[3] Tra queste molteplici suppliche e lacrime, si udì un suono celeste, e una gran voce disse: "Paolo, ministro di Dio, fu eletto nel ministero per tutto il tempo della sua vita; egli raggiungerà la perfezione sotto i vostri occhi per mano dell'empio e iniquo Nerone". A motivo di questa voce venuta dai cieli, colpiti da un timore ancora più grande, i fratelli furono confermati sempre più nella fede.
[2, 1] Offrirono allora a Paolo pane e acqua per il sacrificio affinché, dopo la preghiera, li distribuisse ad ognuno. Tra di essi si trovava una certa Ruffina: anche lei voleva ricevere l'Eucaristia dalle mani di Paolo. Ma Paolo, pieno dello Spirito di Dio, le disse: "Tu non sei degna, Ruffina, di avvicinarti all'altare di Dio! Non ti alzi, infatti, dal fianco di un marito, ma di un adultero, e tenti di ricevere l'Eucaristia di Dio. Dopo avere sconvolto il tuo cuore, ecco che Satana ti getterà a terra sotto gli occhi di tutti coloro che credono nel Signore, affinché a questa vista sappiano che il Dio vivo nel quale hanno creduto, è scrutatore di cuori. Se però ti pentirai di quanto hai compiuto, colui che può cancellare i peccati non mancherà di liberarti da questo peccato. Se invece non ti pentirai, mentre ancora sei in vita un fuoco devastatore e tenebre esteriori ti afferreranno per sempre".
[2] Subito Ruffina cadde, paralizzata in tutta la parte sinistra del suo corpo, dalla testa fino alle unghie dei piedi. Non le restò neppure la facoltà di parlare poiché la sua lingua era legata. A questa vista, quanti credevano nella fede e i neofiti si battevano il petto, ricordando le loro colpe passate, e gemevano dicendo:
[3] "Non sappiamo se Dio ci perdona le colpe commesse in passato". Paolo chiese, allora, il silenzio e disse: "Fratelli che or ora avete iniziato a credere in Cristo, se non persevererete nelle vostre azioni passate e in quelle della tradizione dei vostri padri, se vi asterrete da ogni inganno, dalla collera, dalla crudeltà, dall'adulterio, dall'orgoglio, dalla gelosia, dal disprezzo e dall'odio, Gesù Dio vivo perdonerà quanto avete compiuto nell'ignoranza. Perciò, servi di Dio, ognuno di voi armi il suo uomo interiore con la pace, la pazienza, la mansuetudine, la fede, l'amore, la conoscenza, la sapienza, l'amore dei fratelli, l'ospitalità, la misericordia, l'astinenza, la castità, la bontà, la giustizia. Allora, come vostra guida per l'eternità, avrete il primogenito di tutta la creazione e la vostra forza sarà nella pace con nostro Signore".
[4] Udite queste cose da Paolo, lo supplicarono affinché pregasse per essi; e Paolo alzò la voce dicendo: "Dio eterno, Dio dei cieli, Dio la cui divinità è ineffabile, tu hai tutto sistemato con la tua parola, tu che hai avvolto tutto il mondo con il vincolo della tua grazia, Padre del tuo santo figlio Gesù Cristo, noi ti preghiamo per il tuo figlio Gesù Cristo di fortificare quelle anime che, una volta incredule, ora sono nella fede. Un giorno io ero blasfemo, ora sono io che sono bestemmiato; una volta ero persecutore, ora sono io che soffro la persecuzione degli altri; una volta ero nemico di Cristo, ora supplico di essergli amico. Ho, infatti, fiducia nella sua promessa e nella sua misericordia; ritengo di essere nella fede e di avere ricevuto il perdono delle mie colpe passate.
[5] Perciò, fratelli, vi esorto a credere anche nel Signore, Padre onnipotente, e a porre tutta la vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, suo Figlio. Se voi credete in lui, nessuno vi potrà privare delle sue promesse. Piegando tutt'insieme le ginocchia, raccomandatemi al Signore, mentre sono in procinto di partire verso un altro popolo, affinché la sua grazia mi preceda e mi dia un felice viaggio, affinché essa attiri i suoi santi strumenti e i suoi fedeli, ed essi mi ringrazino per l'aver io predicato loro la parola del Signore e siano ben fondati nella fede" Allora i fratelli, con molte lacrime, pregarono il Signore insieme a Paolo dicendo: "Signore Gesù Cristo, sii tu con Paolo e restituiscilo a noi sano e salvo. Noi sappiamo bene quale debolezza è tuttora in noi!".
[3, 1] Una grande folla di donne, supplicavano, in ginocchio il beato Paolo e, baciando i suoi piedi, lo accompagnavano al porto. Intanto, Dionisio e Balbo d'Asia, cavalieri romani e uomini nobili, ed un senatore di nome Demetrio, stringendo forte la mano destra di Paolo, gli dissero: "S'io non fossi magistrato, fuggirei dalla città con te, Paolo, per non separarmi da te". Dissero così anche Cleobio, Ifito, Lisimaco, Aristea della casa di Cesare, le due matrone Berenice e Filostrate e il presbitero Narcisso, dopo che l'ebbero accompagnato al porto.
[2] Siccome era imminente una tempesta marina, egli (Paolo) rinviò a Roma i fratelli affinché discendessero quelli che volevano poterlo ascoltare fino al suo imbarco. Udito ciò, i fratelli salirono nell'Urbe e riferirono il fatto ai fratelli che ivi erano rimasti: la notizia si sparse subito e chi con bestie da soma, chi a piedi, chi attraverso il Tevere, discesero al porto; qui furono confermati nella fede per tre giorni interi, fino all'ora quinta del quarto giorno pregando reciprocamente con Paolo e offrendo l'oblazione. Misero poi sulla nave tutto ciò di cui poteva avere bisogno, gli diedero pure due giovani fedeli affinché navigassero con lui, infine lo salutarono nel Signore e se ne ritornarono a Roma.
[4, 1] Arrivo di Simon Mago a Roma. Pochi giorni dopo, la chiesa fu colpita da un grande turbamento per opera di alcuni che asserivano di avere visto delle cose mirabili compiute da un uomo in Ariccia, di nome Simone. Si diceva che si presentasse come la grande potenza di Dio e che non facesse nulla senza Dio. "E' forse Cristo? Ma noi crediamo in colui che ci è stato predicato da Paolo. Abbiamo visto, infatti, che per mezzo suo dei morti sono risorti e dei malati sono stati liberati da varie malattie. Costui poi è in cerca di discussioni, lo sappiamo: non è poco, infatti, lo scompiglio che ha sollevato tra noi. Forse è già entrato in Roma: ieri della gente lo supplicava con grandi acclamazioni, dicendo: "Tu, dio d'Italia, tu il salvatore dei Romani, affrettati a venire a Roma"".
[2] Egli, rivolgendosi al popolo, disse con voce tenue: "Domani, verso l'ora settima, mi vedrete volare al di sopra della porta della città con lo stesso vestito che indosso ora mentre vi parlo". "Or dunque, fratelli, se lo ritenete opportuno, andiamo e osserviamo attentamente come andranno a finire le cose". Così si diressero alla porta, ove giunsero insieme. E tutto ad un tratto, all'ora settima, lontano, in cielo apparve una polvere come un fumo risplendente di raggi: si avvicinò alla porta e poi disparve. Poi apparve dritto, in mezzo alla folla, che lo riconobbe come quello stesso che aveva visto il giorno prima e l'adorò.
[3] Tra i fratelli, lo scandalo non era piccolo, anche perché a Roma non c'era Paolo e neppure Timoteo e Barnaba, mandati in Macedonia da Paolo, che ci potessero rafforzare nella fede, soprattutto quelli che erano stati catechizzati da poco. Simone si esaltava sempre più per le sue azioni, ed alcuni di essi, nelle conversazioni quotidiane, avevano iniziato a trattare Paolo come mago e impostore. Sicché la grande folla nella quale era penetrata la fede si sciolse ad eccezione del presbitero Narcisso, di due donne dell'ospizio dei Bitini e di quattro altre persone che più non potevano uscire di casa loro: chiusi giorno e notte, pregavano e domandavano al Signore il celere ritorno di Paolo o l'arrivo di qualche altro per visitare i suoi servi che il diavolo aveva trascinato con la sua malizia.
[5, 1] Pietro da Gerusalemme a Roma. Mentre essi piangevano e digiunavano, a Gerusalemme, Dio preparava Pietro per l'avvenire. Terminati i dodici anni che gli erano stati imposti dal Signore Cristo, gli fece vedere questa scena e gli disse: "Pietro, il mago Simone che tu hai smascherato e scacciato dalla Giudea mi ha ancora preceduto a Roma. In poche parole: tutti coloro che avevano creduto in me sono stati trascinati dall'astuzia e dalla decisa azione di Satana del quale egli manifesta la potenza. Non tardare più: domani va' a Cesarea ove troverai una nave pronta diretta in Italia. Tra pochi giorni ti manifesterò la mia grazia che si offre generosamente".
[2] Avvertito da questa visione, Pietro ne parlò subito ai fratelli, dicendo: "E' necessario ch'io salga a Roma per sconfiggere un nemico e avversario del Signore e dei nostri fratelli". Discese a Cesarea e si imbarcò immediatamente, senza prendere provvigioni, dato che era già stata tolta la scala.
[3] Il nocchiero, che si chiamava Teone, si rivolse a Pietro e gli disse: "Tutto ciò che abbiamo è cosa tua! Quale grazia potremmo noi avere se nell'imbarazzo che sentiamo ricevendo te, nostro simile, non ti mettessimo a disposizione tutte le cose che abbiamo? Che la nostra navigazione sia felice!". Pietro ringraziò dell'offerta, ma sulla nave egli digiunò con l'animo a volte triste a volte rasserenato, al pensiero che Dio l'aveva ritenuto degno di essere un ministro al suo servizio.
