martedì 30 giugno 2020

Preghiera quotidiana di Dozulé




PREGHIERA DETTATA DA GESÙ 
A MADELEINE AUMONT

DA RECITARE TUTTI I GIORNI

Gesù ha dettato una novena e una preghiera, da recitare col Rosario. Ogni focolare che dirà questa preghiera con grande fiducia
sarà protetto da ogni cataclisma.

Fare il Segno di Croce...

Gesù di Nazareth ha trionfato sulla morte. Il Suo Regno è eterno.
Egli viene per vincere il mondo e il tempo.
Pietà mio Dio, per quelli che Ti bestemmiano, perdona loro, essi non sanno quello che fanno.
Pietà mio Dio, per lo scandalo del mondo, liberali dallo spirito di Satana.
Pietà mio Dio, per quelli che fuggono da Te, dà loro il gusto della Santa Eucarestia.
Pietà mio Dio, per quelli che verranno a pentirsi ai piedi della Croce Gloriosa,
che essi vi trovino la Pace e la Gioia in Dio nostro Salvatore.
Pietà mio Dio, affinché venga il Tuo Regno, ma salvali, è ancora tempo,
perché il tempo è vicino, ed ecco Io vengo.
Amen.
VIENI, SIGNORE GESÙ.
Recitare un Pater e 10 Ave
Pietà mio Dio, per coloro che oggi ancora più di ieri ti perseguitano.
Riversa nei loro cuori umani la Tua Misericordia.
Signore, riversa sul mondo intero i tesori della Tua infinita Misericordia.
Vieni Signore Gesù, noi ti attendiamo.
Amen.
Fare il Segno di Croce...

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LA PROMESSA DI GESÙ A DOZULÉ

Ecco la promessa fantastica che Gesú fa alla Chiesa tutta intera, e non a una « setta », per bocca di Madeleine Aumont il 02 Gennaio 1976, nella Cappella di San Giuseppe a Dozulé:

« Io prometto alle anime che andranno a pentirsi ai piedi della Croce Gloriosa e che reciteranno tutti i giorni la Preghiera che ho insegnato loro, che in questa vita satana non avrà più potere su di loro, e che per un periodo di sozzura, in un istante essi diverranno puri e saranno figli di Dio per l’eternità. Mio Padre la cui Bontà è Infinita, vuol salvare l’Umanità che è sull’orlo del precipizio. Mediante questo Ultimo Messaggio dovete prepararvi. »

NOTA.
Questa promessa non sostituisce il Sacramento della Confessione ed un impegno a vivere santamente.


NOVENA DETTATA DA GESÙ CRISTO A DOZULÉ 
Qui il documento PDF da stampare.


PRIMO GIORNO.
Addolcirò l’amarezza in cui è immersa l’anima del peccatore.

Padre nostro.
3 Ave Maria.

Per la tua dolorosa Passione, Signore, abbi pietà di noi e del mondo intero.
Gloria a Dio nel più alto dei Cieli. Pace e Gioia sulla terra agli uomini che Egli ama.

Fare il Segno di Croce.


SECONDO GIORNO.

Io moltiplicherò le grazie nell’anima dei preti e delle religiose, poiché è per mezzo loro che deve essere conosciuto il Mio Messaggio.

Padre nostro.
3 Ave Maria.

Per la tua dolorosa Passione, Signore, abbi pietà di noi e del mondo intero.
Gloria a Dio nel più alto dei Cieli. Pace e Gioia sulla terra agli uomini che Egli ama.

Fare il Segno di Croce.


TERZO GIORNO.

Terrò vicini al Mio Cuore le anime pie e fedeli. Mi hanno confortato sul cammino del Calvario.

Padre nostro.
3 Ave Maria.

Per la tua dolorosa Passione, Signore, abbi pietà di noi e del mondo intero.
Gloria a Dio nel più alto dei Cieli. Pace e Gioia sulla terra agli uomini che Egli ama.

Fare il Segno di Croce.


QUARTO GIORNO.

Riverserò i raggi della Mia Grazia, nel momento in cui conosceranno il Mio Messaggio, sui pagani e su quelli che ancora non mi conoscono.

Padre nostro.
3 Ave Maria.

Per la tua dolorosa Passione, Signore, abbi pietà di noi e del mondo intero.
Gloria a Dio nel più alto dei Cieli. Pace e Gioia sulla terra agli uomini che Egli ama.

Fare il Segno di Croce.


QUINTO GIORNO.

Attirerò all’Unità della Chiesa gli eretici e gli apostati.

Padre nostro.
3 Ave Maria.

Per la tua dolorosa Passione, Signore, abbi pietà di noi e del mondo intero.
Gloria a Dio nel più alto dei Cieli. Pace e Gioia sulla terra agli uomini che Egli ama.

Fare il Segno di Croce.


SESTO GIORNO.

Riceverò nella dimora del Mio Cuore i bambini e le anime umili affinché conservino un affetto speciale per il Padre nostro dei Cieli.

Padre nostro.
3 Ave Maria.

Per la tua dolorosa Passione, Signore, abbi pietà di noi e del mondo intero.
Gloria a Dio nel più alto dei Cieli. Pace e Gioia sulla terra agli uomini che Egli ama.

Fare il Segno di Croce.


SETTIMO GIORNO.

Accorderò grazie d’ogni specie a coloro che conoscendo il Mio Messaggio persevereranno fino alla fine.

Padre nostro.
3 Ave Maria.

Per la tua dolorosa Passione, Signore, abbi pietà di noi e del mondo intero.
Gloria a Dio nel più alto dei Cieli. Pace e Gioia sulla terra agli uomini che Egli ama.

Fare il Segno di Croce.


OTTAVO GIORNO.

Darò sollievo alle anime del Purgatorio. Il mio Sangue estinguerà le fiamme che le bruciano.

Padre nostro.
3 Ave Maria.

Per la tua dolorosa Passione, Signore, abbi pietà di noi e del mondo intero.
Gloria a Dio nel più alto dei Cieli. Pace e Gioia sulla terra agli uomini che Egli ama.

Fare il Segno di Croce.


NONO GIORNO.

Riscalderò i cuori più induriti, le anime gelide, quelle che feriscono più profondamente il mio cuore.

Padre nostro.
3 Ave Maria.

Per la tua dolorosa Passione, Signore, abbi pietà di noi e del mondo intero.
Gloria a Dio nel più alto dei Cieli. Pace e Gioia sulla terra agli uomini che Egli ama.

Fare il Segno di Croce.


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MESSAGGI DEL CRISTO A DOZULE
                                                                                           "Per la terza volta, Maddalena, vi chiedo di ESSERE MIO APOSTOLO
adempiendo l’incarico che vi ho domandato.
Non temete, sarete odiota per causa mia.
Ma, in seguito, nasceranno dei figli di luce in questa città." (1) 

49a Apparizione, il 6 ottobre 1978
Maddalena Aumont
Sarta, nata il 27 ottobre 1924
Sposata il 14 Agosto 1948,
cinque banbini et sei piccoli nipotini.

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"Non abbiate paura,
sono Gesù di Nazareth,
il Figlio dell’Uomo resuscitato."
"O Maddalena che una sorte felice ha fatto sposa! Annunciate le meraviglie di Colui che vi ha chiamata dalle tenebre alla Sua ammirabile luce."
27 dicembre 1972. 7a Apparizione, 1a di Jésus
"Senza lo Spirito Santo l’uomo non è nulla,
non può nulla. Bisogna pregare con amore poiché senza lo Spirito di Dio siamo nulla.
Egli veglia su di noi continuamente. Ditelo a tutti."
Maddalena Aumont, 1970.


