lunedì 24 settembre 2012

SAN PIO E LA PIAGA DELLA SPALLA


RIVELAZIONE FATTA A S. BERNARDO DA GESU’ DELLA PIAGA ALLA SACRA SPALLA APERTA DAL PESO DELLA CROCE
San Bernardo, Abate di Chiaravalle, domandò nella preghiera a Nostro Signore quale fosse stato il maggior dolore sofferto nel corpo durante la sua Passione. Gli fu risposto: “Io ebbi una piaga sulla spalla, profonda tre dita, e tre ossa scoperte per portare la croce: questa piaga mi ha dato maggior pena e dolore di tutte le altre e dagli uomini non è conosciuta. Ma tu rivelala ai fedeli cristiani e sappi che qualunque grazia mi chiederanno in virtù di questa piaga verrà loro concessa; ed a tutti quelli che per amore di essa mi onoreranno con tre Pater, tre Ave e tre Gloria al giorno perdonerò i peccati veniali e non ricorderò più i mortali e non moriranno di morte improvvisa ed in punto di morte saranno visitati dalla Beata Vergine e conseguiranno la grazia e la misericordia”.


PREGHIERA ALLA SACRA SPALLA

Dilettissimo Signore Gesù Cristo, mansuetissimo Agnello di Dio, io povero peccatore, adoro e venero la Vostra Santissima Piaga che riceveste sulla Spalla nel portare la pesantissima Croce del Calvario, nella quale restarono scoperte tre Sacralissime Ossa, tollerando in essa un immenso dolore; Vi supplico, per virtùà e meriti di detta Piaga, ad avere su di me misericordia col perdonarmi tutti i miei peccati sia mortali che veniali, ad assistermi nell’ora della morte e di condurmi nel vostro regno beato.



SAN PIO E LA PIAGA DELLA SPALLA


San Pio da Pietrelcina è stato uno di quei pochissimi sacerdoti santi ad aver avuto l'onore di portare sul proprio corpo i segni visibili e tangibili della Passione di Nostro Signore Gesù Cri­sto, e anche lui ha patito gli stessi atroci dolori alla piaga della sua spalla, a conferma di quanto rivelato diretta­mente da Gesù a San Bernardo sulla presenza di una dolorosissima ed inco­gnita piaga alla Sua Sacra Spalla. Una sconcertante scoperta riguardo ai dolori alla spalla patiti da Padre Pio è stata fatta dopo la sua morte da un carissimo amico del Padre, nonché suo figlio spirituale, Fra' Modestino da Pie­trelcina, il quale riferì: 

"... Dopo la morte di Padre Pio, continuai ad esplo­rare con cura ed oculatezza ogni lembo dei suoi indumenti che sistemavo e ar­chiviavo, con il presentimento che an­cora qualche altra sconcertante sco­perta avrei dovuto fare. Non mi sba­gliai! Quando fù la volta delle maglie, mi venne in mente che una sera del 1947, davanti alla cella N0 5, Padre Pio mi confidò che uno dei suoi più grandi dolori era quello che provava quando si cambiava la maglia... avevo pensato che quel dolore fosse stato causato al venerato Padre dalla piaga che egli aveva sul costato. Il 4 febbraio 1971 però dovetti cam­biare opinione allorché, osservando con più attenzione una maglia di lana da lui usata, notai sopra di essa, con mia grande sorpresa, all'altezza della clavicola destra, una traccia indelebile di sangue. Non mi sembrava, come nella "camicia della flagellazione" una macchia di essudazione sanguigna. Si trattava del segno evidente di una ec­chimosi circolare di circa dieci centi­metri di diametro, all'inizio della spal­la destra, vicino alla clavicola. 

Mi ba­lenò l'idea che il dolore lamentato da Padre Pio potesse derivargli da quella misteriosa piaga. Rimasi scosso e per­plesso. D'altra parte avevo letto su qualche libro di pietà una preghiera in onore della piaga della spalla di Nostro Si­gnore, apertagli dal legno della Croce che, scoprendogli tre sacratissime ossa, Gli avevano procurato acerbissimo dolore. 

