domenica 31 maggio 2020

CAPPELLA PAPALE NELLA SOLENNITÀ DI PENTECOSTE


OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
Basilica Vaticana
Domenica, 31 maggio 2009

Cari fratelli e sorelle!

Ogni volta che celebriamo l’Eucaristia, viviamo nella fede il mistero che si compie sull’altare, partecipiamo cioè al supremo atto di amore che Cristo ha realizzato con la sua morte e risurrezione. L’unico e medesimo centro della liturgia e della vita cristiana – il mistero pasquale – assume poi, nelle diverse solennità e feste, “forme” specifiche, con ulteriori significati e con particolari doni di grazia. Tra tutte le solennità, la Pentecoste si distingue per importanza, perché in essa si attua quello che Gesù stesso aveva annunciato essere lo scopo di tutta la sua missione sulla terra. Mentre infatti saliva a Gerusalemme, aveva dichiarato ai discepoli: “Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!” (Lc 12,49). Queste parole trovano la loro più evidente realizzazione cinquanta giorni dopo la risurrezione, nella Pentecoste, antica festa ebraica che nella Chiesa è diventata la festa per eccellenza dello Spirito Santo: “Apparvero loro lingue come di fuoco… e tutti furono colmati di Spirito Santo” (At 2,3-4). Il vero fuoco, lo Spirito Santo, è stato portato sulla terra da Cristo. Egli non lo ha strappato agli dèi, come fece Prometeo, secondo il mito greco, ma si è fatto mediatore del “dono di Dio” ottenendolo per noi con il più grande atto d’amore della storia: la sua morte in croce.

Dio vuole continuare a donare questo “fuoco” ad ogni generazione umana, e naturalmente è libero di farlo come e quando vuole. Egli è spirito, e lo spirito “soffia dove vuole” (cfr Gv 3,8). C’è però una “via normale” che Dio stesso ha scelto per “gettare il fuoco sulla terra”: questa via è Gesù, il suo Figlio Unigenito incarnato, morto e risorto. A sua volta, Gesù Cristo ha costituito la Chiesa quale suo Corpo mistico, perché ne prolunghi la missione nella storia. “Ricevete lo Spirito Santo” – disse il Signore agli Apostoli la sera della risurrezione, accompagnando quelle parole con un gesto espressivo: “soffiò” su di loro (cfr Gv 20,22). Manifestò così che trasmetteva ad essi il suo Spirito, lo Spirito del Padre e del Figlio. Ora, cari fratelli e sorelle, nell’odierna solennità la Scrittura ci dice ancora una volta come dev’essere la comunità, come dobbiamo essere noi per ricevere il dono dello Spirito Santo. Nel racconto, che descrive l’evento di Pentecoste, l’Autore sacro ricorda che i discepoli “si trovavano tutti insieme nello stesso luogo”. Questo “luogo” è il Cenacolo, la “stanza al piano superiore” dove Gesù aveva fatto con i suoi Apostoli l’Ultima Cena, dove era apparso loro risorto; quella stanza che era diventata per così dire la “sede” della Chiesa nascente (cfr At 1,13). Gli Atti degli Apostoli tuttavia, più che insistere sul luogo fisico, intendono rimarcare l’atteggiamento interiore dei discepoli: “Tutti questi erano perseveranti e concordi nella preghiera” (At 1,14). Dunque, la concordia dei discepoli è la condizione perché venga lo Spirito Santo; e presupposto della concordia è la preghiera.

Questo, cari fratelli e sorelle, vale anche per la Chiesa di oggi, vale per noi, che siamo qui riuniti. Se vogliamo che la Pentecoste non si riduca ad un semplice rito o ad una pur suggestiva commemorazione, ma sia evento attuale di salvezza, dobbiamo predisporci in religiosa attesa del dono di Dio mediante l’umile e silenzioso ascolto della sua Parola. Perché la Pentecoste si rinnovi nel nostro tempo, bisogna forse – senza nulla togliere alla libertà di Dio – che la Chiesa sia meno “affannata” per le attività e più dedita alla preghiera. Ce lo insegna la Madre della Chiesa, Maria Santissima, Sposa dello Spirito Santo. Quest’anno la Pentecoste ricorre proprio nell’ultimo giorno di maggio, in cui si celebra solitamente la festa della Visitazione. Anche quella fu una sorta di piccola “pentecoste”, che fece sgorgare la gioia e la lode dai cuori di Elisabetta e di Maria, una sterile e l’altra vergine, divenute entrambe madri per straordinario intervento divino (cfr Lc 1,41-45). 

