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sabato 23 luglio 2022

Il Cantico delle Creature


Il Cantico delle Creature




Altissimo, onnipotente, bon Signore,
tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione.

Ad te solo, Altissimo, se konfanno,
et nullo homo ene digno te mentovare.

Laudato sì, mi' Signore, cum tucte le tue creature,
spetialmente messer lo frate sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.

Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de te, Altissimo, porta significatione.

Laudato si', mi' Signore, per sora luna e le stelle:
in celu l'hai formate clarite et pretiose et belle.

Laudato si', mi' Signore, per frate vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale alle tue creature dai sustentamento.

Laudato si', mi' Signore, per sora acqua,
la quale è molto utile et humile et pretiosa et casta.

Laudato si', mi' Signore, per frate focu,
per lo quale ennallumini la nocte;
et ello è bello et iocundo et robustoso et forte.

Laudato si', mi' Signore, per sora nostra matre terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti fiori et herba.

Laudato si', mi' Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore,
et sostengon infirmitate et tribulatione.

Beati quelli ke le sosterrano in pace
ka da te, Altissimo, saranno incoronati.

Laudato si', mi' Signore, per sora nostra morte corporale,
da la quale nullo homo vivente pò skappare.

Guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda nol farà male.

Laudate et benedicete mi' Signore et rengratiate
e servitelo cum grande humilitate.



"Tutta l’umanità tema, l’universo intero tremi e il cielo esulti, quando sull’altare, nella mano del sacerdote, vi è Cristo, il Figlio del Dio vivente. O favore stupendo! O sublimità umile, che il Signore dell’universo, Dio e Figlio di Dio, così si umili da nascondersi per la nostra salvezza, sotto una modica forma di pane" (Francesco di Assisi, Scritti, Editrici Francescane, Padova 2002, 401).
Papa Benedetto XVI, Udienza Generale - Aula Paolo VI
Mercoledì, 27 gennaio 2010

lunedì 25 aprile 2022

San Francesco d'Assisi: "Cantico delle Creature"

 


San Francesco d'Assisi: "Cantico delle Creature"

Introduzione

 

Il Cantico delle creature (nota anche come Laudes creaturarum o Cantico di frate Sole) di San Francesco d’Assisi (1181-1226) è considerato uno dei documenti più importanti della nostra tradizione letteraria, tanto da essere considerato - se non il primo testo artistico in volgare - di certo il punto di partenza per una storia della nostra letteratura 1. Il Cantico è strutturato come una lode a Dio per la bellezza del creato, e mescola elementi della tradizione dell’Antico Testamento con espressioni linguistiche tipiche del volgare popolare del tempo.


Secondo l’agiografia tradizionale il testo, dettato da Francesco ad un frate, è l’esito di una visione di pace e serenità dopo una notte di sofferenze per un’infermità agli occhi, presso la chiesa di San Damiano ad Assisi, anche se altre interpretazioni attestano il monastero di San Fabiano presso Rieti; la data di composizione sarebbe il 1224, due anni prima della morte di Francesco. In origine, il testo era accompagnato da musica, di mano del santo, oggi perduta.

 

Analisi

 

Il Cantico come preghiera di lode

 

L’analisi del Cantico deve partire da un punto fondamentale: il testo ha innanzitutto un valore performativo 2, cioè quello di lodare Dio, come esplicitamente detto nell’incipit dei vv. 1-2 (“Altissimu, onnipotente, bon Signore, | tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione”). Come tipico di ogni preghiera, abbiamo allora un destinatario del messaggio (che è ovviamente Dio, invocato costantemente con il vocativo “mi’ Signore”), una richiesta di preghiera (che, in questo caso, si risolve nella pura e disinteressata lode dell’Altissimo, scandita dall’invito a tutti a lodare Dio con la formula iterativa “Laudato si’”), un emittente del messaggio (che è ovviamente sia il singolo poeta sia la comunità dei fedeli, che si auspica si associno allo lode per guadagnarsi la beatitudine eterna).

A questa finalità concorre il metro - modellato sulla prosa ritmica, e fatto di rime ed assonanze - del testo, la sua elaborazione letteraria e stilistica, l’accompagnamento musicale.

 

Lo stile del Cantico e l’uso del volgare

 

Il Cantico rientra per sue caratteristiche nella tradizione della lauda e trova molti modelli di confronto nella poesia religiosa duecentesca, tra cui si possono citare gli esempi di Gioacchino da Fiore (1130ca - 1202), Jacopo da Varazze (1228-1298) e Jacopone da Todi (1223ca - 1306) 3. L’andamento del testo privilegia uno stile semplice e comunicativo, in accordo con le finalità del Cantico, ma ciò non priva il componimento di alcuni accorgimenti retorici ben studiati che contribuiscono all’efficacia del messaggio di “lode” e alla sua elaborazione letteraria.

