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venerdì 1 settembre 2017

Quale grande amica!


Gesù descrive alla mistica Maria Valtorta 
[e a noi pure] 
alcune caratteristiche dell’anima e del rapporto con Dio.
 
 
La vita del mondo leva quel candore di giglio che ha l’anima uscita dalle dimore del Cielo per scendere ad animare una carne nata da due amori fatti uno.



È la terra, l’atmosfera della terra, non l’atmosfera astronomica creata dal Padre mio, ma l’atmosfera morale della terra – quella creata da voi, che per essere stati avvelenati all’origine dallo Spirito del Male portate nel sangue germi di male inoculato ai progenitori – quella che offusca lo splendente candore su cui è solo una macchia che il mio Battesimo lava.



Oh! fulgore dell’anima dopo il lavacro battesimale! Se vi fosse dato vedere quel luminoso candore, vedreste qualcosa da rapire i vostri sentimenti. il giglio è opaco e la perla è grigia a confronto dell’anima avvolta nella luce battesimale.



In verità l’anima rivestita dalla grazia battesimale è come uno specchio che riflette Dio, è un piccolo Dio che attende, amando, di tornare al Cielo dove il suo Amore creatore l’attende.



Se l’uomo riflettesse – ed è per questo che la mia Bontà non calcola le colpe commesse avanti l’uso di ragione – se l’uomo, ormai capace di distinguere il Bene dal Male – e nota che gli istinti del senso si destano dopo l’uso di ragione; prima sono vivi solo gli istinti della vita che spingono il bambino a cercare la mammella o il cibo, il calore della madre o del sole, la mano della madre o il sostegno degli oggetti – se l’uomo riflettesse a ciò che fa, a ciò che perde facendo, a quale delitto a quale furto giunge levando alla sua anima il suo candore battesimale, quale sacrilegio compie profanando in sé la vera immagine di Dio: Spirito di Grazia, di Bellezza, di Bontà, di Purezza, di Carità infinita; se riflettesse al deicidio che compie uccidendo la sua anima, oh! no! l’uomo, essere dotato di ragione, non peccherebbe.
 
 
Poche sono le anime che non vengano a Dio un po’ brune, fatte brune dalle conseguenze della vita che non hanno saputo condurre con quella santa e attenta riflessione che ci vorrebbe per rispetto all’anima che ha diritti superiori alla carne.


Voi vi ricordate molto dei diritti della carne, cosa che muore e che solo essendo vissuta ancella dello spirito, e non padrona dello spirito, può divenire, a suo tempo, abitatrice nella reggia dei Cieli.
Vi preoccupate della vostra estetica, della vostra salute fisica, di prolungare la vita sulla terra il più possibile.

Ma non vi preoccupate della vostra anima, di conservarla bella, di renderla sempre più ornata per aggiungere alla sua bellezza creata da Dio le gemme conquistate dalla vostra volontà di figli pensosi del Padre, al quale vogliono tornare arricchiti di meriti: veri gioielli, vere ricchezze che non periscono in eterno.

(…) Ecco ciò che dà pregio al corpo, o uomini stolti.
L’anima che è il dono di Dio lo spirito che è manifestazione di Dio, e che ha un pregio davanti al quale quelli della carne sono un nulla spregevole.

Io, la Pietà perfetta, non guardo se venite a Me “un po’ bruni” dai riverberi del sole terreno delle tendenze vostre. Voglio solo che lottiate perché il sole bruciante della carnalità non vi renda irriconoscibili al mio sguardo e repellenti al mio occhio.

Anima e Dio, Dio e anima: ecco i due perenni amatori. Perché defraudare Dio e l’anima del loro fine che è l’unirsi, oltre il giorno terreno, nella eterna dimora?
 
 
La vostra anima, se fosse un soggetto visibile, vi direbbe, essa che quando è in grazia è tenuta come un fiore fra le mani dell’angelo vostro, essa che quando è in grazia è come un fiore baciato dal sole e irrorato dalla rugiada per lo Spirito Santo che la scalda e illumina, che la irriga e la decora di celesti luci.
Quante verità vi direbbe la vostra anima se sapeste conversare con essa, se l’amaste come quella che mette in voi la somiglianza con Dio, che è Spirito come spirito è la vostra anima.

Quale grande amica avreste se amaste la vostra anima in luogo di odiarla sino ad ucciderla; quale grande, sublime amica con la quale parlare di cose di Cielo.
L’anima in grazia possiede l’amore e possedendo l’amore possiede Dio, ossia il Padre che la conserva, il Figlio che l’ammaestra, lo Spirito che la illumina.
Possiede quindi la Conoscenza, la Scienza, la Sapienza. Possiede la Luce.

