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lunedì 8 aprile 2019

E la notte del Sabato Santo passa così.



VOLUME X CAPITOLO 615



DCXV. 

La notte del Sabato Santo. 

   31 marzo 1945.
1 Entra guardinga Maria di Alfeo e ascolta. Forse pensa che la Vergine si sia assopita. Si accosta, si curva. E la vede in ginocchio, col volto a terra contro il Sudario. Mormora: «O sventurata! Così è rimasta!». Deve pensare che si è addormentata o svenuta così.
   Ma Maria, uscendo dalla sua orazione, dice: «No, pregavo».
   «Ma in ginocchio! Al buio! Al freddo! La finestra aperta! Sen­ti? Sei di gelo».
   «Ma sto tanto meglio, Maria. Mentre pregavo — e solo l'E­terno sa come ero sfinita dopo avere sostenuto tante fedi che vacillano, illuminato tante menti che neppure la sua morte ha rischiarato — mi è parso di sentire un profumo angelico, una freschezza di Cielo, una carezza d'ala… Un attimo… Non di più. Ma mi è sembrato che, nel mare di mirra che infuriato mi sommerge da tre giorni ormai, si infondesse una stilla di pacificante dolcezza. Mi è sembrato che la volta serrata dei Cieli si socchiudesse e un filo di luminoso amore scendesse sulla Abbandonata. Mi è sembrato che, venendo da lontananze infinite, un murmure incorporeo dicesse: "È realmente terminato". La mia preghiera, sino a quel momento desolata, si è fatta più quieta. Si è tinta della luminosa pace — oh! appena una sfumatura! — della luminosa pace che erano i miei contatti con Dio nell'orazione… 

 2 Le mie orazioni!… Maria, hai amato molto, tu, il tuo Alfeo quando eri la vergine sposata?».

    «Oh! Maria!… Giubilavo all'aurora dicendo: "È passata una notte. Una di meno d'attesa". Giubilavo al tramonto dicendo: "Un altro giorno è finito. Più prossima la mia entrata sotto il suo tetto". E come calava il sole, io cantavo come un'allodola pensando: "Fra poco viene". E quando lo vedevo venire, bello nel volto come il mio Giuda — è per quello che Giuda è il mio prediletto — ma dall'occhio di cervo innamorato come è Giacomo mio, oh! allora io non sapevo più dove ero! E quando mi salutava dicendo: "Dolce sposa!" e io gli potevo dire: "Mio signore", allora io… io credo che, se fossi stata stritolata in quel momento da un pesante carro o colpita da una freccia, non avrei sentito dolore. E dopo!… Quando fui la moglie sua… Ah!…». Maria si perde nell'estasi dei ricordi. Poi chiede: «Ma perché questa domanda?».

   «Per spiegarti cosa erano per me le orazioni. Centuplica i tuoi sentimenti, aumentali per mille e mille potenze, e comprenderai cosa è sempre stata per me l'orazione, l'attesa di quell'ora… Già, io credo che, se anche non oravo nella pace della grotta o della stanza mia, ma lavoravo alle opere della donna, l'anima mia orasse senza pausa… Ma quando potevo dire: "Ecco, l'ora di raccogliermi in Dio viene", io avevo il cuore che ardeva palpitando veloce. E quando in Lui mi perdevo… allora… No… Questo non te lo posso spiegare. Quando sarai nella luce di Dio lo comprenderai… 