Avvertimento :

Ressource ha trasmesso i messaggi integrali della signora Maddalena Aumont. Maddalena attende, e noi con lei, il giudizio della Santa Madre Chiesa universale, unica "Sposa di Cristo". E’ a lei sola che Gesù ha dato le chiavi della sua Parola.

Ressource ha elaborato un progetto di costruzione della Croce Gloriosa, della quale ha dimostrato la fattibilità. Soltanto le autorità civili e religiose competenti decideranno della sua costruzione così come della costruzione del Santuario della Riconciliazione, ciascuna per quanto di sua competenza. Questa è la sola strada verso la Riconciliazione delle Chiese e dei popoli.

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Il 16.10.1978, elezione del Papa. Fine 78, il Papa riceve i messaggi diDozule dal Padre Jean ricevuto in udienza privata.

Tavola delle apparizioni e dei messaggi a Maddalena Aumont di Dozulé in Normandia.
Prologo                                                                                   - 1a visita di Gesù.
"Da questo 12 aprile 1970, per me, è la resurrezione."  "...Une presenza che non era di questo mondo."
1a Apparizione, 28 marzo 1972, Haute Butte                              - 2a visita di Gésù :
"Farete conoscere questa Croce e la porterete."
2a Apparizione  8 novembre 1972, Haute Butte :                      - 3a visita di Gésù
"E' tempo di salvare tutti quei peccatori che non amano Gesù."
3a Apparizione 7 dicembre 1972, Haute Butte                        - 4a visita di Gésù
"Dite al sacerdote di fare innalzare in questo luogo la Croce Gloriosa e, ai suoi piedi, un Santuario."
4a Apparizione,19 dicembre 1972, Haute Butte                        - 5a visita di Gésù
"Vedrete questa Croce ancora tre volte."
5a Apparizione, 20 dicembre 1972, Haute Butte                       - 6a visita di Gésù
"Dite al sacerdote che la Croce Gloriosa, innalzata in questo luogo, sia paragonabile a Gerusalemme."
6a Apparizione, 21 dicembre 1972, Haute Butte                        - 7a visita di Gésù
"Trovate tre persone e recitate insieme il rosario per l’elevazione della Croce Gloriosa,
qui, al limite del territorio di Dozulé."
7a Apparizione, 27 dicembre 1972,                                              - 8a visita di Gésù
Maddalena ha addobbato di fiori per un matrimonio
"Non abbiate paura, Io sono Gesù di Nazareth, il Figlio dell’Uomo Risuscitato."
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8a Apparizione, 12 giugno 1973, cappella di San Giuseppe                            - 9a visita di Gésù
"Far innalzare la Croce Gloriosa e il Santuario della Riconciliazione."
9a Apparizione, 6 luglio 1973, cappella di San Giuseppe                            - 10a visita di Gésù
"La serva del Signore avrà parlato una lingua che le è sconosciuta."
10a Apparizione, 7 settembre 1973, cappella di San Giuseppe                  - 11a visita di Gésù
"Rallegratevi, rallegratevi incessantemente nel Signore, come la serva del Signore qui presente sovrabbonda di gioia nella luce che scopre."
11a Apparizione, 5 ottobre 1973, cappella di San Giuseppe                      - 12a visita di Gésù
"Pietà mio Dio" "La Croce Gloriosa deve essere paragonabile alla città di Gerusalemme per la sua dimensione verticale (738 metri). Deve essere di una grande luminosità."
12a Apparizione, 2 novembre 1973, cappella di San Giuseppe                 - 13a visita di Gésù
"Dozulé è ormaggio una città benedetta e sacra."
13a Apparizione, 4 gennaio 1974, cappella di San Giuseppe                        - 14a visita di Gésù
"Perchè avete paura? Perchè dubitate? Io sono qui!"
14a Apparizione, 1er marzo 1974, cappella di San Giuseppe                       - 15a visita di Gésù
"Rallegratevi poiché è vicino il tempo in cui il Figlio dell’Uomo
ritornerà nella gloria."

15a Apparizione, 5 aprile 1974, cappella di San Giuseppe                          - 16a visita di Gésù
"La Croce Gloriosa rimetterà ogni peccato."

