Visualizzazione post con etichetta la santità. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta la santità. Mostra tutti i post

giovedì 24 ottobre 2013

«Sopportate e astenetevi, dice Tertulliano; chi osserverà questi due punti, vivrà senza peccato, e sarà felice (Ad Martyr.)».










I TESORI DI CORNELIO A LAPIDE: Perfezione

Data: Domenica, 03 maggio @ 11:57:26 CEST
Argomento: Vita cattolica: Matrimonio, laicato...


 1. Che cosa è la perfezione. 
 2. Gradi della perfezione. 
 3. Felicità e ricchezze della perfezione. 
 4. Mezzi per arrivare alla perfezione.







1. CHE COSA È LA PERFEZIONE. - «Siate perfetti come perfetto è il Padre vostro celeste», dice Gesù Cristo (MATTH. V, 48). «Siate perfetti» - ripete il grande Apostolo (II Cor XIII, 11). 

Ma che cosa è questa perfezione, e in che consiste? 

Consiste primieramente nell'imitare Gesù Cristo: «Chi dice di essere in Gesù Cristo, deve camminare per la via per cui ha camminato Gesù Cristo» (I IOANN. II, 6). 
In secondo luogo, consiste nel far vivere Gesù Cristo in noi, e nel vivere noi solamente di Gesù e per Gesù. Lo dice S. Paolo il quale certamente viveva secondo là perfezione: «Io vivo, ma non già io, ma è Gesù che vive in me; perché tutto il mio vivere sta in Gesù Cristo» (Gal II, 20), (Philipp. I, 21).

*Un dotto, avendo incontrato un mendicante, gli domandò: Donde ne vieni tu? - da Dio, rispose l'accattone. - Dove hai imparata così grande sapienza? - L'ho trovata là dove ho abbandonato tutte le creature. - Chi sei tu? - Io sono re. - Dov'è il tuo regno? - Nell'anima mia: perché ho imparato a governare i miei sensi esteriori ed interiori, affinché tutti gli affetti e le potenze tutte dell'anima mia mi stiano soggette. - Chi ti ha guidato a questa perfezione? - Il mio silenzio, le mie preghiere, le mie meditazioni, la mia unione con Dio. Io ho lasciato tutto ciò che non è Dio, ed ho trovato il mio Dio, e godo in lui pace e riposo continuo (TAULERO, p. 685). Ecco la perfezione.. .


La perfezione dell'uomo, secondo Sant'Agostino, sta nel riguardarsi come imperfettissimo. «Non essere mai contento, dice questo santo Padre, di quello che sei, se vuoi arrivare a quello che non sei; poiché dal punto in cui ti compiaci di te stesso, ti arresti; se poi tu dici: basta, allora sei perso (Serm. L, de Tempo)». 

La perfezione consiste nel progredire di virtù in virtù, fino a che si arrivi alla casa di Dio (Psalm. LXXXIII, 7); cosicché, come spiega S. Giovanni, chi già è giusto, si studi di divenirlo di più; chi già è santo, diventi più santo (Apoc. XXII, 11). Di questo abbiamo un bell'esempio nel giovinetto Gesù a cui lode nota l'Evangelista, che cresceva del continuo in saggezza, come in età, e in grazia presso Dio e presso gli uomini» (Luc. II, 52).


La vera perfezione dei giusti è di non mai presumere di essere tali, perché loro non succeda che non continuando la loro via, non corrano il pericolo di cadere là dove cesserebbero di avanzare... La perfezione è un'eroica generosità, una grande e costante applicazione a progredire in tutte le virtù, a praticare le opere meravigliose ch'esse inspirano. 

Perciò dobbiamo imitare, in certo senso, l'avaro; come questi non è mai sazio di oro, così noi non siamo mai sazi di grazia, di virtù, di buone opere. Voi conservate benissimo ciò che avete acquistato, se lavorate sempre ad accumulare. Quello che possedete andrà via scemando a misura che cessate di acquistare. 

S. Marciano, incontratosi con un cacciatore, gli domandò: Che cosa fate voi? - E questi: Caccio lepri e cervi, come vedete, e li perseguito finché li ho presi. ­ Anch'io, riprese il Santo, corro dietro a Dio, e non cesserò da questa caccia divina, finché non l'abbia preso e me ne sia impadronito per sempre (Ha THEODORETUS in Philotet.). 

Il cuore dell'uomo perfetto cerca sempre di ascendere, dice il Profeta (Psalm. LXXXIII, 6); il Savio paragona la vita dei giusti al sole levante che si avanza e cresce finché sia giunto al meriggio (Prov. IV, 18). «Felice colui, esclama S. Gerolamo, che ogni giorno avanza; che non considera quello che ha fatto di bene ieri, ma pensa quello che deve fare quest'oggi per avanzare. Il santo è sempre disposto ad ascendere, il peccatore a discendere; e quindi siccome l'uomo perfetto si perfeziona ogni giorno più, così l'uomo peccatore discende e decresce ogni giorno (In Psalm. LXXXIII)». 

S. Agostino chiama perfetto l'uomo, quando lavora tutta la sua vita a tendere verso l'immutabile, eterna vita, e che vi si adopera con tutto l'animo (De doctrina christ., C. XXII).

«Ogni allievo che alla scuola di Gesù Cristo non avanza è indegno, dice S. Bernardo, del suo insegnamento. La vera virtù non conosce confine; non è limitata da tempo; non dice mai basta, ma ha sempre fame e sete della giustizia, di modo che se sempre vivesse, sempre per quanto sta da lei, si sforzerebbe di divenire più giusta; s'ingegnerebbe a tutto potere di andare dal perfetto al sublime della perfezione. Infatti essa non si è già dedicata al servizio di Dio per un dato tempo, come un servo ordinario, ma gli si è consecrata per sempre. Ecco come parla il giusto: Signore, io non dimenticherò mai la vostra legge salutare, perché voi mi santificate per mezzo suo. La perfezione non è per il tempo, ma per l'eternità. La continua fame del perfetto merita di saziarsi eternamente. E sebbene il tempo le ponga ben tosto fine, essa ha tuttavia compiuto un lungo spazio di tempo, mediante la continua pratica della virtù» (Epl. CXLII).


«Per quanto lunga sia la nostra carriera, scrive S. Agostino, per quanti passi si siano fatti nella via della perfezione, nessuno non dica mai: questo mi basta, io sono giusto. Chi così parlasse o pensasse, rimarrebbe per via e non toccherebbe la mèta. 
Ecco che cosa dice l'Apostolo: Fratelli miei, io non mi credo di aver già terminato la corsa. Egli corre del continuo, e voi vi arrestate! egli si stima ancora imperfetto, e voi vi vantate della vostra giustizia!» (Serm. XV de Verbo Apost.). «Deh per carità! aggiungete sempre, camminate sempre, avanzate sempre. Meglio e più presto cammina lo zoppo che tiene la via, che non colui il quale corre fuori di strada (Serm. XV, de Verbo Apost.)». 