 3 Tutto questo da tre giorni era perduto… Ed era ancora più straziante del non avere più Figlio… E Satana lavorava su queste due piaghe sovrapposte della morte della mia Creatura e dell'abbandono di Dio, creando la terza piaga del terrore della non fede. Maria, ti voglio bene e mi sei parente. Lo dirai, poi, ai tuoi figli apostoli, perché sappiano resistere nell'apostolato e trionfare su Satana. Io sono certa che, se io avessi accettato il dubbio, se avessi ceduto alla tentazione di Satana e avessi detto: "Non è possibile che Egli sorga" negando Dio — perché dire ciò era negare Dio con la sua Verità e Potenza — nel nulla sarebbe ricaduta tanta Redenzione. Io, nuova Eva, avrei morso da capo al pomo della superbia e del senso spirituale, e avrei disfatto l'opera del mio Redentore. Gli apostoli continuamente saranno tentati così: dal mondo, dalla carne, dal potere, da Satana. Restino fermi. Contro tutte le torture, e le corporali saranno le più lievi, per non distruggere ciò che Gesù ha fatto».
   «Dillo tu, Maria, ai miei figli… Che vuoi che sappia dire la tua povera cognata?! 
4 Oh! però! Se fossero venuti! Pazienza, fuggire nella prima ora! Ma poi!».

   «Vedi che Lazzaro e Simone avevano ordine di condurli a Betania. Gesù sa tutto…».

   «Sì… Ma… Oh! quando li vedrò, li rimprovererò acerbamente. Sono stati dei vili. Che tutti lo fossero! Ma non loro. I miei figli! Non lo perdonerò loro mai…».

   «Perdona, perdona… È stato un momento di smarrimento… Non credevano che Egli potesse essere preso. Egli lo aveva detto…».

   «Bene apposta che non li perdono. Lo sapevano. Erano perciò già preparati. Quando una cosa si sa, e si crede a chi la dice, niente fa più stupore!».

   «Maria, anche a voi ha detto: "Io risorgerò". Eppure… Potessi aprirvi il petto e il capo, sul cuore e sul cervello vedrei scritto: "Non può essere"».

   «Ma almeno… Sì… È difficile credere… Ma noi siamo rimaste però sul Calvario».

   «Per grazia gratuita di Dio. Altrimenti saremmo fuggite noi pure. Longino, lo hai sentito? Ha detto: "orrenda cosa". Ed è un guerriero. Noi, donne, sole con un ragazzo, abbiamo resistito per aiuto diretto di Dio. Non te ne gloriare, perciò. Non è merito nostro».

   «E perché non a loro?».

   «Perché essi saranno i sacerdoti di domani. Devono perciò sapere. Sapere, per averlo provato, come è facile al fedele di un Credo cadere in abiura. Gesù non vuole dei sacerdoti come quelli che lo sono tanto poco da essere stati i suoi più tenaci nemici…».

   «Parli di Gesù come già fosse tornato, tu».

   «Lo vedi? Tu pure confessi di non credere. Come puoi dunque rimproverare i tuoi figli?».

   Maria d'Alfeo non sa che ribattere. Resta a capo chino, muove macchinalmente degli oggetti. Trova la lucernetta ed esce con quella, per tornare dopo con la stessa accesa, che posa al solito posto.
   Maria si è seduta di nuovo presso il Sudario disteso. Il Sudario che, alla luce gialla del lume ad olio, alla fiammella tremolante di esso, acquista una particolare vivezza e pare muoversi nella bocca e negli occhi.
   «Non prendi niente?», chiede, un poco mortificata, la cognata.
   «Un poco d'acqua. Ho sete».
   Maria va e torna… con del latte.
   «Non insistere. Non posso. Acqua sì. Non ho più acqua in me… Credo non avere più neppure sangue. Ma…».

 5 Bussano al portone. Maria d'Alfeo esce. Un parlottio nel vestibolo e poi Giovanni mette dentro il capo.
   «Giovanni. Sei tornato? Ancora nulla?».
   «Sì. Simon Pietro… e il mantello di Gesù… insieme… Nel Get-Samnì. Il mantello…». Giovanni scivola in ginocchio e dice: «Eccolo… Ma è tutto lacerato e insanguinato. Le impronte delle mani sono di Gesù. Solo Lui le aveva lunghe e sottili così. Ma le lacerazioni sono di denti, si vede netto che è bocca d'uomo questa. Penso sia stato… sia stato Giuda Iscariota, perché presso al posto dove Simon Pietro trovò il mantello era un pezzo della veste gialla di Giuda. È tornato là… dopo… prima di uccidersi. Guarda, Madre».

