Visualizzazione post con etichetta San Pietro Apostolo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta San Pietro Apostolo. Mostra tutti i post

mercoledì 19 giugno 2013

Pietro, prendendo la parola, rispose: «Il Cristo di Dio».


"Prendete, prendete quest’opera e ‘non sigillatela’, ma leggetela e fatela leggere"
Gesù (cap 652, volume 10), a proposito del
"Evangelo come mi è stato rivelato"
di Maria Valtorta



Domenica 23 Guigno 2013, XII Domenica delle ferie delle ferie del Tempo Ordinario - Anno C

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 9,18-24.
Un giorno, mentre Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare e i discepoli erano con lui, pose loro questa domanda: «Chi sono io secondo la gente?».
Essi risposero: «Per alcuni Giovanni il Battista, per altri Elia, per altri uno degli antichi profeti che è risorto».
Allora domandò: «Ma voi chi dite che io sia?». Pietro, prendendo la parola, rispose: «Il Cristo di Dio».
Egli allora ordinò loro severamente di non riferirlo a nessuno.
«Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno».
Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua.
Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà.
Traduzione liturgica della Bibbia


Corrispondenza nel "Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta : Volume 5 Capitolo 343 pagina 309.



1La pianura fiancheggia il Giordano prima che questo si getti nel lago di Merom. Una bella pianura su cui di giorno in giorno crescono più rigogliosi i cereali e s’infiorano gli alberi da frutto. I colli oltre i quali è Cedes sono ora alle spalle dei pellegrini, che infreddoliti camminano lesti nelle prime luci del giorno, guardando con desiderio il sole che ascende e cercandolo non appena il suo raggio tocca i prati e carezza le fronde. Devono aver dormito all’aperto, al massimo in un pagliaio, perché le vesti sono sgualcite e conservano festuche di paglia e foglie secche che essi si vanno levando man mano che le scoprono nella luce più forte.
Il fiume si annuncia per il suo fruscio, che pare forte nel silenzio mattutino della campagna e per una folta riga di alberi delle foglie novelle, che tremolano alla lieve brezza del mattino. Ma ancora non si vede, sprofondato come è nella pianura piatta. Quando le acque azzurre, ingrossate da numerosi torrentelli che scendono dai colli occidentali, si vedono luccicare fra il verde novello delle sponde, si è quasi sulla riva.
«Facciamo la riva fino al ponte, oppure passiamo il fiume qui?» chiedono a Gesù che era solo, meditabondo, e che si è fermato ad attenderli.
«Vedete se c’è barca per passare. È meglio andare di qui...».
«Sì. Al ponte che è proprio sulla via di Cesarea Paneade potremmo incontrare da capo qualcuno messo sulle tracce» osserva Bartolomeo accigliato, guardando Giuda.
«No. Non mi guardare male. Io non sapevo di venire qui e non ho detto nulla. Era facile capire che da Safet Gesù sarebbe andato alle tombe dei rabbi e a Cédès. Ma mai avrei pensato volesse spingersi fino alla capitale di Filippo. Perciò essi lo ignorano. E non li troveremo per mia colpa né per loro volontà. A meno che non abbiano Belzebù che li conduce» dice calmo e umile l’Iscariota.
«Questo è bene. Perché con certa gente… Bisogna avere occhio e misurare le parole, non lasciare indizi dei nostri progetti. Stare attenti a tutto si deve. Altrimenti la nostra evangelizzazione si tramuterà in perpetua fuga» ribatte Bartolomeo.


Tornano Giovanni e Andrea. Dicono: «Abbiamo trovato due barche. Ci passano per una dramma a barca. Scendiamo sull’argine».
E nelle due barchette, in due riprese, passano sull’altra sponda. La pianura piatta e fertile, li accoglie anche qui. Una pianura fertile, ma poco popolata. Solo i contadini che la coltivano hanno casa in essa.
2«Uhm! Come faremo per il pane? Io ho fame… E qui… non ci sono neppure le spighe filistee… Erba e foglie, foglie e fiori. Non sono una pecorella né un’ape» mormora Pietro ai compagni, che sorridono all’osservazione.
Giuda Taddeo si volta - era un poco più avanti - e dice: «Compreremo pane al primo paese».
«Sempre che non ci facciano fuggire» termina Giacomo di Zebedeo.


«Guardatevi, voi che dite di stare attenti a tutto, dal prendere il lievito dei farisei e dei sadducei. Mi sembra che lo stiate facendo, senza riflettere a ciò che fate di male. State attenti! Guardatevi!» dice Gesù.


Gli apostoli si guardano l’un l’altro e bisbigliano: «Ma che dice? Il pane ce lo ha dato quella donna del sordomuto e l’oste di Cedes. E questo è ancora qui. L’unico che abbiamo. Né sappiamo se potremo trovarne da prendere per la nostra fame. Come dunque dice che comperiamo da sadducei e farisei pane col loro lievito? Forse non vuole che si comperi in questi paesi...».


Gesù, che era di nuovo avanti tutto solo, torna a voltarsi.
«Perché avete paura di rimanere senza pane per la vostra fame? Anche se tutti qui fossero sadducei e farisei, non rimarreste senza cibo per il mio consiglio. Non è di quel lievito che è nel pane che Io parlo. Perciò potrete comperare dove vi pare il pane per i vostri ventri. E se nessuno ve lo volesse vendere, non rimarreste senza pane lo stesso. Non vi ricordate dei cinque pani con cui si sfamarono cinquemila persone? Non vi ricordate che ne raccoglieste dodici panieri colmi di avanzi? Potrei fare per voi, che siete dodici e avete un pane, ciò che feci per cinquemila con cinque pani. Non capite a quale lievito alludo? A quello che gonfia nel cuore dei farisei, sadducei e dottori, contro di Me. È odio, quello. Ed è eresia. Ora voi state andando verso l’odio come fosse entrato in voi parte del lievito farisaico. Non si deve odiare neppure chi ci è nemico. Non aprite neppure uno spiraglio a ciò che non è Dio. Dietro al primo entrerebbero altri elementi contrari a Dio. Talora, per troppo volere combattere con armi uguali i nemici, si finisce a perire o a essere vinti. E, vinti che siate, potreste per contatto assorbire le loro dottrine. No. Abbiate carità e riservatezza. Voi non avete in voi ancora tanto da poterle combattere, queste dottrine, senza esserne infettati. Perché alcuni elementi di esse li avete pure voi. E l’astio per loro ne è uno. Ancora vi dico che essi potrebbero cambiare metodo per sedurvi e levarvi a Me, usandovi mille gentilezze, mostrandosi pentiti, desiderosi di fare la pace. Non dovete sfuggirli. Ma quando essi cercheranno di darvi le loro dottrine, sappiate non accoglierle. Ecco quale è il lievito di cui parlo. Il malanimo che è contro l’amore e le false dottrine. Vi dico: siate prudenti».


3«Quel segno che i farisei chiedevano ieri era “lievito”, Maestro?» chiede Tommaso.
«Era lievito e veleno».
«Hai fatto bene a non darglielo».
«Ma glielo darò un giorno».
«Quando? Quando?» chiedono curiosi.
«Un giorno...».
«E che segno è? Non lo dici nemmeno a noi, tuoi apostoli? Perché lo si possa riconoscere subito» chiede voglioso Pietro.
«Voi non dovreste avere bisogno di un segno».
«Oh! non per poter credere in Te! Non siamo la gente che ha molti pensieri, noi. Noi ne abbiamo uno solo: amare Te» dice veementemente Giacomo di Zebedeo.