Se in Padre Pio si erano ripetu­ti tutti i dolori della Passione, non era da escludersi che egli avesse sofferto anche quelli provocati dalla piaga del­la spalla. La sua sofferenza nel con­templare Cristo carico del pesante le­gno e più ancora, carico dei nostri peccati, gli aveva procurato certamen­te sulla spalla quella ennesima ferita. Dolore mistico e dolore fisico. Ormai, grazie al mio amico medico, avevo le idee chiare, o quasi, in proposito. In Gesù, carico della croce, sulla spalla si era avuta la distruzione del­l'epidermide e del sottocutaneo. Il peso del legno e lo strofinio del durissimo elemento rigido contro le parti molli, gli aveva prodotto una lesione trauma­tica muscolare, con "risentimento al­gico nevritico osseo". In Padre Pio quella lesione fisica, generata dalla sofferenza mistica, aveva determinato un profondo ematoma e una fuoriusci­ta di liquido ematico sulla spalla de­stra, con secrezione sierosa. Ecco quin­di sulla maglia un alone sfocato con al centro la macchia scura del sangue assorbito. Di questa scoperta parlai subito al padre superiore che mi disse di scrive­re una breve relazione. 

Anche Padre Pellegrino Funicelli, che per anni ave­va assistito Padre Pio, mi confidò che, aiutando parecchie volte il Padre a cambiare la maglia di lana che indos­sava, aveva notato quasi sempre, sulla spalla ora destra ora sinistra, una ec­chimosi circolare. In aggiunta a questa, un 'importan­te conferma mi venne dallo stesso Pa­dre Pio. 
A sera, prima di addormentar­mi, feci a lui, con tanta fede, questa preghiera: "Caro Padre, se tu avevi veramente la piaga alla spalla, dam­mene un segno". Mi addormentai. Ma, esattamente all'una e cinque minuti di quella notte, mentre dormivo tranquil­lamente, un improvviso, acuto dolore alla spalla mi fece svegliare. Era come se qualcuno, con un coltello mi avesse scarnito l'osso della clavicola. Se quel dolore fosse durato qualche minuto ancora, penso che sarei morto. Con­temporaneamente sentii una voce che mi diceva: "Così ho sofferto io!". Un intenso profumo mi avvolse e riempì tutta la mia cella. Sentii il cuore tra­boccante di amor di Dio. Provai anco­ra una strana sensazione: l'essere sta­to privato di quella insopportabile sof­ferenza mi era ancora più penoso. Il corpo voleva respingerla ma l'anima, inspiegabilmente, la desiderava. Era dolorosissima e dolce insieme. Ormai avevo capito! 

Confuso più che mai avevo la certezza che Padre Pio, oltre alle stigmate alle mani, ai piedi e al costato, oltre ad aver subito la flagellazione e la coronazione di spine, per anni, novello Cireneo di tutti e per tutti, aveva aiutato Gesù a porta­re la croce delle nostre miserie, delle nostre colpe, dei nostri peccati. E quel­la maglia ne portava indelebile il se­gno!".

da "Novissimum Verbum" (sett. - dic. 2002)


Preghiera per domandare una grazia

Dilettissimo Signore mio Gesù Cristo, mansueto Agnello di Dio, io povero peccatore Ti adoro e considero la dolorosissima piaga della tua spalla aperta dalla pesante croce che hai portato per me. Ti ringrazio del Tuo immenso dono d’Amore per la Redenzione e spero le grazie che Tu hai promesso a co­loro che contemplano la Tua Passione e l’atroce piaga della Tua Spalla. Gesù, mio Salvatore, incoraggiato da Te a chiedere quello che desidero, Ti chiedo il dono del Tuo Santo Spiri­to per me, per tutta la Tua Chiesa, e la grazia (...chiedere la grazia desiderata); fa che sia tutto per la Tua gloria e il mio maggior bene secondo il Cuore del PADRE. Amen.

tre Pater, tre Ave, tre Gloria.

*

Degnati, dolce Maria, 
di conservarci oggi e sempre, 
senza peccato

"E' verità?" + "E' cosa buona?" + "E' proprio necessario dirlo?"

