lunedì 29 giugno 2020

SANTI PIETRO E PAOLO

29 Giugno, oggi è festa di San Pietro e Paolo al tempo del ...

San Pietro e Paolo: visitate la più straordinaria fortezza della Russia

Sergej Fomin/Global Look Press
Qui, il 27 maggio del 1703, ebbe inizio la storia di San Pietroburgo. E queste mura, che conservano le ossa degli zar, nel frattempo hanno visto di tutto, ospitando un terribile carcere politico, la zecca, un laboratorio scientifico segretissimo e molto altro
Fondata il 27 maggio 1703 sull’isola delle Lepri, alla foce del fiume Neva, questa fortezza, edificata su progetto dall’architetto Domenico Trezzini, divenne il cuore della nuova capitale di Pietro il Grande. E il giorno in cui sono iniziati i lavori per la Fortezza di Pietro e Paolo, viene celebrato come il compleanno di San Pietroburgo.
Secondo la leggenda, l’isola era abitata da numerosi gruppi di lepri. Una saltò addirittura sugli stivali dello zar russo quando sbarcò sull’isola. Oggi, un monumento alla lepre può essere visto fuoriuscire dall’acqua vicino al ponte Ioannovskij, che collega la fortezza con la terraferma. Si ritiene che se si lancia una moneta sul monumento alla lepre, si avrà una grande fortuna. 
Pietro il Grande desiderava dimostrare che San Pietroburgo era destinata a diventare la città più importante della Russia, la cui architettura avrebbe superato persino quella di Mosca. Uno dei suoi progetti più ambiziosi fu la Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, fondata nel 1712 sul territorio della fortezza e completata 21 anni dopo. 
Con un’altezza di 122,5 metri, la Cattedrale divenne l’edificio più alto della Russia e mantenne questo primato fino al 1952, anno in cui fu costruita sul lungofiume di Mosca una delle Sette sorelle di Stalin, l’Edificio residenziale in Kotelnicheskaja naberezhnaja (176 metri). Ancora oggi la cattedrale dei Santi Pietro e Paolo ha il campanile ortodosso più alto del mondo.
Per due secoli, la cattedrale funse da cripta imperiale e ospita ancora oggi i resti di quasi tutti gli imperatori e le imperatrici russi, da Pietro il Grande a Nicola II e alla sua famiglia (portati qui da Ganina Jama). 
Pur essendo sempre pronta per il combattimento, la fortezza non ha mai preso parte a nessuna battaglia. Tuttavia, fu pesantemente bombardata durante la Seconda guerra mondiale e il terribile assedio di Leningrado (come la città si chiamava allora), con gravi danni alla cattedrale.
La Fortezza di Pietro e Paolo fu usata come principale prigione politica della Russia. Tra i suoi famosi prigionieri ci sono stati Aleksej, figlio di Pietro il Grande, nonché membri del governo provvisorio russo, rovesciato durante la Rivoluzione bolscevica del 1917, e persino alcuni membri della famiglia Romanov furono giustiziati dai plotoni di esecuzione nei cortili. 
Nel 1925, i bolscevichi volevano distruggere la Fortezza di Pietro e Paolo e costruire qui lo stadio per la squadra di calcio dello Zenìt, appena fondata. Fortunatamente, questo intento venne abbandonato.
Dagli anni Venti, la Fortezza opera come museo. Ciò, tuttavia, non ha impedito a due importanti istituzioni di essere attive all’interno delle sue mura. Una era la Zecca di Stato, e l’altro era il segretissimo Laboratorio di Dinamica dei Gas, che ha dato un enorme contributo allo sviluppo delle tecnologie militari (tra cui il mitico lanciarazzi Katjusha) e spaziali sovietiche. Se la zecca è ancora in funzione, il laboratorio scientifico è invece da tempo scomparso, e al suo posto si può trovare il Museo dello Spazio e della Tecnologia missilistica. 
Sul territorio della fortezza i turisti possono vedere anche uno dei monumenti più insoliti di San Pietroburgo: una scultura dedicata a Pietro il Grande. Ha un corpo enorme, ma una testa piccola. L’artista ha fatto una riproduzione esatta del volto dello zar, usando la sua maschera mortuaria.
Ogni giorno, alle ore 12, un pezzo di artiglieria della fortezza spara un colpo a salve per annunciare l’ora. Solo un cannone spara, ma uno extra viene sempre tenuto pronto e caricato in caso il primo faccia cilecca. Gli ospiti importanti della città partecipano spesso alla cerimonia. Così, per esempio, nel 2003, fu il principe Carlo a sparare con questo pezzo di artiglieria.
Come visitare gratis i musei di San Pietroburgo 