«No, non è perfetto colui il quale non desidera di essere sempre più perfetto; e si mostra più perfetto colui che tende sempre a maggiore perfezione (Epistola XXXIV, ad Dragon.)». «Il non andare innanzi, dice S. Bernardo, è senza dubbio un indietreggiare. Correte pure quanto volete, ma se non correte fino alla morte, non ottenete il premio del vincitore (Epistola CCLIV, ad Garrinum)».


*Ecco un abbozzo della perfezione cristiana, tracciato da S. Cipriano

«L'umiltà nel tratto, la stabilità nella fede, la riservatezza nelle parole, la giustizia nelle azioni, la castigatezza nei costumi; 

non mai fare ingiuria, sopportare quelle che ci si fanno, mantenere la pace e l'unione con tutti, amare Dio come un padre, temerlo come un giudice, preferire Gesù Cristo a ogni altra cosa, come egli ha preferito noi a tutto;

unirci inseparabilmente alla sua carità, stringerci con coraggio, confidenza e perseveranza alla sua croce; 

quando si tratta del suo nome e del suo onore, mostrare costanza nei discorsi per confessarlo, fiducia nelle prove, pazienza nei patimenti e nella morte per arrivare alla corona; 

fare tutto questo è voler essere coeredi di Gesù Cristo, è un adempire il precetto di Dio, è un fare la volontà del Padre celeste» (De Orat. domin.).

*In verità, diceva S. Macario, chi tiene il disprezzo in conto di lode, la povertà stima tesoro, la fame ha in luogo di eccellente alimento, non muore giammai (Vit. Patr.).


2. GRADI DELLA PERFEZIONE. - 

A coloro che tendono alla perfezione, S. Giovanni Climaco assegna per lezione queste pratiche: 

«L'obbedienza, il digiuno, il cilizio, la cenere, le lacrime, la confessione, il silenzio, l'umiltà, le vigilie, il coraggio, il freddo, il lavoro, le prove, il disprezzo, la contrizione, l'oblio delle ingiurie, la carità fraterna, la dolcezza, la fede semplice senza curiosità, il disprezzo del mondo, la rinunzia ai parenti, il distacco da ogni cosa, la semplicità congiunta all'innocenza, la brama di essere dimenticato». 

Più alte opere prescrive a quelli che già sono avanti nella perfezione. La vita di costoro, egli dice, sta nel trionfare della vanagloria e dei moti inconsulti dell'animo, nello sperare fermamente la salute; nel riposo dell'anima, nella discrezione, nel ricordo ben radicato e continuo del giudizio finale, nella misericordia, nell'ospitalità, nella modesta correzione, nella preghiera. 

Quelli finalmente che sono giunti alla perfezione, vuole che abbiano il cuore libero di ogni impedimento, posseggano carità perfetta, umiltà profondissima, siano interamente morti al mondo e tutti assorti in Gesù Cristo, attendano con fervore alla contemplazione, ricevano tutti i lumi celesti, desiderino la morte, odiino la vita, fuggano del continuo il proprio corpo (Grad. XXVI).

Bisogna tendere alla perfezione di Dio medesimo. Consumata perfezione, altissima elevazione è l'imitazione di Dio. «E giacché imitarlo non ci è dato, come avverte S. Gerolamo, nella potenza, nella magnificenza, nell'eternità e in altri simili attributi; possiamo almeno imitarlo da lontano nella dolcezza, nell'umiltà, nella carità, nella purezza, nella santità» (Epist.). «Bisogna imitare, dice S. Tommaso, l'immutabilità di Dio con la costante uguaglianza d'animo così nelle prosperità, come nelle avversità; la sua prescienza, con la previdenza dei fini ultimi; la sua veracità, la sincerità, la pazienza, la clemenza, l'obbedienza, la carità sua» (4 q. II, art. 7).

«Chi è colei che si avanza come l'aurora nascente, bella come la luna, splendida come il sole?» (Cantic. VI, 9). Chi è colei che si leva come aurora nascente? ecco l'anima che comincia la sua perfezione... Bella come la luna; ecco l'anima che avanza in perfezione... Splendida come il sole; ecco l'anima arrivata all'apice della perfezione. 

Quello che qui è indicato sotto figura, viene chiaramente spiegato dallo Spirito Santo nel libro della Sapienza, dove si legge: «Il principio della sapienza è il vero, il sincero desiderio della regola; la cura della regola diviene il suo amore; l'amore della sapienza porta all'osservanza delle sue leggi; l'osservanza delle leggi mette alla consumazione della santità; e la santità avvicina, anzi unisce l'uomo a Dio» (Sap. VI, 13-20).


La scala della perfezione consta di due bracci e di dodici scalini, scrive S. Bernardo. 

Il braccio a destra è il disprezzo di se stesso fino all'amore di Dio; quello a sinistra significa il disprezzo del mondo fino all'amore del regno celeste. 

I dodici scalini, sono: 1° l'odio del peccato...; 2° la fuga del peccato...; 3° il timore dell'odio di Dio...; 4° la soggezione al Creatore in ogni cosa...; 5° l'obbedienza al proprio superiore...; 6° la sommissione al proprio uguale...; 7° la condiscendenza verso l'inferiore...; 8° mettersi nell'ultimo luogo...; 9° meditare incessantemente il proprio fine...; 10° sempre temere delle proprie opere...; 11° confessare umilmente i propri pensieri...; 12° lasciarsi condurre in tutto dalla mano di Dio, secondo il suo volere... 

Per questa scala discendono e ascendono gli angeli, e gli uomini montano al cielo» (Serm. in Cant.).


*La perfezione, dice S. Basilio, è una scala al cui sommo è la carità e i cui scalini sono formati da altrettante rinunzie. 

1° Rinunziare alle cose terrene...; 2° obliarle interamente...; 3° detestarle, disprezzarle come fango...; 4° spogliarsi dell'attaccamento al prossimo, agli amici...; 5° odiare l'anima propria per Gesù Cristo...; 6° rinunziare alla propria volontà, al proprio giudizio...; 7° mortificare incessantemente le proprie voglie per adempire quello che ha detto Gesù Cristo: «Chi vuole venire dopo me, rinunzi a se medesimo, prenda la sua croce, e batta le mie orme» (MATTH. XVI, 24)...; 8° seguire Gesù e da lui imparare l'umiltà e la mitezza...; 9° amare in ogni caso ed efficacemente il prossimo, compresi i propri nemici...; 10° abbracciarsi a Dio, e formare con lui un solo spirito (In Psalm.). 