16a Apparizione, 3 maggio 1974, cappella di San Giuseppe                     Vi visito per la 17a volta."Affrettatevi a far innalzare al suo posto la Croce Gloriosa."
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17a Apparizione, 31 maggio 1974, cappella di San Giuseppe
"Sono Michele l’arcangelo" "Sono Gesù di Nazareth, il Figlio dell’Uomo Risuscitato dai morti." "Chiedete un cero. Deponetelo acceso. Che tutti quelli che verranno in questa cappella vi imitino."
18a Apparizione, 5 luglio 1974, cappella di San Giuseppe.
"Gesù appare ma rimane silenzioso."
19 luglio 1974 : "Scoperta dell'acqua nel bacino."
19a Apparizione, 3 agosto 1974, nel giardino verso la Haute Butte
"Venite tutti in processione e non temete di lavarvi. Quest’acqua non è una sorgente.
E’ un’acqua che esce dalla terra."
20a Apparizione, 6 settembre 1974, cappella di San Giuseppe
"Non lamentatevi."
21a Apparizione, 1° novembre 1974, chiesa di Dozulé
"Dopo quei giorni di sconforto, allora apparirà nel cielo il Figlio dell’Uomo stesso."
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22a Apparizione, 14 febbraio 1975, cappella di San Giuseppe
"Il Signore mi è apparso ... Non mi ha detto nulla."
23a Apparizione, 21 febbraio 1975, cappella di San Giuseppe
"Dite al sacerdote che é nel nome di Dio e tramite Lui che avete profetizzato."
24a Apparizione, 28 febbraio 1975, cappella di San Giuseppe.
"Questa generazione è la più ipocrita e la più malvagia."
25a Apparizione, 7 marzo 1975, cappella di San Giuseppe
"Questa città ... benedetta e sacra sarà protetta..." "Siate umile ma non accettate alcun aiuto per voi stessa."
26a Apparizione, 14 marzo 1975, cappella di San Giuseppe.
"Perseverate, Maddalena, nella preghiera, nel digiuno e nell’astinenza."
27a Apparizione, 21 marzo 1975, cappella di San Giuseppe.
"Cominciate domani una novena."
28a Apparizione, 28 marzo 1975, à l'église de Dozulé
"E’ dalla la Croce Gloriosa, che è il segno del Figlio dell’Uomo, che il mondo sarà salvato."
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29a Apparizione, 11 aprile 1975, cappella di San Giuseppe
"Dite al sacerdote: "Io desidero che il mondo intero conosca il messaggio.""
30a Apparizione, 2 maggio 1975, cappella di San Giuseppe
"Un rinnovamento perpetuo."
31a Apparizione, 30 maggio 1975, cappella di San Giuseppe
"Coloro che verranno a pentirsi ai piedi della Croce Gloriosa, Li risusciterò nello Spirito di Mio Padre."
32a Apparizione, 27 giugno 1975, cappella di San Giuseppe
"Dite alla religiosa che abbia la gentilezza di venire qui venerdì."
33a Apparizione, 4 luglio 1975, cappella di San Giuseppe
"Questa lettera è indirizzata al capo della Chiesa..." "...Voi capi delle Chiese, in verità vi dico,
è da questa Croce innalzata sul mondo che le nazioni saranno salvate..."
34a Apparizione, 19 settembre 1975, cappella di San Giuseppe
"Voi sacerdoti e religiose incaricati del messaggio, non lasciate che l’umanità corra alla sua perdizione."
35a Apparizione, 5 dicembre 1975, cappella di San Giuseppe
"...In questa vita Satana non avrà più alcun potere su di essi."
36a Apparizione, 25 dicembre 1975, Noël, cappella di San Giuseppe
"Una novena." "1° giorno."
"L’umanità non troverà la pace finché non conoscerà il Mio messaggio e non lo metterà in pratica."
37a Apparizione, 26 dicembre 1975, cappella di San Giuseppe
"2° giorno." "Moltiplicherò di grazie l’anima dei sacerdoti e delle religiose,
poiché è per essa che deve essere conosciuto il Mio messaggio."
38a Apparizione, 27 dicembre 1975, cappella di San Giuseppe
"3° giorno."
"Terrò presso il Mio Cuore le anime pie e fedeli, esse Mi hanno confortato sul cammino del calvario."
39a Apparizione, 28 dicembre 1975, cappella di San Giuseppe
"4° giorno.""Verserò i raggi della Mia grazia, quando conosceranno il Mio messaggio,
ai pagani e a tutti quelli che non Mi conoscono ancora."
40a Apparizione, 29 dicembre 1975, cappella di San Giuseppe
"5° giorno."    "Attirerò all’unità della Chiesa l’anima degli eretici e degli apostati."
41a Apparizione, 30 dicembre 1975, cappella di San Giuseppe
"6° giorno."      "Riceverò nella dimora del Mio Cuore i bambini e le anime umili
ffinché conservino un'affetto speciale al Padre Nostro dei cieli."
42a Apparizione, 31 dicembre 1975, cappella di San Giuseppe
"7° giorno."      "Andate a dire al magistrato di questa città...
che Dio lo incarica di rendere alla Chiesa la terra di cui deve diventare proprietaria."
43a Apparizione, 1er gennaio 1976, cappella di San Giuseppe
"8° giorno."       "Darò sollievo alle anime del Purgatorio. Il Mio Sangue spegnerà le loro scottature."
44a Apparizione, 2 gennaio 1976, cappella di San Giuseppe
"9° giorno."    "Riscalderò i cuori più induriti, le anime ghiacciate, quelle che feriscono più profondamente il Mio Cuore."
44 bis, 10 dicembre 1976, cappella di San Giuseppe, a Gérard44 ter,   diametro della .Croce - 42 m
44 quarto, 7 marzo 1977, allée A. Daudet, n° 10 : Manus Domini...
44 quinto, 19 marzo 1977, allée A. Daudet, n° 4 : Sancto ducta flamine...
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45a Apparizione, 1er luglio 1977, cappella di San Giuseppe
"Egli dona la Sua grazia a tutti coloro che L’ascoltano e proclama beati coloro che fanno conoscere il Suo messaggio e lo mettono in pratica."1
46a Apparizione, 2 dicembre 1977, cappella di San Giuseppe
"Volete avere la bontà di consegnare i vostri manoscritti al sacerdote designato dall’uomo."
47a Apparizione, 3 febbraio 1978, cappella di San Giuseppe
"Satana vi seduce." "Voi, Maddalena, che siete il solo segno visibile per il Mio messagio, non cadrete più nell’errore."
48a Apparizione, 7 luglio 1978, cappella di San Giuseppe
"E' su questa montagna benedetta e sacra, luogo che Egli ha scelto, che si rinnovera ogni cosa."
49a Apparizione, 6 ottobre 1978, cappella di San Giuseppe
"Per la terza volta, Maddalena, vi chiedo di essere Mio Apostolo adempiendo l'incarico che vi ho domandato. Non temete, sarete odiata per causa Mia. Ma in seguito nasceranno dei figli di luce."
49a  bis,  al primo inizio del anno 1979 :   "E’ tempo di dirlo a vostro marito." Sogno.
50a Apparizione, 6 agosto 1982, à l'église paroissiale.
"...Michele l’arcangelo: ...Gesù dona la Sua grazia a tutti quelli che fanno conoscere il Suo messagio."2
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1 Canone 759: "I laici, in virtù del Battesimo e della Confermazione, sono, con la parola e con l'esempio della loro vita cristiana testimoni del messaggio evangelico. Possono anche essere chiamati a cooperare con il vescovo e con i sacerdoti nell'esercizio del ministero della parola." Codice di Diritto canonico promulgato da Giovanni Paolo II, il 25 gennaio 1983.
2 Il primo sacerdote autorizzato a predicare fu Sant'Agostino nel 4° secolo a Ippona (Algeria: Annaba).
Il primo diacono autorizzato a predicare fu, dopo san Efrem di Siria nel 4° secolo, san Francesco d'Assisi, nel 13° secolo.
E' il Concilio Vaticano II "Apostolicam actuositatem" che, per decreto del 18 novembre 1965 permise ai laici "un apostolato più intenso e più esteso"

Paolo VI e i vescovi del Concilio Vaticano II.

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lunedì 29 giugno 2020

Karl Rahner e le rivelazioni private in quanto ‘necessarie’

Karl Rahner e le rivelazioni private in quanto ‘necessarie’