Rilevante è innanzitutto la scelta dei modelli da parte di Francesco: il frate, consapevole della penetrazione dei Salmi nella cultura del suo tempo (anche a livello popolare), si ispira al Salmo 148 per la sua celebrazione del mondo di Natura creato dal Signore:

Lodate il Signore dai cieli,
lodatelo nell’alto dei cieli.
Lodatelo, voi tutti, suoi angeli,
lodatelo, voi tutte, sue schiere.
Lodatelo, sole e luna,
lodatelo, voi tutte, fulgide stelle.
Lodatelo, cieli dei cieli,
voi, acque al di sopra dei cieli.
[...] Lodate il Signore dalla terra,
mostri marini e voi tutti, abissi,
fuoco e grandine, neve e nebbia,
vento di bufera che esegue la sua parola,
monti e voi tutte, colline,
alberi da frutto e voi tutti, cedri,
voi, bestie e animali domestici,
rettili e uccelli alati. [...]

La sintassi del testo preferisce così un andamento paratattico, costruito per coordinazione, ripetizione e accumulo delle sequenze giustapposte di ogni lassa. Il discorso poetico passa così dalla lode iniziale a Dio alle bellezze del creato (secondo la sequenza dei vv. 5-22: sole, luna, vento, acqua, fuoco, terra), fino alla celebrazione della morte (v. 27), vista come viatico alla vita eterna. Se da un lato questo procedimento sembra avvicinare il Cantico ad un’orazione salmodiante (si veda ad esempio la ripresa in anafora di “Laudato si’, mi’ Signore”), dall’altro Francesco conferisce al proprio testo un andamento ritmicamente scandito anche ricorrendo agli effetti della prosa ritmica medievale 4. A ciò s’aggiungono le scelte che innalzano e nobilitano il dettato del testo: oltre agli echi dai testi sacri, si possono citare i frequentissimi latinismi (“laude”, v. 2; “mentovare”, v. 4; “tucte”, v. 5; “spetialmente”, v. 6; “significatione”, v. 9; “clarite er pretiose”, v. 11; “aere”, v. 13; “infirmitate”, v. 24; “tue sanctissime voluntati”, v. 30) e la ripresa in volgare di alcuni nessi sintattici tipici del latino, come il “ka” con valore di quoniam, “poiché” al v. 26 e al v. 31, oppure la costruzione con dignus e infinito (v. 3).

Ma ciò che costituisce la novità e il valore letterario del Cantico è la scelta deliberata di Francesco di utilizzare il volgare dell’area umbra, secondo una finalità ben precisa 5: celebrare Dio e la Natura con la lingua più “naturale” e spontanea di ogni uomo, come se il canto di lode coinvolgesse allo stesso modo tutte gli uomini e tutte le creature.

 

Le questioni interpretative

 

La religiosità e la spiritualità del Cantico è quella che traspare anche dalle fonti documentarie (la Vita prima di Tommaso da Celano, i Fioretti di San Francesco, la Legenda Maior di Bonaventura di Bagnoregio) e dalle rappresentazioni iconografiche 6 sulla vita del santo: una fede semplice e partecipata, basata sulla predicazione appassionata e sulla riscoperta della sfera materiale e corporale. La bellezza della Natura diventa così, per Francesco, il tramite per tessere un inno di lode a Dio creatore, secondo un procedimento che non prende spunto tanto dalla riflessione filosofica quanto dalla contemplazione estatica della realtà circostante. Si spiega anche così l’abbondanza dell’aggettivazione, a gruppi di due, tre o addiritttura quattro termini (“bellu e radiante”, v. 8; “clarite et preziose et belle”, v. 11; “multo utile et humile et pretiosa et casta”, v. 16), che traducono sulla pagina l’entusiasmo sincero del frate. La Natura vitale è insomma la vera protagonista del canto: Francesco passa in rassegna i quattro elementi naturali (Aria, Acqua, Terra, Fuoco) e chiama esplicitamente “frate” (v. 6) e “sora” (v. 10) il Sole e la Luna.

