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lunedì 22 luglio 2013

Riparazione e SS. Eucaristia

Non nobis Domine non nobis, sed nomini tuo da gloriam

Ci piace pubblicare il primo post con cui l'amico Simone Veronese apre il suo Blog 

Riparazione e Santissima Eucaristia
Inizio con questo post - prendendola un po' alla lontana, a dire il vero - a trattare un argomento che mi sta molto a cuore e che dovrebbe stare a cuore ad ogni buon cattolico, cioè il SS. Sacramento dell'Eucaristia e come negli ultimi decenni se ne stia smarrendo il vero significato, con conseguenze niente meno che nefaste.

Di recente in numerosi blog cattolici è stato ripreso l'ultimo editoriale di Radicati nella Fede (vedi qui) centrato sulla necessità della riparazione, altro aspetto smarrito nei meandri di un cattolicesimo volutamente considerato vecchio e da rinnegare.

Mi piace rileggere quell'editoriale anche alla luce di come la solennità del Sacro Cuore di Gesù viene oramai presentata e bistrattata: ho assistito - mio malgrado - a una celebrazione in cui il celebrante ha tenuto un'omelia al limite dell'oltraggioso. Mai e poi mai un fedele ignaro del significato vero e ultimo di questa festa avrebbe potuto tornare a casa con le idee ben chiare! Le uniche parole spese per il Sacro Cuore sono state per dire che il Cuore di Gesù è la sede del suo Amore per noi. Stop.
Nessun accenno a Santa Margherita Maria Alacoque, nessun accenno alla pia pratica dei primi nove venerdì del mese e alle promesse connesse, nessun accenno al significato delle spine che avvolgono il Sacratissimo Cuore e infine, per l'appunto, nessun accenno alla necessità di riparare alle offese e ai dolori che continuamente gli uomini Gli infliggono.

Recuperare il senso della riparazione è certamente fondamentale affinché la Chiesa esca da questa profondissima crisi, ma ritengo che primariamente andrebbe recuperato il senso vero e autentico della Sacra Eucaristia, altrimenti non avrebbe senso parlare di riparazione senza precisare la natura e l'entità dell'offesa da riparare e, ancora di più, senza avere piena coscienza di Chi è l'oggetto dell'offesa (ammesso si ritenga ancora l'uomo in grado di offendere Dio, cosa nient'affatto scontata!).

Infatti se davvero «il più grande di tutti i sacramenti è quello della Eucaristia, perché contiene non solo la grazia, ma anche Gesù Cristo, autore della grazia e dei sacramenti (§546 Catechismo Maggiore di San Pio X)», una sua comprensione distorta (ovviamente per quanto la ragione umana può comprendere, sappiamo bene come questo Mistero sia insondabile!) comporterà certamente, non solo una diminuzione del numero e della portata delle Grazie che altrimenti ne scaturirebbero, ma ben presto avrebbe anche fortissime ripercussioni su tutta la vita della Chiesa, dalle più alte gerarchie al più semplice dei fedeli, come pure a tutti coloro che ancora devono ricevere la Lieta Novella.

Mi sembra di poter dire che tanto sotto l'aspetto sacrificale, quanto sotto l'aspetto sacramentale, la tradizionale dottrina cattolica sull'Eucaristia ha subito delle variazioni sostanziali:

  • nel primo caso, già autorevoli teologi hanno praticamente detto tutto quanto c'era da dire, sia per quanto riguarda la dottrina dei quattro fini per i quali viene offerto l'Augusto Sacrificio della Santa Messa che non si considera, né la si insegna più, sia per quanto riguarda il concetto stesso di Sacrificio e di ripresentazione del Sacrificio della Croce, che si vorrebbero scansare con sempre maggior forza;
  • nel secondo caso, invece, mi sembra che sotto silenzio sia passato una variazione che, se per certi versi e in alcuni contesti, potrebbe apparire giustificata, per altri appare come una manovra destabilizzante, la quale ha pian piano generato molte delle aberrazioni liturgiche e dei travisamenti teologici dei nostri giorni. È oramai invalso l'uso di tradurre il concetto di Passione con quello certamente più ampio di Pasqua, col risultato che, laddove il fedele era portato a pensare alla Passione del Signore, iniziata nel Getsemani e conclusasi sul Golgota, ora il suo pensiero va direttamente al giorno della Risurrezione.
Un esempio? Si prenda il testo latino del celebre O Sacrum Convivium:

O sacrum convivium!
in quo Christus sumitur:
recolitur memoria passionis ejus:
mens impletur gratia:
et futurae gloriae nobis pignus datur.
Alleluia.

