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sabato 4 febbraio 2023

La pastorella e il gregge.



 9 - La pastorella e il gregge. La missione futura (1844)

MB II, 243-245. MO Déc. II, 134-136

“La seconda Domenica di ottobre di quell'anno (1844) doveva partecipare a' miei

giovanetti, che l'Oratorio sarebbe stato trasferito in Valdocco. Ma l'incertezza del luogo, dei mezzi,

delle persone mi lasciavano veramente sopra pensiero. La sera precedente andai a letto col cuore

inquieto. In quella notte feci un nuovo sogno, che pare un'appendice di quello fatto la prima volta

ai Becchi quando aveva circa nove anni. Io giudico bene di esporlo letteralmente.

Sognai di vedermi in mezzo ad una moltitudine di lupi, di capre e capretti, di agnelli,

pecore, montoni, cani ed uccelli. Tutti insieme facevano un rumore, uno schiamazzo, o meglio un

diavolio da incutere spavento ai più coraggiosi. [244]

Io voleva fuggire, quando una Signora, assai ben messa a foggia di pastorella, mi fe' cenno

di seguire ed accompagnare quel gregge strano, mentre Ella precedeva. Andammo vagabondi per

vari siti: facemmo tre stazioni o fermate: ad ogni fermata molti di quegli animali si cangiavano in

agnelli, il cui numero andavasi ognor più ingrossando. Dopo avere molto camminato, mi trovai in

un prato, dove quegli animali saltellavano e mangiavano insieme, senza che gli uni tentassero di

mordere gli altri.

Oppresso dalla stanchezza, voleva sedermi accanto ad una strada vicina, ma la pastorella

mi invitò a continuare il cammino. Fatto ancora breve tratto di via, mi sono trovato in un vasto

cortile con porticato attorno, alla cui estremità eravi una Chiesa. Qui mi accorsi che quattro quinti

di quegli animali erano diventati agnelli. Il loro numero poi divenne grandissimo. In quel momento

sopraggiunsero parecchi pastorelli per custodirli: ma essi fermavansi poco, e tosto partivano.

Allora succedette una meraviglia. Molti agnelli cangiavansi in pastorelli, che aumentandosi,

prendevano cura degli altri. Crescendo i pastorelli in gran numero, si divisero, e andavano altrove

per raccogliere altri strani animali e guidarli in altri ovili.

Io voleva andarmene, perchè mi sembrava tempo di recarmi a celebrare la S. Messa, ma la

pastorella mi invitò a guardare al mezzodì. Guardando, vidi un campo, in cui era stata seminata

meliga, patate, cavoli, barbabietole, lattughe e molti altri erbaggi. - Guarda un'altra volta, mi disse.

E guardai di nuovo, e vidi una stupenda ed alta Chiesa. Un'orchestra, una musica istrumentale e

vocale mi invitavano a cantar messa. Nell'interno di quella Chiesa era una fascia bianca, in cui a

caratteri cubitali stava scritto: HIC DOMUS MEA, INDE GLORIA MEA. Continuando nel sogno,

[245] volli domandare alla pastora dove mi trovassi; che cosa voleva indicare con quel camminare,

colle fermate, con quella casa, Chiesa, e poi altra Chiesa. - Tu comprenderai ogni cosa, mi rispose,


3 XLIII, 20

I sogni profetici di San Giovanni BOSCO

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quando cogli occhi tuoi materiali vedrai di fatto quanto ora vedi cogli occhi della mente. - Ma

parendomi di essere svegliato, dissi: - Io vedo chiaro, e vedo cogli occhi materiali; so dove vado

e quello che faccio. - In quel momento suonò la campana dell'Ave Maria nella Chiesa di S.

Francesco d'Assisi, ed io mi svegliai.

Il trono di Pietro

https://www.youtube.com/watch?v=05H7on9m3nM

mercoledì 24 agosto 2022

Sogni di don Bosco

 37 - Le due colonne. L'Eucaristia e la devozione alla Vergine 

(30 maggio1862)

MB VII, 169-171


Vi voglio raccontare un sogno. È vero che chi sogna non ragiona, tuttavia io, che a voi racconterei persino i miei peccati, se non avessi paura di farvi scappar tutti e far cadere la casa, ve lo racconto per vostra utilità spirituale.

Il sogno l'ho fatto sono alcuni giorni.

Figuratevi di essere con me sulla spiaggia del mare, o meglio, sopra uno scoglio isolato e di non vedere altro spazio di terra, se non quello che vista sotto i piedi. 

In tutta quella vasta superficie delle acque si vede una moltitudine innumerevole di navi ordinate a battaglia, le prore delle quali sono terminate da un rostro di ferro acuto a mo' di strale, che ove è spinto ferisce e trapassa ogni cosa. 