   Maria non ha fatto che carezzare e baciare il pesante mantello rosso del Figlio, ma premuta da Giovanni lo apre e vede le impronte sanguinose, scure sul rosso del Sangue, e le lacerazioni dei denti. Trema e mormora: «Quanto sangue!». Pare che non veda che quello.

   «Madre… la terra ne è rossa. Simone, che è corso lassù nelle prime ore del mattino, dice che l'erba era ancor col sangue fresco sulle foglie… Gesù… Io non so… Non mi pareva ferito… Da dove tanto sangue?».
   «Dal suo Corpo. Nell'angoscia… Oh! Gesù-Vittima totale! Oh! mio Gesù!». Maria piange così angosciosamente, con un lamento esausto, che le donne si affacciano alla porta e guardano e poi si ritirano. «Questo, questo mentre tutti ti abbandonavano… Che facevate, voi, mentre Egli pativa la sua prima agonia?».
   «Dormivamo, Madre…». Giovanni piange.
 6 «Là era Simone? Racconta».
   «Ero andato per cercare il mantello. Avevo pensato di chiederlo a Giona e a Marco… Ma sono fuggiti. La casa è chiusa e tutto è in abbandono. Allora sono sceso alle mura, per fare tutta la strada fatta giovedì… Ero così stanco quella sera, e addolorato, che non potevo, ora, ricordare dove Gesù si era levato il mantello. Mi pareva che lo avesse e poi non lo avesse… Sul posto della cattura, nulla… Dove eravamo noi tre, nulla… Sono andato per il sentiero preso dal Maestro… E ho creduto fosse morto anche Simon Pietro, perché l'ho visto là, tutto rannicchiato contro un masso. Ho gridato. Ha alzato la testa… e l'ho creduto pazzo, tanto era cambiato. Ha avuto un urlo e ha cercato fuggire. Ma traballava, acciecato dal piangere fatto, ed io l'ho afferrato. Mi ha detto: "Lasciami. Sono un demonio. L'ho rinnegato. Come Lui diceva… e il gallo ha cantato e Lui mi ha guardato. Sono fuggito… ho corso su e giù per la campagna, e poi mi sono trovato qui. E, vedi? Qui Jeovè mi ha fatto trovare il suo Sangue ad accusarmi. Tutto sangue. Tutto sangue! Sulla roccia, sulla terra, sull'erba. Io l'ho fatto spargere. Come te, come tutti. Ma io quel Sangue l'ho rinnegato". Ma pareva in delirio. Ho cercato di calmarlo e di portarlo via. Ma non voleva. Diceva: "Qui. Qui. A fare la guardia a questo Sangue e al suo mantello. E con le lacrime lo voglio lavare. Quando non ci sarà più sangue sulla stoffa, forse allora tornerò fra i vivi battendomi il petto e dicendo: 'Io ho rinnegato il Signore!'". Gli ho detto che tu lo volevi. Che mi avevi mandato a cercarlo. Ma non lo voleva credere. Allora gli ho detto che volevi anche Giuda, per perdonarlo, e che soffrivi di non poterlo più fare per il suo suicidio. Allora ha pianto più calmo. Ha voluto sapere. Tutto. E mi ha raccontato che l'erba era ancora col Sangue fresco e che il mantello era tutto malmenato da Giuda, di cui egli aveva trovato un pezzo di veste. L'ho lasciato parlare e parlare, e poi ho detto: "Vieni dalla Madre". Oh! quanto ho dovuto pregare per persuaderlo! E quando mi pareva di essere riuscito a persuaderlo e mi alzavo per venire, egli non voleva più. Solo verso sera è venuto. Ma giunto oltre la porta si è nascosto da capo in un'ortaglia deserta, dicendo: "Non voglio che la gente mi veda. Porto scritto sulla fronte la parola: Rinnegatore di Dio". Ora, a buio fondo, sono riuscito a strascinarlo fin qui».
 7 «Dove è?».
   «Dietro a quella porta».
   «Fallo entrare».
   «Madre…».
   «Giovanni…».
   «Non lo rimproverare. È pentito».
   «Mi conosci così poco ancora? Fallo entrare».
   Giovanni esce. Ritorna. Solo. Dice: «Non osa. Prova a chiamarlo tu».
   E Maria dolcemente: «Simone di Giona, vieni». Niente. «Simon Pietro, vieni». Niente. «Pietro di Gesù e di Maria, vieni». Uno scoppio aspro di pianto. Ma non entra. Maria si alza. Lascia il mantello sulla tavola e va alla porta.
   Pietro è accovacciato lì fuori. Come un cane senza padrone. Piange tanto forte, e tutto in un gomitolo, che non sente il rumore della porta che si apre cigolando né lo struscio dei sandali di Maria. Si accorge che Ella è lì quando Ella si china fino a prendergli una mano, premuta sugli occhi, e lo obbliga ad alzarsi. Entra nella stanza tirandoselo dietro come un bambino. Chiude la porta a maniglia e chiavistello e, curva per il dolore come egli per la vergogna, torna al suo posto.
   Pietro le va ai piedi, in ginocchio, e piange senza freno. Maria lo carezza sui capelli brizzolati, sudati dal dolore. Non altro che questa carezza, finché egli è più calmo. 


