martedì 27 agosto 2024

L’ULTIMA PROFEZIA DI SAN PIO DA PIETRELCINA…

 

L’ULTIMA PROFEZIA DI SAN PIO DA PIETRELCINA…

Di Benedettoxvi il 27 agosto 2024

L’ultima profezia di padre Pio è pubblicata su un grande bassorilievo di bronzo esposto nella cripta antica dove c’era la tomba del Santo “Aimone di Savoia diventerà Re d’Italia”.

Lo aveva predetto anche san Giovanni Bosco poco meno di 200 anni fa, che aggiunse “i cavalli dei cosacchi berranno dalle fontane di piazza San Pietro”, al quale si aggiunge il Terzo Segreto di Fatima, che vede soldati entrare a Roma in mezzo a cadaveri e macerie, per prelevare “il Vescovo vestito di bianco claudicante” per portarlo vicino ad una croce rudimentale e fucilarlo, assieme ad altri traditori laici e religiosi e secolari nella Chiesa che fu fondata da Cristo.

Questa notizia è vecchia di 200 anni, ma fra poco si avvera. Chi conosce padre Pio ci mette la mano sul fuoco…Tutti la conoscono ma alcuni dicono che nessuno la conosce. Sia chiaro a tutti. Sua Altezza Reale, Aimone di Savoia diventerà Re d’Italia: Parola di padre Pio, che aveva condiviso grazie a San Luigi Orione (formato e adottato da San Giovanni Bosco) ed il suo figlio adottivo Emanuele Brunatto (visse alcuni anni nella cella vicino a p. Pio e fu braccio destro armato del Santo, agente segreto per diversi Stati del mondo, eroe della prima e seconda guerra mondiale) la profezia di San Giovanni Bosco del quale i 2 amici di p. Pio erano discendenti operativi formati in quel di Torino. Ebbene Aimone di Savoia, che vive e lavora in Russia da diversi anni, e che prima di tutto ama la sua Italia, essendo pretendente al Trono d’Italia, , ama padre Pio più di se stesso. La sua famiglia, i suoi genitori facevano lo stesso intrattenendo un’amicizia con frate dei miracoli. L’ultima profezia di padre Pio è condivisa con i fedeli grazie ad un bassorilievo in bronzo molto grande in cui si vede un ragazzo “Aimone di Savoia” indossare il collare dell’Annunziata.

In questo quadro artistico è raffigurata la profezia che farà di padre Pio il Padrone della nuova Chiesa che dovrà risorgere dalle macerie della guerra di depurazione, al fianco di padre Pio, solo San Pio X monsignor Lefevre che sarà riabilitato e santificato da cristiani ortodossi, con la figura di Papa Pietro II. Lo stesso padre Pio che incontrò di persona a San Giovanni Rotondo negli anni bui della seconda guerra mondiale, Maria Josè, preannunciò la fine della monarchia, e successivamente ne annuncio la rinascita alla fine della Repubblica. Prima di un anno fa, questa profezia, insieme a quella di San Giovanni Bosco, che aveva predetto al Re che aveva levato denari e locali alla Chiesa, che il suo ramo sarebbe seccato. Il suo ramo. L’altro ramo è quello di Aimone di Savoia che evidentemente sia San Giovanni Bosco che padre Pio vedevano rigoglioso e nascente. L’amore del Duca delle Puglie, Aimone di Savoia, per p. Pio è grande più del mondo. Pensate che quando a Roma in Vaticano il 16 giugno del 2002 santificavano p. Pio lui era in modo discreto e silenzioso a Foggia, per un convegno su p. Pio a firmare autografi sul libro Padre Pio beato fatti di Cronaca e Miracoli di Giuseppe Saldutto, che bene lo aveva accolto nella terra Santa di Capitanata. Con questa ultima profezia, padre Pio regnerà come esempio di religione nel prossimo ciclo dell’Europa che ormai, grazie a questa guerra è ormai alle porte, questione di mesi, dice Zelensky, a gennaio gli Usa con la nuova amministrazione potrebbero non rinnovare la fornitura di armi dagli Stati di loro proprietà  e la guerra cesserà con la resa senza condizioni dell’Ucraina, il resto sarà facile e indolore, almeno speriamo “che io me la cavo…” Padre Pio è l’unico passaporto per il Nuovo Mondo e la Nuova Chiesa ormai in arrivo.

Monica Sales

Fonte https://www.dentrosalerno.it/2023/06/11/san-giovanni-rotondo-ultima-profezia-di-san-pio-aimone-di-savoia-re-ditalia/

venerdì 23 agosto 2024

Non è una novità , ma per molti lo é. VENI SANCTE SPIRITUS...

 

Lettera aperta di un sacerdote al papa che scrive ai musulmani

Don Guy Pagès - Parigi
Riprendo da Traditio Liturgica la Lettera aperta di un sacerdote cattolico della diocesi di Parigi all'attuale papa. L'indicazione che se ne ricava, sottolinea il blogger che l'ha pubblicata, è che la direzione impressa dalle gerarchie cattoliche non è affatto la stessa riscontrabile alla sua base. A cosa (o a chi) obbediscono, dunque, queste gerarchie? Lascio la domanda senza risposta ma questo significa anche - per quanto riguarda il blog - che ogni cambio forzato della liturgia in Occidente non rispecchia necessariamente il volere del popolo. Lo avevo ampiamente sospettato!

Santissimo Padre,

Sia lodato il nostro Signore Gesù Cristo, che vi ha dato la missione di guidare la sua Chiesa!

Mi permetta in nome d'innumerevoli persone scioccate dalla sua lettera ai musulmani in occasione dell'Id al-Fitr, e in virtù del canone 212 § 3[2]: « In modo proporzionato alla scienza, alla competenza e al prestigio di cui godono, essi hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa; e di renderlo noto agli altri fedeli salva restando l'integrità della fede e dei costumi e il rispetto verso i Pastori, tenendo inoltre presente l'utilità comune e la dignità della persona », di condividere con lei le riflessioni di questa lettera aperta.

Salutando con « grande piacere » i musulmani in occasione del Ramadan, tempo considerato speso « al digiuno, alla preghiera e all'elemosina», lei sembra ignorare che il digiuno del Ramadan è tale che «la spesa media di una famiglia che lo fa aumenta del 30% » [3], che l'elemosina musulmana è destinata ai soli musulmani bisognosi e che la preghiera musulmana consiste nel rifiutare cinque volte al giorno la fede nella Trinità e in Gesù Cristo, a chiedere la grazia di non seguire il percorso degli smarriti ossia dei cristiani ... Inoltre, durante il Ramadan, aumenta la criminalità in modo vertiginoso [4]. C'è veramente in queste pratiche qualche motivo possibile d'elogio?

La sua lettera afferma che dobbiamo avere stima per i musulmani e « soprattutto per i loro capi religiosi » ma non si dice a qual titolo. Dal momento che si sta parlando di loro come di musulmani, ne consegue che la stima è anche per l'Islam. Ora cos'è l'Islam per un cristiano se, dal momento che « nega il Padre e il Figlio » (1 Gv 2, 22), si presenta come uno dei più potenti Anticristo che vi siano, in numero e in violenza (Ap 20, 7-10)? Come possiamo stimare sia Cristo sia ciò che gli si oppone?

Il suo messaggio fa poi notare che « le dimensioni della famiglia e della società sono particolarmente importanti per i musulmani in questo periodo » di Ramadan, ma quel che non dice è che il Ramadan serve da forte mezzo di condizionamento sociale, di oppressione, di sottomissione al totalitarismo islamico, in breve di negazione totale del rispetto da lei evocato... Così l'articolo 222 del Codice penale marocchino recita: « Chiunque, noto per la sua appartenenza alla religione musulmana, rompe ostentatamente il digiuno in un luogo pubblico durante il periodo del Ramadan, senza motivi consentiti da questa religione, è punito con la reclusione da uno a sei mesi e da una multa ». E si tratta del moderato Marocco...