Questa scala poggia alla casa di Dio, alla porta del cielo.

*Cassiano scrive: «L'ordine, secondo il quale voi potrete con tutta facilità ascendere alla cima della perfezione, è il seguente: Il cominciamento della salute e della sapienza è il timore di Dio; dal timore del Signore nasce la compunzione salutare; dalla compunzione del cuore deriva la rinunzia, il distacco, il disprezzo di ogni umano desiderio; da questa negazione nasce l'umiltà; l'umiltà genera la mortificazione della volontà; con la mortificazione della volontà si schiantano o si recidono le radici di tutti i vizi; estirpati i vizi, le virtù attecchiscono, crescono, fioriscono, fruttificano; mediante la nascita, l'accrescimento e l'impero delle virtù, si acquista la purezza del cuore; per mezzo della purità del cuore si arriva al possesso della perfetta carità» (Institut.).




3. FELICITÀ E RICCHEZZE DELLA PERFEZIONE.

S. Paolo, che era perfetto, così descrive ai Corinzi le meraviglie, le ricchezze, gli stupendi, frutti della sua perfezione: «Ci diportiamo in tutto come ministri di Dio, con molta pazienza, nelle tribolazioni, nelle necessità, nelle angustie, nelle battiture, nelle prigioni, tra le sedizioni, nelle fatiche, nelle vigilie, nei digiuni; con la castità, con la scienza, con la longanimità, con la mansuetudine, con lo Spirito Santo, con la carità non simulata; con la parola di verità, con la virtù di Dio, con le armi della giustizia a destra e a manca; per mezzo della gloria e dell'ignominia, dell'infamia e del buon nome; come seduttori, eppur veraci; come ignoti, ma pure conosciuti; come moribondi, ed ecco che siamo vivi; quasi melanconici, e pure sempre allegri; quasi mendichi, ma che molti facciamo ricchi; quasi privi di tutto, e possessori di ogni cosa» (II Cor. VI, 4-10).

S. Gregorio Nazianzeno dice dei perfetti: «La loro vita è la ricchezza nell'indigenza, l'abbondanza nella penuria, la gloria nel disprezzo, la pazienza nell'infermità, un'ammirabile famiglia nel celibato (la famiglia delle virtù); il disprezzo delle delizie fa la loro delizia; abbracciano l'umiltà, per guadagnare il regno celeste; niente posseggono nel mondo, e ne sono i padroni; vestiti di carne, vivono come se non l'avessero; hanno Iddio per loro porzione e vivono in assoluta inopia per la speranza del regno, e questa povertà completa li fa regnare su tutte le cose» (Orat. I, de Pace).

Le opere delle persone perfette toccano all'eroismo: eroica è la vittoria sopra di se medesimi; eroica la loro vittoria su l'inferno, su le passioni; eroico è il modo col quale superano le difficoltà, vincono gli ostacoli che per l'ordinario si oppongono all'acquisto delle virtù; eroici gli sforzi che fanno per compiere imprese nobili ed ardue. In virtù degli sforzi che facciamo per arrivare alla perfezione, noi diventiamo, dice il Nazianzeno, tanto più terribili ai demoni, quanto più ci avviciniamo a Dio (Orat. I, de Pace).

«I raggi del sole; scrive Seneca, toccano sì la terra, ma stanno là donde vengono (Epist. XLI)». Così è dei perfetti: splendono su la terra, l'illuminano con la loro castità; ma essi dimorano nel cielo, e i raggi di luce che spargono su l'universo partono da Dio medesimo.
E poi i perfetti sono i soli veramente felici, e nel tempo e nell'eternità, perché praticano tutte le virtù le quali soltanto recano. la vera felicità; 
praticano tutto ciò che dà le otto beatitudini predicate da Gesù Cristo. 

Stanno bassi ed umili, e Gesù ha detto: beati i poveri di spirito, perché il regno dei cieli è per loro. 

Sono tutto bontà e dolcezza, e Gesù ha detto: beati i miti, perché possederanno la terra; la terra del loro corpo, la terra dei viventi. 

Essi piangono; e nel Vangelo sta scritto: beati quelli che piangono, perché saranno consolati. 

Non hanno altra brama che di santificarsi, e Gesù ha detto: beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. 

Chi più di loro ha viscere di carità, di umanità, di compassione verso il prossimo? e Gesù ha detto: beati i misericordiosi, perché otterranno misericordia. 

Sono angeli di purità: beati quelli che hanno il cuore puro, perché vedranno Dio. 

Sono pacifici: beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio. 

Soffrono con pazienza le afflizioni, gli insulti, i disprezzi, le croci, le persecuzioni; beati quelli che patiscono persecuzione per la giustizia, perché di loro è il regno dei cieli (MATTH. V, 5-10).




4. MEZZI PER ARRIVARE ALLA PERFEZIONE.

Il mezzo per arrivare alla perfezione è di fare quello in cui consiste la perfezione; cioè l'imitazione di Dio e di Gesù Cristo, secondo l'esortazione di S. Paolo: «Siate imitatori di Dio come figli carissimi, e camminate nell'amore, come Cristo ci ha amati» (Eph. V, 1-2).

S. Egidio, discepolo di S. Francesco, diceva: «Volete voi vederci bene? siate cieco. Volete udire bene? siate sordo. Volete parlare bene? siate muto. Volete camminare bene? tagliatevi i piedi. Volete lavorare bene? recidetevi le mani. Volete amarvi sinceramente? odiatevi. Volete vivere lietamente? mortificatevi. Volete molto guadagnare? perdete tutto. Il modo di divenire ricco sta nell'essere povero. 

Il segreto per vivere felice e tra le delizie consiste nell'affliggervi e nel punirvi. Desiderate di essere tranquillo e sicuro? state sempre nel timore. Vi piace essere innalzato? abbassatevi. Volete gli onori? disprezzatevi e onorate quelli che vi spregiano. Se amate avere il bene, sopportate il male. Se amate stare in riposo, occupatevi. Se amate essere benedetto, desiderate di essere maledetto. Grande sapienza e sublime perfezione è saper praticare queste cose! E appunto perché queste cose sono grandi, gli insensati non vi arrivano» (Lib. I, pag. 65).

Importa sapere ed essere persuasi, l° che siamo molto lontani dalla perfezione; 2° attendere ogni giorno ad avanzare in perfezione; 3° avere insaziabile brama di divenire perfetti; 4° tenere del continuo fisso lo sguardo sul valore della celeste vocazione di Dio, su la palma promessa al vincitore. Per toccare alla perfezione, per meritare la corona, mezzo sovra ogni altro efficace è di esaminarci seriamente, soprattutto sul peccato in noi dominante, e perciò non mai dimenticare l'esame quotidiano della propria coscienza; conosciuto il peccato radicale o dominante, sforzarsi a distruggerlo. 

