venerdì 8 gennaio 2021

I tesori di Cornelio A Lapide: CONFESSIONE (2)


I tesori di Cornelio A Lapide: CONFESSIONE (2): 5° La confessione guarisce l'orgoglio; 6° La confessione istruisce l'uomo; 7° La confessione riabilita rimino; 8° La confessione vin...

giovedì 7 gennaio 2021

Cosa abbiamo visto ieri a Washington?

 

Un Tea Party al Campidoglio blocca la conferma di Biden


Cosa abbiamo visto ieri a Washington? Il Campidoglio è stato occupato dai manifestanti pro-Trump, per pochi ma intensi istanti, che hanno interrotto il processo di certificazione del voto presidenziale. Pareva di guardare un film di fantapolitica

img

Battaglia al Campidoglio

Cosa abbiamo visto ieri a Washington? Il Campidoglio è stato occupato dai manifestanti pro-Trump, per pochi ma intensi istanti, che hanno interrotto il processo di certificazione del voto presidenziale. Pareva di guardare un film di fantapolitica, ma era una diretta. Credevamo di aver visto tutto, in questo anno appena trascorso, ma non ci saremmo mai immaginati di assistere a scene da rivoluzione nel cuore degli Stati Uniti.

Che cosa è successo, di preciso? Il Congresso si è riunito per certificare la vittoria di Joe Biden alle elezioni presidenziali. La certificazione, in tempi ed elezioni normali, è un atto puramente formale. Ma in queste elezioni del 2020 no. Infatti, quando, in ordine alfabetico, è arrivato il turno del riconoscimento degli 11 voti elettorali dell’Arizona, il primo dei sei Stati in cui i Repubblicani dubitano della regolarità della vittoria del candidato democratico, il senatore Ted Cruz si è alzato in piedi, con una piccola pattuglia di senatori e ha contestato la certificazione formalmente. Già questo è un fatto più unico che raro, anche se entro i confini del regolare gioco istituzionale. Come ha sottolineato il vicepresidente Mike Pence, che presiedeva la seduta, i contestatori esercitavano un loro diritto. E’ dunque iniziato il dibattito sul voto in Arizona, quando la sessione è stata interrotta all’improvviso. Manifestanti avevano fatto irruzione nel Campidoglio.

Cosa stava succedendo, infatti, fuori dalle ovattate aule parlamentari? E cosa era successo prima? Dal giorno prima, una considerevole folla di sostenitori del presidente Donald Trump si era riunita a Washington, per protestare contro un’elezione di Joe Biden che più del 70% degli elettori repubblicani considera fraudolenta. I tribunali hanno sinora respinto le istanze legali intentate dal team di avvocati di Trump, i social network avvertono con banner (o bannano direttamente) chiunque pubblichi online informazioni su sospetti di brogli, i media all’unanimità la considerano una grande fake news. In parole povere: tutti i canali di dialogo, o anche semplicemente di sfogo, sono stati chiusi negli ultimi due mesi. Se anche hai il sospetto di brogli, non ne puoi parlare neppure in privato. La condizione perfetta per far scoppiare una rivolta.

C’erano vari modi per disinnescare la bomba, prima che scoppiasse. Trump aveva appena litigato con il suo vice Mike Pence, chiedendo, ma non ottenendo, di rinviare agli Stati la decisione di certificare i voti elettorali. Negli Stati ancora contesi, infatti, hanno depositato il loro voto sia i grandi elettori di Trump che quelli di Biden. Il gruppo di senatori dissidenti chiedeva invece, più semplicemente, di istituire una commissione di inchiesta, della durata massima di 10 giorni (per non intralciare la data di inaugurazione della nuova amministrazione il 20 gennaio) in cui riesaminare ancora tutti i casi sospetti di brogli. Anche questa opzione è stata negata. Proprio mentre Trump arringava la sua folla a non mollare e a continuare a battersi “per salvare il voto”.