Che tipo di « paralleli » riesce a trovare tra « la dimensione della famiglia e della società musulmana » e « la fede e la pratica cristiana », dal momento che lo stato della famiglia musulmana prevede la poligamia (Corano 4, 3, 33, 49; 52, 59), il ripudio (Corano 2, 230), l'inferiorità ontologica e giuridica delle donne (Corano 4, 38; 2, 282; 4, 11), la necessità per il marito di picchiare la moglie (Corano 4, 34), ecc.? Quali analogie ci possono essere tra la società musulmana costruita per la gloria dell'Unico e che, di fatto, non può tollerare l'alterità o la libertà né, di conseguenza, distinguere le sfere religiose e spirituali dal resto? « Tra noi e voi è inimicizia e l'odio per sempre fino a quando non crederete nel solo Allah! » (Corano 60, 4). Quali analogie con la società cristiana, costruita per la gloria di Dio Uno e Trino che promuove il rispetto delle legittime differenze? Piuttosto, per “parallelo”, non si dovrebbe capire quanto non si assomiglia e si accosta ma quanto, al contrario, non si avvicina assolutamente? Nel qual caso, l'equivoco serve forse alla chiarezza della sua dichiarazione?

Lei propone ai suoi interlocutori di riflettere su « la promozione del rispetto reciproco attraverso l'educazione », suggerendo che essi condividono con lei gli stessi valori di umanità, di « rispetto reciproco ». Ma non è questo il caso. Per un musulmano, non è la natura umana a far da riferimento e neppure il bene conoscibile dalla ragione: l' uomo e il suo bene non sono quello a cui si appella il Corano. Il Corano insegna ai musulmani che i cristiani, perché cristiani, « sono impurità » (Corano 9, 28) , « il peggio del creato » (Corano 98, 6 ), « i più vili degli animali » (Corano 8,22; cfr. 8,55) [5] ... Perché l'Islam è la vera religione (Corano 2, 208; 3, 19; 85), che dominerà su tutte le altre, per sradicarle completamente (Corano 2, 193 ); coloro che non sono musulmani possono essere solo pervertiti e maledetti (Corano 3, 10, 82, 110; 4, 48, 56, 76, 91; 71, 44 ; 9, 17,34; 11, 14; 13, 15, 33; 14.30 , 16,28-9; 18, 103-6; 21, 98; 22, 19-22, 55; 25, 21; 33, 64; 40, 63; 48,13), che i musulmani devono combattere costantemente (Corano 61, 4,10-2; 8, 40; 2, 193) con l'inganno (Corano 3, 54; 4, 142; 8, 30; 86,16), il terrore (Corano 3,151; 8, 12, 60; 33, 26; 59, 2), e tutti i tipi di punizione (Corano 5, 33; 8, 65; 9, 9, 29, 12; 25, 77), come la decapitazione (Corano 8, 12 Corano 47, 4) o la crocifissione (Corano 5, 33) per eliminare (Corano 2, 193; 8, 39; 9, 5, 111, 123; 47, 4) e infine distruggere (Corano 2, 191; 4, 89, 91; 6, 45; 9, 5, 30, 36, 73; 33, 60-2: 66, 9). « O voi che credete! Combattete a morte gli increduli che sono presso a voi e che trovino in voi la crudeltà ...» (Corano 9, 124) « Che Allah li maledica! » (Corano 9, 30 cfr. 31, 51; 4, 48) …

Santo Padre si può mai dimenticare, quando ci si rivolge a dei musulmani, che non possono andare al di fuori del Corano? Lei si appella « al rispetto per ogni persona [...] Prima di tutto per la sua vita, per l'integrità fisica, per la sua dignità con i diritti derivanti, per la sua reputazione, il suo patrimonio, la sua identità etnica e culturale, le sue idee e le sue scelte politiche ». Non può influenzare le disposizioni date da Allah, che sono immutabili e ho elencato alcune tra esse. Ma se noi rispettiamo « le idee altrui e le scelte politiche », come ci possiamo, allora, opporre alla lapidazione, all'amputazione e a ogni sorta di altre pratiche abominevoli comandate dalla Sharia? Il suo bel discorso non può smuovere i musulmani che non hanno lezioni da imparare da noi, essendo « impurità » (Corano 9, 28). E se, nonostante tutto, la applaudiranno come hanno fatto in Italia, è perché la politica della Santa Sede serve notevolmente ai loro interessi facendo passare la loro religione come rispettabile agli occhi del mondo, pensando che porti a considerare i valori universali da lei preconizzati ... La applaudiranno fintanto che saranno, come in Italia, una minoranza. Ma quando essi non lo saranno più, succederà quanto accade ovunque sono maggioranza: ogni gruppo non musulmano dovrà scomparire (Corano 9,1; 47, 4; 61, 4; ecc. ) o pagare la jyzaia per acquistare il diritto di sopravvivere (Corano 9, 29). Lei non può ignorare tutto questo ma come può, nascondendolo agli occhi del mondo, promuovere l'espansione dell'Islam davanti ad innocenti o ingenui così abusati? Forse lei osserva i complimenti che le sono stati inviati come segno di fecondità del suo atteggiamento? Allora lei ignora il principio della takyia che comanda di baciare la mano che il musulmano non può tagliare (Corano 3, 28; 16, 106). Ma che valgono tali scambi di cortesia? San Paolo non ha detto: « Se cerco di piacere agli uomini, non sarò servitore di Cristo » (Gal 1, 10)? Gesù ha dichiarato maledetti coloro che sono oggetto di venerazione da parte di tutti (Lc 6, 26). Ma se i vostri nemici naturali la lodano, chi non la loderà? La missione della Chiesa è d'insegnare le buone maniere per vivere in società? San Giovanni Battista sarebbe morto se avesse semplicemente voluto augurare una bella festa a Erode? Forse dirà che non c'è paragone con Erode, perché Erode viveva nel peccato e che era dovere di un profeta denunciare il peccato?

Ma se ogni cristiano è diventato un profeta, il giorno del suo battesimo, e se il peccato è non credere in Gesù, Figlio di Dio, Salvatore (Gv 16, 9), ciò di cui precisamente si fa gloria l' Islam, come potrebbe un cristiano non denunciare il peccato che è l'Islam e chiamare alla conversione "in ogni occasione opportuna e non opportuna" (2 Tm 4, 2)? Dal momento che lo scopo dell'Islam è quello di sostituire il Cristianesimo che avrebbe pervertito la rivelazione del puro monoteismo con la fede nella Santa Trinità, poiché Gesù non è Dio, non sarebbe né morto né resuscitato, non ci sarebbe stata alcuna redenzione e la sua missione si sarebbe ridotta a nulla, perché non denunciare l'Islam come l'Impostore preconizzato (Mt 24, 4; 11, 24) e il predatore per eccellenza della Chiesa? Invece di cacciare il lupo, la diplomazia vaticana dà l'impressione di preferire il nutrimento delle adulazioni, non vedendo che questo aspetta solo d'essere ben nutrito per fare quanto fa ovunque è divenuto sufficientemente forte e vigoroso. C'è bisogno di ricordare i cristiani martiri che vivono in Egitto, in Pakistan e ovunque l'Islam è al potere? Come può, la Santa Sede, assumersi la responsabilità di avallare l'Islam presentandolo come un agnello, mentre è un lupo travestito da agnello? Ad Akita, la Vergine Maria ci ha avvertito: « Il diavolo s'introdurrà nella Chiesa perché è piena di gente che accetta compromessi »...

Santo Padre, come può la sua lettera affermare che « in particolare tra cristiani e musulmani, siamo chiamati a rispettare la religione dell'altro, i suoi insegnamenti, i suoi simboli e valori »? Come possiamo rispettare l'Islam, che continuamente bestemmia la Santa Trinità e nostro Signore Gesù Cristo, accusando la Chiesa di aver falsificato il Vangelo e cercando di soppiantarla (Ap 12, 4)? Quanto ha scritto sant'Ireneo Contro le eresie San Giovanni Damasceno Sulle eresie in cui si riscontrano « le molte assurdità risibili riportate nel Corano », San Tommaso d'Aquino, con la sua Summa contro i Gentili e tutti i santi che si sono impegnati a criticare le false religioni non erano allora dei veri cristiani, se oggi ne condannate retroattivamente le azioni come quelle di qualche raro apologeta contemporaneo?

Dall'ambito di cooperazione tra ragione e fede, così incoraggiato da Benedetto XVI, si dovrebbe escludere il fatto religioso? Se si segue il suo appello espresso dalla sua lettera, Santo Padre, bisogna allora chiedere con l'Organizzazione per la Cooperazione Islamica (OIC ) [6], la condanna in tutto il mondo per qualsiasi critica all'Islam, e quindi cooperare con l'OIC a diffondere l'Islam che insegna, ripeto, la corruzione del Cristianesimo che verrà sostituito dall'Islam ... Perché assieme all'OIC si dovrebbe mettere in un museo l'apologetica cristiana?