[4] Dopo qualche giorno, all'ora di pranzo, il nocchiero si alzò e pregò Pietro di gustare qualcosa, dicendo: "Chiunque tu sia, io ti conosco poco; che tu sia Dio o che tu sia un uomo, a mio parere tu sei un ministro di Dio. Infatti, mentre nel cuore della notte guidavo la mia nave mi addormentai, udii una voce umana che mi parve venire dal cielo e mi disse: "Teone! Teone!". Mi chiamò per nome due volte, ed aggiunse: "Tra coloro che navigano con te, quello che più devi onorare è Pietro, giacché per mezzo suo, contro ogni aspettativa, tu e gli altri compirete questa attraversata sani e salvi, senza alcun danno"". Persuaso che Dio avesse voluto manifestare sul mare la sua provvidenza ai passeggeri della nave, cominciò ad esporre a Teone le grandezze di Dio, come il Signore lo aveva scelto tra gli apostoli e il motivo per cui navigava verso l'Italia. Ogni giorno gli comunicava la parola di Dio; ed osservandolo nella conversazione s'accorse che partecipava alla sua fede e che sarebbe stato un degno ministro.
[5] Mentre erano nell'Adriatico la nave si trovò in bonaccia e Teone facendoglielo notare gli disse: "Se tu mi vuoi ritenere degno di essere intinto nel segno del Signore, ne hai l'opportunità". Tutti quelli che erano sulla nave si erano infatti addormentati ubriachi. Pietro allora discese per mezzo di una fune e battezzò Teone nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo; ed egli uscì dall'acqua allegro per la grande gioia. Anche Pietro divenne più sereno per il fatto che Teone era stato considerato degno del suo nome. E avvenne che nel luogo ove fu battezzato Teone apparve un giovane dall'aspetto splendente e disse loro: "Pace a voi!". Pietro e Teone salirono ed entrarono in cabina. Preso del pane, Pietro ringraziò il Signore d'averlo giudicato degno del suo santo ministero e dell'apparizione del giovane che disse loro: Pace a voi!
[6] "Sei tu che ci sei apparso, ottimo e solo santo, Dio Gesù Cristo, nel tuo nome è stato or ora lavato e segnato con il tuo santo segno. E così nel tuo nome lo rendo partecipe della tua Eucaristia, affinché sia per sempre un tuo servo perfetto e senza biasimo". Mentre mangiavano e godevano nel Signore, un vento non violento, ma moderato, prese la nave a prua e non smise per sei giorni e altrettante notti fino a quando non giunsero a Pozzuoli.
[6, 1] Appena giunsero a Pozzuoli, Teone corse dalla nave all'albergo ove soleva andare per prepararlo a ricevere Pietro. L'uomo dal quale soleva andare si chiamava Ariston: costui temeva sempre il Signore, e Teone aveva fiducia in lui a causa del nome.
[2] Giunto all'albergo e visto Ariston, Teone gli disse: "Dio che ti ha giudicato degno di servirlo, ha partecipato anche a me la sua grazia, per mezzo del suo santo servo Pietro, che ebbe dal Signore nostro l'ordine di venire in Italia e navigò con me dalla Giudea". A queste parole, Ariston si gettò al collo di Teone, l'abbracciò e lo supplicò di condurlo alla nave per fargli vedere Pietro. Dopo che Paolo era partito per la Spagna, diceva Ariston, non aveva più incontrato alcun fratello presso il quale rinfrescarsi. Inoltre improvvisamente era apparso in città un Ebreo di nome Simone. Con formule magiche e con la sua malizia, aveva guastato la comunità da ogni parte tanto che anch'io fuggii da Roma nella speranza dell'arrivo di Pietro. Paolo, infatti, aveva parlato di lui, ed una visione mi manifestò molte cose. Ora dunque credo nel mio Signore, credo che egli riedificherà il suo ministero e che dai suoi servi sarà estirpata la tentazione. Giacché il Signore nostro Gesù è fedele e raddrizzerà le nostre menti.
[3] Mentre, tra le lacrime, udiva queste cose da Ariston accresceva sempre più il suo entusiasmo e sempre più era confermato comprendendo che aveva posto la sua fiducia nel Dio vivo. Quando giunsero insieme alla nave, Pietro Ä pieno di Spirito santo Ä li guardò e sorrise; e Ariston cadde bocconi ai piedi di Pietro dicendo: "Fratello e signore tu sei colui che distribuisce i santi misteri e indica la via retta che si trova in nostro Signore Gesù Cristo, nostro Dio, che chiaramente ci manifesta la tua venuta; per opera di Satana, infatti, abbiamo perduto tutti i fratelli che Paolo ci aveva dato. Ora però spero nel Signore che avendoti mandato un suo messo, ti ha ordinato di venire da noi, e si è degnato di manifestarci, per mezzo tuo, le sue grandezze e le sue meraviglie. Ti supplico, dunque, di affrettarti ad entrare nell'Urbe. Giacché, abbandonando i fratelli, oggetto di scandalo, che avevo visto soccombere alla tentazione del diavolo, io mi sono rifugiato qui dicendo loro: "Perseverate nella fede, fratelli; necessariamente, infatti, in questi due mesi, la misericordia del Signore ci indirizzerà un suo ministro". Giacché, in visione, mi era apparso Paolo dicendomi: "Ariston, fuggi dall'Urbe!". Obbedii subito a queste parole e, sebbene la carne fosse inferma, uscii nel Signore: giunto qui me ne stavo ogni giorno alla spiaggia e interrogavo i marinai: "Ha forse navigato con voi Pietro?". Ed ora che la grazia del Signore è giunta in abbondanza, saliamo ti prego subito a Roma, affinché l'insegnamento dell'uomo pessimo non guadagni ulteriormente terreno".
[4] Mentre Ariston così parlava tra le lacrime, Pietro gli diede la mano, lo sollevò da terra e tra gemiti e lacrime gli disse: "Colui che per mezzo dei suoi angeli tenta l'orbe terrestre, ci ha preceduto; ma colui che ha la potenza di strappare i suoi servi da ogni tentazione, annienterà le sue seduzioni e le farà calpestare dai piedi di coloro che hanno creduto nel Cristo che predichiamo".
[5] Mentre si incamminavano verso la porta, Teone supplicò Pietro dicendo: "Sulla nave, in mezzo a questo vasto mare, non ti sei mai rifocillato, ed ora, lasciando la nave, vuoi incamminarti lungo una strada così dura? Fermati, prendi qualcosa e poi partirai. Temo, infatti, che il lastricato della strada da qui a Roma ti faccia soffrire". Ma Pietro rispose loro: "Ma, e se mi fosse appesa al collo una pietra molare come al nemico di nostro Signore e fossi gettato nell'abisso, come il mio Signore ci diceva a proposito di chi scandalizza i fratelli? E non è soltanto questa pietra molare che mi minaccia, ma, ciò che è peggio, lo starmene lontano da coloro che hanno creduto nel Signore Gesù Cristo, mentre egli mi ha contrapposto ai persecutori dei suoi servi". Nessuna insistenza di Teone riuscì a persuaderlo di restare anche un solo giorno. Dopo essersi interessato che la merce che era sulla nave fosse venduta a un prezzo giudicato conveniente, anche Teone seguì Pietro a Roma, condotto da Ariston nella casa del presbitero Narcisso.
[7, 1] Prima predica di Pietro a Roma. Tra i fratelli dispersi si sparse nell'Urbe la notizia che era venuto Pietro discepolo del Signore, a causa di Simone, per additarlo come seduttore e persecutore dei buoni. Accorse così tutta una folla per vedere l'apostolo del Signore, fondato in Cristo. Ed il primo giorno della settimana, allorché la folla era convenuta per vedere Pietro, a gran voce egli prese a dire: "Uomini qui presenti che sperate in Cristo e che recentemente siete passati attraverso una prova, imparate quale sia il motivo per cui Dio mandò suo Figlio nel mondo, quale sia il motivo per cui l'ha fatto nascere dalla vergine Maria: senza dubbio per farci godere di qualche grazia e vantaggio. Vuole abbattere ogni scandalo e ogni ignoranza, ogni potere del diavolo, i suoi tentativi e le sue forze che prevalevano allorché il nostro Dio non illuminava il mondo.
[2] Ebbe misericordia di coloro che, colpiti da numerose e diverse infermità, per ignoranza precipitavano nella morte, e mandò il suo Figlio: io vissi con lui e testimonio di avere camminato sulle acque del mare. Confesso ch'io fui presente a tutti i segni e prodigi che egli operò in questo mondo. Fratelli carissimi, io rinnegai nostro Signore Gesù Cristo e non soltanto una volta, ma tre: mi circuivano, infatti, cani maligni, come fu pure dei profeti del Signore. Ma il Signore non me l'ha imputato: si è rivolto verso di me, ebbe pietà della debolezza della mia carne, sicché in seguito ne piansi amaramente deplorando l'instabilità della mia fede, che fu la causa per cui il diavolo mi rese insensato al punto che io non conservai nel mio spirito la parola del mio Signore.
[3] Ed ora, uomini fratelli, qui convenuti nel nome del Signore, io dico: Satana ingannatore, dirige le sue frecce anche contro di voi per distogliervi dalla via. Non deflettete, fratelli! Non perdetevi d'animo! Fatevi coraggio, state saldi e non abbiate dubbi. Se io, infatti, che il Signore ebbe in così grande onore, da Satana sono stato fatto oggetto di scandalo al punto da rinnegare la luce della mia speranza, sono stato da lui assoggettato e persuaso a fuggire come se la mia fede fosse riposta in un uomo, che cosa pensate di voi che siete soltanto neofiti? Pensavate che non vi avrebbe fatto cadere fino al punto da rendervi nemici del regno di Dio, precipitandovi nella perdizione per opera di un recentissimo errore? Chiunque, infatti, si allontana dalla speranza del Signore nostro Gesù Cristo, costui è figlio della perdizione per sempre.
[4] Convertitevi, dunque, fratelli eletti del Signore! Rafforzatevi nel Signore onnipotente, Padre di nostro Signore Gesù Cristo, che nessuno ha mai visto né può vedere se non colui che avrà creduto in lui. Ponete mente da dove vi è arrivata la tentazione. Non è infatti soltanto con le parole ch'io intendo convincervi e che predico Cristo, ma è anche con fatti e con prodigi stupendi che vi esorto, per mezzo della fede in Gesù Cristo, affinché nessuno di voi guardi ad altri all'infuori di lui disprezzato e insultato dagli Ebrei; all'infuori del Nazareno crocifisso, morto e risorto il terzo giorno".
