Visualizzazione post con etichetta liturgia tridentina. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta liturgia tridentina. Mostra tutti i post

domenica 28 maggio 2023

Le giovani generazioni sono così attratte dalla liturgia tradizionale ....

 

  • CONTROTENDENZA

Parigi-Chartres: il rito antico spopola tra i giovani

Ascolta la versione audio dell'articolo

00:00
08:53

Malgrado le restrizioni, le giovani generazioni sono così attratte dalla liturgia tradizionale che lo "storico" pellegrinaggio francese deve chiudere le iscrizioni: i posti non bastano. Tra loro anche molti partecipanti alla GMG. I numeri e l'età media parlano da soli: la Tradizione non è indietrismo, è il futuro.

Compie quarant’anni il Pellegrinaggio della gioventù francese Parigi-Chartres, organizzato dall’Associazione Notre-Dame de Chrétienté. E quest’anno, per la prima volta, gli organizzatori hanno dovuto comunicare a malincuore di non poter accettare più ulteriori iscrizioni. Overbooking. Resta solo ancora qualche posto per la fascia 13-17 anni, ma la realtà, scrivono gli organizzatori, è impietosa: «la dimensione dei bivacchi, il numero di tende che vi si possono installare, la lunghezza della colonna in movimento, che supererebbe le 2 ore, ritardando troppo l'arrivo degli ultimi pellegrini».

Una colonna di 16.000 giovani pellegrini e quattro treni prenotati per il ritorno a Parigi: è partito così, oggi, lo storico pellegrinaggio nato senza troppi clamori nel 1983, come pellegrinaggio del Centre Henri Charlier, segno della Francia cattolica e dall’animo monastico, che voleva reagire alla decristianizzazione e all’impietosa secolarizzazione. Già due anni dopo i pellegrini potevano entrare nella cattedrale di Chartres per celebrarvi la Messa conclusiva. Con la crisi delle ordinazioni episcopali da parte di Mons. Marcel Lefebvre, le porte della cattedrale resteranno chiuse fino al 1989, quando Giovanni Paolo II, con il Motu Proprio Ecclesia Dei afflicta, riconoscerà un posto nella Chiesa a tutte le realtà, piene di giovani famiglie, legate al rito romano antico.

Da quando la Messa nel rito antico ha conosciuto nuove restrizioni, i partecipanti al pellegrinaggio sono aumentati a dismisura. Effetto Traditionis Custodes? Forse. In ogni caso dovrebbe essere l’ “effetto Gamaliele” a far riflettere le autorità ecclesiastiche e farle ritornare sui propri passi; per non ritrovarsi a combattere contro Dio. Tanto più che un sondaggio realizzato dal quotidiano La Croix (vedi qui  e qui) tra  30 mila giovani francesi che parteciperanno alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù a Lisbona, rivela che quasi il 40% di loro apprezza la Messa in rito antico; altrettanti ritengono di non esserne attratti, ma non sono contrari, mentre  appena un 12% pare aver interiorizzato la stigmatizzazione dell’indietrismo, ritenendo che il Rito antico costituisca un inutile ritorno al passato. Questo è per chi non ha occhi che per i numeri; ma se qualcuno volesse rendersi conto della realtà, il che non guasterebbe, basterebbe parlare con questi giovani. Come ha fatto Matthieu Lasserre per il quotidiano francese di ispirazione cattolica.

Jeanne è una mamma di 28 anni, e non proviene da una famiglia tradizionalista; eppure, ama la Messa nel Rito romano antico, perché avverte «questa sensazione di essere là per Cristo. Dimentico chi è il sacerdote, la cui personalità passa in secondo piano, e sono rivolta verso l’essenziale». Un bell’aiuto per sostenere la lotta di papa Francesco al clericalismo. Ma c’è anche altro ad attrarre alla Messa antica, come spiega Élodie: « Prego con il messale della mia bis-bis nonna. Ho l’impressione d’inserirmi nel prolungamento delle radici della Chiesa e di tutti i grandi santi che hanno pregato con queste stesse parole».