Chi nega la possibilità assoluta di rivelazioni particolari, va contro la fede e chi contesta che esse possano avvenire anche dopo il tempo degli Apostoli, si oppone ad una dottrina teologicamente sicura […] Ciascuno che voglia essere cristiano, deve chiedersi se egli non viva in un atteggiamento di pregiudiziale chiusura di una tale rivelazione di Dio. 
Ancora, il credente deve verificare se la sua apparente opposizione ai fenomeni visionari, che la Scrittura stessa attesta e crede, nasce dal fatto di esserci abituati e non piuttosto da una protesta razionalistica nei loro confronti […].
Chiamiamo visioni mistiche quelle che, per finalità e contenuto, si riferiscono esclusivamente alla vita religiosa ed al perfezionamento personale del veggente. Visioni profetiche sono quelle che, oltre a ciò, sollecitano ed incaricano il veggente di rivolgersi al proprio mondo circostante e ultimamente alla Chiesa, per rendere noto un messaggio, ammonire, sollecitare o predire il futuro. Sebbene diverse negli scopi, le due visioni possono presentarsi con le stesse caratteristiche psicologiche e tuttavia, nonostante la loro somiglianza psicologica, devono essere valutate diversamente, soprattutto per ciò che riguarda i criteri della loro autenticità, in quanto fanno valere pretese essenzialmente diverse nei confronti dell’ambiente che circonda il veggente.
Visioni mistiche sarebbero, per esempio, quelle di santa Gemma Galgani, perché riguardano unicamente la sua propria vita religiosa. Profetiche, invece, sarebbero quelle di santa Maria Margherita Alacoque, perché implicano delle indicazioni rivolte ad altri. La necessità di una diversa valutazione delle due visioni diventa particolarmente chiara quando si ponga attenzione al rischio completamente diverso che la fede in queste visioni comporta.
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Volendo ora dire qualcosa di più preciso sulle rivelazioni private, intendiamo riferirci alle “visioni profetiche”. Dobbiamo dunque parlare di quelle rivelazioni private che non riguardano soltanto il singolo e la sua vita personale, ma che attraverso colui che le riceve si rivolgono, benché siano private, alla Chiesa o a gran parte di essa. Rivelazioni private che raccomandano a molti una certa devozione, esortano alla penitenza, impartiscono determinati ordini, mettono in guardia contro certe dottrine, raccomandano un insegnamento spirituale ecc.             Senza dubbio, lungo la storia della Chiesa, si sono succedute continuamente rivelazioni private di questo genere ed hanno esercitato un grande influsso. Nei loro confronti si pongono questioni non solo psicologiche, ma anche teologiche.        Quando si parla di “rivelazioni private” fra cattolici, si pone generalmente la questione della psicologia di questi fenomeni e di qui la domanda relativa all’autenticità di queste rivelazioni e la verità del loro contenuto. […].  Tuttavia crediamo che un tale modo di considerare le cose sia unilaterale. 
Risulta necessario che esso venga integrato da considerazioni di natura propriamente teologica. 
Ora, […] da una parte, una certa teologia delle rivelazioni private è troppo “negativa”: assume soltanto il fondamento della compiutezza della rivelazione pubblica, per cui le rivelazioni posteriori vengono solo negativamente connotate come “private”, precludendo la possibilità di sviluppare una teoria strettamente teologica del loro significato e della loro necessità per la Chiesa come tale, un significato che esse certamente hanno avuto. Gli spunti contenuti nella Scrittura per una teologia della profezia nella Chiesa e per la Chiesa, non vengono adeguatamente sviluppati.
[…] Prima di Cristo, nella storia, senza però che essa venisse superata o tolta, poteva ancora verificarsi qualcosa di nuovo in vista della salvezza che ancora non c’era, qualche cosa che avrebbe cambiato essenzialmente la situazione dell’uomo di fronte a Dio: Dio poteva emanare una nuova legge, stipulare o annullare un’alleanza. La decisione di Dio, inaspettata e imprevedibile, poteva essere l’ira oppure la grazia (entrambe atti della libertà di Dio). In breve: dalle insondabili possibilità del Dio libero – del Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, non del dio dei filosofi, poteva realizzarsi nella “rivelazione” questo oppure quello, e questo accadere dell’agire divino, essendo non determinabile dall’uomo, doveva essere accolto, in un atteggiamento di sempre rinnovata obbedienza, quale imprevedibile disposizione di Dio. L’uomo doveva essere pronto per una sempre nuova rivelazione di Dio, capace di ridefinire radicalmente la sua posizione salvifica […]. Ora, però, con Cristo e dopo Cristo è venuta la fine dei tempi,  [la fine dei tempi malvagi, ma non la fine del mondo]  l’agire salvifico di Dio verso l’umanità ha raggiunto in Cristo la sua fase decisiva, in linea di principio insuperabile e definitiva. Con Cristo è arrivato il tempo ultimo che non è provvisorio, ma è anzi così definitivo che nell’eone di Cristo non possiamo aspettarci più nulla in grado di cambiare essenzialmente la nostra situazione salvifica. Se prima di Cristo un tale cambiamento nell’uomo non solo poteva, ma doveva essere atteso, ora invece ciò che il cristiano può attendere ancora è solo l’ultimo giorno, la manifestazione definitiva del dramma dialogico fra Dio e l’uomo che in Cristo è già avvenuta. […] La teologia della rivelazione possiede a questo punto ormai soltanto un significato di retrospezione, senza alcuna tendenza prospettica: l’attesa della rivelazione di Dio nella storia è attesa dalla [della]  rivelazione di Dio che compie la storia.
E tuttavia anche in questo tempo ultimo si danno rivelazioni di Dio, non solo al singolo come tale, ma anche alla Chiesa, almeno nel senso che il carisma del singolo ritorna a beneficio dell’intero corpo ecclesiale. 
Ora, però, per quanto da un punto di vista puramente psicologico possano essere simili alla rivelazione di Dio prima di Cristo e in Cristo, queste rivelazioni devono non di meno manifestare una differenza essenziale, qualitativa, rispetto a quelle precristiane. E ciò al fine di mantenere quanto abbiamo detto sopra, a proposito del carattere particolare dell’ultimo tempo, nel quale non ci possono essere più rivelazioni costitutive per la situazione salvifica. -- Bisognerà determinare l’essenza di queste rivelazioni private postcristiane, potremmo dire ecclesiali e cioè significative ad un livello che non è puramente individuale, in modo che esse si inseriscano intimamente in questa situazione salvifica finale. 
Come è possibile questo?
Abbiamo già visto che non è sufficiente dire che le rivelazioni private non si rivolgono alla Chiesa o all’umanità nel suo complesso e che il loro contenuto non è positivamente garantito dal magistero ecclesiastico. Se ci si dicesse che il contenuto delle rivelazioni private, in confronto con quello della revelatio publica, non è così “significativo”, che è perciò inessenziale o qualcosa del genere, allora nascerebbe la domanda su come potrebbe essere “senza importanza” qualcosa che Dio rivela. E inoltre da dove si potrebbe sapere che quanto è stato rivelato, se aggiunto al depositum fidei divinae, non comporterebbe variazioni fondamentali nella situazione salvifica fino a questo punto. Se si dice, invece, che le rivelazioni private contengono sempre solo ciò che, indipendentemente da esse, può essere conosciuto dalla rivelazione generale come tale (per esempio la possibilità e l’utilità di una nuova devozione), allora sorge la questione perché Dio riveli ancora questo contenuto e non lasci più semplicemente una tale deduzione all’acume dei teologi. Se riflettiamo su tutto ciò, ci rimarrà quale risposta soddisfacente alla nostra domanda circa l’essenza teologica di una rivelazione ‘privata’ postcristiana alla Chiesa, soltanto questa: la sua essenza non consiste nella rivelazione di un contenuto materiale oggettivo – e cioè nel suo carattere assertorio – che quindi si aggiungerebbe alla rivelazione generale solo accidentalmente. 
Piuttosto: le rivelazioni private sono nella loro essenza un ‘imperativo’ sul modo in cui la comunità cristiana debba comportarsi in una determinata situazione storica. Esse non rappresentano, nella loro essenza, una nuova asserzione, ma un nuovo comando. A livello delle ‘asserzioni’, in fondo, esse dicono quanto già saputo dalla fede e dalla teologia. E tuttavia esse non sono superflue, una sorta di ‘corso celeste’ di ripetizione della rivelazione generale o una maieutica intellettuale per la conoscenza di qualcosa che, fondamentalmente, si potrebbe scoprire anche senza questo aiuto. Poiché ciò che è volontà di Dio in una determinata situazione, non può essere determinato logicamente in maniera univoca soltanto dai principi generali del dogma e della morale, neppure attraverso l’analisi della situazione concreta in cui ci si trova.
Queste riflessioni teoretiche possono dischiudere lo spazio dell’agire corretto e necessario dell’uomo – in molti casi così bene che risulta praticamente univoco comprendere come si debba agire – e sono quindi in ogni caso necessarie. Tuttavia, esse non [???] possono dire, in linea di principio, quale tra le diverse decisioni sempre ancora possibili dentro questo spazio, corrisponda effettivamente alla volontà di Dio e come debba essere presa. Una concezione contraria vorrebbe falsamente dissolvere nel ‘generale’ la concretezza ed indeducibilità dell’agire dell’uomo, riducendo ciò che è spiritualmente concreto ad un puro caso del generale. 
Secondo Ignazio, esistono dei tempi di elezione per la conoscenza della volontà di Dio circa una particolare ‘decisione’, i quali avvengono nella luce della fede al di fuori e ‘prima’ di ogni riflessione razionale. Poiché in essi l’uomo fa esperienza della volontà di Dio mosso da Dio stesso, la riflessione teologico-morale o logica rappresenta soltanto un ‘sostituto’ nel caso in cui il movimento divino si ferma o non viene conosciuto con sufficiente chiarezza, e comunque questo ‘sostituto’ non può essere visto come il caso normale di una decisione.
Ora deve esserci per la vita della Chiesa, nella ‘decisione’ della Chiesa, qualcosa di analogo, l’azione di un impulso divino che non può essere sostituita dalle riflessioni teoretiche e dalle deduzioni dei teologi e dei moralisti, o da una pura ‘assistentia Spiritus Sancti di per sé negativa’, in virtù della quale queste riflessioni possano certo essere preservate dal falso, ma le cui autentiche fonti rimangono pur sempre i puri principi fondamentali e la situazione concreta.
[…] In linea di principio, lo Spirito Santo può, attraverso ogni membro della Chiesa, operare su di essa e farle conoscere ciò che richiede da lei, cioè l’imperativo che in quella data ora le si impone. L’imperativo ispirato da Dio ad un membro della Chiesa per l’agire della Chiesa in una determinata situazione storica, questo ci sembra l’essenza di una data ‘rivelazione privata’ profetica di tipo postcristiano. ‘Come’ poi tale rivelazione privata si trasmetta dal singolo alla Chiesa o a gran parte di essa, se attraverso una proclamazione ufficiale: ‘haec dicit Dominus’, oppure seguendo la via di un metodo deduttivo o in qualsiasi altro modo, questa è una questione secondaria. Così come, secondo l’insegnamento classico degli antichi, il ‘singolo’, posto davanti alla sua decisione nel caso concreto non dovrebbe solamente chiedersi: che cosa è ‘ragionevole’ qui e ora secondo i principi generali del dogma e della morale, ma anche secondo ‘l’impulso dello Spirito Santo’, così nelle decisioni della Chiesa bisognerebbe domandarsi: ‘Non est propheta… ut interrogemus per eum?’ (1Re 22,7). Non si dovrebbe trattare troppo sbrigativamente il carisma della profezia più o meno come un privilegio ormai passato della Chiesa primitiva. Le forme sociologiche e psicologiche del carisma profetico e del suo intervento lungo il cammino della storia della Chiesa possono variare. Ma sempre dev’esserci nella Chiesa, accanto all’ufficio trasmesso per l’imposizione delle mani, anche la vocazione umanamente non trasferibile del profeta. Nessuno dei due doni può rimpiazzare l’altro […]”.
“Visioni e profezie: mistica ed esperienza della trascendenza” – di Karl Rahner (1952), ed. it. a cura di Vita e pensiero, Milano 1995, pp. 41-45.48-52.
AMDG et DVM

