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lunedì 21 aprile 2025

San Serafino di Sarov...

 

Alcuni pensieri di San Serafim di Sarov. Traduzione in italiano di Tudor Petcu

Il dottor Tudor Petcu ha appena tradotto alcuni pensieri di San Serafim di Sarov in italiano.

Serafino di Sarov, in russo Серафи́м Саро́вский, al secolo Próchor Isídorovič Mošnín (Про́хор Иси́дорович Мошни́н) (Kursk, 19 luglio 1759 – Sarov, 2 gennaio 1833), è stato un monaco cristiano e mistico russo, considerato dalle Chiese ortodosse uno dei più importanti.

Starec vissuto nel XIX secolo, è ricordato per aver esteso gli insegnamenti monastici di contemplazione e di disprezzo del proprio corpo ai laici, indicando lo scopo della vita cristiana nell’acquisizione in sé dello Spirito Santo.

Dove c’è Dio, non c’è male. Tutto ciò che viene da Dio ha la pace dentro di sé e spinge l’uomo all’autocondanna e all’umiltà.

“La fede senza le opere è morta” (Giacomo 2:26). La vera fede non può esistere senza le azioni. Chi crede veramente farà comunque buone azioni.

Se l’uomo, per amore di Dio e per amore della vita in virtù, non si preoccupa molto di se stesso, credendo che Dio si prenderà cura di lui, questa fiducia nella divina provvidenza è sia appropriata che saggia.

Chi ama veramente Dio, si considera un viaggiatore e uno straniero su questa terra, nel suo desiderio di unirsi a Dio, solo verso di Lui punta continuamente mente e cuore.

L’uomo che deciderà di vivere una vita interiore deve prima di tutto temere Dio, che è l’inizio della saggezza (Proverbi 1: 7).

La mente dell’uomo sveglio assomiglia al guardiano premuroso e alla sentinella della Gerusalemme interna. Dall’alto della vita spirituale guarda con il suo occhio puro le potenze opposte, che sono intorno e dentro la sua anima, secondo le parole del salmista: “E i miei occhi hanno visto, e i miei nemici hanno sofferto” (Sal. 53: 7).

L’uomo finché è nel suo corpo assomiglia a una candela accesa. Come è maledetto che la candela si sciolga, così l’uomo muore. Ma la sua anima è immortale, ed è per questo che dobbiamo preoccuparci più dell’anima che del corpo: “A che serve che un uomo guadagni il mondo intero, ma perda la sua anima? O cosa può dare un uomo in cambio della sua anima? ” (Matteo 16:26).

Se il Signore permette all’impotenza di mettere alla prova l’uomo, allora gli darà anche il potere della pazienza.

Devi abituare la tua mente a lavorare secondo la legge del Signore. Sotto la sua guida trascorri la tua vita.

La tranquillità si ottiene attraverso le difficoltà. Le Sacre Scritture dicono: “Siamo passati attraverso il fuoco e l’afflizione, ma alla fine ci hai portato a riposare” (Sal. 65:11).

Niente è usato tanto per il raggiungimento della pace interiore quanto per il silenzio e per parlare a noi stessi più che agli altri.

Non puoi rallegrarti nel vedere il sole con occhi carnali? Ma quanta gioia proverai quando la tua mente vede con i tuoi occhi interiori Cristo, il Sole della giustizia?

Per mantenere la pace della mente, devi scacciare la tua rabbia, faticare, avere lo spirito di gioia, stare attento a non condannare gli altri e scendere nelle debolezze dei tuoi fratelli.

Qualsiasi progresso e vittoria in qualsiasi aspetto della nostra vita, dobbiamo biasimarli sul Signore. E con il profeta, diciamo: “Non a noi, o Signore, non a noi, ma al tuo nome dà gloria” (Sal 113: 9).

All’età di 35 anni, quasi nel mezzo della vita terrena, l’uomo di solito ha una grande lotta per trattenersi. Molti a questa età non rimangono sui sentieri della virtù, ma corrono e seguono il sentiero delle loro concupiscenze.

Chi vuole essere salvato deve mantenere il suo cuore in uno stato di pentimento e di oppressione: “L’accettabile sacrificio di Dio è lo spirito umiliato dal pentimento. Dio non disprezzerà mai un cuore spezzato e umile ”(Sal. 50:19).

