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giovedì 20 luglio 2023

San Girolamo Emiliani, il campione della CARITA', seguito da una schiera di imitatori che solo Dio conosce



ECCO a voi  il Santo che si dedicò alle opere di pietà in tempi difficilissimi e fu modello per tantissimi altri santi  dal 1500 in poi.

 Girolamo nacque a Venezia dalla nobile famiglia Emiliani. Intraprese la carriera militare fin dall'adolescenza, e, in seguito fu preposto, in tempi difficilissimi per la repubblica, alla difesa di Castelnuovo, presso Quero, sui monti di Treviso. 

I nemici, impadronitisi della fortezza, lo rinchiusero in una orribile prigione, dalla quale fu liberato per intervento della beatissima Vergine. 

A Venezia si dedicò interamente alle opere di pietà. 

Aveva particolare compassione degli orfani abbandonati della città e li accolse in una casa da lui affittata, nutrendoli a sue spese e dando loro un'educazione cristiana. 

In quel tempo erano approdati a Venezia il beato Gaetano e Pietro Carafa, che divenne poi Paolo IV, i quali approvarono l'iniziativa di Girolamo e lo condussero all'ospedale degli incurabili perché educasse gli orfani e insieme assistesse i malati. 

In seguito, su loro consiglio, egli partì per il vicino continente ed eresse orfanotrofi ed altri pii istituti prima a Brescia, poi a Bergamo e a Como. Fermatosi finalmente a Somasca, umile villaggio nel territorio di Bergamo, fondò la residenza di una nuova congregazione che prese il nome da questo luogo e fu poi approvata da Pio V. Colpito dal contagio, diede la sua vita per i fratelli a cinquantasei anni, nel 1537.

℣. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
℟. Grazie a Dio.

Preghiamo.
O Dio, padre delle misericordie , per i meriti e l'intercessione del beato Girolamo, che volesti fosse un sostegno e un padre per gli orfani: concedi, che noi custodiamo fedelmente lo spirito di adozione, onde ci nominiamo e siamo tuoi figli.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
℟. Amen.

giovedì 20 luglio 2017

S. GIROLAMO EMILIANI, Padre degli orfani - Vagabondo di Dio -

meglio: Pellegrino della Carità
La Scala Santa ai piedi della cappella, edificata per volere di San Girolamo. Al culmine, l'Eremo dove il Santo si ritirava in preghiera.


Girolamo nacque a Venezia dalla nobile famiglia Emiliani. Intraprese la carriera militare fin dall'adolescenza, e, in seguito fu preposto, in tempi difficilissimi per la repubblica, alla difesa di Castelnuovo, presso Quero, sui monti di Treviso. I nemici, impadronitisi della fortezza, lo rinchiusero in una orribile prigione, dalla quale fu liberato per intervento della beatissima Vergine. 
A Venezia si dedicò interamente alle opere di pietà. Aveva particolare compassione degli orfani abbandonati della città e li accolse in una casa da lui affittata, nutrendoli a sue spese e dando loro un'educazione cristiana. 
In quel tempo erano approdati a Venezia il beato Gaetano e Pietro Carafa, che divenne poi Paolo IV, i quali approvarono l'iniziativa di Girolamo e lo condussero all'ospedale degli incurabili perché educasse gli orfani e insieme assistesse i malati. 
In seguito, su loro consiglio, egli partì per il vicino continente ed eresse orfanotrofi ed altri pii istituti prima a Brescia, poi a Bergamo e a Como. Fermatosi finalmente a Somasca, umile villaggio nel territorio di Bergamo, fondò la residenza di una nuova congregazione che prese il nome da questo luogo e fu poi approvata da Pio V. 
Colpito dal contagio, diede la sua vita per i fratelli a cinquantasei anni, nel 1537.
V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.
*

S. GIROLAMO EMILIANI 
(1486-1537)



Laterale alla cappella c’è la Sala della Fonte con una sorgente d’acqua, che secondo la tradizione è un miracolo del santo, che toccando la roccia ha fatto scaturire acqua viva per gli orfanelli in un periodo di siccità.


