domenica 17 febbraio 2019

Catechismo Maggiore di SAN PIO X


Compendio della dottrina cristiana prescritto da Sua Santità Papa Pio X alle diocesi della provincia di Roma

Roma, Tipografia Vaticana, 1905

Al signor Cardinale Pietro Respighi, nostro Vicario Generale

Signor Cardinale,

La necessità di provvedere per quanto è possibile alla religiosa istituzione della tenera gioventù Ci ha consigliato la stampa di un Catechismo, che esponga in modo chiaro i rudimenti della santa fede, e quelle divine verità, alle quali deve informarsi la vita d'ogni cristiano. Pertanto fatti esaminare i molti libri di testo già in uso nelle Diocesi d' Italia, Ci parve opportuno di adottare con lievi ritocchi il testo da vari anni approvato dai Vescovi del Piemonte, della Liguria, della Lombardia, della Emilia e della Toscana. L'uso di questo testo sarà obbligatorio per l'insegnamento pubblico e privato nella Diocesi di Roma e in tutte le altre della Provincia Romana; e confidiamo che anche le altre Diocesi vorranno adottarlo per arrivare così a quel testo unico, almeno per tutta l'Italia, che è nell'universale desiderio.

Con questa dolce speranza impartiamo di tutto cuore a Lei, Signor Cardinale, l'Apostolica Benedizione.

Dal Vaticano, li 14 Giugno 1905.

PIUS PP. X


Indice
Catechismo Maggiore
 Lezione preliminare: Della dottrina cristiana e delle sue parti principali 75%.svg
 Parte prima: Il Credo o Simbolo apostolico 75%.svg
 Parte seconda: Dell'orazione 75%.svg
 Parte terza: Dei comandamenti di Dio e della Chiesa 75%.svg
 Parte quarta: Dei sacramenti 75%.svg
 Parte quinta: Delle virtù principali e delle altre cose necessarie a sapersi del cristiano 75%.svg

Istruzione sopra le feste del Signore, della B. Vergine e dei Santi

 Parte prima: Delle feste del Signore 75%.svg
 Parte seconda: Delle feste solenni della B. Vergine e delle feste dei Santi 75%.svg

Breve storia della religione

 Principi e nozioni fondamentali 75%.svg
 Sunto di storia dell'antico testamento 75%.svg
 Sunto di storia del nuovo testamento 75%.svg
 Brevi cenni di storia ecclesiastica 75%.svg
 Accenni e direzioni per lo studio della religione nella storia della Chiesa 75%.svg

 Preghiere e formule in redazione aggiornata 75%.svg



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COMPENDIO DELLA DOTTRINA CRISTIANA PRESCRITTO DA SUA SANTITÀ PAPA PIO X ALLE DIOCESI DELLA PROVINCIA DI ROMA, ROMA, TIPOGR.VATICANA, 1905 Tratto da www.clerus.org


