lunedì 30 gennaio 2023

Davvero: Forse, il miglior modo per ricordare Benedetto XVI è quello di leggere (o rileggere) qualcuno dei suoi libri.

Come ricordare Papa Ratzinger?

9 Gennaio 2023

Forse, il miglior modo per ricordare Benedetto XVI è quello di leggere (o rileggere) qualcuno dei suoi libri.
Noi siamo particolarmente legati a “Rapporto sulla Fede”, perché scosse la Diocesi di Bologna nel profondo: fu davvero un “libro bomba”!
Il neo-arrivato Card. Giacomo Biffi ne trasse forza per tentare (senza purtroppo riuscirvi) di riportare l’ortodossia e l’ortoprassi ecclesiale.
Il Servo di Dio Padre Tomas Tyn O.P. utilizzò quel volumetto come “cavallo di battaglia” per le tante conferenze, ritiri, riunioni e incontri che gli venivano richiesti.

In questo momento, 9 gennaio 2023, il libro è ancora soggetto ai diritti dell’autore e dell’editore: cosa ormai immorale, quanto negare il pane agli affamati.
Per tale ragione non possiamo inserirlo tra gli e-book scaricabili gratuitamente da http://www.totustuus.cloud.


Tuttavia, è scaricabile “clandestinamente” 🙂 da due siti:
1) https://www.sangiorgio-porcia.it/parrocchia/strumenti/lettura/Libri/Rapporto%20Sulla%20Fede/Rapporto%20Sulla%20Fede.html
2) https://papst.pro/static/download/Rapporto-sulla-Fede-Vittorio-Messori-a-colloquio-con-Joseph-Ratzinger.pdf

Anche se ora non possiamo leggerlo, salviamolo subito sul computer o sullo smartphone: lo leggeremo appena possibile e lo potremo far girare tra i nostri amici!

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RAPPORTO  SULLA  F E D E :


AVE MARIA!

UN INSOLITO POST

UNO SPORT CHE NON E' PIU' SPORT. NON VI PARE?

 Gli insulti dell’attaccante del Milan Ibrahimovic all’avversario dell’Inter Lukaku (con l’invito ad andare con la madre a fare i riti vudù),

propone l’ennesimo caso di discriminazione laicista verso i cattolici.
Perché Lukaku è cresciuto in una famiglia poverissima, con una madre dalla salda fede cattolica che non ha niente a che vedere con i riti pagani o vudù.

La partita di Coppa Italia di martedì scorso ha vissuto momenti imbarazzanti, soprattutto perché generato da un professionista come Zlatan Ibrahimovic che, quasi fosse un principiante incapace di controllarsi, ha provocato l’avversario interista Romelu Lukaku così: “Vai a fare i tuoi riti vudù di m… da un’altra parte. Piccolo asino”.
Lukaku dapprima ha replicato semplicemente sfidando il belga sul campo all’inizio del secondo tempo: “Dai, andiamo dentro!”.
Ma il milanista ha rincarato la dose: “Vai a chiamare tua madre e fate quei riti vudù di m… nella foresta”.
Quindi Lukaku ha perso il controllo mandando a quel paese “tu e tua moglie” ed è stato fermato a forza da compagni e dirigenti per evitare guai peggiori.

Per inquadrare le accuse di pratiche vudù bisogna risalire alla polemica che aveva coinvolto Lukaku nel gennaio 2018 in seguito al suo addio all’Everton, quando il presidente della squadra di Liverpool Farhad Moshiri dichiarò che durante l’incontro con il giocatore egli “ha chiamato sua madre e ha detto che era stata in pellegrinaggio in Africa o da qualche parte e aveva fatto un rito vudù e ha ricevuto questo messaggio che doveva andare al Chelsea”.
Nel ricostruire i fatti di martedì sera tutti danno per buona questa storia dei riti Vudù, ma nessuno racconta che in effetti è inverosimile e che comunque era stata subito smentita da Lukaku, che peraltro andò al Manchester United e non al Chelsea.

