Le parabole di Gesù
(042)
Parabola della melogranata (484.6)
Guardate questo frutto. Voi ne conoscete il sapore oltre che la bellezza. Chiuso come è, già vi promette il succo dolce del suo interno.
Aperto, rallegra anche la vista con le sue file serrate di acini simili a tanti rubini chiusi in un forziere. Ma guai all'incauto che lo morde senza averlo privato delle separazioni amarissime poste fra famiglia e famiglia di acini. Si intossicherebbe le labbra e le viscere e respingerebbe il frutto dicendo: "E' veleno".
Aperto, rallegra anche la vista con le sue file serrate di acini simili a tanti rubini chiusi in un forziere. Ma guai all'incauto che lo morde senza averlo privato delle separazioni amarissime poste fra famiglia e famiglia di acini. Si intossicherebbe le labbra e le viscere e respingerebbe il frutto dicendo: "E' veleno".
Ugualmente le separazioni e gli odi fra popolo e popolo, tribù e tribù, fanno "veleno" ciò che era stato creato per essere dolcezza. Sono inutili, non fanno, come in questo frutto che creare dei limiti che levano spazio e danno compressione e dolore.
Sono amari a chi li addenta, ossia a chi morde il vicino che non ama per dargli offesa e dolore, dànno un'amarezza che avvelena lo spirito. Sono incancellabili? No. La buona volontà le annulla così come anche la mano di un fanciullo leva queste pareti di amarezza nel dolce frutto che il Creatore fece per delizia dei suoi figli.