mercoledì 20 marzo 2013

Domenica delle PALME / 2013 /



590. Il pianto su Gerusalemme e 
l’entrata trionfale nella Città santa. 
Morte di Annalia. 

Mt 21, 1-17; Mc 11, 1-11.15-19; Lc 19, 28-48; Gv 12, 12-19

Gesù passa il suo braccio sulle spalle di sua Madre, che si è alzata quando Giovanni e Giacomo d'Alfeo 
l'hanno raggiunta per dirle: «Tuo Figlio viene», e poi sono tornati indietro per riunirsi ai compagni che 
procedono lentamente, parlando, mentre Tommaso e Andrea sono corsi verso Betfage per cercare l'asina e l'asinello e condurli a Gesù.

Gesù intanto parla alle donne. «Eccoci presso alla città. Io vi consiglio di andare. E andare sicure. Entrate 
prima di Me in città. Presso En Rogel sono tutti i pastori e i più fidi discepoli. Hanno ordine di farvi scorta e 
protezione».
«È che... Abbiamo parlato con Aser di Nazaret e Abele di Betlemme di Galilea e anche con Salomon. Erano 
venuti fin qui per spiare il tuo arrivo. La folla prepara gran festa. E noi si voleva vedere... Vedi come si 
scuotono le cime degli ulivi? Non è vento che le agita così. Ma è la gente che coglie rami per spargerne la via 
e farti velo al sole. E là?! Guarda là, stanno spogliando le palme dei loro ventagli. Sembrano grappoli e sono 
uomini saliti sui fusti a cogliere e cogliere... E, sui pendii, vedi curvi i bambini a cogliere fiori. E le donne 
certo spogliano orti e giardini da corolle e da erbe odorose per giuncarti il cammino di fiori. Noi si voleva 
vedere... e imitare il gesto di Maria di Lazzaro, che raccolse tutti i fiori premuti dal tuo piede quando entrasti 
nel giardino di Lazzaro», prega Maria Cleofe per tutte.
Gesù carezza sulla guancia la sua vecchia parente, che sembra una bambina vogliosa di vedere uno 
spettacolo, e le dice: «Nella gran folla non vedresti nulla. Andate avanti. Alla casa di Lazzaro, quella che ha 
per custode Mattia. Passerò di là e mi vedrete dall'alto».
«Figlio mio... e vai solo? Non posso starti vicino?», dice Maria alzando il volto così triste e fissando i suoi 
occhi di cielo sul suo dolce Figlio.
«Vorrei pregarti di stare nascosta. Come la colomba nella fessura della rupe. (Cantico dei cantici 2, 14). Più 
della tua presenza mi è necessaria la tua preghiera, Mamma diletta! ».
«Se è così, Figlio mio, noi pregheremo. Tutte. Per Te».
«Sì. Dopo averlo visto passare, verrete con noi nel mio palazzo di Sion. E io manderò dei servi al Tempio e 
sempre dietro al Maestro, perché essi ci portino i suoi ordini e le sue notizie», decide Maria di Lazzaro, 
sempre rapida nell'afferrare ciò che è il migliore da farsi e a farlo senza indugio.
«Hai ragione, sorella. Benché mi dolga non seguirlo, comprendo la giustizia dell'ordine. E, del resto, Lazzaro 
ci ha detto di non contraddire il Maestro in cosa alcuna, ma di ubbidirlo anche nelle cose più tenui. E lo faremo».
«E allora andate. Vedete? Le vie si animano. Stanno per raggiungermi gli apostoli. Andate. La pace sia con voi. Vi farò venire nelle ore che giudicherò buone. Mamma, addio. Abbi pace. Dio è con noi». La bacia e congeda. E le ubbidienti discepole se ne vanno sollecite.


I dieci apostoli raggiungono Gesù. «Le hai mandate avanti?».
«Sì. Vedranno da una casa la mia entrata».
«Da quale casa?», chiede Giuda di Keriot.
«Eh! sono ormai tante le case amiche! », dice Filippo. 
«Non da Annalia?», insiste l'Iscariota.
Gesù risponde negativamente e si incammina verso Betfage, che è poco lontana.
Gli è prossimo quando tornano indietro i due mandati a prendere l'asina e l'asinello. Gridano: «Abbiamo 
trovato come Tu hai detto e ti avremmo condotto gli animali. Ma il padrone di essi volle strigliarli e ornarli 
delle migliori bardature per onorarti. E i discepoli, uniti a quelli che hanno passato la notte nelle vie di 
Betania per onorarti, vogliono avere l'onore di condurteli, e noi abbiamo annuito. Ci è parso che il loro amore meritasse un premio».
«Avete fatto bene. Andiamo avanti, intanto».
«Sono molti i discepoli?», chiede Bartolomeo.
«Oh! una moltitudine. Non si riesce a penetrare per le vie di Betfage. Per questo ho detto a Isacco di 
condurre l'asino da Cleante il formaggiaio», risponde Tommaso.
«Hai fatto bene. Andiamo sino a quel balzo del colle. E attendiamo un poco all'ombra di quegli alberi». 
Vanno dove Gesù indica.
«Ma ci allontaniamo! Tu superi Betfage girandola alle spalle! », esclama l'Iscariota.
«E se voglio farlo, chi me lo può proibire? Sono forse già prigioniero, che non mi sia lecito di andare dove 
voglio? E c'è forse fretta che Io lo sia e si teme che Io possa sfuggire alla cattura? E se giudicassi giusto di 
allontanarmi per luoghi più sicuri, c'è alcuno che lo potrebbe impedire?». Gesù dardeggia i suoi occhi sul 
Traditore, che non apre più bocca e si stringe nelle spalle come per dire: «Fa' ciò che ti pare».
Girano infatti dietro alle spalle del paesello, direi un sobborgo della stessa città, perché dal lato ovest è 
proprio poco lontano dalla città, facente già parte delle pendici dell'Uliveto che corona Gerusalemme nel lato 
orientale. In basso, fra le pendici e la città, il Cedron brilla al sole d'aprile.
Gesù si siede in quel silenzio verde e si concentra nei suoi pensieri. Poi si alza e va proprio sul ciglio del 
balzo.

