Maria mediatrice, corredentrice e dispensatrice di tutte le grazie (prima parte)
1) MARIA MEDIATRICE
La natura della Mediazione
Mediatore è colui che sta in mezzo a due persone o cose per congiungerle (se non erano già unite) o ricongiungerle (se si erano disgiunte per discordia).
Tommaso insegna (S. Th., III, q. 26, a. 1, in corpore) che per essere mediatore si richiedono 2 cose: 1°) essere in mezzo tra i due estremi; ora Maria sta in mezzo tra Dio e gli uomini, essendo vera Madre dell’Uomo-Dio e vera creatura umana; 2°) congiungere o riunire due entità; ora Maria ha compiuto l’ufficio di congiungere Dio e gli Angeli (che non erano congiunti) e Dio e gli uomini, che erano disgiunti a causa del peccato originale. Quindi Maria ha ridato Dio all’uomo e l’uomo a Dio, mediante la grazia santificante ridonata all’uomo.
Maria è Mediatrice tra l’uomo e Dio 1°) in quanto coopera, in maniera subordinata e secondaria, con Cristo al riacquisto della grazia persa per il peccato originale (Maria Corredentrix); 2°) in quanto distribuisce e applica, subordinatamente a Cristo, la grazia riacquistata a tutti gli uomini che non vi pongono ostacolo (Maria dispensatrix omnium gratiarum).
La Mediazione si divide in due fasi: 1°) il riacquisto della grazia santificante mediante la Redenzione; 2°) la distribuzione o dispensazione della grazia a tutti gli uomini mediante l’applicazione della Redenzione.
Gesù è il Mediatore principale in questo senso e Maria la Mediatrice secondaria e subordinata a Cristo.
Vari tipi di Mediazione
Maria non è la Mediatrice principale, indipendente da Cristo, per sé sufficiente, assolutamente necessaria.
La Mediazione di Maria è secondaria e subordinata a quella di Cristo, dipendente da essa, insufficiente di per sé poiché trae la sua forza da quella di Cristo, solo ipoteticamente o condizionatamente necessaria, cioè è necessaria perché Dio l’ha voluta[1].
La Mediazione di Maria, perciò, non contraddice il dogma rivelato in S. Paolo (1 Tim., II, 5-6): “Uno solo è il Mediatore tra Dio e gli uomini, un uomo, Gesù Cristo, il quale diede Se stesso come prezzo di riscatto in favore di tutti”. Gesù soltanto è il Mediatore principale, indipendente, per sé sufficiente, assolutamente necessario (nel piano stabilito dalla SS. Trinità), ma ciò non esclude la cooperazione o Mediazione, secondaria, dipendente, per sé insufficiente, ipoteticamente o condizionatamente necessaria di Maria alla Redenzione del mondo.
2) MARIA CORREDENTRICE
Il fatto o l’esistenza della Corredenzione
Maria è Corredentrice, ossia è Mediatrice nel riacquisto della grazia santificante.
La Corredenzione di Maria non è una questione periferica alla nostra Fede, ma centrale perché essa tocca l’essenza del dogma della Redenzione del genere umano.
Dopo il peccato originale Dio era libero di redimerci oppure no e di scegliere qualsiasi modo per redimerci. Poiché ha deciso liberamente di redimerci mediante l’ Incarnazione del Verbo nel seno della Madonna ha associato intimamente Maria alla Redenzione, rendendola Mediatrice (Corredentrice e Dispensatrice).
La prima volta che si trova applicato a Maria il termine di Corredentrice è nel XV secolo, mentre il titolo di Redentrice lo si trova già nel X secolo (cfr. R. Laurentin, Le titre de Corédemptrice in “Marianum”, n. 13, 1951, p. 429).
Il significato di Corredenzione
Redenzione significa riscattare o pagare un riscatto per riottenere una cosa prima posseduta e poi persa.
Per esempio quando i banditi rapiscono un bambino e chiedono ai genitori 1 milione di euro in riscatto, se il padre paga ha riscattato o “redento” in senso lato il figlio sborsando la somma richiesta. Nel caso della Redenzione dell’umanità Cristo ha pagato, con tutto il suo Sangue sparso sulla Croce, la grazia che Adamo aveva perduto e che noi abbiamo riacquistato per la Redenzione di Cristo.
Ora Maria ha cooperato alla Redenzione del genere umano con Cristo in maniera subordinata e secondaria, acconsentendo all’ Incarnazione del Verbo nel suo seno e offrendo Cristo in Croce al Padre per riscattare o redimere l’umanità, soffrendo indicibilmente e “commorendo” misticamente con Lui ai piedi della Croce. Quindi Maria è Corredentrice secondaria e subordinata a Cristo.
Gli autori cattolici sostengono comunemente che Maria ha cooperato formalmente alla Redenzione, acconsentendo all’Incarnazione redentrice.
Il modo della Corredenzione
Il modo di questa cooperazione è immediato, ossia Dio ha decretato che la Redenzione del genere umano venisse operata direttamente oltre che dai meriti di Gesù (Redentore principale) anche dai meriti di Maria (Corredentrice secondaria) di modo che i meriti di entrambi costituiscono il “prezzo”, stabilito da Dio, per riscattare l’umanità perduta da Adamo. Maria è Corredentrice e non solo Dispensatrice delle grazie con l’applicare la Redenzione ad ogni uomo che non vi pone ostacolo. 3Come si vede la Corredenzione di Maria è un elemento essenziale e non accidentale della Redenzione dell’umanità di modo che senza la Corredenzione mariana non si avrebbe la Redenzione così come la SS. Trinità l’ha voluta e decretata.
Per fare un esempio la Corredenzione di Maria è analoga alla nostra cooperazione all’opera della nostra salvezza e santificazione, la quale è essenziale alla nostra Redenzione, ma non pregiudica l’unicità del Redentore Gesù Cristo, Salvatore principale dell’uomo. Così Maria coopera con Gesù Cristo, in maniera più eminente, alla nostra salvezza come Corredentrice subordinata e secondaria. Per cui si può dire in entrambi i casi che solo Gesù redime il genere umano: Maria subordinatamente a Cristo “corredime” l’umanità in maniera eminente e noi cooperiamo con il nostro libero concorso alla nostra salvezza come cause secondarie assieme e sotto Gesù. Come la nostra salvezza senza la nostra cooperazione sarebbe incompleta (“Chi ti ha creato senza di te, non ti salva senza di te” S. Agostino) analogamente la nostra salvezza sarebbe incompleta senza la Corredenzione di Maria, cioè non sarebbe quale Dio l’ha decretata.