La cui traduzione ufficiale della Liturgia delle Ore CEI riporta:

Mistero della Cena!
Ci nutriamo di Cristo,
si fa memoria della sua passione,
l'anima è ricolma di grazia,
ci è donato il pegno della gloria, alleluia.

Quante sono invece le traduzioni che rendono "Pasqua" al posto di "Passione"?
Nelle recenti celebrazioni del Corpus Domini, il copione è stato lo stesso, l'orazione

Deus, qui nobis sub sacraménto mirábili passiónis tuæ memóriam reliquísti, tríbue, quæsumus, ita nos Córporis et Sánguinis tui sacra mystéria venerári, ut redemptiónis tuæ fructum in nobis iúgiter sentiámus. Qui vivis et regnas cum Deo Patre in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sæcula sæculórum.

viene resa con

Signore Gesù Cristo, che nel mirabile sacramento dell'Eucaristia ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua, fa' che adoriamo con viva fede il santo mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue, per sentire sempre in noi i benefici della redenzione. Tu sei Dio...

Certamente, qualcuno dirà, il Mistero Pasquale comprende Passione, Morte e Risurrezione, ma perché mai la Santa Madre Chiesa si sarebbe per secoli riferita all'Eucaristia in un modo, per poi improvvisamente corregger il tiro dopo secoli? Forse che volesse veramente intendere Passione e non Pasqua? Non credo sia un caso se il vecchio Catechismo di San Pio X, al punto 623, recitava:

Perché Gesù Cristo ha istituito la santissima Eucaristia?

Gesù Cristo ha istituito la santissima Eucaristia per tre principali ragioni:
Perché sia sacrificio della nuova legge. 
Perché sia cibo dell'anima nostra.
Perché sia un perpetuo memoriale di sua passione e morte, ed un pegno prezioso dell'amor suo verso di noi, e della vita eterna.


sabato 25 maggio 2013

Beato Luigi Monti


Beato Luigi Monti 
Beato Luigi Monti (1 ottobre)
Bovisio, Milano, 24 luglio 1825 - Saronno, Varese, 1 ottobre 1900
Nato a Bovisio, in provincia di Milano, il 24 luglio 1825, da giovane animò la vita cristiana del suo paese con un gruppo di coetanei.
Ingiustamente calunniati, furono incarcerati per 72 giorni.
A 21 anni si consacrò in perpetuo al Signore. Trascorse poi sei anni tra i Figli di Maria, fondati dal Beato Ludovico Pavoni, e per tre mesi fu infermiere volontario nel Lazzaretto, durante il colera di Brescia del 1855.
Dal 1858 fu infermiere nell'ospedale del Santo Spirito a Roma - dove progettò la sua Congregazione, i Figli dell'Immacolata Concezione - e a Orte (1868-1877), lasciando una testimonianza di donazione di sé e alta professionalità.
Nel 1877 divenne superiore generale della Congregazione e nel 1886 aprì a Saronno (Varese) la prima Casa di accoglienza per orfani, da "custodire come pupilla del proprio occhio". Vi morì il 1° ottobre 1900 e vi è sepolto.
La causa di beatificazione è iniziata nel 1941 sotto il cardinale Schuster.
É stato beatificato da Giovanni Paolo II il 9 novembre 2003.
Martirologio Romano: A Saronno vicino a Varese, Beato Luigi Maria Monti, religioso, che, pur conservando lo stato laicale, istituì i Figli dell’Immacola Concezione, che diresse in spirito di carità verso i poveri e i bisognosi, occupandosi in particolare dell’assistenza agli infermi e agli orfani e della formazione dei giovani.
 