[8, 1] Il senatore Marcello e la comunità di Roma.
I fratelli, pentiti, domandavano a Pietro di vincere Simone, che diceva di essere la forza di Dio, ed abitava in casa del senatore Marcello da lui sedotto con i suoi incantesimi. I fratelli dicevano: "Credici, fratello Pietro! Nessun uomo è così saggio come questo Marcello. Tutte le vedove che hanno speranza in Cristo, trovavano in lui un rifugio, tutti gli orfani erano da lui nutriti. Che dire di più? Tutti i poveri chiamavano Marcello loro patrono, la sua casa era detta casa dei forestieri e dei poveri. A lui l'imperatore disse: "Ti tengo lontano da ogni incarico per timore che tu spogli le province per dare ai cristiani". Marcello gli rispose: "Tutte le cose mie sono tue!". E Cesare: "Sarebbero mie se tu le custodissi per me. Ma in realtà non sono mie perché tu le dai a chi credi bene, e a quali infime persone!".
[2] Tenendo presenti queste cose, fratello Pietro, ti facciamo sapere che la grande misericordia di quest'uomo si è mutata in bestemmia. Giacché se lui non avesse cambiato, anche noi non ci saremmo allontanati dalla fede santa in Dio nostro Signore. Ed ora Marcello, furioso, si pente della sua beneficenza asserendo: "Quanti beni ho sperperato e per quanto tempo! Con molta superficialità pensavo di distribuire per la conoscenza di Dio!". Giunge fino al punto che se un forestiero si presenta all'uscio di casa sua, egli lo fa bastonare e mettere alla porta gridando: "Volesse il cielo ch'io non avessi dispensato tanti beni agli impostori!". Ed altre bestemmie ancora. Ma se in te c'è qualcosa della misericordia di nostro Signore e della bontà dei suoi precetti, soccorri nel suo errore colui che fece l'elemosina ad un così grande numero di servi di Dio".
[3] All'udire questo, Pietro provò un grande dolore, e disse: "O artifizi e tentazioni molteplici del diavolo! O macchinazioni e invenzioni perverse! Alimenta, per se stesso, fuoco più terribile! Sterminio dei semplici, lupo rapace, divoratore e dissipatore della vita eterna! Hai carpito il primo uomo nella rete della concupiscenza, l'hai legato con vincoli corporei per mezzo della tua antica cattiveria! Tu sei il frutto totalmente acerbo e amaro dell'albero dell'amarezza, ed instilli diverse concupiscenze. Tu hai spinto Giuda, mio condiscepolo e coapostolo, ad agire empiamente tradendo il Signore nostro Gesù Cristo, che necessariamente ti punirà. Tu hai reso insensibile il cuore di Erode, tu hai infiammato il faraone e l'hai costretto a lottare contro il santo servo di Dio Mosè, ed hai dato a Caifa l'audacia di consegnare ad una folla iniqua nostro Signore Gesù Cristo.
[4] Ancor oggi tu colpisci le anime innocenti con le tue frecce avvelenate; scellerato, nemico di tutti. Su di te grava l'anatema della Chiesa del Figlio del Dio santo onnipotente. Come un tizzone gettato via dal focolare, tu sarai spento dai servi di nostro Signore Gesù Cristo Su di te e sui tuoi figli ritorni il tuo nero e una discendenza pessima, le iniquità, le minacce, le tentazioni: su di te e sui tuoi angeli, o principio della malizia, o abisso di tenebre! Le tenebre che ti avvolgono siano con te e con gli strumenti che tu possiedi! Allontanati dunque da quanti sono in procinto di credere in Dio, allontanati dai servi di Cristo e da quelli che vogliono combattere con lui. Tieni per te i tuoi abiti tenebrosi! Invano tu batti porte estranee che non sono tue, ma di Gesù Cristo che le custodisce. Tu, lupo rapace, rubi pecore che non sono tue, ma di Gesù Cristo, che le custodisce con la più grande cura".
[9, 1] Pietro e il senatore Marcello. Mentre Pietro, con profondo dolore del suo animo, parlava così, un numero di persone ancora più grande credette nel Signore. I fratelli domandarono però a Pietro di entrare in lizza con Simone e di non sopportare che egli portasse più oltre scompiglio tra il popolo. Pietro allora lasciò senza indugio l'adunanza e, seguito da una grande folla, si recò in casa di Marcello ove dimorava Simone. Quando giunse alla porta, chiamò il portiere e gli disse: "Va' da Simone e digli: "Alla porta ti attende Pietro a causa del quale tu sei fuggito dalla Giudea"". Ma il portiere gli rispose: "Io, signore, non so se tu sei Pietro. Comunque io ho un ordine. Ieri, quando seppe che tu eri entrato nell'Urbe, mi disse: "A qualunque ora egli venga, sia di giorno che di notte, dì ch'io non sono in casa"". Allora Pietro disse al giovane: "Hai fatto bene a riferirmi queste cose che egli ti ha imposto".
[2] Rivoltosi poi al popolo che lo seguiva Pietro disse: "State per vedere un miracolo grande e sorprendente". Visto un grosso cane attaccato a una lunga catena, Pietro si avvicinò e lo slegò. Una volta sciolto, il cane prese voce umana e disse a Pietro: "Che cosa mi ordini di fare, servo dell'inenarrabile Dio vivo?". Pietro gli rispose: "Entra e, in mezzo a quanti lo circondano, dì a Simone: "Pietro ti dice di farti vedere in pubblico; è infatti per causa tua, scellerato seduttore delle anime semplici, che sono venuto a Roma"". Il cane si mise subito a correre, entrò, si precipitò in mezzo a quelli che circondavano Simone e, alzando le zampe anteriori, con una grande voce disse: "Pietro, servo di Cristo, sta alla porta e ti dice: "Fatti vedere in pubblico, poiché è a causa tua, scellerato seduttore di anime semplici, ch'io sono venuto a Roma"". All'udire questo e alla vista di questo incredibile spettacolo, tutti stupirono e Simone dimenticò le parole con le quali seduceva gli astanti.
[10, 1] A questa vista, Marcello si precipitò alla porta, si gettò ai piedi di Pietro e disse: "Abbraccio i tuoi piedi, Pietro servo del Dio santo! Ho peccato molto! Non considerare i miei peccati, se in te c'è la vera fede di Cristo che predichi, se ricordi i suoi precetti: non odiare nessuno, non essere cattivo verso alcuno; come ho imparato da Paolo, tuo coapostolo. Non prenderti a cuore le mie mancanze, ma prega per me il Signore, il santo Figlio di Dio, del quale io ho suscitato la collera perseguitando i suoi servi. Come buono intendente di Dio, prega dunque per me, affinché io non sia abbandonato al fuoco eterno con i peccati di Simone, nonostante sia stato indotto da lui ad innalzargli una statua con l'iscrizione: "Al giovane dio, Simone".
[2] Se sapessi, Pietro, di poterti persuadere con il denaro, non esiterei a dartene pur di guadagnare l'anima mia. Se avessi dei figli, non ne terrei alcun conto, pur di credere nel Signore che vive. Ti confesso che non mi avrebbe sedotto se non avesse detto di essere la forza di Dio. Comunque debbo riconoscere, o dolcissimo Pietro, ch'io non ero degno di ascoltarti, servo di Dio, né ero abbastanza forte nella fede di Dio che è in Cristo; ed è appunto per questo che mi sono scandalizzato. Ti prego dunque di non indignarti per quanto ti sto per dire. Cristo nostro Signore, che tu predichi in verità, disse in tua presenza ai tuoi coapostoli: "Se avrete una fede grande come un grano di senape, direte a questo monte: trasferisciti! e subito si trasferirà". Ora questo Simone ha detto che tu, Pietro, sei stato infedele allorché hai dubitato quando eri sulle acque.
[3] Ho anche udito che egli ha detto: "Coloro che sono con me non mi hanno compreso". Se dunque voi sul quale egli ha imposto le mani, se voi da lui scelti, se voi davanti ai quali egli ha compiuto cose meravigliose, dubitavate, io mi appoggio su questa testimonianza, faccio penitenza e mi rifugio nelle tue preghiere. Accogli la mia anima: io, infatti, sono caduto allontanandomi da nostro Signore e dalla sua promessa. Penso che egli avrà misericordia di me che sono pentito. Giacché l'Onnipotente è fedele e mi rimetterà i peccati". Pietro disse a gran voce: "Gloria e splendore a te, Signore nostro, Dio onnipotente, Padre del Signore nostro Gesù Cristo! A te gloria, lode e onore nei secoli dei secoli. Amen. Poiché ora tu ci hai fortificato pienamente e ci hai rafforzato in te al cospetto di tutti i presenti, Signore santo, rafforza Marcello ed invia oggi la tua pace su di lui e sulla casa sua. Tu solo puoi fare ritornare quanti sono periti o smarriti. Ti preghiamo tutti, Signore, pastore delle pecore che una volta erano disperse ed ora sono da te riunite. Ricevi così anche Marcello, una delle tue pecore, e non permettere che egli seguiti il suo delirio di errore o di ignoranza, ma ricevilo nel numero delle tue pecore. Sì, Signore, ricevilo! Egli ti supplica nel dolore e tra le lacrime".
[11, 1] Dopo avere parlato così, Pietro abbracciò Marcello; si rivolse alla folla che gli stava davanti ed in essa scorse una persona che era posseduta da un demonio pessimo e sorrideva. Pietro le disse: "Chiunque tu sia che hai riso, fatti vedere apertamente da tutti i presenti!". Udito questo, un giovane si precipitò nell'atrio della casa e, gridando a gran voce, si gettò contro la parete dicendo: "Pietro, c'è una grande discussione tra Simone e il cane che tu hai mandato. Simone disse al cane: "Riferisci ch'io non ci sono"; e il cane gli rispose più cose di quante tu gli hai ordinato. Quando avrà portato a termine questo mistero che tu gli hai comandato, morirà ai tuoi piedi". Ma Pietro gli rispose: "E tu, demone, chiunque tu sia, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, esci da questo giovane senza fargli del male, e fatti vedere da tutti i presenti". Udito ciò, il giovane si spinse in avanti, afferrò una grande statua di marmo che era nell'atrio della casa e la frantumò a forza di pedate. Si trattava di una statua di Cesare.