Se è vero che non si può seminare tra le spine (Mt 13, 2-9), ma che le si deve prima estirpare per iniziare a seminare, è pure vero che non si può iniziare ad annunziare la Buona Novella della salvezza ad un'anima musulmana da quant'è stata vaccinata e immunizzata, sin dalla prima infanzia, contro la fede cristiana (Corano 5, 72; 9, 113; 98, 6...) riempiendola di pregiudizi, calunnie e ogni genere di falsità sul Cristianesimo. Bisogna, dunque, necessariamente cominciare a criticare l'Islam « i suoi insegnamenti, simboli e valori » per distruggere in sé le falsità che lo rendono nemico al Cristianesimo. San Paolo non chiede solo di usare « le armi di difesa della giustizia », ma anche « le armi offensive » (2 Cor 6, 7). Dove sono queste ultime nella vita della Chiesa di oggi?

Oh, certo, associarsi alla gioia di brave persone ignoranti della volontà di Dio augurando loro un felice Ramadan non può sembrare una cosa brutta in sé, esattamente come pensava san Pietro quando legittimava le usanze ebraiche ... nella paura dei « proto- musulmani » che erano i Nazareni ebrei! Ma san Paolo lo ha corretto davanti a tutti mostrando che aveva cose più importanti da fare che cercare di piacere a dei falsi fratelli (Gal 24, 11-14; 2 Cor 11, 26; Corano 21, 93; 60, 4, ecc). Se Paolo ha ragione come si può dire che non dobbiamo criticare « la religione degli altri, i suoi insegnamenti, i suoi simboli e valori »? Non volendo criticare l'Islam, la sua lettera giustifica anche i vescovi che vanno alla cerimonia di posa della prima pietra di una moschea. Quanto essi fanno è, pure nel loro caso, una questione di cortesia nel desiderio di piacere a tutti e favorire la pace civile.

Domani, quando i loro fedeli saranno divenuti musulmani, diranno che fu il loro vescovo che, invece di conservarli nel Cristianesimo, ha loro mostrato la via verso la moschea... E potranno dire pure la stessa cosa nei riguardi della Santa Sede, poiché avranno imparato a non pensare il vero sull'Islam ma ad onorarlo come buono e rispettabile in sé...

La sua lettera giustifica i suoi auguri di buon Ramadam dicendo che « È chiaro che quando mostriamo rispetto per la religione degli altri o quando gli offriamo i nostri migliori auguri in occasione di una festa religiosa, cerchiamo semplicemente di partecipare alla sua gioia senza che si tratti, pertanto, di fare riferimento al contenuto delle sue convinzioni religiose ». Come gioire di una gioia che glorifica l'Islam? L'atteggiamento da lei preconizzato, Santo Padre, si accorda a quello comandato da Gesù: « Il vostro parlare sia 'sì sì', 'no no': il resto viene dal maligno » (Mt 5, 37)? E anche se si potesse credere di non peccare, augurando un felice Ramadan, a causa di una restrizione mentale che nega il legame tra Islam e Ramadan (una negazione indicante che questo comportamento pone ancora dei problemi), questo si accorda con la carità pastorale che vuole da un pastore la cura di come il suo gesto sarà compreso dai suoi interlocutori? In effetti cosa possono pensare i musulmani quando ci sentono augurare loro un felice Ramadan, se non che siamo idioti, incomprensibilmente ottusi, certamente maledetti da Allah, nel non divenire noi stessi musulmani dal momento che riconosciamo la loro religione non solo come un bene (poiché in grado di dare loro la gioia che gli auguriamo), ma certamente superiore al Cristianesimo (poiché viene dopo di esso). Oppure possono pensare che siamo ipocriti non osando dire loro in faccia cosa pensiamo della loro religione il che equivale a riconoscere che abbiamo paura di loro come se fossero già nostri padroni? Possono avere una diversa interpretazione se pensano da musulmani?

Molti musulmani mi hanno espresso la loro gioia poiché lei onora la loro religione. Come potranno mai convertirsi se la Chiesa li incoraggia a praticare l'Islam? Come può la Santa Sede annunciare la falsità dell'Islam e il dovere di abbandonarlo per salvarsi ricevendo il santo battesimo? Tutto ciò non favorisce il relativismo religioso per il quale le differenze tra le religioni sono poco importanti mentre lo è quanto vi è di buono nell'uomo che si salverebbe indipendentemente dalle religioni?

I primi cristiani si rifiutarono di partecipare alle cerimonie civili dell'Impero romano in cui avrebbero dovuto bruciare dell'incenso davanti ad una statua dell'imperatore, rito apparentemente assai lodevole in quanto promuoveva la convivenza e l'unità di popoli diversi e di molte grandi religioni dell'Impero romano. I primi cristiani, per i quali l'unicità della Signoria di Gesù era più importante di qualsiasi realtà di questo mondo, pure della stima dei loro stessi concittadini, hanno preferito firmare con il loro sangue l'originalità del loro messaggio. E se amiamo il prossimo, qualunque sia, musulmani compresi, in quanto membri come noi della specie umana, voluta e amata da tutta l'eternità da Dio redenta con il Sangue dell'Agnello senza macchia, Gesù ci ha insegnato a negare ogni legame umano che si oppone al suo amore (Mt 12, 46-50; 23, 31; Lc 9, 59-62; 14, 26; Gv 10, 34; 15,25). Con quale fraternità quindi si potrebbe chiamare « fratelli » i musulmani (veda la sua dichiarazione del 29.03.2013)? C'è una fratellanza che trascende tutte le cose umane tra cui quella della comunione con Cristo, respinta dall'Islam, e che potrebbe essere la sola importante? La volontà di Dio è che crediamo in Cristo (Gv 6, 29), che « non riconosciamo alcun altro nella carne » (2 Cor 5, 16).

Forse la diplomazia vaticana pensa che, tacendo su cos'è l'Islam, salverà la vita dei poveri cristiani nei paesi musulmani? No, l'Islam continuerà a perseguitarli (cfr. Gv 16, 2) e ancora di più se non vede alcuna obiezione a ciò poiché quella è la sua ragion d'essere (Corano 9, 30). Questi cristiani, come tutti i cristiani, non si aspettano, piuttosto, che lei ricordi loro che tale è l'eredità di ogni discepolo di Cristo, quella d'essere perseguitato in suo nome (Mt 16, 24; Mc 13, 13; Gv 15, 20) e che è una grazia grandissima di cui ci si deve rallegrare? Gesù ci ha comandato di non temere i tormenti delle persecuzioni (Lc 12, 4) e, ai fratelli perseguitati per la nostra fede, di rallegrasi nell'ottava beatitudine (Mt 5, 11-12). Questa gioia non è forse la migliore testimonianza?

Quale miglior servizio possiamo dare ai musulmani devoti quando non abbiamo paura di morire, dal momento che loro sono certi di andare a godere delle Uri che Allah ha promesso loro quale ricompensa per i loro crimini? Quale miglior servizio se non dare loro la vita per amore di Dio e la salvezza del prossimo?

La sua lettera fa riferimento alla testimonianza di san Francesco ma non dice che San Francesco ha inviato dei fratelli per evangelizzare il Marocco, sapendo che molto probabilmente sarebbero stati martirizzati, quanto effettivamente successe. Non dice che s'impegnò lui stesso ad evangelizzare il sultano Al Malik Al Kamil [7]. La carità denuncia la menzogna e chiama alla conversione.

Santissimo Padre, facciamo molta fatica a trovare nel suo messaggio ai musulmani l'eco della carità di san Paolo che comanda: « Non vi mettete con gli infedeli sotto un giogo che non è per voi; infatti che rapporto c'è tra la giustizia e l'iniquità? O quale comunione tra la luce e le tenebre? E quale accordo fra Cristo e Beliar? O quale relazione c'è tra il fedele e l'infedele? » (2 Cor 6,14-15), o quelle del dolce San Giovanni di non accogliere alcuno che rigetti la Fede cattolica, di non salutarlo neppure sotto pena di partecipare alle sue « cattive azioni » (2 Gv 7, 11) ... Salutando i mussulmani in occasione del Ramadan, non si partecipa alle loro opere malvagie? Chi odia, oggi, perfino una veste contaminata dalla carne (cfr. Gd 23)? La dottrina degli Apostoli non è più attuale?