«Avanzate, dice San Agostino, entrate schiettamente con voi stessi in giudizio senza adularvi e lusingarvi. Poiché non vi è dentro di voi una persona in faccia a cui dobbiate arrossire o possiate vantarvi; ma vi è uno a cui piace l'umiltà. Questi vi provi, e provatevi voi medesimi (Sentent.)».

Fate tutto a maggior gloria di Dio: «Una piccola cosa ben fatta, diceva già Platone, vale molto meglio, che non molte grandi e illustri, fatte alla meglio (Lib. de Repub.)». Tutto ciò che è ben fatto è grande; ma non tutto quel che è grande è ben fatto: e quando non è ben fatto, quello che è grande diventa piccolo. 
Le piccole cose ben fatte, guidano alla perfezione; le grandi, spacciate trascuratamente, conducono all'imperfezione. «L'esercizio di funzioni sante non prova la santità, nota S. Cipriano; per ciò bisogna che si compia santamente quello che è santo (Serm. in Evang.)». Lodate Iddio ogni giorno, dice S. Agostino; e voi lo loderete ogni giorno, se fate bene tutto quello che fate (Sentent.)».

Portatevi adunque, o atleta di Gesù Cristo, in modo che possiate dire con S. Paolo, il più mirabile degli atleti: «Io ho combattuto nel buon arringo, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Del resto aspetto la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi darà in quel giorno; né solo a me, ma anche a tutti quelli cui sta a cuore la sua venuta» (II Tim. IV, 7-8). 

La vita è breve, poco lunga è la corsa, eterna ed immarcescibile la corona... Nel levarvi il mattino, pensate e dite con S. Antonio: «Ho cominciato quest'oggi a correre; solo oggi ho cominciato a servire Dio; può essere che finisca in questo giorno la mia corsa e il mio servizio. Or bene, io, vivrò come se avessi da morire quest'oggi; correrò come se oggi dovessi terminare la mia corsa. Poiché il tempo della corsa non è lungo, e lungo cammino mi resta a fare per giungere al cielo, correrò di carriera e con tutte le forze (Vit. Pat. 1. I).

Altri mezzi eccellenti per arrivare alla perfezione sono: il pensiero della presenza di Dio; la conformità al suo volere; un'umiltà profonda; un assoluto distacco da ogni cosa: ritirarsi in fondo all'anima, studiarvi gli ostacoli alla virtù e rimuoverli decisamente; fermare la mente in Dio; professare una rassegnazione assoluta; disprezzare tutto e desiderare di essere disprezzati da tutti... «Sopportate e astenetevi, dice Tertulliano; chi osserverà questi due punti, vivrà senza peccato, e sarà felice (Ad Martyr.)».




Santa Monica e sant'Agostino
pregate per noi!


martedì 9 luglio 2013

Massime

Massime di spirito tutta sapienza
Immacolata mia, mio tutto!
Cuore Immacolato di Maria, fiducia, salvezza, vittoria e gioia mia!
O Cuore Immacolato, beato chi Ti conosce e confida in Te.
Gesù mio Bene, Ti amo sopra ogno bene.
Si perda tutto e non si perda Dio.
Si disgustino tutti e non si disgusti Dio.
Solo il peccato si ha da temere e ci ha da affliggere.
Prima morire che commettere un peccato, anche veniale, ad occhi aperti.
Ogni cosa finisce.
Il mondo è una scena che presto termina.
Ogni momento vale un tesoro per l'eternità.
Tutto è buono quel che piace a Dio.
Eleggi quel che vorresti aver fatto in morte.
Vivi come non vi fosse altro che tu e Dio.
Solo Dio contenta.
Non vi è altro bene che Dio, non vi è altro male che il peccato.
Non far mai niente per propria soddisfazione.
Chi più si mortifica in questa vita più godrà nell'altra.
Agli amanti di Dio l'amaro è dolce e il dolce è amaro.
Chi vuole quel che vuole Dio ha tutto quel che vuole.
La volontà di Dio rende dolce ogni amarezza.

Nell'infermità si scopre chi ha spirito.
Chi non brama niente di questo mondo non ha bisogno di niente.
Non procrastinare i buoni propositi, se non vuoi andare indietro.
Il disturbarsi per i difetti commessi non è umiltà, ma superbia.
Tanto siamo, quanto siamo davanti a Dio.
Chi ama Dio, più vuole amare che sapere.
Chi vuol farsi santo bisogna che scacci dal cuore ogni cosa che non è Dio.
Non è tutto di Dio chi cerca qualche cosa che non è Dio.
Il dolore, la povertà e il disprezzo furono i compagni di Gesù, questi siano anche i nostri.
Il disturbo, sia per qualunque buon fine, non viene mai da Dio.
L'umile si tiene per indegno d'ogni onore e per degno d'ogni disprezzo.
Chi pensa all'inferno meritato patisce con pace ogni pena.
Scordati di te e Dio penserà a te.
Ama i disprezzi e troverai Dio.
Chi si contenta del meno buono sta vicino al male.
Dio poco stima chi cerca d'essere stimato.
I santi parlano sempre di Dio; sempre male di loro e sempre bene degli altri.
I curiosi stanno sempre dissipati.
Guai a chi ama più la sanità che la santità.
Il demonio va a caccia degli oziosi.
D'un sacerdote vano il demonio si serve come d'una palla da gioco.
Chi vuol pace bisogna che mortifichi tutte le passioni, senza eccezione.
Diceva san Giuseppe da Calasanzio: Il servo di Dio poco parla, molto fatica, sopporta tutto.
I santi studiano per essere, non già per comparir santi.
Non giungerà mai a qualche buon grado di perfezione chi non ama molto l'orazione.
Bisogna esser prima conca per raccogliere, e poi canale per diffondere.
Ogni attaccamento impedisce d'esser tutto di Dio.
Il sacerdote non deve altro rimirare che Gesù Cristo, e il gusto di Gesù Cristo.
Nelle opere d'apparenza spesso si nasconde la superbia.
L'offrirsi tutto a Dio è un grande apparecchio per la comunione.
Camminando per l'abitato tieni gli occhi bassi; pensa che sei sacerdote, non pittore.
DIO CI BENEDICA
E
LA VERGINE CI PROTEGGA!

lunedì 17 giugno 2013

Maria!


