giovedì 9 febbraio 2012

RICORDIAMO CHE IL diavolo FA LE PENTOLE MA NON I COPERCHI









" Sì! Rinasce! Rinasce e in esultanza mi porta via con sé… La Speranza !"


Approfittando della mia forzata permanenza in casa ho guardato il lungo video sul sitohttp://www.newliturgicalmovement.org/2012/02/solemn-pontifical-mass-in-miami.html relativo al Pontificale che S.E.R. Mons. Thomas Wenski, Arcivescovo Metropolita di Miami, USA, ha officiato il 2 febbraio scorso in una chiesa straordinariamente e compostamente gremita di fedeli.
Mi sono posto subito la domanda : “ Perché in Italia questo non avviene ? Perché un Vescovo o un Arcivescovo Diocesano in occasione di una festa non propone nella sua Cattedrale un Pontificale nell’antico rito della Chiesa ?”
Io penso che un Pontificale nel rito antico, adeguatamente spurgato da talune maniacali pretese di noi tradizionalisti, che possono obiettivamente far fuggire i fedeli che non sono preparati, potrebbe giovare alla spiritualità delle nostre diocesi rinsecchite dallo “stile liturgico della CEI ” …
Certamente non mi faccio illusione che i nostri connazionali, Vescovi compresi, possano avere la stessa resistenza di quelli di Miami …
Spetterebbe in primis alle Diocesi rendere visibile la ricchezza per tutta la Chiesa dell’antico rito romano che è stato valorizzato dal Motu Proprio “Summorum Pontificum” di Papa Benedetto XVI.
Occorre, però, una certa cautela.
Se dovessi organizzare io un Pontificale nell’antico rito per la mia Diocesi, non esiterei, conoscendo la realtà locale, di proporre al cerimoniere che le letture siano cantate in italiano e il Graduale in tono salmodico anche per sfatare l’ormai celebre frase, attribuita ad un Porporato, che da qualche mese risuona negli ambienti vaticani : “ … i tradizionalisti , specie quelli italiani, sono un problema perché non accettano alcun cambiamento, sollevando solo polemiche e dietrologie anche per la scelta di un paramento …”
All’Emintentissimo, senza polemica, vorrei umilmente replicare che noi non siamo secondi nella lista del conservatorismo perchè siamo stati abbondantemente preceduti dal solito establishmentecclesiastico, specie della CEI, che più o meno apertamente avversa la “linea” liturgica del fin troppo mite e paziente Papa Benedetto XVI !
L’impostazione liturgica del Papa che, occorre ricordarlo ancora una volta, non è neppure riuscita a sbarcare nel centro dell’Adriatico … sostituita da quella specie di paccottiglia liturgica che i Vescovi della CEI sono stati in-capaci di offrire in occasione del XXV Congresso Eucaristico di Ancona nonostante i lodati esempi delle belle liturgie papali a SulmonaVenezia e San Marino.
Per fortuna la Celebrazione conclusiva del Santo Padre ha risollevato le basse quotazioni liturgiche del Congresso Eucaristico .
In generale possiamo dire che l’esempio di pacificazione liturgica del Papa è stato accolto in modo riduttivo dall’insieme dei vescovi italiani che sono piuttosto restii a recepire il nuovo indirizzo voluto dal pontefice.
Mi ha raccontato, ancora turbato, il vice parroco di una Cattedrale che in occasione della festa della Candelora aveva messo sopra l’Altare la Croce e i candelieri, come il Papa fa sempre.
Se ne è accorto il suo Vescovo il quale, in modo molto deciso, ha mandato un Sacerdote a rimuovere tutto pochi minuti prima della Messa dicendo : “ Il Vescovo ha detto che qua non siamo in Vaticano…”.
Numerosi altri episodi concorrono a rafforzare l'impressione di una sorda resistenza dei vescovi italiani per la ripresa di un’attenzione per la liturgia sopita da troppi decenni, con i frutti che tutti noi lamentiamo.
Su un piano generale si può osservare che il modo di procedere è ancora quello ampiamente sperimentato, con indubbia abilità e efficacia, dal progressismo internazionale in tutti questi anni: la Comunione sulle mani e le stesse manine alzate dei fedeli al “ Padre nostro” sono ormai una consuetudine che non potrà essere sanata, come ha amaramente constatato un prelato vaticano.
L’organicità delle azioni degli oppositori della linea benedettianarivela l'esistenza di un disegno, di una deliberata volontà di contrastare le scelte del Pontefice nel momento stesso che esse vengono formulate.
Seguiamo lo svilupparsi di queste perverse azioni che sembrano dire, come leggerete sotto : « Tranquillizzatevi! Lasciate pure parlare il Papa; ci siamo noi che facciamo come vogliamo noi » oppure altre soavità del tipo : « Il Papa sta a Roma, qua ci sto io» e/o « Io seguo il Papa ma non in tutto» .
Con queste frasi il pensiero e il desiderio del Papa, mai apertamente contraddetti, vengono semplicemente eliminati.
Come se il Papa non avesse parlato, non avesse esposto chiaramente la sua volontà.
E' il trionfo del feroce conservatorismo liturgico annidato soprattutto nella CEI.
Il travisamento delle direttive papali : mai un Papa è stato così ignorato come lo è Benedetto XVI soprattutto per quanto sta facendo per la Santa Liturgia.
Addirittura, proprio oggi, il solito acidulo giornalista-professore-storico ha sferrato un altro forte attacco al Papa e al suo diretto collaboratore per la Liturgia Mons.Guido Marini, più o meno le stesse cose che dovetti udire, senza purtroppo poter replicare, da alcuni Vescovi .
Un noto adagio popolare dice che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi.
La fretta, infatti, di contrastare il pensiero del Papa e di stravolgerne le direttive è tale da indurre i traditori ad abbandonare ogni cautela, forzandoli ad agire scopertamente.
Ne sono stati esempi la recente, inutile, distruzione dell’interno di una Cattedrale e l’abbandono dei fedeli che hanno cercato di difendere il Volto Santo di Cristo, offeso e dileggiato in uno spettacolo teatrale.
Ma c’è di più !
Assieme alla tempesta di neve, preannunciata per il fine settimana, se ne prevede un’altra di ben più ampie dimensioni.
Uniti in un diabolico “pactum sceleris” due testate giornalistiche, una religiosa ( sic !) e l'altra laica, stanno vomitando una serie di accuse contro uno dei più equilibrati e attivi gruppi ecclesiali italiani nati dopo il Motu Proprio con l’intento di dimostrare che la Messa in latino, che sta prendendo piede in Città, sarebbe "motivo di divisione per i fedeli".
Noi pensiamo, avendone le prove, che essi vogliono in realtà colpire, ancora una volta, la “ linea benedettiana” quindi il Papa stesso !
Anche sotto la neve si conserva tuttavia intatta la speranza, che è una virtù cristiana.
Chiedo per questo agli amici di MiL di raddoppiare le preghiere : “Ut inimícos sanctæ Ecclésiæ humiliáre dignéris, te rogámus, audi nos“.
Andrea Carradori