Sì, il Concilio Vaticano II chiama i cristiani a dimenticare il passato, ma questo non può significare altro che dimenticare ogni risentimento alle violenze e ingiustizie subite nei secoli dai cristiani e, ciò che ci interessa, inflitte loro dai musulmani. Dimenticare il passato non significa condannarsi a rivivere gli stessi mali di allora? Senza avere una memoria ci potrà essere ancora un'identità? Senza una memoria, potremmo avere ancora un futuro ?

Santissimo Padre, lei ha letto la Lettera aperta di Magdi Cristiano Allam, [8] ex musulmano battezzato da Papa Benedetto XVI nel 2006, che ha annunciato di lasciare la Chiesa a causa del suo compromesso con l'islamizzazione dell'Occidente? Questa lettera è un terribile tuono nel cielo davanti alla tiepidezza e la codardìa della Chiesa e dovrebbe essere un grande monito per noi!

Santissimo Padre, poiché la diplomazia non è coperta dal carisma dell'infallibilità e il suo messaggio ai musulmani in occasione della fine del Ramadan non è un atto magisteriale, io prendo la libertà di criticarlo apertamente e rispettosamente (can. 212 § 3). Sicuramente lei ha considerato che prima di parlare di « teologia » con i musulmani, era necessario disporre il loro cuore insegnando il dovere, per quanto elementare, di rispettare gli altri. Volevo dirle che ci sembra che un tale insegnamento dev'essere fatto senza alcun riferimento all'Islam, al fine di evitare qualsiasi ambiguità al riguardo. Perché non in occasione del primo dell'anno o a Natale?

Non fu certamente senza ragione che Benedetto XVI ha sciolto il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e trasferiti i suoi poteri al Pontificio Consiglio della Cultura ...

Detto questo, rinnovo il mio impegno di fedeltà alla Cattedra di San Pietro, nella fede nel suo infallibile magistero, desiderando vedere fare lo stesso da parte di tutti i cattolici scossi nella loro fede per il suo messaggio ai musulmani in occasione della fine del Ramadan.
Don Guy Pagès

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NOTE
1) http://www.vatican.va/holy_father/francesco/messages/pont-messages/2013/documents/papa-francesco_20130710_musulmani-ramadan_fr.html

 2)  "In modo proporzionato alla scienza, alla competenza e al prestigio di cui godono, essi hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa; e di renderlo noto agli altri fedeli salva restando l'integrità della fede e dei costumi e il rispetto verso i Pastori, tenendo inoltre presente l'utilità comune e la dignità della persona" [Can. 212 § 3 ].

3) http://www.leconomiste.com/article/897050-ramadan-dope-la-demande

4) http://francaisdefrance.wordpress.com/2013/07/22/ratp-et-ramadan/

5) "Così come escrementi, urina, carne, vino" precisa l'ayatollah Khomeny, in Principi politici, filosofici, sociali e religiosi, Éditions Libres Hallier, Paris, 1979.

6) http://ripostelaique.com/tandis-qualexandre-delvalle-denonce-loci-laurent-fabius-se-prosterne-devant-ses-representants.html
http://www.libertiesalliance.org/brusselsconference/icla-proceedings-brussels-2012/

7) http://www.eleves.ens.fr/aumonerie/numeros_en_ligne/careme02/seneve008.html

8) http://www.ilgiornale.it/news/interni/bersani-ora-basta-899699.html

[Fonte: Riposte Catholique]

https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2013/09/letta-aperta-di-un-sacerdote-al-papa.html

mercoledì 21 agosto 2024

LA NUOVA ERA E' VICINA...

 

...CAMBIERA'  TUTTO

[da Luisa Piccarreta]


https://www.youtube.com/watch?v=KFTSRZTKYe4

LA FINE TRAGICA...

 

dei dodici APOSTOLI di GESU'

(video con qualche riserva per come 

presenta san Giacomo minore)



https://www.youtube.com/watch?v=VuG2l_SiHGk

Il messaggio mariano di Marienfried

 

Beata Vergine Maria di Marienfried

Festa: .

Il vescovo di Fatima che visitò il Santuario tedesco nel 1975 disse che le apparizioni e i messaggi della Vergine Santissima a Marienfried costituiscono «la sintesi della devozione mariana del nostro tempo». Come inquadrarli nell’ampio disegno mariano degli ultimi due seco


Da diversi anni il mondo cattolico ed in particolare la diocesi di Augsburg si sta occupando dei fatti di Marienfried, nella parrocchia di Pfaffenhofen. Vi affluiscono pellegrini venuti da vicino e da lontano, perfino dall’estero, e vengono non solo per pregare, ma pure per fare delle indagini sulle origini, il significato religioso e l’efficacia spirituale di questo luogo di preghiera. Partiamo da un rapido resoconto dei fatti.


Benché le apparizioni di Marienfried non siano state ancora ufficialmente approvate dalla Chiesa, Essa in diversi modi le ha favorite e sostenute autorizzando il culto, concedendo i dovuti permessi per stampare il Rosario dell’Immacolata e l’Inno alla Trinità (preghiere che la Madonna stessa insegnò alla veggente e che hanno un riferimento diretto con le apparizioni stesse e col relativo messaggio) e soprattutto concedendo l’imprimatur per la pubblicazione dei messaggi (1). Il Santuario di Marienfried è stato, inoltre, meta di pellegrinaggio di importanti autorità ecclesiastiche negli anni passati, come il vescovo di Fatima mons. Venancio Pereira (nel 1975) e quello di Ratisbona Rodolfo Graber (nel 1976). In quell’occasione, quest’ultimo tenne un importante discorso sul messaggio di Marienfried dicendo, tra le altre cose: «Marienfried non contiene nulla che sia contro la Divina Rivelazione ma anzi si inserisce perfettamente nella Tradizione mariana della Chiesa e dà un’importante visuale del nostro tempo [...]. Dobbiamo opporci [...] all’idea che la devozione a Maria distolga lo sguardo dal Cristo e quindi impedisca e blocchi i nostri sforzi ecumenici. Marienfried rappresenta proprio la Teologia classica perché tutto converge verso il Dio Uno e Trino. Incontriamo spesso le parole “l’Eterno, l’Onnipotente, il Dio Uno e Trino, l’Imperscrutabile, il Volere del Padre Celeste, l’Amore del Padre, il Dio vivente”» (2).


Il messaggio mariano di Marienfried è, probabilmente, il più programmatico tra quelli delle apparizioni moderno-contemporanee, andando ad illuminare profondamente il quadro d’insieme dei Tempi di Maria. Si potrebbe dire che, dei Tempi di Maria, Marienfried costituisca la chiave interpretativa, offerta ed illuminata dal meraviglioso messaggio della «Grande Mediatrice di tutte le grazie». Vale la pena conoscerlo e meditarvi.
«L’interesse che possiamo nutrire nei confronti di queste apparizioni mariane non sta solamente nel valore attuale del messaggio in esse contenuto, bensì anche nell’aiuto che esse offrono per una miglior comprensione del quadro complessivo delle grandi apparizioni moderne [...]. Marienfried è infatti connotato da un forte linguaggio apocalittico che, in questi ultimi tempi, rilancia un estremo invito alla conversione e alla penitenza, unitamente a un forte richiamo nei confronti dei piani satanici contro l’umanità e il mondo contemporaneo [...]. A Marienfried la Madonna utilizza un linguaggio apocalittico per mostrarci i “segni dei tempi”, come Cristo stesso ci ha detto: “Quando voi vedrete accadere queste cose, sappiate che il tempo è vicino” (Mc 13,29). E ci mette in guardia poiché il nemico, l’avversario, sta alla porta, ed egli cerca di trarre in inganno anche i figli diletti di Maria» (3).

Il messaggio in punti

Quanto la Vergine Immacolata ha qui rivelato si potrebbe riassumere dicendo che tutto ruota attorno alle seguenti tematiche fondamentali:
- la figura e il ruolo di Maria negli ultimi tempi quale Donna dell’Apocalisse («Signum magnum», Ap 12,1) che si rivela alla Chiesa e che imprime il suo segno negli eletti dotandoli di speciali poteri e prerogative spirituali;
- il Cuore Immacolato e la consacrazione a Maria;
- la verità della Mediazione universale di Maria quale Mediatrice di tutte le grazie e la sua azione salvifica a favore degli uomini (4);
- l’azione devastatrice di Satana (chiamato nel messaggio «Stella dell’Abisso») nel mondo e nella Chiesa, che si rivela pienamente in tutto il suo potere in questi nostri tempi;
- il ruolo e l’opera dei consacrati di Maria specialmente attraverso l’amore alla croce e la disponibilità ad essere vittime riparatrici;
- il Trionfo finale del suo Cuore ammirabile e il regno di Pace in terra (5).
Queste manifestazioni e questi messaggi della Vergine «a detta di mons. Venancio Pereira, vescovo di Fatima che visitò il santuario tedesco nel 1975, costituiscono “la sintesi della devozione mariana del nostro tempo”. Già queste parole sono sufficienti a evidenziare [...] una chiave di lettura che permetta di legare queste apparizioni al più ampio disegno mariano degli ultimi due secoli, da Rue du Bac ai nostri giorni» (6).