Questo padre degli orfani, popolarmente chiamato Girolamo Miani, nacque a Venezia nel 1486, da antica e nobile famiglia militare e senatoria. Fin da giovane ricevette l'educazione propria dei patrizi destinati a continuare le tradizioni degli antenati. Girolamo, di temperamento ardente, iniziò la carriera delle armi al tempo della lega di Cambrai (1508), stipulata ai danni della Repubblica di Venezia tra il Papa Giulio II, l'imperatore di Germania Massimiliano I, il re di Francia Luigi XII e il re di Spagna Ferdinando il Cattolico. All'inizio del 1511 fu nominato '"provveditore" della guerra a Castelnuovo Friuli (Belluno), ma i suoi sogni di gloria furono frustrati dagli eserciti tedesco-francesi guidati dal generale Chabannes de la Palisse, i quali lo costrinsero a capitolare.

         La prigionia dell'Emiliani si protrasse per un mese, durante la quale ebbe modo di ripensare ai gravi disordini commessi sotto le armi, e ai buoni insegnamenti ricevuti dalla madre, la nobildonna Eleonora Morosini. Un giorno, mentre pentito proponeva di condurre una vita migliore, gli apparve la Madonna circondata da angeli, la quale gli porse una grossa chiave dicendogli: "Prendi, apri: sei libero". Le catene gli caddero misteriosamente dalle mani. Egli si recò allora a Treviso e nella chiesa di Santa Maria Grande, dopo aver ringraziato la sua benefattrice, depose i ceppi e la chiave insieme con un "ex-voto" recante la descrizione della sua prodigiosa liberazione. Dopo d'allora gli fiorì abitualmente sul labbro l'invocazione: "Dolcissimo Gesù, non vogliate essermi giudice, ma salvatore".

         Ricuperato il Friuli dalla Repubblica Veneta, Girolamo fu riconfermato nell'antico ufficio di "provveditore" di Castelnuovo sul Piave (1516-19). Durante quel soggiorno egli ebbe modo di approfondire i motivi del suo mutamento, e nella meditazione e nella preghiera prepararsi a divenire, pur rimanendo laico, l'istruttore dell'orfanotrofio come entità a sé stante.
        L'idea gli fu suggerita dal crescente numero di poveri figli, rimasti orfani in conseguenza delle guerre, delle carestie e delle pestilenze. Quando ritornò a Venezia, i suoi confratelli, Luca e Marco, prima di morire, gli affidarono l'educazione dei loro figli, tant'era grande la stima che avevano di lui. 
        Nel 1524 Girolamo cominciò a raccogliere presso la chiesa di San Basilio, insieme con i suoi nipoti, i primi orfanelli, che avviò alla lavorazione della lana, l'arte propria della sua famiglia. I veneziani più volte contemplarono, commossi, approdare alla loro città navicelle provenienti dalle isolette di Burano, Torcello, Palestrina, cariche di orfani raccolti dall'Emiliani e da lui chiamati col tenero nome di "figliuoli". Durante la peste che quell'anno afflisse la Repubblica il Santo fu instancabile. Mentre di giorno curava i malati, di notte si recava in traccia dei cadaveri per dare loro onorevole sepoltura.

          Girolamo, che i veneziani dopo la conversione avevano preso a chiamare la "savia testa", nel 1527 promosse con l'aiuto dei patrizi e popolani la fondazione di un ospedale per derelitti. In quel tempo a Venezia riapparve San Gaetano da Thiene, accompagnato da Giampietro Carafa, futuro papa Paolo IV e altri dodici religiosi che formavano la nascente Congregazione dei Teatini. Provenivano da Roma dove a stento erano riusciti a sfuggire al terribile sacco dei Lanzichenecchi, permesso da Carlo V a vendetta della politica francofila di Clemente VII. Era risaputo che egli aveva lavorato assai per estendere a Vicenza e a Verona i famosi Oratori del Divino Amore per l'assistenza ai malati, e che a Venezia aveva fondato alla Giudecca (1522) la Compagnia e l'Ospedale degl'Incurabili o luetici, vera palestra di anime generose. L'Emiliani non tardò a scegliersi come confessore l'austero Carafa, e a mettersi sulle orme di San Gaetano, con il quale strinse la più sincera amicizia, benché di temperamento opposto al suo. A contatto dell'Oratorio del Divino Amore che accoglieva nel suo grembo uomini di spiccata virtù, Girolamo fece passi da gigante sulla via della santità.
        Nel 1528 diversi gentiluomini e sacerdoti di varie città d'Italia, affascinati dalle virtù del santo e dal suo amore per l'infanzia abbandonata, lo seguirono nella vita comune e povera. 
             - A Pavia crea una nuova fondazione e a Brescia un capitolo della nascente Compagnia: bisogna riesaminare il funzionamento della vita nelle istituzioni, unificare i criteri, stabilire in concreto le condizioni che devono possedere gli aspiranti e il loro processo di formazione, concordare e fissare le basi della vita comune:
« Non sanno che si sono offerti a Cristo, che stanno nella sua casa e mangiano del suo pane e si fanno chiamare Servi dei Poveri di Cristo? Come dunque vogliono compiere ciò che hanno promesso, senza carità né umiltà di cuore, senza sopportare il prossimo, senza cercare la salvezza del peccatore e pregare per lui, senza mortificazione…senza obbedienza e senza rispetto delle buone usanze stabilite? »
Così egli stesso compendia nell'ultima sua lettera il cammino ascetico che devono percorrere i Servi dei Poveri.  -