Indice

  PRIMA PAGINA
 
  INTRODUZIONE
 

  LETTERA DI SAN PIO X AL CARDINALE PIETRO RESPIGHI
   

Catechismo Maggiore

  LEZIONE PRELIMINARE 
 
  PARTE PRIMA: IL CREDO O SIMBOLO APOSTOLICO
 
 
  PARTE SECONDA: DELL'ORAZIONE   PARTE TERZA:
    DEI COMANDAMENTI DI DIO E DELLA CHIESA

 
  PARTE QUARTA: DEI SACRAMENTI 
  PARTE QUINTA: DELLE VIRTU' PRINCIPALI


Istruzione sopra le feste del Signore,
della B. Vergine e dei Santi

  PARTE PRIMA: DELLE FESTE DEL SIGNORE
 
  PARTE SECONDA: DELLE FESTE SOLENNI DELLA
    B. VERGINE E DELLE FESTE DEI SANTI


Breve storia della religione

  PRINCIPI E NOZIONI FONDAMENTALI 
 
  PARTE PRIMA: SUNTO DI STORIA DELL'ANTICO
    TESTAMENTO 

 
  PARTE SECONDA: SUNTO DI STORIA DEL NUOVO
    TESTAMENTO 

 
  PARTE TERZA: BREVI CENNI DI STORIA ECCLESIASTICA


Appendice:
Preghiere e formule in redazione aggiornata

  PREGHIERE E FORMULE - 1  PREGHIERE E FORMULE - 2



AMDG et DVM





IL POVERO DI SPIRITO


 6 "Beato me se sarò povero di spirito"

Oh! delle ricchezze, arsura satanica, a quanti deliri tu porti! 
Nei ricchi, nei poveri. 
Il ricco che vive per il suo oro: l'idolo infame del suo spirito rovinato. 
Il povero che vive dell'odio al ricco perché egli ha l'oro, e se anche non fa materiale omicidio lancia i suoi anatema sul capo dei ricchi, desiderando loro male d'ogni sorta. Il male non basta non farlo, bisogna anche non desiderare di farlo. Colui che maledice augurando sciagure e morti non è molto dissimile da colui che materialmente uccide, poiché ha in lui il desiderio di veder perire colui che odia. In verità vi dico che il desiderio non è che un atto trattenuto, come un concepito da ventre già formato ma non ancora espulso. Il desiderio malvagio avvelena e guasta, poiché permane più a lungo dell'atto violento, più in profondità dell'atto stesso.

   Il povero di spirito se è ricco non pecca per l'oro, ma del suo oro fa la sua santificazione poiché ne fa amore. Amato e benedetto, egli è simile a quelle sorgive che salvano nei deserti e che si danno, senza avarizia, liete di potersi dare per sollevare le disperazioni. Se è povero, è lieto nella sua povertà, e mangia il suo pane dolce della ilarità del libero dall'arsione dell'oro, e dorme il suo sonno scevro da incubi, e sorge riposato al suo sereno lavoro che pare sempre leggero se viene fatto senza avidità e invidia.

   Le cose che fanno ricco l'uomo sono l'oro come materia, gli affetti come morale. Nell'oro sono comprese non solo le monete ma anche le case, i campi, i gioielli, i mobili, le mandre, tutto quanto insomma fa materialmente doviziosa la vita. Nelle affezioni: i legami di sangue o di coniugio, le amicizie, le dovizie intellettuali, le cariche pubbliche.

   Come vedete, se per la prima categoria il povero può dire: "Oh! per me! Basta che io non invidi chi ha e poi sono a posto perché io sono povero e perciò a posto per forza", per la seconda anche il povero ha da sorvegliarsi, potendo, anche il più miserabile fra gli uomini, divenire peccaminosamente ricco di spirito. Colui che si affeziona smoderatamente ad una cosa, ecco che pecca.

   Voi direte: "Ma allora dobbiamo odiare il bene che Dio ci ha concesso? Ma allora perché comanda di amare il padre e la madre, la sposa, i figli, e dice: 'Amerai il tuo prossimo come te stesso?

   Distinguete. Amare dobbiamo il padre e la madre e la sposa e il prossimo, ma nella misura che Dio ha dato: "come noi stessi". Mentre Dio va amato sopra ogni cosa e con tutti noi stessi. Non amare Dio come amiamo fra il prossimo i più cari, questa perché ci ha allattato, l'altra perché dorme sul nostro petto e ci procrea i figli, ma amarlo con tutti noi stessi, ossia con tutta la capacità di amare che è nell'uomo: amore di figlio, amore di sposo, amore di amico e, oh! non vi scandalizzate! e amore di padre. Sì, per l'interesse di Dio dobbiamo avere la stessa cura che un padre ha per la sua prole, per la quale con amore tutela le sostanze e le accresce, e si occupa e preoccupa della sua crescita fisica e culturale e della sua riuscita nel mondo.

