Nel mistero beatificante della Santissima Trinità, c’è un “canto”
che risuona da tutta l’Eternità: un canto che rende feconda la
“Comunione
d’Amore” delle Tre Persone Divine, ed è un profondissimo arcano, incessante
silenzio.
San Giovanni della
Croce, in un celebre testo, dice: “Il Padre ha detto una sola
Parola, cioè il Suo Figlio e, in un silenzio eterno, continua a
pronunciarla”.
Anche il Mistero
dell’Incarnazione del Verbo si realizza nel silenzio: “Mentre un
profondo silenzio avvolgeva tutte le cose, e la notte era a metà del suo corso,
la Tua Parola Onnipotente discese dal Cielo sulla Terra”(Sapienza
18,14-15).
Penetrata da questo pensiero, la Beata Elisabetta della Trinità poteva esclamare:
“Che nell’Anima si faccia un profondo silenzio, eco di quello che si
canta nella Trinità”.
Tutte le Anime che
desiderano sinceramente entrare nell’intimità con Dio, sull’esempio del Maestro
Divino Gesù, amano “appartarsi” dalla folla e cercano tempi di silenzio
e momenti di solitudine per “stare soli con il Solo”.
Tutti i Santi hanno
amato il silenzio e la solitudine, che poi rendono più attenti e sensibili alla
Carità fraterna (basti l’esempio dei saggi Padri del Deserto). Non si può
aspirare all’unione con Dio e alla pienezza dell’amore senza la forza del
silenzio esteriore e interiore.
Beata Madre Teresa di
Calcutta diceva: “Abbiamo bisogno di silenzio per stare soli
con Dio, per parlarGli, per ascoltarLo, per meditare profondamente nel nostro
cuore le Sue parole. Abbiamo bisogno di stare soli con Dio, nel silenzio,
per essere rinnovati e trasformati. Il silenzio ci permette di guardare alla
vita con occhi nuovi. Nel silenzio siamo colmati dell’energia di Dio stesso:
energia che ci fa fare ogni cosa con
gioia”.E alle sue Suore raccomandava di
praticare...
il silenzio degli
occhi
il silenzio delle orecchie,
il silenzio della lingua,
il silenzio della mente,
il silenzio del
cuore”.
Santa Teresa d’Avila,
dopo anni di lotta, parla della sua totale Conversione quando, lasciando la
dissipazione e la conversazione facile, s’immerse in un grande silenzio.
“Ormai non voglio più – le fece intendere Gesù – che tu conversi con gli
uomini, ma solo con Me e con i miei Angeli”.
Quanto bisogno abbiamo di
“riscoprire” la preziosità del silenzio!
In un Mondo, in cui siamo letteralmente
bombardati da tanto chiasso, anche le Anime Consacrate si lasciano spesso
travolgere dalla dissipazione (dispersione), dall’attivismo, dalla
superficialità. Facciamo davvero un po’ di “deserto” attorno a noi e
colmiamolo di quel silenzio che ascolta, che crede, che
adora.
Papa Paolo
VI: “Il silenzio non è mutismo, semplice assenza di voci o, peggio
ancora, ripiegamento su noi stessi, bensì è “il cuore in ascolto”: “l’attività
profonda dell’amore che ascolta”.
Il silenzio interiore e quello esteriore
non ci isola mai dagli altri, anzi, ci rende più capaci ad ascoltare gli altri e
dire, a suo tempo, la parola giusta.
A Suor Consolata Betrone, Clarissa Cappuccina, morta in
Concetto di Santità (1903-1946), Gesù chiedeva una “triplice
verginità”:
quella della mente… per combattere e
allontanare ogni pensiero inutile;
quella della lingua… per parlare solo quando
lo richiede la Carità o la necessità;
quella del cuore… per evitare ogni
attaccamento, ogni preoccupazione e la mania di occuparsi degli affari altrui.(cfr. “Il Cuore di Gesù” – Edizione Vaticana – pag. 142 ss.).
A questa Suora è legata la giaculatoria:
“Gesù, Maria, Vi amo! Salvate Anime!”. Gesù le chiedeva una
mistica (spirituale) crocifissione di tutti i sensi, affinché vivesse in un atto
d’amore incessante.