Lo storico del cattolicesimo, Paul Airiau, spiega così il successo della Messa in latino tra le giovani generazioni: «L'interesse del rito tridentino è quello di offrire un pacchetto completo che appare efficace. È una coerenza musicale e rituale, con la garanzia di una stabilità delle forme, qualunque sia il luogo. E funziona, perché questo set è spiegato in connessione con una certa visione della Chiesa e del mondo. C'è una dimensione molto strutturante con una formazione politica, spirituale, teologica e filosofica e una dimensione assoluta specifica della gioventù».

Stabilità, coerenza, visione, assoluto: antidoti formidabili alla fluttuante e liquida “cultura” del relativismo; nella quale evidentemente questi giovani non si trovano a loro agio. E cercano altro: altro, non un prolungamento del mondo verniciato di spiritualità. Aspetti che lo stesso Airiau riconosce come attrattivi anche nei confronti di quei giovani che avevano abbandonato la pratica della fede. Pur con giusta prudenza, ma è un fatto che le comunità legate al rito antico risultano molto aperte verso “quelli di fuori”: «è una dinamica che non è nuova, ma che è stata sottostimata. Ormai esiste un’ibridazione tra la gioventù tradi e quella non tradi».

Altro dato di grande interesse è il fatto che questi giovani non si fanno troppi problemi a frequentare  sia il rito antico che quello riformato. Questa «fluidità liturgica» che si registra, non è tuttavia indifferentismo, perché questi giovani tendono a conservare alcuni elementi del rito antico, che hanno imparato ad apprezzare. Come quello di ricevere la Comunione in ginocchio e sulla lingua. L’intento del Summorum Pontificum, cassato dal Papa, rivive nei giovani?

Non solo sensibilità liturgica. I giovani che andranno alla prossima GMG si dimostrano in controtendenza rispetto alle generazioni che li hanno preceduti ed appaiono decisamente più “conservatori”. Un termine che in realtà è ideologizzato, e che non è in grado di «rendere conto delle molteplici dimensioni della vita di fede», scrive Jerôme Chapuis. E militanti: «Questi giovani della GMG sono impegnati non solo nella Chiesa, ma anche nella società, spesso con i più poveri. Si allenano intellettualmente». Una realtà ben viva, decisamente diversa rispetto a quello che viene per lo più presentato come un mondo di nostalgici, un po’ ai margini della vita della Chiesa.

Anche il sociologo Yann Raison du Cleuziou deve ammettere che «sorprendentemente, il sondaggio mostra la forza del conservatorismo tra i giovani cattolici». La sorpresa è solo per chi ha dovuto attendere i risultati di un sondaggio per comprendere i tratti di una realtà che aveva già sotto gli occhi.

C’è un altro elemento di interesse, ad emergere: «Fatto nuovo, i giovani cattolici di destra hanno più esperienza militante di chi si dice di centro o di sinistra. Si permettono di condurre battaglie conservatrici, ad esempio facendo campagne su questioni di bioetica (35%) o di moralità sessuale (32%)», spiega ancora du Cleuziou. «Nella misura in cui il cambiamento sociale rimane molto apprezzato nella società, questo conservatorismo non li rende guardiani dell'ordine stabilito, ma paradossalmente dei contestatori».  Una realtà ben diversa da quella che il sociologo francese chiama di centro-sinistra ed ecologista, e che si autodefinisce come «la generazione papa Francesco», caratterizzata da un maggiore conformismo.

E tuttavia questo spirito di contestazione che caratterizza i giovani “di destra” non li porta all’anarchia, ma li attacca ancora di più all’istituzione: «tra le diverse risposte proposte, la rappresentazione della Chiesa che raccoglie consensi maggioritari è quella di una Chiesa che, nella società, deve essere un “faro che indica la strada nelle tenebre” (59%)». Questi giovani evidentemente concordano con l’idea che Gesù stesso aveva della sua Chiesa e dei suoi pastori. Ed è per questa ragione che «non appena entrano in gioco le posizioni più conformi al magistero, sono sempre le sensibilità maggioritarie di destra a sostenerle, mentre la sinistra mantiene una posizione più distaccata». Al contrario solo il 7% identifica la Chiesa come «ospedale da campo».

