lunedì 9 gennaio 2012

"L'amore di tutte le madri ...




Si quis est parvulus veniat ad me (Prov. IX, 4). Chiama Maria tutt'i fanciulli che hanno bisogno di madre a ricorrere a Lei come madre la più amorosa di tutte le madri. 

Dice il divoto Nierembergh: "L'amore di tutte le madri è un'ombra a rispetto dell'amore che Maria porta a ciascuno di noi". 
— Madre mia, madre dell'anima mia, che m'ami e desideri la mia salute più d'ogni altro dopo Dio; Madre, monstra te esse matrem.

Giac. Madre mia, fate ch'io mi ricordi sempre di voi.
(S. Alfonso, Visite al SS. Sacramento)


Lotto_alta
Natività. Lotto, 1530.



AVE MARIA!
AMDG

domenica 8 gennaio 2012

UNA SECONDA EPIFANIA: GESU' si è manifestato ai Magi dopo essersi mostrato ai pastori. Nel mistero del Giordano, Cristo si manifesta con maggior splendore.


BATTESIMO DI CRISTO


Il secondo Mistero dell'Epifania, il Mistero del Battesimo di Cristo nel Giordano, attira oggi in modo speciale l'attenzione della Chiesa. 
 L'Emmanuele si è manifestato ai Magi dopo essersi mostrato ai pastori; ma questa manifestazione è avvenuta nel ristretto spazio d'una stalla a Betlemme, e gli uomini di questo mondo non l'hanno conosciuta. 
Nel mistero del Giordano, Cristo si manifesta con maggior splendore. La sua venuta è annunciata dal Precursore; la folla che accorre al Battesimo del fiume ne fa testimonianza, e Gesù esordisce alla vita pubblica. 


Ma chi potrebbe descrivere la grandiosità delle cose che accompagnano questa seconda Epifania?

Il mistero dell'acqua.
Essa ha per oggetto, al pari della prima, il bene e la salvezza del genere umano; ma seguiamo il progredire dei Misteri. 


La stella ha condotto i Magi verso Cristo. Prima essi aspettavano e speravano; ora, credono. La fede nel Messia venuto comincia in seno alla Gentilità. Ma non basta credere per essere salvi; è necessario che la macchia del peccato sia lavata nell'acqua. "Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo" (Mc 16,16): è tempo dunque che avvenga una nuova manifestazione del Figlio di Dio, per inaugurare il grande rimedio che deve dare alla Fede la virtù di produrre la vita eterna.
Ora, i decreti della divina Sapienza avevano scelto l'acqua come strumento di questa sublime rigenerazione della razza umana. 
Già all'origine delle cose lo Spirito di Dio ci è rappresentato mentre sorvola sulle acque, affinché, come canta la Chiesa il Sabato Santo, la loro natura concepisse già un principio di santificazione. 
Ma le acque dovevano servire alla giustizia contro il mondo colpevole, prima di essere chiamate a compiere i disegni della misericordia. Ad eccezione d'una sola famiglia, il genere umano per un terribile decreto, scomparve sotto le acque del diluvio.
Tuttavia, alla fine di quella terribile scena, si manifestò un nuovo indizio della futura fecondità di questo elemento predestinato. 
La colomba, uscita per un momento dall'arca della salvezza, vi rientrò con un ramoscello d'ulivo, simbolo della pace ridata alla terra dopo l'effusione dell'acqua. Ma il compimento del mistero annunciato era ancora lontano.


Nell'attesa del giorno in cui il mistero sarebbe stato manifestato, Dio moltiplicò le immagini destinate a sostenere l'attesa del suo popolo. Così, fu attraversando le acque del Mar Rosso che il popolo arrivò alla Terra promessa; e durante il misterioso tragitto, una colonna di nube copriva insieme il cammino d'Israele e le acque benedette alle quali questi doveva la sua salvezza.
Ma il solo contatto delle membra umane d'un Dio incarnato poteva dare alle acque la virtù purificatrice che ogni uomo colpevole sospirava. 
Dio aveva dato il Figlio suo non al mondo soltanto come Legislatore, Redentore e Vittima di Salvezza, ma perché fosse anche il Santificatore delle acque; e appunto in seno a questo sacro elemento doveva rendergli una testimonianza divina, manifestarlo una seconda volta.