Linguaggio apocalittico

Il messaggio di Marienfried sembra rappresentare una glossa opportuna e precisa a diversi passaggi oscuri dell’Apocalisse di san Giovanni su cui da secoli gli esegeti e i mistici offrono possibili letture. La “misteriosa Apocalisse” è un libro ostico, sigillato, di ardua comprensione ed interpretazione. Eppure è stato il libro della grande consolazione della Cristianità nel corso dei secoli sostenendoli nei momenti di più grande prova e tribolazione: «Il cuore del messaggio di Marienfried riguarda la fine dei tempi: la bestia in opposizione alla Donna, ovvero Maria. Ecco perché il messaggio interessa l’esegesi dell’Apocalisse, come disse monsignor Rudolf Graber, vescovo di Ratisbona, il 25 luglio 1976: “Chi studia attentamente il messaggio di Marienfried scopre l’interpretazione dell’Apocalisse (cap. 12) dove il gran dragone rosso perseguita la Donna vestita di sole, cercando di annientare Lei e suo Figlio”» (7).
Riguardo a Marienfried è indicativo che il messaggio del 25 aprile 1946 – quello più direttamente collegato con Ap 7 e Ap 12 – apparve ugualmente incomprensibile ed oscuro alla veggente Barbara. La fanciulla non riuscì a capirlo perché in esso vi è non il linguaggio della terra, ma il linguaggio del Cielo. I messaggi del 25 aprile, 25 maggio e 25 giugno 1946 rendono manifesto il combattimento descritto nell’Apocalisse al capitolo 12. È da notare che questo messaggio giunge, cronologicamente, nel cuore dei tempi di Maria (1830-2020). La cosa è significativa. Sembra che la Madonna abbia voluto fornire Lei stessa il senso genuino degli ultimi tempi, chiusi dal “sigillo del mistero” con cui Dio ha voluto che fosse trasmesso alla Chiesa il 73° libro della Sacra Scrittura.

Un confronto “sinottico”

La correlazione tra alcuni capitoli del libro dell’Apocalisse (soprattutto 7, 12, 15) e diverse sezioni del messaggio mariano di Marienfried è davvero impressionante. Riporto, di seguito, uno schema di questo raffronto (8). La semplice “visione sinottica” sarà sufficiente a illuminare alcuni passaggi salienti della grande visione di san Giovanni, l’ultima tappa contenutistica della Rivelazione soprannaturale. In questo senso la Vergine Immacolata appare non solo come «Rivelata» nella Sacra Scrittura ma anche «Rivelatrice» del senso recondito delle divine Scritture, di cui Ella è assoluta Protagonista:
- Apocalisse 7,2: «Vidi poi un altro angelo che saliva dall’oriente e aveva il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli ai quali era stato concesso il potere di devastare la terra e il mare: “Non devastate né la terra, né il mare, né le piante, finché non abbiamo impresso il sigillo del nostro Dio sulla fronte dei suoi servi”».
- Marienfried: «Io imprimo il mio Segno sulla fronte dei miei figli» (25 aprile 1946).

- Apocalisse 12,1: «Un gran Segno apparve nel Cielo: una Donna vestita di sole».
- Marienfried: «Io sono il Segno del Dio vivente» (25 aprile 1946); «(Sono la) Figlia vestita di sole» (25 giugno 1946).
 
- Apocalisse 12,12: «Guai alla terra e al mare, perché il demonio è caduto sopra di voi con ira potente, sapendo di avere solo poco tempo».
- Marienfried: «La Stella dell’Abisso si infurierà sempre più ferocemente e farà sempre maggiori distruzioni, perché sa che il suo tempo è breve, e perché vede che ormai molte anime si sono schierate sotto il mio Segno» (25 maggio 1946).

- Apocalisse 12,13: «E dopo che il dragone vide che era precipitato sulla terra, egli perseguitò la Donna che aveva partorito il bambino».
- Marienfried: «La Stella perseguiterà il mio Segno» (25 aprile 1946).

- Apocalisse 12,17: «Allora il Dragone si infuriò contro la donna e si mosse per far guerra contro i rimanenti figli, che osservano i Comandamenti di Dio e testimoniano coraggiosamente Gesù».
- Marienfried: «La Stella perseguiterà i miei figli diletti: essi saranno disprezzati, ma non potrà far loro alcun male»; «Su costoro la Stella non ha potere alcuno, anche se ne potrà uccidere molti. Ma sono appunto queste vittime a me offerte che accresceranno la mia potenza, e condurranno il piccolo resto degli eletti alla vittoria per Cristo» (25 maggio 1946).

- Apocalisse 16,1: «Ed io udii una voce potente dal tempio, che diceva ai sette angeli: “Andate e versate le sette coppe dell’ira di Dio sulla terra”».
- Marienfried: «Per questo motivo il Padre riversa la coppa della sua collera sui popoli, perché essi hanno rifiutato suo Figlio» (25 maggio 1946).

L’aspetto più peculiare dal punto di vista simbolico del messaggio di Marienfried riguarda, a mio avviso, da una parte lo svelamento del ruolo del calcagno della «Donna» nella battaglia degli ultimi tempi contro Satana e, dall’altra, il significato del «sigillo del Dio vivente» ma su questi temi abbiamo già fermato l’attenzione in articoli precedenti (9).
Vorrei invece fare, a questo punto, un cenno a qualche altro punto del messaggio che potrebbe sembrare secondario ma che, in realtà, è di non poco interesse per illuminare il senso di ciò che di drammatico stiamo vivendo nei nostri tempi. Anche in questo caso il messaggio della Grande Mediatrice di Marienfried offre delle sfumature molto preziose.
In Apocalisse 12,3 si legge: «La sua coda [del drago, n.d.a.] trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra». I commentari cattolici, di questo versetto, hanno offerto diverse letture: «Si allude probabilmente all’influenza nefasta che Satana esercitò su una moltitudine di angeli [...] quando li trasse nella sua ribellione contro Dio. Altri pensano che si alluda agli avvenimenti degli ultimi tempi e si voglia dire che il demonio riuscirà a pervertire un gran numero di cristiani, oppure scatenerà contro di essi una fiera persecuzione, nella quale lasceranno la vita».
Questi veri figli della Chiesa «sono e saranno in modo speciale, negli ultimi tempi, perseguitati dal demonio, il quale ne farà perire un gran numero. Per mezzo del martirio però i forti del popolo cristiano voleranno a Dio, ove parteciperanno alla regia dignità e al potere di Gesù Cristo. Essi saranno così totalmente sottratti al furore del dragone infernale» (10).
Ebbene, è proprio in questo senso che il messaggio sembra interpretare Ap 12,3, alludendo alla terribile persecuzione che i figli della Chiesa degli ultimi tempi dovranno subire ad opera del nemico infernale.

