martedì 8 maggio 2012

Akathistos: Grande ed inclita Madre, Genitrice del sommo fra i Santi, Santissimo Verbo, or degnati accogliere il canto! Preservaci da ogni sventura, tutti! Dal castigo che incombe Tu libera noi che gridiamo: Alleluia!


L'INNO AKATHISTOS






È uno tra i più famosi inni che la Chiesa Ortodossa dedica alla Theotokos (Genitrice di Dio).
Akathistos
si chiama per antonomasia quest'inno liturgico del secolo V
, che fu e resta il modello di molte composizioni innografiche e litaniche, antiche e recenti."Akathistos" non è il titolo originario, ma una rubrica:"a-kathistos" in greco significa "non-seduti", perché la Chiesa ingiunge di cantarlo o recitarlo "stando in piedi", come si ascolta il Vangelo, in segno di riverente ossequio alla Madre di Dio.
La struttura metrica e sillabica dell'Akathistos si ispira alla celeste Gerusalemme descritta dal cap. 21 dell'Apocalisse, da cui desume immagini e numeri: Maria è cantata come identificazione della Chiesa, quale "Sposa" senza sposo terreno, Sposa vergine dell'Agnello, in tutto il suo splendore e la sua perfezione.

L'inno consta di 24 stanze (in greco: oikoi), quante sono le lettere dell'alfabeto greco con le quali progressivamente ogni stanza comincia. Ma fu sapientemente progettato in due parti distinte, su due piani congiunti e sovrapposti - quello della storia e quello della fede -, e con due prospettive intrecciate e complementari - una cristologica, l'altra ecclesiale -, nelle quali è calato e s'illumina il mistero della Madre di Dio. 
Le due parti dell'inno a loro volta sono impercettibilmente suddivise ciascuna in due sezioni di 6 stanze: tale suddivisione è presente in modo manifesto nell'attuale celebrazione liturgica. L'inno tuttavia procede in maniera binaria, in modo che ogni stanza dispari trova il suo complemento - metrico e concettuale - in quella pari che segue. Le stanze dispari si ampliano con 12 salutazioni mariane, raccolte attorno a un loro fulcro narrativo o dommatico, e terminano con l'efimnio o ritornello di chiusa: "Gioisci, sposa senza nozze!". Le stanze pari invece, dopol'enunciazione del tema quasi sempre a sfondo cristologico, terminano con l'acclamazione a Cristo: "Alleluia!". Così l'inno si presenta cristologico insieme e mariano, subordinando la Madre al Figlio, la missione materna di Maria all'opera universale di salvezza dell'unico Salvatore.
La prima parte dell'Akathistos (stanze 1-12) segue il ciclo del Natale, ispirato ai Vangeli dell'Infanzia (Lc 1-2; Mt 1-2).

Essa propone e canta il mistero dell'incarnazione (stanze 1-4), l'effusione della grazia su Elisabetta e Giovanni (stanza 5),la rivelazione a Giuseppe (stanza 6), l'adorazione dei pastori(stanza 7), l'arrivo e l'adorazione dei magi (stanze 8-10), la fuga in Egitto (stanza 11), l'incontro con Simeone (stanza 12): eventi che superano il dato storico e diventano lettura simbolica della grazia che si effonde, della creatura che l'accoglie, dei pastori che annunciano il Vangelo, dei lontani che giungono alla fede, del popolo di Dio che uscendo dal fonte battesimale percorre il suo luminoso cammino verso la Terra promessa e giunge alla conoscenza profonda del Cristo.

La seconda parte (stanze 13-24) propone e canta ciò che la Chiesa al tempo di Efeso e di Calcedonia professava di Maria, nel mistero del Figlio Salvatore e della Chiesa dei salvati. Maria è la Nuova Eva, vergine di corpo e di spirito, che col Frutto del suo grembo riconduce i mortali al paradiso perduto (stanza 13); è la Madre di Dio, che diventando sede e trono dell'Infinito, apre le porte del cielo e vi introduce gli uomini (stanza 15); è la Vergine partoriente, che richiama la mente umana a chinarsi davanti al mistero di un parto divino e ad illuminarsi di fede (stanza 17); è la Sempre-vergine, inizio della verginità della Chiesa consacrata a Cristo, sua perenne custode e amorosa tutela (stanza 19); è la Madre dei Sacramenti pasquali, che purificano e divinizzano l'uomo e lo nutrono del Cibo celeste (stanza 21); è l'Arca Santa e il Tempio vivente di Dio, che precede e protegge il peregrinare della Chiesa e dei fedeli verso l'ultima Pasqua (stanza 23); è l'Avvocata di misericordia nell'ultimo giorno (stanza 24).
L'Akathistos è una composizione davvero ispirata. Conserva un valore immenso:
a motivo del suo respiro storico-salvifico, che abbraccia tutto il progetto di Dio coinvolgendo la creazione e le creature, dalle origini all'ultimo termine, in vista della loro pienezza in Cristo;
a motivo delle fonti, le più pure: la Parola di Dio dell'Antico e del Nuovo Testamento, sempre presente in modo esplicito o implicito; la dottrina definita dai Concili di Nicea (325), di Efeso (431) e di Calcedonia (451), dai quali direttamente dipende; le esposizioni dottrinali dei più grandi Padri orientali del IV e del V secolo, dai quali desume concetti e lapidarie asserzioni;
a motivo di una sapiente metodologia mistagogica, con la quale assumendo le immagini più eloquenti dalla creazione e dalle Scritture eleva passo passo la mente e la porta alle soglie del mistero contemplato e celebrato: quel mistero del Verbo incarnato e salvatore che come afferma il Vaticano II fa di Maria il luogo d'incontro e di riverbero dei massimi dati della fede (cf Lumen Gentium 65).