Per dedicarsi completamente alla sua missione egli ripartì fra i nipoti i suoi beni, dopo aver dato loro conto, con atto notarile, della sua amministrazione familiare. Poi si trasferì (1531) con i suoi orfanelli nell'ospedale degli Incurabili. 
Mons. Matteo Gilberti, sagace vescovo riformatore di Verona, lo invitò a fondare nella sua diocesi un orfanotrofio (1532) e Sant'Angela Merici, fondatrice della Compagnia delle Dimesse di Sant'Orsola, lo aiutò ad aprire a Brescia l'orfanotrofio della "Misericordia". 
A Bergamo, chiamatevi dal vescovo Luigi Lippomano, istituì pure una casa per le convertite, e svolse un intenso apostolato catechetico facendo sfilare per le vie della città i suoi orfani biancovestiti, e salmodianti dietro a un grande crocifisso, e inviando i più grandicelli a recitare ai contadini il catechismo che avevano imparato a memoria.
         
        Il primo nucleo della Compagnia dei servi poveri Girolamo lo costituì a Somasca (Bergamo) con l'aiuto della famiglia degli Ondei nel 1533. L'anno successivo aprì un orfanotrofio a Milano con la cooperazione del duca Francesco II Sforza e fondò l'opera delle convertite. Altri orfanotrofi egli istituì a Como, a Pavia, a Merone, a Calolzio, a Vercurago, a Valle San Martino, bramoso di estendere l'assistenza al maggior numero possibile di derelitti. 

Sempre attivo, sagace, ottimo amministratore, S. Girolamo Emiliani fu un tipico esempio di riformatore cattolico. Il vicario generale di Bergamo così lo descrisse nel 1537: "Pareva che avesse il Paradiso in mano, per la sicurezza sua; faceva diverse esortazioni ai suoi, e sempre con la faccia così allegra e ridente, che innamorava, e inebriava dell'amor di Dio chiunque lo mirava".

         Fiducioso in Dio e ottimista degli uomini, Girolamo come San Francesco d'Assisi trovò la perfetta letizia nell'annientamento di sé stesso. Un giorno un suo avversario lo insulto villanamente a Venezia sulla piazza San Marco, minacciandolo di strappargli la barba pelo per pelo. Il Santo gli rispose con calma: "Se Dio vuole così, io sono pronto: fa' pure". Poi aggiunse: "Povero te se avessi osato fare questo qualche anno fa". Evidentemente l'uomo vecchio era stato da lui vinto a costo di dure penitenze. Per punire, come diceva, l'asinaccio del suo corpo, lavorava da mattina a sera a organizzare nei suoi orfanotrofi scuole per sarti, calzolai e falegnami lasciandone ai sacerdoti la direzione spirituale. Quando si recava a visitarli, benché spossato, non accettava mai la cavalcatura che i contadini riconoscenti gli offrivano. Quando risiedeva a Somasca dormiva sopra il duro sasso di un eremo ridotto rozzamente a forma di letto. Per non sembrare scortese, quando andava in cerca di orfani da educare, accettava a malincuore inviti a pranzo. 
       Una volta a Salò (Brescia) nel bel mezzo del convitto non poté trattenere le lacrime. Si ritirò allora nell'angolo più remoto della casa per gemere e sospirare: "Ingrato, ingrato, il Signore ha patito per te fame e sete, e tu godi senza vergogna cibi tanto delicati?".      
      Un'altra volta a Peschiera, un commensale, avendo visto che l'Emiliani non si serviva delle pietanze, gli disse scherzosamente: "Attento messer Girolamo che le indigestioni di pane sono cattive!". "E' vero - gli rispose il Santo senza scomporsi - sono troppo ingordo". E per quella volta non volle più mangiare neanche pane.

