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lunedì 8 febbraio 2016

Apparecchio alla Morte. LIBRO AUREO che "se vende como pan caliente"

S. Alfonso Maria de Liguori
Apparecchio alla Morte

IntraText CT - Lettura del testo
  • CONSIDERAZIONE XXIII - INGANNI CHE 'L DEMONIO METTE IN MENTE A' PECCATORI
  • PUNTO I
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PUNTO I
Figuriamo che un giovinecaduto in peccati gravi, se ne sia già confessato, ed abbia già ricuperata la divina grazia. Il demonio di nuovo lo tenta a ricadere: il giovine resiste ancora: ma già vacilla per gl'inganni, che gli suggerisce il nemicoGiovinedico io, dimmi che vuoi fare? vuoi perdere ora la grazia di Dio, che già hai acquistata e che vale più di tutto il mondo, per questa tua misera soddisfazione? vuoi tu stesso scriverti la sentenza di morte eterna, e condannarti ad ardere per sempre nell'inferno? «No», tu mi dici, «non voglio dannarmi, voglio salvarmi; se farò questo peccato, appresso me lo confesserò». Ecco il primo inganno del tentatore. Dunque mi dici che appresso te lo confesserai; ma frattanto già perdi l'anima.Dimmi se avessi in mano una gioia, che valesse mille ducati, la butteresti tu in un2 fiume con dire: appresso farò diligenza e spero di ritrovarla? Tu hai in mano questa bella gioiadell'anima tua che Gesu-Cristo l'ha comprata col suo sangue, e tu la butti volontariamente nell'inferno (poiché peccando secondo la presente giustizia già resti dannato) e dici: Ma sperodi ricuperarla colla confessione? Ma se poi non la ricuperi? Per ricuperarla vi bisogna un vero pentimento, il quale è dono di Dio; se Dio questo pentimento non te lo ? E se viene lamorte, e ti leva il tempo di confessarti?
Dici che non farai passare una settimana, e te lo confesserai. E

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chi ti promette questa settimana di tempoDici che te lo confesserai domani, e chi ti promette questo domaniScrive S. Agostino:3 «Crastinum Deus non promisitfortasse dabit, etfortasse non dabit». Questo giorno di domani non te l'ha promesso Dio; forse te lo darà e forse te lo negherà, come l'ha negato a tanti, i quali si son posti vivi a letto la sera, e la mattinasi son trovati morti di subito. Quanti nello stesso atto del peccato il Signore l'ha fatti morire, e l'ha mandati all'inferno? E se fa lo stesso con te, come potrai più rimediare alla tua ruinaeternaSappi che con quest'inganno di dire, «poi me lo confesso», il demonio ne ha portati migliaia e migliaia di cristiani all'inferno, poiché difficilmente si trova un peccatore, sìdisperato, che voglia proprio dannarsi; tutti allorché peccanopeccano colla speranza di confessarsi, ma così poi tanti miserabili si son dannati, ed ora non possono più rimediarvi.
Ma tu dici: «Ora non mi fido4 di resistere a questa tentazione». Ecco il secondo inganno del demonio, il quale ti fa apparire che tu non hai forza di resistere alla passione presente.Primieramente bisogna che sappi che Dio (come dice l'Apostolo) è fedele, e non permette mai che noi siam tentati oltre le nostre forze: «Fidelis autem Deus est, qui non patietur vostentari supra id quod potestis» (1. Cor. 10. 13). Di più io ti dimando: Se ora non ti fidi5 di resistere, come ti fiderai appresso? Appresso il nemico non lascerà di tentarti ad altri peccati, ed allora egli sarà fatto assai più forte contra di te, e tu più debole. Se dunque non ti fidi ora di spegner questa fiamma, come ti fiderai di spegnerla, dopo ch'ella sarà fatta più grande?DiciDio mi darà l'aiuto suo. Ma Dio questo aiuto già presentemente te lo ; perché tu con questo aiuto non vuoi resistereSperi forse che Dio abbia da accrescerti gli aiuti e le grazie, dopo che tu hai accresciuti i peccati? E se vuoi al presente maggior aiuto e forza, perché non lo domandi a DioDubiti forse della fedeltà di Dio, che ha promesso di dare tutto ciò che gli si cerca? «Petite et dabitur vobis» (Matth. 7. 7). Iddio non può mancarericorri a Lui, ed egli ti darà quella forza che ti bisogna per resistere. «Deus impossibilia non iubet», parla ilconcilio di Trento,6 «sed iubendo monet et facere quod possis, et petere