Per esempio, sulla questione del ruolo delle donne nella Chiesa il 64% chiude definitivamente al diaconato e al sacerdozio femminile. E ben il 33% afferma che nella Chiesa si sentono più che riconosciute, mentre è la società civile, che non le tutela come madri di famiglia.

Chapeau all’onestà della redazione de La Croix. Questa è la realtà, questo è il futuro. Riusciranno prima o poi i nostri pastori a far pace con quello che lo Spirito opera nella Chiesa? Lo Spirito Santo, non lo spirito del Concilio.

 AMDG et D.V.MARIAE

venerdì 19 novembre 2021

Quattro nuovi prefazi per la santa Messa del Messale Romano classico.

 


El enriquecimiento del Misal Romano clásico 

y los cuatro prefacios "pro aliquibus locis"


El Missale Romanum no es un libro litúrgico fosilizado en un determinado estadio del desarrollo del rito romano, como muchos parecen pensar. Se trata de un libro vivo que –dentro de los límites necesarios impuestos por san Pío V al codificarlo en 1570– ha experimentado no pocos cambios a lo largo de sus cuatro siglos de vigencia indiscutida en la Iglesia Occidental, de modo que la editio typica de 1962 promulgada por el beato Juan XXIII presenta cambios considerables respecto de la editio princeps (adición del nombre del glorioso patriarca San José en el canon, nuevos prefacios y festividades, total remodelación de la Semana Santa, cambios de rúbricas, modificaciones en el calendario, adopción de una nueva notación gregoriana, etc.).

El papa Benedicto XVI, al liberalizar el rito romano al que llama extraordinario, sabiamente fijó como normativo el Misal de 1962 y no las siguientes ediciones (de 1965 y 1967), que han de considerarse no como una normal evolución del Missale Romanum codificado por San Pío V, sino como reformas preliminares en vista al Missale Romanum promulgado por Pablo VI (forma ordinaria del rito romano de la Santa Misa). Con ello se pone el usus antiquior al abrigo de las mismas controversias y la hermenéutica de ruptura respecto de la tradición litúrgica de la Iglesia que se manifestaron justo inmediatamente después de 1962 y que provocaron una verdadera revolución en el culto católico.

Sin embargo el propio papa Ratzinger ha querido que el Misal clásico pueda ser objeto de enriquecimiento, como lo fue normalmente en el pasado, y pueda beneficiarse de los aportes positivos del usus novior. Por ello, en la Carta a los Obispos que acompaña el motu proprio Summorum Pontificum establece claramente: “en el Misal antiguo se podrán y deberán inserir nuevos santos y algunos de los nuevos prefacios”. Es natural que la devoción de muchos católicos quiera nutrirse durante la Santa Misa con el ejemplo y la intercesión de relevantes santos modernos o recientemente canonizados. También es verdad que una mayor variedad de prefacios ayuda a profundizar en los tiempos litúrgicos y misterios, sobre todo en aquellos que en el Misal del beato Juan XXIII no lo tienen aún proprio (como por ejemplo, Adviento, Septuagésima, Santísimo Sacramento, Santos Patronos). Sin embargo, esto parece que aún tardará en llevarse a cabo.

Lo que sí puede comenzar a utilizarse es una serie de cuatro prefacios aprobados por la entonces Sagrada Congregación de Ritos y que fueron insertados en un apéndice bajo el apartado pro aliquibus locis en la última edición del Misal clásico impresa por la editorial Pustet de Ratisbona en 1963. Como se sabe, las concesiones pro aliquibus locis, aunque hechas parta determinadas diócesis, suelen aplicarse con largueza, de modo que puedan aprovecharse de ellas quienquiera siempre que se respeten rúbricas y calendario. Para utilidad de nuestros lectores, publicamos a continuación los cuatro prefacios indicados.