La musica e il canto, che accompagnano questa nostra liturgia, ci aiutano anch’essi ad essere concordi nella preghiera, e per questo esprimo viva riconoscenza al Coro del Duomo e alla Kammerorchester di Colonia. Per questa liturgia, nel bicentenario della morte di Joseph Haydn, è stata infatti scelta molto opportunamente la sua Harmoniemesse, l’ultima delle “Messe” composte dal grande musicista, una sublime sinfonia per la gloria di Dio. A voi tutti convenuti per questa circostanza rivolgo il mio più cordiale saluto.

Per indicare lo Spirito Santo, nel racconto della Pentecoste gli Atti degli Apostoli utilizzano due grandi immagini: l’immagine della tempesta e quella del fuoco. Chiaramente san Luca ha in mente la teofania del Sinai, raccontata nei libri dell’Esodo (19,16-19) e del Deuteronomio (4,10-12.36). Nel mondo antico la tempesta era vista come segno della potenza divina, al cui cospetto l’uomo si sentiva soggiogato e atterrito. Ma vorrei sottolineare anche un altro aspetto: la tempesta è descritta come “vento impetuoso”, e questo fa pensare all’aria, che distingue il nostro pianeta dagli altri astri e ci permette di vivere su di esso. Quello che l’aria è per la vita biologica, lo è lo Spirito Santo per la vita spirituale; e come esiste un inquinamento atmosferico, che avvelena l’ambiente e gli esseri viventi, così esiste un inquinamento del cuore e dello spirito, che mortifica ed avvelena l’esistenza spirituale. Allo stesso modo in cui non bisogna assuefarsi ai veleni dell’aria – e per questo l’impegno ecologico rappresenta oggi una priorità –, altrettanto si dovrebbe fare per ciò che corrompe lo spirito. Sembra invece che a tanti prodotti inquinanti la mente e il cuore che circolano nelle nostre società - ad esempio immagini che spettacolarizzano il piacere, la violenza o il disprezzo per l’uomo e la donna - a questo sembra che ci si abitui senza difficoltà. Anche questo è libertà, si dice, senza riconoscere che tutto ciò inquina, intossica l’animo soprattutto delle nuove generazioni, e finisce poi per condizionarne la stessa libertà. La metafora del vento impetuoso di Pentecoste fa pensare a quanto invece sia prezioso respirare aria pulita, sia con i polmoni, quella fisica, sia con il cuore, quella spirituale, l’aria salubre dello spirito che è l’amore!

L’altra immagine dello Spirito Santo che troviamo negli Atti degli Apostoli è il fuoco. Accennavo all’inizio al confronto tra Gesù e la figura mitologica di Prometeo, che richiama un aspetto caratteristico dell’uomo moderno. Impossessatosi delle energie del cosmo – il “fuoco” – l’essere umano sembra oggi affermare se stesso come dio e voler trasformare il mondo escludendo, mettendo da parte o addirittura rifiutando il Creatore dell’universo. L’uomo non vuole più essere immagine di Dio, ma di se stesso; si dichiara autonomo, libero, adulto. Evidentemente tale atteggiamento rivela un rapporto non autentico con Dio, conseguenza di una falsa immagine che di Lui si è costruita, come il figlio prodigo della parabola evangelica che crede di realizzare se stesso allontanandosi dalla casa del padre. Nelle mani di un uomo così, il “fuoco” e le sue enormi potenzialità diventano pericolosi: possono ritorcersi contro la vita e l’umanità stessa, come dimostra purtroppo la storia. A perenne monito rimangono le tragedie di Hiroshima e Nagasaki, dove l’energia atomica, utilizzata per scopi bellici, ha finito per seminare morte in proporzioni inaudite.

Si potrebbero in verità trovare molti esempi, meno gravi eppure altrettanto sintomatici, nella realtà di ogni giorno. La Sacra Scrittura ci rivela che l’energia capace di muovere il mondo non è una forza anonima e cieca, ma è l’azione dello “spirito di Dio che aleggiava sulle acque” (Gn 1,2) all’inizio della creazione. E Gesù Cristo ha “portato sulla terra” non la forza vitale, che già vi abitava, ma lo Spirito Santo, cioè l’amore di Dio che “rinnova la faccia della terra” purificandola dal male e liberandola dal dominio della morte (cfr Sal 103/104,29-30). Questo “fuoco” puro, essenziale e personale, il fuoco dell’amore, è disceso sugli Apostoli, riuniti in preghiera con Maria nel Cenacolo, per fare della Chiesa il prolungamento dell’opera rinnovatrice di Cristo.