   L'amore non è un male e non lo deve divenire. Le grazie che Dio ci concede non sono un male e non lo devono divenire. Amore sono. Per amore sono date. Occorre con amore usarne di queste ricchezze che Dio ci concede in affetti e in bene. E solo chi non se ne fa degli idoli ma dei mezzi per servire in santità Dio, mostra di non avere un attaccamento peccaminoso ad esse. Pratica allora la santa povertà dello spirito, che di tutto si spoglia per essere più libero di conquistare Iddio santo, suprema Ricchezza. Conquistare Dio, ossia avere il Regno dei Cieli.

http://www.valtortamaria.com/operamaggiore/volume/3/clxx-secondo-discorso-della-montagna-il-dono-della-grazia-e-le-beatitudini

AMDG et DVM

ATTUALITA'...

Istruzione sopra le feste del Signore,
della B. Vergine e dei Santi

Parte prima: Delle feste del Signore

Delle domeniche di settuagesima, sessagesima e quinquagesima1


29. Quali sotto le domeniche che si chiamano di settuagesima, sessagesima e quinquagesima?
Si chiamano domeniche di settuagesima, sessagesima e quinquagesima la settima, sesta e quinta domenica avanti quella di Passione.

30. Per qual ragione la Chiesa dalla domenica di settuagesima fino al sabato santo tralascia nei divini uffici l’Alleluia, ed usa paramenti di color violaceo?
La Chiesa dalla domenica di settuagesima fino al sabato santo tralascia nei divini uffici l’Alleluia, che é voce di allegrezza, ed usa paramenti di color violaceo, che é color di mestizia, per allontanare con questi segni di tristezza i fedeli dalle vane allegrezze del mondo ed insinuare ad essi lo spirito di penitenza.

31. Quali cose ci propone la Chiesa a considerare nei divini uffici delle settimane di settuagesima, sessagesima e quinquagesima?
Nei divini uffici della settimana di settuagesima la Chiesa ci rappresenta la caduta dei nostri progenitori, e il loro giusto castigo; in quelli della settimana di sessagesima ci rappresenta il diluvio universale mandato da Dio per castigo dei peccatori; in quelli poi dei primi tre giorni della settimana di quinquagesima ci rappresenta la vocazione di Abramo, e il premio dato da Dio alla sua obbedienza e alla sua fede.

32. Donde viene che, malgrado le intenzioni della Chiesa, nel tempo di settuagesima, sessagesima e quinquagesima, più che in qualunque altro, si vedono tanti disordini in una parte di cristiani?
In questo tempo più che in qualunque altro, si vedono tanti disordini in una parte di cristiani per malignità del demonio, il quale volendo contrariare i disegni della Chiesa, fa i maggiori suoi sforzi per indurre i cristiani a vivere secondo i dettami del mondo e della carne.

33. Che cosa dobbiamo fare per conformarci ai disegni della Chiesa nel tempo di carnevale? 2
Per conformarci ai disegni della Chiesa in tempo di carnevale bisogna star lontani dagli spettacoli e dai divertimenti pericolosi, e attendere con maggior diligenza all’orazione e alla mortificazione, facendo qualche visita straordinaria al Santissimo Sacramento, massime quando sta esposto alla pubblica adorazione; e ciò per riparare a tanti disordini, coi quali Iddio in questo tempo viene offeso.

34. Se vi fosse necessità di trovarsi a qualche pericoloso divertimento del carnevale, che cosa deve farsi?
Chi per necessità si trovasse a qualche pericoloso divertimento del carnevale, deve prima implorare l’aiuto della divina grazia per evitare ogni peccato; poi recarvisi con grande modestia e ritenutezza, e dopo, raccogliere lo spirito colla considerazione di qualche massima del vangelo.