Nella vita comunitaria non mancano mai
prove, difficoltà e incomprensioni. La vita comune, infatti, è la massima
mortificazione.
Vorrei illuminare queste
riflessioni con una mia esperienza personale. In una situazione che mi
faceva soffrire, avevo tutta la voglia di risentirmi e giustificarmi, ma sentivo
dentro di me una “voce” che mi diceva:
“Tacere… pregare…
amare”.
Ho avuto la forza di assecondare la voce dello Spirito… ottenendo
tanta pace e anche la soluzione di ogni problema.
Chiediamo alla Madonna, “Madre della fede”
e “Donna del dolore e del silenzio”, che “custodiva tutto nel suo Cuore e lo
andava meditando” (Lc. 2,19), la preziosa Grazia di un sommo raccoglimento…
San Giovanni della
Croce: “Il linguaggio che Dio ascolta è l’amore
silenzioso”.
Solo così raggiungeremo la Santità, la pienezza
dell’Amore.
Padre Reginaldo
MARANESICappuccino Convento di San
Serafino Ascoli Piceno
Bruno Cornacchiola nasce a Roma il 9
maggio 1913. La sua famiglia, povera materialmente, è addirittura squallida nei
valori spirituali. Sua madre, assillata dal lavoro fuori casa, non può
dedicarsi alla loro educazione. Suo padre, quasi sempre ubriaco, lo picchia
spesso, tanto che ad un certo momento decide di non rincasare più la sera e
passa la notte in qualche grotta della periferia di Roma o nei locali presso la
Scala Santa.
Bruno racconta di sé:
"Viaggiavo in ferrovia e non pagavo
il biglietto perché mi nascondevo sotto i sedili delle carrozze quando passava
il bigliettaio e se si presentava l'occasione rubavo, preoccupato soltanto di
non farmi prendere dai carabinieri. ..".
A 23 anni si sposa con Iolanda Lo Gatto.
Non vuole però ricevere il Sacramento del Matrimonio e solo per accontentare la
futura moglie accondiscende a celebrarlo in sacrestia.
Durante la guerra civile in Spagna parte
come volontario, attratto dal miraggio della buona remunerazione, e vi rimane
tre anni. Fa amicizia con un soldato tedesco, protestante, che gli instilla
l'odio per la Chiesa e il Papa. Finita la guerra di Spagna, prima di ritornare
in patria entra in un'armeria a Toledo e compra un pugnale, sul cui manico
scrive: "A morte il Papa".
Arrivato in patria, è preoccupato nella ricerca di un lavoro e per il problema
religioso che lo sconvolge. In quei giorni stende il suo piano:
"Per salvare l'umanità dovrò
uccidere i preti in qualunque luogo, cercherò in tutti i modi di distruggere la
Chiesa cattolica e sarà mio dovere pugnalare il Papa".
Vuole convincere la moglie ad
abbandonare la sua fede cattolica e spesso la picchia. Un giorno la moglie,
esasperata, fa con lui uno strano patto:
"Bruno, tu vuoi che io entri con te a
far parte della Chiesa protestante. .. Accetto, ma ad una condizione: ti devi
confessare e ricevere la comunione nei primi nove venerdì del mese. Se alla
fine di questa pia pratica vorrai ancora cambiare religione ti seguirò anch'io,
se no continueremo insieme nella fede del nostro battesimo".
L'uomo acconsente e riceve per nove volte,
ogni primo venerdì del mese, l'Eucaristia, ma non muta parere; così, fallita la
prova, la moglie passa con lui al protestantesimo.
Ma Cristo lo attende al varco.
L'APPARIZIONE
Il 12 aprile 1947, sabato, decide di andare con i suoi figlioli al lido di Ostia, ma giunto alla
stazione ostiense, il treno era già partito.
Allora si dirige verso la località "Tre Fontane", nello spiazzo
antistante l'abbazia dei Trappisti.
Si rivolge ai bambini:
- "Gianfranco, Carlo, Isola, voi
potete giocare a palla, ma non allontanatevi troppo".
Essi partono immediatamente, sparendo e
apparendo tra le piante con grida festose, mentre Bruno si siede su un muretto,
ai margini del boschetto di eucalipti, per preparare uno scritto contro la
Vergine Maria. Si è portato una Bibbia e dei fogli e subito getta su un foglio
le prime battute: "La Madonna non è Vergine, non è Immacolata, non è
Assunta in cielo...".