Circa l'Autore, quasi tutta la tradizione manoscritta trasmette anonimo l'inno Akathistos. La versione latina redatta dal Vescovo Cristoforo di Venezia intorno all'anno 800, che tanto influsso esercitò sulla pietà del medioevo occidentale, porta il nome di Germano di Costantinopoli ( 733). Oggi però la critica scientifica propende ad attribuirne la composizione ad uno dei Padri di Calcedonia: in tal modo, questo testo venerando sarebbe il frutto maturo della tradizione più antica della Chiesa ancora indivisa delle origini, degno di essere assunto e cantato da tutte le Chiese e comunità ecclesiali.
*INNO

PARTE NARRATIVA
1. Il più eccelso degli Angeli fu mandato dal Cielo
per dir "Ave" alla Madre di Dio.
Al suo incorporeo saluto
vedendoti in Lei fatto uomo,
Signore,
in estasi stette,
acclamando la Madre così:
Ave, per Te la gioia risplende;
Ave, per Te il dolore s'estingue.
Ave, salvezza di Adamo caduto;
Ave, riscatto del pianto di Eva.
Ave, Tu vetta sublime a umano intelletto;
Ave, Tu abisso profondo agli occhi degli Angeli.
Ave, in Te fu elevato il trono del Re;
Ave, Tu porti Colui che il tutto sostiene.
Ave, o stella che il Sole precorri;
Ave, o grembo del Dio che s'incarna.
Ave, per Te si rinnova il creato;
Ave, per Te il Creatore è bambino.
Ave, Sposa non sposata!

2. Ben sapeva Maria
d'esser Vergine sacra e così a Gabriele diceva:
«Il tuo singolare messaggio
all'anima mia incomprensibile appare:
da grembo di vergine
un parto predici, esclamando:
Alleluia!»
3. Desiderava la Vergine
di capire il mistero
e al nunzio divino chiedeva:
«Potrà il verginale mio seno
mai dare alla luce un bambino?
Dimmelo!»
E Quegli riverente
acclamandola disse così:
Ave, Tu guida al superno consiglio;
Ave, Tu prova d'arcano mistero.
Ave, Tu il primo prodigio di Cristo;
Ave, compendio di sue verità.
Ave, o scala celeste
che scese l'Eterno;
Ave, o ponte che porti gli uomini al cielo.
Ave, dai cori degli Angeli cantato portento;
Ave, dall'orde dei dèmoni esecrato flagello.
Ave, la Luce ineffabile hai dato;
Ave, Tu il «modo» a nessuno hai svelato.
Ave, la scienza dei dotti trascendi;
Ave, al cuor dei credenti risplendi.
Ave, Sposa non sposata!

4. La Virtù dell'Altissimo
adombrò e rese Madre
la Vergine ignara di nozze:
quel seno, fecondo dall'alto,
divenne qual campo ubertoso per tutti,
che vogliono coglier salvezza

cantando così:
Alleluia!

5.
Con in grembo il Signore
premurosa Maria
ascese e parlò a Elisabetta.
Il piccolo in seno alla madre
sentì il verginale saluto,
esultò,
e balzando di gioia
cantava alla Madre di Dio:
Ave, o tralcio di santo Germoglio;
Ave, o ramo di Frutto illibato.
Ave, coltivi il divino Cultore;
Ave, dai vita all'Autor della vita.
Ave, Tu campo che frutti ricchissime grazie;
Ave, Tu mensa che porti pienezza di doni.
Ave, un pascolo ameno Tu fai germogliare;
Ave, un pronto rifugio prepari ai fedeli.
Ave, di suppliche incenso gradito;
Ave, perdono soave del mondo.
Ave, clemenza di Dio verso l'uomo;
Ave, fiducia dell'uomo con Dio.
Ave, Sposa non sposata!