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quod non possis, et adiuvat ut possis» (Sess. 6. c. 13). Dio non comanda cose impossibili, ma dando i precetti, ci ammonisce a fare quel che possiamo coll'aiuto attuale che ci ; quando7 quell'aiuto non ci bastasse a resistere, ci esorta a cercare maggior aiuto, e chiedendolo8 allora ben Egli ce lo darà.
Dunque, mio Dio, perché Voi siete stato così buono con me, io sono stato così ingrato con Voi? Abbiamo fatto a gara, io a fuggire da Voi, e Voi a venirmi appresso: Voi a farmi bene, ed io a farvi male. Ah mio Signore, s'altro non fosse, la sola bontà che avete avuta con me mi dovrebbe innamorare di Voi; mentre, dopo ch'io ho accresciuti i peccati, Voi aveteaccresciute le grazie. E dove meritava io la luce che ora mi dateSignore mio, ve ne ringrazio con tutto il cuore e spero di venire a ringraziarvene per tutta l'eternità in paradiso. Iospero al11 vostro sangue di salvarmi, e lo spero certo, giacché mi avete usate tante misericordieSpero intanto che mi darete forza di non tradirvi più. Io propongo colla grazia vostra dimorir prima mille volte, che tornare ad offenderviBasta quanto v'ho offeso. Nella vita che mi resta, io vi voglio amare. E come non amerò un Dio, che dopo d'esser morto per me, mi ha sopportato con tanta pazienza, con tante ingiurie, che gli ho fatte? Dio dell'anima mia, me ne pento con tutto il cuore; vorrei morirne di dolore. Ma se per lo passato vi ho voltate lespalleora v'amo sopra ogni cosa, v'amo più di me stesso. Eterno Padre, per li meriti di Gesu-Cristo soccorrete un misero peccatore, che vi vuole amare.
Maria speranza mia, aiutatemi Voi; impetratemi la grazia di ricorrere sempre al vostro Figlio, ed a Voi, ogni volta che il demonio mi tenta ad offenderlo di nuovo.



2 [21.] in un) nel BR2.


3 [2.] Per il citato testo vedi la consid. XVIII, p. 174: [15.] Forse trattasi di un testo compilato mnemonicamente da diverse fonti, il cui nucleo principale appartiene a s. Agostino. S. AUGUST., In Ps. CI, sermo I, n. 10; PL 37, 1301: «Indulgentiam tibi Deus promisit; crastinum diem tibi nemo promisit». Cfr. CC 40, 1431. IDEM, In Ps. CXLIV, n. 11; PL 37, 1877: «Deus conversioni tuae indulgentiam promisit, sed dilationi tuae diem crastinum non promisit». Cfr. CC 40, 2097. S. GREGORIUS M., Homil. in Evang., l. I, hom. 12, n. 6; PL 76, 1122: «Sed qui poenitenti veniam spopondit, peccanti diem crastinum non promisit». Le ultime parole arieggiano una frase del Crisostomo riportata nel breviario. «Sed multis, inquis, dedit Deus spatium, ut in ultima senecta confiterentur. Quid igitur? Numquid et tibi dabitur? Fortasse dabit, inquis. Cur dicis fortasse? Contigit aliquoties? Cogita, quod de anima deliberas», ecc. (Dom. V august., in II noct., lect. V). Vedi CHRYSOST., In ep. II ad Cor., hom. 22; PG 61, 552.