[2] Allora Marcello, battendosi la fronte, disse a Pietro: "E' stato compiuto un grande crimine e se Cesare lo verrà a sapere, da qualche spia, ci colpirà con duri castighi". Pietro rispose: "Non ti vedo più come eri un momento addietro! Dicevi di essere pronto a dare tutto quanto hai per salvare la tua anima! Piuttosto, se veramente sei pentito e credi in Cristo con tutto il cuore, prendi con le mani un po' di quest'acqua che zampilla, prega il Signore, e versala in suo nome sui frammenti della statua: diventerà intatta come prima". Marcello, senza alcuna esitazione, credendo anzi con tutto il cuore, prima di prendere l'acqua con le sue mani, guardando verso il cielo, disse: "Credo in te, Signore Gesù Cristo! Il tuo apostolo Pietro vuole provare la fermezza della mia fede nel tuo santo nome. Prendo, dunque, l'acqua nelle mie mani e, nel tuo nome, la verso su queste pietre affinché questa statua ritorni intatta, come era prima. Se ora, Signore, la tua volontà è ch'io resti in vita e non abbia a soffrire nulla da parte di Cesare, questa pietra ridiventi integra come era prima". Asperse le pietre di acqua e la statua ritornò integra.
[3] Pietro fu lieto che Marcello, nella sua domanda al Signore, non avesse dubitato, e Marcello gioiva in cuor suo perché, per la prima volta, tra le sue mani si era avverato un miracolo; credette dunque di tutto cuore nel nome di Gesù Cristo, Figlio di Dio, per mezzo del quale sono possibili, tutte le cose impossibili.
[12, 1] Primo scontro tra Pietro e Simone. Simone, in casa, così parlava al cane: "Dì a Pietro ch'io non sono in casa". Ma il cane in presenza di Marcello, rispose: "Scelleratissimo e sfrontato nemico di tutti coloro che vivono e credono in Gesù Cristo! Ecco che io, animale muto, mandato a te, ho ricevuto la parola umana per confonderti e provare la tua impostura e le tue menzogne; e tu hai riflettuto tante ore per dire: "Dì a Pietro ch'io non sono in casa". Non ti vergogni di elevare, contro Pietro, ministro e apostolo di Cristo, la tua voce debole e inutile quasi che tu possa nasconderti da colui che mi ha ordinato di parlarti di presenza? E questo non per te, ma per coloro che tu seducevi conducendoli alla rovina Sarai dunque maledetto, nemico e corruttore della via della verità di Cristo, il quale punirà con il fuoco eterno le iniquità da te commesse, e tu sarai nelle tenebre esteriori".
[2] Dopo avere detto queste parole, il cane se ne andò seguito dalla folla, mentre Simone fu lasciato solo. Il cane andò da Pietro che stava tra la folla, venuta per vedere la sua faccia, e gli riferì quanto aveva fatto con Simone. All'angelo e apostolo del vero Dio, il cane disse: "Tu, Pietro, avrai un grande combattimento contro Simone, nemico di Cristo e dei suoi servi, ma convertirai alla fede anche molti di coloro che sono stati sedotti da lui. Riceverai perciò da Dio la ricompensa della tua opera".
[3] Dopo aver parlato così, il cane si gettò ai piedi dell'apostolo Pietro e spirò. Alla vista del cane che parlava, la folla fu piena di ammirazione: alcuni si prostrarono ai piedi di Pietro, mentre altri dicevano: "Mostraci ancora un miracolo, e noi crederemo in te come ministro del Dio vivo. Simone ha compiuto davanti a noi molti miracoli, ed è per questo che l'abbiamo seguito".
[13, 1] Pietro, voltatosi, vide che da una finestra pendeva una aringa; la prese e disse al popolo: "Se vedrete questa nuotare immediatamente nell'acqua come un pesce, crederete in colui ch'io predico?". La risposta unanime fu: "Crederemo veramente in te!". C'era lì vicino una piscina natatoria, e Pietro disse: "Nel tuo nome, Gesù Cristo, al quale ancora non si crede, vivi e nuota come un pesce davanti a tutti costoro!". Mise l'aringa nella piscina ed essa rivisse e prese a nuotare. La folla vide che il pesce nuotava; e affinché non si dicesse che si trattava di un fantasma egli lo fece nuotare non solo in quel momento, ma per lungo tempo, tanto che certi popolani gli gettarono del cibo e lo si vedeva tutto intero.
[2] A questa vista, molti lo seguirono, credettero nel Signore e si radunavano giorno e notte in casa del presbitero Narcisso. Pietro parlava loro degli scritti profetici e delle cose che aveva detto e fatto nostro Signore Gesù Cristo.
[14, 1] Ogni giorno Marcello si rafforzava per mezzo dei segni che vedeva operare da Pietro in virtù della grazia concessagli da Gesù Cristo. Poi Marcello si scagliò contro Simone mentre era a casa sua, seduto al triclinio, e lo maledisse dicendo: "Detestabilissimo e pestilentissimo nemico degli uomini, corruttore dell'anima mia e della mia casa! Tu avresti voluto farmi allontanare dal Signore Cristo, mio Salvatore!". Gli pose le mani addosso e ordinò che fosse espulso da casa sua. Avutone il permesso, i servi lo coprirono di oltraggi, lo schiaffeggiarono, lo bastonarono, lo lapidarono, mentre altri gli versarono sul capo vasi pieni di rifiuti: per causa sua, infatti, erano fuggiti dal loro signore ed erano stati a lungo incatenati; altri servi, invece, contro i quali egli aveva parlato al loro signore, l'insultavano dicendo: "Per volere di Dio, che ha avuto misericordia di noi e del nostro signore, noi oggi ti rendiamo quanto meriti".
[2] Così maltrattato e cacciato di casa, Simone corse alla casa in cui soleva ritornare Pietro, e davanti alla porta del presbitero Narcisso gridava: "Eccomi, sono Simone! Discendi dunque, Pietro, ed io ti dimostrerò che hai creduto in un semplice Ebreo e figlio di artigiano".
[15, 1] Quando a Pietro furono riferite queste parole di Simone, egli gli mandò una donna che stava allattando un bambino dicendole: "Discendi presto, e vedrai uno che mi cerca Tu non dire nulla. Stattene zitta, ed ascolta quanto gli dirà il bambino che tu tieni". La donna, dunque, discese. Il bambino che allattava aveva sette mesi ma, presa una voce virile, disse a Simone: "Orrore di Dio e degli uomini, sterminatore della verità, pessimo fermento corruttore, sterile frutto della natura! Presto apparirai ben piccolo, mentre poi ti attende una pena eterna! Nato da padre senza pudore, non affondi mai le tue radici nel bene, ma nel veleno, stirpe incredula, sprovvisto di speranza! Allorché il cane ti ha rimproverato tu non hai provato vergogna, ora Dio spinge me a parlare, che sono un bambino, ma tu non arrossisci. Ma, tuo malgrado, sabato prossimo un altro ti condurrà al foro Giulio per provare chi sei tu. Lungi ora da questa porta che ha i segni dei santi! Ormai non corromperai più le anime che rovinavi e rattristavi a proposito di Cristo.
[2] Apparirà la tua pessima natura e le tue macchinazioni saranno rovesciate. Ed ecco la mia ultima parola: Gesù Cristo ti dice: "Costretto dal mio nome, taci! Abbandona Roma fino al sabato prossimo"". E subito restò forzatamente zitto e uscì da Roma fino al sabato, dimorando in una stalla. La donna ritornò da Pietro con il bambino e riferì a lui e agli altri fratelli ciò che il bambino aveva detto a Simone. Ed essi glorificarono il Signore che aveva manifestato agli uomini tali cose.
[16, 1] Visione di Pietro e sua relazione su Simone. Giunta la notte mentre era ancora ben sveglio, Pietro vide Gesù vestito con un abito splendente che sorridendo gli disse: "Per mezzo mio e per mezzo di colui in virtù del quale hai operato i segni in nome mio, è già ritornata una grande folla di fratelli. Ma sabato prossimo avrai una lotta per la fede, e nel mio nome si convertirà a me, ingiuriato, deriso e coperto di sputi, un numero assai più grande di gentili e di Ebrei. Ti darò il mio aiuto, allorché chiederai segni e prodigi, convertirai molti ma, istigato da suo padre, avrai contro di te Simone. Tuttavia tutto quello che farà si rivelerà incantesimo e inganno magico. Ora darai saldo fondamento a tutti coloro ai quali io ti manderò, non ti arrestare!". Quando si fece luce, riferì ai fratelli che gli era apparso il Signore e quello che gli aveva ordinato.
[17, 1] "Credetemi, uomini miei fratelli, ho scacciato questo Simone dalla Giudea ove, con il suo incantesimo magico, faceva molto male. C'era in Giudea una donna, Eubula, molto onorata in questo mondo, che possedeva oro in abbondanza e pietre preziose di gran valore. Questo Simone, con due suoi simili, si introdusse presso di lei, sebbene in casa nessuno abbia visto questi due uomini, ma soltanto Simone. Con arte magica, restando invisibili, tolsero dalla donna tutto l'oro. Quando Eubula si accorse di questo fatto prese a tormentare la sua servitù, dicendo: "Avete visto che egli veniva da me per onorare una semplice donna, avete preso occasione da quest'uomo divino per derubarmi. Ma il suo nome è il nome del Signore".