Possedete la testimonianza di Gesù

  


Valdragone di San Marino, 28 giugno 1989. Esercizi spirituali sotto forma di cenacolo
con i sacerdoti del M.S.M. di America e di Europa.



Possedete la testimonianza di Gesù.

«Figli prediletti, con che amore vi guardo e come il mio Cuore addolorato è consolato da
questo vostro continuo Cenacolo, che ripete qui la realtà di quello di Gerusalemme.

Vi raccogliete in una preghiera continua, intensa, fatta con Me.

Come gradisco la preghiera della Liturgia delle ore, il Rosario intero che recitate,

l'Adorazione Eucaristica, la solenne concelebrazione della Messa, che forma il cuore di tutto il
Cenacolo.

Vi riunite come fratelli che si amano, si aiutano, per portare insieme il peso delle difficoltà
che incontrate.

Rinnovate ogni giorno il vostro atto di consacrazione al mio Cuore Immacolato, in lingue
diverse, e così realmente vi unite a tutti i vostri fratelli del mio Movimento, che si trovano
sparsi in ogni parte del mondo.

Voi fate parte della mia schiera.

Siete porzione preziosa della mia materna eredità.

Voi possedete la testimonianza di Gesù e osservate i Comandamenti di Dio.

Contro di voi Satana si scatena, perché formate il mio calcagno, cioè la parte più debole e
fragile di Me stessa, e perché siete la mia progenie. Così oggi vi insidia in maniera potente e si
scatena contro di voi con ogni genere di tentazioni e di persecuzioni.

Restate sereni. Abbiate fiducia in Me.

Questi sono i tempi della battaglia e voi dovete combattere per la mia vittoria.

Per questo oggi vi invito a possedere tutti la testimonianza di Gesù.

Possedete la testimonianza di Gesù in questi tempi della purificazione, per camminare sulla
strada della fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa, e di una sempre più grande santità.

Allora voi restate nella sicurezza e nella pace, nella fiducia e nel filiale abbandono in Me.

Possedete la testimonianza di Gesù in questi tempi dell'apostasia, per essere forti e
coraggiosi testimoni di fede. 
Per questo vi invito ad essere sempre più uniti al Papa, a
sostenerlo con la vostra preghiera e col vostro amore, ad accogliere e diffondere il suo
Magistero: così indicate alle anime la via sicura da seguire per restare nella vera fede.

Conservate la testimonianza di Gesù in questi tempi della grande tribolazione. Sono giunti i
giorni predetti dal Vangelo e dall'Apocalisse. Le forze del male, unite dalla potenza di chi si
oppone a Cristo, faranno grandi prodigi in cielo e sulla terra, così da sedurre gran parte
dell'umanità.

Voi restate saldi nella vostra eroica testimonianza a Gesù e combattete con Me contro la
forza potente di colui che si manifesta come il nemico di Cristo.

Alla fine potrete contemplare con gioia la mia grande vittoria nel glorioso trionfo di Cristo.
Tutti vi benedico con i vostri cari, le anime che vi sono affidate, il vostro ministero
sacerdotale, ed accolgo fra le mie mani tutte le intenzioni di bene che portate nel cuore.


AVE MARIA PURISSIMA!

TU SEI PIETRO...

Santi Pietro e Paolo
El Greco: Pietro e Paolo, Apostoli
https://www.lacabalesta.it/testi/santi/pietro_paolo_apostoli.html



CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE  
IL PRIMATO
DEL SUCCESSORE DI PIETRO
NEL MISTERO DELLA CHIESA


1. Nell'attuale momento della vita della Chiesa, la questione del Primato di Pietro e dei Suoi Successori presenta una singolare rilevanza, anche ecumenica. In questo senso si è espresso con frequenza Giovanni Paolo II, in modo particolare nella Lettera enciclica Ut unum sint, nella quale ha voluto rivolgere specialmente ai pastori ed ai teologi l'invito a « trovare una forma di esercizio del Primato che, pur non rinunciando in nessun modo all'essenziale della sua missione, si apra a una situazione nuova ». 1
La Congregazione per la Dottrina della Fede, accogliendo l'invito del Santo Padre, ha deciso di proseguire l'approfondimento della tematica convocando un simposio di natura prettamente dottrinale su Il Primato del Successore di Pietro, che si è svolto in Vaticano dal 2 al 4 dicembre 1996, e di cui sono stati pubblicati gli Atti. 2

2. Nel Messaggio rivolto ai partecipanti al simposio, il Santo Padre ha scritto: « La Chiesa Cattolica è consapevole di aver conservato, in fedeltà alla Tradizione Apostolica e alla fede dei Padri, il ministero del Successore di Pietro ».3 Esiste infatti una continuità lungo la storia della Chiesa nello sviluppo dottrinale sul Primato. Nel redigere il presente testo, che compare in appendice al suddetto volume degli Atti, 4 la Congregazione per la Dottrina della Fede si è avvalsa dei contributi degli studiosi, che hanno preso parte al simposio, senza però intendere offrirne una sintesi né addentrarsi in questioni aperte a nuovi studi. Queste “Considerazioni” — a margine del Simposio — vogliono solo ricordare i punti essenziali della dottrina cattolica sul Primato, grande dono di Cristo alla sua Chiesa in quanto servizio necessario all'unità e che è stato anche spesso, come dimostra la storia, una difesa della libertà dei Vescovi e delle Chiese particolari di fronte alle ingerenze del potere politico.