Il battesimo di Gesù.
Gesù dunque, all'età di trent'anni, va verso il Giordano, fiume già famoso per le meraviglie profetiche operate nelle sue acque. 
Il popolo ebreo, risvegliato dalla predicazione di Giovanni Battista, accorreva in massa per ricevere il Battesimo che poteva produrre il pentimento del peccato, ma non cancellarlo. 


Il nostro divino Re va anch'egli al fiume, non per cercarvi la santificazione, poiché egli è il principio di ogni giustizia, ma per dare finalmente alle acque la virtù di produrre, come canta la Chiesa, una razza nuova e santa. 


Scende nel letto del Giordano, non più come Giosuè per attraversarlo a piedi asciutti, ma affinché il Giordano lo cinga delle sue acque, e riceva da lui, per comunicarla a tutto l'elemento, quella virtù santificatrice che esso non perderà mai più. Riscaldate dai divini ardori del Sole di giustizia, le acque divengono feconde, nel momento in cui il sacro capo del Redentore viene immerso nel loro seno dalla mano tremante del Precursore.


Ma in questo preludio di una nuova creazione, è necessario che intervenga tutta la Trinità. Si aprono i cieli, e ne scende la Colomba, non più come simbolo e figura, ma per annunciare la presenza dello Spirito d'amore che dà la pace e trasforma i cuori. Essa si ferma e si posa sul capo dell'Emmanuele, scendendo insieme sull'umanità del Verbo e sulle acque che bagnano le sue auguste membra.

La testimonianza del Padre.

Tuttavia il Dio-Uomo non era manifestato ancora con abbastanza splendore; bisognava che la parola del Padre risonasse sulle acque, e le agitasse fin nella profondità dei loro abissi. Allora si fece sentire quella Voce che aveva cantata David: Voce del Signore che risuona sulle acque, tuono del Dio di maestà che spezza i cedri del Libano, l'orgoglio dei demoni, che spegne il fuoco dell'ira celeste, che scuote il deserto, che annuncia un nuovo diluvio (Sal 28), un diluvio di misericordia; e quella voce che diceva: "Questi è il mio Figlio diletto nel quale mi sono compiaciuto".



Così fu manifestata la Santità dell'Emmanuele dalla presenza della divina Colomba e dalla voce del Padre, come era stata manifestata la sua Regalità dalla muta testimonianza della Stella. 


 Compiuto il divino mistero e investito della virtù purificatrice l'elemento delle acque, Gesù esce dal Giordano e torna a riva, portando con sé - secondo l'opinione dei Padri - rigenerato e santificato il mondo di cui lasciava sotto le acque i delitti e le immondezze.

Usanze.
Come è grande la festa dell'Epifania, che ha per oggetto di onorare così sublimi misteri! E come non c'è da stupire se la Chiesa Orientale ha fatto di questo giorno una delle date per l'amministrazione solenne del Battesimo. Gli antichi monumenti della Chiesa delle Gallie ci mostrano che l'usanza esisteva anche presso i nostri avi; e più d'una volta - stando a quanto riferisce Giovanni Mosco (550-640 circa) - si vide il santo battistero riempirsi d'un'acqua miracolosa il giorno di questa grande festa, e asciugarsi da sé dopo l'amministrazione del Battesimo. La Chiesa Romana, fin dal tempo di san Leone, insisté per riservare alle feste di Pasqua e di Pentecoste l'onore di essere gli unici giorni consacrati alla celebrazione solenne del primo fra i Sacramenti; ma in parecchi luoghi dell'Occidente si conservò e dura ancora oggi l'usanza di benedire l'acqua con una solennità del tutto speciale nel giorno dell'Epifania.