[2] Io digiunai tre giorni e pregai affinché si facesse luce su questo fatto. Mi apparvero allora in visione Italico e Antulo, che erano stati da me catechizzati nel nome del Signore, e un bambino nudo incatenato che mi diede del pane di frumento e mi disse: "Aspetta ancora due giorni, Pietro, e vedrai le grandezze di Dio Giacché quanto è scomparso dalla casa di Eubula, l'ha asportato Simone con due altri uomini facendo uso di arti magiche e sortilegi. Dopodomani, all'ora nona, dalla porta che conduce a Neapoli tu li vedrai mentre vendono ad un orefice di nome Agripino un satirisco d'oro, del peso di due libbre, sul quale è pure una pietra preziosa. Non è il caso che tu lo tocchi, per non esserne contaminato; siano invece con te alcuni servi della matrona. Tu indicherai loro la bottega dell'orefice e poi te ne andrai. In seguito a ciò, molti crederanno nel nome del Signore. Apparirà, infatti, pubblicamente quanto quelli hanno rubato con astuzia e malizia".
[3] Ciò udito, mi recai da Eubula che trovai seduta, con l'abito strappato, la capigliatura in disordine e in lacrime. Le dissi: "Eubula, sollevati dalla tua tristezza, rasserena il tuo volto, sistema i tuoi capelli, indossa un abito conveniente, e prega il Signore Gesù Cristo, giudice di ogni anima; egli è il Figlio del Dio invisibile nel quale è necessario che tu sia salvata, purché tu ti penta con tutto il cuore delle colpe passate, riceverai la sua forza. Ecco che, per mezzo mio, il Signore ti dice: Tutto ciò che hai perduto lo troverai! Quando l'avrai avuto, fa' in modo che egli ti trovi affinché tu possa rinunziare al mondo presente e cercare il refrigerio eterno.
[4] Ascolta dunque: qualcuno dei tuoi si apposti presso la porta che dà verso Neapoli; dopodomani, verso l'ora nona, vedranno due giovani con un satirisco d'oro, del peso di due libbre e ornato di pietre preziose, come mi è stato mostrato in una visione e l'offriranno in vendita a un certo Agripino, amico nella pietà e nella fede nel Signore Gesù Cristo, dal quale ti sarà indicato che devi credere nel Dio vivo e non nel mago Simone, instabile demone che volle piombarti nel lutto e fare torturare i tuoi innocenti familiari, che ti ha sedotto con blandi discorsi e parole ingannevoli: egli aveva il timore di Dio solo sulle labbra ed era interamente posseduto dall'empietà.
[5] Quando, infatti, tu pensavi di passare un giorno allegro, quando innalzavi l'idolo e l'ornavi di veli, quanto tu mettevi in pubblico tutti i tuoi ornamenti su di un trepiedi, quello introdusse due giovani, non visti da alcuno di voi, e con l'aiuto delle sue arti magiche, portarono via i tuoi ornamenti senza farsi vedere. Ma le sue macchinazioni non ebbero successo, giacché il mio Dio me le ha fatte conoscere affinché tu non restassi ingannata, non fossi punita nella geenna con le tue opere empie e nemiche del Dio pieno di ogni verità, giudice giusto dei vivi e dei morti al di fuori del quale non c'è speranza di vita, e che ha salvato tutto ciò che tu avevi perduto. Or dunque salva la tua anima!"".
[6] Lei allora si prostrò ai suoi piedi dicendo: "O uomo, io non so chi tu sia! Quanto a lui io l'avevo ricevuto come ministro di Dio, e per mezzo suo ho dato in grande quantità tutto quanto egli mi domandò per il servizio dei poveri; oltre a questo gli ho offerto molte cose ancora. Qual male gli ho fatto perché egli macchinasse tanto contro la casa mia?". Pietro le rispose: "Non bisogna dar credito alle parole, bensì alle opere e ai fatti. Ma ora bisogna portare a termine la nostra impresa".
[7] "La lasciai, dunque, e mi recai da Agripino con due familiari di Eubula e gli dissi: Fa' attenzione a costoro per riconoscerli. Giacché domani verranno da te due giovani per venderti un satirisco d'oro ornato di pietre preziose appartenenti alla loro padrona. Tu lo prenderai per osservare e lodare il lavoro dell'artista; sopraggiungeranno poi questi e Dio porrà in evidenza tutto il resto.
[8] Il giorno appresso, verso l'ora nona, giunsero i familiari della matrona e quei giovani che volevano vendere ad Agripino il satirisco d'oro. Non appena ci si impadronì di costoro, fu avvertita la matrona ed essa tutta sconvolta, andò dal legato e a gran voce gli riferì quanto era accaduto. Il legato Pompeo appena la vide ne fu meravigliato, dato che lei non si era mai fatta vedere in pubblico, s'alzò subito dal tribunale, entrò nel pretorio e ordinò che fossero condotti e interrogati. Ed essi, tra i tormenti, confessarono di avere prestato il loro aiuto a Simone "perché ci dava del denaro". Dopo un più lungo interrogatorio, confessarono che tutto ciò che Eubula aveva perso, e molte altre cose ancora, era stato depositato sotto terra, in una caverna al di là della porta. Udito ciò, Pompeo s'alzò per andare alla porta con i due uomini legati ambedue da catene. Ed ecco che Simone stava entrando per la porta per cercarli, poiché erano in ritardo: vide giungere una folla ed essi legati da catene. Capì subito: si diede alla fuga e a tutt'oggi più non si fece vedere nella Giudea.
[9] Dopo che Eubula riebbe tutte le cose sue, le offrì per il servizio dei poveri: credette nel Signore Gesù Cristo, riprese coraggio e, disprezzando questo mondo e rinunziandovi, le distribuiva alle vedove e agli orfani, e rivestiva i poveri. Dopo un lungo tempo si addormentò Ecco, fratelli carissimi, quanto avvenne in Giudea e il motivo per cui fu scacciato da quel paese colui che è chiamato l'angelo di Satana.
[18, 1] Carissimi e amatissimi fratelli, digiuniamo insieme e preghiamo il Signore che lo ha scacciato di là e ha il potere di estirparlo anche di qui. Dia a noi la forza di resistere contro di lui e contro le sue arti magiche, e di provare che è un angelo di Satana. Sabato prossimo nostro Signore lo condurrà, suo malgrado, al foro Giulio. Pieghiamo, dunque, le ginocchia ed egli ci esaudirà anche se non gridiamo; c'è chi ci vede, anche se non si può vedere con questi occhi: egli è in noi! Se noi lo vogliamo, egli non si allontanerà da noi! Purghiamo dunque le nostre anime da ogni malvagia inclinazione, e Dio non si allontanerà da noi. Anche se faremo soltanto un cenno con gli occhi, egli è con noi!".
[19, 1] Quando Pietro terminò di dire queste cose, sopraggiunse Marcello e gli disse: "Per te, Pietro, ho purificato tutta la mia casa, ho eliminato ogni traccia di Simone, anche la perfida polvere dei suoi piedi. Ho preso dell'acqua e, dopo avere invocato il nome del Signore, con tutti gli altri suoi servi che gli appartengono, ho asperso tutta la casa, tutti i triclini, tutti i portici ed anche fuori della porta, dicendo: "Signore Gesù Cristo, so che tu sei puro ed esente da ogni macchia, sia scacciato dal tuo cospetto il mio avversario". Ed ora, beatissimo, ho dato ordine che nella mia casa purificata vengano a te le vedove e le persone anziane affinché preghino per noi.
[2] Ed acciocché si possano veramente chiamare servi di Cristo, ognuno riceverà un pezzo d'oro in segno della sua qualità di ministro. Tutto il resto è pronto per il ministero. Ti prego dunque, beatissimo Pietro, di porre il tuo sigillo alle loro suppliche, affinché tu pure onori le loro preghiere per me. Orsù, prendiamo anche Narcisso e tutti i fratelli che sono qui". Pietro accondiscese alla sua semplicità e, per realizzare il suo desiderio, se ne partì con lui e con gli altri fratelli.
[20, 1] Quando Pietro entrò vide che tra le vedove anziane ce n'era una cieca alla quale la figlia dava la mano guidandola in casa di Marcello. Pietro le disse: "Avvicinati, madre! Da oggi, Gesù ti dà la sua mano destra! Per mezzo suo abbiamo la luce inaccessibile che non può essere sovrastata dalla tenebre. Per mezzo mio, egli ti dice: "Apri gli occhi, vedi, e cammina da sola!"". Subito, la vedova vide Pietro che le imponeva le mani. Entrato nel triclinio, Pietro vide che si leggeva il vangelo, ed arrotolandolo disse: "Uomini che credete e operate in Cristo, imparate come deve essere annunziata la Scrittura di nostro Signore, ciò che per grazia sua abbiamo scritto, così come l'abbiamo compreso; sebbene ciò a voi appaia ancora debole, l'abbiamo scritto secondo le nostre forze, in base alla capacità dell'umana debolezza.
[2] Anzitutto dobbiamo conoscere la volontà di Dio, cioè la sua bontà. Una volta, infatti, si diffuse l'errore e molte migliaia di uomini venivano immersi nella perdizione. Allora, spinto dalla sua misericordia, il Signore si mostrò in un'altra forma ed apparve sotto l'immagine di un uomo, che né gli Ebrei né noi possiamo degnamente illustrare. Giacché ognuno di noi vedeva come poteva, secondo quanto era capace di vedere. Ora io vi esporrò quanto avete letto.
[3] Nostro Signore volle ch'io vedessi la sua maestà sul monte santo e, alla vista dello splendore della sua luce, con i figli di Zebedeo, chiusi gli occhi e caddi come morto: udii la sua voce che non posso descrivere e, a causa del suo splendore, pensai d'essere cieco. Poi, ripreso coraggio, pensai: forse il mio Signore volle condurmi qui per accecarmi; ed ancora: se questa, Signore, è la tua volontà, io non contraddico! Ma egli mi porse la mano e mi rialzò, e quando fui in piedi lo vidi nuovamente come poteva reggerlo il mio sguardo.
[4] E così, fratelli dilettissimi, il Dio misericordioso ha portato le nostre debolezze ed ha preso su di sé le nostre colpe, come dice il profeta: "Egli porta i nostri peccati e soffre per noi; pensavamo ch'egli fosse nel dolore e coperto di piaghe". Poiché egli "è nel Padre e il Padre in lui", egli è pure la pienezza di ogni maestà e ci ha manifestato tutte le sue bontà.