Questa scelta si riflette anche sul piano strutturale e semantico: molti critici hanno infatti discusso sul significato da attribuire alla preposizione “per” (e in second’ordine, alla congiunzione “cum”), quando essa introduce i motivi della lode del poeta. Tra le ipotesi più convincenti, c’è proprio quella che ipotizza il valore causale: la meraviglia di fronte alla bellezza del mondo è ciò che giustifica il Cantico delle creature.

Metro: prosa ritmica in 33 versi raggruppati in 12 strofe, che variano da due a cinque versi, con rime ed assonanze 7.

  1. Altissimu, onnipotente, bon 8 Signore,
  2. tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione 9.
  3. Ad te solo, Altissimu, se konfano 10
  4. et nullu homo ène dignu te mentovare 11.
  5. Laudato sie, mi’ Signore, cum 12 tucte le tue creature,
  6. spetialmente messor lo frate sole,
  7. lo qual è iorno, et allumini 13 noi per lui.
  8. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
  9. de te, Altissimu, porta significatione.
  10. Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle;
  11. in celu l’ài formate clarite 14 et pretiose et belle.
  12. Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento
  13. et per aere 15 et nubilo et sereno et onne tempo,
  14. per lo quale a le tue creature dài sustentamento.
  15. Laudato si’, mi’ Signore, per sor’acqua,
  16. la quale è multo utile e humile et pretiosa e casta 16.
  17. Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu,
  18. per lu quale enallumeni la nocte:
  19. ed ellu è bello e iocundo e robustoso 17 et forte.
  20. Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra,
  21. la quale ne sustenta e governa,
  22. et produce diversi fructi 18 con coloriti flori et herba.
  23. Laudato si’ 19, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore,
  24. e sostengo infirmitate et tribulatione.
  25. Beati quelli ke ‘l sosterrano in pace,
  26. ka da te, Altissimo, sirano incoronati.
  27. Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale,
  28. da la quale nullu homo vivente pò skappare 20:
  29. guai a*cquelli ke morrano ne le peccata mortali;
  30. beati quilli ke se trovarà ne le tue sanctissime voluntati,
  31. ka la morte secunda 21 no ‘l farrà male.
  32. Laudate e benedicite mi’ Signore et rengratiate
  33. et serviateli cum grande humilitate 22.


  1.  





1 Questa ad esempio è la scelta dell’importante critico Gianfranco Contini nella sua Letteratura italiana delle origini, Firenze, Sansoni, 1970.

2 In linguistica, si definisce “perfomativo” un enunciato che non descrive un’azione o invita a fare qualcosa, ma che coincide con l’azione stessa che esso annuncia.

3 Di Jacopone, fa parte del genere il componimento Donna de Paradiso.

4 In particolare, è stato rintracciato nel Cantico francescano l’influsso dello stilus Isidorianus, ispirato al retore Isidoro di Siviglia (560ca. - 636) e composto di effetti di rima o di assonanza a chiusura di ciascun periodo.

5 Tra le particolarità del volgare del Cantico: la terminazione delle parole in - u alternata a quella in - o, l’uso del suono “k”, l’uso delle forma verbali “se konfano” e “serviateli”.

6 Basti pensare al ciclo delle Storie di San Francesco attribuito a Giotto, e ad una scena come la Predica agli uccelli.

7 Ad ispirarsi a questo modello sarà Gabriele D’Annunzio nella sua Sera fiesolana.

8 Il Cantico delle creature si apre, secondo le convenzioni degli inni di lode, con gli attributi riferiti a Dio Onnipotente, destinatario del componimento. La serie di aggettivi ricorda alcuni passi biblici (ad esempio, Ecclesiastico, 1, 8).

9 Si noti la serie di quattro termini che compongono la lode del frate a Dio: è un tratto tipico dello stile biblico e delle preghiere liturgiche.

10 se konfano: nel predicato verbale si nota la scelta della “k” per rendere sulla pagina il suono della - c - velare (come in: “cane”); si nota anche più avanti, ad esempio al v. 23 (“ke”), al v. 26 (“ka”) e al v. 28 (“skappare”). È un tratto del volgare dell’Italia centrale del XIII secolo.

11 mentovare: il verbo deriva probabilmente dal francese antico mentevoir, che si modella a sua volta sull’espressione latina mente habere, “tenere in mente, nominare”.

12 cum: su questa congiunzione (come sul “per” ai vv. 10, 12,15,17, 20) si gioca buona parte dell’interpretazione del Cantico; in una prima ipotesi, potrebbe indicare un complemento di compagnia (la “lode” a Dio si unisce a quella del Creato) oppure un complemento di strumento (la bellezza del Creato diventa esso stesso strumento di lode all’Altissimo).