Se sapeste interrogare la vostra anima, vi spiegherebbe persino perchè Dio aveva proibito ad Adamo e Eva la conoscenza del Bene e del Male: perché il Bene lo aveva elargito alle sue creature gratuitamente, e il Male non voleva che lo conosceste perché è frutto dolce al palato ma che, sceso col suo succo nel sangue, ne desta una febbre che uccide e produce arsione, per cui più si beve di quel suo succo mendace e più se ne ha sete.
Voi obbietterete: “E perché allora ha messo l’albero nel Giardino dell’Eden?”. E perché!
Perché il Male è una forza che è nata da sola come certi mali mostruosi nel corpo più sano.
Lucifero era angelo, il più bello degli angeli. Spirito perfetto inferiore a Dio soltanto. Eppure nel suo essere luminoso nacque un vapore di superbia che esso non disperse.
Ma anzi condensò covandolo. E da questa incubazione è nato il Male.
Esso era prima che l’uomo fosse. Dio l’aveva precipitato fuor dal Paradiso, l’incubatore maledetto del Male, questo insozzatore del Paradiso. Ma esso è rimasto l’eterno incubatore del Male, e non potendo più insozzare il Paradiso ha insozzato la Terra.


Nulla di più sano e di più santo di due che si amano onestamente e si uniscono per perpetuare la razza umana e dare anime al Cielo.
La dignità dell’uomo e della donna divenuti genitori è la seconda dopo quella di Dio. Neppure la dignità regale è simile a questa. Perché il re, anche il più saggio, non fa che amministrare dei sudditi.
Essi genitori attirano invece su loro lo sguardo di Dio e rapiscono a quello sguardo una nuova anima che chiudono nell’involucro della carne nata da loro.
Direi quasi che hanno a suddito Dio, in quel momento, perché Dio, al loro retto amore che si unisce per dare alla Terra e al Cielo un nuovo cittadino, crea immediatamente una nuova anima.
Dio è Padre buono, che giubila delle oneste gioie dei figli e che ai loro santi amplessi risponde con benedizioni celesti e con l’approvazione di cui è prova la creazione di un’anima nuova.


L’anima non muore col corpo, ma sopravvive ad esso in eterno. Idea del Creatore Iddio, che ha dato all’uomo l’anima, era che tutte le anime degli uomini si riunissero in un unico luogo: il Cielo, costituendo il Regno dei Cieli il cui monarca è Dio e i suoi sudditi sarebbero stati gli uomini dopo una vita santa e una placida dormizione.

L’anima è creata di volta in volta e non mai più usata per successive incarnazioni.

Le anime, superata la sosta sulla terra, non tornano mai più sulla terra in nessun corpo. Credere nella reincarnazione è errore e offesa verso Dio ammettere che Egli abbia potuto creare che un numero limitato di anime. Errore e offesa anche verso l’uomo, giudicandolo così corrotto che difficilmente meriti premio.

L’uomo può ricordare, pur nascendo una volta sola, con la sua parte migliore che è l’anima. Essa viene da Dio Spirito intelligentissimo, potentissimo, perfetto.
Quando parlo di “ricordare” intendo che l’anima, lucida, intelligente, spirituale, opera di Dio, “si ricorda” del Creatore. E soffre perché desidera Dio, il vero Dio da cui viene, e ha fame di Dio. Ecco perché pungola il corpo torpido a cercare di accostarsi a Dio.


La differenza fra la separazione dell’anima dal corpo per la morte e momentanea separazione dello spirito dal corpo ed anima per l’estasi o il rapimento consiste che, mentre il distacco dell’anima dal corpo provoca morte, la contemplazione estatica, ossia la temporanea orazione dello spirito fuor dalle barriere dei sensi e della materia, non provoca morte.

E questo perché l’anima non si stacca, ma con la sua parte migliore si immerge nei fuochi della contemplazione.

Per capire meglio questa cosa, è bene meditare che tutti gli uomini, finché sono in vita, hanno in sé l’anima (morta o viva che sia per peccato o per giustizia), ma solo i grandi amanti di Dio raggiungono la contemplazione vera.

Questo sta a dimostrare che l’anima conservante l’esistenza sinché è unita al corpo – e in questa particolarità in tutti gli uomini uguale – ha in sé una parte eletta: l’anima dell’anima, dirò così, che col disamore a Dio e alla sua Legge, e anche con la tiepidezza e i peccati veniali, perde la grazia di poter contemplare e conoscere, quanto lo può creatura e a seconda della perfezione raggiunta, Dio e gli eterni veri.



Le anime cessano di animare un corpo e tornano a Dio per essere destinate a seconda dei loro meriti. 
Dio crea nuove anime per mantenere il numero di creature che devono popolare la terra. Prima operazione di divino ordine. 

La seconda è quella di creare, a seconda delle necessità che Egli vede, quella speciale categoria più numerosa dell’altra, onde tutto sia armonico nella razza e l’uno serva all’altro come i denti di un ingranaggio servono all’ingranaggio vicino, facendo muovere la gigantesca macchina senza attriti e lesioni.
Così fa Dio.

Dio provvede a creare col suo pensiero anime di diverse tendenze, allo scopo che la terra goda di un equilibrio giusto in tutte le sue necessità inferiori e superiori. Che se poi la ribellione dell’uomo altera questo equilibrio volendo andare sempre contro la Volontà divina che amorosamente lo guida per via giusta, non è di Dio la colpa.