Ma la gente, voi che l’avvicinate, così alla buona, più di Me, e senza la soggezione che Io posso incutere, chi dice che Io sia? E come definisce il Figlio dell’uomo?».
«Chi dice che Tu sei Gesù, ossia il Cristo, e sono i migliori. Gli altri ti dicono Profeta, altri solo Rabbi, e altri, Tu la sai, ti dicono pazzo e indemoniato».
«Qualcuno però usa per Te il nome stesso che Tu ti dai, e ti dice “Figlio dell’uomo”».
«E alcuni anche dicono che ciò non può essere, perché il Figlio dell’uomo è ben altra cosa. Né è sempre negazione, questa. Perché in fondo essi ammettono che Tu sei da più del Figlio dell’uomo: sei il Figlio di Dio. Altri invece dicono che non sei neppure il Figlio dell’uomo, ma un povero uomo che Satana agita o che sconvolge la demenza. Tu vedi che i pareri sono molti e tutti diversi» dice Bartolomeo.

«Ma per la gente chi è dunque il Figlio dell’uomo?».

«È un uomo nel quale siano tutte le virtù più belle dell’uomo, un uomo che raduni in sé tutti i requisiti di intelligenza, sapienza, grazia che pensiamo fossero in Adamo, e taluni a questi requisiti aggiungono quello del non morire. Tu sai che già circola la voce che Giovanni Battista non sia morto. Ma solo trasportato altrove dagli angeli, e che Erode, per non dirsi vinto da Dio, e più ancora Erodiade, abbiano ucciso un servo e, sottratto il capo di lui, abbiano mostrato come cadavere del Battista il corpo mutilato del servo. Tante ne dice la gente! Perciò pensano in molti che il Figlio dell’uomo sia o Geremia, o Elia, o qualcuno dei Profeti e anche lo stesso Battista, nel quale era grazia e sapienza, e si diceva il Precursore del Cristo. Cristo: l’Unto di Dio. Il Figlio dell’uomo: un grande uomo nato dall’uomo. Non possono ammettere in molti, o non lo vogliono ammettere, che Dio abbia potuto mandare suo Figlio sulla terra. Tu lo hai detto ieri: “Crederanno solo coloro che sono convinti dell’infinita bontà di Dio”. Israele crede nel rigore di Dio più che nella sua bontà...» dice ancora Bartolomeo.

«Già. Si sentono infatti tanto indegni che giudicano impossibile che Dio sia tanto buono da mandare il suo Verbo per salvarli. Fa ostacolo al loro credere in ciò lo stato degradato della loro anima» conferma lo Zelote. E aggiunge: «Tu lo dici che sei il Figlio di Dio e dell’uomo. Infatti in Te è ogni grazia e sapienza come uomo. Ed io credo che realmente chi fosse nato da un Adamo in grazia ti avrebbe somigliato per bellezza e intelligenza ed ogni altra dote. E in Te brilla Dio per la potenza. Ma chi lo può credere fra coloro che si credono dèi e misurano Dio su se stessi, nella loro superbia infinita? Essi, i crudeli, gli odiatori, i rapaci, gli impuri, non possono certo pensare che Dio abbia spinto la sua dolcezza a dare Se stesso per redimerli, il suo amore a salvarli, la sua generosità a darsi in balìa dell’uomo, la sua purezza a sacrificarsi fra noi. Non lo possono, no, essi che sono così inesorabili e cavillosi nel cercare e punire le colpe».


E voi chi dite che Io sia? Ditelo proprio per vostro giudizio, senza tenere conto delle mie parole o di quelle altrui. Se foste obbligati a giudicarmi, che direste che Io sia?».


«Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» grida Pietro inginocchiandosi a braccia tese verso l’alto, verso Gesù, che lo guarda con un volto tutto luce e che si curva a rialzarlo per abbracciarlo dicendo:

«Te beato, o Simone, figlio di Giona! Perché non la carne né il sangue te lo ha rivelato, ma il Padre mio che è nei Cieli. Dal primo giorno che venisti da Me ti sei fatto questa domanda, e poiché eri semplice e onesto hai saputo comprendere ed accettare la risposta che ti veniva dai Cieli. Tu non vedesti manifestazioni soprannaturali come tuo fratello e Giovanni e Giacomo. Tu non conoscevi la mia santità di figlio, di operaio, di cittadino come Giuda e Giacomo, miei fratelli. Tu non ricevesti miracolo né vedesti farne, né ti diedi segno di potenza come feci e come videro Filippo, Natanaele, Simon Cananeo, Tommaso, Giuda. Tu non fosti soggiogato dal mio volere come Levi il pubblicano. Eppure tu hai esclamato: “Egli è il Cristo!” Dalla prima ora che mi hai visto, hai creduto, né mai la tua fede fu scossa. Per questo Io ti ho chiamato Cefa. E per questo su te, Pietra, Io edificherò la mia Chiesa, e le porte dell’Inferno non prevarranno contro di lei. A te darò le chiavi del Regno dei Cieli. E qualunque cosa avrai legata sulla terra sarà legata anche nei Cieli. E qualunque cosa avrai sciolta sulla terra sarà sciolta anche nei Cieli, o uomo fedele e prudente di cui ho potuto provare il cuore. E qui, da questo momento, tu sei il capo, al quale va data ubbidienza e rispetto come ad un altro Me stesso. E tale lo proclamo davanti a tutti voi».

6 Se Gesù avesse schiacciato Pietro sotto una grandine di rimproveri, il pianto di Pietro non sarebbe stato così alto. Piange tutto scosso dai singhiozzi, col volto sul petto di Gesù. Un pianto che avrà solo riscontro in quello infrenabile del suo dolore di rinnegatore di Gesù. Ora è pianto fatto di mille sentimenti umili e buoni… Un altro poco dell’antico Simone - il pescatore di Betsaida che al primo annuncio del fratello aveva riso dicendo: «Il Messia appare a te!.. Proprio!», incredulo e ridanciano - un poco tanto dell’antico Simone si sgretola sotto quel pianto per far apparire, sotto la crosta assottigliata della sua umanità, sempre più nettamente il Pietro, pontefice della Chiesa di Cristo.

Quando alza il viso, timido, confuso, non sa che fare un atto per dire tutto, per promettere tutto, per rinforzarsi tutto al nuovo ministero: quello di gettare le sue braccia corte e muscolose al collo di Gesù e obbligarlo a chinarsi per baciarlo, mescolando i suoi capelli, la sua barba, un poco ispidi e brizzolati, ai capelli e alla barba morbidi e dorati di Gesù, guardandolo poi con uno sguardo adorante, amoroso, supplichevole, degli occhi un poco bovini, lucidi e rossi delle lacrime sparse, tenendo nelle sue mani callose, larghe, tozze, il viso ascetico del Maestro curvo sul suo, come fosse un vaso da cui fluisse liquore vitale… e beve, beve, beve dolcezza e grazia, sicurezza e forza, da quel viso, da quegli occhi, da quel sorriso…

7 Si sciolgono infine, tornando ad andare verso Cesarea di Filippo, e Gesù dice a tutti: «Pietro ha detto la verità. Molti l’intuiscono, voi la sapete. Ma voi, per ora, non dite ad alcuno ciò che è il Cristo nella verità completa di ciò che sapete. Lasciate che Dio parli nei cuori come parla nel vostro. In verità vi dico che quelli che alle mie asserzioni o alle vostre aggiungono la fede perfetta e il perfetto amore, giungono a sapere il vero significato delle parole “Gesù, il Cristo, il Verbo, il Figlio dell’uomo e di Dio”».
Estratto di "l'Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta ©Centro Editoriale Valtortiano http://www.mariavaltorta.com/

ECCE AGNUS DEI!


martedì 18 giugno 2013

DOMINGO XII, T.O.: 23-6-2013 / San Lucas 9, 18-24: "PEDRO HA DICHO LA VERDAD. MUCHOS LA INTUYEN. VOSOTROS LA SABÉIS.