I
ORIGINE, FINALITÀ E NATURA DEL PRIMATO

3. « Primo Simone, chiamato Pietro ». 5 Con questa significativa accentuazione della primazia di Simon Pietro, San Matteo introduce nel suo Vangelo la lista dei Dodici Apostoli, che anche negli altri due Vangeli sinottici e negli Atti inizia con il nome di Simone 6 Questo elenco, dotato di grande forza testimoniale, ed altri passi evangelici 7 mostrano con chiarezza e semplicità che il canone neotestamentario ha recepito le parole di Cristo relative a Pietro ed al suo ruolo nel gruppo dei Dodici. 8 Perciò, già nelle prime comunità cristiane, come più tardi in tutta la Chiesa, l'immagine di Pietro è rimasta fissata come quella dell'Apostolo che, malgrado la sua debolezza umana, fu costituito espressamente da Cristo al primo posto fra i Dodici e chiamato a svolgere nella Chiesa una propria e specifica funzione. Egli è la roccia sulla quale Cristo edificherà la sua Chiesa;è colui che, una volta convertito, non verrà meno nella fede e confermerà i fratelli; 10 è, infine, il Pastore che guiderà l'intera comunità dei discepoli del Signore. 11
Nella figura, nella missione e nel ministero di Pietro, nella sua presenza e nella sua morte a Roma — attestate dalla più antica tradizione letteraria e archeologica — la Chiesa contempla una profonda realtà, che è in rapporto essenziale con il suo stesso mistero di comunione e di salvezza: « Ubi Petrus, ibi ergo Ecclesia ». 12 La Chiesa, fin dagli inizi e con crescente chiarezza, ha capito che come esiste la successione degli Apostoli nel ministero dei Vescovi, così anche il ministero dell'unità, affidato a Pietro, appartiene alla perenne struttura della Chiesa di Cristo e che questa successione è fissata nella sede del suo martirio.

4. Basandosi sulla testimonianza del Nuovo Testamento, la Chiesa Cattolica insegna, come dottrina di fede, che il Vescovo di Roma è Successore di Pietro nel suo servizio primaziale nella Chiesa universale; 13 questa successione spiega la preminenza della Chiesa di Roma, 14 arricchita anche dalla predicazione e dal martirio di San Paolo.
Nel disegno divino sul Primato come « ufficio dal Signore concesso singolarmente a Pietro, il primo degli Apostoli, e da trasmettersi ai suoi successori », 15 si manifesta già la finalità del carisma petrino, ovvero « l'unità di fede e di comunione » 16 di tutti i credenti. Il Romano Pontefice infatti, quale Successore di Pietro, è « perpetuo e visibile principio e fondamento dell'unità sia dei Vescovi sia della moltitudine dei fedeli », 17 e perciò egli ha una grazia ministeriale specifica per servire quell'unità di fede e di comunione che è necessaria per il compimento della missione salvifica della Chiesa. 18

5. La Costituzione Pastor aeternus del Concilio Vaticano I indicò nel prologo la finalità del Primato, dedicando poi il corpo del testo a esporre il contenuto o ambito della sua potestà propria. Il Concilio Vaticano II, da parte sua, riaffermando e completando gli insegnamenti del Vaticano I,19 ha trattato principalmente il tema della finalità, con particolare attenzione al mistero della Chiesa come Corpus Ecclesiarum. 20 Tale considerazione permise di mettere in rilievo con maggiore chiarezza che la funzione primaziale del Vescovo di Roma e la funzione degli altri Vescovi non si trovano in contrasto ma in un'originaria ed essenziale armonia. 21
Perciò, « quando la Chiesa Cattolica afferma che la funzione del Vescovo di Roma risponde alla volontà di Cristo, essa non separa questa funzione dalla missione affidata all'insieme dei Vescovi, anch'essi “vicari e legati di Cristo” » (Lumen gentium, n. 27). Il Vescovo di Roma appartiene al loro collegio ed essi sono i suoi fratelli nel ministero. 22 Si deve anche affermare, reciprocamente, che la collegialità episcopale non si contrappone all'esercizio personale del Primato né lo deve relativizzare.

6. Tutti i Vescovi sono soggetti della sollicitudo omnium Ecclesiarum 23 in quanto membri del Collegio episcopale che succede al Collegio degli Apostoli, di cui ha fatto parte anche la straordinaria figura di San Paolo. Questa dimensione universale della loro episkopè (sorveglianza) è inseparabile dalla dimensione particolare relativa agli uffici loro affidati. 24 Nel caso del Vescovo di Roma — Vicario di Cristo al modo proprio di Pietro come Capo del Collegio dei Vescovi —, 25 la sollicitudo omnium Ecclesiarum acquista una forza particolare perché è accompagnata dalla piena e suprema potestà nella Chiesa: una potestà veramente episcopale, non solo suprema, piena e universale, ma anche immediata, su tutti, sia pastori che altri fedeli. 26 Il ministero del Successore di Pietro, perciò, non è un servizio che raggiunge ogni Chiesa particolare dall'esterno, ma è iscritto nel cuore di ogni Chiesa particolare, nella quale « è veramente presente e agisce la Chiesa di Cristo »,27 e per questo porta in sé l'apertura al ministero dell'unità. Questa interiorità del ministero del Vescovo di Roma a ogni Chiesa particolare è anche espressione della mutua interiorità tra Chiesa universale e Chiesa particolare. 28
L'Episcopato e il Primato, reciprocamente connessi e inseparabili, sono d'istituzione divina. Storicamente sono sorte, per istituzione della Chiesa, forme di organizzazione ecclesiastica nelle quali si esercita pure un principio di primazia. In particolare, la Chiesa Cattolica è ben consapevole della funzione delle sedi apostoliche nella Chiesa antica, specialmente di quelle considerate Petrine — Antiochia ed Alessandria — quali punti di riferimento
della Tradizione apostolica, intorno a cui si è sviluppato il sistema patriarcale; questo sistema appartiene alla guida della Provvidenza ordinaria di Dio sulla Chiesa, e reca in sé, dagli inizi, il nesso con la tradizione petrina.  29


II
L'ESERCIZIO DEL PRIMATO E LE SUE MODALITÀ

7. L'esercizio del ministero petrino deve essere inteso — perché « nulla perda della sua autenticità e trasparenza » 30 — a partire dal Vangelo, ovvero dal suo essenziale inserimento nel mistero salvifico di Cristo e nell'edificazione della Chiesa. Il Primato differisce nella propria essenza e nel proprio esercizio dagli uffici di governo vigenti nelle società umane: 31 non è un ufficio di coordinamento o di presidenza, né si riduce ad un Primato d'onore, né può essere concepito come una monarchia di tipo politico.
Il Romano Pontefice è — come tutti i fedeli — sottomesso alla Parola di Dio, alla fede cattolica ed è garante dell'obbedienza della Chiesa e, in questo senso, servus servorum. Egli non decide secondo il proprio arbitrio, ma dà voce alla volontà del Signore, che parla all'uomo nella Scrittura vissuta ed interpretata dalla Tradizione; in altri termini, la episkopè del Primato ha i limiti che procedono dalla legge divina e dall'inviolabile costituzione divina della Chiesa contenuta nella Rivelazione. 32 Il Successore di Pietro è la roccia che, contro l'arbitrarietà e il conformismo, garantisce una rigorosa fedeltà alla Parola di Dio: ne segue anche il carattere martirologico del suo Primato.

8. Le caratteristiche dell'esercizio del Primato devono essere comprese soprattutto a partire da due premesse fondamentali: l'unità dell'Episcopato e il carattere episcopale del Primato stesso. Essendo l'Episcopato una realtà « una e indivisa », 33 il Primato del Papa comporta la facoltà di servire effettivamente l'unità di tutti i Vescovi e di tutti i fedeli, e « si esercita a svariati livelli, che riguardano la vigilanza sulla trasmissione della Parola, sulla celebrazione sacramentale e liturgica, sulla missione, sulla disciplina e sulla vita cristiana »; 34 a questi livelli, per volontà di Cristo, tutti nella Chiesa — i Vescovi e gli altri fedeli — debbono obbedienza al Successore di Pietro, il quale è anche garante della legittima diversità di riti, discipline e strutture ecclesiastiche tra Oriente ed Occidente.