Lukaku aveva risposto che il suo desiderio non aveva nulla a che fare con queste ragioni, lasciando che il suo portavoce spiegasse che “ora vedrà quali misure giudiziarie usare” contro i dirigenti della squadra, perché “Romelu è molto cattolico e il vudù non fa parte della sua vita… Semplicemente non aveva fiducia nell’Everton e nemmeno nel progetto di Moshiri. Ecco perché non ha voluto firmare a nessuna condizione”.

Ma è chiaro che Lukaku, più che per il vudù, ha perso le staffe quando Ibrahimovic ha insultato la madre, una figura importantissima per la sua vita e la sua carriera. È da lei che ha preso la tempra, il carattere, la fede per sperare contro ogni speranza: anche quando suo padre e sua madre, quasi nullatenenti, non avevano di che nutrirlo ed erano costretti a crescere i figli in un appartamento così mal messo da essere visitato dai topi, il ragazzino scorgeva la mamma pregare.

Al The Players Tribune Lukaku raccontò che “avevo sei anni e tornavo da scuola per mangiare durante la pausa. Mia mamma preparava lo stesso menù ogni singolo giorno (pane e acqua)…Ma quando sei piccolo non ci pensi nemmeno…Sapevo che facevamo fatica”.
Una sera, però, il piccolo, vedendola allungare con l’acqua il latte senza pane, capì che la situazione di povertà in cui vivevano era grave: «Non dissi nulla. Non volevo sovraccaricarla. Mangiai il mio pranzo. Feci una promessa a me stesso e a Dio quel giorno. Fu come se qualcuno, schioccando le dita, mi avesse svegliato. Sapevo esattamente cosa dovevo fare e cosa avrei fatto. Non potevo vedere mia madre vivere in quel modo». Il punto per il piccolo non era dunque salvare se stesso ma coloro che amava.

È a questo punto che Lukaku ha parlato della stazza umana della madre, malata di diabete, che faticava a comprare le medicine ma di una fede cattolica reale e convincente: “Con mio fratello e mia mamma stavamo seduti al buio (a volte mancava loro l’elettricità e l’acqua calda, ndr), recitando le nostre preghiere e pensando, credendo”. Quella sera capì che prima o poi la fame sarebbe finita: “Succederà”. Poi Lukaku disse alla madre in lacrime “che tutto sarebbe cambiato, che avrei giocato nell’Anderlecht…chiesi a mio padre a che età si può diventare calciatori professionisti. Lui disse a 16, così dissi: ‘Ok, 16 allora’”.

E da lì in poi cominciò a pregare e lottare per diventare un calciatore professionista. Nonostante le scarpe consumate, l’impossibilità di seguire il calcio per mancanza della tv e nonostante giocasse “con grande rabbia per via di molte cose…per via dei ratti che correvano per il mio appartamento…per come mi guardano gli altri genitori. Ero in missione” per diventare “il miglior giocatore della storia del Belgio…non bravo. Non straordinario. Il migliore”. E a 12 anni in 34 partite aveva segnato 76 goal

A 16 anni venne preso dall’Anderlecht che però lo teneva in ponchina, motivo per cui Lukaku decise di sfidare l’allenatore con una scommessa che spiega cosa può generare la fame: “Se mi fai giocare segnerò 25 goal entro dicembre…E farai i pancakes per noi ogni giorno”. I 25 goal furono segnati tutti entro novembre, il ragazzino aveva finalmente da mangiare e 16 anni giocò per la prima volta in prima squadra.

Ma tutto partì dal sacrificio e dalla fede della madre, motivo per cui anche oggi Lukaku non dimentica mai di ringraziare il Signore per dove è arrivato, senza vergognarsi delle sue origini e spiegando che prega e loda Dio decine di volte al giorno.

Ma se questa è la vicenda di Lukaku, che martedì sera ha risposto malamente alla provocazione, perché la gravità del comportamento di Ibrahimovic è stata minimizzata? Perché La Gazzetta dello Sport metteva i due calciatori in lite sullo stesso piano, oppure titolava semplicemente sul fatto che Ibra  è “esagerato in tutto”?

