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lunedì 28 febbraio 2022

16. Cammino alla meta pasquale

16.  Cammino alla meta pasquale

 

“Forti nella fede vigiliamo 

contro le insidie del nemico:

ai servi fedeli è promessa

la corona dt gloria”.

S. Gregorio Magno

 

Dopo il battesimo, lasciato il Giordano, Gesù, pieno di Spirito Santo si inoltrò nel deserto vicino al mar Morto.

Il deserto è biblicamente luogo di intimità ma anche di combattimenti, e non soltanto contro il freddo e il sole, la fame e la sete.

L’umilissima e amorosissima Vergine di Nazareth ben sapeva tutto questo e viveva pregando e vigilando, attenta e guardinga, restando spiritualmente unita al suo Gesù.

In riferimento al fatto narratogli certamente dallo stesso Maestro divino ecco cosa scrive San Matteo: “Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo.

E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti ebbe fame.

Il tentatore Gli si accostò e Gli disse: ‘Se sei il Figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane’. Ma Egli rispose: ‘Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”’ (Mt 4, 1-4).

Pensare a Gesù che volontariamente si mortifica per istruirci sul valore della penitenza è già cosa impressionante, ma pensare a Gesù che è tentato ci pare quasi incredibile. Eppure è così. Perché mai ha voluto assomigliarci anche nelle tentazioni? Quante volte poi, sarà stato tentato nella sua vita?

Certamente, queste narrate nei santi Vangeli sono state le tentazioni più forti. Dio le ha permesse, le ha voluto sentire (ricordiamoci sempre che l’essere tentati non è un male; il male è cedere alla tentazione, accoglierne anche una sola scintilla, perché questa può provocare un incendio trasformando all’istante sogni e speranze in cenere), Gesù è stato tentato “per essere in grado di venire in aiuto a noi che subiamo la prova” (Eb 2, 18).

Dal suo esempio bisogna imparare a non lasciarci ipnotizzare dal Serpente

fascinatore che si nasconde nel1’ombra e vuole strangolarci con le insidie che

hanno nome: senso, ambizione, denaro, potere, egoismo.

La tentazione diabolica inoculata nell’uomo è sete di tutte le grandezze del sapere, del potere e del possedere; è sempre lo stesso pungolo fatto di punte, che spinge verso l’unghiata di Satana. Perciò qualsiasi tentazione è compresa in una delle tre che Gesù affrontò e superò.

Difatti dice San Giovanni: “Tutto quello che è nel mondo e che viene dal mondo e non dal Padre, è la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita”. A queste si contrappongono le virtù dell’ubbidienza, della povertà e della castità (cf l Gv 2, 16).

Generalmente per piegare l’uomo, il demonio comincia dalla materia e poi passa a cose spirituali.

Egli spia il momento propizio.

Freme perché si accorge che Gesù è un digiunatore‘ di prima qualità. Comunque fa lo stesso il tentativo ed invita Gesù, che ha fame, a trasformare in pane quelle pietre. (Il pane sta a simboleggiare sia la parte sensitiva che la parte concupiscibile dell’uomo, cioè il senso e la gola).

Gesù, attento e guardingo, respinse questo primo attacco del demonio, e lo fece non dialogando con lui, ma pregando intensamente il Signore e usando la divina parola: “L’uomo non vive soltanto di pane! L’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore!” (Dt 8,3).

E fu vittoria.

Il diavolo non s’arrese. Desiderava imporsi a questo Gesù che in tutto appariva perfetto e, oltretutto, gli incuteva terrore. Voleva scovare nel profondo e scoprire il segreto: che fosse proprio Lui il Figlio di Dio Redentore?

Con altra strategia ma stesso obiettivo passò di nuovo all’attacco: Lo tentò per provare chi fosse e per attirarLo dalla sua parte.

Da San Matteo sappiamo che il diavolo condusse Gesù nella città santa, Lo depose sul pinnacolo del Tempio e Gli disse: “Se sei Figlio di Dio, gettati giù! Poiché sta scritto: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo, ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede”. Gesù gli rispose: “Sta scritto anche: Non tentare il Signore Dio tuo!” (Mt 4, 5-7).