Feste - Epifania Feste - Quaresima

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sabato 16 febbraio 2019

Teresa Neumann --- Prepariamoci alla Festa dell'ANNUNCIAZIONE e Rituffiamoci nel Natale e nell'Epifania


L 'ANNUNCIAZIONE

Teresa Neumann vede una giovane donna, quasi ancora una ragazzina, in una piccola casa,
immersa nella preghiera. All'improvviso davanti a lei c'è un uomo luminoso, non è entrato,
semplicemente è lì. Steiner, che era presente alla visione, chiese a questo punto alla Resl:
«Aveva grandi ali?». E lei: «Che cosa ti viene in mente, gli uomini luminosi non hanno bisogno
di ali». L'uomo luminoso si inchina davanti alla fanciulla spaventata e parla: «Schelam lich,
Mirjam, gaseta...», poi alcune altre parole. Steiner chiede: «Lentamente, che cosa viene dopo
gaseta?». Teresa riflette, poi dice: «Avresti dovuto scrivere più in fretta, ora non lo so più». Si
tratta dell'annuncio dell'angelo Gabriele: «Ti saluto Maria, piena di grazia». Maria, sempre
spaventata, però con l'espressione più fiduciosa, guarda la figura luminosa. L'angelo dice altre
cose solenni. Lei chiede qualcosa e l'angelo le risponde. 

Quando l'angelo finisce di parlare, la
fanciulla china la testa e dice un paio di parole. In quello stesso momento Teresa Neumann vede
una gran luce provenire dall'alto ed entrare nella fanciulla, mentre l'angelo si inchina di nuovo
e scompare. Questa fu la descrizione di Teresa nello stato di quiete che seguiva
immediatamente le visioni. Quando fu tornata allo stato normale, Steiner le chiese di cercare di
completare la descrizione con qualche altro particolare, per esempio relativo alla casa. Nello
stato normale Teresa conservava infatti qualche impressione di ciò che aveva visto. La
descrizione della casa di Maria è la seguente: La casetta si trova a ridosso di una collina, davanti
c'è una fonte. Il muro posteriore della casa è costituito da una roccia, ha il tetto piatto sul quale
si può camminare. Al muro anteriore si arrampica una vite. Attraverso una porta, chiusa
soltanto da una tenda, si entra in una piccola stanza. Lì pregava Maria e in seguito la sacra
famiglia. C'è un'unica finestra, piuttosto alta, che non ha vetri come le nostre, ma è aperta e ha
inferriate fatte di legno. Da questa stanza una porta a destra conduce in un altro ambiente, dove
Maria lavora; lì mangiano anche. C'è un focolare aperto, con un camino in alto per il fumo. Qui
Maria, e in seguito il piccolo Salvatore, dorme su una stuoia, che di giorno sta arrotolata in un
angolo. Si dorme avvolti in coperte. Qui si trovano anche sedili allungati, con un appoggio
obliquo di lato, per sostenere la parte superiore del corpo durante il pasto. Da questa stanza
un'altra porta immette in un terzo locale: la stanza dove San Giuseppe lavora e dorme. Una 

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porta conduce da questa stanza all'esterno, accanto a questa porta c'è una scala per salire sul
tetto. Proprio di fronte c'è una piccola stalla per l'asino che la sacra famiglia possiede.

LE VISIONI DI NATALE

Riporto queste visioni un po' abbreviate; esse si riferiscono a vari giorni.