Quando l’uomo si sforza di avere un cuore umile e una mente pacifica, allora tutti i dispositivi del nemico rimangono inattivi. Perché dove c’è pace di pensiero, Dio stesso riposa.

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https://www.natidallospirito.com/2018/05/26/dialogo-sullo-spirito-santo-tra-san-serafino-di-sarov-e-motovilov-completo/

https://www.natidallospirito.com/2022/06/20/serafino-di-sarov-e-lorso-justin-popovic/

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AMDG et D.V.MARIAE

lunedì 17 aprile 2023

San Serafino di Sarov


San Serafino di Sarov, monaco, è indubbiamente uno dei santi più popolari della Russia moderna, insieme con i martiri della famiglia imperiale Romanov. Al secolo Prohor Moshnin, nacque nella città di Kursk nel 1759 da una famiglia di mercanti. 

All’età di dieci anni si ammalò gravemente e durante il periodo di malattia ebbe una visione della Madre di Dio, che gli promise la guarigione. 

Alcuni giorni dopo, la miracolosa icona della Madre di Dio di Kursk venne portata in processione per le strade della città, ma a causa del maltempo la processione fu accorciata e deviata nei pressi della casa natale di Prohor. La mamma avvicinò il piccolo all’icona e questi guarì in poco tempo. Sin dalla più giovane età Prohor amava frequentare la Chiesa, ritirarsi in preghiera e leggere le biografie dei santi.

Ormai diciottenne Prohor decise di farsi monaco, sua madre lo benedisse con un crocifisso di rame, che il santo indossò per il resto della vita, ed egli entrò come novizio nel monastero di Sarov. Da subito si distinse per il suo comportamento ascetico. Era infatti solito consumare solamente un unico pasto al giorno e digiunare del tutto mercoledì e venerdì. Con la benedizione del suo “starete”, Serafino si ritirava di frequente nella foresta in preghiera.

Si ammalò però nuovamente e fu così costretto a stare nel letto per tre lunghi anni, ma fu nuovamente guarito dalla Vergine, che gli apparve circondata da santi e riferendosi a lui disse a San Giovanni Evangelista: “Egli è uno di noi”. Dopodichè lo guarì istantaneamente, toccandolo con il proprio bastone.

Nel 1786, all’età di 27 anni, indosso l’abito monastico assumendo il nome di Serafino. Poco dopo venne ordinato ierodiacono. Era solito trascorrere quasi tutto il suo tempo in chiesa, eccetto brevi periodi di riposo. La sua incessante preghiera e la sua ascesi vennero ricompensate con visioni di creature angeliche. Un anno il Giovedì Santo gli apparve il Cristo in forme umane da schiere di angeli, benedicendo coloro che si trovavano nella chiesa. Serafino, colpita da questa visione, non riuscì a parlare per lungo tempo.

Nel 1793 fu ordinato ieromonaco ed in seguito, dopo sedici anni di vita monastica trascorsi a Sarov, iniziò a ritirarsi nel suo eremitaggio, sotto la fitta foresta lontana circa cinque chilometri dal monastero. Qui poté perfezionare la sua anima, purificandosi con le pratiche ascetiche. La Staritsa del monastero di Diveevo, Matrona Plescheeva, testimoniò come il suo aspetto esteriore rispecchiasse la sua santità: “Il suo volto era gioioso e splendente, come quello di un angelo”.

Immerso nella solitudine della foresta, Serafino viveva in profonda amicizia con gli animali e con ogni creatura, seppur esposto al potenziale rischio di attacchi da parte di animali selvatici o di briganti. Un giorno infatti, mentre raccoglieva la legna, un gruppo di briganti lo assalì. Nonostante Serafino fosse di costituzione robusta ed armato d’ascia, non tentò di difendersi dalle minacce dei malfattori, ma lasciò cadere l’accetta a terra, mise le braccia sul petto in forma di croce e si arrese a loro, che lo percossero a sangue, lo colpirono più volte con bastoni e lo presero a calci, fino a perdere conoscenza. 

I suoi aggressori smisero di torturarlo solo quando lo pensarono morto. Rimasero però assai delusi quando nella sua cella non trovarono che un’icona della Madre di Dio “Umilenïe” (greco: “Eleousa” o “della tenerezza”), unico “tesoro” dello starets, dinnanzi al quale egli era solito pregare. Quando, dopo qualche tempo, i malfattori furono processati, Serafino invocò per loro clemenza. Le percosse e le ferite lasciarono un segno indelebile sul suo corpo ed egli rimase invalido e claudicante per il resto dei suoi giorni.