9. Il Primato del Vescovo di Roma, considerato il suo carattere episcopale, si esplica, in primo luogo, nella trasmissione della Parola di Dio; quindi esso include una specifica e particolare responsabilità nella missione evangelizzatrice, 35 dato che la comunione ecclesiale è una realtà essenzialmente destinata ad espandersi: « Evangelizzare è la grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda ». 36
Il compito episcopale che il Romano Pontefice ha nei confronti della trasmissione della Parola di Dio si estende anche all'interno di tutta la Chiesa. Come tale, esso è un ufficio magisteriale supremo e universale; 37 è una funzione che implica un carisma: una speciale assistenza dello Spirito Santo al Successore di Pietro, che implica anche, in certi casi, la prerogativa dell'infallibilità.  38 Come « tutte le Chiese sono in comunione piena e visibile, perché tutti i pastori sono in comunione con Pietro, e così nell'unità di Cristo », 39 allo stesso modo i Vescovi sono testimoni della verità divina e cattolica quando insegnano in comunione con il Romano Pontefice.  40



10. Insieme alla funzione magisteriale del Primato, la missione del Successore di Pietro su tutta la Chiesa comporta la facoltà di porre gli atti di governo ecclesiastico necessari o convenienti per promuovere e difendere l'unità di fede e di comunione; tra questi si consideri, ad esempio: dare il mandato per l'ordinazione di nuovi Vescovi, esigere da loro la professione di fede cattolica; aiutare tutti a mantenersi nella fede professata. Come è ovvio, vi sono molti altri possibili modi, più o meno contingenti, di svolgere questo servizio all'unità: emanare leggi per tutta la Chiesa, stabilire strutture pastorali a servizio di diverse Chiese particolari, dotare di forza vincolante le decisioni dei Concili particolari, approvare istituti religiosi sopradiocesani, ecc. Per il carattere supremo della potestà del Primato, non v'è alcuna istanza cui il Romano Pontefice debba rispondere giuridicamente dell'esercizio del dono ricevuto: « prima sedes a nemine iudicatur ». 41 Tuttavia, ciò non significa che il Papa abbia un potere assoluto. Ascoltare la voce delle Chiese è, infatti, un contrassegno del ministero dell'unità, una conseguenza anche dell'unità del Corpo episcopale e del sensus fidei dell'intero Popolo di Dio; e questo vincolo appare sostanzialmente dotato di maggior forza e sicurezza delle istanze giuridiche — ipotesi peraltro improponibile, perché priva di fondamento — alle quali il Romano Pontefice dovrebbe rispondere. L'ultima ed inderogabile responsabilità del Papa trova la migliore garanzia, da una parte, nel suo inserimento nella Tradizione e nella comunione fraterna e, dall'altra, nella fiducia nell'assistenza dello Spirito Santo che governa la Chiesa.


11. L'unità della Chiesa, al servizio della quale si pone in modo singolare il ministero del Successore di Pietro, raggiunge la più alta espressione nel Sacrificio Eucaristico, il quale è centro e radice della comunione ecclesiale; comunione che si fonda anche necessariamente sull'unità dell'Episcopato. Perciò, « ogni celebrazione dell'Eucaristia è fatta in unione non solo con il proprio Vescovo ma anche con il Papa, con l'ordine episcopale, con tutto il clero e con l'intero popolo. Ogni valida celebrazione dell'Eucaristia esprime questa universale comunione con Pietro e con l'intera Chiesa, oppure oggettivamente la richiama », 42 come nel caso delle Chiese che non sono in piena comunione con la Sede Apostolica.


12. « La Chiesa pellegrinante, nei suoi sacramenti e nelle sue istituzioni, che appartengono all'età presente, porta la figura fugace di questo mondo ». 43 Anche per questo, l'immutabile natura del Primato del Successore di Pietro si è espressa storicamente attraverso modalità di esercizio adeguate alle circostanze di una Chiesa pellegrinante in questo mondo mutevole.
I contenuti concreti del suo esercizio caratterizzano il ministero petrino nella misura in cui esprimono fedelmente l'applicazione alle circostanze di luogo e di tempo delle esigenze della finalità ultima che gli è propria (l'unità della Chiesa). La maggiore o minore estensione di tali contenuti concreti dipenderà in ogni epoca storica dalla necessitas Ecclesiae. Lo Spirito Santo aiuta la Chiesa a conoscere questa necessitas ed il Romano Pontefice, ascoltando la voce dello Spirito nelle Chiese, cerca la risposta e la offre quando e come lo ritiene opportuno.
Di conseguenza, non è cercando il minimo di attribuzioni esercitate nella storia che si può determinare il nucleo della dottrina di fede sulle competenze del Primato. Perciò, il fatto che un determinato compito sia stato svolto dal Primato in una certa epoca non significa da solo che tale compito debba necessariamente essere sempre riservato al Romano Pontefice; e, viceversa, il solo fatto che una determinata funzione non sia stata esercitata in precedenza dal Papa non autorizza a concludere che tale funzione non possa in alcun modo esercitarsi in futuro come competenza del Primato.


13. In ogni caso, è fondamentale affermare che il discernimento circa la congruenza tra la natura del ministero petrino e le eventuali modalità del suo esercizio è un discernimento da compiersi in Ecclesia, ossia sotto l'assistenza dello Spirito Santo e in dialogo fraterno del Romano Pontefice con gli altri Vescovi, secondo le esigenze concrete della Chiesa. Ma, allo stesso tempo, è chiaro che solo il Papa (o il Papa con il Concilio ecumenico) ha, come Successore di Pietro, l'autorità e la competenza per dire l'ultima parola sulle modalità di esercizio del proprio ministero pastorale nella Chiesa universale.
* * *
14. Nel ricordare i punti essenziali della dottrina cattolica sul Primato del Successore di Pietro, la Congregazione per la Dottrina della Fede è certa che la riaffermazione autorevole di tali acquisizioni dottrinali offre maggior chiarezza sulla via da proseguire. Tale richiamo è utile, infatti, anche per evitare le ricadute sempre nuovamente possibili nelle parzialità e nelle unilateralità già respinte dalla Chiesa nel passato (febronianesimo, gallicanesimo, ultramontanismo, conciliarismo, ecc). E, soprattutto, vedendo il ministero del Servo dei servi di Dio come un grande dono della misericordia divina alla Chiesa, troveremo tutti — con la grazia dello Spirito Santo — lo slancio per vivere e custodire fedelmente l'effettiva e piena unione con il Romano Pontefice nel quotidiano camminare della Chiesa, secondo il modo voluto da Cristo.  44

15. La piena comunione voluta dal Signore tra coloro che si confessano suoi discepoli richiede il riconoscimento comune di un ministero ecclesiale universale « nel quale tutti i Vescovi si riconoscano uniti in Cristo e tutti i fedeli trovino la conferma della propria fede ». 45 La Chiesa Cattolica professa che questo ministero è il ministero primaziale del Romano Pontefice, successore di Pietro, e sostiene con umiltà e con fermezza « che la comunione delle Chiese particolari con la Chiesa di Roma, e dei loro Vescovi con il Vescovo di Roma, è un requisito essenziale — nel disegno di Dio — della comunione piena e visibile ». 46 Non sono mancati nella storia del Papato errori umani e mancanze anche gravi: Pietro stesso, infatti, riconosceva di essere peccatore. 47 Pietro, uomo debole, fu eletto come roccia, proprio perché fosse palese che la vittoria è soltanto di Cristo e non risultato delle forze umane. Il Signore volle portare in vasi fragili 48 il proprio tesoro attraverso i tempi: così la fragilità umana è diventata segno della verità delle promesse divine e della misericordia di Dio. 49
Quando e come si raggiungerà la tanto desiderata mèta dell'unità di tutti i cristiani? « Come ottenerlo? Con la speranza nello Spirito, che sa allontanare da noi gli spettri del passato e le memorie dolorose della separazione; Egli sa concederci lucidità, forza e coraggio per intraprendere i passi necessari, in modo che il nostro impegno sia sempre più autentico ». 50 Siamo tutti invitati ad affidarci allo Spirito Santo, ad affidarci a Cristo, affidandoci a Pietro.


