Come un ciabattino, di domenica,
provvedeva a un “millepiedi”...
Era domenica. Le campane suonavano
invitando alla Santa Messa. Don Dolindo si recava dalla casa sua di via
Salvator Rosa, alla via Salvatore Tommasi, nella chiesa-santuario
dell’Immacolata di Lourdes in San Giuseppe dei Vecchi.
Era domenica. Un ciabattino, col
deschetto fuori la bottega, martellava, incollava, si dava da fare intorno ad
un paio di scarpe. Don Dolindo lo avvicina e, con la sua dolcezza abituale gli
dice: «Angioletto mio, lavorare di
domenica! È il giorno del Signore, non si lavora anche di domenica!». «Padre –
farfuglia confuso il ciabattino – è per il figlio mio! Negli altri giorni non
posso lavorare per lui e lo faccio la domenica...». «Povero angioletto mio...
beh, una volta tanto non dispiace al Signore!...», disse Don Dolindo. E
proseguì la sua strada.
La domenica successiva. Stessa scena:
toc-toc e il martello del ciabattino giù sulla forma, modellava un paio di
scarpe. «Ma, angioletto, anche oggi lavorate!». «Padre è per il figlio mio!»,
disse il ciabattino... «E va bene... Dio vi benedica! Ma non mancate alla
Messa».
Terza domenica. Il ciabattino
all’opera, Don Dolindo di passaggio... «Ma ora non va bene, figlio mio! Vedete:
un febbrone, se dura poco, passa e torna la buona salute ma se non finisce più
indica che la malattia è grave!...». «Padre – risponde con faccia tosta il
ciabattino – è per mio figlio!...». «Dio vi benedica!». E Don Dolindo prosegue
con l’anima un po’ triste...
Quarta domenica. Il ciabattino,
cocciuto, cuce sul deschetto un altro paio di scarpe... «Angioletto,
angioletto... ma sapete che così violate la legge del Signore? Il buon Dio è
dispiaciuto con voi!». E il ciabattino: «Padre, è per il figlio mio!». Allora
Don Dolindo sbotta: «Ma io ignoravo, caro angioletto, che a casa avete un
millepiedi!». E se ne andò senza dirgli altro.
<<Cor Mariæ
Immaculatum,
intercede pro
nobis>>