22 dicembre: partenza da Nazaret per Betlemme Giuseppe rientra e annuncia a Maria che
per ordine dell'imperatore Augusto era stato disposto un censimento di tutta la popolazione
dell'impero romano; dato che bisognava farsi censire nella città natale, bisognava partire subito
per Betlemme. Maria attendeva per i prossimi giorni il parto, per cui quest'ordine per lei era
duro da accettare. Tuttavia disse che non restava altro da fare che obbedire. Giuseppe temeva
che il viaggio fosse troppo pesante per Maria e propose di viaggiare da solo. Maria però gli
rispose che Dio avrebbe aiutato e che era bene obbedire alle autorità. Così si prepararono per
il viaggio. Come animale da trasporto e insieme come cavalcatura presero un'asina, per poterne
usare il latte. Fu caricata la tenda grigia e sopra di questa una coperta grigia di lana. Il resto del
bagaglio fu appeso ai fianchi dell'asina, a sinistra un pacco contenente una coperta di lana per
Giuseppe, dentro la quale erano custoditi pane, frutta e un vestito caldo per lui. A destra c'erano
due pacchi: quello davanti, più piccolo, consisteva di una semplice coperta di lana che poteva
all'occorrenza essere tagliata per farne dei pannolini; dentro a questa coperta c'erano le
camicine e i pannolini per il bambino che doveva nascere. L'altro pacco conteneva un abito
caldo per Maria e altro cibo.

A questo pacco erano fissati orizzontalmente i tre pali della tenda. La partenza avvenne verso
le sei del mattino. Maria si sedette sull'asina, con i piedi verso sinistra, Giuseppe camminava
davanti a sinistra accanto all' animale che era legato a briglie di pelle. Nella mano sinistra
Giuseppe aveva un bastone da viaggio, nella destra le briglie. Indossava una veste di colore
giallo scuro e un mantello marrone. Maria indossava un caldo mantello grigio scuro, veste
marrone rossiccio e scialle giallo di lana sotto al mantello. Il tempo era piuttosto freddo e
piovoso, le strade sdrucciolevoli e fangose. Il viaggio in quella prima giornata fu buono, però
non riuscirono a trovare una locanda per pernottare; così la sera montarono la tenda all'aperto
in una zona deserta presso alcuni alberi e dormirono sulle coperte che avevano portato con sé.
L'asina fu legata a un albero.

23 dicembre: sulla via per Betlemme Al mattino dopo Maria e Giuseppe si misero in viaggio
alle 5 e mezzo circa. Procedettero senza fermarsi fino a mezzogiorno, e per risparmiare l'asina
Maria ogni tanto faceva dei tratti a piedi. Verso mezzogiorno Maria si sentì stanca e vedendo in
lontananza una casa ringraziarono Dio e vi si diressero. Qui viveva una coppia di sposi piuttosto
anziani, con un ragazzo e una ragazza. Giuseppe entrò nella casetta e chiese aiuto per le cose
indispensabili. L'uomo uscì, andò incontro a Maria e la pregò di entrare. Prima non si erano mai
conosciuti. Vedendo Maria in avanzato stato di gravidanza e molto pallida - in genere però il
suo aspetto era forte e sano - i due sposi offrirono a, lei e Giuseppe il loro pranzo caldo. Il
Salvatore in seguito li ricompensò.

I due vecchi morirono essendo ancora pagani, però molto buoni. I due ragazzi divennero
cristiani. Prima sentirono le prediche di Giovanni Battista e il fratello si fece battezzare da lui.
Poi seguì il Salvatore e fu tra i primi settantadue discepoli; la sorella si occupò della casa e
appunto mentre stava togliendo dall'abitazione tutto ciò che era pagano e in particolare voleva
levare dal tetto l'immagine di un idolo, arrivarono i suoi parenti e la fecero precipitare dal tetto
facendola morire. La seconda notte Giuseppe e Maria la passarono in una piccola locanda dove
dovettero pagare per l'alloggio. Dormirono molto bene e presero forza per la successiva
giornata di viaggio.

