Benedetto XVI: credere è ragionevole
È ragionevole credere, perché il mistero di Dio "non è irrazionale, ma sovrabbonda di senso, di significato, di verità". Intelletto e fede, "dinanzi alla divina Rivelazione non sono estranei o antagonisti", ma entrambi "condizioni per comprendere il senso" e recepirne "il messaggio autentico". Tra l'altro, giungere alla conoscenza di Dio richiede una esperienza di fede che è al tempo stesso "un cammino intellettuale e morale" perché fa superare "i nostri egoismi" ed apre "ai valori veri dell'esistenza".
Benedetto XVI, continuando le sue catechesi sull'Anno della fede durante le Udienze del mercoledì, questa mattina si è soffermato sulla ragionevolezza della fede in Dio, spiegando come la stessa fede cattolica "nutre fiducia anche nella ragione umana".
"Nell'irresistibile desiderio di verità, solo un armonico rapporto tra fede e ragione è la strada giusta che conduce a Dio e al pieno compimento di sé", ha aggiunto il Papa, raccontando le esperienze dei tanti protagonisti e autori cristiani che hanno testimoniato l'esistenza di una fede "che si esercita con la ragione, che pensa e invita a pensare". È il caso, ad esempio, di Sant'Agostino, Sant'Anselmo, San Tommaso.
La fede, che permette "un sapere autentico su Dio", coinvolge tutta la persona umana e quindi "dona sapore alla vita, un gusto nuovo d'esistere, un modo gioioso di stare al mondo". Contemporaneamente favorisce anche l'accesso al "vero bene dell'umanità", indicando "l'orizzonte nel quale si deve muovere il suo cammino di scoperta".
E qui si inseriscono anche tutte quelle indagini che mirano ad assicurare un futuro migliore all'umanità, ad esempio attraverso la sconfitta delle malattie. In questo contesto, non c'è affatto conflitto con la scienza, ma una evidente cooperazione, "offrendo criteri basilari" affinché sia sempre promosso il bene di tutti.
Aprirsi alla fede è dunque "decisivo per l'uomo", se si vuole veramente ritrovare "il senso dell'esistenza e il fondamento della vera libertà".
Giovanni Tridente
Benedetto XVI, continuando le sue catechesi sull'Anno della fede durante le Udienze del mercoledì, questa mattina si è soffermato sulla ragionevolezza della fede in Dio, spiegando come la stessa fede cattolica "nutre fiducia anche nella ragione umana".
"Nell'irresistibile desiderio di verità, solo un armonico rapporto tra fede e ragione è la strada giusta che conduce a Dio e al pieno compimento di sé", ha aggiunto il Papa, raccontando le esperienze dei tanti protagonisti e autori cristiani che hanno testimoniato l'esistenza di una fede "che si esercita con la ragione, che pensa e invita a pensare". È il caso, ad esempio, di Sant'Agostino, Sant'Anselmo, San Tommaso.
La fede, che permette "un sapere autentico su Dio", coinvolge tutta la persona umana e quindi "dona sapore alla vita, un gusto nuovo d'esistere, un modo gioioso di stare al mondo". Contemporaneamente favorisce anche l'accesso al "vero bene dell'umanità", indicando "l'orizzonte nel quale si deve muovere il suo cammino di scoperta".
E qui si inseriscono anche tutte quelle indagini che mirano ad assicurare un futuro migliore all'umanità, ad esempio attraverso la sconfitta delle malattie. In questo contesto, non c'è affatto conflitto con la scienza, ma una evidente cooperazione, "offrendo criteri basilari" affinché sia sempre promosso il bene di tutti.
Aprirsi alla fede è dunque "decisivo per l'uomo", se si vuole veramente ritrovare "il senso dell'esistenza e il fondamento della vera libertà".
Giovanni Tridente