La Chiesa d'Oriente ha conservato inviolabilmente tale usanza. La funzione ha luogo, ordinariamente, nella Chiesa, ma talvolta il Pontefice si reca sulle rive di un fiume, accompagnato dai sacerdoti e dai ministri rivestiti dei più ricchi paramenti e seguito da tutto il popolo. Dopo alcune magnifiche preghiere, che ci dispiace di non poter riportare qui, il Pontefice immerge nelle acque una croce rivestita di pietre preziose che significa il Cristo, imitando così l'azione del Precursore. Un tempo, a Pietroburgo, la cerimonia aveva luogo sulla Neva, e attraverso un'apertura praticata nel ghiaccio il Metropolita faceva scendere la croce nelle acque. Questo rito si osserva parimenti nelle Chiese dell'Occidente che hanno conservato l'usanza di benedire l'acqua nella Festa dell'Epifania.


I fedeli si affrettano ad attingere nella corrente del fiume quell'acqua consacrata; e san Giovanni Crisostomo - nella sua ventiquattresima Omelia sul Battesimo di Cristo - attesta, chiamando a testimone il suo uditorio, che quell'acqua non si corrompeva mai. Lo stesso prodigio è stato riconosciuto molte volte in Occidente.


Glorifichiamo dunque Cristo per questa seconda manifestazione del suo divino carattere, e rendiamogli grazie, insieme con la santa Chiesa, per averci dato, dopo la Stella della fede che ci illumina, l'Acqua potente che toglie le nostre immondezze. 


Nella nostra riconoscenza, ammiriamo l'umiltà del Salvatore che si curva sotto la mano di un uomo mortale al fine di compiere ogni giustizia, come dice egli stesso; poiché, avendo assunto la forma del peccato era necessario che sopportasse l'umiliazione per risollevarci dal nostro abbassamento. Ringraziamolo per questa grazia del Battesimo che ci ha aperto le porte della Chiesa terrena e della Chiesa celeste. Infine, rinnoviamo gli impegni che abbiamo contratti sul sacro fonte, e che sono stati la condizione di questa nuova nascita.


MESSA
La Messa è quella dell'Epifania, eccetto le Orazioni ed il Vangelo.

VANGELO (Gv 1,29-34). - In quel tempo Giovanni vide Gesù venire a lui, ed esclamò: Ecco l'Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati dal mondo. Egli è colui del quale ho detto: dopo di me viene uno che è avanti di me, perché era prima di me. Ed io non lo conoscevo; ma affinché egli sia conosciuto in Israele, io venni a battezzare con acqua. E Giovanni rese la sua testimonianza dicendo: Ho veduto lo Spirito scendere dal cielo a guisa di colomba e posarsi su di lui. Ed io nulla sapevo di lui; ma chi mi inviò a battezzare con acqua mi disse: Colui sul quale vedrai scendere e fermarsi lo Spirito, è colui che battezza con lo Spirito. Ed io ho veduto, ed ho attestato che egli è il Figlio di Dio.
"Celeste Agnello, tu sei sceso nel fiume per purificarlo; la divina Colomba è venuta dalle altezze del cielo ad unire la sua dolcezza alla tua, e sei tornato a riva. Ma - oh prodigio della tua misericordia! - dopo di te sono scesi i lupi nelle acque santificate: ed ecco che essi tornano verso di te trasformati in agnelli. Noi tutti, immondi per il peccato, diventiamo, uscendo dal sacro fonte, le candide pecorelle del tuo divino Cantico, che tornano dal lavatoio tutte feconde, non una sterile; quelle caste colombe che sembra si siano bagnate nel latte, e che hanno fissato la propria dimora presso chiare fontane: tanto è potente la virtù purificatrice che il tuo divino contatto ha dato a quelle acque!

Mantieni in noi il candore che deriva da te, o Gesù, e se l'abbiamo perduto, ridonacelo con il battesimo della Penitenza, il quale soltanto può ridare il candore del nostro primo abito! Spandi ancor più quel fiume d'amore, o Emmanuele! 
Che le sue acque vadano a cercare nel più profondo dei loro selvaggi deserti quelli che finora non hanno raggiunto; inonda la terra, come tu hai promesso. 
Ricordati della gloria nella quale fosti manifestato in mezzo al Giordano; 
dimentica i delitti che da troppo tempo ritardano la predicazione del tuo Vangelo su quelle plaghe desolate. 