Obiezione: Maria essendo redenta non può essere “Redentrice”
Qualche teologo ha obiettato che anche Maria è stata redenta da Cristo e quindi non può essere nello stesso tempo e sotto lo stesso rapporto “Redentrice” per il principio di non contraddizione.
Si risponde facilmente che Maria è stata redenta in maniera preservativa, ossia è stata preservata dal contrarre il peccato originale, mentre gli altri uomini sono redenti in maniera liberativa, cioè sono liberati dal peccato originale contratto. Quindi Maria non è redenta e “Redentrice” sotto lo stesso rapporto, ma è redenta in maniera preservativa e Corredentrice in maniera liberativa. Maria non ha cooperato alla sua Redenzione preservativa, che è stata operata da Dio solo, ma ha cooperato alla Redenzione liberatrice di tutti gli uomini infetti dal peccato originale. Quindi Maria non è redenta e Redentrice di se stessa, vale a dire assieme effetto e causa, il che è impossibile per il principio di non contraddizione, ma prima fu redenta da Cristo e poi fu Corredentrice con e sotto Cristo. Svanisce, così, ogni ombra di contraddizione nell’essere Maria redenta e “Redentrice”.
Padre Gabriele Roschini[2] scrive che “Cristo prima (per priorità logica e non cronologica) si offrì al Padre in sacrificio per la Redenzione preservativa di Maria e poi, insieme alla ‘co-oblazione’ di Maria, Egli si offrì per la Redenzione liberativa di tutti gli altri” (Dizionario di Mariologia, Roma, Studium, 1960, p. 327). Perciò il Sacrificio che Cristo fece di Sé sulla Croce ha un duplice aspetto: 1°) si offrì per la Redenzione preservativa di Maria; 2°) si offrì, assieme alla “co-oblazione” di Maria, per la Redenzione liberatrice dal peccato originale per tutto il genere umano (si noti che si tratta di una priorità solo logica, ossia quanto al nostro modo di pensare e distinguere per meglio capire ed esprimerci e non di una priorità ontologica e cronologica). Come si vede, l’ Immacolata Concezione di Maria la separa da tutti gli altri uomini per permetterle di poter essere loro Corredentrice.
La S. Scrittura e la Corredenzione mariana
La Genesi (III, 14-15) narra il peccato di Eva e di Adamo tentati dal diavolo sotto forma di serpente. Allora Dio rivolto al serpente infernale disse: “Perché hai fatto ciò, sii maledetto… Io metterò delle inimicizie tra te e la Donna, la tua discendenza e la sua discendenza. Ella ti schiaccerà il capo e tu insidierai il suo tallone”.
In questo testo del Vecchio Testamento vengono esposte 4 cose: 1°) la lotta inestinguibile tra Cristo/Maria contro Satana/seguaci; 2°) la vittoria di Cristo/Maria (Redenzione); 3°) alla lotta di Cristo coronata dalla vittoria (Redenzione) è associata intimamente Maria, Sua vera Madre fisica (Corredenzione); 4°) in questa associazione è applicato il contrappasso o ritorsione: come il diavolo ha fatto peccare Eva e questa ha tentato Adamo, così Dio e gli Angeli buoni associano Maria, la nuova Eva (Eva = Ave), alla lotta e vittoria di Cristo (Redenzione e Corredenzione), che si ha con lo schiacciamento del capo del serpente da parte di Maria, che porta in sé Cristo; il diavolo, però, riesce ad insidiare e mordere il calcagno di Maria, ossia i fedeli che non saranno abbastanza forti per resistere alle lusinghe diaboliche come non lo fu la prima Eva, mentre Maria e Gesù si serviranno della cooperazione dei buoni fedeli che sono la parte non morsicata del calcagno (la parte più umile del corpo di Maria) che schiaccerà (“Ipsa cònteret”, Gen., III, 5) il capo del serpente.
Questa è l’interpretazione autentica del versetti della Genesi data da Pio IX nella Bolla dogmatica Ineffabilis Deus in cui il Papa scrive: “I Padri videro designati [nei versetti della Genesi] Cristo Redentore e Maria congiunta con Cristo da un vincolo strettissimo e indissolubile, esercitando insieme con Cristo e per mezzo di Lui sempiterne inimicizie contro il velenoso serpente, e riportando sopra di lui una pienissima vittoria”. Per cui si può dire, con certezza teologica, che come Cristo vinse il demonio con la sua Passione, così Maria lo vinse con la sua Compassione. Quindi Maria assieme e subordinatamente a Cristo vinse satana e ci “corredense”.
Il Vangelo secondo Luca (I, 38) ci narra che l’Angelo Gabriele fu mandato a Maria da Dio per ottenere il suo libero consenso all’Incarnazione e alla Corredenzione. In questa scena evangelica abbiamo, per contrapposizione a quella della Genesi, la presenza di un Angelo buono (Gabriele), di una nuova Eva (Maria) e di un nuovo Adamo (Cristo).
Sempre nel Vangelo troviamo vaticinata la Corredenzione subordinata e secondaria di Maria e specificatamente nel Vangelo secondo Luca (II, 34-35) quando il vegliardo Simeone in occasione della presentazione del Bambin Gesù al Tempio predice a Maria la sua intima associazione alla Passione e Morte di Cristo: “Questo bambino è destinato ad essere causa della rovina e della resurrezione di molti in Israele e a diventare un segno di contraddizione; la stessa tua anima sarà trapassata da una spada”.
In Luca viene, quindi, presentato il futuro ripieno di ogni dolore di Gesù, al quale sarà associata la Madre, la cui anima sarà trafitta misticamente da una spada di dolore. Si noti che, nonostante sia presente anche S. Giuseppe, il Vangelo non parla di un’associazione subordinata di lui al Sacrificio di Cristo, ma nomina solo ed esclusivamente Maria, unica Corredentrice subordinata in senso stretto.