Non so come farò a descrivere, perché mi sento tanto male di cuore che non sto seduta che a fatica. Ma tanto è così. 
Devo scrivere ciò che vedo.
Mi si illumina il Vangelo di oggi, 9a domenica dopo la Pentecoste.
Da un poggio presso Gerusalemme Gesù guarda la città stesa ai suoi piedi. Non è un poggio molto alto. Al 
massimo come può esserlo il piazzale di S. Miniato a monte, a Firenze; ma basta perché l'occhio domini sulla 
distesa di tutte le case e delle vie, che salgono e scendono su e giù per le piccole elevazioni di terreno che 
costituiscono Gerusalemme. Questo colle è certo molto più alto, se si prende il livello più basso della città, di 
quanto non sia il Calvario, ma è più vicino alla cinta di quello. Proprio ha inizio appena fuori delle mura e si 
alza con un balzo ripido dalla parte delle stesse, mentre dall'altra scende mollemente verso una campagna 
tutta verde che si stende verso est. Almeno mi pare l'oriente, se giudico bene la luce solare.
Gesù e i suoi sono sotto un ciuffo di alberi, all'ombra, seduti. Si riposano del cammino fatto. Poi Gesù si 
alza, lascia lo spiazzo alberato dove erano seduti e si porta proprio sul ciglio del balzo. La sua alta persona si 
staglia netta sul vuoto che lo circonda. Pare ancora più alta, dritta così, e sola. Tiene le mani conserte sul 
petto, sul mantello azzurro, e guarda serio serio.
Gli apostoli l'osservano. Ma lo lasciano fare senza muoversi né parlare. Devono pensare che Egli si sia 
isolato per pregare.
Ma Gesù non prega. Dopo aver lungamente guardato la città in ogni suo rione, in ogni suo poggio, in ogni 
sua particolarità, talora con lunghi sguardi su questo o quel punto, talaltra con minore insistenza, Gesù si 
mette a piangere. Senza scosse o rumore. Le lacrime gonfiano l'orbita, poi sgorgano e rotolano sulle guance e 
cadono... Lacrimoni silenziosi e tanto tristi. Come di chi sa che deve piangere, solo, senza sperare conforto e 
comprensione da alcuno. Per un dolore che non può essere annullato e che deve essere sofferto, 
assolutamente.
Il fratello di Giovanni, per la sua posizione, è il primo che vede quel pianto e lo dice agli altri, che si guardano l'un l'altro stupiti.
«Nessuno di noi ha fatto male», dice uno; e un altro: «Anche la folla non ebbe insulti. Non vi fu fra essa nessuno a Lui nemico». «Perché piange, allora?», chiede il più anziano di tutti. 
Pietro e Giovanni si alzano insieme e si accostano al Maestro. Pensano che l'unica cosa da farsi sia fargli sentire che lo amano e chiedere che ha.
«Maestro, Tu piangi?», dice Giovanni posando la sua testa bionda sulla spalla di Gesù, che è più alto di lui di tutto il collo e il capo.
E Pietro, posandogli una mano alla cintura, cingendolo quasi di un abbraccio per attirarlo a sé, gli dice: 
«Cosa ti addolora, Gesù? Dillo a noi che ti amiamo».
Gesù appoggia la guancia sulla testa bionda di Giovanni e, disserrando le braccia, passa a sua volta il braccio 
sulla spalla di Pietro. Restano così abbracciati tutti e tre, in una posa di tanto amore. Ma il pianto continua a gocciare.
Giovanni, che lo sente scendere fra i suoi capelli, torna a chiedere: «Perché piangi, Maestro mio? Forse da noi ti venne pena?».
Gli altri apostoli si sono riuniti al gruppo amoroso e ansiosamente attendono una risposta.
«No», dice Gesù. «Non da voi. Voi mi siete amici e l'amicizia, quando è sincera, è balsamo e sorriso, mai pianto. Vorrei che amici mi rimaneste sempre. Anche ora che entreremo nella corruzione, che fermenta e che corrompe chi non ha volontà decisa di rimanere onesto».
«Dove andiamo, Maestro? Non a Gerusalemme? La folla ti ha già salutato con letizia. Vuoi Tu deluderla? 
Andiamo forse in Samaria per qualche prodigio? Proprio ora che la Pasqua è vicina?». Le domande sono 
fatte da diversi contemporaneamente.
Gesù alza le mani imponendo silenzio e poi con la destra accenna la città. Un gesto largo come di uno che 
semini avanti a sé. E dice: «Quella è la Corruzione. Noi entriamo in Gerusalemme. Noi vi entriamo. E solo 
l'Altissimo sa come vorrei santificarla portandovi la Santità che viene dai Cieli. Risantificarla, questa che 
dovrebbe essere la Città santa. Ma non potrò farle nulla. Corrotta è e corrotta rimane. E i fiumi di santità che 
sgorgano dal Tempio vivo, e che ancor più sgorgheranno a giorni sino a lasciarlo vuoto di vita, non saranno 
sufficienti a redimerla. Verrà al Santo la Samaria e il mondo pagano. Sui templi bugiardi sorgeranno i templi 
del Dio vero. I cuori dei gentili adoreranno il Cristo. Ma questo popolo, questa città gli sarà sempre nemica, e 
il suo odio la porterà al più grande peccato. Ciò deve avvenire. Ma guai a coloro che saranno strumenti di 
questo delitto. Guai! ... ».
Gesù guarda fissamente Giuda che gli è quasi di fronte.
«Ciò a noi non avverrà mai. Noi siamo i tuoi apostoli e crediamo in Te, pronti a morire per Te». Giuda mente 
spudoratamente e sostiene lo sguardo di Gesù senza impaccio. Gli altri uniscono le loro proteste.
Gesù risponde a tutti evitando di rispondere a Giuda direttamente.
«Voglia il Cielo che tali voi siate. Ma molta debolezza è ancora in voi, e la tentazione potrebbe rendervi 
simili a coloro che mi odiano. Pregate molto e molto vegliate su voi. Satana sa che sta per esser vinto e vuole
vendicarsi strappandovi a Me.
Satana è intorno a noi tutti. A Me per impedirmi di fare la volontà del Padre e compiere la mia missione. A 
voi per fare di voi dei suoi servi. Vegliate. Entro quelle mura Satana prenderà colui che non saprà esser forte. 
Colui per il quale maledizione sarà stato l'esser eletto, perché fece della sua elezione uno scopo umano. Vi ho 
eletti per il Regno dei Cieli e non per quello del mondo. Ricordatevelo. E tu, città che vuoi la tua rovina e 
sulla quale Io piango, sappi che il tuo Cristo prega per la tua redenzione. Oh! se almeno in quest'ora che ti 
resta tu sapessi venire a Chi sarebbe la tua pace! Almeno comprendessi in quest'ora l'Amore che passa fra te 
e ti spogliassi dell'odio che ti fa cieca e folle, crudele a te stessa e al tuo bene! Ma verrà il giorno in cui 
ricorderai quest'ora! Troppo tardi allora per piangere e pentirti! L'Amore sarà passato e scomparso dalle tue 
strade, e resterà l'Odio che tu hai preferito. E l'Odio sarà verso te, verso i tuoi figli. Poiché si ha ciò che si è 
voluto, e l'odio si paga con l'odio. E non sarà allora odio di forti contro l'inerme. Ma odio contro odio, e 
perciò guerra e morte. Stretta da trincee e armati, languirai prima d'esser distrutta e vedrai cadere i tuoi figli 
per armi e per fame, e i superstiti andare prigionieri e scherniti, e chiederai misericordia, né più la troverai, 
poiché non hai voluto conoscere la tua Salute. Piango, amici, poiché ho cuore d'uomo e le rovine della patria 
ne traggono lacrime. Ma ciò è giusto si compia poiché la corruzione supera, fra queste mura, ogni limite e 
attira il castigo di Dio. Guai ai cittadini causa del male della patria! Guai ai rettori che ne sono la principale 
causa! Guai a coloro che dovrebbero esser santi per portare gli altri ad essere onesti e invece profanano la 
Casa del loro ministero e se stessi! Venite. A nulla gioverà la mia azione. Ma facciamo che la Luce splenda 
ancora una volta fra le Tenebre! ».
E Gesù scende seguito dai suoi. Va velocemente per la via con un viso serio e direi quasi accigliato. Né più 
parla. Entra in una casetta ai piedi del colle, né vedo più altro.





Dice Gesù:
«La scena narrata da Luca (19, 41-46) pare senza connessione, quasi illogica. Compiango le sventure di una città colpevole e non so compatire le abitudini di detta città? No. Non le so, non le posso compatire, poiché anzi sono proprio queste abitudini che generano le sventure; e il vederle acutizza il mio dolore. 

La mia ira sui profanatori del Tempio è logica conseguenza della mia meditazione sulle prossime sventure di Gerusalemme.
Sono sempre le profanazioni al culto di Dio, alla Legge di Dio, quelle che provocano i castighi del Cielo. 

Facendo della Casa di Dio una spelonca di ladri, quei sacerdoti indegni e quegli indegni credenti (di nome soltanto) attiravano su tutto il popolo maledizione e morte. Inutile dare questo o quel nome al male che fa soffrire un popolo. Cercate il giusto nome in questo: "Punizione per un vivere da bruti". Dio si ritira e il Male si avanza. 

Ecco il frutto di una vita nazionale indegna del nome di cristiana.
Come allora, anche ora, in questo scorcio di secolo, non ho mancato con prodigi di scuotere e richiamare. 
Ma, come allora, non ho attirato su Me e i miei strumenti che scherno, indifferenza e odio. Singoli e nazioni però ricordino che inutilmente piangono quando avanti non vollero conoscere la loro salvezza. Inutilmente mi invocano quando nell'ora in cui ero con loro mi cacciarono con una guerra sacrilega che, partendo dalle 
singole coscienze, devote al Male, si sparse per tutta la Nazione. Le Patrie non si salvano tanto con le armi quanto con una forma di vita che attiri le protezioni del Cielo.
Riposa, piccolo Giovanni. E fa' di esser sempre fedele alla tua elezione. Va' in pace».
Che fatica! Non ce la faccio proprio...
Quasi Gesù non fa a tempo ad entrare nella casa benedicendone gli abitanti, quando si sentono un allegro suonar di bubboli e voci a festa. E subito dopo il volto scarno e pallido di Isacco appare nella fessura dell'uscio, e il pastore fedele entra e si prostra davanti al suo Signore Gesù.
Nell'inquadratura della porta spalancata si pigiano volti e volti e, dietro, altri se ne vedono... Un urtarsi, un pigiarsi, un voler farsi largo... Qualche grido di donna, qualche pianto di bambino preso in mezzo alla ressa, e grida di saluto, esclamazioni a festa: «Felice questo giorno che a noi ti riporta! La pace a Te, Signore! Ben torni, o Maestro, a premiare la nostra fedeltà».
Gesù si alza in piedi e fa gesto di parlare. Tacciono tutti e netta si sente la voce di Gesù. «Pace a voi! Non vi accalcate. Ora saliremo insieme al Tempio. Sono venuto per stare con voi. Pace! Pace! Non fatevi male. Fate largo, miei diletti! Lasciatemi uscire e seguitemi, ché entreremo insieme nella Città santa».


La gente, bene o male, ubbidisce, e si fa un poco di largo, tanto che Gesù possa uscire e montare sull'asinello. 
Perché Gesù indica il puledro, sino allora mai cavalcato, come sua cavalcatura, e allora dei ricchi pellegrini, 
che si pigiano fra la folla, stendono sulla groppa di questo i loro sontuosi mantelli, e uno si pone con un 
ginocchio a terra e l'altro a far da gradino al Signore, che siede sulla groppa del puledro d'asina, e il viaggio 
si inizia, mentre Pietro cammina a un lato del Maestro e Isacco dall'altro, tenendo le briglie della bestia non doma, che però procede tranquilla come fosse usa a quell'ufficio, senza imbizzarrirsi o spaventarsi dei fiori che, gettati come sono verso Gesù, colpiscono sovente la bestiola negli occhi e sul morbido muso, né dei 
rami di ulivo e delle foglie di palma agitate davanti e intorno ad esso, gettate in terra a far tappeto coi fiori, né dei gridi sempre più forti di: «Osanna, Figlio di Davide!», che salgono al cielo sereno, mentre la folla sempre più infittisce e si accresce per nuovi venuti.

Passare da Betfage, fra le viette strette e contorte, non è facile cosa, e le madri devono prendere in braccio i bambini, e gli uomini proteggere le donne da urti troppo violenti, e qualche padre si pone sulle spalle a cavalluccio il figliolino e lo porta alto sulla folla così, mentre le vocine dei bimbi sembrano belati di agnelli o 
stridi di rondini e le loro manine gettano fiori e foglie d'ulivo, che le madri porgono, e baci anche, al mite Gesù...

