Nella vita del missionario San Francesco de Geronimo (+ 1716), una delle più potenti personalità del suo secolo, si nota il fatto
seguente.
Una pubblica peccatrice, detta Caterina, si era spesso burlata delle
prediche del santo a Napoli, dove egli esercitava il suo ministero, facendosi
gioco delle sue minacce di castighi, cosi come della credenza
dell’inferno.
Un giorno ella era affacciata alla
sua finestra, con in mano il suo liuto. Perso 1’equilibrio, andò a schiantarsi
nella strada, uccisa sul colpo. Fu raccolto il cadavere e messo su una barella.
Come in un lampo si sparse per tutta la città la notizia dell’incidente. Essa
giunse alle orecchie del Santo, che stava appunto predicando. Subito egli si
fermo e disse a quelli che lo circondavano: "Andiamo a vedere!". Attorniato da
una grande folla di gente, si recò nel posto dove la morta giaceva sulla
barella, la prese per mano e incomincio a pregare e a scongiurarla. Al terzo
scongiuro, mentre le chiedeva: "Caterina, dove sei adesso?", la morta si rialzò
e rispose con voce fremente di disperazione: "Nell’inferno!". Poi si accasciò e
riprese la sua primitiva posizione. Questo accadde il 4 aprile
1704.
Dopo la morte del Santo,
1’arcivescovo di Napoli chiese ai superstiti testimoni oculari e auricolari di
testimoniare sotto giuramento. Erano circa 250. Questa inchiesta figura nel
dossier della beatificazione.
Protegat me, Domina, gratia tua semper: *et præsentia tua illustret finem meum.