L’umana pietà e “La Pietà”
“La sofferenza, come spada crudele, ferisce sul Calvario il Cuore della Vergine Maria, ...perché ai figli impetrasse ptù copiosi i frutti del Sócrificio”.
Liturgia, Prefazio d. B.V.M.
Alla lanciata del
legionario romano Longino seguì immediatamente il commovente episodio
della deposizione di Gesù morto.
Un uomo ricco di Arimatea, di nome Giuseppe,
membro distinto del Consiglio, uomo buono che aspettava il Regno di Dio, andò da Pilato e chiese
il corpo di Gesù.
Pilato si meravigliò che fosse già morto e,
chiamato il centurione, gli domandò se era già morto e, avendolo saputo dal
centurione, donò il cadavere a Giuseppe.
Giuseppe di Arimatea,
munito di questa ufficiale autorizzazione, si portò subito al Calvario, dopo aver comperato in tutta fretta una
sindone nuova — ossia un lenzuolo bianco — per
avvolgervi il cadavere dell’amico e seppelirLo
secondo l’usuale rito dei Giudei.
Nel pietoso ufficio si unì a lui anche Nicodemo, che precedentemente era andato da Gesù di
notte. Egli portò una mistura di mirra e aloe in quantità considerevole: circa cento libbre, equivalente a trentatré chilogrammi circa.
Giunti velocemente al
Calvario, con umana pietà e aiutati dall’Apostolo Giovanni, calarono
giti dalla croce l’amato Maestro.
Il loro Gesù fu deposto dal
patibolo, L’adagiarono in grembo e tra le braccia materne di
Maria: su
quel seno e
tra quelle braccia
che L’avevano portato e servito
come nessùn’altra creatura; quelle braccia tra le quali aveva preso un tranquillo riposo; su quel Cuore che aveva
sempre e interamente palpitato per Lui.
“Il popolo cristiano, dal sentimento così vivo e penetrante, ha denominato “Pietà” il gruppo della Madre che sostiene sulle sue ginocchia e tra le sue braccia l’esangue spoglia del Figlio.
La Pietà! È necessario confessare che non si poteva trovare un termine più espressivo, poiché nessun altro spettacolo, come quello, è atto a destare nei cuori un senso di viva pietà per le due grandi vittime del genere umano. (G.Roschini)
Il dolore di Maria Santissima fu un dolore gigante, insuperabile, che toccava il Cielo con la cima e 1’inferno con le radici.
Se Ella rimase viva sotto
la Croce, con il Cuore lacerato e l’Anima trafitta, fu per un puro miracolo d’Amore. Soltanto l’Amore per Gesù e per
noi La sostenne in tanta amarezza.
Ora che Gesù è di nuovo tra
le sue braccia, un torrente di calde lacrime scende sulle membra gelide e straziate.
Ma giunse il momento di separarsi dalla salma del Figlio. E' l’ora dell’offerta
totale. Ed Ella la compie solenne, e prega. Dopo un ultimo bacio d’addio,
piangendo forte, lascia che si compiano le operazioni per seppellirLo.
Il corpo di Gesù, avvolto
in un robusto lenzuolo, e trasportato in luogo adatto, venne
lavato e subito imbalsamato con oli e unguenti fortemente aromatici, secondo l’usanza di seppellire dei Giudei. In fretta
(ancora con tracce di sangue) fu adagiato
nella sindone nuova e poi avvolto/fasciato da bende.
La tarda ora non permetteva
un’operazione più lenta ed efficace. La Pasqua
stava per iniziare, e non
s’accorgevano - fuorché la Vergine Madre - che ormai era
iniziata la vera Pasqua, fondata sull’unione dell’IMMACOLATO AGNELLO e l’umanità.
Lì vicino vi era un
giardino e nel giardino un sepolcro nuovo,
dove nessuno era stato deposto ancora; ivi
trasportarono Gesù e Lo deposero sulla gelida
pietra della tomba scavata nella roccia.
Poi rotolarono la pietra
circolare davanti all’apertura del sepolcro. “C’era lì Maria
Maddalena e Maria madre di Giuseppe, che osservarono ogni cosa e videro come era stato
deposto il corpo di Gesù”.
Fu qui che esplose lo strazio della più perfetta tra le madri, la quale si vide separata
da ciò che era rimasto del suo unico Figlio e che sapeva e credeva fermamente
che sarebbe risorto di lì a poche ore.
È IL GRANDE DOLORE DI MARIA Santissima Corredentrice, l’ultimo, angosciante e crudele per un Cuore di Madre
come il suo.
Nessuna cosa trattiene quel pianto. Ella piange soprattutto per i cuori degli uomini morti a Gesù. Quanti cuori che, come pietre più fredde di quella del sepolcro, accoglieranno Gesù! Quanti Sacramenti ricusati, quanti Giuda nei secoli, quanti cristiani senza vitalità, cristiani solo di nome ma con 1’anima profanata!
Per prendere con coraggio la nostra parte di sofferenze, come buoni soldati di Cristo (cf 2 Tm 2,3), occorre meditare frequentemente quel che l’Apostolo Pietro ha scritto: “Comportatevi con timore nel tempo del vostro pellegrinaggio. Voi sapete che non a prezzo di cose corruttibili, come l’argento e l’oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai vostri padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia” (1 Pt 1, 17b-19).
“ ...Se facendo il bene sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio.
A questo infatti siete stati chiamati, poiché anche Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme:
Egli non commise peccato e non si trovò inganno
sulla sua bocca, oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendetta,
ma rimetteva la sua causa a Colui che giudica
con giustizia.
Egli portò i nostri peccati
nel suo corpo, sul legno della croce, perché non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle
sue piaghe siete stati guariti.
Eravate come
pecore erranti, ma ora siete tornati al pastore e guardiano delle vostre anime” (1 Pt 2, 20 b — 25).
“O dolcissimo Signore Gesù Cristo,
degnaTi, Ti supplico, di fortificarmi,
proteggermi e difendermi con la Tua Passione;
con le Tue Piaghe nutrimi, inebriami e rallegrami;
1’aspersione del Tuo Sangue mi liberi da tutti i miei peccati;
la Tua morte e la Tua Croce siano per me vita e gloria eterne.
In queste cose io trovi la delizia, la gioia,
la salute e la dolcezza del mio cuore.
Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen”
(Messale Romano).