sabato 27 giugno 2020

UNA ATTIVA PARTECIPAZIONE ALLA MIA REDENZIONE

Papa Giovanni Paolo I - Wikipedia
5 maggio 1975
LI VOGLIO VIVI

Figlio mio, non mi accontento della adesione poco più che formale di molti miei sacerdoti.
Figlio, dai miei sacerdoti voglio una attiva partecipazione alla mia Redenzione.
Voglio i miei sacerdoti con me sul Calvario. Molti si rifiutano di seguirmi nella mia dolorosa ascesa.
I miei sacerdoti li voglio oranti e operanti con Me nell'Eucaristia. Alcuni non credono neppure alla mia presenza sugli altari, altri mi trascurano e si dimenticano di Me, altri - novelli Giuda - mi tradiscono.
Voglio i miei sacerdoti costruttori del Regno nelle anime, non devastatori del mio Regno!
Voglio dai miei sacerdoti l'amore, perché Io li amo infinitamente dall'eternità. Anima dell'amore è la sofferenza: si ama nella misura con cui si soffre. Ma oggi da molti si fugge dalla sofferenza, quindi dall'amore.
Figlio, voglio i miei sacerdoti consapevoli, responsabili e coscienti del loro ruolo nel Corpo (p. 7) Mistico. Li voglio vivi: vibranti di grazia, di fede, di amore e quindi di sofferenza.
Quanto tempo perduto, quanto bene non compiuto, quanti ostacoli e intoppi nel mio Corpo Mistico! Che sciupio di soprannaturale... perché molti, molti non hanno come supporto che scarsa fede, speranza e amore.
Poveri miei sacerdoti che vanno brancolando nel buio! Li amo, voglio la loro conversione, figlio.
Ti stupisce dunque se per loro ti domando di soffrire un poco e di pregare?

Li voglio coscienti
- Gesù, fammi intendere che cosa vuoi da noi sacerdoti.
 Te l'ho già detto: vi voglio coscienti della vostra vocazione. Io vi ho scelti, con speciale predilezione e amore.
Voglio i miei sacerdoti coscienti della loro partecipazione al mio Sacrificio, non simbolico ma reale. Ciò importa unione e fusione della mia e della loro sofferenza. Non formalismo esteriore ma stupenda e tremenda realtà: la santa Messa!
Il sacerdote deve unirsi a Me nell'offerta di Me stesso al Padre. Che Messa è quella del sacerdote carente di questa coscienza e convinzione? (p. 8)
Pensa, figlio mio, che dignità, grandezza e potenza, ho dato ai miei sacerdoti! Il potere di transustanziare il pane e il vino in Me stesso: nel mio Corpo, nel mio Sangue, in tutto Me stesso. Nelle loro mani ogni giorno si ripete il prodigio dell'Incarnazione.
Li ho costituiti depositari e distributori dei frutti divini del Mistero della Redenzione. Ho conferito a loro il potere divino di rimettere o di ritenere i peccati degli uomini.
Come il mio Padre putativo, li ho costituiti miei custodi sulla terra. Ma per molti quale differenza tra l'amore con cui mi custodiva San Giuseppe e la loro noncuranza di Me nel tabernacolo!
Figlio, ai miei sacerdoti ho affidato il compito di annunciare la mia Parola. Ma in che modo si attua questo importante compito del ministero sacerdotale? Lo dice la sterilità in genere che accompagna la predicazione.
Ai miei sacerdoti è affidato il compito di combattere contro le forze oscure dell'Inferno. Ma chi si cura di farlo? di cacciare i Demoni? Per far questo bisogna tendere alla santità; così pure per guarire gli infermi occorrono preghiere e mortificazione.
Figlio mio, i miei sacerdoti li voglio santi perché debbono santificare. Non debbono fare affidamento, per il loro ministero, sui mezzi umani come da molti si fa. Non devono confidare nelle (p. 9) creature, ma nel mio Cuore Misericordioso e nel Cuore Immacolato di mia Madre.
I sacerdoti sono veri ministri miei ma non hanno, fatta eccezione di pochi, coscienza di questa loro qualifica. Sono i miei ambasciatori, accreditati da Me presso gli uomini, le famiglie e i popoli.