PRAEFATIONES
PRO ALIQUIBUS LOCIS


PRAEFATIO DE ADVENTU
Vere dignum et iustum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens aetérne Deus: per Christum Dóminum nostrum. Quem pérdito hóminum géneri Salvatórem miséricors et fidélis promissísti: cuius véritas instrúere ínscios, sánctitas iustificáret ímpios, virtus adiuváret infírmos. Dum ergo prope est ut véniat quem missúrus es, et dies affúlget liberatiónis nostrae, in hac promissiónum tuárum fide, piis gáudiis exsultámus. Et ídeo cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus, cumque omni milítia coeléstis exércitus, hymnum glóriae tuae cánimus, sine fine dicéntes: Sanctus...

PRAEFATIO DE SANCTISSIMO SACRAMENTO
Vere dignum et iustum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens aetérne Deus: per Christum Dóminum nostrum. Qui remótis carnálium victimárum inánibus umbris, Corpus et Sánguinem suum nobis in sacrifícium commendávit: ut in omni loco offerátur nómini tuo, quae tibi sola complácuit, oblátio munda. In hoc ígitur inscrutábilis sapientiae, et imménsae caritátis mystério, idípsum quod semel in Cruce perfécit, non cessat mirabíliter operári, ipse ófferens, ipse et oblátio. Et nos, unam secum hóstiam effectos, ad sacrum ínvitat convívium, in quo ipse cibus noster súmitur, recólitur memória Passiónis eius, mens implétur grátia, et futúrae glóriae nobis pignus datur. Et ídeo cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus, cumque omni milítia coeléstis exércitus, hymnum glóriae tuae cánimus, sine fine dicéntes: Sanctus...

PRAEFATIO DE OMNIBUS SANCTIS ET SS PATRONIS 
Vere dignum et iustum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens aetérne Deus: qui glorificáris in concílio Sanctórum, et eórum coronándo mérita, corónas dona tua: qui nobis eórum praebes, et conversatióne exémplum, et communióne consórtium, et intercessióne subsídium: ut tantam habéntes impósitam nubem téstium, per patiéntiam currámus ad propósitum nobis certámen, et cum eis percipiámus immarcescíbilem glóriae corónam. Per Iesum Christum Dóminum nostrum, cuius sánguine ministrátur nobis intróitus in aetérnum regnum. Per quem maiestátem tuam treméntes adórant Angeli, et omnes spírituum coeléstium chori sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces, ut admítti iúbeas, deprecámur, súpplici confessióne dicéntes: Sanctus...

PRAEFATIO IN DEDICATIONE ECCLESIAE
Vere dignum et iustum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens aetérne Deus: Qui hanc oratiónis domum, quam aedificávimus, bonórum ómnium largítor inhábitas, et Ecclésiam, quam ipse fundásti, incessábili operatióne sanctíficas. Haec est enim vere domus oratiónis, visibílibus aedifíciis adumbráta, templum habitatiónis glóriae tuae, sedes incommutábilis veritátis, sanctuárium aetérnae caritátis. Haec est arca, qui nos a mundi eréptos dilúvio, in portu salútis indúcit. Haec est dilécta et única sponsa, quam acquisívit Christus sánguine suo, quam vivíficat Spíritu suo, cuius in sinu renáti per grátiam tuam, lacte verbi páscimur, pane vitae roborámur, misericórdiae tuae subsídiis confovémur. Haec fidéliter in terris, Sponso adiuvánte, mílitat, et perénniter in caelis, ipso coronánte, triúmphat. Et ídeo cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus, cumque omni milítia coeléstis exércitus, hymnum glóriae tuae cánimus, sine fine dicéntes: Sanctus...
AMDG et DVM