In queste circostanze è avvenuto l’impensabile. Una parte della manifestazione pro-Trump, dopo il discorso del presidente, dalla Casa Bianca si è diretta al Campidoglio. E un gruppo di supporters di Trump è riuscito ad entrare. Su quel che sia avvenuto all’interno della sede parlamentare c’è ancora incertezza e le fonti divergono in molti dettagli. Giornalisti che erano all’interno riferiscono di militanti vestiti di nero che “armati di estintori spaccavano porte e vetrate”. E c’è anche il sospetto, fra i supporters di Trump, che fossero infiltrati Antifa. Ma diversi manifestanti repubblicani, anche anziani, hanno risposto alle domande dei giornalisti dicendo loro di aver preso parte all’irruzione e di non aver assistito a scene di violenza. E lamentando, anzi, una reazione eccessivamente violenta della polizia su gente disarmata. I feriti provocati dalle forze di sicurezza sarebbero due, colpiti da un proiettile e un candelotto di lacrimogeno, stando alle testimonianze di chi ha preso parte all’irruzione. Una donna, ferita dalla polizia, è successivamente morta, secondo quanto riporta la polizia di Washington. 

In ogni caso, non c’erano armi fra gli “insorti” (questa la definizione che ne ha dato Joe Biden), erano state ufficialmente bandite dall'area di Washington DC. Non si può, tantomeno, parlare di “colpo di Stato”. Non si è neppure vista la violenza, contro istituzioni, forze dell’ordine e proprietà di comuni cittadini, scatenata negli ultimi sei mesi durante le proteste degli Antifa e di Black Lives Matter. Proteste che, pure, la quasi totalità dei media definiva "legittime" e "pacifiche". L’evento di ieri è stato, piuttosto, una sorta di nuovo Tea Party, nella più classica tradizione americana: quando i più radicali oppositori di Giorgio III, nel 1773, travestiti da nativi americani, occuparono navi mercantili inglesi e rovesciarono tutto il loro carico di tè in mare, per protesta contro il monopolio. Anche in questo caso, la protesta si è svolta con un’occupazione simbolica di un luogo del potere, con manifestanti mascherati e variopinti che occupano uffici di politici (fra cui quello di Nancy Pelosi) e gli scranni parlamentari, fotografandosi e divertendosi, più per sfottere le istituzioni e il sistema che per distruggere o occupare. Ma a giudicare dalle dichiarazioni di Biden, che, appunto, ha parlato di “insurrezione e non protesta” e dagli allarmi lanciati dai leader mondiali partner degli Usa, la reazione sarà durissima. Alle 18 di ieri (ora della costa orientale statunitense) è stato imposto il coprifuoco su Washington. Ma non è quello il punto: aggiudicandosi anche i due senatori della Georgia, i Democratici hanno ora i mezzi e i numeri in Congresso per scatenare una caccia al conservatore senza precedenti, giustificandola, magari, con il pretesto di prevenire “nuovi golpe”.

Aggiornamento delle ore 8: il bilancio delle vittime è salito a 4 morti e 13 feriti ed è ancora temporaneo. La donna uccisa dalla polizia, all'interno del Campidoglio, è Ashli Babbit, veterana dell'aeronautica. Le altre 3 vittime sono morte a seguito di malori, non sono stati uccisi dunque. 52 persone sono state arrestate. L'Fbi sta indagando per risalire all'identità di tutti i militanti che hanno partecipato all'assalto e ha aperto una linea telefonica dedicata per raccogliere denunce e segnalazioni.

I tesori di Cornelio A Lapide: CONFESSIONE (1)


I tesori di Cornelio A Lapide: CONFESSIONE (1): 1. Divinità della confessione. — 2. Antichità della confessione. — 3. Necessità della confessione. — 4. Facilità della confessione. — 5. Ec...

lunedì 4 gennaio 2021

SANTA MESSA NELLA SOLENNITÀ DELL'EPIFANIA DEL SIGNORE * OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI * Basilica Vaticana Domenica, 6 gennaio 2013

 Benedetto XVI Omelie 2013

DE  - EN  - ES  - FR  - IT  - PL  - PT ]

SANTA MESSA NELLA SOLENNITÀ DELL'EPIFANIA DEL SIGNORE

OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Basilica Vaticana
Domenica, 6 gennaio 2013

(Video)
Galleria fotografica

 


Cari fratelli e sorelle!