EN EL CAMINO HACIA 
CESAREA DE FILIPO






El Jordán, antes de que se lance en el lago Merón, tiene a sus lados una llanura. Es bella. Según pasan los días crecen más los trigales, y los árboles se engalanan con sus flores. Las colinas, más allá de las cuales está Quedes, están a la espalda de los peregrinos que, muertos de frío, caminan ligeros a las primeras luces del día, buscando con ansia algún rayo de sol, que empieza a acariciar las copas de los árboles. Probablemente durmieron al aire libre, o si les fue bien en algún pajar, porque sus vestidos están arrugados, y traen todavía pajas, que se quitan al descubrirlas según la luz es más fuerte.
El río anuncia que está cerca. Su ruido lo traiciona. Ruido que parece más fuerte en las horas matinales, adormiladas en el silencio de la campiña, y por una hilera de árboles cuyas tiernas hojas se mueven al leve viento matinal. Aun no se ve, metido como está en la llanura. Cuando se ven sus aguas, que otros arroyos aumentan también, brillar entre el verde de las riberas, está ya uno junto a él.

"VED SI HAY UNA BARCA PARA PASAR. 
ES MEJOR IR DE ESTA PARTE..."

"¿Lo pasamos aquí, o hasta el puente?" preguntan a Jesús que venía solo, meditabundo, y que se paró a esperarlos.
"Ved si hay una barca para pasar. Es mejor ir de esta parte..."
"Sí. En el puente que está en el camino para Cesarea Panéades podremos encontrar otra vez a alguien que siga nuestras pistas" observa Bartolomé, frunciendo el entrecejo, y mirando a Judas.
"No. No me mires con esos ojos. No sabía que vendríamos aquí, y no he dicho nada. Fácilmente se podía prever que de Sefet Jesús habría ido a las tumbas de los rabíes y a Quedes, pero nunca hubiera imaginado que hubiese querido ir a la capital de Filipo. Por esto no lo saben. Y no los encontraremos por culpa mía, ni porque ellos quieran, al menos que no tengan a Belzebú que los conduzca" se disculpa afligido el discípulo.
"Eso está bien, porque con ciertos tipos... hay que tener abierto el ojo, y medir las palabras, y no dejar sospecha de nuestros proyectos. Conviene estar muy atentos, de otro modo nuestra evangelización se cambiará en una continua fuga" replica Bartolomé.
Regresan Juan y Andrés. Dicen: "Hemos encontrado dos barcas. Nos pasan por una dracma por barca. Bajemos a la orilla."
En las dos barcas y en dos viajes pasan al otro lado. La llanura de este lado es también fértil, pero no muy poblada, fuera de las casas de los campesinos que viven aquí.
"¡Umh! ¿Cómo nos las arreglaremos para el pan? Yo tengo hambre... y aquí no hay ni siquiera las espigas filisteas... Hierba y hojas, hojas y flores. No soy ni un borrego, ni una abeja" dice Pedro a sus compañeros que sonríen.
Judas Tadeo se vuelve -va un poco adelante- y dice: "Compremos pan en el primer poblado que encontremos."
"Con tal de que no nos hagan huir" concluye Santiago de Zebedeo.

ESTAD ATENTOS DE TOMAR LEVADURA DE LOS 
FARISEOS Y SADUCEOS. 
ME PARECE QUE LO ESTÁIS HACIENDO 
¡TOMAD VUESTRAS PROVIDENCIAS!" DICE JESÚS.

"Estad atentos, vosotros que decís que hay que tomar clase de precauciones, de tomar levadura de los fariseos y saduceos. me parece que lo estáis haciendo, sin reflexionar en lo que tiene de mal. ¡Atentos! ¡Tomad vuestras providencias!" dice Jesús.
Los apóstoles se miran entre sí y murmuran: "¿Qué está diciendo? La mujer de la casa del sordomudo y la que nos hospedó en Quedes nos dieron el pan. Es lo único que tenemos. No sabemos siquiera si podremos encontrar algo más para matar el hambre. ¿Cómo dice que hemos comprado a los fariseos y saduceos el pan con la levadura? Tal vez no quiere que se compre por estas partes."

"¿POR QUÉ TENÉIS MIEDO DE QUEDAROS SIN PAN?  
¿NO OS ACORDÁIS DE LOS CINCO PANES CON QUE 
CALMARON SU HAMBRE CINCO MIL PERSONAS? 

¿NO COMPRENDÉIS A QUÉ LEVADURA ME REFIERO?

Jesús que nuevamente va delante, se vuelve. "¿Por qué tenéis miedo de quedaros sin pan? Aunque aquí todos fuesen fariseos y saduceos no os quedaríais sin comer por causa de mi consejo. No hablo de la levadura que hay en el pan. Podéis comprar pan para vuestros estómagos donde os parezca. Si nadie os lo quisiera vender, no os quedaríais por ello sin comer. ¿No os acordáis de los cinco panes con que calmaron su hambre cinco mil personas? ¿No os acordáis que recogisteis doce cestos de pedazos que sobraron? Puedo hacer por vosotros doce, que tenéis un solo pan, lo que hice por cinco mil con cinco. ¿No comprendéis a qué levadura me refiero? A la que esponja en el corazón de fariseos, saduceos, doctores contra Mí. Al odio. A la herejía. Ahora vosotros os estáis encaminando hacia el odio, como si hubiera entrado en vosotros un poco de la levadura farisaica. No se debe odiar ni siquiera al enemigo. No abráis ni siquiera un resquicio a lo que no es Dios.Detrás del primer elemento entrarían otros, contrarios a Dios. Algunas veces por querer combatir con iguales armas a los enemigos, se termina por perecer o ser vencidos. Y vencidos una vez podéis por el contacto asimilar sus doctrinas. No. ¡Tened caridad y prudencia! No estáis todavía bien preparados para combatir estas doctrinas sin infectaros con ellas. Porque algunos elementos existen en vosotros. Uno es la aversión que sentís por ellos. Os digo aun que podrían cambiar de método para seduciros, para arrebataros de mi lado, empleando miles de gentilezas, mostrándose arrepentidos, deseosos de hacer las paces.No debéis evitarlos, pero cuando traten de daros sus doctrinas, procurad no aceptarlasEste es el fermento del que os hablaba. La mala voluntad que es contraria al amor y las falsas doctrinas. Os digo: Sed prudentes."

"¿LA SEÑAL QUE AYER PEDÍAN LOS FARISEOS ERA 
"LEVADURA"?

"Y ¿QUÉ SEÑAL ES? ¿NO NOS LA QUIERES DECIR 
A NOSOTROS, TUS APÓSTOLES?

"¿La señal que ayer pedían los fariseos era "levadura"? " pregunta Tomás.
"Lo era y veneno también."
"Hiciste bien en no haberla dado."
"La daré algún día."
"¿Cuándo? ¿Cuándo?" curiosos preguntan.
"Un día..."
"Y ¿qué señal es? ¿No nos la quieres decir a nosotros, tus apóstoles? Para que podamos reconocerla al punto" pregunta insistente Pedro.
"Vosotros no deberíais tener necesidad de señal alguna."
"¡No para poder creer en Ti! No somos de la gente que tenga muchas ideas. Bástanos una: amarte" dice entusiasta Santiago de Zebedeo.

Y LA GENTE CON QUIEN TRATÁIS 
¿QUÉ DICE QUIÉN SEA YO? 
¿QUÉ PIENSA QUE ES EL HIJO DEL HOMBRE?"