I 3 filtri o setacci: "E' verità?" + "E' cosa buona?" + "E' proprio necessario dirlo?" : se tutti li usassimo - prima di aprir bocca - avremmo più luce, pace e tranquillità. Prova pure, non potrà nuocerti. 3 filtri: verità-bontà-necessità.




Sono rappresentati tre gigli bianchi, coperti con gocce di rugiada, su uno sfondo scuro Archivio Fotografico - 4730840




“Tu es, Deus, fortitudo mea”

Opera scritta dalla Divina Sapienza per gli eletti degli ultimi tempi. "Voi, amici cari, siete entrati, già in terra, nella Mia Dimensione. ..."



Opera scritta dalla Divina Sapienza per gli eletti degli ultimi tempi

13.09.12


Eletti, amici cari, il tempo è il Mio Tempo, lo spazio è il Mio spazio. Voi, amici cari, siete entrati, già in terra, nella Mia Dimensione. La Gioia che vi ho donato è duratura e la Pace non uscirà dal vostro cuore.



Sposa amata, beato l’uomo che vive già in terra nella Mia Dimensione! Beato l’uomo che Mi ha detto subito il suo sì ed è entrato nella Mia Reggia! Sposa cara, ti ricordi il Mio racconto per farti capire bene il concetto?
Mi dici: “Adorato, Adorato, Adorato, è semplice, è bellissimo, è significativo. Provo a ripeterlo: un uomo, misero e povero più che mai, trascinava la sua vita in una squallida caverna; un giorno passò vicino a lui un grande signore, ricco, dovizioso, un re dalle molte ricchezze. Vedendolo in tali condizioni, ne ebbe compassione e disse: “Vuoi venire a vivere nella Mia Reggia?Lì avrai tutto e non mancherai di nulla”. Il misero spalancò gli occhi dalla sorpresa: quando mai un ricco si era interessato a lui? Subito, subito raccolse la sua roba e seguì il grande, meraviglioso signore. Giunse alla sua reggia: era veramente grandiosa e stupenda! Vi entrò e la sua vita cambiò completamente. Dolce Amore, col Tuo racconto hai voluto parlare del Tuo Cuore, Reggia meravigliosa, dove vuoi accogliere ogni uomo della terra. Se egli accetta di seguirTi la sua vita cambia completamente.
Sposa amata, il Mio Cuore è la Reggia dove voglio accogliere ogni uomo della terra, togliendolo dalla sua condizione di miseria e povertà. Sposa cara, ora ti racconto la seconda parte della storia: il grande re, vedendo la miseria estrema di molti uomini, fece loro lo stesso invito e disse: “Nella mia reggia ci sono molti posti. Venite e toglietevi da tale condizione”. Costoro non vollero credere alle parole del re e si dissero l’un l’altro: “Restiamo nella nostra condizione e non cambiamo”. Passò il tempo, peggiorò la loro situazione e crebbe l’infelicità per quelli che avevano rifiutato l’invito. Sposa diletta, che hai capito delle Mie Parole?
Mi dici: “Amore Infinito, ho capito che assai diversa nel presente è la situazione degli uomini. Quelli che hanno accolto il Tuo Invito ora vivono lieti nella Tua Reggia, scoprono le Tue Meraviglie e godono le Tue Delizie, giorno dopo giorno. Quelli che non hanno accolto il Tuo Invito restano affondati nella loro miseria che cresce sempre di più: soffrono, gemono, ma sono tanto testardi, che non si decidono a cambiare, perché un terribile nemico li ha avvolti, come fa il serpente con le sue spire, che stringe sempre di più, fino a giungere a soffocare la preda. Ecco, Dolce Amore, ecco la mia supplica: aiuta i miseri a mutar condizione, altrimenti il nemico ne farà sua preda, assai presto.
Sposa amata, certo, non faccio mancare le Grazie di salvezza che scendono, copiose, e così sarà ancora; ma, ti dico che i miseri, che hanno rifiutato prima, continueranno a rifiutare dopo. Tale è la loro scelta.
Mi dici: “Adorato, il mio cuore trema, come foglia scossa dal vento tempestoso, perché vede la rovina di molte anime, per loro libera scelta.”
Sposa amata, ognuno ha ciò che si sceglie. Questo è il Mio Decreto. Resta, felice, nel Mio Cuore Ardente e godine le Delizie d’Amore di questo giorno. Ti amo.
Vi amo.