Il Padre celeste comanda ad ogni creatura di ascoltarti: parla ad ogni creatura, o Emmanuele!".
***
OMELIA 
8 gennaio 2012

Cari fratelli e sorelle!

E’ sempre una gioia celebrare questa Santa Messa con i Battesimi dei bambini, nella Festa del Battesimo del Signore. Vi saluto tutti con affetto, cari genitori, padrini e madrine, e tutti voi familiari e amici! Siete venuti – l’avete detto ad alta voce – perché i vostri neonati ricevano il dono della grazia di Dio, il seme della vita eterna. Voi genitori avete voluto questo. Avete pensato al Battesimo prima ancora che il vostro bambino o la vostra bambina venisse alla luce. La vostra responsabilità di genitori cristiani vi ha fatto pensare subito al Sacramento che segna l’ingresso nella vita divina, nella comunità della Chiesa. Possiamo dire che questa è stata la vostra prima scelta educativa come testimoni della fede verso i vostri figli: la scelta è fondamentale!
Il compito dei genitori, aiutati dal padrino e dalla madrina, è quello di educare il figlio o la figlia. Educare è molto impegnativo, a volte è arduo per le nostre capacità umane, sempre limitate. Ma educare diventa una meravigliosa missione se la si compie in collaborazione con Dio, che è il primo e vero educatore di ogni uomo.
Nella prima Lettura che abbiamo ascoltato, tratta dal Libro del profeta Isaia, Dio si rivolge al suo popolo proprio come un educatore. Mette in guardia gli Israeliti dal pericolo di cercare di dissetarsi e di sfamarsi alle fonti sbagliate: "Perché - dice - spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia?" (Is 55,2). Dio vuole darci cose buone da bere e da mangiare, cose che ci fanno bene; mentre a volte noi usiamo male le nostre risorse, le usiamo per cose che non servono, anzi, che sono addirittura nocive. Dio vuole darci soprattutto Se stesso e la sua Parola: sa che allontanandoci da Lui ci troveremmo ben presto in difficoltà, come il figlio prodigo della parabola, e soprattutto perderemmo la nostra dignità umana. E per questo ci assicura che Lui è misericordia infinita, che i suoi pensieri e le sue vie non sono come i nostri – per nostra fortuna! – e che possiamo sempre ritornare a Lui, alla casa del Padre. Ci assicura poi che se accoglieremo la sua Parola, essa porterà frutti buoni nella nostra vita, come la pioggia che irriga la terra (cfr Is 55,10-11).
A questa parola che il Signore ci ha rivolto mediante il profeta Isaia, noi abbiamo risposto con il ritornello del Salmo: "Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza". Come persone adulte, ci siamo impegnati ad attingere alle fonti buone, per il bene nostro e di coloro che sono affidati alla nostra responsabilità, in particolare voi, cari genitori, padrini e madrine, per il bene di questi bambini. E quali sono "le sorgenti della salvezza"? Sono la Parola di Dio e i Sacramenti. Gli adulti sono i primi a doversi alimentare a queste fonti, per poter guidare i più giovani nella loro crescita. I genitori devono dare tanto, ma per poter dare hanno bisogno a loro volta di ricevere, altrimenti si svuotano, si prosciugano. I genitori non sono la fonte, come anche noi sacerdoti non siamo la fonte: siamo piuttosto come dei canali, attraverso cui deve passare la linfa vitale dell’amore di Dio. Se ci stacchiamo dalla sorgente, noi stessi per primi ne risentiamo negativamente e non siamo più in grado di educare altri. Per questo ci siamo impegnati dicendo: "Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza".
E veniamo ora alla seconda Lettura e al Vangelo. Essi ci dicono che la prima e principale educazione avviene attraverso la testimonianza. Il Vangelo ci parla di Giovanni il Battista. Giovanni è stato un grande educatore dei suoi discepoli, perché li ha condotti all’incontro con Gesù, al quale ha reso testimonianza. Non ha esaltato se stesso, non ha voluto tenere i discepoli legati a sé. Eppure Giovanni era un grande profeta, la sua fama era molto grande. Quando è arrivato Gesù, si è tirato indietro e ha indicato Lui: "Viene dopo di me colui che è più forte di me… Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo" (Mc 1,7-8). Il vero educatore non lega le persone a sé, non è possessivo. Vuole che il figlio, o il discepolo, impari a conoscere la verità, e stabilisca con essa un rapporto personale. L’educatore compie il suo dovere fino in fondo, non fa mancare la sua presenza attenta e fedele; ma il suo obiettivo è che l’educando ascolti la voce della verità parlare al suo cuore e la segua in un cammino personale.
Ritorniamo ancora alla testimonianza. Nella seconda Lettura, l’apostolo Giovanni scrive: "E’ lo Spirito che dà testimonianza" (1 Gv 5,6). Si riferisce allo Spirito Santo, lo Spirito di Dio, che rende testimonianza a Gesù, attestando che è il Cristo, il Figlio di Dio. Lo si vede anche nella scena del battesimo nel fiume Giordano: lo Spirito Santo scende su Gesù come una colomba per rivelare che Lui è il Figlio Unigenito dell’eterno Padre (cfr Mc 1,10). Anche nel suo Vangelo Giovanni sottolinea questo aspetto, là dove Gesù dice ai discepoli: "Quando verrà il Paraclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio" (Gv 15,26-27). Questo ci è di grande conforto nell’impegno di educare alla fede, perché sappiamo che non siamo soli e che la nostra testimonianza è sostenuta dallo Spirito Santo.
File:Bartolomé Esteban Murillo - Tres Ángeles Niños.jpg