Queste navi sono armate di cannoni, cariche di fucili, di altre armi di ogni genere, di materie incendiarie, e anche di libri, e si avanzano contro una nave molto più grossa e più alta di tutte loro, tentando di urtarla col rostro, di incendiarla o altrimenti di farle ogni guasto possibile. 

A quella maestosa nave arredata di tutto punto, fanno scorta molte [170] navicelle, che da lei ricevono i segnali di comando ed eseguiscono evoluzioni per difendersi dalle flotte avversarie. 

Il vento è loro contrario e il mare agitato sembra favorire i nemici. In mezzo all'immensa distesa del mare si elevano dalle onde due robuste colonne, altissime, poco distanti l'una dall'altra. Sovra di una vi è la statua della Vergine Immacolata, a' cui piedi pende un largo cartello con questa iscrizione: - Auxilium Christianorum; - sull'altra, che è molto più alta e grossa, sta un'Ostia di grandezza proporzionata alla colonna e sotto un altro cartello colle parole: Salus credentium. 

Il comandante supremo sulla gran nave, che è il Romano Pontefice, vedendo il furore dei nemici e il mal partito nel quale si trovano i suoi fedeli, pensa di convocare intorno a sè i piloti delle navi secondarie per tener consiglio e decidere sul da farsi. Tutti i piloti salgono e si adunano intorno al Papa. Tengono consesso, ma infuriando il vento sempre più e la tempesta, sono rimandati a governare le proprie navi. 

Fattasi un po' di bonaccia, il Papa raduna per la seconda volta intorno a sè i piloti, mentre la nave capitana segue il suo corso. Ma la burrasca ritorna spaventosa. 

Il Papa sta al timone e tutti i suoi sforzi sono diretti a portar la nave in mezzo a quelle due colonne, dalla sommità delle quali tutto intorno pendono molte áncore e grossi ganci attaccati a catene. 

Le navi nemiche si muovono tutte ad assalirla e tentano ogni modo per arrestarla e farla sommergere. Le une cogli scritti, coi libri, con materie incendiarie di cui sono ripiene e che cercano di gettarle a bordo; le altre coi cannoni, coi fucili e coi rostri: il combattimento si fa sempre più accanito. 

Le prore nemiche l'urtano violentemente, ma inutili riescono i loro sforzi e il loro impeto. Invano ritentano la prova e sciupano ogni loro fatica e munizione: la gran nave procede sicura e franca nel suo cammino. Avviene talvolta che, percossa da formidabili colpi, riporta ne' suoi fianchi larga e profonda fessura, ma non appena è fatto il guasto spira un soffio dalle due colonne e le falle si richiudono e i fori si otturano. 

E scoppiano intanto i cannoni degli assalitori, si spezzano i fucili, ogni altra arma ed i rostri; si sconquassan molte navi e si sprofondano nel mare. Allora i nemici furibondi prendono a combattere ad armi corte; e colle mani, coi pugni, colle bestemmie e colle maledizioni. 

Quand'ecco che il Papa, colpito gravemente, cade. Subito coloro, che stanno insieme con lui, corrono ad aiutarlo e lo rialzano. Il Papa è colpito la seconda volta, cade di nuovo e muore. 

Un grido di vittoria e di gioia risuona tra i nemici; sulle loro navi si scorge un indicibile tripudio. 

Senonchè appena morto il Pontefice un altro Papa sottentra al suo posto. 

I Piloti radunati lo hanno eletto così subitamente, che la [171] notizia della morte del Papa giunge colla notizia dell'elezione del successore. 

Gli avversarii incominciano a perdersi di coraggio. 

Il nuovo Papa sbaragliando e superando ogni ostacolo, guida la nave sino alle due colonne e giunto in mezzo ad esse, la lega con una catenella che pendeva dalla prora ad un'áncora della colonna su cui stava l'Ostia; e con un'altra catenella che pendeva a poppa la lega dalla parte opposta ad un'altra áncora appesa alla colonna su cui è collocata la Vergine Immacolata. 

Allora succede un gran rivolgimento. Tutte le navi che fino a quel punto avevano combattuto quella su cui sedeva il Papa, fuggono, si disperdono, si urtano e si fracassano a vicenda. Le une si affondano e cercano di affondare le altre. 

Alcune navicelle che hanno combattuto valorosamente col Papa vengono per le prime a legarsi a quelle colonne. Molte altre navi che, ritiratesi per timore della battaglia si trovano in gran lontananza, stanno prudentemente osservando, finchè dileguati nei gorghi del mare i rottami di tutte le navi disfatte, a gran lena vogano alla volta di quelle due colonne, ove arrivate si attaccano ai ganci pendenti dalle medesime, ed ivi rimangono tranquille e sicure, insieme colla nave principale su cui sta il Papa. 

Nel mare regna una gran calma.  

http://www.donboscosanto.eu/altri_scritti_don_bosco/Don%20Bosco%20-%20Sogni.pdf

AMDG et DVM