Preghi Maria per il vostro presente di uomini, insidiato da tanti pericoli. “E nell’ora della morte”: preghi per voi nell’attimo decisivo della vita. “E nell’ora della morte”: ossia quando il vostro spirito colpito dal Male può perire.
  • Maria è la vincitrice di Satana. La morte vera quella dello spirito, non verrà in coloro che sanno pregare la Madre per l’ora della vita, per l’ora della terra, per l’ora della tentazione e per l’ora della morte. 8.11.43

  • Avete una Madre in Cielo, una Madre che vede su voi il Sangue del suo Figlio e che per quel Sangue vi ama come suoi stessi figli. Una Madre che è potente presso Dio per la sua triplice condizione di Figlia, Sposa e Madre di Dio. 8.11.43

  • Dal cuore della nostra Santa Trinità è venuta l'anima di Maria. Come scintilla scagliata dalla Volontà d'amore nostra, Ella s'è generata dai nostri tre amori e dai nostri tre desideri di possederla quale figlia, qual madre, qual sposa e a crearla abbiamo messo ogni nostra perfezione, perchè Ella era destinata a essere, la pietra dell'edificio del tempio vero, l'arca del patto nuovo, l'inizio della redenzione che come tutte le cose di Dio, porta del Dio Trino, il segno simbolico del Tre. 25.11.43

  • Alba serena del giorno della Redenzione, Ella viene a voi nel suo casto fulgore di Stella mattutina e di Alba paradisiaca. La sua cuna che si prepara a riceverla precorre di poco la mia, e il suo sorriso v'insegna il Gloria da cantare all'Eterno che nella sua Carità perfettissima ha compiuto per voi i due amorosi prodigi del Concepimento immacolato di Maria e della mia Incarnazione. 25.11.43

  • A Nazareth, la spregiata dai Giudei, di Me s'incinse la Benedetta. A Betlemme, la decaduta, secondo la supposizione superba dei Giudei, doveva Maria posare il suo bacio di Vergine sul Figlio di Dio e suo, apparso con fulgore di stella nella grotta da secoli ordinata a riceverlo. 26.11.43

  • Maria aveva in Sè il Fuoco Santissimo ed era fuoco. E le leggi della vita erano quasi annullate da questo vivere d'ardore. E sempre più si annullavano in quanto più l'incendio si avvicinava per mutarsi in carne testè nata, onde nel momento beato del mio apparire al mondo Ella sprofondò nell'estasi, nel fulgore del Centro di Fuoco da cui emerse portando sulle braccia il Fiore dell'Amore. 27.11.43
  • Maria amava nel suo Figlio Dio, a lei venuto con la Volontà, con il suo Amore, con la Sua Ubbidienza, a farsi Carne della sua Carne. 27.11.43

  • Maria era la Tutta Santa e portava il Santo dei santi. Possedeva perciò la perfezione della santità umana già talmente indiata, da essere quasi uguale a quella del suo Dio. Possedeva la Perfezione divina che si era vestita di carni chiedendole di nutrirla del suo sangue vergine, di formarla, di esserle rifugio per i nove mesi della sua formazione d’uomo. 28.11.43
  • Maria converte ora i cuori più duri e salva i peccatori più ostinati. Il ciclo del suo potere è iniziato dal giorno in cui – Stella che risale i Cieli – Ella assurse  a riposarsi nuovamente sul mio Cuore e a fare più bello per Me il Paradiso, a farlo completo, perché ora vi è Lei, la Mamma che ho amato infinitamente e alla quale devo tutto, come uomo, in compenso di tutto quanto da Lei ho avuto.
    La santificazione delle genti attraverso Maria si iniziò dal momento in cui lo Spirito la fece Madre e il Figlio di Dio prese carne nel suo beatissimo seno. 28.11.43

    Dio mio, 
    aiutami ad amarTi,
    per l'Immacolato Cuor di Maria 

domenica 2 giugno 2013

BENEDETTO XVI, * ANGELUS *


"HOC EST ENIM CORPUS MEUM"



BENEDETTO XVI ANGELUS -  Castel Gandolfo  -  Domenica, 18 settembre 2005

<<Cari fratelli e sorelle!

Mentre l’Anno dell’Eucaristia si avvia al termine, vorrei riprendere un tema particolarmente importante, che stava tanto a cuore anche al venerato mio predecessore Giovanni Paolo II: la relazione tra la santità, via e meta del cammino della Chiesa e di ogni cristiano, e l'Eucaristia.


In particolare, il mio pensiero va quest'oggi ai sacerdoti, per sottolineare che proprio nell'Eucaristia sta il segreto della loro santificazione. In forza della sacra Ordinazione, il sacerdote riceve il dono e l'impegno di ripetere sacramentalmente i gesti e le parole con i quali Gesù, nell'Ultima Cena, istituì il memoriale della sua Pasqua. Tra le sue mani si rinnova questo grande miracolo d'amore, del quale egli è chiamato a diventare sempre più fedele testimone e annunciatore (cfr Lett. ap. Mane nobiscum Domine, 30). Ecco perché il presbitero dev'essere prima di tutto adoratore e contemplativo dell'Eucaristia, a partire dal momento stesso in cui la celebra. Sappiamo bene che la validità del Sacramento non dipende dalla santità del celebrante, ma la sua efficacia, per lui stesso e per gli altri, sarà tanto maggiore quanto più egli lo vive con fede profonda, amore ardente, fervido spirito di preghiera.

Durante l'anno, la Liturgia ci presenta come esempi santi ministri dell'Altare, che hanno attinto la forza dell'imitazione di Cristo dalla quotidiana intimità con lui nella celebrazione e nell'adorazione eucaristica. 

Qualche giorno fa abbiamo fatto memoria di san Giovanni Crisostomo, patriarca di Costantinopoli alla fine del quarto secolo. Fu definito "bocca d'oro" per la sua straordinaria eloquenza; ma venne anche chiamato "dottore eucaristico", per la vastità e la profondità della sua dottrina sul santissimo Sacramento. La "divina liturgia" che più viene celebrata nelle Chiese orientali porta il suo nome, e il suo motto: "basta un uomo pieno di zelo per trasformare un popolo", evidenzia quanto efficace sia l'azione di Cristo attraverso i suoi ministri. 

Nella nostra epoca, spicca poi la figura
 di san Pio da Pietrelcina, ….
Celebrando la santa Messa, egli riviveva con tale fervore il mistero del Calvario da edificare la fede e la devozione di tutti. Anche le stigmate, che Dio gli donò, erano espressione di intima conformazione a Gesù crocifisso. 

Pensando ai sacerdoti innamorati dell'Eucaristia, non si può inoltre


 dimenticare san Giovanni Maria Vianney, umile parroco di Ars ai tempi della rivoluzione francese. Con la santità della vita e lo zelo pastorale, egli riuscì a fare di quel piccolo paese un modello di comunità cristiana animata dalla Parola di Dio e dai Sacramenti.