Nel secolo XIX contro l'agnosticismo dilagante, lo Spirito Santo ha suscitato donne e uomini eccezionali ricchi del carisma dell'“assistenza” e dell'“accoglienza” perché fosse ancora l'amore del prossimo a convincere l'uomo scettico e positivista a credere in Dio-Amore.
In questa schiera di fedeli ripieni di Spirito Santo viene annoverato Luigi Monti, Beato della carità, che ha testimoniato l'amore al prossimo nel segno della Donna che non ha conosciuto il peccato, segno di liberazione da ogni male: l'Immacolata.
Luigi Monti religioso laico chiamato “padre” per venerazione dai suoi discepoli, data la sua manifesta paternità spirituale, nacque a Bovisio, diocesi di Milano, il 24 luglio 1825, ottavo di undici figli.
Rimasto orfano di padre a 12 anni, divenne artigiano del legno per aiutare la madre e i fratelli più piccoli.
Giovane ardente radunò nella sua bottega molti coetanei artigiani e contadini per dar vita ad un oratorio serale.
Il gruppo prese il nome di Compagnia del Sacro Cuore di Gesù, ma il popolo di Bovisio lo chiamò: “La Compagnia dei Frati”.
Esso si distingueva per l'austerità di vita, per la dedizione al malato, al povero, per lo zelo di evangelizzare i lontani. Luigi, leader del gruppo, nel 1846 a 21 anni si consacrò a Dio emettendo i voti di castità e obbedienza nelle mani del suo padre spirituale.
Fu un fedele laico consacrato nella Chiesa di Dio senza convento, senza abito.
Non tutti però seppero cogliere i doni che lo Spirito aveva infuso in Luigi Monti.
Infatti alcune persone del paese insieme al parroco misero in atto un'opposizione strisciante ma palese che sfociò in una calunniosa denuncia di cospirazione politica contro l'autorità austriaca di occupazione.
Malgrado il clima di sospetto che regnava nel Lombardo-Veneto nel 1851, Luigi Monti e i suoi compagni furono liberati in istruttoria, ma dopo 72 giorni di carcere.
Docile al suo padre spirituale entrò con lui tra i Figli di Maria Immacolata, Congregazione che il Beato Ludovico Pavoni aveva fondato solo 5 anni prima. Vi rimase sei anni come novizio.
Questo tempo fu per Luigi Monti un periodo di transizione, nel quale, però, s'innamorò delle costituzioni del Pavoni, fece esperienza di educatore e apprese la teoria e la pratica della professione di infermiere che mise a servizio della comunità e dei colpiti dal colera nell'epidemia del 1855 in Brescia, chiudendosi volontariamente nel locale lazzaretto.
Luigi Monti, a 32 anni, è ancora alla ricerca della realizzazione concreta della sua consacrazione. In una lettera del 1896, a 4 anni dalla fine della sua vita, così rievocò la notte dello spirito, vissuta in questo periodo: “Passavo delle ore davanti a Gesù in Sacramento, ma erano tutte ore senza una stilla di celeste rugiada; il mio cuore rimaneva arido, freddo, insensibile.
Ero proprio sul punto di abbandonare ogni cosa, quando, trovandomi in camera, sento una voce interna chiara e distinta che mi dice: “Luigi, va al coretto della chiesa, ed esponi di nuovo le tue tribolazioni a Gesù Sacramentato”.
Do orecchio all'ispirazione, e mi affretto a seguirla. Mi inginocchio, e dopo non molto - meraviglia! - vedo due personaggi in forma umana. Li conosco. Era Gesù con la sua Madre Santissima, i quali mi si fanno dappresso e con voce alta mi dicono: “Luigi, molto avrai ancora da soffrire; altre lotte maggiori e varie avrai da incontrare. Sta forte; di tutto ne uscirai vincitore; il nostro potente aiuto non ti verrà mai meno. Prosegui la via che incominciasti”. Sì dissero e disparvero”.
Ispirato dalla testimonianza di carità della santa Crocifissa di Rosa, Padre Luigi Dossi, prospettò al Monti l'idea di dar vita ad una “Congregazione per il servizio degli infermi” a Roma. Luigi Monti accettò e suggerì di chiamarla: “Congregazione dei Figli dell'Immacolata Concezione”. L'idea fu condivisa da diversi suoi amici del tempo della “Compagnia” e da un giovane infermiere esperto molto ardente, Cipriano Pezzini.
Una fondazione all'ombra del Cupolone non era cosa semplice e per di più in uno degli ospedali più famosi di Europa: l'ospedale Santo Spirito. Nel frattempo i cappellani cappuccini di quel famoso ospedale dettero inizio ad una associazione di terziari di San Francesco per l'assistenza corporale ai malati.
Quando Luigi Monti giunse a Roma, nel 1858, trovò una realtà diversa da quella programmata da lui e dal suo amico Pezzini che lo aveva preceduto per intessere le necessarie trattative con il Commendatore, massima autorità dell'ospedale.