E’ molto importante per voi genitori, e anche per i padrini e le madrine, credere fortemente nella presenza e nell’azione dello Spirito Santo, invocarlo e accoglierlo in voi, mediante la preghiera e i Sacramenti. E’ Lui infatti che illumina la mente, riscalda il cuore dell’educatore perché sappia trasmettere la conoscenza e l’amore di Gesù. La preghiera è la prima condizione per educare, perché pregando ci mettiamo nella disposizione di lasciare a Dio l’iniziativa, di affidare i figli a Lui, che li conosce prima e meglio di noi, e sa perfettamente qual è il loro vero bene. E, al tempo stesso, quando preghiamo ci mettiamo in ascolto delle ispirazioni di Dio per fare bene la nostra parte, che comunque ci spetta e dobbiamo realizzare. I Sacramenti, specialmente l’Eucaristia e la Penitenza, ci permettono di compiere l’azione educativa in unione con Cristo, in comunione con Lui e continuamente rinnovati dal suo perdono. La preghiera e i Sacramenti ci ottengono quella luce di verità grazie alla quale possiamo essere al tempo stesso teneri e forti, usare dolcezza e fermezza, tacere e parlare al momento giusto, rimproverare e correggere nella giusta maniera.
Cari amici, invochiamo dunque tutti insieme lo Spirito Santo, perché scenda in abbondanza su questi bambini, li consacri ad immagine di Gesù Cristo, e li accompagni sempre nel cammino della loro vita. Li affidiamo alla guida materna di Maria Santissima, perché crescano in età, sapienza e grazia e diventino veri cristiani, testimoni fedeli e gioiosi dell’amore di Dio. Amen.
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AVE MARIA!
AMDG

sabato 7 gennaio 2012

"CHI TROVERA' LEI AVRA' TROVATO LA VITA E RICEVERA' DAL SIGNORE LA SALUTE". AVE! AVE! AVE! MARIA!..."


"Beati quelli che battono le mie vie".

Le vie di Maria finiscono nel Cuore di Dio.
"Ascoltate i miei consigli per diventare saggi, non li ricusate".
Una Madre, e Santa quale Ella è, non può che dare parole di vita.
"Beato l'uomo che mi ascolta e veglia alla mia porta e attende all'ingresso della mia casa".
"Chi troverà Lei avrà trovato la Vita e riceverà dal Signore la salute".