6. Con il cuore in tumulto
fra pensieri contrari
il savio Giuseppe ondeggiava:
tutt'ora mirandoti intatta
sospetta segreti sponsali, o illibata!
Quando Madre ti seppe
da Spirito Santo, esclamò:
Alleluia!
7. I pastori sentirono
i concerti degli Angeli
al Cristo disceso tra noi.
Correndo a vedere il Pastore,
lo mirano come agnellino innocente
nutrirsi alla Vergine in seno,
cui innalzano il canto:


Ave, o Madre all'Agnello Pastore,
Ave, o recinto di gregge fedele.
Ave, difendi da fiere maligne,
Ave, Tu apri le porte del cielo.
Ave, per Te con la terra esultano i cieli,
Ave, per Te con i cieli tripudia la terra.
Ave, Tu sei degli Apostoli la voce perenne,
Ave, dei Martiri sei l'indomito ardire.
Ave, sostegno possente di fede,
Ave, vessillo splendente di grazia.
Ave, per Te fu spogliato l'inferno,
Ave, per Te ci vestimmo di gloria.

Ave, Vergine e Sposa!


8. Osservando la stella
che guidava all'Eterno,
ne seguirono i Magi il fulgore.
Fu loro sicura lucerna
andando a cercare il Possente,
il Signore.
Al Dio irraggiungibile giunti,
l'acclaman beati:
Alleluia!

9. Contemplarono i Magi
sulle braccia materne
l'Artefice sommo dell'uomo.
Sapendo ch'Egli era il Signore
pur sotto l'aspetto di servo,
premurosi gli porsero i doni,
dicendo alla Madre beata:

Ave, o Madre dell'Astro perenne,
Ave, o aurora di mistico giorno.
Ave, fucine d'errori Tu spegni,
Ave, splendendo conduci al Dio vero.
Ave, l'odioso tiranno sbalzasti dal trono,
Ave, Tu il Cristo ci doni clemente Signore.
Ave, sei Tu che riscatti dai riti crudeli,
Ave, sei Tu che ci salvi dall'opre di fuoco.
Ave, Tu il culto distruggi del fuoco,
Ave, Tu estingui la fiamma dei vizi.
Ave, Tu guida di scienza ai credenti,
Ave, Tu gioia di tutte le genti.

Ave, Vergine e Sposa!

10. Banditori di Dio
diventarono i Magi
sulla via del ritorno.
Compirono il tuo vaticinio
e Te predicavano, o Cristo,
a tutti, noncuranti d'Erode,
lo stolto, incapace a cantare:

A
lleluia!

11. Irradiando all'Egitto
lo splendore del vero,
dell'errore scacciasti la tenebra:
ché gli idoli allora, o Signore,
fiaccati da forza divina caddero;
e gli uomini, salvi,
acclamavan la Madre di Dio:
Ave, riscossa del genere umano,
Ave, disfatta del regno d'inferno.
Ave, Tu inganno ed errore calpesti,
Ave, degl'idoli sveli la frode.
Ave, Tu mare che inghiotti il gran Faraone,
Ave, Tu roccia che effondi le Acque di Vita.
Ave, colonna di fuoco che guidi nel buio,
Ave, riparo del mondo più ampio che nube.
Ave, datrice di manna celeste,
Ave, ministra di sante delizie.
Ave, Tu mistica terra promessa,
Ave, sorgente di latte e di miele.

Ave, Vergine e Sposa!

12. Stava già per lasciare
questo mondo fallace
Simeone, ispirato vegliardo.
Qual pargolo a lui fosti dato,
ma in Te riconobbe il Signore perfetto,
e ammirando stupito
l'eterna sapienza esclamò:

A
lleluia!
PARTE TEMATICA
13. Di natura le leggi
innovò il Creatore,
apparendo tra noi, suoi figlioli:
fiorito da grembo di Vergine,
lo serba qual era da sempre, inviolato:
e noi che ammiriamo il prodigio
cantiamo alla Santa:
Ave, o fiore di vita illibata,
Ave, corona di casto contegno.
Ave, Tu mostri la sorte futura,
Ave, Tu sveli la vita degli Angeli.
Ave, magnifica pianta che nutri i fedeli,
Ave, bell'albero ombroso che tutti ripari.
Ave, Tu in grembo portasti la Guida agli erranti,
Ave, Tu desti alla luce Chi affranca gli schiavi.
Ave, Tu supplica al Giudice giusto,
Ave, perdono per tutti i traviati.
Ave, Tu veste ai nudati di grazia,
Ave, Amore che vinci ogni brama.

Ave, Vergine e Sposa!


14. Tale parto ammirando,
ci stacchiamo dal mondo
e al cielo volgiamo la mente.
Apparve per questo fra noi,
in umili umane sembianze l'Altissimo,
per condurre alla vetta
coloro che lieti lo acclamano:

A
lleluia!
15. Era tutto qui in terra,
e di sé tutti i cieli
riempiva il Dio Verbo infinito:
non già uno scambio di luoghi,
ma un dolce abbassarsi di Dio verso l'uomo
fu nascer da Vergine,
Madre che tutti acclamiamo:
Ave, Tu sede di Dio, l'Infinito,
Ave, Tu porta di sacro mistero.
Ave, dottrina insicura per gli empi,
Ave, dei pii certissimo vanto.
Ave, o trono più santo del trono cherubico,
Ave, o seggio più bello del seggio serafico.
Ave, o tu che congiungi opposte grandezze,
Ave, Tu che sei in una e Vergine e Madre.
Ave, per Te fu rimessa la colpa,
Ave, per Te il paradiso fu aperto.
Ave, o chiave del regno di Cristo,
Ave, speranza di eterni tesori.