Usciti dalla strettoia della piccola borgata, il corteo si ordina e distende, e molti volonterosi vanno avanti a far da battistrada per preparare sgombra la via, e altri li seguono spargendo di rami il suolo, e uno per primo getta il suo mantello a far da tappeto, e un altro, e quattro, e dieci, e cento, e mille lo imitano. La via ha al 
centro una striscia multicolore di vesti stese al suolo e, passato Gesù, le vesti sono raccolte e portate più avanti, con altre, con altre, e sempre fiori, rami, foglie di palma vengono agitati e gettati, e gridi più forti vengono innalzati intorno e in onore del Re d'Israele, al Figlio di Davide, al suo Regno!

I soldati di guardia alla porta escono a vedere che cosa succede. Ma non è sedizione, ed essi, appoggiati alle loro lance, si fanno da lato, osservando stupiti o ironici lo strano corteo di quel Re che cavalca un puledro d'asina, bello come un dio, umile come il più povero degli uomini, mite, benedicente... circondato da donne e bambini e da uomini disarmati gridanti: «Pace! Pace!», di questo Re che, prima di entrare nella città, sosta un momento all'altezza dei sepolcri dei lebbrosi di Innon e di Siloan (credo di dire bene questi luoghi, dove ho visto miracoli di lebbrosi altre volte) e, puntandosi sull'unica staffa in cui poggia il suo piede, essendo seduto sull'asino, non a cavallo dell'asino, si alza in piedi e apre le braccia gridando in direzione di quelle pendici orrende (dove volti e corpi paurosi si affacciano guardando verso Gesù e alzano il grido lamentoso dei 
lebbrosi: «Siamo infetti!», a respingere degli imprudenti che, pur di vedere bene Gesù, salirebbero anche sui corrotti e infetti scaglioni): «Chi ha fede in Me invochi il mio Nome ed abbia salute per quello! », e benedice 
riprendendo il cammino e ordinando a Giuda di Keriot: «Comprerai cibi per i lebbrosi e con Simone li porterai ad essi avanti sera».
Quando il corteo entra sotto la volta della porta di Siloan e poi, come un torrente, si riversa entro la città passando per il borgo di Ofel - nel quale ogni terrazza è divenuta una piccola aerea piazza colma di popolo osannante, che getta fiori e rovescia profumi giù, nella via, cercando di gettarli sul Maestro, e l'aria è satura 
dell'odore dei fiori morenti sotto i passi delle turbe e di essenze che si spargono nell'aria prima di cadere fra la polvere della via - il grido della folla sembra aumentare e farsi forte, come ognuno lo urlasse in una buccina, perché i numerosi archivolti dei quali è piena Gerusalemme lo amplificano con risonanze continue.
Sento gridare, e credo voglia dire ciò che dicono gli evangelisti: (Matteo 21, 9; Marco 11, 9-10; Luca 19, 37-38; Giovanni 12, 12-13)

 «Scialem, Scialem melchil! », (o malchit: cerco di rendere il suono delle parole, ma è difficile, perché hanno aspirazioni che noi non abbiamo). Un grido continuo, simile all'urlo di un mare in tempesta, nel quale non è ancora caduto il fragor del maroso che schiaffeggia spiagge e scogliere che un altro maroso lo raccoglie e rialza in novello fragore, senza tregua mai. Ne sono assordita!
Profumi, odori, gridi, agitarsi di rami e di vesti, colori, urli... È una visione che sbalordisce.
Vedo rimescolarsi continuamente la folla, apparire e sparire volti conosciuti: tutti i discepoli di tutti i luoghi di Palestina, tutti i seguaci... Vedo per un attimo Giairo, vedo Jaia il giovinetto di Pella (mi pare) che era cieco come sua madre e che Gesù guarì, vedo Gioacchino di Bozra e quel contadino del piano di Saron coi 
fratelli, vedo il vecchio e solitario Mattia di quel luogo presso il Giordano (sponda orientale) presso il quale Gesù si rifugiò mentre tutto era inondato, vedo Zaccheo con i suoi amici convertiti, vedo il vecchio Giovanni di Nobe con quasi tutti i cittadini, vedo il marito di Sara di Jutta... Ma chi può tener dietro a volti e nomi, se è un caleidoscopio di visi noti e ignoti, veduti più volte o una sola?... Ecco ora il viso del pastorello preso a Ennon. E, vicino a lui, il discepolo di Corozim che lasciò di seppellire il padre per seguire Gesù; e vicino a 
lui, per un momento, il padre e la madre di Beniamino di Cafarnao col loro figliolo, che per poco cade sotto le zampe dell'asinello per gettarsi avanti e ricevere una carezza di Gesù.


E - purtroppo! - volti di farisei e di scribi, lividi di ira per questo trionfo, che fendono prepotenti il cerchio di amore che si stringe intorno a Gesù e gli urlano: «Fa' tacere questi pazzi! Richiamali alla ragione! Solo Dio va osannato. Di' che tacciano! ».
Al che Gesù risponde dolcemente: «Anche se Io lo dicessi di tacere e questi mi ubbidissero, le pietre griderebbero i prodigi del Verbo di Dio».
Perché infatti la gente - oltre che gridare: «Osanna, osanna al Figlio di Davide! Benedetto Colui che viene nel nome del Signore. Osanna a Lui e al suo Regno! Dio è con noi! L'Emmanuele è venuto. È venuto il Regno del Cristo del Signore! Osanna! Osanna dalla Terra sino all'alto dei Cieli! Pace! Pace, mio Re! Pace e 
benedizione a Te, Re santo! Pace e gloria nei Cieli e in Terra! Gloria a Dio per il suo Cristo! Pace agli uomini che lo sanno accogliere. Pace in Terra agli uomini di buona volontà e gloria nei Cieli altissimi, perché l'ora del Signore è venuta» (e chi grida quest'ultimo grido è il gruppo compatto dei pastori che 
ripetono il grido natalizio) - oltre questi gridi continui, la gente di Palestina narra ai pellegrini della Diaspora i miracoli che hanno visto, e a chi non sa ciò che avviene, perché straniero di passaggio fortuitamente dalla città e che chiede: «Ma chi è Costui? Che avviene?», spiegano: «È Gesù! Gesù, il Maestro di Nazaret di 
Galilea! Il Profeta! Il Messia del Signore! Il Promesso! Il Santo!».
Da una casa, e da poco è sorpassata la porta perché l'andare è lentissimo in tanta confusione, esce un gruppo di robusti giovani portando alti dei vasi di rame pieni di carboni accesi e di incenso, che arde spargendo nubi di fumo odoroso. E il gesto è raccolto e ripetuto, e molti corrono avanti o tornano indietro, alle case, per farsi dare fuoco e resine odorose da ardere in omaggio del Cristo.