24 dicembre: ricerca di un ricovero. Alle sei Maria e Giuseppe si misero di nuovo in viaggio.
Dopo mezzogiorno l'asina camminava con molta fatica e in una piccola località ottennero 

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gratuitamente del cibo per lei. Il tempo era piovoso e freddo. Verso sera erano alle porte di
Betlemme: Maria scese dall'asina davanti alla porta settentrionale e poi entrò seguendo
Giuseppe. Betlemme contava allora circa mille e cento abitanti. Le case, come a Gerusalemme,
avevano il tetto piatto. Avevano finestre quadrate, piccole, o anche rotonde, senza vetri, con
inferriate di legno e tende. Per la strada erano già accesi dei fuochi. Le strade erano lastricate
con grandi pietre e quindi scivolose. Giuseppe entrò in una casa a destra della strada, mentre
Maria teneva stretta l'asina. Ben presto Giuseppe uscì, e con espressione triste comunicò a
Maria che qui non potevano pernottare. Proseguirono e Giuseppe chiese alloggio in una locanda
poco oltre, una casa grande e lunga. Gli fu detto che non c'era più posto. Turbato, tornò da Maria
che cercò di consolarlo. Cercarono poi, senza successo, in altre case, in particolare in una casa a
sinistra della strada, quella dove Giuseppe era nato e dove doveva farsi censire. C'era molta
gente, per cui Giuseppe pensò di rimandare la cosa al giorno dopo. Maria però lo sollecitò a
provvedere subito, perché sentiva che la sua ora era vicina.

Attesero quindi che ci fosse meno gente e si fecero censire. Nel frattempo si era fatta notte
piena. Infine Giuseppe chiese a un altro uomo dove potesse alloggiare con Maria. L'uomo era
gentile; disse loro che in città non c'era più posto, e suggerì loro di andare al settore meridionale
e di uscire dalla città seguendo la strada per un breve tratto: li avrebbero trovato, a destra, una
stalla dov'egli consentiva loro di alloggiare: infatti era comproprietario di quella stalla. I suoi
pastori erano tra quelli che in seguito adorarono Gesù. Maria e Giuseppe seguirono
l'indicazione; per raggiungere la stalla Giuseppe accese la lampada che aveva portato con sé;
poi seguirono a piedi la strada per circa duecento metri e a destra trovarono la stalla che distava
circa cinquanta metri dalla strada.

Alle otto circa Giuseppe, Maria e l'asina entravano nella stalla. La stalla era lunga circa sette
metri e larga quattro. Era costruita sul dorsale orientale di una collina, accanto a una caverna
che si apriva nella roccia. Il tetto era fatto di legno vecchio e spesso, come anche le pareti laterali
e quella anteriore della stalla. Alla parete di destra c'era una piccola finestra. Giuseppe legò
l'asina a un palo, e più tardi a un altro palo accanto al bambino, perché lo scaldasse. Appese la
lampada al soffitto al centro della stalla. Poi preparò il giaciglio per Maria e per sé. Per Maria
stese su della paglia il telo della tenda e la coperta grigia di lana, per sé usò una coperta di lana
e paglia. Maria doveva dormire a destra della stalla, lui a sinistra. Il cielo era coperto di nubi.
24-25 dicembre: notte santa La visione della notte di Natale avveniva sempre per Teresa in
tempi reali, cioè verso la mezzanotte del 24 dicembre. Ad essa assistettero più volte padre
Naber, il dottor Gerlich, il professor Wutz, Steiner e altri amici di Teresa. Durante questa visione
il suo viso era raggiante di gioia. Teresa non vedeva la nascita vera e propria di Gesù. In base
alle annotazioni del pastore Naber, basate sulle descrizioni di Teresa nello stato di quiete, i fatti
venivano da lei visti in questo modo (riportiamo letteralmente le note del sacerdote): «Verso le
undici di sera Maria entra in estasi. Si solleva in ginocchio e incrocia le braccia sul petto. Il
bambino divino lascia verso mezzanotte il grembo materno, che si richiude subito intatto e
incontaminato; non ci sono dolori né prima né dopo. Giuseppe aveva riempito una mangiatoia
di paglia: sotto paglia di frumento e sopra morbidi giunchi. La mangiatoia era lunga circa un
metro, non tutte le mangiatoie erano uguali. In questa mangiatoia Maria pose il bambino, dopo
averlo asciugato, avvolto in pannolini, coperto di una camicina a maniche lunghe e di una
copertina di lana. Poi pregarono, Giuseppe a destra e Maria a sinistra del bambino, Giuseppe a
mani giunte, Maria a braccia incrociate sul petto. Alla nascita di Gesù il cielo divenne chiaro e
pieno di stelle». Teresa aggiunse che il bambino aveva gli occhi azzurro-scuri e i capelli chiari.