Veramente chi vive in Lei ha salute, vita, sapienza, gloria, letizia e onore perché Ella è tutto questo, avendo le sue radici in Dio stesso, fondata com'è sul monte di Dio per esserne il Tempio, amata più di ogni altra creatura dal Signore Altissimo, dovendo Essa in eterno essere la Madre dell'Uomo.
...
Ave, Maria, Madre dell'Uomo come Eva, più di Eva, che hai riportato l'uomo, attraverso all'Uomo, alla sua Patria, alla sua eredità, alla sua figliolanza, alla sua Gioia.

Ave Maria, Seno di santità in cui è rideposto il seme della Specie, perché l'eterno Abramo abbia i figli di cui l'invidia satanica lo aveva fatto sterile.

Ave, Maria, Madre Deipara del Primogenito eterno, Madre pietosa dell'Umanità, lavata nel pianto e nel Sangue che è tuo sangue.

Ave, Maria, Perla del Cielo, Luce di Stella, Bellezza soave, Pace di Dio.

Ave, Maria piena di Grazia in cui è il Signore, mai divisa da Lui che in Te prende le sue delizie e i suoi riposi.

Ave, Maria, Donna benedetta fra tutte le donne, amore vivente, fatta dall'Amore sposa all'Amore, Madre dell'Amore.

In Te purezza, in te pace, in Te sapienza, in Te ubbidienza, in Te umiltà, in Te perfette le tre e le quattro virtù...

[Fratelli e sorelle] il Cielo delira d'amore nel contemplare Maria. Il suo canto aumenta sino a note incomparabili. Nessun mortale, per santo che sia, può comprendere cosa sia per tutto il Cielo Maria.

Tutte le cose sono state fatte per il Verbo. Ma anche tutte le opere più grandi sono state fatte dall'Amore Eterno in Maria e per Maria. Perché Colui che è potente  l'ha amata senza limite, e l'ama. E la Potenza di Dio sta nelle sue mani di Giglio purissimo per essere sparsa su chi a Lei ricorre.
Ave! Ave! Ave! Maria!..."

(Dal 'Libro di Azaria' di M. Valtorta, 8.XII,1946)

AVE MARIA!
AMDG

"E' QUESTA LA CROCE DI CRISTO BEATA E DESIDERABILE



DAGLI SCRITTI...
Dalle «Lettere» di san Raimondo di Peñafort
, sacerdote (1175-1275).

"Se il predicatore della verità, senza mentire, ha detto veramente che tutti coloro che vogliono vivere piamente in Cristo soffrono persecuzione, nessuno, io penso, viene escluso da questa regola generale se non colui che trascura o non sa vivere «con sobrietà, con giustizia e pietà in questo mondo» (Tt 2, 12).



Ma sia lungi da voi l’appartenere al numero di coloro che hanno case quiete, tranquille e sicure, mentre la verga del Signore non è su di loro: trascorrono la vita nella prosperità e in un attimo scenderanno all’inferno.



Al contrario, la vostra purezza e pietà meritano ed esigono - perché siete accetti e graditi a Dio - di essere affinate con colpi ripetuti fino alla sincerità più completa. Se la spada talvolta si raddoppia e si triplica su di voi, bisogna stimare anche tutto questo come gioia e segno di amore.



La spada a doppio taglio è formata dalle battaglie all’esterno e dai timori all’interno; questi ultimi sono raddoppiati o triplicati quando lo spirito astuto rende inquiete le fibre più intime del cuore con l’inganno e con le seduzioni. Questi tipi di combattimento finora li avete conosciuti abbastanza, altrimenti sarebbe stato impossibile raggiungere una così ammirevole pace e tranquillità interiore.


Si raddoppia e si triplica esteriormente la spada quando, senza motivo, nasce una persecuzione da parte di uomini di Chiesa nell’ambito spirituale, dove le ferite più gravi sono quelle che vengono dagli amici.