Un mondo schiavo

La Madonna, nel suo dire, mette però in evidenza anche la capacità di seduzione del nemico che con le sue astuzie avrebbe ingannato molti: «Il demonio potrà manifestare una tale potenza apparente, che tutti coloro che non saranno profondamente ancorati a Me, si lasceranno ingannare [...]. Il demonio è abilissimo nell’accecare gli uomini, tanto che anche i migliori si lasceranno ingannare». Questa seduzione, questa persecuzione il demonio la porta avanti soprattutto in modo indiretto. Non si nega che talvolta, attraverso vere e proprie vessazioni, si incarichi direttamente di nuocere ai figli di Maria, ai veri figli della Chiesa con la sua brutale violenza. Tuttavia, ordinariamente, si serve di cause seconde, di strumenti nelle sue sataniche mani per realizzare i suoi malefici piani.
I commentatori del Libro sacro, tuttavia, individuano un altro simbolismo interessante che completa il quadro fin qui presentato. Se il drago si sforza di costruire il suo impero di tenebra in questo mondo e di selezionare e formare i figli di Babilonia che dovranno militare sotto il suo vessillo e lavorare come suoi funzionari, sarà allora proprio attraverso queste empie forze che si scaglierà contro la discendenza della Donna. Queste forze nemiche che muovono guerra ai discepoli del Signore e di Maria si trovano, probabilmente, espresse sotto il segno delle «dieci corna» (Ap 13,1) del mostruoso dragone, che simboleggiano «le attività del mondo, le sue potenze dominatrici, capaci di lacerare la coscienza ed il cuore, e soggiogarli come prede dilaniate al potere divorante di Satana. Erano i ritrovati di quella civiltà della quale il mondo si gloria, e che nella potenza delle loro manifestazioni feriscono ed asserviscono lo spirito. Erano le arti asservite alla materia e smarrite negl’ideali impuri; erano le scienze profanate dall’errore, e diventate triste motivo di credibilità dell’apostasia; erano i mezzi quasi prodigiosi di comunicazione, che dilatavano da un capo all’altro del mondo le suggestioni della colpa; erano le organizzazioni del lavoro che incatenavano miseramente gli uomini alla materia, nell’esigenza febbrile della produzione e dello scambio; erano le potenze militari, diventate mostruose organizzazioni e formazioni di schiavi, asserviti alle sette teste coronate, e per esse al potere satanico che preparava le stragi spaventose delle ultime guerre. Erano le sette segrete, ereticali e criminose, costituenti come un potere prepotente nel potere delle nazioni. Erano le case di perdizione dove lo spirito umano si smarriva negli abissi della carne; erano i circoli di falsa spiritualità, dove l’anima si metteva al contatto con l’Inferno, credendolo maestro di verità trascendenti; erano le follie di false religioni, nel fanatismo della superstizione, e le follie della falsa filosofia, nel gelo agghiacciante della negazione. Dieci categorie di potenze dominatrici dell’anima che la riducevano tutta in potere di Satana, e preparavano l’apostasia finale e universale che doveva divorare o tentare di divorare il popolo di Dio, il Figlio della donna vestita di sole, il Figlio di Maria Santissima, il Figlio della Chiesa» (11).
È lo scenario di un mondo schiavo di Satana che, poiché diametralmente in contraddizione con la vita teologale dei figli di Maria, li odia e muove loro guerra, li perseguita, tende loro mille insidie per corromperli e, se gli riuscisse, eliminarli anche fisicamente. Ecco perché è così importante la lettura dei Tempi di Maria alla luce della rivelazione biblica dell’Apocalisse, specialmente del capitolo 12 che, a giudizio dei migliori biblisti, è il “cuore teologico”, “la chiave ermeneutica”, il “punto di fuga” di tutto il libro. Quello di Marienfried, proprio perché così ancorato alla divina Rivelazione, si presenta come un messaggio dalla eccezionale carica profetica e che vediamo in larga parte compiuto.

Il clamoroso inganno

Ritorniamo al messaggio. C’è un dettaglio enigmatico. Cosa significa che «i migliori si lasceranno ingannare»? Forse è una sottile allusione a coloro che sono stati chiamati da Dio ad una speciale missione e son stati da Lui favoriti con grazie più eccellenti, coloro che hanno un ruolo di primo piano nel suo Corpo mistico... A Marienfried, quindi, è probabile che l’Immacolata abbia, tra le altre cose, anche previsto e messo in guardia da questo “accecamento interno” alla Chiesa a causa delle astuzie del nemico capace di «ingannare anche i migliori». Se seguiamo il piano rivelativo del messaggio mariano moderno, non solo non sembra difficile da credere un simile avvertimento ma piuttosto ovvio: in esso si manifesta quanto alla Vergine Santissima stia a cuore la situazione della Chiesa di cui è Madre e quanto deplori lo stato di apostasia dalla verità e di corruzione morale anche tra il clero e i consacrati.
Il messaggio di Marienfried, in larga parte, sembra una didascalia di Ap 12,17: «Allora il drago si infuriò contro la donna e se ne andò a far guerra contro il resto della sua discendenza, contro quelli che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù». Esso si concentra proprio su questa verità, rivelando dettagli inediti dalla incredibile attualità e dalla forte carica drammatica. Satana fu sconfitto. Ce lo dice con chiarezza la Rivelazione biblica. Si tratta di una verità incontrovertibile. Il libro dell’Apocalisse è esplicito a riguardo. Innanzitutto perse lo scontro con san Michele, principe della Milizia angelica che, a seguito della sua ribellione, per mandato e col potere di Dio, lo espulse per sempre dalla dimora celeste. Fu poi sconfitto da Gesù Cristo (cf. Ap 12,4-5) che, con la sua Passione e Morte, gli inflisse il colpo di grazia proprio nel momento in cui gli sembrò di aver riportato vittoria sul Figlio di Dio. Ed infine fu sconfitto dalla Donna (cf. Ap 12,13-16), Maria, perché mai poté sfiorare la sua purezza e mai ottenne da Lei il più piccolo consenso né mai cedette ad una sola delle sue suggestioni.
Dopo questa triplice sconfitta, al drago non restava che scagliarsi contro «la discendenza della Donna», i figli della Chiesa, i secondogeniti di Maria, che rimangono per lui l’unica ed ultima possibilità di riscatto, l’unico modo per riportare vittoria contro Dio. Ecco perché tutta questa ferocia, questa diabolica rabbia soprattutto contro coloro che maggiormente sono uniti ai suoi due eterni Nemici, Gesù e la sua Santissima Madre. Ecco perché i figli di Maria, da cui egli ricevette la più umiliante delle sconfitte, sono da lui i più invisi e dispiega tutto il potere a sua disposizione per “dilaniarli con le sue grinfie”... Ma, alla fine, il nemico infernale sarà sconfitto anche dai figli di Maria. Non avendo più ulteriori possibilità di riscatto, la sconfitta contro costoro segnerà anche la fine della sua “ora” e l’inizio di quella dell’Immacolata, del Trionfo del suo Cuore.


Marienfried: luce su Rue du Bac
È da qui che comincia la didascalia di Marienfried. È questo lo scenario che illumina con la sua luce profetica. A Marienfried, si può dire, il Cielo ha offerto un prezioso completamento di quelle prime luci profetiche che cominciarono a brillare nel 1830, nella cappella delle Figlie della Carità a Rue du Bac.
La studiosa Irene Corona ha indicato alcuni parallelismi che intercorrono tra la mariofania francese e quella tedesca. Tra le altre cose, la studiosa nota che «a Parigi si indica la Medaglia e l’Immacolata Concezione come fonte di grazie; a Marienfried il Rosario e il Cuore Immacolato. Chi possiede questo Cuore è veicolo di grazie, come pure chi invoca il Rosario indossando la Medaglia. A Parigi la Vergine riunisce i suoi figli in una congregazione. A Marienfried vuole condurli all’ultima decisiva battaglia contro le potenze demoniache» (12).
Nel messaggio di Marienfried il quadro profetico globale di Parigi è integrato: in esso è infatti predetto, oltre al castigo futuro, lo scatenamento di Satana e le devastazioni che avrebbe compiuto sulla terra e la sua lotta feroce contro la Vergine ed i discepoli di Lei. Ma la vera novità è proprio la rivelazione della vittoria della Donna sul drago attraverso la croce ed il martirio dei suoi consacrati, una vittoria che dischiuderà l’avvento della pace, del regno di Cristo e della sua giustizia sulla terra: «È la pace del cuore che Io voglio concedervi, se però voi farete ciò che Io vi chiedo. La pace dei popoli potrà essere costruita solo su questa pace. Poi Cristo regnerà su tutti i popoli come Re di Pace» (messaggio del 25 maggio 1946). 
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1) Cf. R. Laurentin, Marienfried, in R. Laurentin-P. Sbalchiero (a cura di), Dizionario delle apparizioni della Vergine Maria, Edizioni Art, Roma 2010, p. 497.

2) Discorso di mons. R. Graber a conclusione della giornata di preghiera dell’Armata azzurra di Maria a Marienfried, riportato da I. Corona, Il Segno del Dio vivente. Marienfried, Apparizioni e Messaggi, Edizioni Segno, Feletto Umberto – Tavagnacco (UD) 2015, pp. 119-120.