Nel testo evangelico di S. Giovanni Maria ci viene presentata sul Calvario assieme all’Apostolo Giovanni ai piedi della Croce su cui pende Gesù, che dice a Maria: “Donna, ecco tuo figlio; figlio [S. Giovanni], ecco tua madre” (Giov., XII, 31).
Maria è la nuova Eva, Madre spirituale di tutti i fedeli, in contrapposizione con la vecchia Eva che ci rovinò dando ad Adamo la mela da mangiare.
Lo stesso parallelismo ritroviamo nell’ultimo Libro Sacro, L’Apocalisse di Giovanni (cap. XII) in cui ci vengono presentati ancora tre personaggi: la donna (Maria), suo figlio (Gesù) e il Dragone rosso (satana) che cerca di nuocere alla donna: come nella Genesi voleva morderle il calcagno così ora vuole aggredirla, ma il Dragone è sconfitto e la donna con suo figlio son messi in salvo.
La Tradizione e la Corredenzione mariana
Dal II al XII secolo la dottrina della Corredentrice la troviamo espressa implicitamente dai Santi Padri. Per esempio S. Giustino (Dialog. Cum Thriph.,PG 6, 709-712), S. Ireneo (De carne Christi, c. 17, PL 2, 782) e Giovanni Geometra che, nel secolo X, per primo parla esplicitamente della Maternità spirituale di Maria e della Corredenzione.
Dal XII al XVII secolo si ha una seconda tappa, in cui si va più nettamente dall’implicito all’esplicito, ossia dal ruolo di Maria come nuova Eva alla Corredenzione. Gli autori più famosi sono: S. Bernardo di Chiaravalle[3], Arnoldo di Chartres, S. Alberto Magno, S. Bonaventura; nel XIV secolo abbiamo il Taulero, S. Antonino da Firenze, Dionisio Cartusiano, Alfonso Salmeròn.
Infine dal XVII secolo ai giorni nostri si calcolano 124 teologi che si esprimono a favore della Corredenzione immediata di Maria, tra cui S. Lorenzo da Brindisi, S. Giovanni Eudes, l’Olier. Nel XVIII secolo solo 53 scrittori ecclesiastici si schierano a favore della Corredenzione. Nel XIX secolo i teologi pro Corredemptione rimontano a 130, tra cui spicca il card. Alessio Lépicier (L’Immacolata Madre di Dio, Corredentrice del genere umano, Roma, 1905). Oggi, dopo il Concilio Vaticano II, la Corredenzione, per motivi pseudo-ecumenici, è stata portata avanti da pochi teologi, tra cui i Francescani dell’Immacolata con la Rivista teologica Immaculata Mediatrix e Mons. Brunero Gherardini.
Il Magistero e la Corredenzione mariana
Leone XIII nell’Enciclica Jucunda semper (1894) insegna che “Quando Maria offrì completamente se stessa, insieme al suo Figlio nel Tempio, Ella era di già partecipe della dolorosa espiazione di Cristo a vantaggio del genere umano, ossia della Redenzione […]. Sul Calvario con Lui morì in cuor suo”.
Sempre Leone XIII nell’Enciclica Adiutricem populi (1895) insegna che “Colei che era stata cooperatrice nel mistero dell’umana Redenzione, sarebbe stata anche la cooperatrice nella distribuzione delle grazie derivate da una tale Redenzione”. Si noti come il Papa distingue la Corredenzione dalla Dispensazione delle grazie e insegna che Maria ha cooperato ad entrambe.
S.Pio X nell’Enciclica Ad diem illud (1904), vero capolavoro mariologico, asserisce: “Maria fu associata da Cristo all’opera della nostra salvezza, ci merita de congruo, come dicono i teologi, ciò che Cristo ci merita de condigno”. Si noti come il Papa afferma due verità: 1°) Maria fu associata alla Redenzione da Cristo e non si associò da se stessa; 2°) in virtù di tale associazione Maria meritò per pura convenienza o degnazione divina (de congruo) le stesse grazie meritate da Cristo per stretta giustizia (de condigno).
Benedetto XV è il primo Papa a formulare in maniera inequivocabile la dottrina sulla Corredenzione nella Lettera Apostolica Inter Sodalicia (1918), insegnando che “Maria ai piedi della Croce talmente patì e quasi morì col Figlio per placare la giustizia divina, che a ragione si può dire che Ella ha redento il genere umano assieme a Cristo”.
Pio XI è il primo Papa ad applicare il titolo di Corredentrice a Maria nel Messaggio radiofonico del 28 aprile 1935: “Madre di pietà e di misericordia… compaziente e Corredentrice…”.
Pio XII in tre Encicliche tratta della Corredenzione mariana. La prima è la Mystici Corporis (1943) in cui insegna che Maria “offrì Gesù al Padre sul Golgota, facendo olocausto di ogni suo diritto materno e del suo materno amore, per tutti i figli di Adamo. Per tal modo Colei che, quanto al corpo era Madre del nostro Capo, poté divenire, quanto allo spirito, madre di tutte le membra”. Si noti come Pio XII abbia insegnato formalmente che Maria è madre spirituale di tutti i giusti e quindi Madre della Chiesa, che è il Corpo Mistico di Cristo.
Nella seconda Enciclica, sommamente mariana, Ad Coeli Reginam (1954) il Papa insegna che la Madonna è Regina non solo perché Madre di Cristo, che è Re, ma anche “per la parte singolare che ebbe nell’opera della nostra salvezza, per volontà di Dio… Maria fu associata a Cristo. […]. Ella è Regina non solo perché Madre di Gesù, ma anche perché, quale nuova Eva, è stata associata al nuovo Adamo. […]. Da questa unione con Cristo nasce quella regale potenza per cui Ella può dispensare i tesori del Regno del divin Redentore”. Si noti come il Papa insegna che il primo fondamento della Regalità di Maria è la divina Maternità e il secondo fondamento è la Corredenzione.