La casa di Annalia appare. La terrazza, inghirlandata di vite dalle foglie novelle tremolanti ad un mite vento 
di aprile, ha sul lato della via tutta una fila di giovinette biancovestite e biancovelate, al centro delle quali è 
Annalia, con cesti di petali di rose sfogliate e di mughetti che già volteggiano nell'aria.
«Le vergini di Israele ti salutano, Signore! », dice Giovanni, che si è fatto largo ed è ora al fianco di Gesù, 
attirando la sua attenzione sulla ghirlanda di purezza che si sporge sorridendo dal parapetto a spargere la via 
di petali rossi come sangue e di mughetti bianchi come perle.
Gesù trattiene per un attimo le redini e arresta il puledro d'asina. Alza il volto e la mano a benedire quella 
verginità di Lui innamorata sino a rinunciare ad ogni altro amore terreno.
E Annalia si protende e grida: «Il tuo trionfo io l'ho visto, o mio Signore! Prendi la mia vita per la tua 
glorificazione universale!», e con un grido altissimo, mentre Gesù passa sotto la sua casa e procede, lo 
saluta: «Gesù!».
E un altro, diverso grido, supera il clamore delle turbe. Ma la gente, pur sentendolo, non si arresta. È un 
fiume di entusiasmo, un fiume di popolo in delirio che non può sostare. E mentre le ultime onde di questo 
fiume sono ancor fuori della porta, le prime onde già assalgono le salite che conducono al Tempio.
«Tua Madre! », grida Pietro accennando ad una casa quasi all'angolo di una via che sale al Moria e per la 
quale si incanala il corteo. E Gesù alza il volto a sorridere a sua Madre, che è lassù fra le donne fedeli.
L'intoppo di una numerosa carovana arresta il corteo pochi metri dopo che la casa è superata. E mentre Gesù 
sosta con gli altri, carezzando i bambini che le madri gli porgono, accorre un uomo e si fa largo urlando: 
«Lasciatemi passare! Una donna è morta. Una fanciulla. All'improvviso. La madre invoca il Maestro. 
Lasciatemi passare! Egli già l'ha salvata una volta!».
La gente fa largo e l'uomo corre presso Gesù: «Maestro, la figlia di Elisa è morta. Ti ha salutato con quel 
grido, poi si è piegata indietro dicendo: "Io son felice" ed è spirata. Il suo cuore si è franto nel gran tripudio 
di vederti trionfante. Sua madre mi ha visto sulla terrazza accanto alla sua casa e mi ha mandato a chiamarti. 
Vieni, Maestro!».
«Morta! Morta Annalia! Ma se era sana, florida, felice solo ieri?». Gli apostoli si affollano agitati, i pastori 
pure. Tutti l'hanno vista ieri in perfetta salute. Poco fa l'hanno vista rosea, ridente... Non si capacitano della 
sciagura... Chiedono, domandano i particolari...
«Non so. Tutti avete sentito le sue parole. Parlava forte, sicura. Poi la vidi piegarsi indietro più bianca delle 
sue vesti e udii gridare la madre... Altro non so».
«Non vi agitate. Non è morta. È caduto un fiore e gli angeli di Dio lo hanno raccolto per portarlo in seno ad 
Abramo. Presto il giglio della Terra si aprirà felice in Paradiso, ignorando per sempre l'orrore del mondo. 
Uomo, di' ad Elisa che non pianga la sorte della sua creatura. Dille che essa ebbe una grande grazia da Dio e 
che fra sei giorni comprenderà qual grazia Dio fece alla figlia sua. Non piangete. Non pianga nessuno. Il suo 
trionfo è ancor più grande del mio, perché alla vergine fanno corteo gli angeli per condurla alla pace dei 
giusti. Ed è trionfo eterno che salirà di grado senza mai conoscere discesa. In verità vi dico che per voi tutti, 
ma non per Annalia, avete ragione di piangere. Andiamo». E ripete agli apostoli e a chi lo circonda: «È 
caduto un fiore. Si è adagiato in pace e gli angeli lo hanno raccolto. Beata la pura di carne e cuore perché 
presto vedrà Iddio».
«Ma come, di che è morta, Signore?», chiede Pietro che non si capacita.
«D'amore. D'estasi. Di gaudio infinito. Felice morte! ».
Chi è molto avanti non sa, chi è molto indietro non sa. E perciò gli osanna continuano anche se qui, presso a 
Gesù, si è fatto un cerchio di pensoso silenzio.
È Giovanni che lo rompe: «Oh! vorrei la stessa sorte prima delle ore future!».
«Io pure», dice Isacco. «Vorrei vedere il volto della fanciulla morta d'amore per Te...».
«Vi prego di sacrificarmi il vostro desiderio. Ho bisogno della vostra vicinanza...».
«Non ti lasceremo, Signore. Ma a quella madre non un conforto?», chiede Natanaele.
«Provvederò ad esso...».
Sono alle porte della cinta del Tempio. Gesù scende dall'asinello, che uno di Betfage prende in custodia.
Occorre tenere presente che Gesù non si è fermato alla prima porta del Tempio, ma ha costeggiato la cinta, 
fermandosi soltanto quando è sul lato nord della cinta, vicino all'Antonia. È là che scende ed entra nel Tempio, come per far vedere che non si nasconde al potere dominante, sentendosi innocente in ogni sua azione.
Il primo cortile del Tempio mostra la solita gazzarra di cambiavalute e venditori di colombe, passeri e 
agnelli, soltanto che ora i venditori sono lasciati in asso perché tutti sono accorsi a vedere Gesù. E Gesù 
entra, solenne nella sua veste porpurea, e gira lo sguardo su quel mercato e su un gruppo di farisei e scribi 
che lo osservano da sotto un portico.
Il suo volto sfolgora di sdegno. Balza al centro del cortile. Uno scatto improvviso che pare un volo. Il volo di 
una fiamma, ché di fiamma è la sua veste nel sole che inonda il cortile. E tuona con una voce potente: «Via 
dalla casa del Padre mio!
Non è questo luogo di usura e di mercato. Sta scritto: (Isaia 56, 7; Geremia 7, 11) "La mia casa sarà chiamata 
casa di orazione". Perché dunque l'avete mutata in spelonca di ladroni, questa casa nella quale è invocato il 
Nome del Signore? Via! Mondate la mia Casa. Che non vi avvenga che, in luogo di usar le funi, Io vi 
colpisca con i fulmini dell'ira celeste. Via! Fuori di qui i ladri, i barattieri, gli impudichi, gli omicidi, i 
sacrileghi, gli idolatri della peggiore idolatria, quella del proprio io superbo, i corruttori e i menzogneri. 
Fuori! Fuori! O che Dio altissimo, Io ve lo dico, spazzerà per sempre questo luogo e farà le sue vendette su 
tutto un popolo».
Non ripete la fustigazione dell'altra volta (Vedi Vol 1 Cap 53), ma, visto che mercanti e cambiavalute 
stentano ad ubbidire, va al banco più vicino e lo ribalta spargendo bilance e monete al suolo.
I venditori e i cambiavalute si affrettano a porre in atto l'ordine di Gesù, dopo che hanno avuto questo primo 
esempio. E Gesù grida dietro a loro: «E quante volte dovrò dire che questo luogo non deve essere luogo 
d'immondezza ma di preghiera?». E guarda quelli del Tempio che, ubbidienti agli ordini ponteficali, non 
fanno un gesto di rappresaglia.
Mondato il cortile, Gesù va verso i portici dove sono raccolti ciechi, paralitici, muti, storpi e altri malati, che 
lo invocano a gran voce.
«Che volete voi che Io vi faccia?».
«La vista, Signore! Le membra! Che mio figlio parli! Che mia moglie risani. Noi crediamo in Te, Figlio di 
Dio!».
«Dio vi ascolti. Sorgete e osannate al Signore!».
Non cura uno per uno i molti malati. Ma fa un gesto largo con la mano, e grazia e salute scende da essa sugli 
infelici, che sorgono sani con gridi di giubilo che si mescolano a quelli dei molti bambini, che si stringono a 
Lui ripetendo: «Gloria, gloria al Figlio di Davide! Osanna a Gesù Nazareno, Re dei re e Signore dei 
signori!».
Dei farisei, con finta deferenza, gli gridano: «Maestro, li senti? Questi fanciulli dicono ciò che non va detto. 
Riprendili! Che tacciano!».
«E perché? Il re profeta, il re della mia stirpe, non ha forse detto: (Salmo 8, 3) "Dalla bocca dei fanciulli e dei 
lattanti hai fatto sgorgare la lode perfetta, a confusione dei tuoi nemici"? Non avete letto queste parole del 
salmista? Lasciate che i pargoli dicano le mie lodi. Sono loro suggerite dai loro angeli, che vedono 
costantemente il Padre mio e ne sanno i segreti e li suggeriscono a questi innocenti. Ora lasciatemi tutti 
andare ad orare al Signore», e passando davanti alla gente passa nell'atrio degli Israeliti per pregare...


E poi, uscendo per un'altra porta, rasentando la piscina Probatica, esce dalla città tornando sui colli del monte Uliveto.
Gli apostoli sono entusiasti... Il trionfo li ha fatti sicuri e dimentichi, completamente dimentichi di tutti i terrori che le parole del Maestro avevano suscitato... Parlano di tutto... Ardono di sapere di Annalia. A stento 
Gesù li trattiene dall'andare, assicurando che provvederà in modo che sa Lui... Sordi, sordi, sordi ad ogni voce d'avviso divino... Uomini, uomini, uomini, che un grido di osanna smemora da ogni cosa...Gesù parla ai servi di Maria di Magdala, che lo hanno raggiunto al Tempio, e poi li licenzia...
«E ora dove andiamo?», chiede Filippo.
«A casa di Marco di Giona?», dice Giovanni.
«No. Al campo dei Galilei. Forse saranno venuti i miei fratelli e vorrei salutarli», dice Gesù.
«Lo potrai fare domani», gli osserva il Taddeo.
«Buona cosa è fare mentre si può fare. Andiamo dai Galilei. Saranno contenti di vederci. Voi avrete notizie delle famiglie. Io vedrò i bambini...».
«E questa sera? Dove dormiremo? In città? In che luogo? Dove è tua Madre? O da Giovanna?», chiede Giuda Iscariota.
«Non so. Certo non in città. Forse ancora sotto qualche tenda galilea...».
«Ma perché?».
«Perché sono il Galileo e amo la patria mia. Andiamo».
Si rimettono in cammino salendo verso il campo dei Galilei, che è sull'Uliveto verso Betania e che è tutto un biancheggiare di tende al lieto sole d'aprile.


OSANNA! AL FIGLIO DI DAVIDE!
BENEDICTUS 
QUI VENIT IN NOMINE DOMINI!
OSANNA! IN EXCELSIS!

martedì 19 marzo 2013

DOMINGO DE RAMOS : LA ENTRADA DE JESÚS EN JERUSALÉN



LA ENTRADA DE JESÚS EN JERUSALÉN





Jesús apoya su brazo en la espalda de su Madre que se ha puesto de pie cuando Juan y Santiago de Alfeo le dijeron: "Tu Hijo llega pronto." Luego se volvieron para unirse a sus compañeros que lentamente avanzan, hablando, entre tanto que Tomás y Andrés han ido corriendo a Betfagé a buscar la asna y el asnillo para llevarlos a Jesús. 