+ Joseph Card. Ratzinger,
Prefetto
+ Tarcisio Bertone, Arcivescovo emerito di Vercelli,
Segretario
   

Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Ut unum sint, 25-V-1995, n. 95.
Il Primato del Successore di Pietro, Atti del Simposio teologico, Roma 2-4 dicembre 1996, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1998.
Giovanni Paolo II, Lettera al Cardinale Joseph Ratzinger, in Ibid, p. 20.
Il Primato del Successore di Pietro nel mistero della Chiesa, Considerazioni della Congregazione per la Dottrina della Fede, in Ibid, Appendice, pp. 493-503. Il testo è pubblicato anche in un apposito fascicolo, edito dalla Libreria Editrice Vaticana.
Mt 10,2.
Cf. Mc 3,16; Lc 6,14; At 1,13.
Cf. Mt 14,28-31; 16,16-23 e par.; 19,27-29 e par.; 26,33-35 e par.; Lc 22,32; Gv 1,42; 6,67-70; 13,36-38; 21,15-19.
La testimonianza per il ministero petrino si trova in tutte le espressioni, pur differenti, della tradizione neotestamentaria, sia nei Sinottici — qui con tratti diversi in Matteo e in Luca, come anche in San Marco —, sia nel corpo Paolino e nella tradizione Giovannea, sempre con elementi originali, differenti quanto agli aspetti narrativi ma profondamente concordanti nel significato essenziale. Questo è un segno che la realtà petrina fu considerata come un dato costitutivo della Chiesa.
Cf. Mt 16,18.
10 Cf. Lc 22,32.
11 Cf. Gv 21,15-17. Sulla testimonianza neotestamentaria sul Primato cf. anche Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Ut unum sint, nn. 90ss.
12 S. Ambrogio di Milano, Enarr. in Ps., 40, 30: PL 14, 1134.
13 Cf. ad esempio S. Siricio I, Lett. Directa ad decessorem, 10-11-385: Denz-Hün, n. 181; Conc. di Lione II, Professio fidei di Michele Paleologo, 6-VII-1274: Denz-Hün, n. 861; Clemente VI, Lett. Super quibusdam, 29-IX-1351: Denz-Hün, n. 1053; Conc. di Firenze, Bolla Laetentur caeli, 6-VII-1439: Denz-Hün, n. 1307; Pio IX, Lett. Enc. Qui pluribus, 9-XI-1846: Denz-Hün, n. 2781; Conc. Vaticano I, Cost. dogm. Pastor aeternus, cap. 2: Denz-Hün, nn. 3056-3058; Conc. Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, cap. IlI, nn. 21-23; Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 882; ecc.
14 Cf. S. Ignazio d'Antiochia, Epist. ad Romanos, Intr.: SChr 10, 106-107; S. Ireneo di Antiochia, Adversus haereses, III, 3, 2: SChr 211, 32-33.
15 Conc. Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 20.
16 Conc. Vaticano I, Cost. dogm. Pastor aeternus, proemio: Denz-Hün, n. 3051. Cf.. S. Leone I Magno, Tract. in Natale eiusdem, IV, 2: CCL 138, p. 19.
17 Conc. Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 23. Cf.. Conc. Vaticano I, Cost. dogm. Pastor aeternus, proemio: Denz-Hün, n. 3051; Giovanni Paolo II, Enc. Ut unum sint, n. 88. Pio IX, Lett. del S. Uffizio ai Vescovi d'Inghilterra, 16-IX-1864: Denz-Hün, n. 2888; Leone XIII, Lett. Enc. Satis cognitum, 29-VI-1896: Denz-Hün, nn. 3305-3310.
18 Cf.. Gv 17,21-23; Conc. Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio, n. 1; Paolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 8-XII-1975, n. 77: AAS 68 (1976) 69; Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Ut unum sint, n. 98.
19 Cf. Conc. Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 18.
20  Cf. ibidem, n. 23.
21 Cf. Conc. Vaticano I, Cost. dogm. Pastor aeternus, cap. 3: Denz-Hün, n. 3061; cf. Dichiarazione collettiva dei Vescovi tedeschi, genn.-febbr. 1875: Denz-Hün, nn. 3112-3113; Leone XIII, Lett. Enc. Satis cognitum, 29-VI-1896: Denz-Hün, n. 3310; Conc. Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 27. Come spiegò Pio IX nell’'Allocuzione dopo la promulgazione della Costituzione Pastor aeternus: « Summa ista Romani Pontificis auctoritas, Venerabiles Fratres, non opprimit sed adiuvat, non destruit sed aedificat, et saepissime confirmat in dignitate, unit in caritate, et Fratrum, scilicet Episcoporum, jura firmat atque tuetur » (Mansi 52, 1336 A/B).
22 Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Ut unum sint, n. 95.
23 2 Cor 11,28.
24 La priorità ontologica che la Chiesa universale, nel suo essenziale mistero, ha rispetto ad ogni singola Chiesa particolare (cf. Congr. per la Dottrina della Fede, Lett. Communìonis notio, 28-V-1992, n. 9) sottolinea anche l'importanza della dimensione universale del ministero di ogni Vescovo.
25 Cf. Conc. Vaticano I, Cost. dogm. Pastor aeternus, cap. 3: Denz-Hün, 3059; Conc. Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 22; cf. Conc. Di Firenze, Bolla Laetentur caeli, 6-VII-1439: Denz-Hün, n. 1307.
26 Cf. Conc. Vaticano I, Cost. dogm. Pastor aeternus, cap. 3: Denz-Hün, nn. 3060.3064.
Conc. Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 22.
27 Conc. Vaticano II, Decr. Christus Dominus, n. 11.
28Cf. Congr. per la Dottrina della Fede, Lett. Communionis Notio,n. 13.
29 Cf. Conc. Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 23; Decr. Orientalium Ecclesiarum, nn. 7 e 9.
30 Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Ut unum sint, n. 93.
31 Cf. ibidem, n. 94.
32 Cf. Dichiarazione collettiva dei Vescovi tedeschi, genn.-febbr. 1875: Denz-Hün, n. 3114.
33 Conc. Vaticano I, Cost. dogm. Pastor aeternus, proemio: Denz-Hün, n. 3051.
34 Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Ut unum sint, n. 94.
35 Cf. Conc. Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 23; Leone XIII, Lett. Enc. Grande munus, 30-IX-1880: ASS 13 (1880) 145; CIC can. 782 § 1.
36 Paolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi, n. 14. Cf. CIC can. 781.
37 Cf. Conc. Vaticano I, Cost. dogm. Pastor aetemus, cap. 4: Denz-Hün, nn. 3065-3068.
38 Cf. ibidem: Denz-Hün, nn. 3073-3074; Conc. Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 25; CIC can. 749 § 1; CCEO can. 597 § 1.
39 Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Ut unum sint, n. 94.
40 Cf. Conc. Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 25.
41 CIC, can. 1404; CCEO, can. 1058. Cf. Conc. Vaticano I, Cost. dogm. Pastor aeternus, cap. 3: Denz-Hün, n. 3063.
42 Congr. per la Dottrina della Fede, Lett. Communionis notio, n. 14. Cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1369.
43 Conc. Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 48.
44 Cf. Conc. Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 15.
45Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Ut unum sint, n. 97.
46 Ibidem.
47 Cf. Lc 5,8.
48 Cf. 2 Cor 4,7.
49 Cf. Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Ut unum sint, nn. 91-94.
50 Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Ut unum sint, n. 102.

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AMDG et DVM