Comprese che Dio, al momento, lo voleva “Fra Luigi da Milano”, infermiere nell'ospedale Santo Spirito, e umilmente chiese di esserne inserito. Fu addetto dapprima a tutti i servizi riservati oggi al personale sanitario ausiliario, poi addetto a particolari interventi, specifici della mansione del flebotomo, descritte nel diploma rilasciatogli dall'Università La Sapienza di Roma.
Nel 1877, per unanime designazione dei suoi confratelli, Pio IX, lo pose a capo della “sua” Congregazione e vi rimarrà per ventitré anni fino alla morte.
Il Beato papa Pio IX predilesse fin dalle origini la Congregazione dei Figli dell'Immacolata Concezione, sia per il grande suo 
anelito di vedere ben assistiti gli infermi degli ospedali romani, sia perché portavano il nome dell'Immacolata.
Posto a capo della “sua” famiglia, Luigi Monti preparò per essa un codice di vita che riflette le esperienze per le quali lo Spirito di Dio lo aveva condotto. E la comunità del Santo Spirito, per mezzo della sua animazione, visse l'“apostolica vivendi forma” dei Figli dell'Immacolata Concezione.
I Fratelli nutriti dall'Eucaristia e dalla meditazione del privilegio della “Tutta Pura”, si dedicavano all'assistenza in modo eroico. Nei ricoveri in massa per epidemie di malaria, di tifo o a seguito di episodi bellici, non esitarono i Fratelli a dare spontaneamente anche il loro materasso. Si dichiararono tutti disponibili ad assistere i malati di tutte le forme di malattia, in qualsiasi parte fossero inviati. Luigi Monti costituì altre piccole comunità nell'alto Lazio, ove egli stesso aveva operato precedentemente come ospedaliere dai molti ruoli ed anche come infermiere itinerante per i casolari sparsi per la campagna di Orte (VT).
Un giorno ricevette (siamo nel 1882) a Santo Spirito la visita di un religioso certosino che dichiarò di aver avuto l'ispirazione dalla Vergine Immacolata di presentarsi a lui. Veniva da Desio (Milano). Il certosino gli presentò un caso pietoso: quattro orfani, figli di suo fratello vedovo, da poco deceduto, di cui il maggiore aveva undici anni.
Un segno dello Spirito di Dio e Luigi Monti allargò l'opera assistenziale ai minori, orfani di entrambi i genitori. Per essi aprì una Casa di accoglienza a Saronno. Il suo principio pedagogico basilare è fondato sulla paternità dell'educatore. L'orfano deve trovare nella comunità dei religiosi la nuova famiglia, per “vivere insieme la giornata”, per creare insieme le prospettive di inserimento nella società con una formazione umana e cristiana che fosse la base per tutte le vocazioni: alla famiglia, allo stato di speciale consacrazione, come al sacerdozio ministeriale.
Luigi Monti, laico consacrato, concepì la comunità di “Fratelli” non sacerdoti e sacerdoti nella parità dei diritti e dei doveri, ove a superiore della comunità doveva essere eletto il fratello più idoneo. La morte lo colse a Saronno, stremato di forze, quasi cieco, a 75 anni nel 1900. Il suo progetto non aveva avuto ancora l'approvazione ecclesiastica.
Ma San Pio X, nel 1904, diede l'approvazione al nuovo modello di comunità, previsto dal fondatore concedendo il sacerdozio ministeriale come complemento essenziale per svolgere una missione apostolica rivolta a tutto l'uomo, sia nel servizio degli infermi che nell'accoglienza della gioventù emarginata.
Nel 1941 il Beato Ildefonso Schuster, Arcivescovo di Milano, aprì il processo informativo che si protrasse fino al 1951.
Nel 2001 la Congregazione delle Cause dei Santi ha promulgato il decreto sull'eroicità delle virtù e nel 2003 si ebbe il decreto che definiva miracolosa la guarigione avvenuta nel 1961 a Bosa (Sardegna) del contadino Giovanni Luigi Iecle.
Tuttora la Congregazione dei Figli dell'Immacolata è sparsa in tutto il mondo manifestando nelle opere di carità il carisma di accoglienza paterna e di assistenza effettuata con professionalità e somma dedizione dal fondatore Luigi Monti.
É stato beatificato da Giovanni Paolo II il 9 novembre 2003.
La data di culto indicata nel Martyrologium Romanum è il 1 ottobre. La Congregazione dei Figli dell'Immacolata Concezione lo ricorda il 22 settembre. (Fonte: Santa Sede)

lunedì 3 settembre 2012

La Vita di San Pio X



Papa Benedetto XVI - La Vita di San Pio X


In questo video il Papa Benedetto XVI ci racconta 
la vita di San Pio X (Giuseppe Sarto).

UDIENZA GENERALE

Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo

Mercoledì, 18 agosto 2010


Papa Benedetto XVI - La Vita di San Pio X
<<Cor Mariæ Immaculatum, intercede pro nobis>>