Infine, un ultimo pensiero si ricava ancora dal racconto degli Atti degli Apostoli: lo Spirito Santo vince la paura. Sappiamo come i discepoli si erano rifugiati nel Cenacolo dopo l’arresto del loro Maestro e vi erano rimasti segregati per timore di subire la sua stessa sorte. Dopo la risurrezione di Gesù questa loro paura non scomparve all’improvviso. Ma ecco che a Pentecoste, quando lo Spirito Santo si posò su di loro, quegli uomini uscirono fuori senza timore e incominciarono ad annunciare a tutti la buona notizia di Cristo crocifisso e risorto. Non avevano alcun timore, perché si sentivano nelle mani del più forte. Sì, cari fratelli e sorelle, lo Spirito di Dio, dove entra, scaccia la paura; ci fa conoscere e sentire che siamo nelle mani di una Onnipotenza d’amore: qualunque cosa accada, il suo amore infinito non ci abbandona. Lo dimostra la testimonianza dei martiri, il coraggio dei confessori della fede, l’intrepido slancio dei missionari, la franchezza dei predicatori, l’esempio di tutti i santi, alcuni persino adolescenti e bambini. Lo dimostra l’esistenza stessa della Chiesa che, malgrado i limiti e le colpe degli uomini, continua ad attraversare l’oceano della storia, sospinta dal soffio di Dio e animata dal suo fuoco purificatore. Con questa fede e questa gioiosa speranza ripetiamo oggi, per intercessione di Maria: “Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra!”.