Per la Chiesa credente ed orante, i Magi d’Oriente che, sotto la guida della stella, hanno trovato la via verso il presepe di Betlemme sono solo l’inizio di una grande processione che pervade la storia. Per questo, la liturgia legge il Vangelo che parla del cammino dei Magi insieme con le splendide visioni profetiche di Isaia 60 e del Salmo 72, che illustrano con immagini audaci il pellegrinaggio dei popoli verso Gerusalemme. Come i pastori che, quali primi ospiti presso il Bimbo neonato giacente nella mangiatoia, personificano i poveri d’Israele e, in genere, le anime umili che interiormente vivono molto vicino a Gesù, così gli uomini provenienti dall’Oriente personificano il mondo dei popoli, la Chiesa dei gentili – gli uomini che attraverso tutti i secoli si incamminano verso il Bambino di Betlemme, onorano in Lui il Figlio di Dio e si prostrano davanti a Lui. La Chiesa chiama questa festa “Epifania” – l’apparizione, la comparsa del Divino. Se guardiamo il fatto che, fin da quell’inizio, uomini di ogni provenienza, di tutti i Continenti, di tutte le diverse culture e tutti i diversi modi di pensiero e di vita sono stati e sono in cammino verso Cristo, possiamo dire veramente che questo pellegrinaggio e questo incontro con Dio nella figura del Bambino è un’Epifania della bontà di Dio e del suo amore per gli uomini (cfr Tt 3,4).

Seguendo una tradizione iniziata dal Beato Papa Giovanni Paolo II, celebriamo la festa dell’Epifania anche quale giorno dell’Ordinazione episcopale per quattro sacerdoti che d’ora in poi, in funzioni diverse, collaboreranno al Ministero del Papa per l’unità dell’unica Chiesa di Gesù Cristo nella pluralità delle Chiese particolari. Il nesso tra questa Ordinazione episcopale e il tema del pellegrinaggio dei popoli verso Gesù Cristo è evidente. Il Vescovo ha il compito non solo di camminare in questo pellegrinaggio insieme con gli altri, ma di precedere e di indicare la strada. Vorrei, però, in questa liturgia, riflettere con voi ancora su una domanda più concreta. In base alla storia raccontata da Matteo possiamo sicuramente farci una certa idea di quale tipo di uomini debbano essere stati coloro che, in seguito al segno della stella, si sono incamminati per trovare quel Re che, non soltanto per Israele, ma per l’umanità intera avrebbe fondato una nuova specie di regalità. Che tipo di uomini, dunque, erano costoro? E domandiamoci anche se, malgrado la differenza dei tempi e dei compiti, a partire da loro si possa intravedere qualcosa su che cosa sia il Vescovo e su come egli debba adempiere il suo compito.

Gli uomini che allora partirono verso l’ignoto erano, in ogni caso, uomini dal cuore inquieto. Uomini spinti dalla ricerca inquieta di Dio e della salvezza del mondo. Uomini in attesa, che non si accontentavano del loro reddito assicurato e della loro posizione sociale forse considerevole. Erano alla ricerca della realtà più grande. Erano forse uomini dotti che avevano una grande conoscenza degli astri e probabilmente disponevano anche di una formazione filosofica. Ma non volevano soltanto sapere tante cose. Volevano sapere soprattutto la cosa essenziale. Volevano sapere come si possa riuscire ad essere persona umana. E per questo volevano sapere se Dio esista, dove e come Egli sia. Se Egli si curi di noi e come noi possiamo incontrarlo. Volevano non soltanto sapere. Volevano riconoscere la verità su di noi, e su Dio e il mondo. Il loro pellegrinaggio esteriore era espressione del loro essere interiormente in cammino, dell’interiore pellegrinaggio del loro cuore. Erano uomini che cercavano Dio e, in definitiva, erano in cammino verso di Lui. Erano ricercatori di Dio.