          Altra caratteristica del Santo fu il suo completo abbandono alla divina Provvidenza. Sono numerosi i miracoli che egli adoperò per non lasciare mancare ai suoi orfani il cibo necessario. Alcuni dei pani, da lui moltiplicati, si conservarono per oltre 25 anni senza guastarsi, e si mostrarono prodigiosi per ogni malattia. Molte volte accade che medicando un infermo, questi a contatto delle sue mani acquistò istantaneamente la salute. Per allontanare da sé qualsiasi sospetto di potere taumaturgico, si procurò una bottiglia d'acqua e, mostrandola a tutti, attribuiva ad essa le prodigiose guarigioni che otteneva invece con le sue preghiere.

          All'inizio del 1537 Giampietro Carafa fu elevato da Paolo III alla dignità cardinalizia. Giunto a Roma, si affrettò a scrivere al suo antico discepolo per invitarlo a recarsi nella Città Eterna con alcuni religiosi per raccogliervi tanti orfani. Il santo radunò invece i suoi confratelli e così parlò loro: "Ecco io sono chiamato contemporaneamente a Roma e al cielo, ma il viaggio al cielo impedirà quello a Roma: sia fatto però di me secondo il beneplacito divino". Morì infatti l'8-2-1537 in seguito a una fiera pestilenza contratta nell'assistere i suoi orfani colpiti dal morbo. Prima di mettersi a letto aveva voluto disegnare sulla parete della cameretta una grande croce su cui fissare lo sguardo nel decorso della malattia.

         Girolamo Emiliani fu beatificato il 22-9-1747 da Benedetto XIV, canonizzato il 16-7-1767 da Clemente XIII e proclamato patrono universale degli orfani e della gioventù abbandonata da Pio XI nel 1928. Le sue reliquie sono venerate nella chiesa parrocchiale di Somasca. I suoi seguaci furono approvati da S. Pio V nel 1586 con il nome di Chierici Regolari Somaschi.

Preghiamo
O Dio, padre delle misericordie , per i meriti e l'intercessione del beato Girolamo, che volesti fosse un sostegno e un padre per gli orfani: concedi, che noi custodiamo fedelmente lo spirito di adozione, onde ci nominiamo e siamo tuoi figli.

Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
R. Amen.
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Sac. Guido Pettinati SSP,
I Santi canonizzati del giorno, vol. 2, Udine: ed. Segno, 1991, pp. 133-138.
http://www.edizionisegno.it/

AMDG et BVM

lunedì 20 luglio 2015

San Girolamo Emiliani

 Liturgia di San Girolamo Emiliani
 Liturgia fornita dal
Villaggio del Fanciullo - Martina Franca
 
   
8 FEBBRAIO
SAN GIROLAMO EMILIANI
(1486-1537)

 
LETTURE: Is 58,7-11;  Sal 111; Ef 3,14-19; Mt 19,13-21
 
Girolamo Emiliani nasce a Venezia nel 1486 da nobile famiglia.
Nel 1511 durante la guerra tra la Repubblica Veneta e gli stati della Lega di Cambrai, gli è affidata la difesa della fortezza di Castel Nuovo di Quero.
Fatto prigioniero, invoca la “Madonna Grande” di Treviso, viene prodigiosamente liberato e ritorna a Venezia a servizio della Repubblica. Progressivamente matura una radicale conversione alla vita cristiana: per imitare “il suo divino Maestro Gesù”, rinuncia a tutti i suoi averi dedicandosi al servizio dei poveri, in particolare dei fanciulli orfani e abbandonati, coi quali “vuole vivere e morire”.

A questo scopo costituisce la “Compagnia dei servi dei poveri”, sacerdoti e laici insieme, che condividono in tutto la vita dei piccoli.
Muore a Somasca l’8 febbraio 1537.