JESÚS HABLA A LAS MUJERES: 
"HEMOS LLEGADO CERCA DE LA CIUDAD. 
OS ACONSEJO QUE OS VAYÁIS. NO TENGÁIS MIEDO

En este intervalo Jesús habla a las mujeres: "Hemos llegado cerca de la ciudad. Os aconsejo que os vayáis. No tengáis miedo. Entrad a la ciudad antes que Yo. Cerca de En Rogel están todos los pastores y los discípulos de mayor confianza. Tienen órdenes de acompañaros y protegeros."
"Sabed... Hemos hablado con Aser de Nazaret y Abel de Belén de Galilea y también con Salomón. Habían venido hasta aquí para cerciorarse de tu llegada. La multitud prepara una gran fiesta. Nosotros querríamos presenciarla... ¿Ves como se mueven las cimas d los olivos? El viento no puede moverlas así. Es la gente que corta ramas para tirarlas por el camino y para que cual abanico te protejan del sol. ¡Mira también! Mira allá. Están cortando palmas. Pare que fueran racimos, pero son hombres que han subido para cortarlas... Mira por las pendientes a niños que andan recogiendo flores. Las mujeres están cortando las de sus jardines para arrojártelas a tu paso. Nosotros querríamos ver esto.. e imitar a María de Lázaro que recogió todas las flores que pisaste cuando entraste en el jardín de Lázaro" dice María Cleofás en nombre de todas.
Jesús acaricia la mejilla de su anciana pariente que parece una niña deseosa de presenciar un lúcidoespectáculo. Le responde: "En medio de la multitud no veríais nada. Adelantaos. Id a la casa de Lázaro que custodia Matías. Pasaré allá y me veréis desde arriba."
"¿Vas solo... Hijo mío? ¿No puedo estarte cerca?" pregunta María levantando su rostro afligido, fijando sus hermosos ojos en los apacibles de su Hijo.
"Mucho te agradecería que estuvieras escondida. Como la paloma entre las hendiduras de la peña.Tengo más necesidad, Madre mía, de tus oraciones que de tu presencia."
"Si así es, Hijo mío, oraremos. Oraremos todas por Ti."
"Sí. Después que lo hayáis visto pasar vendréis con nosotros a mi palacio de Sión. Mandaré criados al Templo tras el Maestro, para que nos traigan sus órdenes y sus noticias" dice Magdalena, que al punto comprende lo que ha de hacerse y realizarse sin ambages.
"Dices bien, hermana. Aunque me duela no poder seguirlo, comprendo que así está bien. Por otra parte, Lázaro nos ordenó que en nada se contradijese al Maestro, sino que se le obedeciese aun en lo más insignificante. Y así lo haremos."
"Id, entonces. ¿Veis? Los caminos se llenan de animación. Están llegando los apóstoles. Idos. La paz sea con vosotras. Cuando lo creo oportuno os mandaré llamar. Mamá, hasta pronto. Estate tranquila. Dios está con nosotros." La besa y se despide. Las obedientes discípulas se van ligeras.
Llegan los diez discípulos. "¿Las enviaste antes?"
"Sí. Desde una casa verán mi entrada."
"¿De qué casa?" pregunta Judas de Keriot.
"¿Acaso no hay muchas casas amigas?" le contesta Felipe.
"¿Desde la casa de Analía? insiste Iscariote.
Jesús responde negativamente y se dirige hacia Betfagé que está un poco separada.

REGRESAN LOS DOS A QUIENES HABÍAN ENVIADO 
A QUE LE TRAJESEN LA ASNA Y EL ASNILLO

Está ya casi para llegar cuando regresan los dos a quienes habían enviado a que le trajesen la asna y el asnillo. Gritan: "Lo encontramos como dijiste, y te hubiéramos traído los animales, pero el dueño de ellos quiso aparejarlos ya adornarlos para honrarte. Los discípulos, que se han unido a los que pasaron la noche en los caminos de Betania para honrarte, quisieron que se les permitiese que te los trajesen, y nosotros dijimos que sí. Creímos que su fidelidad merecía un premio."
"Hiciste bien. Sigamos."
"¿Son muchos los discípulos?" pregunta Bartolomé.
"Toda una multitud. No se puede entrar por las calle de Betfagé. Por esto dije a Isaac que trajese el asno de Cleonte el quesero" responde Tomás.
"Hiciste bien. Vayamos hasta ese promontorio de la colina. Y esperemos allí bajo la sombra de los árboles."
Van a donde Jesús ha señalado.
"¡Nos alejamos! Así ¿pasarás Betfagé dándole vuelta por detrás?" exclama Iscariote.
"Y si quiero hacerlo, ¿quién me lo prohíbe? Acaso ¿ya me han aprehendido, para que no pueda hacer lo que quiera? ¿Acaso tienen prisa en hacerlo o temen de que me vaya a escapar? Si juzgase conveniente ir por lugar más seguro, ¿hay alguien que me lo pueda impedir?" Jesús atraviesa con su ojos al traidor, que no responde, pero sí encoge los hombros como diciendo: "Haz lo que te plazca."
En realidad da vuelta por detrás del poblado, diría yo más bien, del suburbio de la ciudad misma, porque no está muy lejos de la parte occidental, y forma parte de las pendientes del monte de los Olivos que domina la parte oriental de Jerusalén. Abajo, entre el declive y la ciudad, está el Cedrón que brilla al sol de abril.
Jesús se sienta en medio de ese silencio y se absorbe en sus pensamientos. Luego se levanta y se dirige a la parte alta del promontorio.
Dice Jesús: "Aquí pondréis la visión del 31 de julio de 1944: Jesús que llora por Jerusalén, desde la frase con la que empezó la visión." Y luego vuelve a mostrarme las fases de su entrada triunfal.

30 de julio.
No sé cómo haré para describir lo que veo, porque me siento tan mal del corazón tanto que fatigosamente puedo estar sentada. Pero no hay remedio: debo escribir lo que veo.
Comprendo el significado del evangelio de hoy: dominica novena después de Pentecostés.

DESDE UN OTERO CERCANO A JERUSALÉN JESÚS OBSERVA LA CIUDAD.

Desde un otero cercano a Jerusalén Jesús observa la ciudad.

No es un otero muy alto -lo más como la plazoleta de S. Miniato de Florencia- pero suficiente para que puedan verse casas y calles que suben y bajan. Si se toma el nivel más bajo de la ciudad, este otero es muy alto, pero no tanto como el Calvario, que no está muy cercano al muro. La colina donde se sitúa Jesús está casi a pico de la parte de la muralla, mientras que de la parte contraria se extiende blandamente hacia una vede campiña que da al oriente. Y digo oriente, teniendo en cuenta la posición del sol.
Jesús y los suyos están bajo una arboleda, sentados a su sombra. Descansan del camino. Después Jesús se levanta, se dirige a la parte alta de la colina.
Su alta estatura se dibuja, clara, en el vacío que le sirve de marco. Parece aún mucho más alto. Tiene sus manos cruzadas sobre su pecho, sobre su manto azul. Y mira severamente.
Los apóstoles lo ven, pero no lo interrumpen. Pensarán que se ha alejado para orar.
Pero no es así. después de haber contemplado por un tiempo la ciudad en todos sus rincones, en todas sus elevaciones, deteniendo su mirada más acá que allá, se pone a llorar, sin estremecimiento alguno, sin hacer ruido. Las lágrimas le resbalan por las mejillas y caen... Lágrimas envueltas en un silencio y tristeza, como las del que sabe que debe llorar, solo, sin esperanza de consuelo o de comprensión. Como las de quien llora por un dolor que no puede ser evitado, y que debe sufrirse completamente.
Dado el lugar que ocupa, Santiago, el hermano de Juan, es el primero en notar ese llanto, y lo dice a los demás que se miran mutuamente sorprendidos.
"Nadie de nosotros ha hecho algo mal" se dicen. "Tampoco la gente lo ha insultado. No había ni un enemigo entre la multitud."
"Entonces, ¿por qué llora?" pregunta el más anciano de todos.
Pedro y Juan se levantan y se le acercan. Se imaginan que lo único que pueden hacer es acercársele para mostrarle que lo aman, y para preguntarle qué le pasa.

"MAESTRO, ¿POR QUÉ ESTÁS LLORANDO?" PREGUNTA JUAN
 "¿QUÉ TE HACE SUFRIR? DÍNOSLO A NOSOTROS QUE TE AMAMOS."

"Maestro, ¿por qué estás llorando?" pregunta Juan apoyando su rubia cabeza sobre la espalda de Jesús, que destaca en altura del cuello arriba.
Pedro le pone la mano en su cintura, como si quisiera abrazarlo. Le pregunta: "¿Qué te hace sufrir? Dínoslo a nosotros que te amamos."
Jesús apoya su rostro sobre la cabeza de Juan y, separando sus brazos, coloca uno sobre la espalda de Pedro. Tres amigos. Pero el llanto continúa. Juan que siente que le cae alguna lágrima, vuelve a preguntarle:"¿Por qué lloras, Maestro? ¿Te hemos causado algún dolor?"
Los otros apóstoles han venido y rodean a los tres. Esperan también la respuesta.
"No" dice Jesús. "No me habéis dado ningún dolor. Sois mis amigos; y la amistad, cuando es sincera, es bálsamo, es sonrisa, pero nunca lágrimas. Quisiera que siempre fueseis mis amigos. Aun ahora que entraremos en la corrupción que fermenta y que corrompe a quien no tiene voluntad firme de permanecer bueno."
"¿A dónde vamos, Maestro? ¿Acaso a Jerusalén? La multitud te ha saludado con alegría. ¿Quieresdefraudarla? ¿Vamos a Samaria por algún milagro? ¿Ahora que la Pascua está cercana?"
Las preguntas las hacen diversos.

ALLÍ ESTÁ LA CORRUPCIÓN. ENTRAMOS EN JERUSALÉN, 
ENTRAMOS ALLÍ. Y EL ALTÍSIMO ES EL ÚNICO QUE SABE 
CÓMO QUISIERA SANTIFICARLA CON LA SANTIDAD DEL CIELO. 
VOLVER A SANTIFICAR, A ESTA CIUDAD QUE DEBERÍA SER 
LA CIUDAD SANTA. PERO NO PODRÉ CONSEGUIR NADA.
 ESTÁ CORROMPIDA Y ASÍ CONTINÚA.

