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venerdì 6 ottobre 2017

Un'ora sola di pena mi è parsa più lunga di un anno!

DURATA DEL PURGATORIO

E' tanto grande la nostra cecità, che spesso diciamo: « Che importa che siano atroci quelle pene? Un giorno poi finiranno».

L'obiezione fu già fatta da Sant'Agostino. Sed dicat aliquis: non pertinet ad me, quamdiu moras habeam, si tamen, ad vitam aeternam pervenero. E risponde « Per amor di Dio, non dite così! Nemo hoc dicat, fratres carissimi, nemo hoc dicat». Quelle pene, così atroci, hanno due durate cosi dolorose che mettono compassione solo a pensarvi.

La prima durata è secondo la stima che ne fanno le anime; e noi vediamo dalle rivelazioni, che un'ora sola di purgatorio sembra spesso più lunga di un secolo a quelle anime infelici, tanta è la loro impazienza di veder Dio ed eccessivo il rigore dei loro supplizi. Anche su questa terra una notte insonne, soprattutto se siamo infermi, ci pare un'eternità.

Negli annali dei padri Cappuccini si legge una storia assai curiosa (Tomo III, anno 1618).

Il padre Ippolito da Scalvo, eletto Guardiano e Maestro dei novizi in un convento di Fiandra, si sforzava di eccitare nei suoi figli spirituali le virtù proprie del loro stato sublime. Ora accadde che uno dei novizi, che aveva fatto grandi progressi nella via della perfezione spirò dolcemente nel Signore, mentre il guardiano era assente. Avvisato della sventura ritornò la sera stessa; e dopo mattutino si fermò in coro per attingere conforto nella preghiera. Ad un tratto vede il povero defunto comparirgli di tutto avvolto in fiamme, che così gli parla: « Mio buon Padre! Impartitemi, vi prego, la vostra benedizione. Per una leggera mancanza da me commessa contro la regola, mi trovo ora in purgatorio per soddisfare alla divina Giustizia. Il buon Gesù mi ha concesso di rivolgermi a voi, affinché m'imponiate quella punizione che credete conveniente; dopo la quale volerò all'amplesso eterno di Dio». Atterrito a quella vista e a quelle parole, il pio Guardiano si affrettò a dargli la benedizione, con tutta l'effusione del cuore; e per penitenza gli disse che rimarrebbe in purgatorio fino all'ora di Prima, cioè fin verso le otto del mattino. Udito ciò il novizio, si mise a correre come un disperato per la chiesa urlando: « Padre crudele! Cuore durissimo e senza pietà! Come mai volete punire tanto severamente un fallo, che in vita avreste appena giudicato degno di una leggera disciplina? Voi dunque ignorate la atrocità dei miei tormenti?».

E ciò dicendo sparì. Il povero Guardiano che aveva creduto di essere molto indulgente nell'imporre quella penitenza, si sentì drizzare i capelli per lo spavento e il dispiacere, ed avrebbe voluto rimediare a tanto errore a costo della sua vita. Ma non essendo in suo potere il farlo, suonò la campana, riunì i frati in coro, narrò loro piangendo l'accaduto; ed ordinò che s'incominciasse immediatamente la recita di Prima. Forse questo contribuì ad abbreviare le pene del defunto; ma il povero Guardiano portò nel cuore per tutta la vita il ricordo di quella scena orribile, e confessava spesso che fino allora aveva avuto una idea molto imperfetta delle pene del purgatorio.

Il Rossignoli nel suo libro « Meraviglie del Purgatorio » che scrisse per invito del Beato Sebastiano Valfré, narra che un santo religioso ebbe rivelazione dall'angelo custode, che tra breve doveva morire e restare in purgatorio, finché fosse detta una messa in suo suffragio. Esultò egli a quell'annunzio; e si affrettò ad ottenere formale promessa da un confratello che alla sua morte avrebbe subito applicato per lui il santo sacrifizio.

Poco dopo morì; ed essendo di mattina, il prete corse subito ad indossare i sacri paramenti e celebrò con grande fervore e commozione di spirito. Appena ebbe finito, mentre in sacrestia si spogliava,, gli apparve l'amico, raggiante di gloria. e gli rimproverò di aver dimenticato la promessa, lasciandolo più di un anno in purgatorio.

T'inganni, rispose l'altro meravigliato. Appena tu sei spirato, corsi in chiesa. a celebrare ed ho finito or ora. Il tuo cadavere è ancora caldo sul letto di morte».

Allora il defunto esclamò: « Ohimè! come sono spaventevoli le pene del purgatorio. Un'ora sola di pena mi è parsa più lunga di un anno! Benedetto sia Dio che così ha abbreviato la mia prova e grazie mille volte a te, o fratello Carissimo, della premura e carità che mi hai usato. Io, salgo ora al cielo e pregherò Dio che ci unisca lassù come fummo uniti sulla terra ».

La durata reale del purgatorio varia da ore a secoli. Dalle rivelazioni risulta che alcune anime vi stettero qualche ora o qualche giorno, mentre altre vi stettero anni e secoli e molte dovranno stare fino al giorno del giudizio.

Innocenzo III fu uno dei più grandi Pontefici che cinsero la somma tiara. Ebbe uno zelo ardentissimo per la gloria di Dio e la salute delle anime e compì opere meravigliose. Riunì il concilio Lateranense, si adoperò per la riforma della Chiesa, fece fronte ai disordini dei principi dell'Europa con la fermezza del Battista, rivolgendo al tempo stesso le sue cure all'Oriente.

Dopo la morte apparve a santa Lutgarda, tutto avvolto nelle fiamme, e le disse che era condannato al purgatorio, fino al giorno del giudizio per alcune colpe commesse.