sabato 30 maggio 2020

Dalle Messe streaming alla sterilizzazione della fede

Non sono venuto per i sani ma per i malati
Molti penseranno che la Quaresima sia finita e che ormai siamo entrati nel tempo di Pasqua. Certo il calendario ci dice che l’Ascensione e la Pentecoste si avvicinano, eppure il momento storico che stiamo attraversando è tutt’altro che “pasquale”. E siccome la parola quaresima e quarantena in italiano sono sinonimi possiamo dire che il tempo di uscire dai nostri sepolcri non è ancora giunto. Almeno non del tutto. Sembra anzi che il tempo improvvisamente si sia dilatato e il giorno del Venerdì Santo si stia svolgendo lentamente in una sequenza densissima sullo sfondo di questo nostro tempo di travaglio senza precedenti. Un vero e proprio “Tempo di Passione” tutt’altro che metaforico, tutt’altro che concluso.
Anzi potremmo dire che la Quaresima per la nostra Italia è cominciata il 24 febbraio e ancora non si è conclusa essendo passata la Pasqua senza che il popolo la potesse celebrare. Certo ognuno si è ingegnato a imbastire delle “celebrazioni domestiche” per imitare, alla buona, la Sacra Liturgia. Ma questo è il punto. È stata una mera “imitazione”, una “messa finta”, virtuale. Abbiamo pregato, digiunato e in qualche modo festeggiato. Ma cosa abbiamo festeggiato? Una festa a lungo attesa certamente, ma, purtroppo, senza il festeggiato. L’attesa dunque continua.
Sicuramente quest’anno molti maestri e predicatori hanno potuto dire con verità che Cristo “è risorto nei nostri cuori” giacché, secondo loro, la resurrezione non è un fatto storico, reale e per questo da celebrare ma è puramente interiore e simbolico. Ed è stato talmente interiore che in pochi se ne sono accorti, e il popolo in ogni caso non ha potuto “correre al sepolcro” per rendergli gloria e testimonianza. Penso in particolare ai molti che a messa ci andavano giusto a Natale e a Pasqua, forse ultima spiaggia per salvarsi l’anima. Quest’anno gli è stata negata anche questa grazia. Una picconata devastante dunque alla fede dei piccoli. Infatti bisogna chiarire un punto: non tutti studiano teologia o “scrutano” le Scritture e, tra l’altro, nessun battezzato è tenuto a farlo, ma a partecipare i mezzi “ordinari” di salvezza, cioè i sacramenti, sì. Questo rientra nei Cinque Precetti generali della Chiesa, una di quelle cose che non si insegnano più da un paio di generazioni. Perciò è stato facile rimuovere il precetto domenicale (quest’anno anche quello pasquale) per chi già non ci credeva più.
Dopo più di cinquant’anni di spiritualizzazione, sarebbe più corretto dire “evaporazione”, dei dogmi cattolici in cui la predicazione in forza delle ragioni dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso si è concentrata fino all’implosione sui mezzi “straordinari” della grazia, declassando i sacramenti e la liturgia della Chiesa a espressione di “una comunità ecclesiale” oggi abbiamo finalmente raggiunto un traguardo ulteriore, un punto di non ritorno. Ma l’emergenza sanitaria ha avuto la meglio anche sul comunitarismo post-conciliare spazzato via con un colpo di spugna, o meglio, di tosse. Dal grido «più messa meno messe» dei preti operai sessantottini siamo giunti a «la messa è finita, restate a casa». Era inevitabile.
Dopo una prima fase di sospensione totale ed improvvisa dei sacramenti senza alcuna indicazione per i fedeli si è passati alla “messa streaming”, alla “digitalizzazione della fede” e a una virtualizzazione della vita cristiana. Perciò mentre la società (in)civile è ancora alla fase 2 i cattolici modernisti che in quanto a rivoluzione non seguono il mondo ma lo precedono ci hanno introdotto già nella fase 3, cioè la fase della messa per i sani, la messa per i cristiani responsabili, la messa per coloro che accettano di sottostare ad una nuova legge, quella del cristiano igienizzato, sanificato e in fin dei conti “sterilizzato”.
Chi non sarà in grado di sottoporsi a questo “trattamento sanitario della fede” sarà escluso dalla vita della Chiesa e dalla celebrazione dei sacri misteri. Pensavate che il problema fossero soltanto i vaccini obbligatori senza i quali non si potrà più andare a lavoro e fare la spesa? Anche la chiesa avrà il suo protocollo sanitario d’accesso alle chiese. La verità è che siamo difronte ad una ghettizzazione progressiva della fede, ad una sottrazione della vita della Chiesa alla sua autonomia e alla sua libertà la quale ormai è sotto il controllo pressocché totale di uno Stato totalitario e di una gerarchia che gli è succube. Peggio, consigliera nefasta di uno smantellamento spirituale senza precedenti.
Forse nessuno si aspettava che la persecuzione contro la fede in Occidente sarebbe cominciata in questo modo soft, umanitario, sanitario, motivato da una apparentemente “ragionevolissima” urgenza di salute pubblica. Eppure è cominciata. Non solo in Italia ma anche negli altri Paesi europei. In Svizzera ad esempio nel Canton Ticino è stata rimossa in blocco e senza alcuna ragione l’ora di religione a scuola (e forse è un bene, comunque prevedibile) anche nella sua forma di “didattica a distanza”, mentre le altre materie hanno ripreso il loro consueto corso.
Il Nemico infatti ha capito molto bene che le persecuzioni cruente sono per lui controproducenti perché, lo sa meglio di noi, il sangue dei martiri genera nuovi cristiani. Lo spiega perfettamente san Leone Magno: “se questo nemico crudele e superbo avesse potuto penetrare la saggezza della divina Misericordia egli avrebbe cercato piuttosto di addolcire e calmare lo spirito dei Giudei anzichè ispirare loro un odio ingiusto per timore di perdere la schiavitù di tutti i peccatori mentre perseguitava la libertà di Colui che nulla gli doveva” (Sermo 11 de Passione Domini).