Jesús levanta sus manos para imponer silencio, y con la derecha señala hacia la ciudad, algo así como cuando el campesino extiende su brazo para sembrar. Dice: "Allí está la corrupción. Entramos en Jerusalén, entramos allí. Y el Altísimo es el único que sabe cómo quisiera santificarla con la santidad del Cielo. Volver a santificar, a esta ciudad que debería ser la Ciudad santa. Pero no podré conseguir nada. Está corrompida y así continúa. Los ríos de santidad que salen del Templo vivo, y que por días seguirán corriendo hasta dejarlo henchidos de vida, no serán suficientes para redimirla. La Samaría y el mundo pagano vendrán al Santo.Sobre los templos ficticios se levantarán templos al Dios verdadero. Los corazones de los gentiles adorarán al Mesías, pero este pueblo, esta ciudad no lo aceptará, y su odio la empujará a cometer el mayor pecado. Lo cual debe suceder, Pero ¡ay de aquellos que serán instrumento de tal delito! ¡Ay!..."
Jesús mira fijamente a Judas a quien tiene enfrente.
"Tal cosa no nos sucederá, porque somos tus apóstoles, creemos en Ti, y estamos dispuestos a morir por Ti." Judas miente desvergonzadamente y no baja los ojos aunque siente los de Jesús encima.
Los demás se unen a Judas.
Jesús, sin responder directamente al apóstol traidor, dice. "Quiera el Cielo que así seáis. Pero hay todavía mucha debilidad en vosotros y la tentación os podría convertir en iguales a los que me odian. Orad mucho y tened cuidado de vosotros. Satanás sabe que está para ser vencido y quiere vengarse arrancándoos de Mí.Satanás nos rodea. A Mí para impedirme cumplir la voluntad del Padre y realizar mi misión. A vosotros para convertiros en sus esclavos. Estad atentosDentro de aquellos muros Satanás se apodera de quien no supo ser fuerte, aquel para la maldición será el haber sido elegido porque hizo de su elección un fin humano. Os elegí para el reino de los cielos y no para el del mundo. Recordadlo.

PREDICE LA DESTRUCCIÓN DE JERUSALÉN

Y tú, ciudad, que quieres tu ruina y por quien lloro, ten en cuenta que tu Mesías ruega por tu redención.¡Oh, si al menos en esta hora que te queda quisieras venir a quien sería tu felicidad! ¡Si al menos comprendieses en esta hora el Amor que puse en medio de ti y te despojases del odio que te ciega y te hace loca, que hace que seas cruel para contigo y para tu bien! ¡Pero vendrá el día en que te acordarás de esta hora!¡Será demasiado tarde para llorar y arrepentirte! Habrá pasado el Amor y desaparecido por entre tus calles,y sólo se quedará el Odio, que has preferido. Y el Odio te odiará a ti y a tus hijos. Porque los quisiste. El odio se paga con odio. No se tratará del odio del fuerte contra el inerme, sino del odio contra el odio, y por lo tanto la guerra y la muerte. Rodeada de trincheras y de ejércitos, te irás debilitando antes de ser destruida y verás caer a tu hijos bajo la fuerza de las armas, bajo el hambre. Los que sobrevivieren serán tomados prisioneros y escarnecidos. Pedirás misericordia, pero no la encontrarás porque no has querido conocer tu Salvación.
Lloro, amigos, porque soy humano, y las ruinas de mi patria me producen las lágrimas. Pero es justo que se cumpla lo dicho, porque la corrupción avanza por sobre estos muros, sobre todo límite e invoca el castigo de Dios. ¡Ay de los ciudadanos que son causa de la desgracia de nuestra patria! ¡Ay de los jefes,principales causantes! ¡ay de los que tendrían que ser santos para conseguir que los otros fuesen honrados; y, sin embargo, profanan la casa de su ministerio y así mismos! Venid. Mi intervención de nada servirá. Pero hagamos brillar la luz una vez más entre las tinieblas."
Jesús desciende acompañado de los suyos. Camina ligero. Su rostro está serio, diría yo, hasta un poco enojado. No pronuncia ni una palabra. Entra en una casucha que está a los pies del collado y así se acaba la visión.

Dice Jesús.

COMPADEZCO LAS DESVENTURAS DE UNA CIUDAD CULPABLE 
¿Y NO SABRÉ COMPADECER SUS COSTUMBRES?

NO. NI PUEDO COMPADECERLAS PORQUE SON PROPIAMENTE ESTAS
 COSTUMBRES LAS QUE PRODUCEN DESVENTURAS

"La escena que refiere Lucas parece no tener ilación, es casi ilógica. Compadezco las desventuras de una ciudad culpable ¿y no sabré compadecer sus costumbres?
No. No sé, ni puedo compadecerlas porque son propiamente estas costumbres las que producen desventuras; el verlas aumenta mi dolor. Mi ira  contra los profanadores del Templo es lógica consecuencia de lo que sabía de las desventuras de Jerusalén.

LAS PROFANACIONES DEL CULTO DIVINO, DE LA LEY DIVINA, 
PROVOCAN LOS CASTIGOS DEL CIELO. 

ESTE ES EL FRUTO DE UNA VIDA NACIONAL 
INDIGNA DEL NOMBRE DE CRISTIANA

Las profanaciones del culto divino, de la ley divina, provocan los castigos del cielo. Al convertir la Casa de Dios en cueva de ladrones, aquellos sacerdotes indignos e indignos creyentes atraían sobre todo el pueblo la maldición y la muerte. Es inútil dar éste o aquel nombre a los males que sufre un pueblo. Su nombre propio buscadlo en este. "Castigo por vivir cual animales". Dios se retira y el mal avanza. Este es el fruto de una vida nacional indigna del nombre de cristiana.

 LOS PAÍSES NO SE SALVAN CON LAS ARMAS, SINO CON UNA FORMA 
DE VIDA QUE ATRAIGA LA PROTECCIÓN DEL CIELO.

Entonces como ahora en esta última parte del siglo, no he dejado de llamar con prodigios repetidas veces. Como entonces no me atrajo sobre Mí y sobre mis instrumentos, más que la burla, la indiferencia, el odio. Los hombres como las naciones recuerden que inútilmente lloran cuando antes no quisieron aceptar su salvación. Inútilmente me invocan, porque cuando estuve con ellos me echaron afuera con una guerra sacrílega, que, partiendo de cada conciencia, entregada al mal, se esparció por toda la nación. Los países no se salvan con las armas, sino con una forma de vida que atraiga la protección del cielo.
Descansa, pequeño Juan. Procura seguir siendo siempre fiel a tu elección. La paz se quede contigo."
¡Que cansancio! ¡De veras que no aguanto más!...

No acaba Jesús de entrar bendiciendo a sus moradores, cuando se escuchan el alegre sonar de cascabeles y gritos de alegría. E, inmediatamente después, aparece la cara flaca y pálida de Isaac por la puerta. Entra y se postra ante su Señor Jesús.
Por entre la puerta se ven más y más caras... Se ve cómo se empujan para poder pasar... Se oye el grito de alguna mujer, el lloro de algún niño, y los gritos de saludo, gritos que saben a fiesta: "¡Feliz este día que te trae de nuevo a nosotros! ¡La paz sea contigo, Señor! ¡Bienvenido, Maestro, a premiar nuestra fidelidad!"
Jesús se pone de pie y hace señal de que quiere hablar. Todos guardan silencio. Se oye clara la voz de Jesús.

¡LA PAZ SEA CON VOSOTROS! NO OS AMONTONÉIS. 
AHORA SUBIREMOS JUNTOS AL TEMPLO. 
HE VENIDO PARA ESTAR CON VOSOTROS.