Il cardinale Bellarmino diceva di rabbrividire ogni volta che pensava a questo fatto; e ne deduceva salutari conseguenze. 
« Se un Pontefice, diceva, così degno di encomio e che passa per santo agli cechi degli uomini, si trova sottoposto ai più orribili tormenti del purgatorio sino alla fine del mondo, che cosa mai sarà riserbato agli altri ecclesiastici, religiosi e fedeli? Chi non tremerà da capo a piedi e non andrà a scrutare gli intimi penetrali del suo cuore, per scacciarne gli attacchi più lievi ed i difetti anche più insignificanti? ».

Negli atti di santa Perpetua, scritti in gran parte dalla Santa mentre era in prigione e che sono una splendida testimonianza della credenza del Purgatorio nel terzo secolo della Chiesa, si legge che vide il suo fratellino Dinocrate, morto all'età di sette anni, per un cancro orribile che gli corrose tutto il volto, penare in quel carcere tenebroso. E vi stette lungo tempo perchè Perpetua si dimenticò di pregare per lui. Consideriamo il fatto. E' un fanciullo appena settenne, allevato santamente, che fece lunga penitenza in vita con quel cancro che lo rendeva oggetto di orrore a quanti lo avvicinavano; eppure è condannato nel Purgatorio, finché la sorella non prega per lui. E soffriva atrocemente, poichè le apparve in luogo tenebroso, arso dalla sete, e colla faccia tuttora corrosa dall'ulcera di cui perì. Vicino aveva una vasca d'acqua freschissima, con l'orlo più alto della. sua persona. Tentava l'infelice di arrivarvi, per saziare la sete che lo struggeva, ma non vi riusciva mai per la bassezza della statura.

S. Agostino, vent'anni dopo la morte della santa madre Monica, scrivendo le Confessioni, scongiura i lettori di pregare per lei; ed egli stesso rivolge a Dio una prece commoventissima che strappa le lacrime. Adunque dopo quattro lustri il grande Dottore temeva ancora che la, sua santa genitrice fosse in Purgatorio. Qual lezione per noi che dimentichiamo così presto i nostri trapassati e sentiamo così poco i rigori della giustizia divina!

La pia contessa Matilde era così penetrata da tali sentimenti che, alla morte di suo marito, ordinò un milione di Messe, oltre alle sue preghiere e mortificazioni ed alle generose elemosine elargite ai poverelli ed ai monasteri.

Nella vita del beato Ugone si legge che un monaco fu condannato al Purgatorio per cinquant'anni: vi stette quaranta e poi Dio gli permise di apparire per domandar suffragi. Presso il Maggiolo (Par. I Dierum canicularium, colloq. 2) si legge che un'anima passeggiava e metteva gran rumore dentro un castello, gridando ad alta voce che le erano toccati mille anni di Purgatorio orribìle.

Nelle lettere annue della Compagnia di Gesù del 1597 si trova che un giovane, modello di virtù, di nome Celso Finetti, che in morte fu onorato da una visita di Maria SS. e predisse a sè e ad un altro l'ora del trapasso, venne condannato a quatto anni di Purgatorio. Un altro pure di santa vita, ne ebbe quattordici. Eppure nella Compagnia, come in generale tutti gli Ordini, si usano fare infiniti suffragi, Messe, Comunioni, rosari, uffizi e penitenze.

Narra il Padre Rossignoli nelle Meraviglie sul Purgatorio, che un pittore in tempo di sua gioventù si lasciò trascinare dal cattivo esempio; e pressato vivamente da un signore, dipinse un quadro in cui vi era qualche nudità.

Più tardi si pentì di quell'opera che poteva essere di scandalo alle anime e si pose a riparare al mal fatto col dipingere unicamente immagini sacre, proprie ad accendere la devozione. L'ultimo suo lavoro fu un grande quadro, che donò gratuitamente alla chiesa dei Carmelitani, affinchè i frati celebrassero messe in suffragio dell'anima sua, quando Dio lo avesse chiamato agli eterni riposi.

Infatti poco dopo si addormentò placidamente nel bacio del Crocifisso, pieno di fiducia in quella misericordia che volentieri perdona e fu sepolto nella chiesa dei medesimi Carmelitani. Tutti avevano una dolce fiducia che fosse salito presto alla gloria eterna, perchè la sua vita negli ultimi anni era stata veramente edificante. Ma quanto non sono diversi i giudizi di Dio! Qualche giorno dopo che era stata chiusa la sua tomba, un religioso rimasto in coro dopo il mattutino se lo vide comparire innanzi, tutto avvolto nelle fiamme. Spaventato il Carmelitano gli domandò se egli era il buon pittore morto poc'anzi, e come mai si trovasse tra quelle pene.
Allora l'infelice, traendo un gran sospiro, disse che al tribunale di Dio molte anime scandalizzate da quel quadro dipinto in sua gioventù, avevano deposto contro di lui e che Dio l'aveva condannato ad ardere nel Purgatorio tra tormenti indicibili, finchè quella pittura non fosse distrutta. Lo supplicava quindi di recarsi dal proprietario ed indurlo a gettare sul fuoco il quadro, annunciandogli al tempo stesso, che in pena di averlo sollecitato a dipingere quella figura, Dio gli avrebbe tolto con morte prematura i suoi due figli.

Si affrettò il religioso ad obbedire. Il signore bruciò all'istante la tela; ma ciò, nonostante si vide, nel breve giro di un mese, morire i suoi cari figli. Allora si pose a far penitenza del fallo commesso nell'ordinare e conservare il dipinto, finché ebbe vita.
AMDG et BVM