Il diavolo sollecita un miracolo spettacolare e strabiliante per dare inizio al suo regno glorioso. Ma Gesù sa che non si debbono esigere da Dio miracoli esibizionistici, inutili e senza motivo. L’uomo deve ubbidire a Dio, rimettersi interamente a Lui con filiale fiducia, senza mai presumere che Dio manifesti il proprio potere fuori del piano della sua ordinata Provvidenza.

Il messianismo di Gesù, poi, non è umano o terreno ma celeste; pertanto prescinde da tutto ciò che è in assoluto contrasto con la missione affidataGli dal Padre: missione che realizzerà pagando il prezzo di ogni sorta di umiliazioni e della stessa morte.

Alla fine il diavolo, quasi fosse lui il detentore di tutti i regni terreni, gioca l’ultima carta, fa il suo estremo tentativo per piegare Gesù. Logicamente la tentazione fu più grave: Eccola.

Di nuovo il diavolo (per suggestione spirituale) condusse Gesù sopra un altissimo monte e Gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e Gli disse: “Tutte queste cose io Ti darò, se, prostrandoTi, mi adorerai!”

Ma Gesù gli rispose: “Vattene satan!” Sta scritto: “ADORA IL SIGNORE DIO TUO E A LUI SOLO RENDI CULTO!” (Mt 4, 8-10).

Il Ribelle del Paradiso sta servito!

È la vecchia idea fissa di lucifero, il cui vero nome, dal significato orrendo, è satan. Ma Gesù è venuto a ristabilire 1’ordine esattamente attraverso quel comandamento che forma la base e la nervatura di tutta la religione giudaica: “Adora il Signore Dio e a Lui solo servi!”. Egli che è: seduzione, astuzia, tenebra, agilità, nequizia, cercava in tutti i modi di farsi adorare al posto di Dio

“Terminata ogni tentazione, il diavolo si allontanò da Lui, fino al tempo opportuno (col superbo proposito, cioè, di ritornare in altro tempo e modo all’assalto). Ed ecco, degli angeli si avvicinarono e Lo servivano” (Lc 4, 13; Mt 4, 11).

Conclusione: La vita del nostro terreno pellegrinaggio non può essere esente da prove e tentazioni. Il nostro progresso come quello di Gesù si compie anche attraverso la lotta tra il divino e il demoniaco.

Siamo tutti esposti a nemici furenti. Tutte le creature hanno i loro ‘tiranni”. essi sono sia in noi medesimi (il senso) e sia intorno a noi (mondo, prossimo, satan). La carne va controllata, il prossimo amato, il mondo e Satan combattuti.


 

La storia sacra è piena di uomini santi, quali Adamo, David, Salomone, eccetera, i quali furono traviati dall’inganno diabolico.

Chi a questo punto si crederà abbastanza sicuro fidandosi solo delle sue forze? Da soli mai riusciremmo a vincere! Solo Gesù e Maria di Nazareth hanno sempre vinto la violenza e la scaltrezza dei demoni, e soprattutto di Satan.

Tentare è una sua antica arte.

Le armi per vincere sono il digiuno e la preghiera (cf Mc 9, 28).

Il primo passo è il digiuno. I santi Padri, per esempio Sant’lsacco di Siria, ci dicono che “la forza del diavolo si consuma su quest’armatura dataci dal nostro Condottiero. Chi veste l’armatura del digiuno è sempre acceso di zelo. Median- te il digiuno l’uomo rimane saldo, senza tentennamenti di mente, durante l’assalto delle violenti passioni”.

Con il digiuno, la preghiera. Con la preghiera si ottiene la Grazia e con la Grazia si vincono le infernali tentazioni.

Pertanto guardiamo sempre a Gesù e Maria che pur confermati in grazia non si stancarono di pregare e mortificarsi; rifugiandoci con essi nel porto della preghiera attenta, umile e fiduciosa anche noi saremo forti della potenza di Dio contro ogni male, guadagnandoci la gloria della “trasfigurazione”.

Con Gesù nella prova, con Gesù nel trionfo. Egli ha stravinto Satan, e anche noi in Gesù nostra giustizia, santificazione e redenzione (1 Cor 1, 30) canteremo vittoria. 

Lodiamo e ringraziamo il Signore in unità con gli angeli del cielo che servirono Gesù novello Adamo e servono invisibilmente anche noi nelle lotte del nostro cammino.