3) «Io sono la Grande Mediatrice delle grazie. Il Padre vuole che il mondo riconosca questo compito alla Sua Ancella. Gli uomini devono credere che io, continuando ad essere la Sposa dello Spirito Santo, sono la fedele Mediatrice di tutte le grazie» (messaggio del 25 giugno 1946): D. Manetti, A Marienfried dove la Vergine apparve tre volte, 12.07.2015: http://www.lanuovabq.it/it/articoli-a-marienfried-dove-la-vergine-apparve-tre-volte-13225.htm

4) Ibidem.

5) «È la pace del cuore che io voglio concedervi, se però voi farete ciò che io vi chiedo. La pace dei popoli potrà essere costruita solo su questa pace. Poi Cristo regnerà su tutti i popoli come Re di Pace» (messaggio del 25 maggio 1946). Il messaggio di Marienfried, di più rispetto a quello di altre apparizioni e rivelazioni mariane, appare davvero programmatico, organizzato con una coerenza interna davvero mirabile. Riassume tutto il periodo di cui stiamo parlando sin dall’inizio, quello degli ultimi due secoli e si apre al futuro quanto alle ultime battute e al compimento delle promesse di salvezza e restaurazione universali. Si trovano diversi opuscoli che offrono una spiegazione del messaggio cercando di andare a fondo nelle tematiche più decisive trattate dalla Madonna. Mi sembra molto efficace quello edito dalla Shalom: S. Farina, Le apparizioni di Marienfried. Un messaggio profetico, Shalom, Camerata Picena 2005. Ho preso in considerazione per la presentazione soprattutto la seconda parte del libro, intitolata: Il messaggio di Marienfried: sua importanza, che si snoda attraverso gli avvincenti capitoli: Maria è il “Segno del Dio vivente”; Maria è la Mediatrice di tutte le grazie e la Madre di tutti i popoli; Maria, nostra Corredentrice, ci chiama a distruggere l’immagine della bestia; La consacrazione al Cuore Immacolato di Maria e lo “scambio del cuore”; La consacrazione a Maria e le grandi apparizioni della Madonna; L’azione dello Spirito Santo nella consacrazione a Maria.


6) Ibidem.

7) I. Corona, Il Segno del Dio vivente. Marienfried, Apparizioni e Messaggi, p. 4.

8) Ivi, pp. 67-76.

9) Cf. Fra’ Pietro Pio M. Pedalino, Il marchio degli eletti: il mistero del “sigillo” di Ap 7; Il “Sigillo del Dio Vivente”. Una lettura mariologica; Il “Sigillo del Dio Vivente” e la consacrazione a Maria; in Il Settimanale di Padre Pio, nn. 17, 18 e 22/2018.

10) Padre M. Sales, Il Nuovo Testamento commentato, vol. 2: Le Lettere degli Apostoli e l’Apocalisse, Scuola tipografica salesiana, Milano 1925, p. 649.

11) Don Dolindo Ruotolo, La Sacra Scrittura. Psicologia, commento, meditazione, vol. 33: L’Apocalisse, Apostolato stampa, Napoli 20133 (1974), p. 345.

12) I. Corona, Il Segno del Dio vivente. Marienfried, Apparizioni e Messaggi, p. 78.


Autore: 
Fra’ Pietro Pio M. Pedalino

Fonte:
www.settimanaleppio.it

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Aggiunto/modificato il 2020-07-13 *

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AMDG et D.V.MARIAE

PER LA FESTA DI D I O P A D R E

                                                           itanie a Dio Padre

                                                   


Signore, pietà,
Signore pietà.

Cristo, pietà,
Cristo pietà.

Signore, pietà,
Signore pietà.


Cristo, ascoltaci,
Cristo ascoltaci.

Cristo, esaudiscici,
Cristo esaudiscici.


Padre del cielo, che sei Dio,
abbi pietà di noi.


Figlio, redentore del mondo che sei Dio,
abbi pietà di noi.

Spirito Santo, che sei Dio,
abbi pietà di noi.

Santa Trinità, unico Dio,
abbi pietà di noi.


Padre, creatore e sostegno del mondo,
abbi pietà di noi.

Padre, sapienza eterna,
abbi pietà di noi.

Padre, bontà infinita,
abbi pietà di noi.

Padre, provvidenza ineffabile,
abbi pietà di noi.

Padre, sorgente di ogni cosa,
abbi pietà di noi.

Padre, santissimo,
abbi pietà di noi.

Padre, dolcissimo,
abbi pietà di noi.

Padre, d’infinita misericordia,
abbi pietà di noi.

Padre, nostro difensore,
abbi pietà di noi.

Padre, nostra gioia e nostra gloria,
abbi pietà di noi.

Padre, ricco di bontà per tutte le creature,
abbi pietà di noi.

Padre, splendore per la Chiesa,
abbi pietà di noi.

Padre, speranza dei cristiani,
abbi pietà di noi.

Padre, distruzione degli idoli,
abbi pietà di noi.

Padre, saggezza dei capi,
abbi pietà di noi.

Padre, regalità dei sovrani,
abbi pietà di noi.

Padre, consolazione dei popoli,
abbi pietà di noi.

Padre, gioia dei sacerdoti,
abbi pietà di noi.

Padre, guida degli uomini,
abbi pietà di noi.

Padre, dono della vita di famiglia,
abbi pietà di noi.

Padre, aiuto dei miseri,
abbi pietà di noi.

Padre, letizia dei poveri,
abbi pietà di noi.

Padre, guida dei giovani,
abbi pietà di noi.

Padre, amico dei piccoli,
abbi pietà di noi.

Padre, libertà degli schiavi,
abbi pietà di noi.

Padre, luce di coloro che sono nelle tenebre,
abbi pietà di noi.

Padre, ricompensa degli umili,
abbi pietà di noi.

Padre, lume dei giusti,
abbi pietà di noi.

Padre, riposo nelle tribolazioni,
abbi pietà di noi.

Padre, speranza nella desolazione,
abbi pietà di noi.

Padre, rifugio di salvezza per i disperati,
abbi pietà di noi.

Padre, consolazione dei poveri,
abbi pietà di noi.

Padre, salvezza nei pericoli,
abbi pietà di noi.

Padre, pace e protezione dei perseguitati per la giustizia,
abbi pietà di noi.

Padre, consolazione degli afflitti,
abbi pietà di noi.

Padre, provvidenza degli orfani,
abbi pietà di noi.

Padre, forza degli anziani,
abbi pietà di noi.

Padre, sostegno dei moribondi,
abbi pietà di noi.

Padre, che ci disseti nella nostra povertà,
abbi pietà di noi.

Padre, vita dei morti,
abbi pietà di noi.

Padre, gloria dei santi,
abbi pietà di noi.


Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo,
perdonaci, Signore.

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo,
ascoltaci, Signore.

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo,
abbi pietà di noi.


PREGHIAMO
 
Padre, infinitamente buono e misericordioso, estendi il tuo Regno d’Amore nel cuore di tutti gli uomini, per la tua gioia e la loro felicità; e perché Tu sia conosciuto, amato ed onorato da tutti i tuoi figli, conserva le nostre famiglie unite nella Tua Pace. Te lo chiediamo per Gesù Cristo, Tuo Figlio, nostro Signore, e nostro Dio, che vive e regna con Te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.  Amen.

                             Pater Noster, Ave Maria, Gloria Patri...


martedì 20 agosto 2024

ORDINAZIONE SACERDOTALE da riservarsi soltanto agli uomini...

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LETTERA APOSTOLICA DI GIOVANNI PAOLO II

" ORDINATIO SACERDOTALIS "

AI VESCOVI DELLA CHIESA CATTOLICA
SULL'ORDINAZIONE SACERDOTALE
DA RISERVARSI SOLTANTO AGLI UOMINI

 

Venerabili Fratelli nell'Episcopato!

1. L'ordinazione sacerdotale, mediante la quale si trasmette l'ufficio che Cristo ha affidato ai suoi Apostoli di insegnare, santificare e governare i fedeli, è stata nella Chiesa cattolica sin dall'inizio sempre esclusivamente riservata agli uomini. Tale tradizione è stata fedelmente mantenuta anche dalle Chiese Orientali.