Ave, Vergine e Sposa!

16. Si stupirono gli Angeli
per l'evento sublime
della tua Incarnazione divina:
ché il Dio inaccessibile a tutti
vedevano fatto accessibile, uomo,
dimorare fra noi
e da ognuno sentirsi acclamare:
Alleluia!
17. Gli oratori brillanti
come pesci son muti
per Te, Genitrice di Dio:
del tutto incapaci di dire
il modo in cui Vergine e Madre Tu sei.
Ma noi che ammiriamo il mistero
cantiamo con fede:

Ave, sacrario d'eterna Sapienza,
Ave, tesoro di sua Provvidenza.
Ave, Tu i dotti riveli ignoranti,
Ave, Tu ai retori imponi il silenzio.
Ave, per Te sono stolti sottili dottori,
Ave, per Te vengon meno autori di miti.
Ave, di tutti i sofisti disgreghi le trame,
Ave, Tu dei Pescatori riempi le reti.
Ave, ci innalzi da fonda ignoranza,
Ave, per tutti sei faro di scienza.
Ave, Tu barca di chi ama salvarsi,
Ave, Tu porto a chi salpa alla Vita.

Ave, Vergine e Sposa!

18. Per salvare il creato,
il Signore del mondo,
volentieri discese quaggiù.
Qual Dio era nostro Pastore,
ma volle apparire tra noi come Agnello:
con l'umano attraeva gli umani,
qual Dio l'acclamiamo:

A
lleluia!
19. Tu difesa di vergini,
Madre Vergine sei,
e di quanti ricorrono a Te:
che tale ti fece il Signore
di tutta la terra e del cielo, o illibata,
abitando il tuo grembo
e invitando noi tutti a cantare:

Ave, colonna di sacra purezza,
Ave, Tu porta d'eterna salvezza.
Ave, inizio di nuova progenie,
Ave, datrice di beni divini.
Ave, Tu vita hai ridato ai nati nell'onta,
Ave, hai reso saggezza ai privi di senno.
Ave, o Tu che annientasti il gran seduttore,
Ave, o Tu che dei casti ci doni l'autore.
Ave, Tu grembo di nozze divine,
Ave, che unisci i fedeli al Signore.
Ave, di vergini alma nutrice,
Ave, che l'anime porti allo Sposo.

Ave, Vergine e Sposa!
20. Cede invero ogni canto
che presuma eguagliare
le tue innumerevoli grazie.
Se pure ti offrissimo inni
per quanti granelli di sabbia, Signore,
mai pari saremmo ai tuoi doni
che desti a chi canta:

A
lleluia!
21. Come fiaccola ardente
per che giace nell'ombre
contempliamo la Vergine santa,
che accese la luce divina
e guida alla scienza di Dio tutti,
splendendo alle menti
e da ognuno è lodata col canto:
Ave, o raggio di Sole divino,
Ave, o fascio di Luce perenne.
Ave, rischiari qual lampo le menti,
Ave, qual tuono i nemici spaventi.
Ave, per noi sei la fonte dei sacri Misteri,
Ave, Tu sei la sorgente dell'Acque abbondanti.
Ave, in Te raffiguri l'antica piscina,
Ave, le macchie detergi dei nostri peccati.
Ave, o fonte che l'anime mondi,
Ave, o coppa che versi letizia.
Ave, o fragranza del crisma di Cristo,
Ave, Tu vita del sacro banchetto.

Ave, Vergine e Sposa!

22. Condonare volendo
ogni debito antico,
fra noi, il Redentore dell'uomo
discese e abitò di persona:
fra noi che avevamo perduto la grazia.
Distrusse lo scritto del debito,
e tutti l'acclamano:

A
lleluia!
23. Inneggiando al tuo parto
l'universo ti canta
qual tempio vivente, o Regina!
Ponendo in tuo grembo dimora
Chi tutto in sua mano contiene, il Signore,
tutta santa ti fece e gloriosa
e ci insegna a lodarti:

Ave, o «tenda» del Verbo di Dio,
Ave, più grande del «Santo dei Santi».
Ave, Tu «Arca» da Spirito aurata,
Ave, «tesoro» inesausto di vita.
Ave, diadema prezioso dei santi sovrani,
Ave, dei pii sacerdoti Tu nobile vanto.
Ave, Tu sei per la Chiesa qual torre possente,
Ave, Tu sei per l'Impero qual forte muraglia.
Ave, per Te innalziamo trofei,
Ave, per Te cadon vinti i nemici.
Ave, Tu farmaco delle mie membra,
Ave, salvezza dell'anima mia.