Vanno con il mondo
" I sacerdoti sono realmente partecipi del mio eterno Sacerdozio. Il sacerdote è protagonista, nel Corpo Mistico, di grandi fatti ed avvenimenti soprannaturali.
I sacerdoti devono essere ostie da donarsi e immolarsi per la salvezza dei fratelli.
E' gravissimo peccato pensare di salvare le anime con le proprie umane risorse di intelligenza e di attività. Ogni attività esteriore del sacerdote che difetta di fede, amore, sofferenza e preghiera è nulla, è vana.
Il Sacerdozio è un servizio. Chi serve si differenzia dal servito; non si identifica con le persone servite. Il sacerdote deve differenziarsi dalle ani- me a lui affidate, come il pastore si differenzia dal suo gregge.
Se i sacerdoti vedessero la grandezza della loro (p. 10) dignità, la sublime soprannaturale potenza di cui sono rivestiti (come queste cose vedeva Francesco di Assisi) avrebbero per se stessi e per i confratelli un grande, devoto rispetto.
Figlio, purtroppo alcuni cercano se stessi, dimenticandosi di Me. Molti altri vanno con il mondo, pur sapendo che il mondo non è di Dio ma di Satana.
Alcuni mi tradiscono, altri demoliscono il mio Regno nelle anime seminando errori ed eresie. Altri sono aridi per carenza della linfa vitale dell'anima: l'amore, la cui vera anima è la sofferenza.
Devi quindi pregare e offrirti, con sensibile corrispondenza ai miei inviti, alla riparazione, alla penitenza, alla preghiera perché tutti i miei sacerdoti si convertano. Sì, si convertano e ognuno prenda il suo posto nel Corpo Mistico: ad majorem Dei gloriam e per la salvezza delle anime.

Reale rinnovazione
- Alla mia domanda che cosa intendeva precisamente, dicendo: " Voglio i miei sacerdoti oranti e operanti con Me nell'Eucaristia ", la risposta è stata questa:
" Che cosa ho fatto e faccio Io nel sacrificio della Croce e della Santa Messa? Come ho pregato (p. 11) il Padre? " Padre, se è possibile, passi da me questo calice, però non la mia ma la tua volontà si compia ".
Non dimenticare (come molti dimenticano) che il sacrificio della Santa Messa è la reale rinnovazione del sacrificio della Croce.
Nel sacrificio della Croce vi è la mia preghiera al Padre, unita all'annientamento della mia volontà, annientamento totale. Vi è l'offerta totale di Me stesso con atto di infinito amore e di infinita sofferenza; vi è l'immolazione di Me stesso per le anime.
Il sacerdote che si unisce, e che lo voglio unito a Me in questa sofferenza, partecipa più che mai al mio Sacerdozio. Non è mai tanto sacerdote come quando fa questo con Me.

Sciupio di soprannaturale
Quante Sante Messe prive di questa anima vitale, di questa unione intima e feconda!
L'amore a Dio e l'amore al prossimo il sacerdote lo attesta nell'atto più importante della sua giornata quando, responsabilmente in unione con Me, annienta se stesso nell'offerta efficace della sua volontà al Padre, e accetta di immolarsi per le anime per le quali lo incessantemente mi immolo.
Insomma il sacerdote deve nella Santa Messa realmente donarsi con Me al Padre per essere dal Padre donato alle anime.
Questo deve precedere ogni attività del sacerdote, altrimenti vi è sciupio di tempo e di soprannaturale, altrimenti si rende sterile in radice ogni sua attività.
Figlio, se ti facessi vedere come vengono celebrate molte, molte Sante Messe, ne rimarresti spaventato a tal punto da morire...
In questo senso ti ripeto: voglio oranti e operanti, come lo fui e sono, i miei sacerdoti; e solo così che si fanno strumenti per sè e per i fratelli di vera rinnovazione spirituale.
Quante attività inutili, figlio mio, perché private della loro anima naturale! (p. 13)


AMDG et DVM