In venti secoli di storia della Chiesa a partire dalla disfatta che ha subito nella crocifissione e morte di Cristo passando attraverso tutte le persecuzioni violente della storia a danno dei cristiani il Nemico ha collezionato, tra vittorie e sconfitte, una lunga esperienza di strategia militare. Ha compreso perfettamente che lo scontro frontale, l’odio feroce e l’intento manifesto indeboliscono la sua azione e la portano allo scoperto. Se ad esempio oggi venisse approvato un decreto come avvenne in Messico negli Anni 20 contro tutti i cattolici e i preti venissero fucilati sulle pubbliche piazze e tutti coloro che manifestano la fede cristiana in pubblico fossero torturati e incarcerati sarebbe chiara a tutti l’origine luciferina di tali leggi e la fede ne avrebbe un grande impulso e beneficio.
Ma lo svuotamento dei dogmi, l’inaridimento spirituale, la secolarizzazione della vita cristiana ridotta a “tutela della salute” del corpo piuttosto che rimedio alle malattie dell’anima è tattica molto più fruttuosa per il Nemico che vuole portare con sé quante più anime possibili senza clamori e rivolte anzi possibilmente con il loro consenso volontario motivato, dicono, dal “buon senso”.
Nessuna persona sana di mente infatti se non fosse per un’ottima ragione (ad esempio sanitaria?) rinuncerebbe spontaneamente alla propria libertà e alla propria intimità. Per questo la maggioranza dei cristiani, come il resto della popolazione, non si avvede di essere parte di un grande processo di decostruzione antropologica che attraverso la più che ragionevole “tutela della salute” e per far fronte ad una “emergenza sanitaria” si dirige a grandi passi verso un sistema sempre più capillare e pervasivo di controllo sociale.
Con il pretesto della salute è facile manipolare il pensiero di chi si dà troppo pensiero della salute. È ovvio. “Là dov’è il tuo tesoro là sarà anche il tuo cuore” (Mt 6,21). Una volta individuato il “tesoro” dell’uomo del XXI° secolo, ossia l’idolo della salute e del benessere, sarà allora facile controllare anche il suo cuore. Lo aveva ben intuito Romano Amerio quando additò nel suo capolavoro Iota unum la somatolatria come idolo non solo del mondo contemporaneo ma anche della chiesa contemporanea, umana troppo umana, e per questo “impegnata” nelle cose di quaggiù. E fu così che dalla tanto decantata, o decotta, “teologia del corpo” si passò ad un “corpo senza teologia” poiché in tempo di pandemia post-cristiana non si può più prendere sul serio quell’avviso “non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna” (Mt 10,28).
Nel delirio d’onnipotenza sanitaria tutti, persino i cattolici in buona fede, hanno dimenticato di domandarsi “Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un’ora sola alla sua vita?” (Lc 12,25). E l’odierna gerarchia ecclesiastica ha accettato e voluto una svalutazione radicale di ciò che avrebbe di più prezioso, la liturgia e i sacramenti, rinunciando essa stessa alla celebrazione dei “sacri misteri” prima ancora e senza che lo Stato lo chiedesse (le chiese furono chiuse prima di bar e ristoranti ricordate?). Per la verità è dal 1969 che i sacri misteri avevano cessato di essere sacri men che meno misteriosi. Ma sorvoliamo.
Cosa pensavate cari miei sacerdoti e vescovi, di destra e di sinistra, tradizionalisti e progressisti, che dopo averci tolto la messa e i sacramenti e averci propinato il surrogato virtuale del soprannaturale ora vi avremmo seguiti nella messa in scena della “messa sterilizzata”, espressione grottesca di una fede sterilizzata incapace di attrarre persino un extraterrestre? E se un tempo poteva succedere che un’anima lontana dalla fede entrasse per sbaglio in chiesa mosso da un intervento interiore della grazia ora non sarà più possibile se non avrà tutte le carte in regola, le mani pulite e il capo lavato.
Quanti barboni e diseredati vagabondi ho visto nella mia vita entrare nelle chiese per cercare un po’ di conforto, paurosi di avvicinarsi alla gente “per bene” e “pulita” perché indegni di essere annoverati nella società umana, farsi magari un segno di croce e intingere quelle mani sporche e puzzolenti (altro che amuchina) nelle acquasantiere nella speranza che quel gesto puerile servisse a qualcosa. Ora non sarà più possibile perché la chiesa 3.0 metterà fuori dai loro edifici sterilizzati e sterili il cartello “è vietato l’ingresso ai cani e agli irresponsabili”. Anzi no. I cani possono entrare, è noto infatti che non trasmettono il virus. E’ questa la chiesa degli ultimi, degli emarginati, delle periferie e bla bla bla…
C’è una sentenza del Signore che però in genere non piace ai pastori, e non perché sia dura, ma perché è scritta proprio per loro: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci” (Mt 23,13). E sul tema della pulizia e della sanità esteriori il Signore ci ha prevenuto: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto mentre all’interno sono pieni di rapina e d’intemperanza” (Mt 23,25).
Non temete. Non ci sarà bisogno di mettere “guardie” alle porte delle chiese perché non ci sarà ressa per entrare. E se prima lamentavate la diminuzione dell’afflusso dei fedeli state pur certi che tra poco resterete con un pugno di germi in mano, anzi nemmeno quelli perché avrete reso asettica, meglio mefitica, persino l’aria che respirate. Né preoccupatevi di dover far rispettare la distanza di un metro: se sarete diligenti e farete bene il vostro lavoro ci saranno talmente pochi fedeli che avrete due, quattro, dieci metri tra un (in)fedele e l’altro. Ma sarete dei “parroci responsabili”, esecutori obbedienti dei nuovi diktat della religione sanitaria mondialista.
Il ridicolo sta raggiungendo l’acme del grottesco. Passando attraverso le ultime trasformazioni alchemiche di padre nostro in gloria a Dio siamo pronti per la messa a punto (o meglio, mettere punto alla messa) della religione umanitaria, elitaria, medicalizzata nella quale si canterà non con lo slancio dei figli ma con la monotonia degli schiavi “padre nostro sia sanificato il tuo nome”.
Tuttavia quello che a noi poveri caporali lasciati allo sbando tra fischi di pallottole ed esplosioni in trincea, senza viveri né munizioni, dà grande consolazione sono le parole dell’unico vero Medico che può ristabilire l’ordine: Non sono venuto per i sani ma per i malati (cfr. Mt 9,12).

