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martedì 19 maggio 2020

Come l'uragano sradica l'albero, così la superbia strappa l'uomo da Dio.




19. Dove c'è disordine, bisogna portare la luce, e abituarsi a distinguere ciò che è mondo da ciò che è immondo, la malattia dalla sanità, il vile dal prezioso, il chiaro dall'oscuro, la virtù dal vizio. E questo si ottiene riflettendo su quale è il fine di tutte le cose e di ogni nostra singola azione.

20. Gesù ha affermato che il suo "giogo, cioè il servizio di Dio, è soave"; ma soltanto l'anima che, vivendo alla presenza di Dio, teme con affetto filiale di recargli offesa, ne gusta tutta la dolcezza.

21. Il timore di Dio ci rende diffidenti di noi stessi, delle nostre deboli forze, e ci incita a essere cauti contro i pericoli di ricaduta: pericoli possibili per tutti, ma molto probabili per i principianti.

22. Della bellezza della Madre sua, Maria, il Figlio stesso dice: "Tu sei bella, amica mia, soave e leggiadra come Gerusalemme" (Ct 6,4). Bella per l'umiltà, amica per la carità, soave per la contemplazione, leggiadra per la verginità, come la Gerusalemme celeste nella quale abita Dio. E la Vergine è la sua abitazione, poiché sta scritto: "Chi mi ha creata, riposò nella mia tenda" (Eccli 24,13), cioè nel mio grembo.

23. Dove regna il torpore della pigrizia, crescono le erbe pungenti dei cattivi pensieri. Per questo l'anima, simile a un campo, deve essere seminata con la semente della predicazione, vi si devono piantare gli alberi delle virtù, devono verdeggiarvi i pascoli delle speranze celesti, deve essere allietata dai fiori più vari con l'imitazione degli esempi dei santi.

24. Sisara, ucciso da una donna, Giaele, è figura del diavolo. Il suo nome significa "esclusione dalla gloria"; infatti l'eterno nemico tenta sempre di privare gli uomini della salvezza eterna. Questo nemico fu ucciso dalla verginità di Maria e dalla passione del suo Figlio: dalla loro potenza fu privato dei suoi nefasti poteri. Ben a ragione quindi si può dire di Maria ciò che la Scrittura dice di Giaele: sei benedetta fra tutte e sopra tutte le donne, tu che hai portato lo sgomento e lo scompiglio nella casa del diavolo, che hai troncato la testa del tiranno e ci hai riportato la pace.

25. Lode e gloria a te, o Vergine beata, che oggi ci hai colmati di bontà, dandoci il Figlio tuo. Prima eravamo vuoti, ed eccoci ricolmi; eravamo infermi, ed eccoci risanati; eravamo maledetti, e ora siamo benedetti. Ecco la bontà, ecco il Paradiso: il Figlio tuo!

26. L'uomo giusto è ammirabile nella chiara conoscenza che ha del proprio cuore e nell'assiduo controllo della sua coscienza; consigliere nelle necessità spirituali e corporali del prossimo; forte nel resistere alle tentazioni; padre del mondo futuro nella predicazione della parola e dell'esempio; principe della pace nella serenità dello spirito e del corpo.

27. Come l'uragano sradica l'albero, così la superbia strappa l'uomo da Dio. Non c'è da meravigliarsi: superbia vuol dire andar sopra, umiltà significa curvarsi a terra.

28. Il superbo vuol salire mentre Dio discende: c'è qualcosa di più contrastante e opposto? L'uno va in su, l'altro discende. Come la radice è vita dell'albero, così l'umiltà è vita dell'uomo. Quale sventura, quando l'anima nostra viene sradicata dall'uragano della superbia: perché Dio sopra tutte le cose detesta l'orgoglio.

29. La sapienza mondana insegna a cercare i più alti onori, a godere nelle vanità dell'esistenza terrena, a rendere male per male, a non cedere quando si può resistere. È una sapienza piena di orgoglio, di vanità, d'inganno.

30. O felice quell'anima, in cui splende la bellezza di una coscienza serena e la confidenza d'una vita santa e la giocondità dell'amore fraterno.

31. Ti preghiamo, santa Vergine Maria, nostra Signora, nostra speranza. Tu che sei la stella del mare, brilla su di noi sbattuti dalle tempeste di questo mare del mondo e guidaci al porto. Nel momento del nostro "passaggio" difendici con la tua presenza consolatrice, affinché senza timore possiamo uscire dal carcere del corpo e meritiamo di salire lieti al gaudio infinito.