Ave, Vergine e Sposa!

24. Grande ed inclita Madre,
Genitrice del sommo fra i Santi,
Santissimo Verbo,
or degnati accogliere il canto!
Preservaci da ogni sventura, tutti!
Dal castigo che incombe
Tu libera noi che gridiamo:

A
lleluia!


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SUPPLICA ALLA MADONNA DI POMPEI

Cristobal Villalpando  1686.jpg



SUPPLICA
ALLA MADONNA DI POMPEI


 I. - O Augusta Regina delle vittorie, o Vergine sovrana del Paradiso, al cui nome potente si rallegrano i cieli e tremano per terrore gli abissi, o Regina gloriosa del Santissimo Rosario, noi tutti, avventurati figli vostri, che la bontà vostra ha prescelti in questo secolo ad innalzarvi un Tempio in Pompei, qui prostrati ai vostri piedi, in questo giorno solennissimo della festa dei novelli vostri trionfi sulla terra degl'idoli e dei demoni, effondiamo con lacrime gli affetti del nostro cuore, e con la confidenza di figli vi esponiamo le nostre miserie.
Deh! da quel trono di clemenza ove sedete Regina, volgete, o Maria, lo sguardo vostro pietoso verso di noi, su tutte le nostre famiglie, sull'Italia, sull'Europa, su tutta la Chiesa; e vi prenda compassione degli affanni in cui volgiamo e dei travagli che ne amareggiano la vita. Vedete, o Madre, quanti pericoli nell'anima e nel corpo ne circondano: quante calamità e afflizioni ne costringono! O Madre, trattenete il braccio della giustizia del vostro Figliuolo sdegnato e vincete colla clemenza il cuore dei peccatori: sono pur nostri fratelli e figli vostri, che costarono sangue al dolce Gesù, e trafitture di coltello al vostro sensibilissimo Cuore. Oggi mostratevi a tutti, qual siete, Regina di pace e di perdono.
Salve Regina.

 II - È vero, è vero che noi per primi, benché vostri figliuoli, coi peccati torniamo a crocifiggere in cuor nostro Gesù, e trafiggiamo novellamente il vostro Cuore. Sì, lo confessiamo, siamo meritevoli dei più aspri flagelli. Ma Voi ricordatevi che sulla vetta del Golgota raccoglieste le ultime stille di quel sangue divino e l'ultimo testamento del Redentore moribondo. E quel testamento di un Dio, suggellato col sangue di un Uomo-Dio, vi dichiarava Madre nostra, Madre dei peccatori. Voi, dunque, come nostra Madre, siete la nostra Avvocata, la nostra Speranza. E noi gementi stendiamo a Voi le mani supplichevoli, gridando: Misericordia! Pietà vi prenda, o Madre buona, pietà di noi, delle anime nostre, delle nostre famiglie, dei nostri parenti, dei nostri amici, dei nostri fratelli estinti, e soprattutto dei nostri nemici, e di tanti che si dicono cristiani, e pur dilacerano il Cuore amabile del vostro Figliuolo. Pietà, deh! pietà oggi imploriamo per le nazioni traviate, per tutta l'Europa, per tutto il mondo, che torni pentito al cuor vostro.Misericordia per tutti, o Madre di Misericordia.                                                                                     Salve Regina  
     
III - Che vi costa, o Maria, l'esaudirci? Che vi costa il salvarci? Non ha Gesù riposto nelle vostre mani tutti i tesori delle sue grazie e delle sue misericordie? Voi sedete coronata Regina alla destra del vostro Figliuolo, circondata di gloria immortale su tutti i cori degli Angeli. Voi distendete il vostro dominio per quanto son distesi i cieli, e a Voi la terra e le creature tutte che in essa abitano sono soggette. Il vostro dominio si estende fino all'inferno, e Voi sola ci strappate dalle mani di Satana, o Maria. Voi siete l'Onnipotente per grazia. Voi dunque potete salvarci. Che se dite di non volerci aiutare, perché figli ingrati ed immeritevoli della vostra protezione, diteci almeno a chi altri mai dobbiamo ricorrere per essere liberati da tanti flagelli.  Ah, no! Il vostro Cuore di Madre non patirà di veder noi, vostri figli, perduti. Il Bambino che noi vediamo sulle vostre ginocchia, e la mistica corona che miriamo nella vostra mano, c'ispirano fiducia che noi saremo esauditi. E noi confidiamo pienamente in Voi, ci gettiamo ai vostri piedi, ci abbandoniamo come deboli figli tra le braccia della più tenera fra le madri, ed oggi stesso, sì, oggi da Voi aspettiamo le sospirate grazie.                                   Salve Regina
                                                                                                                          Chiediamo la benedizione a Maria.
                                                                                             Un'ultima grazia noi ora vi chiediamo, o Regina, che non potete negarci in questo giorno solennissimo. Concedete a tutti noi l'amore vostro costante, e in modo speciale la vostra materna benedizione. No, non ci leveremo dai vostri piedi, non ci staccheremo dalle vostre ginocchia, finché non ci avrete benedetti.   Benedite, o Maria, in questo momento, il Sommo Pontefice. Ai prischi allori della vostra Corona, agli antichi trionfi del vostro Rosario, onde siete chiamata Regina delle vittorie, deh! aggiungete ancor questo, o Madre: concedete il trionfo alla Religione e la pace alla umana società. Benedite il nostro Vescovo, i Sacerdoti e particolarmente tutti coloro che zelano l'onore del vostro Santuario.    Benedite infine tutti gli Associati al vostro novello Tempio di Pompei, e quanti coltivano e promuovono la divozione al vostro Santo Rosario.   O Rosario benedetto di Maria; Catena dolce che ci rannodi a Dio; Vincolo di amore che ci unisci agli Angeli; Torre di salvezza negli assalti d'inferno; Porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più. Tu ci sarai conforto nell'ora di agonia; a te l'ultimo bacio della vita che si spegne. E l'ultimo accento delle smorte labbra sarà il nome vostro soave, Regina del Rosario della Valle di Pompei, o Madre nostra cara, o unico Rifugio dei peccatori, o sovrana Consolatrice dei mesti. Siate ovunque benedetta, oggi e sempre, in terra e in cielo.
Salve Regina.
* Da recitarsi l' 8 maggio e la prima Domenica di ottobre alle 12