Egli pur non avendo né fame né sete,
per noi ha mangiato e bevuto;
ha sopportato e sofferto per noi gli improperi,
per causa nostra morì e risorse;
egli, con la sua grandezza, sopportò e difese un peccatore,
consolerà anche voi affinché amiate
costui che è grande e piccolissimo,
bello e brutto, giovane e vecchio,
visibile nel tempo e totalmente invisibile nell'eternità,
non è trattenuto da mano umana,
ma è tenuto dai suoi servitori;
[5] la carne non lo vide, ma lo vede ora,
è la parola udita e ora conosciuta;
non può soffrire, ma ora conosce la sofferenza,
non fu mai punito, ma ora è punito;
egli esiste prima di tutti i secoli
ed ora è stato compreso nel tempo;
è la grande origine di ogni principio
ed è stato consegnato ai prìncipi;
egli è bello, ma in mezzo a noi
apparve umile e brutto;
fu visto da tutti, ma prevede tutto:
questo, fratelli, è il Gesù che voi avete!
Egli è porta, luce, via,
pane, acqua, vita, risurrezione,
conforto, pietra preziosa, tesoro, seme,
abbondanza, grano di senape, vigna, aratro,
grazia, fede, parola.
Egli è tutto, non c'è alcuno più grande di lui.
A lui lode in tutti i secoli dei secoli.
Amen".
[21, 1] Quando giunse l'ora nona, si alzarono per pregare. Ma ecco che delle vedove anziane, cieche e non credenti, che all'insaputa di Pietro erano sedute là alzarono la voce verso Pietro, dicendo: "Noi sediamo qui tutte insieme sperando e credendo in Cristo Gesù. Come tu, dunque, hai restituito la vista a una di noi, ti preghiamo, signore Pietro, di rendere anche noi partecipi della tua misericordia e del di lui amore". Pietro rispose loro: "Se è in voi la fede in Cristo, e se essa è solida, voi scorgete con il sentimento quanto non vedete con gli occhi; le vostre orecchie possono ben essere chiuse, ma saranno intimamente aperte nell'animo vostro. Questi occhi si schiuderanno nuovamente, non vedendo che uomini, buoi, muti animali, pietre e legno; ma non tutti gli occhi scorgono Gesù Cristo. Ma ora, Signore, il tuo dolce e santo nome soccorra costoro: tocca i loro occhi. Tu, infatti, puoi far sì che esse vedano con i loro occhi".
[2] Dopo che tutti pregarono, il triclinio nel quale erano risplendette con il bagliore del fulmine che squarcia le nubi. Ma non era una luce come quella del giorno: era una luce ineffabile, invisibile, impossibile a descrivere da qualsiasi uomo; questa luce ci illuminò, gridando verso il Signore: "Abbi pietà di noi tuoi servi, Signore! Accordaci, Signore, quanto possiamo sopportare: noi, infatti, non possiamo né sopportare né vedere questo!".
[3] Noi eravamo là a terra; solo quelle vedove cieche se ne stavano in piedi: la luce splendente che ci era apparsa, entrò nei loro occhi e le fece vedere. Pietro disse loro: "Riferite quanto avete visto". Esse dissero: "Noi abbiamo visto un vecchio dall'aspetto che noi non possiamo descrivere". Altre dissero: "Era un adolescente"; altre: "Abbiamo visto un fanciullo toccarci delicatamente gli occhi; e così i nostri occhi si sono aperti".
[4] Pietro allora, glorificando il Signore, disse: "Tu sei il solo Signore Dio! Quante labbra bisognerebbe avere per lodarti e per poterti ringraziare come merita la tua misericordia! Fratelli, come vi ho riferito poco fa, Dio è più complesso dei vostri pensieri: ciò appare manifesto da queste vedove anziane che hanno visto il Signore sotto forme diverse".
[22, 1] Dopo averli esortati tutti affinché mettessero tutto il loro cuore per comprendere il Signore, con Marcello e altri fratelli prese a servire le vergini del Signore e poi si riposò fino al mattino. Marcello disse alle vergini: "Ascoltate, sante e inviolate vergini del Signore! Avete un luogo ove restare, poiché i cosiddetti miei beni non appartengono forse a voi? Dunque, non allontanatevi di qui e rifocillatevi: sabato prossimo, cioè domani, Simone lotterà con Pietro, il santo di Dio. Come il Signore fu sempre con lui, anche ora sia al suo fianco Cristo Signore di cui è apostolo. Pietro, infatti, ha seguitato a non assaggiare nulla e a digiunare ancora un giorno per vincere il pessimo nemico e persecutore della verità del Signore. Ecco che sono giunti i miei giovani ad annunziarmi di aver visto nel foro dei palchi e di avere udito dire dalla folla: "Domani, alla prima luce del giorno, due Ebrei discuteranno qui sulla denominazione di Dio". Vegliamo dunque fino a domani mattina supplicando il Signore nostro Gesù Cristo e domandiamogli di ascoltare le nostre preghiere in favore di Pietro".
[2] Dopo essersi brevemente riposato, Marcello si svegliò e disse a Pietro: "Pietro, apostolo di Cristo, affrontiamo con coraggio il nostro proposito. Addormentatomi per qualche istante, io infatti ti ho visto seduto su di un luogo molto alto, di fronte a una numerosa folla, ed avevi davanti una odiosissima donna dall'aspetto di Etiope, non di una Egiziana, essendo tutta nera e coperta di sordidi panni; essa danzava con attorno al collo una collana di ferro, e mani e piedi stretti da una catena. A questa vista tu mi dicevi: "Marcello, questa donna che balla è tutta la forza di Simone e del suo dio: troncale la testa!". Ed io rispondevo: "Fratello Pietro, sono senatore di nobile famiglia e mai ho macchiato le mie mani, non ho mai ucciso, neppure un passerotto!". A queste parole tu hai preso a gridare ancora di più: "Vieni, vera nostra spada, Gesù Cristo, e non troncare soltanto la testa di questo demone, ma fa' a pezzi anche tutte le sue membra, davanti a tutti questi ch'io ho sperimentato fare parte della tua milizia".
[3] E subito, un uomo che rassomigliava a te, Pietro, ed aveva una spada, la fece tutta a pezzi; io guardai con grande ammirazione voi due, tu e quello che fece a pezzi questo demone, ed eravate molto simili. Al mio risveglio, ti ho narrato questi segni di Cristo". All'udire quanto aveva visto Marcello, Pietro prese ancora più coraggio, giacché il Signore provvede sempre ai suoi. Pieno, dunque, di gioia e incoraggiato da queste parole, si alzò per andare al foro.
[23, 1] Incontro e lotta tra Pietro e Simone. I fratelli e tutti quelli che si trovavano a Roma s'erano adunati comprandosi ognuno il suo posto con una moneta d'oro. Andarono anche senatori, prefetti e funzionari. Pietro, appena giunse, stette dritto, in mezzo agli altri, mentre tutti gridarono: "Pietro, facci vedere chi è il tuo Dio, o quale sia la maestà che ti ha dato la sua fiducia. Non essere sfavorevole ai Romani: essi amano gli dèi. Abbiamo avuto i saggi di Simone, vogliamo avere anche i tuoi: dimostrateci tutti e due a chi dobbiamo prestare fede".
[2] Mentre così parlavano, sopraggiunse anche Simone. Sconvolto, si pose al fianco di Pietro osservandolo attentamente. Dopo un lungo silenzio, Pietro disse: "Uomini romani, siate voi i nostri veri giudici! Asserisco, infatti, di aver creduto nel Dio vivo e vero, e vi prometto di fornirvene le prove, a me ben note, come molti di voi possono testimoniare. Ed invero, quest'uomo che vedete tace il fatto che fu da me ripreso e scacciato via dalla Giudea a causa delle frodi compiute verso Eubula, donna onorata e semplice, servendosi di arti magiche.
[3] Scacciato da me di là, venne qui, pensando di potersi nascondere in mezzo a voi; ma ecco che è qui presso di me. Parla, Simone: vedendo le guarigioni compiute per mezzo nostro, a Gerusalemme non ti sei forse gettato ai miei piedi e a quelli di Paolo? Non hai detto: "Prendete da me tutto il denaro che volete, ve ne supplico, purché io possa operare tali prodigi con l'imposizione delle mani"? A queste parole ti abbiamo maledetto: "Credi tu di tentarci con il desiderio del denaro?". Ed ora tu non hai paura di nulla? Il mio nome è Pietro perché Cristo Signore si è degnato di chiamarmi "pronto ad ogni cosa". Io credo, infatti, nel Dio vivo in virtù del quale demolirò le tue magie.
[4] Ed ora quest'uomo compia in vostra presenza le mirabilia che faceva. Non volete credere a ciò ch'io vi ho detto?". Simone disse: "Hai il coraggio di parlare di Gesù Nazareno, figlio di un artigiano ed egli stesso artigiano, di una stirpe che tuttora abita in Giudea? Ascolta, Pietro: i Romani hanno del buon senso, non sono gente vuota"; e rivoltosi al popolo, proseguì: "Uomini romani, forse che un dio può nascere ed essere crocifisso? Colui che ha un signore non è Dio". Mentre così parlava, molti dicevano: "Tu parli bene, Simone".
[24, 1] Ma Pietro disse: "Anatema alle tue parole su Cristo! Hai avuto il coraggio di parlare così, nonostante che il profeta affermi: "Chi potrà narrare la sua generazione?". Ed un altro profeta dice: "L'abbiamo visto, ma non aveva né forma né bellezza"; e: "Negli ultimi tempi, nasce un bambino dallo Spirito santo: sua madre non conosce uomo, e nessuno afferma di essere suo padre". Ed ancora: "Essa ha generato e non ha generato"; ed ancora: "Poca cosa è per voi stancare la pazienza degli uomini? Volete stancare anche la pazienza del Signore? Per questo lo stesso Signore vi darà un segno: ecco che una vergine concepirà". Per onorare il Padre, un altro profeta dice: "Non abbiamo udito la sua voce e non è intervenuta alcuna ostetrica". Un altro profeta dice: "Non è nato dalla vulva di una donna, ma disceso da un luogo celeste"; ed ancora: "La pietra s'è staccata senza l'intervento delle mani ed ha spezzato tutti i regni"; ed ancora: "La pietra, rifiutata dai costruttori, è diventata la pietra d'angolo", e afferma che questa pietra è "scelta e preziosa". Il profeta dice ancora: "Ecco che al di sopra della nube ho visto venire come un figlio d'uomo".
