordia agli uomini ed ha dato il Figlio suo perché gli uomini abbiano perdono. Vi è non come dolcezza pensata, ma come realtà vera, completa, con la sua anima senza macchia e la sua carne senza corruzione. Né si accontenta di esservi adorante e beata. Ma attiva si mostra e chiama, richiama l’umanità alla Salvezza. L’arcobaleno dopo il diluvio fu visto dai soli giusti rimasti vivi sulla Terra, ma nell’ora presente, invece, l’arcobaleno, il segno di pace, Maria, in un sovrabbondare di misericordia sarà visto da molti che giusti non sono. La sua voce, il suo profumo, i suoi prodigi, saranno noti a giusti e a peccatori e beati quelli, fra questi ultimi, che come per l’Arcobaleno di Dio l’ira di Dio non si scatena, così per esso alla giustizia, alla fede nel Gesù in cui è salvezza, si volgeranno.Rm.14.2.48
  • Per una infedeltà della donna l'umano genere conobbe il peccato, il dolore, la morte. Per la fedeltà, la purezza, la verginità di corpo e di spirito di Maria, il genere umano ha ottenuto la rigenerazione alla Grazia e perciò il perdono, la gioia pura, la Vita. Rm. 28.5.48
  • (Non solo per i meriti di Gesù avete la Vita ma anche per quelli di Maria). Ella, Madre della Vita, Madre Vergine, pura, innocente, ha sofferto più di Eva colpevole. Rm. 28.5.48
  • Neppure Maria, la Senza Macchia per divino privilegio e per eroica volontà e fedeltà, sfuggì alla legge del dolore, conseguenza del peccato. (…) conobbe il dolore ed assaporò la morte del cuore vedendo spirare su una Croce il suo Dio e il Figlio del suo seno. Rm. 26.1.50
  • La Rivelazione e i Dottori della Chiesa, chiamano Maria “Primogenita” perché per grazia e santità è seconda solo al Verbo fatto Carne.Rm.18.5.50