Egitto, 10 gennaio scorso, le immagini di un video di sorveglianza sono agghiaccianti e fanno presto il giro del mondo. Una strada affollata, una donna cristiana copta di 50 anni, Catherine Ramzy Mikhail, passeggia per le vie del quartiere Gizeh di El Cairo, quando all’improvviso un uomo la aggredisce alle spalle e le taglia la gola. “Ti massacro perché non porti il velo”, le grida mentre la donna si accascia al suolo. Saranno gli avventori e i clienti di un bar a soccorrerla e a salvarle la vita tamponando l’ampia ferita; portata all’ospedale poi sarà sottoposta a intervento chirurgico e definitivamente salvata con almeno 68 punti di sutura. “E’ solo per miracolo che sono sopravvissuta”, afferma Catherine da noi raggiunta telefonicamente. Le foto della ferita che ci manda sono terribili: “Il coltello mi ha tagliato da parte a parte, fermandosi a pochi millimetri dalla carotide”. E ancora: “Mentre il dolore mi coglieva, ho cercato di scappare, e ho visto quell’uomo in piedi, immobile, che mi guardava con sguardo cattivo”.
Chi l’ha aggredita aveva già fatto una cosa del genere in passato; dunque potrebbe tutto essere archiviato nel classico gesto di uno squilibrato. Ma non in Egitto, non in questo caso. Già dall’inizio del 2020 sono stati assassinati 3 cristiani copti, in un trend non nuovo purtroppo, in cui i movimenti islamici più radicali minacciano e aggrediscono i cristiani locali. L’Egitto infatti è al 16° posto della WWList 2020 di Porte Aperte, con il livello di persecuzione molto alto.
Catherine dice di avere paura ora, di non sentirsela di tornare a camminare per le strade della sua città. Il punto è che le donne cristiane sono doppiamente vittime in questo paese, bersagli prediletti dei persecutori.
La WWL2020 appena pubblicata mette in luce un dato sconcertante: 8.537 casi di violenze e abusi sessuali contro cristiani e oltre 630 matrimoni forzati nei paesi della persecuzione. Le nostre sorelle hanno decisamente bisogno del nostro aiuto e delle nostre preghiere.
AMDG et DVM