(vero testo della Supplica scritta dal beato Bartolo Longo)




Perché l’8 maggio, festa di San Michele, 
si fa la supplica alla Madonna di Pompei?



Il Beato Bartolo Longo ebbe un sincero e filiale amore verso la Vergine Maria,  venerata in Pompei con il titolo del SS. Rosario, e nutrì una vera ed autentica devozione verso l’Arcangelo Michele che dichiarò essere “il naturale protettore” della Valle di Pompei e delle opere pompeiane. 

Il beato Longo volle che 2 volte l’anno si facesse la supplica in modo solenne alla Vergine del Rosario di Pompei: la prima domenica di ottobre che è il mese del rosario e l’8 maggio che è la festa dell’apparizione dell’arcangelo san Michele al Monte Gargano nella Puglia, regione di cui il Longo era originario. 

E’ lo stesso Bartolo Longo che, nel 1907, in una lettera indirizzata al P. Alberti Lepidi, maestro del sacro Palazzo Apostolico in Roma, ci dà la spiegazione della sua devozione all’Arcangelo Michele (cf. anche il cap. VIII del libro di B. Longo Storia del Santuario di Pompei, Edizione del 1954). Riportiamo il testo di Bartolo Longo del 1907: “Perché scegliemmo S. Michele a Difensore e Custode del Santuario di Pompei? ...

".. Sin senza ragione sin dal cominciamento del Tempio tra tutti i beati Comprensori del cielo, noi prescegliemmo S. Michele Arcangelo a singolare Custode e Difensore delle opere di Dio nella Valle Pompeiana. E scegliemmo il giorno 8 di maggio , dedicato a San Michele, per porre la prima pietra del Santuario di Maria in Valle di Pompei. 

Si legge nelle Scritture che Iddio ha annunziato per mezzo di questo eccelso Spirito il suo augusto Nome, quando sul Sinai per bocca di Michele dettò la legge e disse: Io sono il Signore Dio tuo. 
Ed inoltre Dio ha comunicato a questo Principe la sua suprema autorità, a lui affidando la difesa delle città, dei regni e dei popoli. Michele per fermo protesse il popolo ebreo e quando viveva felice nella patria, e quando si pose in cammino verso la terra promessa. Apparve vestito in abito bianco, armato di corazza d’oro, con lancia in mano, per capitare l’esercito di Giuda Maccabeo. Venne Egli deputato da Dio a distruggere le schiere di Sennacheribbo, a liberare il popolo ebreo dalla schiavitù babilonese, ad occultare il sepolcro di Mosè, acciocché il popolo ebreo non rendesse un culto d’idolatria al corpo di quel famoso ispirato Condottiero. Apparve Egli a Giosuè sul Giordano e gli disse: “Io sono il Principe dell’esercito del Signore: Sum princeps exercitus Domini; e vengo in tuo soccorso : sarò ai tuoi fianchi, né ti lascerò. Gerico e le altre città, benché forti, saranno una parte delle tue conquiste; e molti re, che vedrai ai piedi tuoi, faranno il più bel trionfo delle tue vittorie”. 

Michele fu il difensore della Chiesa contro tutti gli assalti del demonio. Si fece vedere all’Imperatore Costantino ,e gli disse: - Io sono il Principe delle milizie celesti ed il Protettore dei Cristiani: io ti ho soccorso contro i tiranni nemici della Chiesa: prosegui a sostenere le ragioni di Cristo, ed io ti sosterrò le tue

Apparve a Carlo Magno, come afferma il Baronio, in una famosa guerra contro i Sassoni. Egli fece riportare a Ramire, re delle Spagne, una strepitosa vittoria sopra i Mori, uccidendone ben settantamila, e prendendo prigioniero il re Abenaja. 