Infine nell’Enciclica sul S. Cuore Haurietis aquas (1956) papa Pacelli insegna: “Era giusto, infatti, che Colei, la quale era stata associata nell’opera della rigenerazione dei figli di Eva alla vita della grazia, fosse da Gesù stesso proclamata Madre spirituale dell’intera umanità”. Inoltre verso la fine dell’Enciclica scrive: “Affinché il culto verso il divin Cuore di Gesù porti frutti più copiosi, i fedeli si facciano un dovere di associarvi intimamente la devozione al Cuore Immacolato di Maria. Infatti, è sommamente conveniente che, come Dio ha voluto associare indissolubilmente la Beata Vergine Maria a Cristo nel compimento della Redenzione […], così il popolo cristiano, che ha ricevuto la vita divina da Cristo e da Maria, dopo aver tributato i dovuti omaggi al S. Cuore di Gesù, presti anche al Cuore Immacolato di Maria consimili ossequi di pietà […]. In armonia con questo sapientissimo disegno della Provvidenza divina, Noi stessi volemmo solennemente consacrare la Santa Chiesa e il mondo intero al Cuore Immacolato di Maria ”.
La ragione teologica della Corredenzione
Nella Corredenzione di Maria risplende 1°) la Sapienza divina, che si è servita del medesimo mezzo (la donna) di cui si era servito il diavolo per la rovina dell’umanità, umiliandolo enormemente col farlo sconfiggere da una giovane donna; 2°) la Potenza divina, poiché Dio con un mezzo debole (una giovane donna) ha compiuto un’opera così eccelsa (la Redenzione); 3°) la Giustizia divina, la quale ha decretato che la superbia di Adamo ed Eva venisse riparata dalla umiliazione di Gesù e Maria; 4°) la Bontà divina, la quale anziché abbandonare la donna che aveva peccato l’ha nobilitata rendendola Corredentrice.
L’essenza o la natura della Corredenzione
Abbiamo visto il fatto o l’ esistenza della Corredenzione ammessa dalla S. Scrittura, dalla Tradizione, dal Magistero, ne abbiamo data la ragione teologica; ora ci resta da vedere la natura della Corredenzione ovvero che cosa essa sia.
La Corredenzione è la partecipazione subordinata di Maria alla Redenzione di Cristo. Ora la Passione di Gesù e la Compassione di Maria hanno operato la nostra Redenzione e Corredenzione, ma in che modo, qual è la loro natura? che cosa esse sono esattamente?
San Tommaso d’Aquino (S. Th., III, q. 48) insegna che la Passione di Cristo ha operato la nostra Redenzione in 3 modi: 1°) a modo di merito, col meritarci la grazia santificante perduta col peccato originale; 2°) a modo di soddisfazione, pagando a Dio il debito per il peccato, riparandolo e intercedendo per noi; 3°) a modo di sacrificio, offrendo Se stesso al Padre come vittima sulla Croce.
Anche Maria ha cooperato subordinatamente a Cristo in questi 3 modi alla nostra Redenzione. I teologi dicono che ciò che Cristo ci ha meritato de condigno o per stretta giustizia, Maria ce lo ha meritato de congruo o per pura liberalità di Dio.
Quanto alla natura della cooperazione mariana alla nostra Redenzione i teologi sostengono comunemente che l’offerta che Maria fece di Gesù e di se stessa sul Calvario non è un atto sacrificale e sacerdotale in senso stretto: Maria non ha un sacerdozio analogo a quello di Cristo e non ha neppure l’Ordine sacramentale del Sacerdozio cristiano, ma la cooperazione di Maria al Sacrificio di Cristo è equiparabile a quella che hanno tutti i battezzati, i quali possono unirsi al sacerdote (ordinato validamente) ed offrire mediante lui il Sacrificio della Messa a Dio, ma Maria la ha in un grado eminentemente superiore a quello di tutti i battezzati, perché è la Madre di Dio. Tuttavia non è sacerdote in senso stretto, pur avendo lo spirito del Sacerdozio. Si noti che il S. Uffizio ha proibito di rappresentare Maria rivestita con gli ornamenti sacerdotali e di chiamarla “Vergine-Sacerdote” (cfr. R. Laurentin, Le problème du sacerdoce marial devant le Magistère, in “Marianum”, n. 10, 1948, pp. 160-178).
Per quanto riguarda la natura della cooperazione di Maria alla Redenzione di Cristo l’opinione comune dei teologi ritiene che essa è immediata e consiste nel fatto che i suoi meriti e le sue soddisfazioni (assieme e subordinatamente a quelli di Gesù) sono stati voluti, richiesti e accettati dall’Eterno Padre per la riconciliazione del genere umano con Lui (cfr. M. I. Nicolas, La doctrine de la Corrédemption dans le cadre de la doctrine thomiste de la Rédemption, in “Revue thomiste”, n. 47, 1947, pp. 20-42).
Inoltre Maria in quanto Madre di Cristo aveva il diritto di proteggere la vita del Figlio da tutti gli ingiusti aggressori. Invece Maria abdicò a questo suo diritto naturale e, in obbedienza alla volontà divina, offrì il Figlio in sacrificio per la Redenzione del genere umano.
CONCLUSIONE
La devozione a Maria non si fonda su motivi sentimentalistici, ma strettamente dogmatici. Ella è vera Madre di Dio e Corredentrice subordinata del genere umano; inoltre tutte le grazie passano attraverso di lei per giungere da Dio sino a noi (come vedremo nel secondo articolo). Quindi se vogliamo essere redenti e salvati, secondo il piano scelto da Dio, dobbiamo rivolgerci a Maria per andare a Gesù e all’Umanità di quest’ultimo per accedere alla SS. Trinità. Ad Jesum per Mariam!
Finisco con una bella preghiera di San Francesco di Sales:
«Ricordati e richiamati alla mente, o dolcissima Vergine Maria, che tu sei mia Madre e che io sono tuo figlio; che tu sei potentissima e che io sono un piccolo essere vile e debole. Ti supplico, mia dolcissima Madre, di guidarmi e difendermi in tutte le mie vie in tutte le mie azioni.
Non dirmi, o Vergine graziosa, che non puoi, poiché il tuo Figlio prediletto Ti ha dato ogni potere... Non dirmi che non devi perché tu sei la Madre comune di tutti i poveri umani e specialmente mia. Se non potessi ti scuserei dicendo: È vero che è mia Madre e che mi ama come un figlio, ma la sua povertà manca di averi e di poteri”. Se non fossi mia madre, avrei giustamente pazienza dicendo: “Ella è ricca per assistermi, ma ahimè, non essendo mia Madre non mi ama”.