 8 Poi, quando infine Pietro dice: «Tu non mi puoi perdonare. Non mi accarezzare dunque. Perché io l'ho rinnegato», Maria dice:
   «Pietro, tu lo hai rinnegato. È vero. Hai avuto il coraggio di rinnegarlo in pubblico. Il coraggio codardo di farlo. Gli altri… Tutti, meno i pastori, Mannaen, Nicodemo e Giuseppe e Giovanni, hanno avuto la codardia solo. Lo hanno rinnegato tutti: uomini e donne di Israele, meno poche donne… Non nomino i nipoti ed Alfeo di Sara. Essi erano parenti e amici. Ma gli altri!… E neppure hanno avuto il coraggio satanico di mentire per salvarsi, né il coraggio spirituale di pentirsene e piangere, né quello ancor più alto di riconoscere pubblicamente l'errore. Sei un povero uomo. Lo eri, anzi. Finché presumesti di te. Ora sei un uomo. Domani sarai un santo. Ma, anche non fossi qual sei, io ti avrei perdonato lo stesso. Avrei perdonato a Giuda, pure di salvargli lo spirito. Perché il valore di uno spirito, anche di uno solo, merita ogni sforzo per superare ripugnanze e risentimenti, sino ad esserne spezzati. Ricòrdatelo, Pietro. Te lo ripeto: Il valore di un'anima è tale che, a costo di morirne per lo sforzo di subirla vicino, bisogna tenerla così, fra le braccia, come io tengo la tua testa canuta, se si capisce che, tenendola così, la si può salvare. Così. Come una madre che, dopo il castigo paterno, prende sul cuore il capo del figlio colpevole, e più colle parole del suo cuore straziato che batte, che batte d'amore e dolore, che con le percosse paterne, ravvede ed ottiene. Pietro del mio Figlio, povero Pietro che sei stato, come tutti, in mano di Satana in quest'ora di tenebre, e non te ne sei accorto, e credi di avere fatto tutto da te, vieni, vieni qui, sul cuore della Madre dei figli del mio Figlio. Qui non può Satana farti più male. Qui si calmano le tempeste e in attesa del sole — Gesù mio che risusciterà per dirti: "Pace, Pietro mio" — sorge la stella del mattino. Pura, bella, e facente puro e bello tutto ciò che essa bacia, come avviene sulle chiare acque del nostro mare nelle fresche mattine di primavera. Per questo ti ho tanto desiderato. Ai piedi della Croce io ero martirizzata per Lui e per voi e — come non lo hai sentito? — e chiamavo i vostri spiriti così forte che io credo che essi vennero realmente a me. E, chiusi nel mio cuore, anzi, deposti sul mio cuore, come i pani della proposizione, io li ho tenuti sotto il lavacro del suo Sangue e del suo pianto. Io potevo, perché Egli, in Giovanni, mi ha fatta Madre di tutta la sua prole… Quanto ti ho desiderato!… In quella mattina, in quel pomeriggio, e notte e nuovo giorno… Perché tanto hai fatto attendere una madre, povero Pietro ferito e calpestato dal Demonio? Non sai che è compito delle madri ravviare, guarire, perdonare, condurre? Io ti conduco a Lui. 