La vita del santo fu poi caratterizzata da un periodo di profonda ascesi, con giorni interi trascorsi in ginocchio in preghiera su una roccia e da notti all’aperto nel bosco. Il santo pregò ininterrottamente per mille giorni e notti con le mani levate al cielo e solo un’apparizione della Madre di Dio, avvenuta verso il termine della sua esistenza terrena, riuscì a convincerlo a dedicarsi alla cura spirituale dei fedeli. 

Nel 1810, costretto a rientrare in monastero, continuò la sua vita di intimità con il Signore vivendo recluso nella propria cella, ma ben presto migliaia di persone di ogni estrazione e condizione sociale iniziarono a recarsi da Serafino ed egli arricchì le loro esistenze e le loro anime attraverso i suoi tesori spirituali, frutti di una vita intessuta di preghiera e ascesi. 

Serafino fu da tutti conosciuto quale persona gioviale, serena, sincera, che salutava chiunque esclamando: Mia gioia, Cristo è risorto”, sintetizzano la sua dottrina spirituale di uomo che nella sofferenza, nella solitudine, nella prova del deserto, ha sperimentato la gioia della fede nel Cristo vincitore della morte e di ogni dolore e sofferenza, anch’esse forme di morte. Era solito consigliare: “cerca di avere uno spirito pacifico, e migliaia intorno a te si salveranno!”, e “l’allegria non è un peccato, perché scaccia il tedio, e questo genera depressione e non c’è nulla peggio di questa”.

Chi lo andava a trovare, veniva onorato con un profondo inchino e, benedicendo i suoi figli spirituali, Serafino baciava loro paternamente le mani. Non era necessario raccontargli la propria vita ed i propri problemi, poiché egli aveva il dono di vedere dentro l’animo di ciascuno. Un giorno disse ad un monaco: “Se solo tu sapessi a quale gioia e dolcezza è destinata un’anima in cielo, riusciresti a sopportare ogni tristezza, persecuzione e scherno con gratitudine”.

L’opera “Colloquio con Motovilov” riportante le memorie della conversazione tra un giovane e Serafino su temi di vita cristiana ci ha tramandato per iscritto qualche pillola della sua spiritualità. Il santo monaco morì presso il monastero di Sarov il 2 gennaio 1833, in seguito all’ennesima apparizione, in cui la Madonna con il Battista ed il Crisostomo gli preannunciò la nascita al Cielo. 

Il 19 luglio nel 1903 Serafino di Sarov fu canonizzato dalla Chiesa Ortodossa Russa, alla presenza della famiglia imperiale Romanov, capeggiata dallo zar Nicola II. Questo santo compare nel grande mosaico-icona della cappella Redemptoris Mater fatta realizzare in Vaticano da papa Giovanni Paolo II, essendo stato ritenuto degno insieme a San Sergio di Radonez e Santa Elisabetta Fedorovna di rappresentare la spiritualità ortodossa russa e di venerazione anche da parte cattolica.


Autore: Fabio Arduino

https://www.santiebeati.it/dettaglio/57900

AMDG et DVM

sabato 19 settembre 2020

San Serafino di Sarov

<<Alla sera della vita, sarai giudicato sull'Amore>>


Bevi laddove beve il cavallo; il cavallo non berrà mai un'acqua sporca.
Prepara il letto laddove si stende la gatta.
Mangia il frutto mangiato dal vermiciattolo.
Pianta l'albero laddove scava la talpa.
Costruisci la casa laddove si scalda al sole la vipera.
Scava un pozzo laddove gli uccelli si annidano quando fa caldo.
Coricati e svegliati insieme alle galline, così il grano d'oro della giornata sarà tuo.
Mangia più verdure e avrai gambe forti e cuore resistenti come di un animale robusto.
Nuota più spesso e ti sentirai sulle terra come un pesce dentro l'acqua.
Guarda più spesso il cielo e non i tuoi piedi, così i tuoi pensieri saranno chiari e leggeri.
Taci di più e parla di meno e nella tua anima regnerà il silenzio e il tuo animo sarà pacifico e tranquillo.

(San Serafino di Sarov)
AMDG et DVM