[2] Ma perché proseguire? Se voi, uomini romani, conosceste le scritture profetiche, vi esporrei ogni cosa; secondo esse è infatti necessario che del regno di Dio si parli e giunga a compimento in modo misterioso. Ma questo vi apparirà più tardi. Ed ora a te, Simone! Fa' qualcuna di quelle azioni per mezzo delle quali seducevi costoro, e in virtù del mio Signore Gesù Cristo, io la distruggerò". Preso coraggio, Simone disse: "Se il prefetto lo permette!".
[25, 1] Per non sembrare di fare qualcosa di ingiusto, il prefetto volle mostrare la sua pazienza a tutti e due. Il prefetto fece dunque avanzare uno dei suoi servi e disse a Simone: "Prendi costui e fallo morire" A Pietro disse: "E tu risuscitalo". Ed al popolo disse: "Ora spetta a voi giudicare chi di loro è accetto a Dio; se chi uccide o chi vivifica". Simone parlò subito all'orecchio del servo e, senza un grido, lo ammutolì e lo fece morire.
[2] Tra la folla si elevò un mormorio, e una delle vedove che era assistita dalla casa di Marcello, da dietro alla moltitudine, ove si trovava, gridò: "Pietro, servo di Dio, l'unico figlio che avevo è morto!". La folla le fece largo, e così fu condotta da Pietro. Lei si prostrò ai suoi piedi, dicendo. "Avevo un unico figlio: lui mi nutriva, lui mi sollevava, lui mi sosteneva. Adesso che è morto, chi mi stenderà la mano?". Pietro le rispose: "Va' con questi testimoni e porta tuo figlio affinché costoro che vedono possano credere che risorse per opera di Dio".
All'udire questo lei cadde a terra.
[3] Pietro disse allora ai giovani: "Qui c'è bisogno di giovani, oltre a quelli che vogliono credere". Subito si alzarono trenta giovani pronti tanto a trasportare lei quanto a portare suo figlio morto. Appena quella vedova ritornò in se stessa, i giovani la sostennero, ma lei strappandosi i capelli e lacerandosi il viso, esclamava: "Ecco, figlio, che il servo di Cristo li ha mandati da te". I giovani che erano andati, osservarono le narici del fanciullo per vedere se era veramente morto. Constatato che era proprio morto, consolavano la madre dicendo: "Se credi veramente al Dio di Pietro, noi prenderemo tuo figlio, lo porteremo a Pietro affinché lo risusciti, e te lo restituisca".
[26, 1] Mentre i giovani parlavano così, al foro il prefetto si rivolse a Pietro e gli disse: "Che ne dici, Pietro? Ecco che il servo giace là, morto; l'imperatore gli voleva bene, e tuttavia non l'ho risparmiato. Certo, io avevo anche molti altri servi, ma ho fiducia in te e nel tuo Signore che predichi e volli provare se voi siete proprio sicuri e veridici". Pietro gli disse: "Dio non si deve tentare né sottovalutare! Ma, amato e invocato, questo Dio esaudisce coloro che ne sono degni. E poiché ora, qui tra voi, è tentato il Dio e Signore mio Gesù Cristo, nonostante i molti segni e prodigi da me compiuti per la conversione dei vostri peccatori, tu Signore, invocato per mezzo della mia voce, con la tua forza risuscita al cospetto di tutti colui che Simone uccise toccandolo". Rivolto al padrone del servo, Pietro disse: "Va' prendigli la destra e lo riavrai vivo che cammina con te". Il prefetto Agrippa andò di corsa dal servo, gli prese la mano e lo risuscitò. A questa vista, la folla gridò: "Non c'è che un solo Dio, il Dio di Pietro!".
[27, 1] Mentre si faceva largo ai giovani che portavano su di una barella il figlio della vedova davanti a Pietro, alzando gli occhi al cielo e stendendo le mani Pietro disse: "Padre santo del figlio tuo Gesù Cristo, che ci hai concesso la tua potenza affinché per mezzo tuo possiamo chiedere ed ottenere, possiamo disprezzare tutte le cose che sono nel mondo e seguire te solo, che sei visto da pochi uomini, ma vuoi essere conosciuto da molti: manda i tuoi raggi, Signore, illumina e mostrati, risuscita il figlio di questa anziana vedova che senza suo figlio non può sostentarsi. Ed io servendomi della voce di Cristo, mio Signore, ti dico: giovanotto, alzati e cammina con tua madre fino a quando le sei utile!
[2] Dopo sarai al mio servizio, con un compito più importante, nelle funzioni di diacono e di vescovo". E subito il morto si alzò. La folla presente rimase stupita e il popolo gridava: "Tu, Dio di Pietro, sei il Dio salvatore, tu sei il Dio invisibile e salvatore!". E parlavano tra di loro pieni di ammirazione per la parola di un uomo che invoca la potenza del suo Signore; e ne furono santificati.
[28, 1] La fama si diffuse per tutta la città. Fu così che venne la madre di un senatore, scivolò in mezzo alla folla e cadde ai piedi di Pietro dicendo: "Ho saputo dai miei che tu sei il ministro di un Dio misericordioso, che partecipa la sua grazia a quanti desiderano questa luce. Partecipa, dunque, questa luce anche a mio figlio: so, infatti, che tu non sei geloso di alcuno; non disdegnare la supplica di una matrona!".
[2] Pietro le rispose: "Credi tu nel mio Dio, per opera del quale sarà risuscitato tuo figlio?". La madre, piangendo, disse a gran voce: "Credo, Pietro. Credo!". Tutto il popolo gridava: "Rendi il figlio a sua madre!". Pietro ordinò: "Sia portato qui davanti a tutti costoro". E rivolgendosi al popolo, Pietro disse: "Uomini romani, io sono uno di voi, sono di carne umana e sono peccatore, ma ho ottenuto misericordia. Non guardatemi, dunque, come se compissi queste cose con il mio potere; si tratta di opere del mio Signore Gesù Cristo, giudice dei vivi e dei morti. Credendo in lui ed essendo io inviato da lui, ho fiducia che invocandolo, egli risusciti i morti. Va', dunque, donna, e fa' in modo che tuo figlio sia portato qui e risusciti".
[3] La donna scivolò nuovamente in mezzo alla folla, corse con grande gioia sulla via pubblica e, con animo credente, giunse a casa; dai suoi servi lo fece prendere e portare al foro. Disse ai servi di mettersi il pileo sulla testa e di camminare davanti alla barella portando davanti a questa barella tutto ciò che ella doveva consacrare al cadavere di suo figlio, affinché Pietro, a questa vista, avesse pietà del cadavere e di lei; e, tutti in lacrime, giunsero davanti alla folla, seguiti da una moltitudine di senatori e di matrone che voleva vedere le meraviglie di Dio.
[4] Il morto, Nicostrato, era molto nobile e molto amato dal senato. Lo posero davanti a Pietro. Chiesto il silenzio, Pietro disse a grandissima voce: "Uomini romani, vi sia ora giudizio giusto tra me e Simone: giudicate voi chi di noi due crede nel Dio vivo, se lui o io. Se egli risuscita il corpo portato qui, credete in lui come all'angelo di Dio, ma se egli non può, io invocherò il mio Dio e renderò alla madre il figlio vivo; allora ammetterete che questo vostro ospite è un mago e seduttore". Udite queste parole, tutti i presenti ritennero giusto quanto aveva detto Pietro, ed invitavano Simone, dicendo: "Se in te c'è qualcosa mostralo ora pubblicamente. Convinci, o tu sarai convinto. Perché resti immobile? Su, incomincia!".
[5] Vedendo che tutti lo sollecitavano, Simone se ne stava immobile e silenzioso. Quando vide che il popolo taceva e lo guardava, Simone esclamò: "Uomini romani, se vedrete che il morto risorge, scaccerete Pietro dall'Urbe?". Tutto il popolo rispose: "Non solo lo scacceremo, ma lo bruceremo tra le fiamme". Simone allora si avvicinò al corpo del morto, si chinò tre volte e tre volte s'alzò mostrando al popolo che alzava la testa e l'agitava, apriva gli occhi e si inchinava verso Simone.
[6] Subito essi si misero a cercare legna e fascine per bruciare Pietro tra le fiamme. Ma Pietro, avendo ricevuto la forza di Cristo, alzò la voce e disse a coloro che gridavano contro di lui: "Popolo di Roma, ora vedo che fino a quando i vostri occhi, le vostre orecchie e il vostro cuore sono ciechi, non mi è lecito chiamarvi fatui e vuoti. Ma fino a quando i vostri sensi saranno ottenebrati? Non vi accorgete di essere stregati al punto da considerare risorto un morto che non s'è alzato? Uomini romani! Io potrei accontentarmi di tacere e di morire in silenzio, lasciandovi alle menzogne di questo mondo. Ma ho davanti agli occhi la pena di un fuoco inestinguibile. Se dunque vi pare giusto, il morto parli e si alzi; se vede, sciolga con le sue mani le bende che legano il suo mento; chiami sua madre, e dica a voi che gridate: "Perché gridate?". Vi faccia un cenno con la mano! Volete vedere, invece, che è morto e voi vi siete ingannati? Si scosti dalla barella quest'uomo che vi ha indotti ad allontanarvi da Cristo, e vedrete che questo morto è esattamente tale e quale l'avete visto quando lo portarono".