Ma poiché, o dolcissima Vergine, Tu sei mia madre e sei potente, come ti potrai scusare se non mi consolassi e non mi prestasti il tuo aiuto e la tua assistenza?”.
Tu vedi, Madre mia, che sei costretta ad acconsentire a tutte le mie domande».
* * *
In un secondo articolo vedremo la questione dell’applicazione dei meriti ad ogni uomo da parte di Maria ovvero la questione di Maria Dispensatrice universale di tutte le grazie.
(continua)
[1] Cfr. G. Roschini, Mariologia, Roma, Belardetti, II ed., 1947-1948, 4 volumi; Id.,Compendium Mariologiae, Roma, Scientia Catholica, 1946; Id., La Madonna secondo la fede e la teologia, II ed., Roma, Ferrari, 1953-1954, 4 volumi; Id., Vita di Maria, Proceno di Viterbo, Effedieffe, III ed., 2017; A. Lépicier, Tractatus de Beatissima Virgine Maria Matre Dei, Roma, V ed., 1926; B. Merkelbach, Mariologia, Parigi, 1939; R. Garrigou-Lagrange,La Mère du Sauver et notre vie interiéure, Parigi, Beauchesne, 1934 E. Campana, Maria nel dogma cattolico, VI ed., Torino, Marietti, 1954; P. Straeter, Mariologia, Torino, Marietti, 1952-1953, 3 volumi; D. Bertetto, Maria nel dogma Cattolico, Torino, S.E.I., II ed., 1956;Id., Maria Madre universale. Mariologia, Firenze, L.E.F., 1958; P. C. Landucci, Maria SS. nel Vangelo, II ed., Cinisello Balsamo, San Paolo, 2000; F. Spadafora, Maria Santissima nella Sacra Scrittura, Roma, Ed. Pontificia Università Lateranense, 1963.
[2] In quest’articolo mi baso soprattutto sui testi di p. Roschini, che ritengo essere il maggior mariologo del XX secolo.
[3] S. Bernardo è il campione della Mediazione mariana, della Corredenzione e soprattutto della Dispensazione universale di ogni grazia (come vedremo nella seconda parte dell’articolo). Per quanto riguarda la Corredenzione S. Bernardo, per primo, ha trattato esplicitamente della “soddisfazione” data da Maria per la colpa di Eva scrivendo: “Maria soddisfa per la madre Eva, poiché se l’uomo cadde per mezzo di una donna, ecco che non viene rialzato se non per mezzo di una Donna riparatrice dei proto-parenti” (Hom. II super “Missus est”, PL 183, 62).
*
Maria mediatrice, corredentrice e dispensatrice di tutte le grazie (seconda parte)
MARIA DISPENSATRICE DI TUTTE LE GRAZIE
Prologo
Maria cooperando alla distribuzione e all’applicazione di tutti i frutti della Redenzione è Dispensatrice, cioè distribuisce tutte le grazie a tutti gli uomini che vogliono riceverle[1].
Possiamo dividere la Redenzione in due atti: 1°) quello con cui venne operata; 2°) quello con cui viene continuamente applicata agli uomini “tutti i giorni sino alla fine del mondo” (Mt., XXVIII, 20).
A) L’esistenza o il fatto della Dispensazione di ogni grazia
Spiegazione dei termini
Maria coopera nell’applicazione dei frutti della Redenzione, vale a dire esercita una certa causalità (poi vedremo quale tipo di causalità sia) nella distribuzione di tutte e singole le grazie divine, a tutti e singoli gli uomini.
Si tratta di una cooperazione o causalità universale poiché 1°) si estende a tutte e singole le grazie divine (grazia abituale/attuale, virtù infuse, doni dello Spirito Santo, doni temporali ordinati al bene spirituale di chi li riceve ed anche carismi o “gratiae gratis datae”); 2°) si estende a tutti gli uomini di ogni tempo a mo’ di causa efficiente strumentale, in quanto Dio dà loro la grazia mediante la cooperazione attuale di Maria (anche a quelli che son vissuti prima di Maria e di Cristo e ciò in virtù della fede nel Messia venturo e della fede nell’ esistenza di Dio il quale premia i buoni che osservano la Legge naturale e divina, inscritta nelle loro anime e castiga i malvagi).
Quindi si può dire in senso proprio che per volere di Dio tutte le grazie passano attraverso le mani di Maria, anche quelle che noi chiediamo senza pensare esplicitamente a Lei. Se qualcuno, perciò, senza cattiva volontà ereticale anti-mariana chiede un grazia direttamente a Dio o per l’intercessione di un Santo la riceve, comunque, tramite Maria, che Dio ha stabilito “acquedotto della grazia” (S. Bernardo di Chiaravalle[2]). Perciò, se non esplicitamente, almeno implicitamente vi è sempre l’invocazione e l’intercessione o la Mediazione di Maria secondo il piano da Dio prestabilito, che è quello di non concedere nessuna grazia se non per l’intercessione e la cooperazione di Maria.
Tale verità è contenuta nella S. Scrittura, nella Tradizione ed è insegnata dal Magistero ordinario e universale della Chiesa. Quindi essa non solo è teologicamente certa, ma prossima alla fede e pure di fede divina rivelata/definita, anche se non ancora definita solennemente, come ha insegnato papa Leone XIII (Enciclica Octobri mense, 1891).
La S. Scrittura
La Genesi (III, 15) recita “Io porrò inimicizie…”. In questo versetto del primo Libro dell’Antico Testamento Maria ci viene presentata intimamente associata a Cristo nell’opera della Redenzione. Ora l’opera della Redenzione, come abbiamo visto nella prima parte di quest’articolo, abbraccia due fasi: 1°) l’acquisto delle grazie; 2°) la distribuzione di esse. Quindi Maria, unita all’opera redentrice, come ha cooperato all’ acquisto delle grazie così coopera alla distribuzione di esse.