Frattanto i bambini lo chiamano:
- "Papà, abbiamo perduto la
palla, vieni a cercarla con noi!" .
Egli si alza e incontrato Carlo, il più
grandicello, si dispone con lui a ispezionare il terreno. Isola si sposta e
raccoglie fiori. Gianfranco siede in disparte per sfogliare un giornalino.
Cornacchiola racconta:
"Carlo ed io scendemmo nella
scarpata verso via Laurentina per trovare la palla, ma non la vedemmo.
Desiderando assicurarmi che il più piccolo non si fosse allontanato dal luogo
assegnatogli, lo chiamavo per nome ed egli mi rispondeva. Ad un certo momento,
però, non lo sentii più e pur avendo alzato la voce, non ebbi nessuna risposta.
Preoccupato risalii, mi portai verso i cespugli vicino alla grotta dove l'avevo
lasciato, ma non lo vidi. Perciò gridai ancora più forte:
- "Gianfranco, dove sei?" -
Invano.
Sempre più preoccupato lo cercavo
affannosamente tra i cespugli e le rocce e finalmente trovai il bambino
inginocchiato all'ingresso di una grotta, a sinistra di chi la guarda. Teneva
le mani giunte come se pregasse e guardava all'interno con viva attenzione,
sorridendo e bisbigliando qualcosa. Mi avvicinai di più e udii distintamente
tali parole:
- "Bella Signora!... Bella
Signora!..." .
- "Che dici, Gianfranco, -
chiesi - che cosa fai?" .
Credevo fosse un gioco di bambini,
poiché nessuno in casa aveva insegnato a lui, non ancora battezzato,
quell'atteggiamento di preghiera.
Allora chiamai:
- "Isola, vieni giù, spiegami tu
qualcosa!" .
Mi obbedì e...
- "Cosa c'è là dentro? -
domandai - Vedi niente tu?"
- "No papà" - risponde,
e nello stesso tempo anch'essa cadde in ginocchio a destra del fratellino. I
fiori le uscirono dalle mani, mentre lo sguardo era fisso all'interno della
grotta. Anche lei sottovoce bisbigliava:
- "Bella Signora!... Bella
Signora!..." .
Io, stizzito più che mai, mi chiedevo la
motivazione del curioso modo di fare dei figli che, in ginocchio, guardavano
incantati verso l'interno della grotta, ripetendo le stesse parole. Pensai di
chiamare Carlo che stava ancora cercando la palla e...
- "Vieni anche tu qui -
pregai - e spiegami che fanno i tuoi fratelli in quella curiosa posizione...
Forse l'avete preparato voi questo gioco?" .
- "Ma cosa dici - egli
osservò - di quale gioco parli?... Non lo conosco e non lo so fare!" .
Appena pronunciate simili parole anche
lui cadde in ginocchio a destra di Isola, con le mani giunte e gli occhi fissi
ad un punto che lo affascinava entro la grotta, ripetendo le stesse parole:
- "Bella Signora!...".
- "È troppo! - gridai - Anche
tu mi prendi in giro!".
Non ne potevo più e con i nervi a pezzi:
- "Carlo, - imposi - via
di qui".
E, poiché non si muoveva, cercai di
alzarlo, ma non ci riuscii. Sembrava di piombo. Allora ebbi paura. Mi avvicinai
trepidante alla bambina e:
- "Isola - la invitai - alzati
e non fare come Carlo!".
Quella non rispose. Tentai di smuoverla ma
non ci riuscii. Invaso dal terrore, nell'osservare le pupille dilatate dei
figli estatici e il pallore dei loro volti, abbracciai il più piccolo e:
- "Su alzati. - dissi - È
possibile che le mie braccia siano state private di tanta energia?".
A questo punto:
- "Ma che cosa succede qui?
- esclamai - Ci sono forse delle streghe nella grotta oppure qualche
diavolo?...".
Poi, istintivamente:
- "Chiunque tu sia, fossi anche un
prete, vieni fuori!".
Entrai nell'antro, deciso di prendere a
pugni lo strano essere, ma la grotta era vuota".