“Il divismo di teologi, di scrittori, di figure della protesta: ecco un dolore, una sofferenza per la Chiesa di oggi: coloro che denigrano il passato della Chiesa per affermare che è proprio dal rinnegamento di esso che la Chiesa riemergerà più autentica. La presente situazione della Chiesa è una delle più gravi della sua storia, perché questa volta non è la persecuzione esteriore a impugnarla, ma la perversione dall’interno. Più grave. Ma le porte dell’inferno non prevarranno”. (Card. Giuseppe Siri)

AVE MARIA!
Laudetur Iesus Christus!
Laudetur cum Maria! Semper laudentur

SANT'APOLLONIA, VERGINE E MARTIRE


Santa Apollonia, dipinto di Francisco de Zurbaràn

In Alessandria il natale di sant'Apollonia, Vergine e Martire, alla quale i persecutori, sotto Decio, prima estrassero tutti i denti, poi, innalzato ed acceso un rogo, minacciarono di bruciarla viva, se non avesse pronunciato con loro empie parole; ma essa, avendo riflettuto un poco tra sé, si svincolò improvvisamente dalle mani degli empi, e accesa internamente da più grande ardore di Spirito Santo, si gettò nel fuoco, che le avevano preparato, così spontaneamente, che gli autori stessi di quella crudeltà rimasero sbigottiti, perché si fosse trovata più pronta una donna alla morte che il persecutore alla pena.

Laudetur Iesus Christus!
Laudetur cum Maria! Semper laudentur


"Mostrando il Rosario, Io vi dico che questa via è sicura, infallibile, unica, predestinata".



La via facile e sicura.

Io voglio sempre parlarvi, anche se voi non volete. Amo parlare so­prattutto tramite il Rosario, duran­te il Rosario e nel Rosario. 

È in es­so che Io vi parlo della mia devozione suprema per Dio, della mia vita, delle mie preghiere, del mio lavoro, e della mia unione con Dio attraverso l'amore e la sottomissio­ne alla sua Santa Volontà. 
Vi parlo dei sentimenti del mio Cuore, cuore di una madre, la più addolorata, ma che in fondo alla sua
anima, è la più felice.