Ma con ciò giungiamo alla domanda: come dev’essere un uomo a cui si impongono le mani per l’Ordinazione episcopale nella Chiesa di Gesù Cristo? Possiamo dire: egli deve soprattutto essere un uomo il cui interesse è rivolto verso Dio, perché solo allora egli si interessa veramente anche degli uomini. Potremmo dirlo anche inversamente: un Vescovo dev’essere un uomo a cui gli uomini stanno a cuore, che è toccato dalle vicende degli uomini. Dev’essere un uomo per gli altri. Ma può esserlo veramente soltanto se è un uomo conquistato da Dio. Se per lui l’inquietudine verso Dio è diventata un’inquietudine per la sua creatura, l’uomo. Come i Magi d’Oriente, anche un Vescovo non dev’essere uno che esercita solamente il suo mestiere e non vuole altro. No, egli dev’essere preso dall’inquietudine di Dio per gli uomini. Deve, per così dire, pensare e sentire insieme con Dio. Non è solo l’uomo ad avere in sé l’inquietudine costitutiva verso Dio, ma questa inquietudine è una partecipazione all’inquietudine di Dio per noi. Poiché Dio è inquieto nei nostri confronti, Egli ci segue fin nella mangiatoia, fino alla Croce. “Cercandomi ti sedesti stanco, mi hai redento con il supplizio della Croce: che tanto sforzo non sia vano!”, prega la Chiesa nel Dies irae. L’inquietudine dell’uomo verso Dio e, a partire da essa, l’inquietudine di Dio verso l’uomo devono non dar pace al Vescovo. È questo che intendiamo quando diciamo che il Vescovo dev’essere soprattutto un uomo di fede. Perché la fede non è altro che l’essere interiormente toccati da Dio, una condizione che ci conduce sulla via della vita. La fede ci tira dentro uno stato in cui siamo presi dall’inquietudine di Dio e fa di noi dei pellegrini che interiormente sono in cammino verso il vero Re del mondo e verso la sua promessa di giustizia, di verità e di amore. In questo pellegrinaggio, il Vescovo deve precedere, dev’essere colui che indica agli uomini la strada verso la fede, la speranza e l’amore.

Il pellegrinaggio interiore della fede verso Dio si svolge soprattutto nella preghiera. Sant’Agostino ha detto una volta che la preghiera, in ultima analisi, non sarebbe altro che l’attualizzazione e la radicalizzazione del nostro desiderio di Dio. Al posto della parola “desiderio” potremmo mettere anche la parola “inquietudine” e dire che la preghiera vuole strapparci alla nostra falsa comodità, al nostro essere chiusi nelle realtà materiali, visibili e trasmetterci l’inquietudine verso Dio, rendendoci proprio così anche aperti e inquieti gli uni per gli altri. Il Vescovo, come pellegrino di Dio, dev’essere soprattutto un uomo che prega. Deve essere in un permanente contatto interiore con Dio; la sua anima dev’essere largamente aperta verso Dio. Le sue difficoltà e quelle degli altri, come anche le sue gioie e quelle degli altri le deve portare a Dio, e così, a modo suo, stabilire il contatto tra Dio e il mondo nella comunione con Cristo, affinché la luce di Cristo splenda nel mondo.

Torniamo ai Magi d’Oriente. Questi erano anche e soprattutto uomini che avevano coraggio, il coraggio e l’umiltà della fede. Ci voleva del coraggio per accogliere il segno della stella come un ordine di partire, per uscire – verso l’ignoto, l’incerto, su vie sulle quali c’erano molteplici pericoli in agguato. Possiamo immaginare che la decisione di questi uomini abbia suscitato derisione: la beffa dei realisti che potevano soltanto deridere le fantasticherie di questi uomini. Chi partiva su promesse così incerte, rischiando tutto, poteva apparire soltanto ridicolo. Ma per questi uomini toccati interiormente da Dio, la via secondo le indicazioni divine era più importante dell’opinione della gente. La ricerca della verità era per loro più importante della derisione del mondo, apparentemente intelligente.