"¡La paz sea con vosotros! No os amontonéis. Ahora subiremos juntos al templo. He venido para estar con vosotros. ¡Calma! ¡Calma! No os hagáis mal. ¡Dejadme pasar, amigos míos! Dejadme salir y seguidme, pues juntos entraremos en la ciudad santa.
De buena o de mala gana la gente obedece. Abre paso. Jesús sale y señala el asno, sobre el que nadie ha montado hasta ahora. Los peregrinos ricos, que están mezclados entre la gente, extienden sobre el lomo del animal sus ricos mantos, y no dobla su rodilla para que se apoye el Señor y monte. Pedro camina al lado del Maestro e Isaac del otro, llevando las riendas del aun no domado animal; que, sin embargo, avanza calmadamente como si hubiera estado acostumbrado. No patea, ni se espanta con las flores que la gente lanza a Jesús, y que muchas de ellas lo golpean en sus ojos, en morro, ni con las ramas de olivo y palmas que se agitan a su alrededor, que se tiran al suelo como alfombra, ni con los gritos cada vez más fuertes de: "¡Hosanna, Hijo de David!" que, saliendo de una multitud cada vez más numerosa, suben hacia el firmamento azul.
Avanzar desde Betfagé, por entre las calles estrechas y torcidas no es fácil. Las madres toman en brazos a sus hijos. Los maridos procuran defender a sus mujeres de los golpes, y alguno que otro padre coloca sobra los hombres a su hijito y así lo lleva por entre la gente. Se oyen las voces de los niños, cual balidos de corderitos o piar de golondrinas, que arrojan flores y hojas de olivo, dadas por sus madres, al dulce Jesús...
Salidos del estrecho suburbio, el cortejo se ordena y se estira. Muchos, por propio gusto, corren a abrir paso, a despejar el camino. Otros los siguen arrojando al suelo ramas; y no falta quien sea el primero en arrojar su manto al suelo como de alfombra, y otro, qué digo, cuatro, diez, cien y muchos más, lo imitan. En su centro, la calle parece ser una cinta multicolor. Cuando ha pasado Jesús, se recogen y se les lleva más adelante y se les tira con otras y otras más, con ramas, flores, hojas de palma. Resuenan cada vez más los gritos en honor del Rey de Israel, del Hijo de David, de su Reino.
Los soldados de guardia en la puerta salen a contemplar lo que pasa. No es ninguna sedición. Se apoyan sobre sus lanzas. Se hacen a un lado, admirados o burlones, ante el extraño cortejo de este Rey que viene montado sobre un asno, un rey hermoso como un dios, humilde como el más pobre de los hombres, bueno, cariñoso... a quien rodean mujeres, niños, hombres desarmados que gritan: "¡Paz! ¡Paz!" Antes de entrar en la ciudad Jesús se detiene un momento al llegar a la altura de los sepulcros de los leprosos de Hinnón  y Silóan (creo no equivocarme en los nombres, porque en estos lugares he visto varios milagro). Se apoya sobre el único estribo, pues viene sentado, se alza, abre sus brazos gritando en dirección de aquellas pendientes horribles, donde caras y cuerpos llenos de terror se asoman buscando a Jesús con sus ojos y que gritan: "Somos impuros" para hacer que ningún imprudente vaya a acercarse y subirse con el ansia de ver a Jesús, que grita: "¡Quien tenga fe en Mí, pronuncie mi Nombre y alcance por medio de él la salud!" Bendice, continúa su camino. Dice a Judas de Keriot: "Comprarás alimentos para los leprosos y, con Simón, los traerás antes de que anochezca."
Cuando el cortejo pasa bajo la bóveda de la puerta de Silóan y como un torrente se desparrama dentro de la ciudad, pasando por el barrio de Ofel, en que cada terraza se ha convertido en una pequeña palaza llena de gente que grita hosannas, que arroja flores y perfumes hacia el Maestro, el grito de la multitud parece aumentar y tomar fuerzas como si saliese de una bocina, porque los numerosos arcos de que está llena Jerusalén lo amplifican.
Oigo gritar, y me imagino que es lo que dicen los evangelistas: "¡Scialem, scialem melchil!" (o melchit: procuro transcribir el sonido de las palabras, pero es difícil porque su lenguaje posee aspiraciones que no tenemos. Recuérdese que la Escritora no sabía hebreo o arameo y que "scialem, scialem melchil!" no significa: "Hosanna" o "Bendito", sino: "Paz, paz, oh rey". Téngase en cuenta esto para caer en la cuenta de la honradez de la Escritora en transcribir lo que oía) Es un grito continuo, como el del bramido del mar que va y viene contra las playas o arrecifes donde se rompe para venir al encuentro de otra onda que lo recoge y lo multiplica en un bramido mayor ¡Estoy aturdida!
Perfumes, olores, gritos, agitarse de ramos, vestidos, colores. Es algo que deja a uno atolondrado.
Veo que entre la gente aparecen y desparecen caras conocidas, que son las de discípulos de todos los lugares de Palestina, de sus seguidores... Por un momento diviso a Jairo, al jovenzuelo. Yais de Pela (según me parece) que era ciego como su madre y a quienes Jesús curó. Veo a Joaquín de Bozra, y al campesino de la llanura de Sarón con sus hermanos. Veo al viejo y solitario Matías de junto al Jordán (ribera oriental), en cuya casa Jesús se refugió cuando todo estaba inundado. Veo a Zaqueo con sus amigos convertidos. Veo al viejo Juan de Nobe con casi todos los de la población. Veo al marido de Sara de Yutta... ¿Pero quién puede acordarse de nombres y caras donde los conocidos se mezclan con los no conocidos?... allí está la cara del pastorcillo de Enón. Junto a él la del discípulo de Corozaín que no fue a sepultar a su padre por seguir a Jesús; y cerca de él, por un instante, el padre y la madre de Benjamín, con su pequeño, que por poco cae bajo las pezuñas del asno por querer recibir una caricia de Jesús. Y ¡es una desgracia! están las caras llenas de ira de los fariseos que orgullosos rompen la muralla de amor que se estrecha alrededor de Jesús  le gritan: "¡Haz que se callen esos locos! ¡Vuélvelos al buen sentido! Sólo a Dios se le lanzan hosannas. ¡Diles que se callen!"
Jesús responde dulcemente: "Aunque Yo se los mandase, y me obedecieran, las piedras gritarían los prodigios del Verbo de Dios."
Realmente, la gente además de gritar: "¡Hosanna, hosanna al Hijo de David! ¡Bendito el que viene en el nombre del Señor! ¡Hosanna a Él y a su Reino! ¡Dios está con nosotros! Ha llegado el Emmanuel. ¡Ha llegado el Reino del Mesías del Señor! ¡Hosanna! ¡Lance la tierra hosanna hacia el cielo! ¡Paz, paz, Rey mío! ¡Paz y bendición vengan sobre Ti, Rey santo! ¡Paz y gloria en los cielos y en la tierra! ¡Gloria se de a Dios por su Mesías! Paz a los hombres que lo acogen. Paz en la tierra a los hombres de buena voluntad y gloria en los cielos más altos porque ha llegado la hora del Señor" (quien laza este último grito es un grupo compacto de pastores que repiten el grito navideño). La gente de Palestina cuenta a los peregrinos de la Diáspora los milagrosque han visto. Y a quien no sabe lo que sucede y pregunta: "¿Quién es Él? ¿Qué sucede?"; le explican: "¡Es Jesús, Jesús el Maestro de Nazaret de Galilea! ¡El Profeta! ¡El Mesías del Seor! ¡El Prometido! ¡El Santo!"
De una casa, que apenas se acaba de doblar, sale un grupo de robustos jóvenes trayendo copas de cobre con carbones encendidos e incienso, de las que suben hacia arriba espirales de humo. Una y otra vez hacen lo mismo. Muchos corren adelante o regresan y entran a las casas para que les den fuego y resinas olorosas.
Se divisa ya la casa de Analía. La terraza está adornada con las hojas nuevas de la vid que flotan al contacto del acariciador viento de abril. Analía está en el centro de un grupo de jovencillas vestidas de blanco y con velos del mismo color. Tienen en sus manos pétalos de rosas y de convalarias que empiezan a arrojar al aire.

LAS VÍRGENES DE ISRAEL TE SALUDAN, SEÑOR" DICE JUAN 

ANALÍA SE ASOMA SOBRE EL PRETIL Y GRITA: "HE CONTEMPLADO 
TU TRIUNFO, SEÑOR MÍO. TOMA MI VIDA 
PARA TU GLORIFICACIÓN UNIVERSAL" 
Y CON UN GRITO ALTÍSIMO, LO SALUDA 
GRITANDO AL PASAR. "¡JESÚS!"

"Las vírgenes de Israel te saludan, Señor" dice Juan que se ha abierto paso y ha llegado al lado de Jesús, llamando su atención para que las vea cómo le arrojan rojos pétalos de rosas y blancas convalarias cual perlas.
Por un momento detiene Jesús al asno. Levanta su mano para bendecir ese grupo que lo ama hasta el punto de renunciar a cualquier otro amor terreno.
Analía se asoma sobre el pretil y grita: "He contemplado tu triunfo, Señor mío. Toma mi vida para tu glorificación universal", y con un grito altísimo, lo saluda gritando al pasar. "¡Jesús!"
Se oye otro grito que supera al clamor de la gente, que, aunque lo percibe, no se detiene. Es un río de entusiasmo, un río de un pueblo delirante que no puede detenerse. Y, mientras las últimas ondas de este río están todavía fuera de la puerta, las primeras están ya subiendo en dirección al Templo.

"¡TU MADRE!" GRITA PEDRO

"¡Tu Madre!" grita Pedro señalando una casa que está en el ángulo de una calle que sube hacia el Moria, por la que va el cortejo. Jesús levanta su rostro para enviar una sonrisa a su Madre que está con las mujeres fieles.
El encuentro con una numerosa caravana hace que el cortejo se detenga unos cuantos metros más allá de la casa. Mientras Jesús espera con los demás y acaricia a los niños que las madres le presentan, se oye el grito de un hombre que trata por abrirse paso: "¡Dejadme pasar! Una jovencilla ha muerto de repente. Su madre quiere ver al Maestro. ¡Dejadme pasar! ¡Él la había salvado antes!"
La gente lo deja pasar, y el hombre corre a donde está Jesús: "Maestro, la hija de Elisa ha muerto. Te saludó con aquel grito y luego se dobló hacia atrás diciendo: "Soy feliz!" y expiró. Su corazón se rompió de gozo al verte triunfante. Su madre me vio en la terraza que da a su casa y me dijo que viniera a llamarte. ¡Ven, Maestro!"
"¡Muerta! ¡Muerta Analía! Pero si ayer estaba lozana cual una flor." Los apóstoles se apiñan, excitados. Los pastores los imitan. Todos la habían visto el día anterior en perfecta salud. Si la acaban de ver con la sonrisa en sus labios, con el carmín en sus mejillas... No pueden comprender la desgracia... Preguntan, quieren que se les den pormenores.
"No sé. Oísteis qué fuerza había en sus palabras. Luego vi que se plegaba más pálida que sus vestiduras y oí que su madre lanzaba un grito... No sé más."