"Y la gente con quien tratáis sin preocupación alguna, que no se siente impresionada con vosotros como le sucede conmigo, ¿qué dice quién sea Yo? ¿Qué piensa que es el Hijo del hombre?"
"Algunos dicen que eres Jesús, esto es, el Mesías, y son los mejores quienes lo afirman. Otros dicen que eres un profeta, otros que sólo un rabí, y otros, bien lo sabes, te tienen por loco y endemoniado."
"Con todo algunos te llaman el "Hijo del hombre" como Tú mismo dices de Ti mismo."
"Otros dicen que no puede ser, porque el Hijo del hombre es una cosa muy diversa. Esto es algo que siempre se oye, porque en el fondo ellos admiten que eres más que el Hijo del hombre, que eres el Hijo de Dios.Otros, por el contrario, dicen que no eres ni siquiera el Hijo del hombre, sino un pobre cualquiera a quien Satanás incita, y aumenta su locura. Ves que los pareceres son muchos y todos diversos" dice Bartolomé.

¿PERO PARA LA GENTE QUIÉN ES, EN UNA PALABRA, 
EL HIJO DEL HOMBRE?

"¿Pero para la gente quién es, en una palabra, el Hijo del hombre?"
"Es un ser en que radican todas las virtudes más hermosas del hombre, un ser que reúne en sí todos los requisitos de inteligencia, sabiduría, belleza, que imaginamos que existieron en Adán, y algunos añaden a estos requisitos el de no morir. Sabes muy bien que anda en las bocas de muchos que Juan Bautista no ha muerto, sino sólo transportado por los ángeles y que Herodes, para no confesar su derrota, y mucho más Herodías, se cuenta que mató a un siervo, y habiéndole quitado la cabeza, hayan mostrado como cadáver del Bautista su cuerpo. ¡Tantas cosas dice la gente! Por esto muchos piensan que el Hijo del hombre sea Jeremías, o Elías, o alguno de los profetas y aun el mismo Bautista, en quien había la belleza y la sabiduría, y se llamaba el precursor del Mesías, del Ungido de Dios. El Hijo del hombre: un gran ser nacido del hombre.No pueden admitir muchos, o no quieren, que Dios haya enviado a su Hijo a la tierra. Ayer Tú mismo lo dijiste: "Creerán sólo los que están convencidos de la infinita bondad de Dios". Israel cree más en la severidad de Dios que en su bondad..." explica Bartolomé.
"Tienes razón. Se oye a muchos incapacitados que afirman que es imposible que Dios haya sido tan bueno, de haber enviado a su Verbo para salvarlos. El obstáculo que encuentran en creer esto, es su propia alma degradada" confirma Zelote. Y añade: "Tú dices ser el Hijo de Dios y del hombre. En verdad existe en ti la belleza, toda la sabiduría como hombre. Yo creo que quien hubiese nacido realmente de un Adán en gracia, se te hubiera parecido en hermosura e inteligencia y en otras cualidades. Dios resplandece en ti por su poder. Pero ¿quién de esos que se creen dioses puede creerlo, llevados de su gran soberbia? Los que son crueles, que odian, que son unos ladrones, impuros, no pueden ciertamente admitir que Dios haya llegado al extremo de su bondad de darse a Sí mismo para redimirlos, que haya entregado su amor para salvarlos, su generosidad, su pureza para sacrificarse por nosotros. No pueden admitirlo esos, que son tan duros y quisquillosos en buscar culpas y castigarlas."

Y VOSOTROS ¿QUÉ DECÍS QUIÉN SEA YO? 
DECIDLO CON EL CORAZÓN EN LA MANO,

"Y vosotros ¿qué decís quién sea Yo? Decidlo con el corazón en la mano, sin tener en cuenta mis palabras o las de otros. Si fuerais obligados a juzgarme ¿quién diríais que soy Yo?"
"Tú eres eres el Mesías, el Hijo del Dios vivo" grita Pedro arrodillándose con los brazos abiertos en alto, hacia Jesús que lo mira con un rostro que es todo luz, y que se inclina para levantarlo para abrazarlo, diciendo:

LA RAZÓN POR LA QUE JESÚS ELIGIÓ A PEDRO 
CABEZA DE LA IGLESIA

"¡Bienaventurado eres, Simón, hijo de Jonás! No ha sido la carne ni la sangre los que te lo revelaron, sino mi Padre que está en los cielos. Desde el primer día que viniste a Mí, te has hecho esta pregunta, y como eres sencillo y honrado has sabido comprender y aceptar la respuesta que los cielos te daban. No viste ninguna manifestación sobrenatural como tu hermano y Juan y Santiago. No conocías que había sido Yo bueno como hijo, como obrero, como ciudadano, cual Judas y Santiago mis hermanos lo habían visto. No te hice ningún milagro, ni me viste hacerlo. No te di ninguna señal de mi poder como la vieron Felipe, Natanael, Simón Cananeo, Tomás, Judas. No (te) sentiste subyugado por mi voluntad como Leví el publicano. Y con todo exclamaste: "¡El es el Mesías!". Desde la primera vez que me viste, creíste, y tu fe jamás se ha sentido vacilar. Por esto te llamé Cefas. Y por esto, sobre ti, Roca, edificaré mi Iglesia y las puertas del infierno no la vencerán. Te daré las llaves del reino de los cielos, y lo que hubieras amarrado en la tierra, lo será también en los cielos, y lo que hubieras soltado en la tierra, será suelto también en los cielos, ¡oh hombre fiel y prudente cuyo corazón he podido probar! Y ahora, desde este momento, eres el jefe, a quien debe darse obediencia, respeto como si fuera Yo mismo. Y como a tal te proclamo ante todos tus compañeros."
Si Jesús hubiera arrojado contra Pedro toda clase de reproches no se hubiera sentido tan pequeño. Se oyen sus sollozos, que repercuten contra el pecho de Jesús. Un llanto que sólo será igual al de haberlo negado. Ahora es un llanto que nace de miles de sentimientos humildes y buenos... Es algo del antiguo Simón -el pescador de Betsaida que a la nueva de su hermano había respondido riéndose: "¿El Mesías se te ha aparecido?... ¿De veras?"- Algo queda del antiguo Simón que llora, bajo el peso de su fragilidad humana, pero que empieza a ser el Pedro, el Jefe de la Iglesia de Jesús.
Cuando levanta su cara, tímida, apenada, no sabe hacer otra cosa para demostrar todo lo que siente, todo a lo que se ha comprometido: echar sus brazos cortos y musculosos al cuello de Jesús, obligarlo a inclinarse para que lo bese, mezclando sus cabellos, su barba, un tanto ásperos y entrecanos, con los hermosos cabellos y barba dorados de Jesús. Lo mira con una mirada de adoración, amor, súplica, con unos ojos un tanto bovinos, resplandecientes y rojizos por las lágrimas teniendo entre sus manos callosas, largas, toscas, el rostro ascético del Maestro, cual si fuese un vaso de quien fluya un licor precioso... y bebe, bebe dulzura y gracia, seguridad y fuerzas de ese rostro, de esos ojos, de esa sonrisa...

"PEDRO HA DICHO LA VERDAD.
MUCHOS LA INTUYEN.
VOSOTROS LA SABÉIS.
POR AHORA NO DIGÁIS A NADIE QUIÉN ES EL MESÍAS,
COMO VOSOTROS LO SABÉIS.

DEJAD QUE DIOS HABLE EN LOS CORAZONES
COMO HABLA EN LOS VUESTROS.