La mia felicità deriva dal possesso di Gesù e di una fede suprema nella gloria di Dio. Mostrando il Rosario, Io vi dico che questa via è sicura, infallibile, unica, predestinata. È accessibile a tutti, e grazie a me, è una via, co­me dite voi "aperta, spianata".
Le tracce della via del Rosario, sono forti e visibili, e quando la percorrete, Io cammino con voi, al vostro fianco. Perché allora tante preoc­cupazioni e turbamenti tra voi? Se solo vi decideste a questo atto di volontà, a questo primo sforzo, Io 
sono con voi su questa via. Dovete saperlo e ricordarlo.

Penetrate spes­so nei sentimenti del mio Cuore. 
Ed ora, fate scorrere lentamente nel vo­stro pensiero tutti i Misteri dal Mio "fiat" gioioso, attraverso "il fiat" più doloroso, fino al più umile dei "fiat" nei misteri gloriosi, la cui corona è il mio "Magnificat" costante.

È il Mio testamento per Voi, ma un testamento vivente, perché nei miste­ri, Io sono del tutto viva e presente. Io osservo come lo ricevete, in che modo agite e quanto in ogni Mio figlio, ci sia di Me e della mia eredità".

AVE MARIA!
Laudetur Iesus Christus!
Laudetur cum Maria! Semper laudentur

IL LATINO!!! la lingua in cui hanno scritto Seneca, Sant’Agostino, Tommaso d’Aquino e generazioni di scienziati...



Il latino è ancora vivo!


Un convegno celebra il 50° anniversario della "Veterum Sapientia"

di Salvatore Cernuzio

ROMA, lunedì, 6 febbraio 2012 (ZENIT.org) - Il 22 febbraio 1962 Giovanni XXIII firmò la Costituzione apostolica Veterum Sapientia sullo studio e l’uso del latino, in cui auspicava, tra l’altro, la creazione di un Academicum Latinitatis Institutum.

Quest'ultimo verrà, poi, istituito da Paolo VI con la Lettera apostolica Studia Latinitatis del 22 febbraio 1964, affidando alla Società Salesiana il compito di «promuoverne la prosperità».
Dopo mezzo secolo, il Pontificium Institutum Altioris Latinitatis vuole ripercorrere, quindi, con il convegno del 23 febbraio, 50° Veterum Sapientia – Storia, cultura e attualità, alcuni elementi significativi di tale storia, per rispondere alle sfide di impegno culturale che oggi lo studio delle lingue classiche pone.

Don Roberto Spataro, docente presso la Facoltà di Lettere Cristiane e Classiche dell’Università Pontificia Salesiana, intervistato da ZENIT, ne approfondisce i contenuti.

Prof. Spataro da cosa nasce l’idea di questo convegno e quali obiettivi si pone?
Don Spataro: Il convegno nasce dal 50° anniversario della promulgazione di un documento solenne, la Veterum Sapientia, purtroppo presto ingiustamente dimenticata.
Intendiamo rileggere quel documento e mostrare come sia ancora molto attuale nel proporre la necessità che nella Chiesa, soprattutto tra i sacerdoti, siano conosciuti i grandi valori etici, spirituali, religiosi che il mondo antico elaborò e il Cristianesimo perfezionò, costruendo così le basi della civiltà contemporanea.
La Veterum Sapientia dice, infatti, ciò che ci insegna Benedetto XVI: la ragione che ispirò gli autori classici antichi e gli umanisti moderni, oltre alla fede dei Padri e Dottori della Chiesa che hanno scritto e pensato in latino, sono “amiche e alleate per il bene dell’uomo”.

Molti sostengono che il latino sia una “lingua morta”. Qual è la sua opinione in proposito?
Don Spataro: Questa è un’espressione veramente infelice. Mi chiedo come possa definirsi morta la lingua in cui hanno scritto Seneca, Sant’Agostino, Tommaso d’Aquino e generazioni di scienziati, da Galvani, inventore dell’elettricità, a Gauss, il “principe dei matematici”…
Come può ritenersi “morta” una lingua che, se studiata come è studiata oggi da tante persone, alimenta pensieri alti e nobili? Senza dimenticare che è la lingua sovranazionale della Santa Sede; che circoli di umanisti l’adoperano come strumento di comunicazione orale e che la liturgia in lingua latina raccoglie, in numero sempre crescente, fedeli, per la maggior parte giovani.

Negli ultimi tempi, invece, sembrava che la lingua latina si stesse estinguendo: i seminaristi non la studiavano più e non veniva usata in liturgia. Cosa sta facendo il vostro Istituto per questa situazione?
Don Spataro: Negli ultimi anni all’interno della Chiesa cattolica, si sono registrati timidi segnali di ripresa per l’interesse e lo studio del latino. Tra questi: la nascita di comunità religiose e movimenti laicali che hanno compreso bene come alla Tradizione, alla vita stessa della Chiesa, appartenga un patrimonio preziosissimo di espressioni liturgiche, canoniche, magisteriali, teologiche, il cui contenuto è comprensibile solo nella sua forma linguistica, cioè il latino. Il nostro Istituto desidera, perciò, formare sempre più ecclesiastici e laici in grado di apprezzare e attualizzare questo patrimonio, in modo che ogni Chiesa possa avvalersi di persone che amano il vero e il bello armoniosamente coniugati in questa lingua.