                                                                                              Gesù


Opera scritta dalla Divina Sapienza per gli eletti degli ultimi tempi


13.09.12


La Mamma parla agli eletti



Figli cari e tanto amati, molto vi ho detto in questi lunghi anni. Voi avete ascoltato con attenzione le Mie Parole, le avete amate; ma ancora pochi le hanno veramente vissute a fondo. Figli amati, non siate solo uditori attenti, ma vivete, vivete, vivete ogni giorno con gioia le Mie Parole! Vi prometto che cambierà la vostra vita e diverrà un volo d’aquila verso l’eternità felice. Vi amo tutti.
Ti amo, angelo Mio.

                                                                                              Maria Santissima


AVE MARIA PURISSIMA!

El paralítico curado en Cafarnaúm.


 Domingo XVIII,  p. Pentecostes, 30 sept. 2012


Rito Romano antiguo (san Pio V)

El paralítico curado en Cafarnaúm.


Veo las orillas del lago de Genesaret, y también las barcas de los pescadores sacadas a tierra; en la orilla, apoyados en
ellas, están Pedro y Andrés, dedicados a reparar las redes que los peones les llevan goteando después de quitar los detritos que
habían quedado aprisionados en éstas aclarándolas en el lago. A una distancia de unos diez metros, Juan y Santiago, centrados
en su barca, tratan de poner orden en ella, ayudados por un peón y por un hombre de unos cincuenta o cincuenta y cinco años,
que creo que es Zebedeo, porque el peón le llama 'jefe" y porque es parecidísimo a Santiago.
Pedro y Andrés, de espaldas a la barca, se dedican silenciosos a volver a atar cuerdas y corchos señalizadores. Sólo de
vez en cuando se intercambian algunas palabras acerca de su trabajo, el cual, por lo que puedo entender, ha sido infructuoso.
Pedro se queja de ello, no porque su bolsa esté vacía, ni por la inutilidad del esfuerzo, sino que dice:
- Lo siento porque... ¿cómo vamos a arreglárnoslas para dar algo de comer a esos pobrecillos? A nosotros sólo nos
llegan raros donativos, y yo no toco esos diez denarios y siete dracmas que hemos recogido en estos cuatro días. El Maestro, y
sólo El, me debe indicar para quién y cómo se han de distribuir esas monedas. ¡Y hasta el sábado El no vuelve! ¡Si hubiera tenido
buena pesca!... El pescado más menudo lo habría cocinado y se lo habría dado a esos pobres... y, si alguien de mi casa se hubiera
quejado, no me hubiera importado: los sanos pueden ir a buscarlo, ¡pero los enfermos...!.
- ¡Y además ese paralítico!... Ya han recorrido mucho camino para traerlo aquí... - dice Andrés.
- Mira, hermano, yo pienso... que no podemos estar divididos. No sé por qué el Maestro no nos quiere tener
permanentemente con Él. Al menos... no vería a estos pobrecillos a los que no puedo socorrer y, aunque los viera, podría
decirles: "Él está aquí".
- ¡Aquí estoy!— Jesús ha venido caminando despacio por la arena blanda.
Pedro y Andrés se estremecen. Se les escapa un grito:
-¡Oh! ¡Maestro! - y llaman a Santiago y a Juan - ¡El Maestro! ¡Venid!.
Los dos acuden, y todos se arriman a Jesús. Uno le besa la túnica, otro las manos; Juan osa pasarle un brazo alrededor
de la cintura y apoyar la cabeza sobre su pecho; Jesús lo besa en el pelo.
- ¿De qué hablabais?
- Maestro... estábamos diciendo que te íbamos a necesitar.
- ¿Para qué, amigos?
- Para verte y amarte viéndote, y, además, por algunos pobres y enfermos; te esperan desde hace dos días o más... Yo
he hecho lo qué podía. Los he alojado allí ¿ves aquella cabaña en aquel terreno baldío? Allí reparan las barcas los carpinteros de
ribera. Allí he procurado cobijo a un paralítico, a uno que tiene mucha fiebre y a un niño que se está muriendo en brazos de su
madre: no podía mandarlos a buscarte.
- Has hecho bien. Pero, ¿cómo te las has arreglado para socorrerlos? ¿Quién los ha guiado?, ¡me has dicho que son
pobres!...
- Claro, Maestro. Los ricos tienen carros y caballos; los pobres, sólo las piernas. No pueden seguirte diligentemente. He
hecho lo que he podido. Mira: esto es lo poco que he recaudado, pero no he tocado ni una perra; Tú lo harás.
- Pedro, tú también podías haberlo hecho. Ciertamente... Pedro mío, siento que por mí sufras reprensiones o fatigas.
- No, Señor, no debes afligirte por eso. A mí eso no me duele. Sólo siento el no haber podido tener una mayor caridad.
Pero, créeme, he hecho, todos hemos hecho cuanto hemos podido.
- Lo sé. Sé que has trabajado y sin intereses personales. Aunque haya faltado la comida, tu caridad no, y es viva, activa,
santa a los ojos de Dios.