Per la Solennità di Pentecoste...che rinnoverà il mondo e cambierà la faccia della terra».

L'immagine può contenere: 3 persone, persone in piedi e spazio al chiuso
Parroquia Espiritu Santo - Baraure, Araure/Acarigua

Santuario di Latas (Santander-Spagna), 26 maggio 1996. 
Solennità di Pentecoste.

La seconda Pentecoste.

«Con uno straordinario Cenacolo di preghiera e di fraternità, celebrate oggi la solennità della
Pentecoste.

Ricordate il prodigioso evento della discesa dello-Spirito Santo, sotto forma di lingue di
fuoco, nel Cenacolo di Gerusalemme, ove gli apostoli si erano riuniti in preghiera con Me vostra
Mamma Celeste.

Anche voi oggi, raccolti in preghiera nel Cenacolo spirituale del mio Cuore Immacolato, vi
preparate a ricevere il dono prodigioso della seconda Pentecoste.

- La seconda Pentecoste verrà per riportare questa umanità, ritornata pagana e che vive sotto
il potente influsso del Maligno, alla sua piena comunione di vita con il suo Signore che l'ha
creata, redenta e salvata.
Miracolose e spirituali lingue di fuoco purificheranno i cuori e le anime di tutti, che vedranno
se stessi nella Luce di Dio, e saranno trapassati dalla spada tagliente della sua divina Verità.

- La seconda Pentecoste verrà per condurre tutta la Chiesa al vertice del suo più grande
splendore.
Lo Spirito di sapienza la condurrà alla perfetta fedeltà al Vangelo; lo Spirito di consiglio
l'assisterà e la conforterà in tutte le sue tribolazioni; lo Spirito di fortezza la porterà ad una
quotidiana ed eroica testimonianza a Gesù.
Soprattutto lo Spirito Santo comunicherà alla Chiesa il dono prezioso della sua piena unità e
della sua più grande santità.
Solo allora Gesù porterà in essa il suo Regno di gloria.

- La seconda Pentecoste scenderà nei cuori per trasformarli e renderli sensibili ed aperti
all'amore, umili e misericordiosi, liberi da ogni egoismo e da ogni cattiveria.
Allora lo Spirito del Signore trasformerà i cuori di pietra in cuori di carne.

- La seconda Pentecoste brucerà, con il fuoco del suo divino amore, i peccati che oscurano la
bellezza delle vostre anime. Così esse torneranno alla piena comunione di vita con Dio, saranno
giardino privilegiato della sua presenza ed, in questo luminoso giardino, fioriranno tutte le
virtù, coltivate con particolare premura da Me, vostra celeste giardiniera. Così lo Spirito
Santo effonderà sulla terra il dono della sua divina Santità.

- La seconda Pentecoste scenderà su tutte le nazioni che sono tanto divise da egoismi e da
particolari interessi, da antagonismi che spesso mettono le une contro le altre. E così si sono
ovunque diffuse le guerre e le lotte fratricide, che hanno fatto versare tanto sangue sulle
vostre strade.
Allora le nazioni faranno parte di una sola e grande famiglia, raccolta e benedetta dalla
presenza del Signore fra voi.