In molte parti del mondo, sembra che stia rinascendo un grande interesse per il latino. E' vero?
Don Spataro: È vero! Tempo fa, un illustre professore universitario tedesco mi disse che in Germania sono più di 800.000 gli studenti delle scuole superiore e degli istituti universitari che si occupano di latino. Nel nostro istituto, ad esempio, accogliamo studenti della Cina, inviati dalle loro università, perché sentono il bisogno di conoscere la civiltà europea e le sue radici culturali espresse in lingua latina.

Quali sono le ragioni di questo rinnovato interesse?
Don Spataro: Parlando con professori e studenti provenienti da tutto il mondo, ho maturato questa convinzione: si sente il bisogno di studiare il latino per accedere a un mondo, una res publica litterarum, di elevatissimo livello spirituale. La crisi economica e finanziaria attuale non è più grave di quella etica ed antropologica. I giovani che in tante parti del mondo studiano le opere scritte in latino, da Cicerone a Cipriano a Erasmo da Rotterdam, sono stanchi e delusi dai “cattivi maestri” dell’epoca contemporanea e vogliono riappropriarsi di un pensiero puro, vero. Lo studio del latino consente di riacquistare questa ‘innocenza spirituale’.

Anche nelle scuole media italiane c'è un ritorno dello studio del latino…
Don Spataro: Il latino è una lingua molto piacevole da apprendere, ad una condizione: che si abbandoni il metodo che grava morbosamente nelle scuole, imposto dal filologismo tedesco a partire dal secolo XIX. Se insegnato, invece, con i metodi dei grandi umanisti - ad esempio quello praticato per secoli nelle scuole dei Gesuiti, ovvero il ‘metodo-natura’ appreso in 150 ore - uno studente, senza eccessive fatiche e soprattutto senza noia, è in grado di leggere già i classici. C’è bisogno di una nuova generazione d’insegnanti che conoscano questo metodo e lo adottino con entusiasmo perché fa miracoli!

Ci sono esempi del successo di questo metodo?
Don Spataro: Certamente! Un esempio è l’Accademia Vivarium Novum, un’istituzione con la quale la nostra Facoltà collabora da tempo e che opera a Roma. Giovani provenienti da tutto il mondo si fermano lì, uno o due anni, per studiare latino e greco. Arrivano senza conoscere una parola della lingua di Cesare e di Platone e dopo pochi mesi sono in grado di parlare fluentemente in latino, acquisendo, alla fine del percorso, una vera conoscenza della civiltà umanistica, cioè degli autentici valori dell’uomo che vengono dalla Veterum Sapientia.

AVE MARIA!
Laudetur Iesus Christus! 
Laudetur cum Maria! Semper laudentur

mercoledì 8 febbraio 2012

"La preghiera dell'umile Maria, la degna Madre di Dio, è più potente presso la sua Maestà delle preghiere e intercessioni di tutti gli angeli e i santi del cielo e della terra."


Se Mosè, con la forza della sua preghiera, fermò la collera di Dio sugli Israeliti, in modo così potente che l'altissimo e infinitamente misericordioso Signore, non potendo resistergli, gli disse di lasciarlo andare in collera e punire quel popolo ribelle, cosa dobbiamo pensare, a maggior ragione, della preghiera dell'umile Maria, la degna Madre di Dio, che è più potente presso la sua Maestà delle preghiere e intercessioni di tutti gli angeli e i santi del cielo e della terra?

28. Maria comanda in cielo sugli angeli e i beati. Come ricompensa della sua profonda umiltà, Dio le ha dato il potere e l'incarico di riempire di santi i troni vuoti da cui caddero per superbia gli angeli ribelli. 

Tale è la volontà dell'Altissimo, che innalza gli umili, che il cielo, la terra e l'inferno, volenti o nolenti, si pieghino ai comandi dell'umile Maria, che egli ha costituito sovrana del cielo e della terra, condottiera dei suoi eserciti, tesoriera dei suoi tesori, dispensatrice delle sue grazie, operatrice delle sue grandi meraviglie, riparatrice del genere umano, mediatrice degli uomini, sterminatrice dei nemici di Dio e fedele compagna delle sue grandezze e dei suoi trionfi. (Trattato della vera devozione a Maria).

AVE MARIA!
Laudetur Jesus Christus! Laudetur cum Maria! Semper Laudentur!