Cornacchiola esce allora in preda alla
disperazione e, piangendo convulsamente, alza le braccia e gli occhi al cielo e
grida:
- "Dio, salvaci tu!”.
"Quand'ecco - egli dice - emessa
l'invocazione, vidi improvvisamente due candidissime mani che si muovevano
verso di me e sentii che mi sfioravano la faccia. Ebbi la sensazione che mi si
strappasse qualcosa dagli occhi. In quell'istante provai un certo dolore e
rimasi nell'oscurità più profonda...
A questo punto io non vedevo più né la
cavità né ciò che vi stava dentro, ma fui invaso da un'insolita gioia".
In quell'istante Bruno è rapito dalla visione
di una giovanile figura di donna, avvolta nello splendore di una luce d'oro,
ferma e dolcemente statica. Bruno la fissa con trasporto, vinto dal fascino di
tanta bellezza, attratto da quella luce che, pur intensissima, non offende la
vista ma lo inonda di soavità sovrumana. La donna veste una tunica bianca e
luminosa, stretta ai fianchi da una fascia rosa. Ha capelli neri, un tantino
sporgenti dal velo verde-prato che la copre dalle spalle ai piedi. Da sotto la
vesta escono i piedi nudi e verginali, fermi sopra un masso di tufo anch'esso
circondato di luce. Nella mano destra regge, appoggiandolo al petto, un libro
di colore grigio, su cui tiene pure l'altra mano. Soprattutto è affascinato dal
volto di quella creatura, un volto in cui si fondono il candore innocente della
puerizia, la vaghezza e la grazia della verginità, la gravità maestosa della
sublime maternità.
Continua il veggente:
"Vidi che la bella Signora
lentamente muoveva la mano sinistra ed indicava qualcosa ai suoi piedi. Guardai
e vidi a terra un drappo nero sostenente una croce spezzata".
Cornacchiola pensa che quel drappo nero,
simile a una veste stracciata, e la croce spezzata, volessero alludere
all'abito talare, con ogni altro segno di distinzione, da molti religiosi e
sacerdoti ormai messo da parte.
"Il mio primo impulso fu quello di
lanciare un grido, ma la voce mi moriva in gola".
L'Apparizione, quasi offrendo il libro
che teneva in mano, con tono ineffabilmente dolce disse:
- "Sono Colei che sono nella
Trinità Divina".
- "Sono la VERGINE DELLA
RIVELAZIONE”.
- "Tu mi perseguiti, ora basta!
Entra nell'ovile santo, corte celeste in terra.
Il giuramento di Dio è e rimane immutabile: i nove venerdì del Sacro Cuore, che tu
facesti, amorevolmente spinto dalla tua fedele sposa prima di iniziare la via
dell'errore, ti hanno salvato!".
Intanto un profumo misterioso e
indefinibile inonda l'ambiente e sembra coprire la sporcizia del suolo, triste
strascico di squallidi incontri.
Dopo essersi così presentata, la
celestiale Signora tiene una prolungata allocuzione al figlio che sta per
ritornare a Dio, parte della quale è rivolta a lui stesso e a tutti i fedeli,
l'altra invece contiene un messaggio segreto per il Santo Padre.
Poi continua:
-"Desidero darti una sicura
prova della divina realtà che stai vivendo, perché tu possa escludere ogni
altra motivazione del tuo incontro, compresa quella del nemico infernale. E
questo è il segno: Quando incontrerai un sacerdote nella chiesa o per via,
avvicinalo e rivolgigli questa espressione: "Padre, le devo
parlare!". Se costui ti risponderà: "Ave Maria, figliolo, cosa
vuoi?" pregalo di fermarsi perché è quello da me scelto. A lui
manifesterai ciò che il cuore ti dirà e obbediscilo, ti indicherà infatti un
altro sacerdote con queste parole: "Quello fa per il tuo caso".
- "Ti recherai poi dal Santo
Padre, il supremo pastore della cristianità e gli consegnerai personalmente il
mio messaggio. Ti condurrà dal Papa qualcuno che io ti indicherò".
- "Alcuni a cui tu narrerai
questa visione non ti crederanno, ma non lasciarti deprimere...".