Oggi vi invito ad entrare nel Cenacolo del mio Cuore Immacolato, per raccogliervi in preghiera
con Me vostra Mamma Celeste. Così insieme imploriamo il dono dello Spirito Santo ed insieme
attendiamo che scenda la seconda Pentecoste che rinnoverà il mondo e cambierà la faccia
della terra».

VENI SANCTE SPIRITUS

LA BEATA MARIA VERGINE REGINA

Die 31 Maji

Beatæ Mariæ Virginis Reginæ | Thánh Lễ Misa Cổ Truyền (Theo Sách ...

BEATAE MARIAE VIRGINIS REGINAE

Duplex II classis



Introitus
GAUDEÁMUS omnes in Dómino, diem festum celebrántes sub honóre beátae Maríae Vírginis Regínae: de cujus solemnitáte gaudent Angeli, et colláudant Fílium Dei. (T. P. Allelúja, allelúja.) Ps. 44, 2 Eructávit cor meum verbum bonum: dico ego ópera mea Regi. V/. Glória Patri.

Oratio


CONCÉDE nobis, quaésumus, Dómine: ut, qui solemnitátem beátae Maríae Vírginis Regínae nostrae celebrámus ; ejus muníti praesídio, pacem in praesénti et glóriam in futúro cónsequi mereámur. Per Dóminum.

Et, in Missis privatis tantum, fit Commemoratio S. Petronillae Virginis.

Oratio
EXÁUDI nos, Deus, salutáris noster: ut, sicut de beátae Petroníllae Vírginis tuae festivitáte gaudémus ; ita piae devotiónis erudiámur afféctu. Per Dóminum.

Léctio libri Sapiéntiae.


Eccli. 24, 5 et 7, 9-11, 30-31

EGO ex ore Altíssimi prodívi, primogénita ante omnem creatúram ; ego in altíssimis habitávi, et thronus meus in colúmna nubis. In omni terra steti et in omni pópulo, et in omni gente primátum hábui, et ómnium excelléntium et humílium corda virtúte calcávi. Qui audit me, non confundétur, et qui operátur in me, non peccábunt ; qui elúcidant me, vitam aetérnam habébunt.


Allelúja , allelúja. V/. Beáta es, Virgo María, quae sub cruce Dómini sustinuísti, allelúja. V/. Nunc cum eo regnas in aetérnum. Allelúja.

Extra Tempus Paschale dicitur:

Graduale Apoc. 19, 16 Ipse habet in vestiménto et in fémore suo scriptum: Rex regum, et Dóminus dominántium. V/. Ps. 44, 10 Astitit Regína a dextris tuis in vestítu deauráto: circúmdata varietáte.
Allelúja, allelúja. V/. Salve, Regína misericórdiae, tu nos ab hoste prótege, et mortis hora súscipe. Allelúja.



+ Sequéntia sancti Evangélii secúndum Lucam.


Luc. 1, 26-33

IN illo témpore: Missus est Angelus Gábriel a Deo in civitátem Galilaéae, cui nomen Názareth, ad Vírginem desponsátam viro, cui nomen erat Joseph, de domo David, et nomen Vírginis María. Et ingréssus Angelus ad eam dixit: Ave, grátia plena: Dóminus tecum: benedícta tu in muliéribus. Quae cum audísset, turbáta est in sermóne ejus: et cogitábat qualis esset ista salutátio. Et ait Angelus ei: Ne tímeas, María, invenísti enim grátiam apud Deum: ecce concípies in útero, et páries fílium, et vocábis nomen ejus Jesum. Hic erit magnus, et Fílius Altíssimi vocábitur, et dabit illi Dóminus Deus sedem David patris ejus: et regnábit in domo Jacob in aetérnum, et regni ejus non erit finis.


Credo.


Offertorium Regáli ex progénie María exórta refúlget ; cujus précibus nos adjuvári, mente et spíritu devotíssime póscimus. (T. P. Allelúja.)

Secreta


ACCIPE, quaésumus, Dómine, múnera laetántis Ecclésiae, et, beátae Vírginis Maríae Regínae suffragántibus méritis, ad nostrae salútis auxílium proveníre concéde. Per Dóminum.

Pro S. Petronilla
Secreta
ACCÉPTA tibi sit, Dómine, sacrátae plebis oblátio pro tuórum honóre Sanctórum: quorum se méritis de tribulatióne percepísse cognóscit auxílium. Per Dóminum.