[7] Il prefetto Agrippa non tollerando più oltre, s'alzò e di sua mano respinse Simone: il morto giaceva così come era prima. Disilluso ormai dalla magia di Simone, il popolo infuriato, prese a gridare: "Ascolta, Cesare! Se il morto non risuscita, Simone sia bruciato in luogo di Pietro, giacché egli ci ha veramente accecato". Ma Pietro stendendo la mano, disse: "Uomini romani, abbiate pazienza! Io non vi dico che dopo la risurrezione del giovane, Simone deve essere bruciato: so che s'io ve lo dicessi, voi lo fareste". Il popolo gridò: "Lo faremo anche se tu non lo vuoi". Pietro rispose: "Se seguitate così, il giovane non si alzerà. Non abbiamo, infatti, imparato a rendere male per male; ci hanno, invece, insegnato ad amare i nostri nemici e a pregare per i nostri persecutori. Se costui si può pentire, è meglio. Dio non ricorderà più il male. Venga, dunque, nella luce di Cristo. Ma se non può, sia partecipe della sorte di suo padre, il diavolo. Ma le vostre mani non si contaminino!".
[8] Ciò detto si avvicinò al giovane e prima di risuscitarlo, disse a sua madre: "Questi servi, che tu hai affrancato in onore di tuo figlio, divenuti liberi possono prestare ancora obbedienza al loro padrone vivo? So che il cuore di molti resterebbe ferito al vedere tuo figlio risuscitato, qualora essi dovessero divenire nuovamente schiavi. Restino piuttosto liberi, ricevano i mezzi per vivere come li ricevevano prima e seguitino ad abitare con lui: tuo figlio, infatti, risorgerà". Pietro seguitava ad osservare che cosa lei ne pensasse. Ma la madre del giovane rispose: "Che altro posso fare? Davanti al prefetto io assicuro che tutto ciò ch'io volevo consacrare alla sepoltura di mio figlio sarà dato a loro". Pietro le disse: "Tutto il resto sarà distribuito alle vedove". E con il cuore pieno di gioia, Pietro proseguì in spirito: "Signore misericordioso, Gesù Cristo, appari al tuo Pietro che ti invoca, tu che sempre gli hai dimostrato misericordia e bontà. Risusciti ora Nicostrato in presenza di tutti costoro, che hanno ottenuto la libertà, affinché possano servire".
[9] Toccando il fianco del giovane, Pietro gli disse: "Alzati!". Il giovane si alzò, prese i suoi abiti, discese dalla barella e disse a Pietro: "Uomo, andiamo, te ne supplico, verso nostro Signore Gesù Cristo che ho visto parlare con te e dirti, indicando me: "Conducilo a me perché è mio"". Udendo dal giovane queste cose, con l'aiuto del Signore, Pietro prese ancora più coraggio e disse al popolo: "Uomini romani, è così che risuscitano i morti, è così che parlano, è così che, ritornati in vita, camminano e vivono fino a quando Dio vuole. Or dunque, voi che siete venuti a questo spettacolo, convertitevi dalle vostre colpe, da tutti i vostri dèi fabbricati, da ogni impurità e concupiscenza: avrete così la comunione con Cristo per mezzo della fede e conseguirete la vita eterna".
[29, 1] Da quel momento volevano adorarlo come un dio gettandosi ai suoi piedi domandando la guarigione dei malati che avevano in famiglia. Ma il prefetto vedendo attorno a Pietro una così grande moltitudine, fece cenno a Pietro di andarsene. Pietro diceva al popolo di andare nella casa di Marcello, ma la madre del giovane supplicava Pietro di mettere piede a casa sua. Ma Pietro aveva deciso di andare a passare il giorno del Signore presso Marcello per vedere le vedove che Marcello aveva promesso di servire di sua propria mano.
[2] Il giovane risorto diceva perciò: "Io non mi allontano più da Pietro!". Mentre la madre allegra e piena di gioia se ne andò a casa sua; e il giorno dopo il sabato, giunse in casa di Marcello portando a Pietro due mila pezzi d'oro e gli disse: "Dividi questo tra le vergini che sono al servizio di Cristo". Il giovane risuscitato dai morti, constatando che non aveva dato nulla ad alcuno, andò a casa, aprì lo scrigno e offrì quattro mila pezzi d'oro, dicendo a Pietro: "Io che sono stato risuscitato dai morti compio una duplice offerta e, da oggi, offro me stesso a Dio quale vittima parlante".
[30 (1), 1] Pietro e una peccatrice pubblica. Una domenica, Pietro parlava ai fratelli e li esortava alla fede in Cristo: erano presenti molti senatori, molti cavalieri, donne ricche e matrone che venivano rafforzati nella fede. C'era pure una donna molto ricca di nome Crise, perché tutte le sue stoviglie erano d'oro: fin dalla nascita non si era mai servita di stoviglie d'argento e di vetro, ma soltanto d'oro; costei disse a Pietro: "Pietro, servo di Dio, il Dio del quale tu parli mi apparve in sogno e mi disse: "Crise, porta al mio ministro Pietro diecimila pezzi d'oro; tu, infatti glieli devi!". Temendo di dovere andare incontro a qualche male da parte di colui che ho visto e che poi se n'è ritornato in cielo, io, dunque, li ho portati". Ciò detto, posò il denaro e se ne andò. Alla vista di questo, Pietro lodò il Signore, giacché i bisognosi venivano così sollevati.
[2] Alcuni dei presenti gli dissero: "Non hai tu fatto male a ricevere questo denaro da quella donna? In tutta Roma si parla male di lei a causa della sua prostituzione e a causa del fatto che lei non resta unita ad un solo uomo: si accosta persino ai suoi schiavi. Non essere partecipe della mensa di Crise, ma le sia restituito quanto è suo". Udite queste parole, Pietro sorrise e disse ai fratelli: "Chi sia questa donna nel resto della sua vita, io non lo so. Se ho ricevuto questo denaro, non è senza motivo che l'ho fatto: lei, infatti, l'offrì come debitrice di Cristo e lo dà ai servi di Cristo, avendo egli stesso provveduto ai suoi".
[31 (2), 1] Guarigioni di San Pietro e ripresa dell'attività di Simone. Di sabato gli portavano anche i malati chiedendogli che fossero liberati delle loro malattie: molti paralitici erano guariti: i gottosi, gli affetti da febbre terzana e quartana e quanti credevano nel nome di Gesù Cristo erano guariti da ogni corporale infermità; ed ogni giorno, un grande numero veniva conquistato dalla grazia del Signore.
[2] Ma dopo l'intervallo di pochi giorni, Simone mago promise alla folla che avrebbe convinto Pietro che la sua fede non era fondata sul Dio vero, ma su di un dio falso. Egli compiva molte stregonerie, ma i discepoli già rafforzati si burlavano di lui. Nei triclini, infatti, faceva comparire degli spiriti che non erano reali, ma soltanto apparenti. Che dire di più? Rendeva la salute agli zoppi e ai ciechi, ma per breve tempo; ed una volta fece vedere molti morti che erano diventati vivi e si muovevano, come aveva fatto con Nicostrato.
[3] Ma Pietro lo seguiva e lo confutava davanti a spettatori. Siccome non faceva una bella figura, era deriso dal popolo di Roma e suscitava la diffidenza non realizzando quanto prometteva, egli disse loro: "Uomini romani, sembra che voi attribuiate a Pietro una superiorità su di me, quasi che sia potente, e gli prestate maggiore attenzione. Voi vi ingannate. Domani vi abbandonerò, uomini atei ed empi, e volerò verso Dio del quale sono la forza, sebbene sia diventato debole. Mentre voi siete caduti, io sto dritto e ritorno verso mio padre e gli dirò: "Hanno tentato di fare cadere anche me, tuo figlio che stavo dritto, ma non mi sono lasciato travolgere da loro, e sono ritornato in me stesso"".
[32 (3), 1] Simone vola verso il cielo. Il giorno dopo, una grande folla si riunì alla via Sacra per vederlo volare; ed anche Pietro, al quale era apparsa una visione, andò in quel luogo per confutarlo. Quando era venuto a Roma egli aveva sedotto la folla volando; Pietro, che doveva confutarlo, allora non abitava ancora a Roma da lui ingannata con le sue illusioni fino al punto da traviare alcuni. In piedi su di un luogo elevato, guardando Pietro, Simone prese a dire: "Proprio in questo momento in cui mi sollevo davanti a tutta questa gente che guarda, ti dico: "Se il tuo Dio messo a morte dagli Ebrei i quali lapidarono voi, suoi eletti, ne ha la potenza, dimostri che la fede in lui è la fede in Dio; se questa fede è degna di Dio, lo faccia vedere ora. Innalzandomi, io dimostrerò, infatti, a tutta questa gente chi sono"". Ed ecco che, alla presenza di tutti, si innalzava in aria al di sopra di tutta Roma, dei suoi templi e dei suoi colli, mentre i fedeli osservavano Pietro.
[2] Vedendo questo straordinario spettacolo, Pietro gridò al Signore Gesù Cristo: "Se tu permetterai che quest'uomo porti a compimento quanto ha iniziato, tutti coloro che hanno creduto in te ne resteranno scandalizzati e più non si crederà ai segni e prodigi che tu, per mezzo mio, hai loro concesso. Manda presto, Signore, la tua grazia: quest'uomo cada dall'aria e, pur senza morire, resti indebolito e annichilito spezzandosi una gamba in tre posti". E cadde dall'aria spezzandosi una gamba in tre punti. Allora gli tirarono addosso delle pietre e ciascuno se ne ritornò a casa sua; e tutti ormai credettero in Dio.
[3] Uno degli amici di Simone, il cui nome era Gemello, che aveva una moglie greca e dal quale Simone aveva ricevuto molto, sopraggiunse poco dopo da un viaggio e, vedendolo con una gamba spezzata, gli disse: "Simone, se la forza di Dio è spezzata, lo stesso Dio del quale tu sei la forza non sarà forse un'illusione?". Ed anche Gemello corse al seguito di Pietro, dicendogli: "Anch'io ti supplico di essere tra coloro che credono in Cristo". Pietro rispose: "E chi sarà contrario, fratello mio? Vieni e prendi posto tra noi".
[4] Simone, nella sua sciagura, trovò uomini che lo portarono, su di una lettiga, da Roma ad Ariccia, ove soggiornò e donde fu poi condotto a Terracina presso un certo Castore, che era stato bandito da Roma sotto accusa di magia: qui fu amputato, e qui trovò la sua fine Simone, angelo del diavolo.