Ci rivolgiamo ora a Maria, pregando in modo speciale per i sacerdoti del mondo intero, affinché traggano da questo Anno dell'Eucaristia il frutto di un rinnovato amore al Sacramento che celebrano. Per intercessione della Vergine Madre di Dio, possano sempre vivere e testimoniare il mistero che è posto nelle loro mani per la salvezza del mondo.>>
VALE! Ad multos annos!


giovedì 30 maggio 2013

Santa Giovanna d'Arco

S. Giovanna d'Arc salva la Francia e l'Europa!

BENEDETTO XVI
UDIENZA GENERALE
Aula Paolo VI
Mercoledì, 26 gennaio 2011


Santa Giovanna d'Arco

Cari fratelli e sorelle,
oggi vorrei parlarvi di Giovanna d'Arco, una giovane santa della fine del Medioevo, morta a 19 anni, nel 1431. Questa santa francese, citata più volte nel Catechismo della Chiesa Cattolica, è particolarmente vicina a santa Caterina da Siena, patrona d'Italia e d'Europa, di cui ho parlato in una recente catechesi. Sono infatti due giovani donne del popolo, laiche e consacrate nella verginità; due mistiche impegnate, non nel chiostro, ma in mezzo alle realtà più drammatiche della Chiesa e del mondo del loro tempo. Sono forse le figure più caratteristiche di quelle “donne forti” che, alla fine del Medioevo, portarono senza paura la grande luce del Vangelo nelle complesse vicende della storia. Potremmo accostarle alle sante donne che rimasero sul Calvario, vicino a Gesù crocifisso e a Maria sua Madre, mentre gli Apostoli erano fuggiti e lo stesso Pietro lo aveva rinnegato tre volte. La Chiesa, in quel periodo, viveva la profonda crisi del grande scisma d'Occidente, durato quasi 40 anni. Quando Caterina da Siena muore, nel 1380, ci sono un Papa e un Antipapa; quando Giovanna nasce, nel 1412, ci sono un Papa e due Antipapa. Insieme a questa lacerazione all'interno della Chiesa, vi erano continue guerre fratricide tra i popoli cristiani d'Europa, la più drammatica delle quali fu l'interminabile “Guerra dei cent’anni” tra Francia e Inghilterra.
Giovanna d'Arco non sapeva né leggere né scrivere, ma può essere conosciuta nel più profondo della sua anima grazie a due fonti di eccezionale valore storico: i due Processi che la riguardano. Il primo, il Processo di Condanna (PCon), contiene la trascrizione dei lunghi e numerosi interrogatori di Giovanna durante gli ultimi mesi della sua vita (febbraio-maggio 1431), e riporta le parole stesse della Santa. Il secondo, il Processo di Nullità della Condanna, o di “riabilitazione” (PNul), contiene le deposizioni di circa 120 testimoni oculari di tutti i periodi della sua vita (cfr Procès de Condamnation de Jeanne d'Arc, 3 vol. e Procès en Nullité de la Condamnation de Jeanne d'Arc, 5 vol., ed. Klincksieck, Paris l960-1989).

Giovanna nasce a Domremy, un piccolo villaggio situato alla frontiera tra Francia e Lorena. I suoi genitori sono dei contadini agiati, conosciuti da tutti come ottimi cristiani. Da loro riceve una buona educazione religiosa, con un notevole influsso della spiritualità del Nome di Gesù, insegnata da san Bernardino da Siena e diffusa in Europa dai francescani. Al Nome di Gesù viene sempre unito il Nome di Maria e così, sullo sfondo della religiosità popolare, la spiritualità di Giovanna è profondamente cristocentrica e mariana. Fin dall'infanzia, ella dimostra una grande carità e compassione verso i più poveri, gli ammalati e tutti i sofferenti, nel contesto drammatico della guerra.


Dalle sue stesse parole, sappiamo che la vita religiosa di Giovanna matura come esperienza mistica a partire dall'età di 13 anni (PCon,I, p. 47-48). Attraverso la “voce” dell'arcangelo san Michele, Giovanna si sente chiamata dal Signore ad intensificare la sua vita cristiana e anche ad impegnarsi in prima persona per la liberazione del suo popolo. La sua immediata risposta, il suo “sì”, è il voto di verginità, con un nuovo impegno nella vita sacramentale e nella preghiera: partecipazione quotidiana alla Messa, Confessione e Comunione frequenti, lunghi momenti di preghiera silenziosa davanti al Crocifisso o all'immagine della Madonna. La compassione e l’impegno della giovane contadina francese di fronte alla sofferenza del suo popolo sono resi più intensi dal suo rapporto mistico con Dio. Uno degli aspetti più originali della santità di questa giovane è proprio questo legame tra esperienza mistica e missione politica. Dopo gli anni di vita nascosta e di maturazione interiore segue il biennio breve, ma intenso, della sua vita pubblica: un anno di azione e un anno di passione.

All'inizio dell'anno 1429, Giovanna inizia la sua opera di liberazione. Le numerose testimonianze ci mostrano questa giovane donna di soli 17 anni come una persona molto forte e decisa, capace di convincere uomini insicuri e scoraggiati. Superando tutti gli ostacoli, incontra il Delfino di Francia, il futuro Re Carlo VII, che a Poitiers la sottopone a un esame da parte di alcuni teologi dell'Università. Il loro giudizio è positivo: in lei non vedono niente di male, solo una buona cristiana.

Il 22 marzo 1429, Giovanna detta un'importante lettera al Re d'Inghilterra e ai suoi uomini che assediano la città di Orléans (Ibid., p. 221-222). La sua è una proposta di vera pace nella giustizia tra i due popoli cristiani, alla luce dei nomi di Gesù e di Maria, ma è respinta, e Giovanna deve impegnarsi nella lotta per la liberazione della città, che avviene l'8 maggio. L'altro momento culminante della sua azione politica è l’incoronazione del Re Carlo VII a Reims, il 17 luglio 1429. Per un anno intero, Giovanna vive con i soldati, compiendo in mezzo a loro una vera missione di evangelizzazione. Numerose sono le loro testimonianze riguardo alla sua bontà, al suo coraggio e alla sua straordinaria purezza. E' chiamata da tutti ed ella stessa si definisce “la pulzella”, cioè la vergine.