Dov’è l’indignazione dei media che si stracciano le vesti contro le tifoserie che fanno i versi ai calciatori, mentre Lukaku si prendeva gratuitamente dell’asino e dell’indigeno e la madre della fattucchiera?
Evidentemente c’è chi è più intoccabile di altri, motivo per cui continua a comportarsi come fosse Dio. Ben peggio di un idolatra vudù.

Benedetta Frigerio, per https://www.lanuovabq.it/it/ibra-lukaku-e-quella-falsa-storia-dei-riti-vudu   )

Lukaku, un altro caso di cattolico discriminato - Totus Tuus Network

domenica 29 gennaio 2023

Bellissima!

 


OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI


Basilica Vaticana

Domenica, 31 dicembre 2006


Signori Cardinali,
venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato,
distinte Autorità,
cari fratelli e sorelle!

Siamo raccolti nella Basilica Vaticana per rendere grazie al Signore al termine dell’anno, e cantare insieme il Te Deum. Ringrazio di cuore voi tutti che avete voluto unirvi a me in una circostanza così significativa. Saluto in primo luogo i Signori Cardinali, i venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato, i religiosi e le religiose, le persone consacrate ed i tanti fedeli laici che rappresentano l’intera comunità ecclesiale di Roma. In modo speciale saluto il Sindaco di Roma e le altre Autorità presenti. 

In questa sera del 31 dicembre si incrociano due diverse prospettive: una è legata alla fine dell’anno civile, l’altra alla solennità liturgica di Maria Santissima Madre di Dio, che conclude l’ottava del Santo Natale. 

Il primo evento è comune a tutti, il secondo è proprio dei credenti. Il loro incrociarsi conferisce a questa celebrazione vespertina un carattere singolare, in un particolare clima spirituale che invita alla riflessione.

Il primo tema, molto suggestivo, è quello collegato con la dimensione del tempo. Nelle ultime ore di ogni anno solare assistiamo al ripetersi di taluni "riti" mondani che, nell’attuale contesto, sono prevalentemente improntati al divertimento, vissuto spesso come evasione dalla realtà, quasi ad esorcizzarne gli aspetti negativi e a propiziare improbabili fortune. 

Quanto diverso deve essere l’atteggiamento della Comunità cristiana! La Chiesa è chiamata a vivere queste ore facendo propri i sentimenti della Vergine Maria. Insieme a Lei è invitata a tenere lo sguardo fisso sul Bambino Gesù, nuovo Sole apparso all’orizzonte dell’umanità e, confortata dalla sua luce, a premurarsi di presentargli "le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono" (Conc. Vat. II, Cost. Gaudium et spes, 1).

Si confrontano dunque due diverse valutazioni della dimensione "tempo", una quantitativa e l’altra qualitativa. 

Da una parte, il ciclo solare con i suoi ritmi; dall’altra, quella che san Paolo chiama la "pienezza del tempo" (Gal 4,4), cioè il momento culminante della storia dell’universo e del genere umano, quando il Figlio di Dio nacque nel mondo. 

Il tempo delle promesse si è compiuto e, quando la gravidanza di Maria è giunta al suo termine, "la terra – come dice un Salmo – ha dato il suo frutto" (Sal 66,7). La venuta del Messia, preannunziata dai Profeti, è l’avvenimento qualitativamente più importante di tutta la storia, alla quale conferisce il suo senso ultimo e pieno. 

Non sono le coordinate storico-politiche a condizionare le scelte di Dio, ma, al contrario, è l’avvenimento dell’Incarnazione a "riempire" di valore e di significato la storia. Questo, noi che veniamo dopo duemila anni da quell’evento, possiamo affermarlo, per così dire, anche a posteriori, dopo aver conosciuto tutta la vicenda di Gesù, fino alla sua morte e risurrezione. Noi siamo testimoni, contemporaneamente, della sua gloria e della sua umiltà, del valore immenso della sua venuta e dell’infinito rispetto di Dio per noi uomini e per la nostra storia. 

Egli non ha riempito il tempo riversandosi in esso dall’alto, ma "dall’interno", facendosi piccolo seme per condurre l’umanità fino alla sua piena maturazione. 