Algunos niños, entretanto, han llegado corriendo y gritan:
- ¡El Maestro! ¡Está el Maestro! ¡Jesús! ¡Ha venido Jesús! - Y se le arriman. Él los acaricia, sin dejar por ello de hablar con
los discípulos.
- Simón, entro en tu casa. Tú y vosotros id a comunicar que he venido; después traedme a los enfermos.
Los discípulos salen, rápidos, en distintas direcciones. Toda Cafarnaúm ya sabe, no obstante, que Jesús ha llegado; lo
sabe por los niños, que parecen abejas que en enjambre dejan la colmena hacia las distintas flores: en este caso, las casas, las
calles, las plazas. Van, vienen, jubilosos, llevando la noticia a las mamás, a los transeúntes, a los viejos que están sentados
tomando el sol; y luego vuelven para que, una vez más, los acaricie Aquél que los ama, y uno, audaz, dice:
- Háblanos a nosotros, habla hoy para nosotros, Jesús. Te queremos y somos mejores que los mayores.
Jesús le sonríe al pequeño psicólogo y promete que hablará para ellos. Luego, siguiéndole los pequeños, se dirige a la
casa, donde entra saludando con su fórmula de paz: «La paz descienda sobre esta casa».

La gente se apiña en la estancia grande posterior, empleada para las redes, maromas, cestos, remos, velas y
provisiones. Se ve que Pedro la ha puesto a disposición de Jesús, amontonando todo en un rincón para dejar espacio libre. El
lago no se ve desde aquí, sólo se oye el rumor lento de sus olas; y se ve sólo la pequeña tapia verdosa del huerto, con su vieja vid
y su frondosa higuera. Hay gente hasta incluso en la calle; no cabiendo en la sala, ocupan el huerto; no cabiendo en el huerto, se
quedan afuera.

Jesús empieza a hablar. En primera fila — se han abierto paso sirviéndose de su actitud avasalladora y del temor que
siente hacia ellos la plebe — hay cinco personas... de elevada condición social; mantos púrpura bordados en oro, riqueza de
vestidos y soberbia denuncian que son fariseos y doctores. Sin embargo, Jesús quiere tener en torno a sí a sus pequeños: una
corona de caritas inocentes, ojos luminosos y sonrisas angelicales, mirando hacia arriba, a Él. Jesús habla, acariciando cada cierto
rato la cabecita rizada de un niño que se ha sentado a sus pies y tiene apoyada la cabeza en las rodillas de Él, sobre el bracito
doblado. Jesús está sentado encima de un gran montón de cestos y redes.