Quando sorse la questione dell'ordinazione delle donne presso la Comunione Anglicana, il Sommo Pontefice Paolo VI, in nome della sua fedeltà all'ufficio di custodire la Tradizione apostolica, ed anche allo scopo di rimuovere un nuovo ostacolo posto sul cammino verso l'unità dei cristiani, ebbe cura di ricordare ai fratelli anglicani quale fosse la posizione della Chiesa cattolica: «Essa sostiene che non è ammissibile ordinare donne al sacerdozio, per ragioni veramente fondamentali. Queste ragioni comprendono: l'esempio, registrato nelle Sacre Scritture, di Cristo che scelse i suoi Apostoli soltanto tra gli uomini; la pratica costante della Chiesa, che ha imitato Cristo nello scegliere soltanto degli uomini; e il suo vivente magistero, che ha coerentemente stabilito che l'esclusione delle donne dal sacerdozio è in armonia con il piano di Dio per la sua Chiesa» [1]. Ma poiché anche tra teologi ed in taluni ambienti cattolici la questione era stata posta in discussione, Paolo VI diede mandato alla Congregazione per la Dottrina della Fede di esporre ed illustrare in proposito la dottrina della Chiesa. Ciò fu eseguito con la Dichiarazione Inter Insigniores, che il Sommo Pontefice approvò e ordinò di pubblicare [2].

2. La Dichiarazione riprende e spiega le ragioni fondamentali di tale dottrina, esposte da Paolo VI, concludendo che la Chiesa «non si riconosce l'autorità di ammettere le donne all'ordinazione sacerdotale» [3]. A queste ragioni fondamentali il medesimo documento aggiunge altre ragioni teologiche che illustrano la convenienza di tale disposizione divina, e mostra chiaramente come il modo di agire di Cristo non fosse guidato da motivi sociologici o culturali propri del suo tempo. Come successivamente precisò il Papa Paolo VI, «la ragione vera è che Cristo, dando alla Chiesa la sua fondamentale costituzione, la sua antropologia teologica, seguita poi sempre dalla Tradizione della Chiesa stessa, ha stabilito così» [4]. Nella Lettera Apostolica Mulieris dignitatem, io stesso ho scritto a questo proposito: «Chiamando solo uomini come suoi apostoli, Cristo ha agito in un modo del tutto libero e sovrano. Ciò ha fatto con la stessa libertà con cui, in tutto il suo comportamento, ha messo in rilievo la dignità e la vocazione della donna, senza conformarsi al costume prevalente e alla tradizione sancita anche dalla legislazione del tempo» [5].

Infatti i Vangeli e gli Atti degli Apostoli attestano che questa chiamata è stata fatta secondo l'eterno disegno di Dio: Cristo ha scelto quelli che egli ha voluto [6], e lo ha fatto in unione col Padre, «nello Spirito Santo» [7], dopo aver passato la notte in preghiera [8]. Pertanto, nell'ammissione al sacerdozio ministeriale [9], la Chiesa ha sempre riconosciuto come norma perenne il modo di agire del suo Signore nella scelta dei dodici uomini che Egli ha posto a fondamento della sua Chiesa [10]. Essi, in realtà, non hanno ricevuto solamente una funzione, che in seguito avrebbe potuto essere esercitata da qualunque membro della Chiesa, ma sono stati specialmente ed intimamente associati alla missione dello stesso Verbo incarnato [11]. Gli Apostoli hanno fatto lo stesso quando hanno scelto i collaboratori [12] che sarebbero ad essi succeduti nel ministero [13]. In tale scelta erano inclusi anche coloro che, attraverso i tempi della Chiesa, avrebbero proseguito la missione degli Apostoli di rappresentare Cristo Signore e Redentore [14].

3. D'altronde, il fatto che Maria Santissima, Madre di Dio e della Chiesa, non abbia ricevuto la missione propria degli Apostoli né il sacerdozio ministeriale mostra chiaramente che la non ammissione delle donne all'ordinazione sacerdotale non può significare una loro minore dignità né una discriminazione nei loro confronti, ma l'osservanza fedele di un disegno da attribuire alla sapienza del Signore dell'universo.

La presenza e il ruolo della donna nella vita e nella missione della Chiesa, pur non essendo legati al sacerdozio ministeriale, restano comunque assolutamente necessari e insostituibili. Come è stato rilevato dalla stessa Dichiarazione Inter Insigniores, «la Santa Madre Chiesa auspica che le donne cristiane prendano pienamente coscienza della grandezza della loro missione: il loro ruolo sarà oggigiorno determinante sia per il rinnovamento e l'umanizzazione della società, sia per la riscoperta, tra i credenti, del vero volto della Chiesa» [15]. Il Nuovo Testamento e tutta la storia della Chiesa mostrano ampiamente la presenza nella Chiesa di donne, vere discepole e testimoni di Cristo nella famiglia e nella professione civile, oltre che nella consacrazione totale al servizio di Dio e del Vangelo. «La Chiesa, infatti, difendendo la dignità della donna e la sua vocazione, ha espresso onore e gratitudine per quelle che, fedeli al Vangelo, in ogni tempo hanno partecipato alla missione apostolica di tutto il popolo di Dio. Si tratta di sante martiri, di vergini, di madri di famiglia, che coraggiosamente hanno testimoniato la loro fede ed educando i propri figli nello spirito del Vangelo hanno trasmesso la fede e la tradizione della Chiesa» [16].

D'altra Parte è alla santità dei fedeli che è totalmente ordinata la struttura gerarchica della Chiesa. Perciò, ricorda la Dichiarazione Inter Insigniores, «il solo carisma superiore, che si può e si deve desiderare, è la carità [17]. I più grandi nel Regno dei cieli non sono i ministri, ma i santi» [18].

4. Benché la dottrina circa l'ordinazione sacerdotale da riservarsi soltanto agli uomini sia conservata dalla costante e universale Tradizione della Chiesa e sia insegnata con fermezza dal Magistero nei documenti più recenti, tuttavia nel nostro tempo in diversi luoghi la si ritiene discutibile, o anche si attribuisce alla decisione della Chiesa di non ammettere le donne a tale ordinazione un valore meramente disciplinare.

Pertanto, al fine di togliere ogni dubbio su di una questione di grande importanza, che attiene alla stessa divina costituzione della Chiesa, in virtù del mio ministero di confermare i fratelli [19], dichiaro che la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l'ordinazione sacerdotale e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della Chiesa.

Invocando su di voi, venerabili Fratelli, e sull'intero popolo cristiano il costante aiuto divino, a tutti imparto l'Apostolica Benedizione.

Dal Vaticano, il 22 maggio, Solennità di Pentecoste, dell'anno 1994, sedicesimo di Pontificato.

  IOANNES  PAULUS PP. II


[1cfr. Paolo VIRescritto alla lettera di Sua Grazia il Rev.mo Dott. F. D. Coggan, Arcivescovo di Canterbury, sul ministero sacerdotale delle donne, 30 novembre 1975: AAS 68 (1976), 599-600.

[2cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione Inter Insignores circa la questione dell'ammissione delle donne al sacerdozio ministeriale, 15 ottobre 1976: AAS 69 (1977), 98-116.

[3Ibid. 100

[4Paolo VI, Il ruolo della donna nel disegno della salvezza, 30 gennaio 1977: Insegnamenti di Paolo VI, vol. XV, 1977, 111; cfr. anche Giovanni Paolo II Christifideles Laici, 30 dicembre 1988, n. 51: AAS 81 (1989), 393-521; Catechismo della Chiesa cattolica, n. 1577.

[5Giovanni Paolo II, Mulieris Dignitatem, 15 agosto 1988, n. 26: AAS 80 (1988), 1715.

[6cfr. Mc 3,13-14; Gv 6,70.

[7At 1, 2.

[8cfr. Lc 6, 12.

[9cfr. Lumen Gentium, n. 28; Presbyterorum Ordinis, n. 2b.

[10] cfr. Ap 21, 14.

[11] cfr. Mt 10,1.7-8; 28,16-20; Mc 3, 13-16; 16, 14-15.

[12cfr. 1 Tm 3, 1-13; 2 Tm 1, 6; Tt 1, 5-9.

[13] cfr. Catechismo della Chiesa cattolica, n. 1577.

[14cfr.Lumen Gentium, n. 20 e n. 21.

[15] Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione Inter Insigniores, VI: AAS 69 (1977) 115-116.

 [16] Giovanni Paolo II, Mulieris Dignitatem, n. 27: AAS 80 (1988), 1719.

[17] cfr. 1 Cor 12-13.

[18] Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione Inter Insigniores, VI: AAS 69 (1977) 115.

[19] cfr. Lc 22, 32.

© Copyright 1994 - Libreria Editrice Vaticana

AMDG et D.V.MARIAE