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mercoledì 8 febbraio 2023

E non vuoi che la mia città Ti veda?

 



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   78.7La gente, che ha ascoltato attenta, bisbiglia un poco inquieta. Gesù parla col sinagogo. Si uniscono al gruppo anche altre persone, forse i notabili.
   «Maestro… ma non sei il Re d’Israele? Ci avevano detto…».
   «Lo sono».
   «Ma Tu hai detto…».
   «Che non possiedo e non prometto ricchezze del mondo. Non posso dire che la verità. Così è. So il vostro pensiero. Ma l’errore viene da uno sbaglio di interpretazione e da un molto grande vostro rispetto verso l’Altissimo. Vi fu detto: “Viene il Messia”, e voi avete pensato, come molti in Israele, che Messia e re fossero la stessa cosa. Alzate più alto lo spirito. Osservate questo bel cielo d’estate. Vi pare finisca lì, il suo confine, lì dove l’aria pare una volta di zaffiro? No. Oltre vi sono gli strati più puri, gli azzurri più netti, sino a quello non immaginabile del Paradiso, dove il Messia condurrà i giusti morti nel Signore. La stessa differenza è fra la regalità messianica creduta dall’uomo e quella che è reale: tutta divina».
   «Ma potremo noi, poveri uomini, alzare lo spirito dove Tu dici?».
   «Sol che lo vogliate. E, se lo vorrete, ecco che Io vi aiuterò».
   «Come ti dobbiamo chiamare, se re non sei?».
   «Maestro, Gesù, come volete. Maestro sono, e sono Gesù, il Salvatore».

   78.8Un vecchio dice[165]: «Odi, Signore. Un tempo, molto tempo fa, al tempo dell’editto, giunse sin qui notizia che era nato a Betlemme il Salvatore… ed io vi andai con altri… Vidi un piccolo Bambino, in tutto uguale agli altri. Ma lo adorai, per fede. Poi seppi che vi è uno, santo, di nome Giovanni. Quale è il Messia vero?».
   «Colui che tu adorasti. L’altro è il suo Precursore. Grande santo agli occhi dell’Altissimo. Ma non Messia».
   «Tu eri?».
   «Io ero. E che vedesti intorno alla mia neonata persona?».
   «Povertà e lindura, onestà e purezza… Un artiere gentile e serio di nome Giuseppe, artiere ma della stirpe di Davide, una giovane madre bionda e gentile di nome Maria, davanti alla cui grazia impallidiscono le rose più belle d’Engaddi e paiono deformi i gigli delle aiuole regali, e un Bambino dai grandi occhi celesti, dai capelli di fili d’oro pallido… Non altro vidi… E sento ancora la voce della Madre dirmi: “Per la mia Creatura io ti dico: sia il Signore con te sino all’eterno incontro e la sua Grazia venga incontro a te sulla tua strada”. Ho ottantaquattro anni… la strada è sul finire. Non speravo più incontrare la Grazia di Dio. Ma ti ho trovato, invece… ed ora non desidero più di vedere altra luce che non sia la tua… Sì. Ti vedo quale sei sotto questa veste di pietà che è la carne che hai preso. Ti vedo! Udite la voce di colui che nel morire vede la Luce di Dio!».
   La gente si affolla intorno al vegliardo ispirato che è nel gruppo di Gesù e che, non più sorreggendosi sul bastoncello, alza le braccia tremule, la testa tutta canuta, dalla barba lunga e bipartita, una vera testa da patriarca o profeta.
   «Io vedo Costui: l’Eletto, il Supremo, il Perfetto, qui sceso per forza d’Amore, risalire alla destra del Padre, tornare Uno con Lui. Ma ecco! Non Voce ed Essenza incorporea, come Mosè vide l’Altissimo e come la Genesi dice lo conoscessero i Primi e seco Lui parlassero nel vento della sera. Come vera Carne lo vedo salire all’Eterno. Carne sfolgorante! Carne gloriosa! Oh! pompa di Carne divina! Oh! bellezza dell’Uomo Dio! È il Re! Sì. È il Re. Non di Israele: del mondo. E a Lui si inchinano tutte le regalità della Terra e ogni scettro e corona si annulla nel fulgore del suo scettro e dei suoi gioielli. Un serto, un serto ha sulla sua fronte. Uno scettro, uno scettro ha nella sua mano. Sul petto ha un razionale: perle e rubini di uno splendore non mai visto sono in esso. Fiamme ne escono come da una fornace sublime. Ai polsi sono due rubini, e una fibbia di rubini è sui suoi piedi santi. Luce, luce dai rubini! Guardate, o popoli, il Re eterno! Ti vedo! Ti vedo! Salgo con Te… Ah! Signore! Redentore nostro!… La luce cresce nel mio occhio dell’anima… Il Re è decorato del suo Sangue! Il serto è una corona di sanguinanti rovi, lo scettro è una croce… Ecco l’Uomo! Eccolo! Sei Tu!… Signore, per la tua immolazione abbi pietà del tuo servo. Gesù, alla tua pietà consegno il mio spirito».
   Il vecchio, sin allora ritto, tornato giovane nel fuoco del profetare, si accascia di improvviso e cadrebbe se Gesù, pronto, non lo sorreggesse contro il suo petto.
   «Saul!».
   «Muore Saul!».
   «Aiuto!».
   «Correte».
   «Pace intorno al giusto che muore», dice Gesù, che lentamente si è inginocchiato per poter sostenere meglio il vecchio sempre più pesante.
   Si fa silenzio. Poi Gesù lo depone completamente al suolo. E si drizza.
   «Pace al suo spirito. È morto vedendo la Luce. Nell’attesa, e breve sarà, vedrà già il volto di Dio e starà felice. Non vi è morte, ossia separazione dalla vita, per coloro che morirono nel Signore».

   78.9La gente, dopo qualche tempo, si allontana commentando. Restano i maggiorenti, Gesù, i suoi e il sinagogo.
   «Ha profetato, Signore?».
   «I suoi occhi hanno visto la Verità. Andiamo».
   Escono.
   «Maestro, Saul è morto investito dallo Spirito di Dio. Noi che l’abbiamo toccato siamo mondi o immondi?».
   «Immondi».
   «E Tu?».
   «Io come gli altri. Non muto la Legge. La legge è legge e l’israelita la osserva. Immondi siamo[166]. Entro il terzo giorno e il settimo ci purificheremo. Sino allora, immondi siamo. Giuda, Io non torno da tua madre. Non porto immondezza nella sua casa. Fàlla avvisare da chi può farlo. Pace a questa città. Andiamo».
   Non vedo più nulla.

http://www.valtortamaria.com/operamaggiore/volume/1/lxxviii-a-keriot-morte-del-vecchio-saul