<<- Mi amado ha bajado a su jardín, al pensil de los aromas, a deleitarse entre los jardines y a recoger lirios... él, que se
sacia entre los lirios - dice Salomón de David de quien provengo Yo, Mesías de Israel.
¡Mi jardín! ¿Qué jardín más hermoso y más digno de Dios que el Cielo, donde son flores los ángeles creados por el Padre?... Y, sin embargo, otro jardín ha querido el Hijo unigénito del Padre, el Hijo del hombre, porque por el hombre Yo tengo carne, sin la cual no podría redimir las culpas de la carne del hombre; un jardín que habría podido ser poco inferior al celeste, si desde el Paraíso terrestre se hubieran propagado, como dulces abejas desde una colmena, los hijos de Adán, los hijos de Dios,
para poblar la tierra de santidad destinada toda al Cielo. Pero el Enemigo sembró tribulaciones y espinas en el corazón de Adán,
y tribulaciones y espinas desde este corazón se derramaron sobre la tierra, no ya jardín, sino selva áspera y cruel en que se
estanca la fiebre y anida la serpiente.

Pero el Amado del Padre tiene todavía un jardín en esta tierra en que impera Satanás: el jardín al que va a saciarse de
su alimento celeste: amor y pureza; el pensil del que coge las flores que aprecia, en las cuales no hay mancha de sentido, de
avaricia, de soberbia: éstos — Jesús acaricia a todos los niños que puede, pasando su mano sobre la corona de cabecitas atentas
(una única caricia que apenas los toca y les hace sonreír de alegría) —; éstos son mis lirios.

The Holy Trinity


No tuvo Salomón, en su riqueza, vestidura más hermosa que el lirio que perfuma la hoya, ni diadema de más aérea y

espléndida gracia que la que tiene el lirio en su cáliz de perla. Y, no obstante, para mi corazón no hay lirio que valga lo que uno
de éstos; no hay jardín, no hay jardín de ricos, todo cultivado de lirios, que me valga cuanto uno sólo de estos puros, inocentes,
sinceros, sencillos párvulos.
¡Oh hombres, oh mujeres de Israel, oh vosotros, grandes y humildes por riqueza o por cargo, oíd! Vosotros estáis aquí
porque queréis conocerme y amarme. Pues bien, debéis saber cuál es la condición primera para ser míos. Mirad que no os digo
palabras difíciles, ni os pongo ejemplos aún más difíciles; os digo: tomad a éstos como ejemplo.

¿Quién hay, entre vosotros, que no tenga en casa en la edad de la puericia, de la niñez, a un hijo, a un nieto o sobrino, a

un hermano? ¿No es un descanso, un alivio, un motivo de unión entre esposos, entre familiares, entre amigos, uno de estos
inocentes, cuya alma es pura como alba serena, cuyo rostro aleja las nubes y crea esperanzas, cuyas caricias secan las lágrimas e
infunden fuerza vital? ¿Por qué tienen tanto poder ellos, que son débiles, inermes, ignorantes todavía?: porque tienen en sí a
Dios, tienen la fuerza y la sabiduría de Dios, la verdadera sabiduría: saben amar y creer, creer y querer, vivir en este amor y en
esta fe. Sed como ellos: sencillos, puros, amorosos, sinceros, creyentes.
No hay sabio en Israel que sea mayor que el más pequeño de éstos, cuya alma es de Dios y de cuya alma es el Reino.
Benditos del Padre, amados del Hijo del Padre, flores de mi jardín, mi paz esté con vosotros y con quienes os imiten por mi amor.>>

Jesús ha terminado.

- ¡Maestro! - grita Pedro entre la muchedumbre - aquí están los enfermos. Dos pueden esperar a que salgas, pero a éste
lo está estrujando la multitud y, además... ya no aguanta más, y no podemos pasar. ¿Le digo que vuelva otra vez?
- No. Descolgadlo por el techo.
- ¡Es verdad! ¡Enseguida!.
Se oye caminar arrastrando los pies sobre el techo bajo de la estancia, la cual, no formando realmente parte de la casa,
no tiene encima la terraza unida con cemento, sino sólo un tejaducho de haces de ramas cubiertas con placas similares a la
pizarra. No sé qué piedra era. Hacen una abertura, y, con unas cuerdas, descuelgan la pequeña camilla en la que está el
enfermo; la descuelgan justo delante de Jesús; la gente se apiña aún más, para ver.
- Has tenido una gran fe, como también quien te ha traído.
- ¡Oh! ¡Señor! ¿Cómo no tenerla en ti?.
- Pues bien, Yo te digo: hijo — el hombre es muy joven —, te son perdonados todos tus pecados.
El hombre lo mira llorando... quizás se queda un poco contrariado porque esperaba la curación del cuerpo.