Questo stile di Dio ha fatto sì che ci sia voluto un lungo tempo di preparazione per giungere da Abramo a Gesù Cristo, e che dopo la venuta del Messia la storia non sia finita, ma abbia continuato il suo corso, apparentemente uguale, in realtà ormai visitata da Dio e orientata verso la seconda e definitiva venuta del Signore, alla fine dei tempi
   Di tutto ciò è simbolo reale, potremmo dire è sacramento la Maternità di Maria, che è al tempo stesso un evento umano e divino.

Nel brano della Lettera ai Galati, che poco fa abbiamo ascoltato, san Paolo afferma: "Dio mandò il suo Figlio, nato da donna" (Gal4,4).

    Origene commenta: "Osserva bene come non ha detto: nato tramite una donna, bensì: nato da una donna" (Commento alla Lettera ai GalatiPG 14, 1298). Questa acuta osservazione del grande esegeta e scrittore ecclesiastico è importante: infatti, se il Figlio di Dio fosse nato solamente "tramite" una donna, non avrebbe realmente assunto la nostra umanità, cosa che invece ha fatto prendendo carne "da" Maria. 
    La maternità di Maria, dunque, è vera e pienamente umana. 
Nell’espressione "Dio mandò il suo Figlio nato da donna" si trova condensata la verità fondamentale su Gesù come Persona divina che ha pienamente assunto la nostra natura umana. Egli è il Figlio di Dio, è generato da Lui, e al tempo stesso è figlio di una donna, Maria. Viene da lei. E’ da Dio e da Maria. Per questo la Madre di Gesù si può e si deve chiamare Madre di Dio. Questo titolo, che in greco suona Theotókos, compare per la prima volta, probabilmente proprio nell’area di Alessandria d’Egitto, dove nella prima metà del terzo secolo visse, appunto, Origene. 
Esso però fu definito dogmaticamente solo due secoli dopo, nel 431, dal Concilio di Efeso, città nella quale ho avuto la gioia di recarmi in pellegrinaggio un mese fa, durante il viaggio apostolico in Turchia. 

Proprio ripensando a questa indimenticabile visita, come non esprimere tutta la mia filiale gratitudine alla Santa Madre di Dio per la speciale protezione che in quei giorni di grazia mi ha accordato?
Theotókos, Madre di Dio: ogni volta che recitiamo l’Ave Maria, ci rivolgiamo alla Vergine con questo titolo, supplicandola di pregare "per noi peccatori". 

Al termine di un anno, sentiamo il bisogno di invocare in modo tutto speciale la materna intercessione di Maria Santissima per la città di Roma, per l’Italia, per l’Europa e per il mondo intero. 

A Lei, che è la Madre della Misericordia incarnata, affidiamo soprattutto le situazioni nelle quali solo la grazia del Signore può recare pace, conforto, giustizia. "Nulla è impossibile a Dio" (Lc 1,37), si sentì dire la Vergine dall’Angelo che le annunciava la sua divina maternità. Maria credette, e per questo è beata (cfr Lc 1,45). Ciò che è impossibile all’uomo, diventa possibile per chi crede (cfr Mc 9,23). 

Perciò, mentre si chiude il 2006 e si intravede già l’alba del 2007, domandiamo alla Madre di Dio che ci ottenga il dono di una fede matura: una fede che vorremmo assomigliasse per quanto possibile alla sua, una fede limpida, genuina, umile e al tempo stesso coraggiosa, intrisa di speranza e di entusiasmo per il Regno di Dio, una fede scevra di ogni fatalismo e tutta protesa a cooperare in piena e gioiosa obbedienza alla divina volontà, nell’assoluta certezza che Dio non vuole altro che amore e vita, sempre e per tutti.
Ottienici, o Maria, una fede autentica e pura. Che tu sia sempre ringraziata e benedetta, santa Madre di Dio! Amen!

AMDG et DVM

PREGHIERA UNIVERSALE DI PAPA CLEMENTE XI


ORATIO UNIVERSALIS 
sub nomine Clementis Pp. XI vulgata

Credo Domine, sed credam firmius; spero, 
sed sperem securius; amo, sed amem ardentius; 
doleo, sed doleam vehementius.
Credo, o Signore, ma che io creda più fermamente; spero, ma che io 
speri con più fiducia; amo, ma che io ami più ardentemente; 
mi pento, ma che io mi penta con maggior dolore.