13 et allumini: si noti l’anacoluto in questo verso, che crea un brusco cambio di soggetto tra i due periodi. È un fenomeno tipico del parlato popolare.

14 clarite: l’aggettivo è un latinismo da clarus, -a - um.

15 aere: il termine - dal latino aer, aeris - indica il tempo meteorologico, sia esso sereno o “nubilo” o con “onne tempo”. Il canto di lode di Francesco celebra quindi la grandezza di Dio in tutti gli aspetti dl mondo naturale, che contribuiscono al “sustentamento” delle sue creature (v. 14) delle sue .

16 Nella lode, la realtà naturale è sempre personificata con trasporto e partecipazione: l’acqua non solo è “sorella” dell’uomo, ma assume anche caratteri umani e spirituali.

17 robustoso: l’aggettivo, che sottolinea la vitalità del fuoco, è composto con il suffisso espressivo -oso.

18 diversi fructi: si sente qui l’influsso del latino, sia nella grafia del sostantivo sia nella scelta dell’aggettivo, che proviene dal verbo divertere, “separare, essere diverso da”. È insomma un altro modo per celebrare la ricchezza e la bellezza del mondo terreno.

19 Inizia qui la seconda sezione del Cantico, dove Francesco non canta più le lodi della Natura ma si concentra sulla Morte, intesa come una parte complementare (e quindi naturale) del ciclo vitale, come detto anche al v. 27.

20 pò skappare: il verbo, utilizzato anche al giorno d’oggi, ha origine dialettale e popolare, ed al tempo di Francesco era assai diffuso nelle regioni dell’Italia centrale.

21 la morte secunda: si tratta della morte definitiva per il credente, ovvero la dannazione eterna, cui si può sfuggire solo vivendo in grazia di Dio.

22 Gli ultimi due versi del Cantico si chiudono con un’esortazione rivolta ai destinatari e agli ascoltatori della preghiera.

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Cantico delle Creature: il testo

Altissimu, onnipotente, bon Signore, tue so’ le laude, la gloria e ’honore et onne benedictione.
Ad te solo, Altissimo, se konfàno et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie mi’ Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo qual è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore, de te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle, in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dài sustentamento.
Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu, per lo quale ennallumini la nocte, et ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.
Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore, et sostengo infirmitate et tribulatione.
Beati quelli che ’l sosterrano in pace, ca da te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si’ mi’ Signore per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò scappare: guai a quelli che morrano ne le peccata mortali;
Beati quelli che trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda no ’l farrà male.
Laudate et benedicete mi’ Signore’ et ringratiate et serviateli cum grande humilitate

Cantico delle Creature: commento e analisi

Il Cantico delle Creature è una lode a Dio, al suo operato, alla vita stessa. La natura, che viene qui descritta con amore e gratitudine, riflette l’immagine del Creatore. La lode di San Francesco non ha a che fare con le speculazioni filosofiche, ma è a carattere estatico, che segue un percorso attuato per gradi e strutturato come una vera e propria azione liturgica. Questa azione prevede tre identità:

  • Un locutore: l’officiante del rito
  • Un messaggio: l’esaltazione e la lode a Dio
  • Un destinatario: Dio stesso.

Un forte senso di fratellanza è percepibile tra l’uomo e tutti gli elementi e le creature dell’universo. In un atteggiamento di umiltà e riconoscenza, Francesco d’Assisi rende grazie al Signore per tutto il Creato, senza tralasciare le creature viventi, gli elementi naturali e i fenomeni meteorologici. Il cantico si conclude con la celebrazione della morte come liberazione dalla vita terrena.

Il testo è composto in volgare umbro del XIII secolo, ma al suo interno ritroviamo alcuni influssi toscani e francesi e anche diversi latinismi. Il testo mescola elementi della tradizione dell’Antico Testamento (in particolare il salmo 1148 e il cantico dei tre fanciulli nella fornace nel Libri di Daniele) con espressioni linguistiche tipiche del volgare popolare del tempo.
Come i testi biblici citati, il Cantico si apre con la lode a Dio e termina con una chiusura esortativa, e si divide in cinque elementi, che progressivamente abbracciano tutta la realtà cosmica concepita:

  • Lode assoluta di Dio: la lode è strutturata in terne di appellativi ("altissimo, onnipotente, bon Signore"), omaggi ("tue so’ le laude, la gloria et l’onore") e azioni ("benediciate, rengraziate e serviateli"). L’insistenza sul numero 3 come simbolo della Trinità divina è ribadita dal totale dei versi (33).
  • Firmamento (Sole, Luna e stelle)
  • Elementi: il vento (connesso alla distruzione ma anche simbolo del fiato di Dio), l’acqua (mezzo di purificazione), il fuoco (fonte di luce e calore e simbolo dello Spirito Santo), la terra (madre che nutre le sue creature).
  • Uomo: l’uomo è peccatore dolente; non a caso nella sezione a lui dedicata fanno la sua comparsa i termini “perdonano”, “infermità”, “tribolazioni”, “guai”, “peccati”.
  • Morte: la morte stessa è sorella dell’uomo. Nessuno può evitarla, ma anch’essa è in realtà positiva e benevola, perché coincide con la liberazione dalla vita terrena.

Forse non tutti sanno che il Cantico delle creature era stato composto in origine con un accompagnamento musicale, che però è andato perduto. Il metro del cantico è modellato sulla prosa ritmica ed è composto da rime ed assonanze.

Ecco la parafrasi del testo

Altissimo, Onnipotente Buon Signore, tue sono le lodi, la gloria, l’onore e ogni benedizione.
A te solo, Altissimo, si addicono e nessun uomo è degno di menzionare il tuo nome.
Lodato sii, che tu sia lodato, o mio Signore, insieme a tutte le creature, specialmente il fratello sole, la luce del giorno, tu ci illumini tramite lui. Il sole è bello, radioso, e splendendo simboleggia la tua importanza, o Altissimo, Sommo Signore.
Lodato sii o mio Signore, per sorella luna e le stelle: in cielo le hai create, lucenti, preziose e belle.
Lodato sii, o mio Signore, per fratello vento, per l’aria, per il cielo; quello nuvoloso e quello sereno, rendo grazie per ogni tempo tramite il quale mantieni in vita le tue creature.
Che tu sia lodato, mio Signore, per sorella acqua, la quale è tanto utile e umile, preziosa e pura.
Lodato sii mio Signore, per fratello fuoco, tramite il quale illumini la notte. Il fuoco è bello, giocondo, vigoroso e forte.
Lodato sii, mio Signore, per nostra sorella madre terra, la quale ci nutre e ci mantiene: produce frutti colorati, fiori ed erba.
Lodato sii, o mio Signore, per coloro che perdonano in nome del tuo amore e sopportano infermità e sofferenze.
Beati quelli che sopporteranno tutto questo con serenità, perché saranno ricompensati da te, o Altissimo.
Lodato sii mio Signore per la morte del corpo, dalla quale nessun essere umano può fuggire, guai a quelli che moriranno nel peccato mortale.
Beati quelli che troveranno la morte mentre stanno rispettando le tue volontà. La seconda morte, non farà loro alcun male.
Lodate e benedite il mio Signore, rendete grazie e servitelo con grande umiltà.


AMDG et DVM

mercoledì 4 ottobre 2017

San Francesco - Cantico e film

CANTICO DELLE CREATURE
Altissimu, onnipotente, bon Signore,
Tue so' le laude, la gloria 
e l'honore et onne benedizione.
Ad Te solo, Altissimo, se konfane,
e nullu homo ène dignu Te mentovare.

Laudato si', mi' Signore, 
cum tutte le Tue creature,
spezialmente messor lo frate Sole,
lo qual è iorno 
et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante 
cum grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significazione.

Laudato si', mi' Signore, 
per sora Luna e le stelle:
in celu l'ai formate 
clarite e preziose e belle.

Laudato si', mi' Signore, 
per frate Vento
e per aere e nubilo 
e sereno e onne tempo,
per lo quale a le Tue creature 
dai sustentamento.

Laudato si', mi' Signore, 
per sor'Acqua,
la quale è multo utile et humile 
e preziosa e casta.

Laudato si', mi' Signore, 
per frate Focu,
per lo quale ennallumini la notte:
et ello è bello e iocundo 
e robustoso e forte.

Laudato si', mi' Signore, 
per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta e governa,
e produce diversi frutti con coloriti fiori et herba.

Laudato si', mi' Signore,
per quelli ke perdonano per lo Tuo amore
e sostengo infirmitate e tribulazione.
Beati quelli ke 'l sosterrano in pace,
ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si', mi' Signore,
per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullu homo vivente po' skappare:
guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le Tue santissime voluntati,
ka la morte secunda no 'l farrà male.

Laudate e benedicete mi' Signore et rengraziate
e serviateli cum grande humilitate.
Il film non è tutto oro, ma è di aiuto abbastanza


AMDG et BVM