Pedro se separa de Jesús, quien dice a todos al continuar su camino hacia Cesarea de Filipo: "Pedro ha dicho la verdad. Muchos la intuyen. Vosotros la sabéis. Por ahora no digáis a nadie quién es el Mesías, como vosotros lo sabéis. Dejad que Dios hable en los corazones como habla en los vuestros. En verdad os digo que quienes juntan a mi afirmación o a la vuestra una fe y amor perfectos, llegarán a comprender el verdadero significado de las palabras: "Jesús, el Mesías, el Verbo, el Hijo del hombre y de Dios". "
VI. 189-194


A. M. D. G. et B.V.M.

12ma Domenica T.O.: 23 giugno 2013

Sanctus Sanctus Sanctus


AVE MARIA PURISSIMA!
Per Lc. 9, 18-24  VAI a pag. 130 digitando QUI




giovedì 11 aprile 2013

III Domingo de Pascua, Año C, 14 de Abril de 2013: PEDRO VA A PESCAR Y CON ÉL TODOS LOS DEMÁS. ... "Traed algunos pescados. El fuego espera. Venid y comed" ordena Jesús.



JESÚS SE APARECE 
EN LAS RIBERAS DEL LAGO





Es una noche tranquila y bochornosa. Ni un respiro de aire. Las estrellas, grandes, palpitantes, hacen señales desde allá arriba. El lago, sereno e inmóvil que parece una grande alberca defendida de los vientos, refleja en su superficie la gloria de ese cielo en que bullen los astros. Las plantas de la ribera forman una masa sin gemidos. Tan calmado está el lago que todo su movimiento se reduce a un levísimo golpeteo en la ribera. Una que otra barquichuela apenas si se distingue bajo los rayos de alguna estrella que ilumina débilmente el interior. No sé cual sea el lugar exacto en que estoy, pero me parece que me hallo en la parte sur, donde el lago desemboca en el río. Diría yo que estoy en la periferia de Tariquea, no porque vea la ciudad, que un montón de árboles me esconde, extendiéndose a lo largo del lago en forma de un promontorio, sino que lo deduzco de las lucecillas de las barcas que se alejan hacia el norte, al retirarse de la playa. Digo periferia porque hay un montón de casuchas, tan pocas para formar un villorrio, a las faldas del promontorio. Deben ser de pescadores. Hay barcas sobre la arena seca de la playa, otras ya están prontas a partir, pero las aguas están tranquilas, que parecen enclavadas en ellas.
De una casucha saca Pedro la cabeza. La luz, que sale de una cocina ahumada, ilumina por la espalda la figura rechoncha del apóstol haciéndola resaltar como una silueta. Mira el cielo, el lago... Se acerca al borde del lago. Viste una túnica corta y viene descalzo. Entra en el agua hasta los muslos, acaricia el borde de una barca alargando su musculoso brazo. Se le acercan los hijos de Zebedeo.

PEDRO VA A PESCAR Y CON ÉL TODOS LOS DEMÁS

"¡Noche espléndida!"
"Dentro de poco saldrá la luna."
"Habrá pesca."
"No hay viento."
"¿Qué hacemos?"
Hablan despacio, con frases cortas, como hombres acostumbrados a la pesca, a las maniobras de las velas, de las redes que exigen atención, a ser parcos en palabras.
"Vámonos. Venderemos parte de la pesca."
Los alcanzan en la ribera Andrés, Tomás y Bartolomé.
"¡Qué noche tan calurosa!" exclama Bartolomé.
"¿Habrá tempestad? ¿Os acordáis de aquella noche?" pregunta Tomás.
"¡Oh, no! Calma, tal vez neblina, pero tempestad, no. Yo... yo voy a pescar. ¿Quien viene conmigo?"
"Vamos todos. Tal vez esté uno mejor allá" dice Tomás que está sudando y añade: "Esa mujer necesitaba el fuego, pero era cómo si estuviéramos en las termas..."
"Voy a decirle a Simón. Está allá solo" dice Juan.
Pedro está preparando ya la barca, ayudado de Andrés y Santiago.
"¿Vamos hasta casa? Una sorpresa para mi madre..." pregunta Santiago.
"No. No sé si puedo hacer que venga Marziam. Antes de... de la... ¡Bueno!, ¡total! Antes de ir a Jerusalén. -si estaba todavía en Efraín- el Señor me dijo que quiere celebrar la segunda pascua con Marziam. Pero después no me ha dicho más..."
"A mi me parece que dijo que sí" aclara Andrés.
"La segunda pascua, sí. Pero que venga antes, no lo sé. He cometido tantos errores que... Oh, ¿también vienes tú?"
"Sí, Simón de Jonás. Esta pesca me recordará muchas cosas..."
"¡Eh, a todos nos recordará muchas cosas!... Y cosas que no volverán... Íbamos con el Maestro en esta barca por el lago... Yo la adoraba como si fuera un palacio, y me parecía que no podría vivir sin ella. Pero ahora que no está más El en la barca... en una palabra... estoy dentro pero no siento alegría" confiesa Pedro.
"Ninguno tiene alegría de las cosas pasadas. No es la misma vida. Y aun mirar a atrás... entre las horas pasadas y las presentes están en medio esas horribles..." suspira Bartolomé.
"¡Venid pronto! Tú al timón, y nosotros a los remos. Vamos hacia la curva de Ippo. Es un buen lugar. ¡Ea, adelante!"
Pedro empieza a bogar y la barca se desliza sobre el agua. Bartolomé lleva el timón. Tomás y Zelote hacen de ayudantes, prontos a arrojar las redes que están preparando. Sale la luna, mejor dicho, aparece por sobre los montes de Gadara o Gamala, esto es, sobre los que están en la costa oriental, pero hacia el sur del lago, que al recibir los rayos de la luna hace una avenida de diamantes sobre sus tranquilas aguas.
"Nos acompañará hasta el amanecer."
"Si no hay niebla." 
"Los peces salen del fondo, porque la luna los atrae."
"Si tenemos buena pesca, será fortuna, porque no tenemos más dinero. Compraremos pan y lo llevaremos junto con pescados, a los que están en el monte." Palabras lentas, con pausa entre una y otra.
"Bogas bien, Simón. no te has olvidado de ello..." dice con admiración Zelote.
"Así es... ¡Maldición!"
"¿Qué te pasa?" preguntan los otros.
"Es que el recuerdo de aquel hombre me persigue por doquier. Me acordé de aquel día que entre las dos barcas competimos que quién bogaba mejor, y él..."
"Yo por mi parte pienso que una de las primeras veces que presentí su abismo de perfidia, fue aquella vez que encontramos, mejor dicho, que casi chocábamos con las barcas romanas. ¿Os acordáis?" pregunta Zelote
"¡Que si nos acordamos! Pero... El lo defendía... y nosotros... entre las defensas que hacía el Maestro y su doblez del... no pudo uno percatarse..." responde Tomás.
"¡Umh! Yo más de una vez... Me decía: "No juzgues, Simón!" "
"Tadeo siempre sospechó de él."
"Lo que no llego a creer que éste no haya sabido nada" dice Santiago dando un golpe al codo de su hermano.
Juan no responde y se limita a bajar la cabeza.
"Ya no hay por qué ocultarlo..." dice Tomás.
"Lucho por olvidar. Es lo que se me ordenó. ¿Por qué queréis que desobedezca?"
"Tiene razón. Dejémoslo en paz" dice Zelote en su defensa.
"Bajad las redes. Despacio... Bogad vosotros. Boga despacio. Da vuelta hacia la izquierda, Bartolomé. Acércate. Vira. ¿Está la red extendida? ¿Sí? A los remos y esperemos" ordena Pedro.

LA RED ESTÁ VACÍA. LA SUMERGEN DE NUEVO. 
BUSCAN OTRO LUGAR. ¡NADA!... PASAN LAS HORAS.