 9 Lo vorresti vedere? Vorresti vedere il suo sorriso per persuaderti che ti ama ancora? Sì? Oh! allora staccati dal mio povero seno di donna e posa la fronte sulla sua fronte coronata, la tua bocca sulla sua bocca ferita, e bacialo il tuo Signore».
   «È morto… Non potrò mai più».
   «Pietro. Rispondi a me. Quale credi sia l'ultimo miracolo del tuo Signore?».
   «Quello dell'Eucarestia. Anzi, no. Quello del soldato guarito là… là… Oh! non mi fare ricordare!…».
   «Una donna, fedele, amorosa, forte, lo ha raggiunto sul Calvario e gli ha asciugato il Volto. Ed Egli, per dire quanto può l'amore, ha fissato il suo Volto sul lino. Eccolo, Pietro. Questo ha ottenuto una donna, in ora di tenebre infernali e di corruccio divino. Solo perché amò. Ricòrdatelo questo, Pietro. Per le ore in cui ti sembrerà che il Demonio sia più forte di Dio. Dio era prigioniero degli uomini, già oppresso, condannato, flagellato, già morente… Eppure, poiché anche fra le più dure persecuzioni Dio è sempre Dio e, se sarà colpita l'Idea, intoccabile è Dio che la suscita, ecco che Dio, ai negatori, agli increduli, agli uomini degli stolti "perché", dei colpevoli "non può essere", dei sacrileghi "ciò che io non comprendo non è vero", risponde, senza parole, con questo lino. Guardalo. 
 10Un giorno, tu me lo hai detto, tu dicesti ad Andrea: "Il Messia manifestarsi a te? Non può essere vero!", e poi la tua ragione umana dovette piegare alla forza dello spirito, che vedeva il Messia là dove la ragione non lo vedeva. Un'altra volta, sul mare in tempesta, tu chiedesti: "Vengo, Maestro?", e poi, a mezza via, sull'acqua sconvolta, dubitasti dicendo: "L'acqua non mi può reggere" e, col dubbio per zavorra, per poco non affogavi. Solo quando contro la ragione umana prevalse lo spirito che seppe credere, potesti trovare l'aiuto di Dio. Un'altra dicesti: "Se Lazzaro è morto già da quattro giorni, a che siamo venuti? Per morire inutilmente". Perché non potevi, con la tua ragione umana, ammettere altra soluzione. E la tua ragione fu smentita dallo spirito che, indicandoti col risorto la gloria del Risuscitatore, ti mostrò che non inutilmente eravate andati. Un'altra, anzi più altre, dicesti, udendo il tuo Signore parlare di morte, e morte atroce: "Ciò non ti accadrà mai!". E tu vedi che smentita ha avuto la tua ragione. Io attendo, ora, di udire la parola del tuo spirito in quest'ultimo caso…».
   «Perdono».
   «Non questo. Un'altra parola».
   «Credo».
   «Un'altra».
   «Non so…».
   «Amo. Pietro, ama. Sarai perdonato. Crederai. Sarai forte. Sarai il Sacerdote e non il fariseo che opprime e non ha che formalismi e non fede attiva. 