* Praefatio de beata Maria Virgine Et te in festivitáte.


Communio Regína mundi digníssima, María Virgo perpétua, intercéde pro nostra pace et salúte, quae genuísti Chrístum Dóminum Salvatórem ómnium. (T. P. Allelúja.)

Postcommunio


CELEBRÁTIS solémniis, Dómine, quae pro sanctae Maríae, Regínae nostrae, festivitáte perégimus: ejus, quaésumus, nobis intercessióne fiant salutária ; in cujus honóre sunt exsultánter impléta. Per Dóminum.

Pro S. Petronilla
Postcommunio
SATIÁSTI, Dómine, famíliam tuam munéribus sacris: ejus, quaésumus, semper interventióne nos réfove, cujus solémnia celebrámus. Per Dóminum.
http://www.clerus.org/bibliaclerusonline/en/bus.htm#bpo
AMDG et DVM

SUPPLICA ALLA BEATA DIVINA VERGINE MARIA



Accorata supplica alla Regina della Pace
per la salvezza del mondo.

"Madre Santissima, con Te vicino siamo pieni di Pace ed il cuore ha la Gioia.
Madre Soavissima, Delizia del nostro cuore, non Ti stancare di noi, della nostra debolezza, della nostra incapacità. Siamo dei piccoli sempre insicuri e vacillanti.


Tu, Amatissima, sei Soavità e Pazienza: tieni la Tua Mano sul nostro capo e domina tutti i pensieri, tieniLa sul nostro povero cuore e dirigi i nostri sentimenti al Bene, tieniLa sui nostri occhi e fa che si volgano alla Luce che sorge, dimenticando il mondo di tenebra e di follia.


Madre, pazienta con noi, sei la nostra Forza, la nostra Speranza; sei, Amatissima, la Stella luminosissima che ci porta a Gesù. Se Tu, Amatissima, Ti stancassi di noi, da chi andremmo? Chi ci darebbe Luce per il cammino? Chi il Fuoco per scaldare il cuore?


Amata Madre, noi Ti amiamo immensamente e Ti porgiamo le nostre piccole mani: prendile, e stretti a Te giungeremo presto da Gesù.
Amatissima, senza di Te avremmo in questo momento tanta, tanta paura: sentiamo dei rombi che ci creano timore, il suono del tuono è sordo e minaccioso. Nel Cielo cupo i lampi sono sinistri ma, Amata, ecco tra il buio una Stella splendida e luminosa, fulgida e stupenda: sei Tu Maria, nostra Gioia e nostra Consolazione, Fiore Purissimo, Giglio Immacolato; ecco che vieni per darci conforto e coraggio: sei la più Bella, il Tuo Sguardo è di Luce, le Tue Parole Soavissime, il Tuo Sorriso un incanto!


Madre Santissima, sii sempre benedetta! Raccogli, Soavissima, il nostro grido d'aiuto, resta con noi, portaci tutti a Gesù, tutti, Madre amatissima, senza che alcuno si perda per strada.
Ti amiamo, Madre; Ti obbediamo, Madre Santissima; le Tue Parole Le teniamo nel nostro cuore come il gioiello più prezioso. Vogliamo essere Tuoi, tutti Tuoi, sempre Tuoi: ci consacriamo a Te. Prendi il nostro cuore, ogni sentimento e trasformalo rendendolo simile al Tuo. Prendi ogni nostro pensiero e rendilo sempre conforme alla Volontà Divina. Suoi vogliamo essere, Suoi e Tuoi, Dolcezza Infinita, non per un giorno, non solo per un poco ma per l'eternità.


Madre amatissima, il dragone ringhia e minaccia di spargere ovunque il suo odio mortale ma Tu, Santissima, Tu meravigliosa Donna vestita di sole con la luna sotto i Tuoi Piedi, schiaccia il capo al serpente maledetto ed egli lascerà la sua morsa e verrà legato, mentre l'Umanità tirerà un grande sospiro di sollievo.


Madre Santissima, ascolta la nostra preghiera, torni la terra e l'intera Creazione, tanto bella ed armoniosa, ad essere il Giardino di Dio, fragrante di mille profumi, con fiori di mille varietà e di mille colori."

http://www.sapienzaweisheit.com/sapienza/index.htm
AMDG et DVM