Adoro te ut primum principium; desidero ut 
finem ultimum; laudo ut benefactorem perpetuum; 
invoco ut defensorem propitium.
Ti adoro come primo principio; ti desidero come fine ultimo; 
ti lodo come eterno benefattore; ti invoco come propizio difensore.

Tua me sapientia dirige, iustitia contine, clementia 
solare, potentia protege.
Guidami con la tua sapienza, reggimi con la tua giustizia,
 incoraggiami con la tua bontà, proteggimi con la tua potenza.

Offero tibi, Domine cogitanda, ut sint ad te; dicenda, 
ut sint de te; facienda, ut sint secundum te; ferenda, 
ut sint propter te.
Ti offro, o Signore: i pensieri, perché siano diretti a te; le parole, 
perché siano di te; la azioni, perché siano secondo te; le tribolazioni, 
perché siano per te.

Volo quidquid vis, volo quia vis, volo quomodo vis, volo 
quamdiu vis.
Voglio tutto ciò che vuoi tu, perchè lo vuoi tu, nel modo in cui lo 
vuoi tu, fino a quando lo vuoi tu.

Oro, Domine, intellectum illumines, voluntatem 
inflammes, cor emundes, animam sanctifices.
Ti prego, o Signore: illumina la mia intelligenza, infiamma 
la volontà, purifica il cuore, santifica l’anima mia.

Defleam præteritas iniquitates, repellam futuras 
tentationes, corrigam vitiosas propensiones, excolam 
idoneas virtutes.
Che pianga i peccati commessi, respinga le tentazioni, corregga 
le inclinazioni cattive, pratichi le virtù necessarie.

Tribue mihi, bone Deus, amorem tui, odium mei, zelum 
proximi, contemptum mundi.
Concedimi, o Padre buono:  l’amore di te, l’odio di me, lo zelo 
per il prossimo, il disprezzo del mondo.

Studeam superioribus oboedire, inferioribus subvenire, 
amicis consulere, inimicis parcere.
Che mi sforzi: di obbedire ai superiori, di aiutare gli inferiori, 
aver cura degli amici, perdonare i nemici.

Vincam voluptatem austeritate, avaritiam largitate, 
iracundiam lenitate, tepiditatem fervore.
Che vinca: le passioni con la mortificazione, l’avarizia con la 
generosità, l’ira con la mitezza, la tiepidezza con il fervore.

Redde me prudentem in consiliis, constantem in 
periculis, patientem in adversis, humilem in prosperis.
Che sia: prudente nel consiglio, forte nei pericoli, paziente 
nelle avversità, umile nella prosperità.

Fac, Domine, ut sim in oratione attentus, in epulis 
sobrius, in munere sedulus, in proposito firmus.
Fa, o Signore: che sia attento nella preghiera, sobrio nel cibo, 
diligente nei miei doveri, fermo nei propositi.

Curem habere innocentiam interiorem, modestiam 
exteriorem,conversationem exemplarem,vitam 
regularem.
Che io mi sforzi di avere: l’innocenza interna, modestia esterna, 
una conversazione esemplare, una vita regolare.

Assidue invigilem naturæ domandæ, gratiæ fovendæ, 
legi servandæ, saluti promerendæ.
Che vigili assiduamente:  nel domare la natura, nel favorire la grazia, 
nell’osservare la legge e meritare la salvezza.

Discam a te quam tenue quod terrenum, quam 
grande quod divinum, quam breve quod temporaneum, 
quam durabile quod æternum.
Che impari da te: quanto è fragile tutto ciò che è terreno, 
quanto è grande tutto ciò che è divino, quanto è breve tutto ciò che è 
temporaneo, quanto è durevole tutto ciò che è eterno.

Da mortem præveniam, iudicium pertineam, infernum 
effugiam, paradisum obtineam. 
Per Christum Dominum nostrum. Amen.
Concedimi: di essere pronto alla morte, di temere il giudizio, di non 
cadere nell’Inferno, di ottenere il Paradiso. 
Per Cristo nostro Signore. Amen.

             

     AMDG et DVM