 11Guardalo. Osa guardarlo. Tutti lo hanno guardato e venerato. Anche Longino… E tu non sapresti? Hai pure saputo rinnegarlo! Se non lo riconosci ora, attraverso il fuoco del mio materno, amoroso dolore che vi unisce, che vi rappacifica, non potrai più. Egli risorge. Come potrai guardarlo nel suo nuovo fulgore se non sai il suo Volto nel trapasso dal Maestro che conosci al Trionfatore che non conosci? Perché il dolore, tutto il Dolore dei secoli e del mondo, lo ha lavorato con scalpello e mazzuolo in quelle ore che vanno dal vespero del Giovedì all'ora di nona del Venerdì. E hanno mutato il suo Volto. Prima era solo il Maestro e l'Amico. Ora è il Giudice e Re. È salito sul suo seggio per giudicare. E si è cinto il serto. Così resterà. Solo che, dopo la gloriosa Risurrezione, sarà non più l'Uomo Giudice e Re. Ma il Dio Giudice e Re. Guardalo. Guardalo, mentre l'Umanità e il Dolore lo velano, per poterlo guardare quando trionferà nella Divinità sua».

   Pietro alza finalmente il capo dal grembo di Maria e guarda Lei, col suo occhio arrossato di pianto in un volto di vecchio bambino, desolato e stupito del male fatto e del tanto bene che trova.
   Maria lo forza a guardare il suo Signore. E allora, mentre Pietro, come davanti ad un volto vivo, geme: «Perdono, perdono! Non so come fu. Che fu. Non ero io. Era qualcosa che mi faceva non essere io. Ma io ti amo, Gesù! Ti amo, Maestro mio! Torna! Torna! Non andartene così, senza dirmi che mi hai capito!», Maria ripete l'atto già fatto nella camera sepolcrale. Con le braccia prostese, in piedi, pare la sacerdotessa nell'attimo dell'offerta. E come là ha offerto l'Ostia senza macchia, qui offre il peccatore pentito. È ben la Madre dei santi e dei peccatori!


 12E poi alza Pietro. Lo consola ancora. E gli dice: «Ora sono più contenta. Ti so qui. Adesso tu vai. Di là. Con le donne e Giovanni. Avete bisogno di riposo e di cibo. Vai. E sii buono…», come ad un bambino.

   E mentre poi, nella casa che, più calma in questa notte seconda dalla sua morte, tende a tornare alle umane abitudini del sonno e del cibo, e mostra l'aspetto stanco e rassegnato delle abitazioni dove i superstiti rinvengono piano dal colpo della morte, Maria sola vuole restare in piedi. Ferma al suo posto. Nella sua attesa. Nella sua preghiera. Sempre. Sempre. Sempre. Per i vivi e per i morti. Per i giusti e i colpevoli. Per il ritorno. Il ritorno. Il ritorno del Figlio.

   La cognata ha voluto stare con Lei. Ma ora dorme pesantemente, seduta in un angolo, con la testa riversa contro il muro. Marta e Maria vengono due volte, ma poi, assonnate, si ritirano in una stanza vicina e dopo qualche parola piombano loro pure nel sonno… E più oltre, in una cameretta piccola come un gingillo, dorme Salome con Susanna, mentre, su due stuoie gettate al suolo, dormono rumorosamente Pietro e Giovanni. Il primo con ancora un meccanico singhiozzo sperso nel suo russare. Il secondo con un sorriso di bambino che sogna qualche lieta visione.

   La vita riprende i suoi atti e la carne i suoi diritti… Solo la Stella del Mattino splende insonne, col suo amore che veglia presso l'effigie del Figlio.
   E la notte del Sabato Santo passa così. Finché il canto del gallo, alla prima schiarita dell'alba, non fa sorgere in piedi con un grido Pietro. E il suo grido spaurito e doloroso sveglia gli altri dormenti.
   È finita la tregua per essi. E rincomincia la pena. Mentre per Maria non fa che accrescersi l'ansia dell'attesa.