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mercoledì 5 agosto 2015

Ma i cristiani d'oggi sanno più queste verità. Quale amore hanno essi per il vero Tempio di Dio?



 


Siamo noi il tempio di Dio

       Abbiamo anche oggi, o fratelli, una festa e una festa speciale. E questo è facile da dire; ma se insistete a chiedermi di quale santo essa sia, la risposta non è più così facile. Quando, infatti, si celebra la memoria di un apostolo, di un martire, o di un confessore, non è difficile dire di chi, come potrebbe essere di san Pietro, di Stefano glorioso, del nostro santo Padre Benedetto, o di un altro dei grandi principi della corte celeste. Ma oggi non si tratta di nessuno di questi; ma c’è una festa e non piccola. E, se volete sentirlo, è la festa della casa di Dio, del tempio di Dio, della città del re eterno, della sposa di Cristo...

       Dov’è questa casa di Dio, tempio, città, sposa di Cristo? Lo dico con timore e rispetto: Siamo noi. Noi, dico, ma nel cuore di Dio. Noi, ma per sua degnazione, non per merito nostro. E non s’arroghi l’uomo, per magnificar se stesso, ciò ch’è di Dio; perché Dio, reclamando il suo, umilierà l’orgoglioso. Perché, anche se per una certa infantile pretesa vogliamo essere salvati gratuitamente, non è quella la via della salvezza. La dissimulazione della propria miseria impedisce la misericordia di Dio, e non c’è posto per divina degnazione, dov’è già presunzione di dignità; è l’umile confessione della sofferenza che attira la compassione. Questa sola fa che il padre di famiglia ci nutra col suo pane e viviamo in abbondanza nella sua casa. Eccoci, dunque, casa di Dio, cui non manca mai il cibo della vita. E ricordati ch’egli chiama la sua casa, casa di preghiera (Mt 21,13). E questo s’accorda con la parola del Profeta, il quale afferma che dobbiamo essere nutriti, attraverso la preghiera, s’intende, col pane delle lagrime e che nelle lagrime ci sarà dato da bere (Ps 79,6). Del resto secondo lo stesso Profeta, come abbiamo già detto, questa casa vuole santità (Ps 92,5): cioè la purità della continenza deve unirsi alle lagrime della penitenza e così quella che è casa diventa anche tempio. Siate santi, perché io, il Signore vostro, sono santo (Lv 11,44) e: Non sapete che i vostri corpi son tempio dello Spirito Santo, e che lo Spirito Santo abita in voi? Se qualcuno oserà profanare il tempio di Dio, Dio lo disperderà (1Co 3,16-17).

       Ma basta poi la sola santità? Secondo l’Apostolo ci vuole anche la pace. Cercate la pace con tutti, e la santità, senza di cui nessuno vedrà Dio (He 12,14). È questa che tiene i fratelli unanimemente insieme e costruisce al nostro re, vero e pacifico, la città nuova, che sarà chiamata anch’essa Gerusalemme, che vuol dire visione di pace. Dov’è raccolta, infatti, una moltitudine, senza un patto di pace, senza osservanza di legge, acefala, senza disciplina e senza governo, lì non c’è un popolo, ma un’orda, non una cittadinanza, ma una baraonda: ha tutte le caratteristiche di una Babilonia, ma di Gerusalemme non ne ha niente...

       È il re che dice anche: Ti ho fatta mia sposa sulla mia parola, deliberatamente e legalmente, ti ho fatta mia sposa per la mia misericordia (Os 2,20). Se non si è diportato da sposo, se non ti ha amato da sposo, se s’è dimostrato geloso di te, non accettare d’essere chiamata sposa.

       Dunque, fratelli, se è vero che siamo casa del gran padre di famiglia per l’abbondanza del cibo, se siam tempio di Dio per la santificazione, se siamo il popolo del gran re per l’armonia della vita comune, se siamo sposa dello sposo immortale per l’amore ch’egli ha per noi, penso che non ci sia nulla che m’impedisca di dire che questa è la nostra festa.

       Bernardo di Chiarav., In dedicat. Eccl. sermo V, 1, 8-10