Poi, con atteggiamento di materna
benignità e serena mestizia, l'incantevole Signora gira su se stessa e si
allontana.
Nel messaggio, la
Madonna chiede con insistenza
a tutti la preghiera
ed invita alla recita del
Rosario:
-"Si preghi assai e si reciti il
Rosario quotidiano per la conversione dei peccatori, degli increduli e per
l'unità dei cristiani.
Le Ave Maria che voi dite con fede e amore, sono tante
frecce d'oro che raggiungono il Cuore di Gesù".
Ed ecco, quasi a premio
di coloro che ascolteranno il suo materno messaggio, la Vergine promette
celesti favori:
-"Con questa terra di peccato
opererò potenti miracoli
per la
conversione degli increduli".
Nella sua bontà Ella
vuole anche svelare il Figlio nei misteri della sua vita intima, legata alla
Augusta Trinità:
-"Il mio corpo non poteva marcire e non marcì. Mio Figlio e gli angeli
mi vennero a prendere al momento del mio trapasso".
Il 9 dicembre 1949 il Santo Padre Pio
XII invitò i tranvieri di Roma, accompagnati da padre Rotondi, a recitare con
lui il Rosario nella sua cappella privata. Lasciamone la descrizione a
Cornacchiola:
"Tra i lavoratori c'ero anch'io;
portavo con me il pugnale e la Bibbia sulla quale stava scritto: "Questa è
la morte della Chiesa Cattolica, col Papa in testa". Volevo consegnare al
Santo Padre il pugnale e la Bibbia.
Finito il Rosario il Papa disse:
- "Qualcuno di voi mi vuol
parlare?".
Io mi inginocchiai e dissi:
- "Santità, sono io!".
Gli altri lavoratori fecero largo per il
passaggio del Papa; egli si chinò verso di me, mi pose la mano sulla spalla,
avvicinò il suo volto al mio e chiese:
- "Cosa c'è, figlio mio?".
- "Santità, qui c'è la Bibbia
protestante che interpretavo erroneamente e con la quale ho ucciso molte
anime".
Piangendo consegnai anche il pugnale sul
quale stava scritto "Morte al Papa" e sussurrai:
- "Chiedo perdono di aver osato
solo pensare a tanto. Avevo progettato di ucciderla con questo pugnale!".
Il Santo Padre prese quegli oggetti, mi
guardò, sorrise e osservò:
- "Caro figlio, con ciò non
avresti fatto altro che dare un nuovo martire alla Chiesa, ma a Cristo una
vittoria dell'amore.."
Tratto da: "La Vergine della
Rivelazione" (ediz. Roma)
Mons. Fausto Rossi
per mezzo del beatissimo Apostolo e
custode Giovanni
l’assistenza di Maria SS. in ogni luogo e
ora.
<<1.
Salve, dolcissimo Apostolo San Giovanni. Salve, il più elevato di tutti gli
Evangelisti. Salve, fedelissimo custode di Santa Maria, Madre di
Gesù.
2. L’anima
mia ti saluta con devota effusione. Ti rendo i miei omaggi dal più intimo del
mio cuore, invocandoti con affettuose preghiere e
sospiri.
3. O
beatissimo Apostolo Giovanni! Quando Gesù fu condannato alla morte di croce e
coperto di piaghe, lo seguisti con l’anima angustiatae
il volto bagnato di lacrime, fin sul luogo della
crocifissione.
4. E
accompagnasti anche l’addoloratissima Madre sua, la Vergine Maria, insieme alla
pietosa Maddalena, che per l’eccesso del dolore stava sul punto di
tramortire.
5. La
grandezza del tuo amore per il Figlio e il cordiale affetto che ti unì al dolore
della Madre si manifestò nella fermezza e coraggio con cui rimanesti presso
Gesù fino al momento in cui L’inchiodarono sulla croce, e presso la Vergine
Madre fin quando la spada del dolore si infisse del tutto nel Suo Cuore
Immacolato.
6. Perciò,
Gesù, entrato in agonia, ti affidò in modo speciale Sua
Madre.
7. Te
L’affidò perché tu, che rimanesti vergine, custodissi la Vergine; ed altresì
ti prendessi cura di Lei nelle sue necessità, e con premurose attenzioni di
carità La servissi filialmente come propria madre.