La passione di Giovanna inizia il 23 maggio 1430, quando cade prigioniera nelle mani dei suoi nemici. Il 23 dicembre viene condotta nella città di Rouen. Lì si svolge il lungo e drammaticoProcesso di Condanna, che inizia nel febbraio 1431 e finisce il 30 maggio con il rogo. E' un grande e solenne processo, presieduto da due giudici ecclesiastici, il vescovo Pierre Cauchon e l'inquisitore Jean le Maistre, ma in realtà interamente guidato da un folto gruppo di teologi della celebre Università di Parigi, che partecipano al processo come assessori. Sono ecclesiastici francesi, che avendo fatto la scelta politica opposta a quella di Giovanna, hanno a priori un giudizio negativo sulla sua persona e sulla sua missione. Questo processo è una pagina sconvolgente della storia della santità e anche una pagina illuminante sul mistero della Chiesa, che, secondo le parole del Concilio Vaticano II, è “allo stesso tempo santa e sempre bisognosa di purificazione” (LG, 8). E’ l'incontro drammatico tra questa Santa e i suoi giudici, che sono ecclesiastici. Da costoro Giovanna viene accusata e giudicata, fino ad essere condannata come eretica e mandata alla morte terribile del rogo. A differenza dei santi teologi che avevano illuminato l'Università di Parigi, come san Bonaventura, san Tommaso d'Aquino e il beato Duns Scoto, dei quali ho parlato in alcune catechesi, questi giudici sono teologi ai quali mancano la carità e l'umiltà di vedere in questa giovane l’azione di Dio. Vengono alla mente le parole di Gesù secondo le quali i misteri di Dio sono rivelati a chi ha il cuore dei piccoli, mentre rimangono nascosti ai dotti e sapienti che non hanno l'umiltà (cfr Lc 10,21). Così, i giudici di Giovanna sono radicalmente incapaci di comprenderla, di vedere la bellezza della sua anima: non sapevano di condannare una Santa.

L'appello di Giovanna al giudizio del Papa, il 24 maggio, è respinto dal tribunale. La mattina del 30 maggio, riceve per l'ultima volta la santa Comunione in carcere, e viene subito condotta al supplizio nella piazza del vecchio mercato. Chiede a uno dei sacerdoti di tenere davanti al rogo una croce di processione. Così muore guardando Gesù Crocifisso e pronunciando più volte e ad alta voce il Nome di Gesù (PNul, I, p. 457; cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 435). Circa 25 anni più tardi, il Processo di Nullità, aperto sotto l'autorità del Papa Callisto III, si conclude con una solenne sentenza che dichiara nulla la condanna (7 luglio 1456;PNul, II, p 604-610). Questo lungo processo, che raccolse le deposizioni dei testimoni e i giudizi di molti teologi, tutti favorevoli a Giovanna, mette in luce la sua innocenza e la perfetta fedeltà alla Chiesa. Giovanna d’Arco sarà poi canonizzata da Benedetto XV, nel 1920.

Cari fratelli e sorelle, il Nome di Gesù, invocato dalla nostra Santa fin negli ultimi istanti della sua vita terrena, era come il continuo respiro della sua anima, come il battito del suo cuore, il centro di tutta la sua vita. Il “Mistero della carità di Giovanna d'Arco”, che aveva tanto affascinato il poeta Charles Péguy, è questo totale amore di Gesù, e del prossimo in Gesù e per Gesù. Questa Santa aveva compreso che l’Amore abbraccia tutta la realtà di Dio e dell'uomo, del cielo e della terra, della Chiesa e del mondo. Gesù è sempre al primo posto nella sua vita, secondo la sua bella espressione: “Nostro Signore servito per primo” (PCon, I, p. 288; cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 223). Amarlo significa obbedire sempre alla sua volontà. Ella afferma con totale fiducia e abbandono: "Mi affido a Dio mio Creatore, lo amo con tutto il mio cuore" (ibid., p. 337). Con il voto di verginità, Giovanna consacra in modo esclusivo tutta la sua persona all'unico Amore di Gesù: è “la sua promessa fatta a Nostro Signore di custodire bene la sua verginità di corpo e di anima” (ibid., p. 149-150). La verginità dell'anima è lo stato di grazia, valore supremo, per lei più prezioso della vita: è un dono di Dio che va ricevuto e custodito con umiltà e fiducia. Uno dei testi più conosciuti del primo Processo riguarda proprio questo: “Interrogata se sappia d'essere nella grazia di Dio, risponde: Se non vi sono, Dio mi voglia mettere; se vi sono, Dio mi voglia custodire in essa” (ibid., p. 62; cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 2005).


La nostra Santa vive la preghiera nella forma di un dialogo continuo con il Signore, che illumina anche il suo dialogo con i giudici e le dà pace e sicurezza. Ella chiede con fiducia: “Dolcissimo Dio, in onore della vostra santa Passione, vi chiedo, se voi mi amate, di rivelarmi come devo rispondere a questi uomini di Chiesa” (ibid.,p. 252). Gesù è contemplato da Giovanna come il “Re del Cielo e della Terra”. Così, sul suo stendardo, Giovanna fece dipingere l'immagine di “Nostro Signore che tiene il mondo” (ibid., p. 172): icona della sua missione politica. La liberazione del suo popolo è un’opera di giustizia umana, che Giovanna compie nella carità, per amore di Gesù. Il suo è un bell’esempio di santità per i laici impegnati nella vita politica, soprattutto nelle situazioni più difficili. La fede è la luce che guida ogni scelta, come testimonierà, un secolo più tardi, un altro grande santo, l’inglese Thomas More. In Gesù, Giovanna contempla anche tutta la realtà della Chiesa, la “Chiesa trionfante” del Cielo, come la “Chiesa militante” della terra. Secondo le sue parole, ”è un tutt'uno Nostro Signore e la Chiesa” (ibid., p. 166). Quest’affermazione, citata nel Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 795), ha un carattere veramente eroico nel contesto del Processo di Condanna, di fronte ai suoi giudici, uomini di Chiesa, che la perseguitarono e la condannarono. Nell'Amore di Gesù, Giovanna trova la forza di amare la Chiesa fino alla fine, anche nel momento della condanna.

Mi piace ricordare come santa Giovanna d’Arco abbia avuto un profondo influsso su una giovane Santa dell'epoca moderna: Teresa di Gesù Bambino. In una vita completamente diversa, trascorsa nella clausura, la carmelitana di Lisieux si sentiva molto vicina a Giovanna, vivendo nel cuore della Chiesa e partecipando alle sofferenze di Cristo per la salvezza del mondo. La Chiesa le ha riunite come Patrone della Francia, dopo la Vergine Maria. Santa Teresa aveva espresso il suo desiderio di morire come Giovanna, pronunciando il Nome di Gesù (Manoscritto B, 3r), ed era animata dallo stesso grande amore verso Gesù e il prossimo, vissuto nella verginità consacrata.
Cari fratelli e sorelle, con la sua luminosa testimonianza, santa Giovanna d’Arco ci invita ad una misura alta della vita cristiana: fare della preghiera il filo conduttore delle nostre giornate; avere piena fiducia nel compiere la volontà di Dio, qualunque essa sia; vivere la carità senza favoritismi, senza limiti e attingendo, come lei, nell'Amore di Gesù un profondo amore per la Chiesa. Grazie.