In seguito la Chiesa inserisce la Compagnia da lui fondata tra le Congregazioni dei chierici regolari e proclama il Santo “Patrono universale degli orfani e della gioventù abbandonata”.

   Dobbiamo confidare soltanto nel SignoreDalle «Lettere ai suoi confratelli» di san Girolamo Emiliani (Venezia, 21 giugno 1535)

Carissimi fratelli in Cristo e figli dell’Ordine dei Servi dei poveri.
Il vostro povero padre vi saluta e vi esorta a perseverare nell’amore di Cristo e nella fedele osservanza della legge cristiana, come vi ho mostrato con le parole e con le opere quando ero in mezzo a voi, in modo che il Signore sia glorificato in voi per mezzo mio.

Il nostro fine è Dio, fonte di tutti i beni, e dobbiamo confidare soltanto in lui e non in altri, come diciamo nella nostra preghiera. E il nostro misericordioso Signore, volendo accrescere la vostra fede (senza la quale, come dice l’evangelista, Cristo non poté operare molti miracoli) ed esaudire la vostra preghiera, ha stabilito di servirsi di voi poveri, maltrattati, afflitti, stremati di forze, disprezzati da tutti e privati della stessa mia presenza corporale, ma non dello spirito del vostro povero e amatissimo e dolce padre.

Perché vi abbia trattato così, egli solo lo sa; tuttavia possiamo individuare tre cause. Anzitutto il Signore nostro benedetto vi avverte che vuole accogliervi tra i suoi figli diletti, purché perseveriate nelle sue vie: così infatti si è comportato con i suoi amici e li ha resi santi.

La seconda causa è questa, che desidera vivamente che voi sempre più confidiate in lui e non in altri, perché, come ho detto, Dio non compie le sue opere in coloro che rifiutano di porre soltanto in lui tutta la loro fede e speranza, ma ha sempre infuso la pienezza della carità in coloro che erano dotati di grande fede e speranza, e in essi ha compiuto grandi cose. Perciò se sarete ricchi di fede e di speranza, egli stesso, che esalta gli umili, farà in voi grandi cose. Dunque, portando via da voi me e qualunque altro a voi gradito, vi imporrà di scegliere fra queste due cose: o allontanarvi dalla fede e ritornare alle cose del mondo,  o rimanere saldi nella fede e così essere approvati da lui.

Ed ecco la terza causa: Dio vi vuole provare come l’oro nel crogiuolo. Infatti le scorie dell’oro sono distrutte dal fuoco, ma l’oro buono rimane e aumenta di valore. Allo stesso modo Dio si comporta con il servo buono che spera e rimane fermo in lui nelle tribolazioni. Dio lo solleva e di quelle cose che per suo amore ha abbandonato, gli darà il centuplo in questo mondo e la vita eterna nel futuro.

In questo modo egli si è comportato con tutti i santi. Così fece con il popolo d’Israele dopo quanto aveva sofferto in Egitto: non solo infatti lo trasse fuori di là con tanti prodigi e lo nutrì con la manna nel deserto, ma gli concesse anche la terra promessa. Se pertanto anche voi sarete costanti nella fede contro le tentazioni, il Signore vi concederà pace e riposo a tempo debito in questo mondo, e per sempre nell’altro.

MESSALE
Antifona d'Ingresso   Mc 10,14
«Lasciate che i piccoli vengano a me
e non glielo impedite,
perché a chi è come loro
appartiene il regno di Dio», dice il Signore.


Sínite párvulos veníre ad me, et ne prohibuéritis eos: tálium est enim regnum Dei, dicit Dóminus.

Colletta
O Dio, che in San Girolamo Emiliani,
sostegno e padre degli orfani,
hai dato alla Chiesa un segno della tua predilezione
verso i piccoli e i poveri,
concedi anche a noi
di conservare fedelmente lo spirito di adozione,
per il quale ci chiamiamo
e siamo realmente tuoi figli.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.


Deus, Pater misericordiárum, qui beátum Hierónymum adiutórem et patrem órphanis providísti, eius nobis intercessióne concéde, ut spíritum adoptiónis, quo fílii tui nominámur et sumus, fidéliter custodiámus. Per Dóminum. 
   