8. O
fedelissimo e castissimo custode della santissima Madre di Dio, la Vergine
Maria! O, Tu, l’amico dello Sposo della Chiesa, il tesoriere dell’eterno
Re!
9. Tu
Giovanni, alla morte di Cristo, passasti a occupare il suo posto di figlio della
Vergine; così a te fu affidata l’Arca di Dio che conteneva la manna
celeste.
10. Ti venne
affidato il compito di vigilare sulla luminosa Porta del cielo, per cui entrò il
Re della Gloria, quando Egli stesso morendo sulla croce disse: “Ecco tua
Madre!”.
11. O, quale
tesoro!, la Madre tua e Madre di Dio, la Madre eccelsa, la Madre benedetta per
tutta l’eternità, che ti fu affidata, consegnata,
associata!
12. Oh! Chi
mi darà poter tenere una tale Madre, e con Lei un tale
custode!
13. Ad Essi
voglio raccomandare con tutta sicurezza la mia povera anima, perché la ricevano
sotto la loro protezione, e nell’ora tremenda di partire da questo mondo non mi
terrorizzi quell’infernale nemico.
14. O
clementissimo e buon Gesù, ricordaTi di me nella mia ultima
ora!
15. E
spegnendosi la mia voce corporale, venendo meno i miei sensi, mi venga in aiuto
la pietosa orazione della Tua amatissima Madre, e mi circondino strettamente le
leali attenzioni dell’Apostolo San Giovanni.
16. Orsù,
dunque, Mamma pietosa e compassionevole Vergine Maria! Ti supplico per l’amabile
Tuo Figlio, e per l’Apostolo cui Ti affidò dalla Croce, assistermi in ogni luogo
e in ogni momento.
17. Però
prego –in modo speciale- Te, che con San Giovanni e Maria Maddalena mai Ti
separasti dal lato del moribondo Tuo Figlio Gesù, di non abbandonarmi nella mia
ultima agonia.
18. O
dolcissimo Apostolo San Giovanni, sollecito custode e amico sempre fedele,
proteggimi con le armi della milizia celeste e col segno della Santa
Croce!
19.
Allontana dalla mia presenza il nemico del nome cristiano, e, al sopraggiungere
del supremo istante della morte, liberami nel nome santissimo di
Gesù!
20. Oh! i
due begli ulivi che effondono somma pietà e misericordia! Devotissimamente mi
raccomando alla Vostra intercessione e perpetua protezione, affinché, superati
tutti gli ostacoli, mi accompagniate tutti insieme e felicemente nel beato Regno
di Cristo Gesù. Amen.>> (A. Kempis: De imitatione
Mariae)
Dice Jesús: "Hoy escribe esto solo. La pureza tiene
un valor tal, que en el seno de una mujer pudo encerrarse quien es
Infinito, porque Ella era dueña de una pureza absoluta de la que puede ser capaz
un ser humano a quien Dios creó.
La Santísima
Trinidad descendió con sus perfecciones, habitaron las Tres Personas,
se encerró el Infinito en un pequeño espacio -no por esto se empequeñeció,
porque el amor de la Virgen y el querer de Dios ensancharon este espacio hasta
convertirlo en un cielo- se manifestó con sus características:
el
Padre, creador, como si de nuevo crease como en el
sexto día una creatura, y con ello tenía una "hija" verdadera, digna, hecha a su
perfecta semejanza. La huella de Dios quedaba impresa tan nítida en María, que
sólo la que estaba en el Primogénito del Padre la superaba. María puede ser
llamada la Primogénita del Padre después de Cristo, por la perfección que le dio
y que Ella supo conservar, por la dignidad de Esposa y Madre de Dios y Reina del
cielo, ocupa el segundo lugar después del Hijo y es en Ella en quien el
Pensamiento de Dios ha encontrado sus complacencias;
el
Hijo, que también era su "Hijo", le enseñó por un
misterio de la gracia, su verdad y sabiduría, cuando no era todavía más que un
Granito que crecía en el seno;
el
Espíritu Santo, apareció entre los hombres por una
larga anticipación de Pentecostés cual Amor "en quien El amó", como Consuelo
para los hombres por el Fruto que latía en el seno de Ella, como Santificación
por la Maternidad que se verificó.