¡Qué hermoso es el lago en la tranquilidad de la noche, cuando la luna lo besa! ¿Habrá sido así el paraíso? La luna que toda sobre él se refleja lo convierte en un inmenso diamante. Su fosforescencia se columpia sobre las colinas, las sube, las baja, y a las ciudades vecinas las pinta de color de nieve... De vez en vez sacan la red. Un arpa de diamantes que cae sobre el plateado lago. La red está vacía. La sumergen de nuevo. Buscan otro lugar. ¡Nada!... Pasan las horas. La luna se mete avergonzada, mientras la luz del alba avanza, al principio como dudosa, después se viste de verde-azul... Una niebla calurosa llega a las riberas, sobre todo a la extremidad sur del lago. Tariquea no se ve más. Neblina baja, no muy tupida, que los primeros rayos del sol deshilacharán. Para evitarla prefieren flanquear el lado oriental donde es menos espesa, mientras que al oeste, al venir de más allá de Tariquea en la ribera derecha del Jordán, se hace más densa. Cuidadosamente bogan para evitar algún escollo. 

"¡OÍD, VOSOTROS LOS DE LA BARCA! 
¿NO TENÉIS NADA QUE COMER?"

"¡Oíd, vosotros los de la barca! ¿No tenéis nada que comer?" Una voz varonil les llega desde la playa yresponden: "No" y entre sí comentan: "¡Nos parece siempre escucharlo!..."
"Echad las redes a la derecha y encontraréis."
La derecha es hacia lo largo. Echan la red, un poco dudosos. El peso de la red hace que se incline la barca.
"¡Es el Señor!" exclama Juan.
"¿El Señor?" pregunta Pedro.
"¿Dudas? Nos pareció que era su voz, y esto es la prueba. Mira la red. Es como aquella vez. Te aseguro que es El. Oh, Jesús mío, ¿dónde estás?"
Todos se esfuerzan en perforar el velo de la neblina, después de ver que la red está asegurada para que la arrastren a la estela de la barca, porque querer subirla es una maniobra peligrosa. Reman en dirección de la ribera. Tomás recoge el remo de Pedro que se pone aprisa la túnica corta sobre los breves paños menores, que era lo único que él, como sus demás compañeros, menos Bartolomé, traían puestos, se echa a nado, atraviesa las tranquilas aguas precediendo la barca, y es el primero en poner pie en la desierta playa donde sobre dos piedras se ve fuego hecho con rastrojos que un matorral espinoso protege. Y cerca del fuego, está Jesús, sonriente, benigno.
"¡Señor! ¡Señor!" Pedro lleno de emoción es lo que sabe decir. Chorreando agua no se atreve a tocar ni siquiera el vestido del Señor, y se queda postrado en la arena, en adoración.
La barca se arrastra sobre la arena, se detiene. Todos están de pie, llenos de alegría...


"TRAED ALGUNOS PESCADOS. EL FUEGO ESPERA. 
VENID Y COMED" ORDENA JESÚS.


"Traed algunos pescados. El fuego espera. Venid y comed" ordena Jesús.
Pedro corre a la barca, ayuda a levantar la red y toma del montón tres gruesos pescados, los mata contra el borde de la barca y les saca las entrañas con su cuchillo. Le tiemblan las manos, pero no de frío. Los lava, los lleva al fuego, los pone encima, y cuida de que se asen bien. Los otros siguen adorando al Señor, un poco separados, temerosos, desde que resucitó, pues grande es su majestad..
"Ved, aquí hay pan. Habéis trabajado toda la noche y estáis cansados. Ahora tomad fuerzas. ¿Está pronto, Pedro?"
"Sí, mi Señor" dice Pedro con una voz más ronca que de lo acostumbrado, agachado sobre el fuego. Se seca los ojos de los que corren lágrimas como si el humo se las arrancase, y le hiciese también mal en la garganta. Pero el humo no tiene ninguna culpa... Lleva el pescado que ha puesto sobre una hoja rasposa, parece hoja de calabaza. Se la trajo Andrés, después de haberla lavado en el lago.

¿DÓNDE ESTÁN LOS OTROS?" 
EN EL MONTE. 

Jesús ofrece y bendice, divide el pan, los pescados, en ocho partes, los distribuye y toma también la suya. Comen con la reverencia con que realizarían un rito sagrado. Jesús los mira y sonríe, no habla. Después pregunta: "¿Dónde están los otros?"
"En el monte. Donde ordenaste. Nosotros vinimos a pescar porque no tenemos dinero y no queremos abusar de los discípulos."


"Así está bien. Pero de ahora en adelante vosotros los apóstoles estaréis en el monte en oración, dando buen ejemplo a los discípulos. Mandad a éstos a pescar. Es mejor que quedéis allá para orar y para atender a los que necesitan de vuestro consejo o que os lleven noticias. Tened muy unidos a los discípulos. Volveré pronto."

"Lo haremos, Señor."
"¿No está Marziam contigo?"
"No me habías dado órdenes de que lo mandase llamar tan pronto."
"Mándalo llamar. Ha obedecido perfectamente."
"Así lo haré, Señor."

LO MIRA CON ESOS OJOS DE CUANDO IBA A HACER 
UN GRAN MILAGRO O CUANDO IBA A DAR SUS ÓRDENES. 
PEDRO SE ESTREMECE COMO DE MIEDO Y SE ECHA 
UN POCO ATRÁS... PERO JESÚS LE PONE UNA MANO 
SOBRE LA ESPALDA, LO DETIENE FUERTEMENTE 
Y LE PREGUNTA, TENIÉNDOLO ASÍ: 
"SIMÓN DE JONÁS, ¿ME AMAS?"

Un silencio, luego Jesús que había estado un poco con la cabeza inclinada, pensativo, levanta su cabeza, clava sus ojos en Pedro. Lo mira con esos ojos de cuando iba a hacer un gran milagro o cuando iba a dar sus órdenes. Pedro se estremece como de miedo y se echa un poco atrás... Pero Jesús le pone una mano sobre la espalda, lo detiene fuertemente y le pregunta, teniéndolo así: "Simón de Jonás, ¿me amas?"
"¡Claro, Señor! Tú sabes que te amo" responde Pedro.
"Apacienta mis corderos... Simón de Jonás, ¿me amas?"
"Sí, Señor mío. Tú sabes que te amo." La voz es menos segura, y hasta como que tiembla por la repetición de la pregunta.
"Apacienta mis corderos... Simón de Jonás, ¿me amas?"
"Señor... Tú sabes todo... Tú sabes si te amo.." le tiembla la voz, aun cuando está seguro de su amor, pero cree que Jesús no lo está.
"Apacienta mis ovejitas. Tu triple confesión de amor ha borrado tu triple negación. Estás completamente puro, Simón de Jonás, y Yo te digo: toma las vestiduras pontificales, lleva la santidad del Señor en medio de mi grey. Cíñete tus vestiduras, y tenlas así hasta que de Pastor te conviertas en cordero. En verdad te digo: cuando eras joven te ceñías tus vestiduras, e ibas a donde querías, pero cuando envejezcas extenderás tus manos, otro te ceñirá tus vestidos, y le llevará a donde no te gustará. Pero ahora Yo te digo. "Cíñete tus vestidos y sígueme por el mismo camino". Levántate y ven."

"¿Y QUÉ SERÁ DE ÉSTE?"

Se levantan y ambos se dirigen a la playa. Los demás se ponen a apagar el fuego con arena. Juan, después de haber recogido lo que sobró del pan, sigue a Jesús. Pedro oye sus pasos y vuelve la cabeza. Ve a Juan y pregunta, señalándolo a Jesús: "¿Y qué será de éste?"
"Si quiero que se quede hasta que Yo regrese, ¿a ti qué te importa? Tú sígueme."
Caminan por la playa. Pedro quisiera hablar un poco más. Pero la majestad de Jesús, las palabras que le acaba de decir lo detienen. Se arrodilla. Los demás lo imitan. Adoran. Jesús los bendice, y les ordena que regresen. Suben a la barca y a fuerzas de remo se alejan. Jesús los mira partir.
XI. 767-771


A. M. D. G. et B. V. M.

mercoledì 10 aprile 2013

Domenica 14 Aprile 2013, III Domenica di Pasqua - Anno C



"Prendete, prendete quest’opera e ‘non sigillatela’, ma leggetela e fatela leggere"
Gesù (cap 652, volume 10), a proposito del
"Evangelo come mi è stato rivelato"
di Maria Valtorta



Domenica 14 Aprile 2013, III Domenica di Pasqua - Anno C


Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 21,1-19.

Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così:
si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli.
Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla.
Quando gia era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù.
Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No».
Allora disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci.
Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «E' il Signore!». Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare.
Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane.
Disse loro Gesù: «Portate un po' del pesce che avete preso or ora».
Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatrè grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò.
Gesù disse loro: «Venite a mangiare». Enessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», poiché sapevano bene che era il Signore.
Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce.
Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti.
Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli».
Gli disse di nuovo: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci le mie pecorelle».
Gli disse per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecorelle.
In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi».
Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: «Seguimi».

Traduzione liturgica della Bibbia 




Corrispondenza nel "Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta : Volume 10 Capitolo 633 pagina 364.


1Una notte calma e afosa. Non tira un respiro di vento. Le stelle, larghe e palpitanti, gremiscono il cielo sereno. Il lago, calmo e immobile tanto da parere una vastissima vasca al riparo dei venti, riflette sulla sua superficie la gloria di quel cielo palpitante d’astri. Le piante lungo le rive sono un blocco senza fremiti. Così calmo il lago che il suo fiotto sulla riva si riduce ad un fruscio lievissimo. Qualche barca al largo, appena visibile come forma vagante, che talora mette una stellina a poca distanza dall’onda col suo lumino legato all’albero della vela a rischiarare l’interno del piccolo scafo.
Non so quale punto del lago sia. Direi in quello più meridionale, là dove il lago si appresta a ritornar fiume. Alla periferia di Tarichea, direi, non perché io veda la città, che un ammasso d’alberi mi nasconde, protendendosi nel lago a fare un piccolo promontorio collinoso, ma perché così giudico dalle stelline dei lumi delle barche, che si allontanano verso nord staccandosi dalle sponde del lago. Dico periferia perché un mucchietto di casupole, che son tanto poche da non poter costituire neppure un villaggio, sono riunite lì, ai piedi del piccolo promontorio. Case povere, quasi sul lido, certo di pescatori.
Delle barche in secco sulla piccola spiaggia; altre, già pronte a navigare, presso riva, nell’acqua, e così ferme da parer confitte al suolo, anziché galleggianti.




2Da una casupola Pietro sporge il capo. La luce tremolante di un fuoco acceso nella cucina fumosa illumina da tergo la figura atticciata dell’apostolo, facendola risaltare come un disegno. Guarda il cielo, guarda il lago... Viene avanti sino al limite del lido. Poi ‑ è con una tunica corta e a piedi scalzi ‑ entra nell’acqua sino a mezza coscia e carezza il bordo di una barca, protendendo il braccio muscoloso.
Lo raggiungono i figli di Zebedeo.
«Bella notte».
«Fra poco ci sarà la luna» .
«Sera di pesca».
«Coi remi però».
«Non c’è vento».
«Che si fa?».
Parlano adagio, a frasi staccate, come uomini usi alla pesca e alle manovre delle vele e delle reti, che richiedono attenzione e perciò poche parole.
«Sarebbe bene andare. Venderemmo parte della pesca».
Vengono a raggiungerli sulla riva Andrea, Tommaso e Bartolomeo.
«Che calda questa notte!», esclama Bartolomeo.
«Farà tempesta? Vi ricordate quella notte?», chiede Tommaso.
«Oh! no! Calmeria, nebbie forse, ma non tempesta. Io... Io vado a pescare. Chi viene con me?».
«Veniamo tutti. Forse si starà meglio là in mezzo», dice Tommaso che suda, e aggiunge: «Occorreva alla donna quel fuoco, ma è come fossimo stati alle terme calde...».
«Vado a dirlo a Simone. È tutto solo là», dice Giovanni.





3Pietro già prepara la barca insieme ad Andrea e Giacomo.
«Andiamo sino a casa? Una sorpresa per mia madre... », chiede Giacomo.
«No. Non so se posso far venire Marziam. Prima di... della... Sì, insomma! Prima di andare a Gerusalemme ‑ si era ancora ad Efraim ‑ il Signore mi disse di voler fare la seconda Pasqua con Marziam. Ma poi non mi ha detto altro...».
«A me pare che abbia detto di sì», dice Andrea.
«Sì. La seconda Pasqua, sì. Ma farlo venire prima non so se vuole. Ho fatto tanti sbagli che... Oh! vieni anche tu?».
«Sì, Simone di Giona. Mi ricorderà molte cose questa pesca...».
«Eh! a tutti ricorderà molte cose... E cose che non torneranno più... Si andava col Maestro in questa barca, sul lago... E io le volevo bene come fosse una reggia, e mi pareva di non poter vivere senza di essa. Ma ora che Lui non c’è più, nella barca... ecco... ci sono dentro e non ne ho gioia», dice Pietro.
«Nessuno più ha gioia delle cose passate. Non è più la stessa vita. E anche a guardare indietro... fra quelle ore passate e quelle presenti c’è in mezzo quel tempo orrendo...», sospira Bartolomeo.
«Pronti. Venite. Tu al timone e noi ai remi. Andiamo verso la curva di Ippo. È posto buono. Su! Op! Su! Op!».
Pietro dà la voga e la barca scivola sull’acqua cheta, Bartolomeo al timone. Tommaso e lo Zelote a far da garzoni, pronti a gettar le reti che preparano stese. Si alza la luna, ossia supera i monti di Gadara (se non erro) o Gamala, insomma quelli che sono sulla costa orientale ma verso il sud del lago, e il lago ne riceve il raggio, che fa un strada di diamanti sull’acque chete.




«Ci accompagnerà sino al mattino».
«Se non viene foschia».
«I pesci lasciano il fondo attirati dalla luna».
«Se faremo buona pesca, bene sarà. Perché non abbiamo più denaro. Compreremo pane e porteremo a quelli sul monte pesce e pane».
Parole lente, con pause lunghe fra l’una e l’altra voce.
«Voghi bene, Simone. Non hai perso la vogata!...», ammira lo Zelote.
«Sì... 4Maledizione!».
«Ma che hai?», chiedono gli altri.
«Ho... Ho che il ricordo di quell’uomo mi perseguita da per tutto. Mi ricordo di quel giorno che si faceva con due barche a chi vogava meglio, e lui...».
«Io invece pensavo che una delle prime volte che ebbi la visione del suo abisso di perfidia, fu quella volta che incontrammo, anzi, che scontrammo le barche dei romani. Ricordate?», dice lo Zelote.
«Eh! se si ricorda! Mah!... Lui lo difendeva... e noi... fra le difese del Maestro e le doppiezze del... del nostro, non si comprese mai bene...», dice Tommaso.
«Uhm! Io più di una volta... Ma diceva: “Non giudicare, Simone!”».
«Il Taddeo lo ebbe sempre in sospetto».
«Quello che io non riesco a credere è che costui non ne abbia saputo mai nulla», dice Giacomo urtando col gomito suo fratello. Ma Giovanni tace curvando il capo.
«Ormai puoi dire...», dice Tommaso.
«Mi sforzo di dimenticare. Così ne ho avuto ordine. Perché mi volete fare disubbidire?».
«Hai ragione. Lasciamolo stare», difende lo Zelote.



5«Calate le reti. Adagio... Vogate voi. Voga lento. Curva a sinistra, Bartolmai. Accosta. Vira. Accosta. Vira. Stesa la rete? Sì? Su i remi e attendiamo», comanda Pietro.

