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giovedì 24 ottobre 2013

Commovente storia delle Apparizioni di Nostra Signora di COROMOTO. VENEZUELA.


La Storia

Nostra Signora di Coromoto è una Parrocchia unica nel suo genere perché il suo nome non indica un luogo bensì una persona a cui è apparsa la Madonna nel 1652. Si trattava di un capo indio di nome Coromoto che viveva in Venezuela, nei pressi di Guanare. Questa è la sua storia.

Poco dopo la fondazione della città di Guanare da parte di un capitano spagnolo (1591), si pose il problema di convincere gli indios, abituati a vivere in libertà, ad uscire dalla foresta e a coltivare la terra ma c’era una tribù, i Cospes, che dell’uomo bianco non ne voleva proprio sapere e preferì nascondersi tra le montagne. Di essi per vari decenni non si sentì più parlare, finchè al principio del 1652 (2 febbraio?) accadde qualcosa.

Il capo tribù, il cacicco chiamato Coromoto, un giorno camminava lungo il rio Guanare con la moglie, quando sulle acque apparve una bellissima signora, che teneva in braccio un bambino radioso di luce. Coromoto e la moglie rimasero come paralizzati dalla visione, ma la signora sorridendo li rassicurò rivolgendosi a essi nella loro stessa lingua. “Esci dal bosco”, disse a Coromoto, “e va nel posto dove abitano i bianchi per ricevere l’acqua sulla testa e poter così andare in cielo”. Queste parole furono pronunciate da Maria con tanta soavità e dolcezza che Coromoto si convinse immediatamente.




Quando poi l’estate seguente passò da quelle parti un coltivatore spagnolo, tale Juan Sanchez, l’indio gli si parò davanti per raccontargli quanto la bella Signora gli aveva ordinato un anno prima, aggiungendo che tutta la sua tribù desiderava ricevere l’acqua sulla testa. Dopo alcune lezioni di catechismo, gli indios furono battezzati, tutti tranne il cacicco, che rimpiangeva la vita della foresta e per amor di libertà non voleva legacci di sorta. A un capo indio, pensava, non si addiceva l’obbedienza all’uomo bianco, neanche davanti all’evidenza dell’apparizione cui aveva assistito.

La sera dell’8 settembre 1652, era un sabato, gli indios neoconvertiti erano tutti riuniti per pregare la S. Vergine. Lo spagnolo Juan Sanchez aveva invitato pure Coromoto, ma il capo indio, sdegnato, era andato a chiudersi nella sua capanna di paglia.Qui lo raggiunsero la moglie, la cognata e il figlioletto di quest’ultima, un piccolo indio di dodici anni. Erano passati solo pochi minuti quando l’umile capanna fu illuminata a giorno: all’ingresso c’era ancora quella Signora bellissima, che appariva luminosa come i raggi del sole a mezzogiorno. 

Coromoto credette che lei fosse venuta per impedirgli di tornare nella sua amata foresta e dentro di sé sentì crescere il disappunto. “Fino a quando mi perseguiterai?”, gridò. “Te ne puoi anche andare”, aggiunse, “perché io non farò mai quello che mi ordini!”. La moglie, vergognandosi di tanta mancanza di rispetto, lo ammonì: “Non parlare in questo modo alla bella Signora!”. Ma il cacicco, ormai in preda alla rabbia, afferrò il suo arco urlando: “Lascia che ti ammazzi!”. A questo punto la bella Signora, che finora era rimasta sulla soglia, entrò nella capanna. 

Il capo indio allora le si lanciò addosso, cercando di afferrarle il collo per strozzarla. Ma in quello stesso istante la visione celeste sparì e la capanna ripiombò nell’oscurità. L’apparizione era svanita, eppure Coromoto era sicuro di stringere qualcosa dentro il pugno. “L’ho presa!”, gridò alle due donne attonite. “La tengo qui nella mano!”. “Faccela vedere”, dissero queste. Il capo indio aprì allora le dita e la capanna fu di nuovo illuminata a giorno. La luce proveniva da un piccolo pezzo di pergamena su cui era impressa una immagine della Madonna col Bambino. Era grande non più di una moneta. Coromoto l’avvolse in una foglia e la nascose fra la paglia del letto. 

Il bambino indio di 12 anni, suo nipote, ebbe paura che lo zio volesse distruggere quella piccola pergamena e corse fuori della capanna fino alla casa di Juan Sanchez per raccontargli l’accaduto. Così lo spagnolo salvò l’immagine miracolosa.

Intanto però il cacicco aveva deciso di prendere la via dei monti, lontano dai bianchi e al sicuro, lui pensava, dalla bella Signora. Ma non riuscì ad allontanarsi dal villaggio: appena entrato nella foresta venne morso da un serpente velenoso. Era un castigo del cielo? Il capo indio lo interpretò come tale, e vedendosi ferito a morte decise finalmente di battezzarsi. Passava di lì per caso un creolo di Barinas, che – come è consentito a ogni cristiano in casi di estrema necessità – gli amministrò il battesimo. Coromoto entrò in agonia e morì di lì a poco, dopo aver raccomandato a tutti i suoi indios di rimanere con i bianchi.










L’immagine miracolosa della Vergine restò per più di un anno in casa di Juan Sanchez, finchè il primo febbraio 1654 fu trasferita con una solenne processione fino alla città di San Giovanni dello Spirito Santo di Guana Guanare. Lì è rimasta fino al 1949, quando è stata riportata sul luogo dell’apparizione, e dal 1985 si trova nella base di legno della statua della Madonna destinata al nuovo Santuario. È una pergamena in miniatura, grande 27 millimetri per 22, racchiusa dentro un ovale d’oro, e non dipinta da mani umane. Ho avuto la gioia di vederla con i miei occhi. Ultimamente però la reliquia fu trafugata.
Papa Pio XII, nel 1950, dichiarò Nostra Signora del Coromoto patrona del Venezuela. Il Papa Beato Giovanni Paolo II incoronò la statua nella sua visita al santuario mariano di Guanare e papa Benedetto XVI elevò il santuario nazionale di Nostra Signora di Coromoto al rango di basilica minore.