Los fariseos y doctores murmuran, arrugando nariz, frente y boca con desprecio.
-¿Por qué murmuráis, con los labios y, sobre todo, en el corazón? Según vosotros, ¿es más fácil decirle al paralítico"Tus pecados te son perdonados", o: "Levántate, toma la camilla y anda"?

Vosotros pensáis "sólo Dios puede perdonar los pecados". Pero no sabéis responder cuál es la cosa más grande, porque a este hombre, maltrecho en todo su cuerpo, y que ha
gastado los haberes sin resultado alguno, sólo lo puede curar Dios. Pues bien, para que sepáis que Yo lo puedo todo, para que
sepáis que el Hijo del hombre tiene poder sobre la carne y sobre el alma, en la tierra y en el Cielo, Yo le digo a éste: levántate,
toma tu camilla y anda. Ve a tu casa y sé santo.
El hombre se estremece, grita, se levanta, se echa a los pies de Jesús, los besa y acaricia, llora y ríe, y con él los
familiares y la multitud, la cual, luego, se abre para dejarlo pasar y lo sigue jubilosa (la muchedumbre, no los cinco rencorosos
que se marchan engreídos y duros como estacas).
Así, puede entrar la madre con el pequeñuelo: un niño todavía lactante, esquelético. Lo acerca. Dice solamente:
- Jesús, Tú los amas. Lo has dicho. ¡Que este amor y tu Madre...!- ... y se echa a llorar.
Jesús toma al lactante — realmente moribundo —, se lo pone contra el corazón, lo tiene un momento con la boca en la
carita cérea de labiuchos violáceos y párpados ya caídos. Un momento lo tiene así... y, cuando lo separa de su barba rubia, la
carita tiene color rosáceo, la boquita expresa una sonrisa indecisa de infante, los ojitos miran alrededor vivarachos y curiosos, las
manitas, antes cerradas y caídas, gesticulan entre el pelo y la barba de Jesús, que ríe.

- ¡Oh, hijo mío! - grita, dichosa, la mamá.
- Toma, mujer. Sé feliz y buena.
Y la mujer toma al niño renacido y lo estrecha contra su pecho, y el pequeño reclama inmediatamente sus derechos de
alimento: hurga, abre, encuentra... y mama, mama, mama, ávido y feliz.

Jesús bendice a los presentes. Pasa entre ellos. Va a la puerta, donde está el enfermo que tenía mucha fiebre.
- ¡Maestro! ¡Sé bueno!.
- Y tú también. Usa la salud en la justicia - Lo acaricia y sale.
Vuelve a la orilla, seguido, precedido, bendecido por muchos que le suplican:
- Nosotros no te hemos oído. No podíamos entrar. Háblanos también a nosotros.
Jesús hace un gesto de aceptación y, dado que la multitud lo oprime hasta casi ahogarlo, monta en la barca de Pedro.
No es suficiente. El asedio es sofocante.
- Mete la barca en el mar y sepárate bastante.




AVE MARIA PURISIMA!

A promessa de Nosso Senhor de salvar mil almas do purgatório todos os dias


A promessa de Nosso Senhor 

de salvar mil almas do purgatório todos os dias



Nosso Senhor prometeu 

à Santa Gertrudes 

que salvaria MIL almas do purgatório 

todos os dias, 

por cada pessoa 

que rezar com fervor esta Oração:






"Eterno Pai, ofereço-Vos 

o Preciosíssimo Sangue 

do Vosso Divino Filho Jesus, 

em  união 

com todas as Missas que hoje são 

celebradas em todo o mundo, 

por todas as Santas Almas do Purgatório, 

pelos pecadores em todos os lugares, 

pelos pecadores na Igreja Católica, 

pelos pecadores em todas as outras Igrejas, 

pelos de minha casa e meus vizinhos. 

Amén!"




* Obviamente, esta oração deve ser feita em um profundo estado de contrição para que possa ser realizada a promessa de Nosso Senhor Jesus Cristo.



AVE MARIA PURISSIMA!