4 [15.] Non mi fido, napoletanismo nel senso di non ho forza.


5 [21., 24. e 25.] Non ti fidi; fiderai, cioè non hai forza; avrai forza.


6 [34.] Conc. Tridentinum. Sessio VI, Decretum de iustificatione, c. 11.


7 [3.] quando) e quando BR2.


8 [5.] chiedendolo) chiedendo NS7.


9 [6.] Preghiera) Affetti e preghiere BR1 BR2.


10 [6.] Qui e nei 2 punti seguenti l'autore ha omesso «Affetti».


11 [15.] spero al) spero nel BR1 BR2.





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venerdì 5 febbraio 2016

INGANNI !!!


INGANNI CHE IL DEMONIO METTE IN MENTE AI PECCATORI

PUNTO II

Dice: "Dio è di misericordia". Ecco il terzo inganno comune de' peccatori, per cui moltissimi si dannano. Scrive un dotto autore che ne manda più all'inferno la misericordia di Dio, che non ne manda la giustizia; perché questi miserabili, confidano temerariamente alla misericordia, non lasciano di peccare, e così si perdono. Iddio è di misericordia, chi lo nega; ma ciò non ostante, quanti ogni giorno Dio ne manda all'inferno! Egli è misericordioso, ma è ancora giusto, e perciò è obbligato a castigare chi l'offende. Egli usa misericordia, ma a chi? a chi lo teme. "Misericordia sua super timentes se... Misertus est Dominus timentibus se" (Ps 102,11.13). 

Ma con chi lo disprezza e si abusa della sua misericordia per più disprezzarlo, Egli usa giustizia. E con ragione; Dio perdona il peccato, ma non può perdonare la volontà di peccare. Dice S. Agostino che chi pecca col pensiero di pentirsene dopo d'aver peccato, egli non è penitente, ma è uno schernitore di Dio: "Irrisor est, non poenitens". Ma all'incontro ci fa sapere l'Apostolo che Dio non si fa burlare: "Nolite errare, Deus non irridetur" (Gal 6,7). Sarebbe un burlare Dio offenderlo come piace, e quanto piace, e poi pretendere il paradiso.


"Ma siccome Dio m'ha usate tante misericordie per lo passato, e non m'ha castigato, così spero che mi userà misericordia per l'avvenire". Ecco il quarto inganno. Dunque perché Dio ha avuta compassione di te, per questo ti ha da usare sempre misericordia, e non ti ha da castigare mai? Anzi no, quanto più sono state le misericordie, che Egli t'ha usate, tanto più devi tremare, che non ti perdoni più e ti castighi, se di nuovo l'offendi. "Ne dicas: Peccavi, et quid accidit mihi triste? Altissimus enim est patiens redditor" (Eccli 5,4). 
Non dire (avverte l'Ecclesiastico), ho peccato e non ho avuto alcun castigo; perché Dio sopporta; ma non sopporta sempre. Quando giunge il termine da Lui stabilito delle misericordie, che vuol usare ad un peccatore, allora gli dà il castigo tutto insieme de' suoi peccati. E quanto più l'ha aspettato a penitenza, tanto più lo punisce, come dice S. Gregorio: "Quos diutius exspectat, durius damnat".


Se dunque tu vedi, fratello mio, che molte volte hai offeso Dio, e Dio non t'ha mandato all'inferno, dei dire: "Misericordiae Domini, quia non sumus consumti" (Thren 3,22). Signore, ti ringrazio, che non m'hai mandato all'inferno, com'io meritava. Pensa, quanti per meno peccati de' tuoi si son dannati. E con questo pensiero cerca di compensare l'offese, che hai fatte a Dio, colla penitenza e con altre opere buone. Questa pazienza, che Dio ha avuta con te, dee animarti, non già a più disgustarlo, ma a più servirlo ed amarlo, vedendo ch'egli ha fatte a te tante misericordie, che non ha fatte agli altri.