Onde la Chiesa, dopo mille e mille altri prodigi ottenuti, chiama S. Michele Protettore e Dinfesore dei cristiani. Eum custodem et patronum Dei veneratur Ecclesia. Ultimamente, il Sommo Pontefice Leone XII a San Michele affidava la custodia di tutta la Chiesa, e a tutti i sacerdoti imponeva di recitare , dopo il Sacrificio divino, quella preghiera bellissima : S. Michele Arcangelo, difendici nella battaglia, contro la nequizia e le insidie del diavolo sii soccorso. E tu, Principe della milizia celeste, con divina possanza ricaccia nell’inferno Satana e gli altri maligni, che a perdizione delle anime si aggirano pel mondo. Se dunque S. Michele è il custode di tutta la Chiesa e il difensore di tutte le grandi Opere divine, non era conveniente che a Lui fosse affidata la difesa di questa grande Opera di Dio nell’epoca moderna, che è il Santuario di Pompei?

L’apparizione di S. Michele sul Gauro (Faito) e 
l’era di misericordia mariana a Valle di Pompei

Ma un’altra ragione, diremo , storica e provvidenziale ci spinse a introdurre il culto del possente Arcangelo nella Basilica Pompeiana, la memoria cioè di una celebre apparizione. 

Non è insolita l’apparizione di S. Michele sulla terra. Si è degnato per lo più di apparire sulle alte vette dei monti. Sceglie i monti, quasi per mostrarsi librato fra la terra e il cielo, sfolgorando con lo sguardo fulmineo ogni esercito nemico. Or di rincontro al Santuario di Pompei si eleva, sopra di Castellammare di Stabia, il monte Gauro, il quale, rannodandosi cogli estremi della catena degli Appennini, segna l’ultima chiusura di questa Valle del Vesuvio. La sua cima termina in una vetta acuta, e questa vetta è ripartita in tre punte, a somiglianza delle prime tre dita della nostra mano. 

Era il secolo settimo della Chiesa. A Vescovo di Castellammare era un Santo, S. Catello, il quale usava sovente di notte raccogliersi sui dirupi di quel monte insieme coll’Abate di Sorrento, S. Antonino, a pregare. Una notte, mentre era immerso nell’orazione, in una gran luce gli apparve l’Arcangelo S. Michele e, con voce maestosa insieme e soave, gl’impose che edificasse un tempio in suo onore là dove avrebbe dato segnale con una fiamma. E la fiamma apparve subito sulla più alta delle tre punte che sormontano il Gauro. Il Santo Vescovo immantinente, col cuore ardente dell’entusiasmo dei Santi, si accinse all’opera.
La compì dopo molte contrarietà sostenute, e ingiurie e calunnie, onde soffrì anche il carcere. (Vedi Lezioni dell’Uffizio di S. Catello nel di delle sua festa, 19 di Gennaio).

Qual era il fine dell’apparizione del grandioso Arcangelo sul Faito?

Vi è tutta ragione di credere che il Signore abbia fatto apparire il suo fedele Ministro per preparare tanti secoli innanzi il regno di Maria in questi luoghi, abbandonati nei tempi antichi all’impero del Demonio e della colpa. Il portentoso Arcangelo venne a scacciare Satana dalla terra dei pagani, sulla quale doveva sorgere un giorno, e propriamente ai dì nostri, una novella era di grazia, una luce nuova di misericordia. 

Per tale ragione sin dal 1876 proponemmo al santo Vescovo di Nola, Monsignor Formisano, che la prima pietra per le fondamenta di questo nuovo tempio di Maria si ponesse proprio il giorno 8 maggio, perché quel giorno ricordava l’apparizione in queste contrade dell’eccelso Arcangelo S. Michele. Pel volgere incessante di trentun anno, sempre nel giorno 8 di maggio, abbiamo invocato con fede il primo Angelo del Cielo, perché si unisse con noi per festeggiare la comune Regina. Ed in ciascun anno, in quel giorno 8 di maggio, noi ricordiamo due solenni epifanie. Il maggior Principe del cielo, che ha nome meraviglioso, si manifestava alla terra, scegliendo a spettacolo dei suoi prodigi la vetta di un monte. La più grande Regina che mai abbia avuto e cielo e terra, si manifestava anch’Essa ai gementi figliuoli di Eva, scegliendo a centro dei suoi portenti un’umile Valle, la Valle di una sepolta città pagana. Segnerà adunque per noi quel giorno due solenni trionfi: Il trionfo del più maestoso Angelo del Cielo, di quel Principe grande, come lo chiama Daniele, prima della creazione dell’uomo, con l’invitta spada della sua fede, della sua umiltà e della sua mansuetudine, difende, l’onore dell’Altissimo e dell’Immacolata Donna che doveva nel tempo essere la Madre del verbo di Dio fatto uomo. Ed insieme il trionfo di Colei che è la Regina della Misericordia, e che nell’epoca moderna doveva nella Valle di Pompei riportare su Satana nuove e stupende vittorie”.