E’ questa la croce di Cristo beata e desiderabile, che il forte Andrea accolse con animo gioioso, nella quale solamente il Vaso di elezione [ossia S. Paolo] dice che dobbiamo gloriarci.
Guardate pertanto all’autore e conservatore della fede, a Gesù che patì nella più grande innocenza e anche da parte dei suoi e fu computato fra i malfattori; e, bevendo il calice così glorioso del Signore Gesù, rendete grazie a Dio che ci dona ogni bene.


Il Dio stesso dell’amore e della pace doni la pace ai vostri cuori e affretti il vostro cammino, per nascondervi lontano dagli intrighi degli uomini al riparo del suo volto, fino a quando non vi avrà introdotti e trapiantati in quella pienezza, dove risiederete per sempre nella bellezza della pace, nelle tende della fiducia, nel riposo dell’abbondanza".

AMDG et B.V.MARIAE!



venerdì 6 gennaio 2012

INSIEME CON I MAGI I NOSTRI DONI

...
Anche voi, o carissimi, portate, insieme con i Magi, i vostri doni:

l'oro della contrizione, 
l'incenso della confessione, 
la mirra della soddisfazione, ossia dell'opera della penitenza,

per poter essere degni di ricevere dallo stesso Gesù Cristo il dono della gloria in cielo.
Ve lo conceda colui che è benedetto nei secoli. Amen. 
(Sant'Antonio, Sermone Epifania del Signore).
 


"Gli offrirono i doni: oro, incenso e mirra" (Mt 2,11).
L'oro si riferisce ai tributi, 
l'incenso ai sacrifici, 
e la mirra alla sepoltura  dei morti.


Per mezzo di questi tre doni
vengono proclamate in Cristo
la potestà regale, la maestà divina 
e la mortalità umana.
(S. Antonio da Padova)


O gloria infinita di questo gran giorno, nel quale comincia il movimento delle genti verso la Chiesa, la vera Gerusalemme! 
O misericordia del Padre celeste che si è ricordato di tutti i popoli sepolti nelle ombre della morte e del peccato!

Ecco che la gloria del Signore si è levata sulla Città santa; e i Re si mettono in cammino per andarlo a contemplare. 

L'angusta Gerusalemme non può più contenere la calca di gente; è inaugurata un'altra città santa, verso di essa si dirigerà la moltitudine dei gentili di Madian e d'Efa. Apri il seno nella tua materna gioia, o Roma! Le tue armi ti avevano assoggettato degli schiavi; oggi sono dei figli che giungono in folla alle tue porte; solleva gli occhi e guarda: è tutto tuo; l'umanità intera viene a prendere nel tuo seno una nuova nascita. Apri le tue braccia materne, accogli noi tutti che veniamo dal Mezzogiorno e dall'Aquilone portando l'incenso e l'oro a Colui che è il Re tuo e nostro.

*
I Magi, primizie della Gentilità, sono stati introdotti presso il gran Re che cercavano, e noi tutti li abbiamo seguiti. Il Bambino ha sorriso a noi come a loro. Tutte le fatiche di quel lungo viaggio che porta a Dio sono dimenticate; l'Emmanuele rimane con noi, e noi con lui. Betlemme, che ci ha ricevuti, ci custodisce per sempre, perché a Betlemme possediamo il Bambino, e Maria Madre sua. In quale posto del mondo troveremmo tesori così preziosi? 

Supplichiamo questa Madre incomparabile di presentarci essa stessa il Figlio che è la nostra luce, il nostro amore, il nostro Pane di vita nel momento in cui ci avvicineremo all'altare verso il quale ci conduce la Stella della fede. Fin da questo momento apriamo i nostri tesori; teniamo in mano il nostro oro, il nostro incenso e la nostra mirra, per il Neonato. Egli gradirà questi doni con bontà, e non sarà in ritardo con noi. 

Quando ci ritireremo come i Magi, lasceremo come loro i nostri cuori sotto il dominio del divino Re, e anche noi per un'altra strada, per una via del tutto nuova, rientreremo in quella patria mortale che deve ancora trattenerci, fino al giorno in cui la vita e la luce eterna verranno a far sparire in noi tutto ciò che vi è di ombra e di tempo.

*
AVE MARIA!
AMDG