Saluti:
Chers pèlerins francophones, que le témoignage lumineux de sainte Jeanne d’Arc, patronne secondaire de la France avec sainte Thérèse de Lisieux, soit un appel à aimer le Christ et à vous engager, avec foi et détermination, au service des autres dans la charité! Bon séjour à tous!

I am pleased to greet the student groups from Hong Kong and the United States of America, as well as the group of Army Chaplains from Great Britain. Upon all the English-speaking pilgrims and visitors present at today’s Audience I cordially invoke God’s abundant blessings.

Gerne grüße ich alle Pilger und Besucher aus den Ländern deutscher Sprache. Die heilige Jeanne d’Arc gibt uns ein hohes Beispiel für ein Leben aus dem Glauben. Das Gebet möge der Leitfaden auch in unserem Alltag sein, ebenso das Vertrauen in Gottes Güte und die Liebe zum Nächsten, in dem wir Christus erkennen. Um so mehr werden wir lebendige Glieder der Kirche und können sichtbar machen, daß Christus und die Kirche zusammengehören. Der Herr segne euch alle.

Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular a los fieles de la Parroquia de Santa Fe, a los Hermanos de la Cofradía de Nuestro Padre Jesús Nazareno de la Fuensanta, de Morón de la Frontera, a los profesores venidos de Chile, así como a los demás grupos procedentes de España, Méjico y otros países latinoamericanos. Que a ejemplo de Santa Juana de Arco encontréis en el amor a Jesucristo la fuerza para amar y servir a la Iglesia de todo corazón. Muchas gracias.

Saúdo, com afecto, a todos vós, amados peregrinos de língua portuguesa, desejando queesta peregrinação a Roma vos encha de luz e fortaleza no vosso testemunho cristão, para confessardes Jesus Cristo como único Salvador e Senhor da vossa vida: fora d'Ele, não há vida nem esperança de a ter. Com Cristo, ganha sentido a vida que Deus vos confiou. Para cada um de vós e família, a minha Bênção!

Saluto in lingua polacca:
Z serdecznym pozdrowieniem zwracam się do Polaków. Wczoraj zakończyliśmy tydzień modlitw o jedność chrześcijan. Niemniej nigdy nie możemy przestać modlić się i podejmować wysiłki, aby budować braterską jedność wszystkich uczniów Chrystusa. Przynagla nas Jego modlitwa: „Ojcze Święty, zachowaj ich w Twoim imieniu, które Mi dałeś, aby tak jak My stanowili jedno” (J 17, 11). Niech Bóg wam błogosławi!
Traduzione italiana:
Con un cordiale saluto mi rivolgo ai polacchi. Ieri abbiamo concluso la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Tuttavia non possiamo mai cessare di pregare e di intraprendere iniziative per costruire la fraterna unità dei discepoli di Cristo. Ci sollecita la Sua preghiera: “Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi” (Gv 17, 11). Dio vi benedica!
* * *
Rivolgo ora un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare ai fedeli della parrocchia Santissima Annunziata in Brescello, ai rappresentanti della Legione Carabinieri dell’Umbria e ai soci delle ACLI di Campobasso. Auguro che questo incontro possa accrescere in ciascuno il desiderio di testimoniare il Vangelo nella vita di ogni giorno.
Ed ora un particolare saluto ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli. Ricorre, oggi, la memoria liturgica dei santi Timoteo e Tito, discepoli di san Paolo. Cari giovani, come questi servi fedeli del Vangelo, vi invito a rendere sempre più salda e convinta la vostra adesione a Gesù, per essere veri testimoni in questa società. Invito anche voi, cari malati, sul loro esempio, a fare vostri i sentimenti di Cristo, per trovare conforto in Lui, che continua la sua opera di redenzione nella vita di ogni uomo. E voi, cari sposi novelli, scoprite ogni giorno nella vita coniugale il mistero di Dio che si dona per la salvezza di tutti, affinché il vostro amore sia sempre più vero, duraturo e solidale verso gli altri.


© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana




 
ANT. DI INIZIO «Benedetto sei tu, nostro Dio, Egli non abbandona coloro che confidano in Lui. Ha mantenuto verso di noi la promessa della sua misericordia.

COLLETTA       O Dio che hai suscitato santa Giovanna d’Arco per difendere il suo Paese dall’ invasore, concedi a noi, per sua intercessione, di lavorare per la giustizia e di vivere nella pace. Per il nostro Signore…

PRIMA LETTURA Sap. 8, 9-15 Dal libro della Sapienza Ho deciso di prendere la spienza a compagna della mia vita, sapendo che mi sarà consigliera di bene e conforto nelle preoccupazioni e nel dolore. Per essa avrò gloria fra le folle e, anche se giovane, onore presso gli anziani. Sarò trovato acuto in giudizio, sarò ammirato di fronte ai potenti. Se tacerò, resteranno in attesa; se parlerò, mi presteranno attenzione; se prolungherò il discorso, si porranno la mano sulla bocca. Per essa otterrò l'immortalità e lascerò un ricordo eterno ai miei successori. Governerò i popoli e le nazioni mi saranno soggette; sentendo il mio nome sovrani terribili mi temeranno, tra il popolo apparirò buono e in guerra coraggioso. Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE 15    
Rit. Dio è la mia gioia ed il mio bene.


Signore, chi abiterà nella tua tenda?
Chi dimorerà sul tuo santo monte?
Colui che cammina senza colpa,
agisce con giustizia e parla lealmente,
non dice calunnia con la lingua,
non fa danno al suo prossimo
e non lancia insulto al suo vicino.

Ai suoi occhi è spregevole il malvagio,
ma onora chi teme il Signore.
Anche se giura a suo danno, non cambia;
presta denaro senza fare usura,
e non accetta doni contro l'innocente.

Colui che agisce in questo modo
resterà saldo per sempre.


CANTO AL VANGELO Gv. 8, 12 Alleluia, alleluia. Io sono la luce del mondo, colui che segue me, avrà la luce della vita. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Matteo  16, 24-27
Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima? Poiché il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni. Parola del Signore.

SULLE OFFERTE         Accogli, Signore, nella festa di santa Giovanna l’ offerta pura della vittima che ci salva; e concedici di amarti in tutto al fine di vivere a lode della tua gloria. Per Cristo…

ANT. DI COMUNIONE Ps 22, 4  Se dovessi camminare nell’ ombra di morte non temerei alcun male, perché Tu sei con me, Signore Gesù.

DOPO LA COMUNIONE    Tu ci fortifichi, Signore, con il pane del cielo dove santa Giovanna trovò tanta luce e conforto; Permetti che questo alimento di salvezza ci sostenga nel servizio ai nostri fratelli. Per Cristo…