Un’anima che perde la grazia perde tutto. Per lei inutilmente il Padre l’ha creata, per lei inutilmente il Figlio l’ha redenta, per lei inutilmente lo Spirito Santo l’ha infusa dei suoi doni, per lei inutilmente sono i Sacramenti. E’ morta. Ramo putrido che sotto l’azione corrosiva del peccato si stacca e cade dall’albero vitale e finisce di corrompersi nel fango.

Se un’anima sapesse conservarsi come è dopo il Battesimo e dopo la Confermazione, ossia quando essa è imbibita letteralmente dalla grazia, quell’anima sarebbe di poco minore a Dio. E questo vi dica tutto.



L’anima che lascia la carne che l’animava si trova immediatamente di fronte alla Divinità che la giudica, senza necessità di salire e presentarsi alle soglie del beato Regno. E’ catechismo che Dio è in Cielo, in terra e in ogni luogo. E perciò l’incontro avviene dovunque.

Il giudizio è rapido come rapida è stata la creazione: meno di un millesimo della vostra più piccola unità di tempo. Ma come nell’atomo dell’attimo creativo l’anima ha tempo di intravedere la S.S. Origine che la crea e di seco portarne il ricordo, perché sia istintiva religione e guida nella ricerca della fede, della speranza, della carità, che se voi ben osservate, sono nebulosamente, come germi informi, anche nelle religioni più imperfette – la fede in una divinità, la speranza in un premio dato da questa divinità, l’amore a questa divinità – altrettanto nell’atomo dell’attimo del giudizio particolare lo spirito ha tempo di comprendere ciò che non ha voluto comprendere nella vita terrena, e ha odiato come nemico o schernito o negato come fola vana, o anche servito con tiepidezze che esigono riparazione e di seco portare, nel luogo espiativo o nell’eterna dannazione, il ricordo, a suscitare fiamme d’amore per l’eterna Bellezza o tortura di castigo col rovello del Bene perduto che la coscienza intelligente rimprovererà di aver voluto liberamente perdere. Perché lo ricorderanno, e terribile, senza poterlo contemplare, insieme ai loro peccati.

La creazione dell’anima e il giudizio particolare, sono i due atomi di attimi in cui le anime dei figli dell’uomo, intellettualmente conoscono Dio, per quel tanto che è giusto e sufficiente a dar loro un agente per tendere al loro Bene appena intraveduto, ma rimasto impresso nella sostanza che, essendo intelligente, libera, semplice, spirituale, ha comprensioni pronte, volontà libere, desideri semplici e movimento o inclinazione o appetito, se più vi piace, a riunirsi con l’amore a Colui donde venne e a raggiungere il suo fine del quale ha già intuito la bellezza, o a staccarsene con un odio perfetto raggiungendo colui che è il loro dannato re, e avendo nel ricordo “di odio“ un tormento, il maggiore fra i tormenti infernali, una disperazione, una maledizione indescrivibili.



L’anima non può morire perché spirituale.
L’anima soltanto da Dio potrebbe essere distrutta. Perché Dio padrone assoluto del creato, tutto può: creare come distruggere. 
Ma Dio non può volere distruggere ciò che Egli ha creato per fine d’amore col suo Divino Volere e col suo Divino Soffio. Se avesse voluto l’uomo dotato di un’anima intelligente e ragionevole, lo avrebbe potuto fare. Questo genere d’anima avrebbe servito a fare dell’uomo il re del creato. Ma non avrebbe servito a farne il figlio adottivo di Dio, fatto a sua immagine e somiglianza proprio per l’anima che è libera, immortale e che è tempio, o tal avrebbe dovuto essere, della Grazia.

Dio ha voluto l’anima immortale per amore di questo suo capolavoro creativo che è parte di Sé stesso infusa nella creatura uomo, per avere a soddisfare il suo amore infinito e insaziabile con l’amore che i creati spiriti a Lui fedeli gli daranno nei secoli dei secoli, e quanto più numeroso sarà il popolo celeste degli spiriti a Lui fedeli, più ardente, gioioso, il suo amore.

Nell’anima dell’uomo, anche inconsapevolmente dalla stessa, Dio ha scolpito le formule della Legge e la meta e il premio che l’ubbidienza ad esse ci procura. Legge naturale, legge morale, legge spirituale, voce della coscienza, anelito dello spirito è nell’uomo, per l’anima spirituale, una forza che grida “fa” o urla “non fare”, mentre dall’alto una Luce attira e indica il vero fine, la vera gioia nell’ordine, nella pace, nel possesso del Regno di Dio."

Estratti dai “Quaderni” della mistica italiana Maria Valtorta, 1940-1950.

*  Come vorremmo aver ascoltato dalle stesse labbra di Chiara quelle parole di fiducioso abbandono alla tenerezza di Dio: «Volgendosi poi a se stessa, la vergine santissima parla silenziosamente alla sua anima: “Va' sicura - le dice - perché hai buona scorta, nel viaggio. Va', perché Colui che t'ha creata, ti ha santificata e sempre guardandoti come una madre suo figlio, ti ha amata con tenero amore. E tu, Signore - soggiunge - sii benedetto, che mi hai creata»!  *