Nel Nuovo Testamento troviamo rivelata la Maternità spirituale di Maria riguardo a tutti gli uomini (Gv., XIX, 26-27): “Madre, ecco tuo figlio; figlio, ecco tua madre”. Ora in questa maternità implicitamente è rivelata anche la Dispensazione di tutte le grazie, infatti l’una s’ identifica con l’altra perché Maria, quale madre spirituale delle anime santificate dalla grazia, comunica a tutti i giusti la vita soprannaturale e coopera alla distribuzione di ogni grazia.
I primi due miracoli di Gesù, l’uno nell’ordine della grazia: la santificazione di Giovanni Battista nel seno di sua madre Elisabetta (Lc., I, 41-45); l’altro nell’ordine naturale: la tramutazione dell’acqua in vino alle nozze di Cana (Gv., II, 1-11), avvengono mediante la cooperazione di Maria. Quindi è sommamente conveniente che anche tutti gli altri miracoli e doni (naturali e soprannaturali) ci siano largiti da Dio attraverso la cooperazione di Maria.
La Tradizione
Dal I all’VIII secolo: la verità della mediazione mariana è contenuta implicitamente nella dottrina, insegnata dai Padri della Chiesa, di Maria quale nuova Eva, associata a Cristo, nuovo Adamo, nell’opera della Redenzione, ossia nella rigenerazione dell’umanità alla vita soprannaturale della grazia perduta da Adamo ed Eva. Quindi Eva e Maria sono le due capostipiti dell’umanità: Eva fisicamente è madre di tutti gli uomini, Maria soprannaturalmente lo è di coloro che accettano la vita della grazia offerta a tutti, anche se non accettata da molti. Ora dare la vita significa essere madre. Quindi Maria è madre spirituale dei cristiani, dei giusti e della Chiesa.
Il testo più esplicito di questo periodo su questa maternità spirituale è quello di Theoteknòs vescovo di Livias del VI secolo nell’Omelia dell’Assunzione della Teotokòs, n. 9 (cfr. A. Wenger, L’Assomption de la T. S. Vierge dans la Tradition Byzantine du VIme au Xme siècle, Etudes et Documents, Parigi, 1955, pp. 289-291).
Dall’VIII al XVI secolo: nel XII secolo soprattutto si assiste al passaggio dall’implicito all’esplicito. In Oriente con S. Germano da Costantinopoli e in Occidente con S. Pier Damiani, ma colui che ha formulato in termini inequivocabili e precisi la dottrina della Dispensazione di tutta le grazie da parte di Maria è S. Bernardo da Chiaravalle, definito dal Roschini, degli scritti del quale ci serviamo in questo articolo, “vero Dottore della Mediazione mariana” (Dizionario di Mariologia, Roma, Studium, 1960, p. 346). Il Doctor mellifluus scrive: “Questa è la volontà di Colui che stabilì che noi avessimo tutto per il tramite di Maria. […]. Vuoi avere chi interceda per te presso Dio? Corri a Maria!” (In Nativitate B. M.V., PL 183, 441); vedi anche Homil. 3 in Vigil. Nativitatis Domini, n. 10, PL 183, 100[3].
Roschini fa rimarcare che 1°) si tratta di Mediazione universale, riguardante tutte le grazie; 2°) diretta, per via d’intercessione o domanda esplicita, e non solo indiretta, ossia per averci dato Gesù, fonte di ogni grazia.
Molti furono i discepoli e i seguaci della dottrina mariologica di S. Bernardo, tra cui i più famosi sono: Riccardo di S. Lorenzo, S. Bonaventura, Giovanni Gersone, Giacomo da Varazze, lo pseudo-Alberto Magno, S. Bernardino da Siena.
Dal secolo XVI ai tempi nostri: in questo tempo la dottrina già esplicitata viene approfondita, spiegata, dimostrata, precisata. Gli Autori più importanti sono S. Tommaso da Villanova e Alfonso Salmeròn.
Nel XVII secolo si segnalano Francisco Suarez, S. Roberto Bellarmino, il venerabile Olier, S. Giovanni Eudes, S. Luigi Maria Grignion de Montfort (Il Trattato della vera devozione alla Vergine Maria e Il Segreto di Maria).
Nel XVIII secolo rifulge S. Alfonso Maria de’ Liguori (Le Glorie di Maria).
Nel XX secolo si distinguono il card. Alessio Lépicier e il card. Desiré Mercier, p. Reginaldo Garrigou-Lagrange, p. Merckelbach e p. Roschini. Papa Benedetto XV concesse la Festa di Maria Mediatrice di tutte le grazie da festeggiarsi al 31 maggio, rimpiazzata, sotto Pio XII, dalla festa liturgica di Maria Regina dell’Universo.
Il Magistero
Benedetto XIV ha chiamato Maria “Fiume celeste con il quale tutti i doni della grazia vengono portati nel cuore dei poveri mortali” (Bolla Gloriosae Dominae, 1748).
Pio VII chiama formalmente Maria “Dispensatrice di tutte le grazie” (1806).
Pio IX asserisce che “Dio ha affidato a Maria il tesoro di tutti i beni, affinché ognuno sappia che attraverso di lei noi otteniamo ogni speranza, ogni grazia ed ogni salvezza, poiché è Sua volontà che noi otteniamo ogni cosa per mezzo di Maria” (Enciclica Ubi primum, 1849).
Leone XIII: “Dio ha stabilito che assolutamente niente venga a noi comunicato se non per mezzo di Maria. E siccome nessuno può andare al Padre se non per mezzo del Figlio, così – ordinariamente – nessuno può andare a Cristo se non per mezzo di sua Madre. […]. Questo piano fu, sin dall’inizio, compreso con immensa gioia, dagli Apostoli e dai primi fedeli; fu compreso e insegnato dai Padri della Chiesa; fu concordemente compreso, in ogni tempo, dal popolo cristiano. […]. Non si spiegherebbe senza una fede divina l’impulso prepotente che ci spinge e ci trascina dolcemente a Maria” (Enciclica Octobri mense, 1891; Leone XIII ripete la stessa dottrina nelle Encicliche Supremi Apostolatus, 1883 e Superiore anno, 1884).
Pio X nell’Enciclica Ad diem illud (1904), vero capolavoro di mariologia, dichiara che Maria è “Distributrice di tutte le grazie”.