NO OS CONTURBÉIS. NO HA MUERTO. HA CAÍDO UNA FLOR 
Y LOS ÁNGELES DE DIOS LA HAN RECOGIDO 
PARA LLEVARLA AL SENO DE ABRAHAM.

"No os conturbéis. No ha muerto. Ha caído una flor y los ángeles de Dios la han recogido para llevarla al seno de Abraham. Pronto el lirio de la tierra se abrirá feliz en el Paraíso, olvidando para siempre el horror del mundo. Oye, di a Elisa que no llore por la suerte de su hijaDile que es una grande gracia de Dios, y que dentro de seis días lo comprenderá. No lloréis. Su triunfo es todavía mayor que el mío porque a ella le cortejan los ángeles para llevarla a la paz de los justos. Es un triunfo eterno que subirá siempre. En verdad os digoque tenéis razón de llorar por vosotros, pero no por Analía. Continuemos." Y repite a los apóstoles y a quienes lo rodean: "Ha caído una flor. Se ha ido en paz y los ángeles la han recogido. Bienaventurada ella, limpia de cuerpo y alma, porque pronto verá a Dios."
"¿Pero cómo, de qué murió, Señor?" pregunta Pedro que no se da paz.
"De amor. De éxtasis. De gozo infinito. ¡Dichosa muerte!"
Los que van adelante, como los que vienen atrás no caen en la cuenta de lo sucedido. Y así el cortejo sigue, aunque alrededor de Jesús se ha formado un doloroso silencio.
Juan lo rompe diciendo: "¡Oh, quisiera la misma suerte antes de las horas que están por venir!"
"También yo" dice Isaac. "Quisiera ver la cara de la jovencilla muerta de amor por Ti..."
"Os ruego que me sacrifiquéis vuestro deseo. Tengo necesidad de que estéis cerca de Mí."
"No te abandonaremos, Señor, ¿pero no habrá para esa madre ningún consuelo?" pregunta Natanael.
"Ya lo pensaré..."

ESTÁN EN LAS PUERTAS DE LA MURALLA DEL TEMPLO. 
JESÚS BAJA DEL ASNO

Están en las puertas de la muralla del Templo. Jesús baja del asno que uno de Betfagé toma bajo su cuidado.
Hay que tener presente que Jesús no se apeó en la primera puerta del Templo, sino que dio vuelta por la muralla, y se bajó solo cuando llegó a la parte norte cerca de la Antonia, para mostrar que no temía a los romanos, pues era inocente de toda acusación.
En el primer patio ruge el acostumbrado gritería de cambista y vendedores de palomas, pájaros ycorderos. Al ver a Jesús, todos corren a su encuentro quedándose sólo mercaderes.
Jesús con su vestido de color púrpura entra majestuoso, voltas hacia aquel mercado y hacia un grupo de fariseos y escribas que lo miran desde un portal.

"¡LARGO DE LA CASA DE MI PADRE! ESTE LUGAR NO ES 
PARA LA USURA NI PARA MERCADO. 
ESTÁ ESCRITO: "MI CASA SERÁ LLAMADA CASA DE ORACIÓN".

 ¿POR QUÉ HABÉIS CONVERTIDO EN CUEVA DE LADRONES 
LA CASA EN QUE SE INVOCA EL NOMBRE DEL SEÑOR? 
¡LARGO DE AQUÍ! LIMPIAD MI CASA.

En su rostro aparece la ira. Va al centro del patio. Como si diese un brinco, que parece una llama al herir el sol su vestido de púrpura, y con voz imponente grita: "¡Largo de la casa de mi Padre! Este lugar no es para la usura ni para mercado. Está escrito: "Mi casa será llamada casa de oración". ¿Por qué habéis convertido en cueva de ladrones la casa en que se invoca el nombre del Señor? ¡Largo de aquí! Limpiad mi casa. No sea que en lugar de cuerdas castigue con rayos de la ira de lo alto. ¡Largo de aquí! ¡fuera ladrones, estafadores, desvergonzados, homicidas, sacrílegos, los más grandes idólatras, porque sois unos soberbios, corruptores, falsos! ¡largo, largo de aquí! ¡Os aseguro que el Altísimo purificará este lugar y tomará venganza de todo un pueblo." No vuelve a hacer un látigo de cuerdas, pero al ver que los mercaderes y cambistas no quieren obedecerle, se acerca a la mesa más cercana, derriba derramando balanzas y monedas por el suelo.
Los vendedores y cambistas se apresuran a hacer lo que Jesús había mandado, tan pronto vieron que no se detenía en palabras. Jesús les grita. "¿Cuántas veces diré que este lugar no debe tratarse como un lugar de inmundicia sino de oración?" Mira a los del Templo, que obedientes a las órdenes del pontífice, no chistan.

JESÚS VA A LOS PORTALES DONDE SE HAN REUNIDO CIEGOS,
 PARALÍTICOS, MUDOS, LISIADOS Y OTROS ENFERMOS 
QUE LO INVOCAN A GRITOS. 

NO CURA UNO POR UNO DE LOS ENFERMOS, SINO QUE EXTIENDE SU
 MANO. LA SALUD BROTA DE ELLA SOBRE LOS ENFERMOS QUE, 
SANOS, SE LEVANTAN Y PRORRUMPEN EN GRITOS DE JÚBILO

Limpio ya el patio, Jesús va a los portales donde se han reunido ciegos, paralíticos, mudos, lisiados y otros enfermos que lo invocan a gritos.
"¿Qué queréis de Mí?"
"¡La vista, Señor! ¡Los miembros! ¡Qué mi hijo hable! ¡Que mi mujer se cure! ¡Creemos en Ti, Hijo de Dios!"
"Dios os escuche. Levantaos y dad gracias al Señor."
No cura uno por uno de los enfermos, sino que extiende su mano. La salud brota de ella sobre losenfermos que, sanos, se levantan y prorrumpen en gritos de júbilo que se mezclan con los de los niños que se le acercan. "¡Gloria, gloria al Hijo de David1 ¡Hosanna a Jesús Nazareno, Rey de reyes, y Señor de señores!"

"MAESTRO, ¿ESTÁS OYENDO? ESTOS NIÑOS DICEN LO QUE NO DEBE
 DECIRSE. ¡REPRÉNDELOS! 
"¿Y POR QUÉ? 
¿ACASO EL REY PROFETA, EL REY DE MI ESTIRPE NO HA DICHO:
 "DE LA BOCA DE LOS NIÑOS Y DE LOS QUE ESTÁN MAMANDO 
HAS HECHO QUE BROTASE UNA ALABANZA COMPLETA 
PARA LLENAR DE CONFUSIÓN A TUS ENEMIGOS?"

Algunos fariseos, con fingida deferencia, le gritan: "Maestro, ¿estás oyendo? Estos niños dicen lo que no debe decirse. ¡Repréndelos! ¡Diles que se callen!"
"¿Y por qué? ¿Acaso el rey profeta, el rey de mi estirpe no ha dicho: "De la boca de los niños y de los que están mamando has hecho que brotase una alabanza completa para llenar de confusión a tus enemigos?" ¿No habéis leído estas expresiones del salmista? Dejad que los pequeñines canten mis alabanzas. Los ángeles que ven siempre a mi Padre se las han sugerido. Dejadme ahora, todos vosotros, para que vaya a adorar al Señor" y pasando delante de la gente, se dirige al atrio de los israelitas para orar...
Luego de haber terminado, sale por otra puerta, cerca de la piscina probática, y se dirige a las colinas del monte de los Olivos.
Los apóstoles no caben de gusto... El triunfo les ha dado confianza. y han echado al olvido el miedo que les había causado las palabras de Jesús... Hablan de todo... Se mueren de ansias por saber lo que pasó a Analía. Con dificultad Jesús consigue que no se vayan, asegurándoles que tomará las mejores providencias... Están muy sordos al aviso divino... Humanos, que los gritos de hosanna borran de su memoria todo...
Jesús habla con los siervos de María Magdalena que ha nido a verlo, y luego les manda que regresen...

"¿A DÓNDE VAMOS AHORA?" 
AL CAMPAMENTO DE LOS GALILEOS

"¿A dónde vamos ahora?" pregunta Felipe.
"¿A casa de Marcos de Jonás?" añade Juan. 
"No. Al campamento de los galileos. Probablemente habrán venido mis hermanos y quiero saludarlos" responde Jesús. 
"Podrías hacerlo mañana" le sugiere Tadeo.
"Lo mejor es hacer pronto lo que se puede. Vamos a donde están los galileos. Se pondrán contentos si nos ven. Os darán noticias de la familia. Yo veré a los niños..."
"¿Y esta noche? ¿Dónde dormiremos? ¿En la ciudad? ¿En que lugar? ¿Dónde está tu Madre? ¿O en la casa de Juana?" pregunta Judas Iscariote. 
"No sé. Ciertamente que no en la ciudad. Tal vez en una tienda galilea...
"¿Por qué?"
"Porque soy galileo y amo a mi región. Vamos.
Se ponen en camino. Suben a donde están los galileos, acampados sobre el monte de los Olivos en dirección a Betania. Sus tiendas brillan bajo los rayos de un tibio sol de abril.
X. 369-380
A. M. D. G. et B.V.M.

La Pasion De Cristo