Come non pensare, in una tale situazione, al compito di un Vescovo nel nostro tempo? L’umiltà della fede, del credere insieme con la fede della Chiesa di tutti i tempi, si troverà ripetutamente in conflitto con l’intelligenza dominante di coloro che si attengono a ciò che apparentemente è sicuro. Chi vive e annuncia la fede della Chiesa, in molti punti non è conforme alle opinioni dominanti proprio anche nel nostro tempo. L’agnosticismo oggi largamente imperante ha i suoi dogmi ed è estremamente intollerante nei confronti di tutto ciò che lo mette in questione e mette in questione i suoi criteri. Perciò, il coraggio di contraddire gli orientamenti dominanti è oggi particolarmente pressante per un Vescovo. Egli dev’essere valoroso. E tale valore o fortezza non consiste nel colpire con violenza, nell’aggressività, ma nel lasciarsi colpire e nel tenere testa ai criteri delle opinioni dominanti. Il coraggio di restare fermamente con la verità è inevitabilmente richiesto a coloro che il Signore manda come agnelli in mezzo ai lupi. “Chi teme il Signore non ha paura di nulla”, dice il Siracide (34,16). Il timore di Dio libera dal timore degli uomini. Rende liberi!

In questo contesto mi viene in mente un episodio degli inizi del cristianesimo che san Luca narra negli Atti degli Apostoli. Dopo il discorso di Gamaliele, che sconsigliava la violenza verso la comunità nascente dei credenti in Gesù, il sinedrio chiamò gli Apostoli e li fece flagellare. Poi proibì loro di predicare nel nome di Gesù e li rimise in libertà. San Luca continua: “Essi allora se ne andarono via dal sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù. E ogni giorno … non cessavano di insegnare e di annunciare che Gesù è il Cristo” (At 5,40ss). Anche i successori degli Apostoli devono attendersi di essere ripetutamente percossi, in maniera moderna, se non cessano di annunciare in modo udibile e comprensibile il Vangelo di Gesù Cristo. E allora possono essere lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per Lui. Naturalmente vogliamo, come gli Apostoli, convincere la gente e, in questo senso, ottenerne l’approvazione. Naturalmente non provochiamo, ma tutt’al contrario invitiamo tutti ad entrare nella gioia della verità che indica la strada. L’approvazione delle opinioni dominanti, però, non è il criterio a cui ci sottomettiamo. Il criterio è Lui stesso: il Signore. Se difendiamo la sua causa, conquisteremo, grazie a Dio, sempre di nuovo persone per la via del Vangelo. Ma inevitabilmente saremo anche percossi da coloro che, con la loro vita, sono in contrasto col Vangelo, e allora possiamo essere grati di essere giudicati degni di partecipare alla Passione di Cristo.

I Magi hanno seguito la stella, e così sono giunti fino a Gesù, alla grande Luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo (cfr Gv 1,9). Come pellegrini della fede, i Magi sono diventati essi stessi stelle che brillano nel cielo della storia e ci indicano la strada. I santi sono le vere costellazioni di Dio, che illuminano le notti di questo mondo e ci guidano. San Paolo, nella Lettera ai Filippesi, ha detto ai suoi fedeli che devono risplendere come astri nel mondo (cfr 2,15).

Cari amici, ciò riguarda anche noi. Ciò riguarda soprattutto voi che, in quest’ora, sarete ordinati Vescovi della Chiesa di Gesù Cristo. Se vivrete con Cristo, a Lui nuovamente legati nel Sacramento, allora anche voi diventerete sapienti. Allora diventerete astri che precedono gli uomini e indicano loro la via giusta della vita. In quest’ora noi tutti qui preghiamo per voi, affinché il Signore vi ricolmi con la luce della fede e dell’amore. Affinché quell’inquietudine di Dio per l’uomo vi tocchi, perché tutti sperimentino la sua vicinanza e ricevano il dono della sua gioia. Preghiamo per voi, affinché il Signore vi doni sempre il coraggio e l’umiltà della fede. Preghiamo Maria che ha mostrato ai Magi il nuovo Re del mondo ( Mt 2,11), affinché ella, quale Madre amorevole, mostri Gesù Cristo anche a voi e vi aiuti ad essere indicatori della strada che porta a Lui. Amen.


 







+SANTO ROSARIO COMPLETO (en latìn) con el Papa Benedicto XVI - LAUS DEO!


 


https://youtu.be/vjZzmwVeIZc

AMDG et DVM