Come è bello il dolce lago nella pace della notte, sotto il bacio della luna! Paradisiaco tanto è puro. La luna vi si specchia in pieno dal cielo e lo fa di diamante, la sua fosforescenza trema sui colli, li disvela, fa di neve le città delle rive...
Ogni tanto estraggono la rete. Una cascata arpeggiante di diamanti sull’argento del lago. Vuota. La immergono di nuovo. Si spostano. Non hanno fortuna...
Le ore passano. La luna tramonta, mentre la luce dell’alba si fa strada, incerta, verd’azzurra... Una foschia di caldo fuma verso le rive, specie verso l’estremità sud del lago. Tiberiade se ne vela e se ne vela Tarichea. Nebbia bassa, poco compatta, che il primo sole scioglierà. Per evitarla preferiscono costeggiare il lato d’oriente dove essa è meno fitta, mentre a ovest, venendo dall’acquitrino che è oltre Tarichea sulla riva destra del Giordano, essa si affittisce come l’acquitrino fumasse. Vogano attenti per evitare qualche pericolo del fondale, essi pratici del lago.



6«Voi, della barca! Avete niente da mangiare?». Una voce maschile viene dalla riva. Una voce che li fa sussultare.

Ma scrollano le spalle, rispondendo forte: «No»; e poi fra loro: «Ci pare sempre di sentirlo!...».
«Gettate le reti a destra della barca e troverete».
La destra è verso il largo. Gettano la rete, un poco perplessi. Scosse, peso che fa piegare la barca dal lato dove è la rete.
«Ma questo è il Signore!», grida Giovanni.
«Il Signore, dici?», chiede Pietro.
«E ne hai dubbio? Ci è parsa la sua voce, ma questa ne è la prova. Guarda la rete! È come quella volta! È Lui, ti dico! Oh! Gesù mio! Dove sei?».
Tutti aguzzano lo sguardo a forare i veli della nebbia, dopo aver bene assicurata la rete per trascinarla nella scia della barca, posto che volerla issare è pericolosa manovra, e remano per andare a riva. Ma Tommaso deve prendere il remo di Pietro che, infilata in fretta e furia la breve tunica sulle brachette cortissime che erano il suo unico vestimento, come è quello degli altri meno Bartolomeo, si è gettato a nuoto nel lago e fende a grandi bracciate l’acqua cheta, precedendo la barca e mettendo per primo il piede sulla spiaggetta deserta, dove su due pietre al riparo da un cespuglio spinoso luccica un fuoco di sterpi. E lì, vicino al fuoco, è Gesù, sorridente e benigno.
«Signore! Signore!». Pietro ha il fiato grosso dall’emozione e non può dire altro. Grondante d’acqua come è, non osa toccare neppur la veste del suo Gesù, e sta prostrato sull’arena con la tunica incollata addosso, adorando.
La barca sfrega sul greto e si ferma. Tutti sono in piedi, agitati dalla gioia...


7«Portate qua di quei pesci. Il fuoco è pronto. Venite e mangiate», ordina Gesù.

Pietro corre alla barca e aiuta a issare la rete, e afferra nel mucchio guizzante tre grossi pesci e li sbatte sull’orlo della barca per ucciderli e li sbuzza col suo coltello. Ma gli tremano le mani, oh! non di freddo! Li sciacqua, li porta là dove è il fuoco e ve li aggiusta sopra, sorvegliandoli nella cottura. Gli altri stanno adorando il Signore, un poco lontani da Lui, timorosi come sempre di Lui che è, Risorto, così divinamente potente.
«Ecco. Qui è il pane. Avete lavorato tutta la notte e siete stanchi. Ora vi rifocillerete. È pronto, Pietro?».
«Sì, mio Signore», dice Pietro con una voce ancor più roca del solito, curvo sul fuoco, e si asciuga gli occhi che gocciano, come se il fumo li facesse piangere irritandoli insieme alla gola. Ma non è il fumo che dà quella voce e quelle lacrime...
Porta il pesce che ha steso su una foglia rasposa, pare una foglia di zucca e gliel’ha portata Andrea dopo averla sciacquata nel lago.
Gesù offre e benedice, spezza il pane e i pesci e li distribuisce facendone otto parti e gustandone Lui pure. Mangiano con la riverenza con cui compirebbero un rito. Gesù li guarda e sorride. Ma tace Egli pure sinché chiede: «Dove sono gli altri?».
«Sul monte. Dove hai detto. E noi si è venuti per pescare, perché non si ha più denaro e non vogliamo abusare dei discepoli».
«Fate bene. Però d’ora in avanti voi apostoli starete sul monte in orazione, edificando con l’esempio i discepoli. Mandate quelli a pescare. Voi è bene che rimaniate là in preghiera e per ascoltare quelli che hanno bisogno di consiglio o possono venire a darvi delle notizie. Teneteli uniti molto i discepoli. Presto verrò».
«Lo faremo, Signore».
«Marziam non è con te?».
«Non me lo avevi detto di farlo venire così subito».
«Fàllo venire. La sua ubbidienza è finita».
«Lo farò venire, Signore».




8Un silenzio. Poi Gesù, che era stato un poco a capo chino, pensando, alza la testa e figge gli sguardi su Pietro. Lo guarda col suo sguardo delle ore di più forte miracolo e impero. Pietro ne ha un trasalimento quasi di paura e si getta un poco indietro... Ma Gesù, posando una mano sulla spalla di Pietro, lo trattiene fortemente e gli chiede, tenendolo così: «Simone di Giona, mi ami tu?».
«Certo, Signore! Tu lo sai che ti amo», risponde Pietro sicuro.
«Pasci i miei agnelli... Simone di Giona, mi ami tu?».
«Sì, mio Signore. E Tu lo sai che ti amo». La voce è meno baldanzosa, è anzi un poco stupita per la ripetizione di quella domanda.
«Pasci i miei agnelli... Simone di Giona, mi ami tu?».
«Signore... Tu sai tutto... Tu sai se io ti amo...», gli trema la voce a Pietro, che è sicuro del suo amore ma che ha l’impressione non ne sia sicuro Gesù.
«Pasci le mie pecorelle. La tua triplice professione d’amore ha cancellato la tua triplice negazione. Sei tutto puro, Simone di Giona, ed Io ti dico: assumi la veste ponteficale e porta la Santità del Signore in mezzo al mio gregge. Cingiti le vesti alla cintura e tienile cinte sinché da Pastore tu pure diverrai agnello. In verità ti dico che, quando eri più giovane, da te ti cingevi e andavi dove volevi, ma quando sarai invecchiato stenderai le mani ed un altro ti cingerà e ti condurrà dove non vorresti. Ora però sono Io che ti dico: “Cingiti e seguimi sulla mia stessa via”. Alzati e vieni».
Si alza Gesù e si alza Pietro, andando verso la riva, e gli altri si danno a spegnere il fuoco soffocandolo sotto la rena.



9Ma Giovanni, raccolti i resti del pane, segue Gesù. Pietro sente lo scalpiccìo dei passi e volge il capo. Vede Giovanni e chiede, accennandolo a Gesù: «E di questo che avverrà?».

«Se Io voglio che resti finché Io non ritorni, che te ne importa? Tu seguimi».

Sono sulla riva. Pietro vorrebbe ancora parlare: l’imponenza di Gesù, le parole sentite lo trattengono. Si inginocchia, imitato dagli altri, e adora. Gesù li benedice e congeda. Essi salgono in barca e si allontanano remando. Gesù li guarda andare.



Estratto di "l'Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta ©Centro Editoriale Valtortiano http://www.mariavaltorta.com/

REGINA COELI LAETARE! 
ALLELUIA!