LAUDETUR JESUS CHRISTUS!
LAUDETUR CUM MARIA!
SEMPER LAUDENTUR!

I SANTI SACRAMENTI: l’unica grande cosa da amare sulla terra

J.R.R.Tolkien


Negli ultimi tempi si tormentava temendo di essere stato un cattivo padre. E tuttavia sapeva di aver sempre cercato di comunicare ai figli ciò che per lui era l’essenziale: 

"Al di là di questa mia vita oscura, tanto frustrata, scriveva a Michael,  io ti propongo l’unica grande cosa da amare sulla terra: i Santi Sacramenti. [...]. Qui tu troverai avventura, gloria, onore, fedeltà e la vera strada per tutto il tuo amore su questa terra, e più di questo: la morte. Per il divino paradosso che solo il presagio della morte, che fa terminare la vita e pretende da tutti la resa, può conservare e donare realtà ed eterna durata alle relazioni su questa terra che tu cerchi (amore, fedeltà, gioia), e che ogni uomo nel suo cuore desidera."

"L'unica grande cosa 
da amare sulla terra: 

i Santi Sacramenti"

*******

"Al di là di questa mia vita oscura, tanto frustrata, io ti propongo l’unica grande cosa da amare sulla terra: i Santi Sacramenti. [...]. 

Qui tu troverai avventura, gloria, onore, fedeltà e la vera strada per tutto il tuo amore su questa terra, e più di questo: la morte. 
Per il divino paradosso che solo il presagio della morte, che fa terminare la vita e pretende da tutti la resa, può conservare e donare realtà ed eterna durata alle relazioni su questa terra che tu cerchi (amore, fedeltà, gioia), e che ogni uomo nel suo cuore desidera."

http://www.30giorni.it/articoli_id_2537_l1.htm

*
J.R.R.Tolkien, La realtà in trasparenza. Lettere (a cura di Humphrey Carpenter e Christopher Tolkien), Bompiani, Milano, 2001, pag.63.

AVE MARIA!

Quale è questa generazione?





Primogenito 
della nuova creazione

<<Con GESU' è venuto il regno della vita ed è stato distrutto il dominio della morte. 



Una diversa generazione è apparsa, e una vita diversa e un diverso modo di vivere. 


La nostra stessa natura ha subìto un cambiamento.

Quale è questa generazione? Quella che non scaturisce dal sangue, né da volere di uomo, né da volere di carne, ma è stata creata da Dio (cfr. Gv 1, 13). 



Come può avvenire questo? Ascolta e te lo spiegherò in breve.

Questa nuova prole 



*viene concepita per mezzo della fede,

*viene data alla luce attraverso la rigenerazione del battesimo
*ha come madre la Chiesa


*succhia il latte della sua dottrina e delle sue istituzioni. 


*Ha poi come suo cibo il pane celeste. 


*L'età matura è costituita da un alto stile di vita


*Le sue nozze sono la familiarità con la sapienza


*Suoi figli la speranza


*sua casa il regno,

*sua eredità e ricchezza le gioie del paradiso


*La sua fine poi non è la morte, ma quella vita eterna e beata che è preparata a coloro che ne sono degni. ... >> 
Dai «Discorsi» di san Gregorio di Nissa, vescovo

(Disc. sulla risurrezione di Cristo, 1; PG 46, 603-606. 626-627)


"Gesù dolcissimo, per la gloriosa intercessione dell'Immacolata Vergine MARIA, 
Mediatrice d'ogni grazia, accresci la retta fede, la ferma speranza, 
 e l'amore perpetuo; 
illumina l'intelletto, infiamma la volontà, irrobustisci la memoria;
ispiraci i santi pensieri, 
suggerisci le parole giuste,
e dirigi le nostre opere. 
Amen"  


Catecismo para niñosLAUDETUR  JESUS  CHRISTUS!
LAUDETUR  CUM  MARIA!
SEMPER  LAUDENTUR!

lunedì 7 maggio 2012

IMMACULATA

L'IMMACOLATA





Ven Espíritu Santo, ven por medio de la poderosa intercesión del Corazón Inmaculado de María, tu amadísima Esposa




PULCHRA TOTA SINE NOTA CUIUSCUMQUE MACULAE,
FAC NOS MUNDOS ET IUCUNDOS TE LAUDARE SEDULE.

OMNI DIE DIC MARIAE MEA, LAUDES, ANIMA:
EIUS FESTA, EIUS GESTA COLE SPLENDIDISSIMA.



***

Catecismo para niños


NOS CUM PROLE PIA
BENEDICAT VIRGO MARIA