Benedetto XV nell’Enciclica Inter sodalicia (1918) insegna: “Tutte le grazie che Dio si degna di concedere ai poveri discendenti di Adamo, per un disegno benevolo della Provvidenza divina, vengono dispensate dalle mani della SS. Vergine Maria”. Inoltre dichiara che «tutti i doni, anche i miracoli operati dai Santi, debbono attribuirsi alla mediazione di Maria, chiamata “Mediatrice di tutti i mediatori”» (Actes de Benoit XV, 1926, vol. II, p. 22).
Pio XI chiama esplicitamente Maria “Mediatrice di tutte le grazie presso Dio” (Enciclica Miserentissimus Redemptor, 1928).
Pio XII ha insegnato la Dispensazione universale delle grazia tramite Maria in molti Documenti pontifici, che sarebbe troppo lungo enumerare (cfr. D. Bertetto, La Mediazione celeste di Maria nel Magistero di S. Santità Pio XII, in “Euntes et Docete”, n. 9, 1956, pp. 134-159). Si veda specialmente il Radiomessaggio del 13 maggio del 1946.
La ragione teologica
Tutti i princìpi della teologia mariologica esigono la dottrina della Dispensazione di tutta le grazie da parte di Maria. La esige il primo principio della mariologia: la Maternità fisica e naturale di Cristo e la Maternità spirituale di tutti i giusti.
Infatti il vero e fisico Figlio di Maria (Gesù) deve avere una certa comunanza di beni con la Madre. Quindi non può non condividere con lei il suo dominio o Regno universale sia nell’ordine della natura che in quello della grazia. Inoltre Maria deve comunicare a tutti i giusti la vita della grazia santificante; quindi esiste un nesso strettissimo tra Maria e Gesù, che è la fonte e il principio di ogni grazia e Maria Madre fisica di Dio e Dispensatrice universale della grazia e Madre spirituale dei cristiani.
Lo esige anche il principio di convenienza poiché il Padre ha dato al mondo il Figlio Incarnato mediante Maria, quindi, conviene che dia al mondo mediante Maria tutte le grazie meritateci dal Verbo Incarnato.
Lo esige il principio di eminenza; infatti se i Santi possono impetrare da Dio molte grazie, è convenientissimo che la Madre di Dio le impetri tutte per tutti, avendole meritate de congruo o per pura bontà e condiscendenza di Dio, subordinatamente a Cristo che le ha meritate de condigno per stretta giustizia.
Infine lo esige il principio di analogia o somiglianza tra Cristo e Maria. Infatti Cristo è Mediatore per natura divina, efficace di per Sé, assoluto, principale; perciò Maria è Mediatrice e Dispensatrice di tutte le grazie per volontà divina, non di per sé efficacemente, ma subordinatamente a Cristo e relativamente a Lui e non in maniera assoluta.
B) L’essenza o la natura della dispensazione di tutte le grazie
Qui ci si pone il problema se la causalità mariana nel dispensare le grazie sia solo morale (muovendo Maria Dio, con le sue preghiere, a mo’ di causa finale[4], a dare le grazie agli uomini), oppure, se oltre tale influsso morale, Maria eserciti anche una causalità efficiente[5] fisica (nel senso che Ella coopera con Dio come uno strumento fisico secondario nelle Sue mani e mosso da Lui quale Causa principale[6]).
La sentenza più comune è che Maria 1°) non solo agisce come causa morale o finale, di modo che solo Dio produce la grazia immediatamente, ma la dispensa alle anime soltanto in vista dei meriti e per le preghiere di Maria; 2°) inoltre Maria non è neppure soltanto causa strumentale, che dispone alla grazia le anime che la riceveranno direttamente e immediatamente solo da Dio; 3°) Maria è anche causa fisica strumentale secondaria di Dio, che produce assieme e subordinatamente a Dio la grazia di modo che Dio, quale causa principale si serve di Maria come di uno strumento fisico per produrre ed infondere la grazia nell’anima degli uomini. Quindi la stessa grazia viene prodotta e infusa simultaneamente da Dio come causa principale e da Maria come causa secondaria subordinata, ma Ella è realmente produttrice della grazia per divina Volontà[7].
Sorge una difficoltà: la causa efficiente fisica deve avere un contatto con l’effetto che produce (pittore/pennello e quadro). Ma Maria è lo strumento di una causa illimitata e la causa illimitata in sé (Dio) non è circoscritta in un luogo determinato (come la causa finita e limitata), al contrario, è realmente e fisicamente onnipresente. Quindi Dio è presente in Maria e in tutte le altre creature e perciò Gli basta un contatto di virtù o di capacità e di potenza con l’effetto che produce. Quantunque Maria sia lontana fisicamente dalle creature (sta in cielo), ha un contatto di virtù con esse grazie alla sua capacità virtuale di raggiungere ogni anima (derivatale da Dio infinito), e così l’effetto soprannaturale della grazia viene prodotto su tutti gli esseri umani, poiché Dio può conferire dovunque e a qualsiasi soggetto la virtù o capacità di causa strumentale[8].
Conclusione: importanza pratica della Mediazione mariana per la nostra salvezza
Se vogliamo salvarci dobbiamo ricorrere a Maria perché questa è la volontà di Dio.
Bernardo canta: «Chiunque tu sia, che ti vedi trascinato dalla corrente di questo mondo, e cui sembra di navigare tra burrascose tempeste piuttosto che camminare sulla terra, se non vuoi essere travolto dalle tempeste non distogliere gli occhi dallo splendore di questa stella che si chiama Maria. Se si alzano i venti delle tentazioni, se incorri negli scogli delle tribolazioni, guarda la stella, invoca Maria. Se ti vedi travolto dalle onde della superbia, dell’ambizione, della calunnia, guarda la stella, invoca Maria. Se l’ira, l’avarizia o i desideri della carne scuotono violentemente la navicella del tuo cuore, guarda la stella, invoca Maria. Se, turbato al pensiero dell’enormità dei tuoi peccati, confuso per le bruttura della tua coscienza, tremante di paura al pensiero del Giudizio, cominci a sprofondare nel baratro della tristezza e della disperazione, pensa a Maria. Nei pericoli, nelle incertezze, nelle angustie, pensa a Maria, invoca Maria. Maria non receda dalle tue labbra, non si allontani dal tuo cuore e tu, per impetrare il suo aiuto, non trascurare di imitare gli esempi della sua vita. Se la segui non smarrirai la strada, se la preghi non dispererai, se pensi a lei non ti perderai, se lei ti protegge non temerai. Se ti sorregge non cadrai, se ti difende non temerai nulla, se ti conduce arriverai al porto, se ti guida non ti smarrirai. In ogni cosa pensa Maria invoca Maria» (Homil. II super Missus est, n. 17, PL 183, 71A).