LITURGIA DELLA PAROLA
   
Prima Lettura   Is 58,7-11
Se offrirai il pane all’affamato, brillerà fra le tenebre la tua luce.
Dal libro del profeta Isaia
Così dice il Signore: “Spezza il tuo pane con l'affamato, introduci in casa i miseri, senza tetto, vesti chi è nudo, senza distogliere gli occhi dalla tua gente.
Allora la tua luce sorgerà come l'aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà.
Allora lo invocherai e il Signore ti risponderà; implorerai aiuto ed egli ti dirà: Eccomi! Se toglierai di mezzo a te l'oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se offrirai il pane all'affamato, se sazierai chi è digiuno, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua oscurità sarà come il meriggio.
Ti guiderà sempre il Signore, ti sazierà in terreni aridi, rinvigorirà le tue ossa; sarai come un giardino irrigato e come una sorgente le cui acque non inaridiscono”.
   
Salmo Responsoriale  Dal Salmo 111
Il Signore ama chi dona con gioia.
   
Beato l'uomo che teme il Signore
e trova grande gioia nei suoi comandamenti.
Potente sulla terra sarà la sua stirpe,
la discendenza dei giusti sarà benedetta.  
R.

Spunta nelle tenebre come luce per i giusti,
buono, misericordioso e giusto.
Felice l'uomo pietoso che dà in prestito:
egli non vacillerà in eterno.
  R.

Il giusto sarà sempre ricordato,
non temerà annunzio di sventura.
Saldo è il suo cuore, confida nel Signore,
sicuro è il suo cuore, non teme.  
R.

Egli dona largamente ai poveri,
la sua giustizia rimane per sempre,
la sua potenza s'innalza nella gloria.  
R.

Seconda lettura
   Ef 3,14-19
Il Cristo abiti, per la fede, nei vostri cuori: radicati e fondati nella carità.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini

Fratelli, io piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome, perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell'uomo interiore.
Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità, e conoscere l'amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio.
 
Canto al Vangelo     Mt 25,40
Alleluia, alleluia.
Quanto avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli,
l'avete fatto a me.
Alleluia.
  
  
Vangelo  Mt 19,13-21
Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri;
poi vieni e seguimi.


Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, furono portati a Gesù dei bambini, perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li sgridavano.
Gesù però disse loro: “Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli”. E dopo aver imposto loro le mani, se ne partì.
Ed ecco un tale gli si avvicinò e gli disse: “Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?”. Egli rispose: “Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti”. Ed egli chiese: “Quali?” Gesù rispose: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, ama il prossimo tuo come te stesso”. Il giovane gli disse: “Ho sempre osservato tutte queste cose: che mi manca ancora?”.
Gli disse Gesù: “Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi”.
   
Sulle Offerte
O Padre misericordioso, che in San Girolamo
hai impresso l'immagine dell'uomo nuovo,
creato nella giustizia e nella santità,
concedi anche a noi di rinnovarci nello spirito,
per essere degni di offrirti il sacrificio di lode.
Per Cristo nostro Signore.
 

Accépta tibi sit, quæsumus, Dómine, sacrátæ plebis oblátio pro beáti commemoratióne et præsta, ut, ex huius participatióne mystérii, exémpla tuæ caritátis referámus. Per Christum.
 
   
Antifona alla Comunione   Gc 1,27
Religione pura e senza macchia
davanti a Dio nostro Padre è questa:
soccorrere gli orfani e le vedove
nelle loro afflizioni
e conservarsi puri da questo mondo
. 

Mt 18,3 Nisi convérsi fuéritis et efficiámini sicut párvuli, non intrábitis in regnum cælórum, dicit Dóminus.
   
Dopo la Comunione
O Padre misericordioso, che ci hai fatto gustare
la dolcezza del pane di vita,
concedi a noi, che celebriamo con gioia
la solennità di san Girolamo,
di imitare il suo esempio
per progredire nel cammino della carità
ed essere da te benedetti nel regno dei cieli.
Per Cristo nostro Signore.


Tríbuat nobis, omnípotens Deus, reféctio sancta subsídium, ut, exémplo beáti Hierónymi, et fraternitátis caritátem et lumen veritátis in corde exhibeámus et ópere. Per Christum.