Infine termino con la sua bellissima preghiera: “Memorare, o piissima Virgo Maria, non esse auditum a saeculo quemquam ad tua currentem praesidia, tua implorantem auxilia, tua petentem suffragia esse derelictum: ego tali animatus confidentia, ad te, Virgo virginum, Mater, curro, ad te venio, coram te gemens, peccator, assisto: noli Mater Verbi, verba mea despicere, sed audi propitia et exaudi. Amen / Ricordati, o piissima Vergine Maria, non essersi mai sentito al mondo che chi è ricorso al tuo aiuto, chi ha implorato il tuo ausilio, chi ha chiesto i tuoi suffragi è restato senza nulla e inascoltato: animato da questa fiducia, io vengo a te, Vergine delle vergini, e a te ricorro, o Madre, vengo a te, dinanzi a te mi prostro peccatore gemente. Non voler Madre del Verbo disprezzare le mie preghiere, ma ascoltale propizia ed esaudiscile. Amen!”.
È ottima cosa consacrarsi come schiavo di Gesù in Maria secondo ciò che insegna S. Luigi Maria Grignion de Montfort nel Trattato della vera devozione alla Vergine Maria. Per la preparazione, che dura 30 giorni, alla consacrazione si può meditare il libro di padre Francesco Maria Avidano, Un Segreto di felicità (Casale Monferrato, Propaganda Mariana, IX ed., 1962) da pagina 8 a p. 85 si trovano le 30 meditazioni da fare ogni giorno prima dell’atto consacratorio[9].
(Fine)
[1] Cfr. C. Godts, De definibilitate Mediationis universalis Deiparae, Bruxelles, 1904; J. Bover, De B. V. Maria universali gratiarum Mediatrice, Barcellona, 1921; J. Brittemieux, De Mediatione universali B. M. Virginis quoad gratias, Bruges, 1926; R. Spiazzi, La Mediatrice della Riconciliazione umana, Roma, Belardetti, 1951; Id., (a cura di), Enciclopedia mariana, Genova-Milano, 1955, 3 volumi ; G. Roschini, De natura influxus B. M. Virginis in applicatione Redemptionis, in “Maria et Ecclesia”, Roma, 1959, II, pp. 223-295; A. de Castro Mayer, La Mediazione Universale di Maria Santissima, Lettera pastorale alla Diocesi di Campos (in Brasile), agosto 1978; A. Cappellazzi, Maria nel dogma cattolico, Siena, 1902; A. Lang, Madre di Cristo, Brescia, 1943; A. Gorrino, La SS. Vergine, Torino, 1938; S. Garofalo, Le parole di Maria, Roma, 1943; A. Piolanti, Maria e il Corpo Mistico, Roma, 1957; G. Iammarrone, La Redenzione, Cinisello Balsamo, San Paolo, 1995; A. Amato, Verso un altro dogma mariano?, in “Marianum”, n. 58, 1996, pp. 229-232; R. Laurentin, Pétitions internationales pour une définition dogmatique de la Médiation et de la Corédemption, in “Marianum”, n. 58, 1996, pp. 429-446; M. J. Scheeben, Sposa e Madre di Dio, Brescia, Morcelliana, 1955, pp. 218-245.
[2] Cfr. San Bernardo di Chiaravalle, Gli Scritti mariani, Roma, Edizioni Centro Volontari della Sofferenza, 1980. Dante Alighieri (Divina Commedia, Paradiso, XXXII, 37-38) definisce S. Bernardo: “Colui che s’abbelliva di Maria / come del sol la stella matutina”.
[3] Dante Alighieri nella Divina Commedia, Paradiso, XXXIII, 1-18, mette in bocca a S. Bernardo la magnifica preghiera a Maria: “Vergine Madre, figlia del tuo Figlio” (v. 1) e ai vv. 13-15 il Poeta canta: “Donna, se’ tanto grande e tanto vali, / che qual vuol grazia e a te non ricorre, / sua disianza vuole volar sanz’ali” e poi ai vv. 16-18 aggiunge: “La tua benignità non pur soccorre / a chi domanda, ma molte fiate / liberamente al dimandar precorre”.
[4] La causa finale è quella che muove un altro a produrre l’effetto e quindi non è essa stessa che lo produce, per esempio il denaro è il fine per cui il pittore fa un quadro. La causa morale muove un altro (con il consiglio, la preghiera, il ricordo) a produrre un effetto e quindi si riduce alla causa finale.
[5] La causa efficiente è quella che produce l’effetto con la sua stessa azione. Per esempio il pittore dipinge il quadro: la causa efficiente strumentale è il pennello di cui si serve il pittore, il quale è causa efficiente principale.
[6] Per esempio come il pennello nelle mani di un pittore.
[7] La medesima causalità subordinata, secondaria, strumentale e fisica la producono i Sacramenti (cfr. San Tommaso d’Aquino, S. Th., III, q. 62; G. Mattiussi, De Sacramentis, Roma, 1925; A. Piolanti, De Sacramentis, Roma, III ed., 1951; J. B. Franzelin, De Sacramentis, Roma, 1911; L. Billot, De Sacramentis, Roma, 1931).
[8] Cfr. San Tommaso d’Aquino, S. Th., III, q. 62; E. Hugon, La causalité instrumentale, Parigi, 1924; F. X. Marquart, De la causalité du signe, in “Revue Thomiste”, 1937, pp. 40 ss.
[9] Si può trovare la ristampa del 1994 presso: Tipografia Sorriso Francescano, via Riboldi, n. 20, Genova, tel. 010/ 31. 16. 24; fax: 010/ 36. 22. 813.