L'ANNUNCIO AI PASTORI

La visione dell'annuncio ai pastori della nascita di Cristo iniziava una mezz'ora circa dopo
mezzanotte. Teresa Neumann si vedeva trasportata davanti a una capanna che distava circa
mezz'ora dalla stalla, in direzione sud, su una collina a cinquanta metri dalla strada. Tutta la 

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zona era collinosa. La capanna era alta meno di due metri, coperta di giunchi, appoggiata e
inserita in una roccia. Era grande circa la metà della stalla di Betlemme. In questa capanna otto
pastori avevano il loro riparo notturno; dormivano su giunchi e si coprivano con coperte e pelli
di pecora. C'erano anche tredici pecore grandi e piccole, bianche e marroni, e due cani, uno
grande nero e uno piccolo marrone, col pelo lungo e le orecchie pendenti. Questi stavano dentro
la capanna; fuori c'erano circa cinquecento pecore. All'improvviso si fece chiaro, e tutti nella
capanna si spaventarono.

Con circospezione i pastori spiarono fuori della capanna per vedere quale potesse essere la
causa della luminosità. E che cosa videro? A una distanza di circa tre metri, a un'altezza di circa
tre metri, davanti al lato occidentale della capanna, su una nube lucente stava un angelo, una
figura di giovinetto fatto di luce, con la veste bianca splendente dalle maniche lunghe e la
cintura. Era quello che aveva detto a Maria «Schelam lich Mirjam». I suoi capelli lunghi avevano
la discriminatura al centro. La mano sinistra era posata sul petto, la destra era alzata. Non aveva
ali. Tutto il paesaggio circostante era illuminato dalla luce che emanava dall'angelo. L'angelo
parlò ai pastori in maniera da tranquillizzarli, con voce chiara, amichevole e solenne; parlò loro
nella loro lingua.

Due volte indicò con la mano destra verso sinistra. Quando finì di parlare, intorno a lui
apparvero molti altri angeli (angeli normali, circa seicento), anch'essi luminosi e su nubi lucenti.
Quando ebbero innalzato un meraviglioso canto con i pastori che ascoltavano con grande
attenzione, la schiera celeste scomparve. I pastori ora discussero fra loro per circa un quarto
d'ora; poi si mossero in direzione di Betlemme. Le tredici pecore e i due cani che erano nella
capanna andarono con loro. La stalla in cui era nato il Redentore apparteneva al padrone di
questi pastori. In questa stalla i pastori speravano di trovare il bambino neonato. La loro
speranza crebbe quando dalla strada videro la luce uscire dalla finestra della stalla. Giunti alla
stalla, i pastori adorarono il bambino. Regalarono alla sacra famiglia una pecora e un agnello.
In seguito Giuseppe li vendette per comprare col ricavato le cose più necessarie al bambino.

I RE MAGI

In base alle visioni di Teresa Neumann, i nomi di questi tre re, Gaspare, Melchiorre e
Baldassarre, tramandati dalla tradizione ecclesiastica, sono più o meno esatti. Essi erano
autentici principi regnanti, molto ricchi, non autoritari e prepotenti, ma cordiali con la gente.
Baldassarre veniva dalla Nubia, un paese ricco d'oro. Aveva poco più di 40 anni e viaggiava con
settanta servitori, venti soldati, otto saggi (ognuno dei quali aveva due servitori e una moglie).
Baldassarre aveva circa venti sapienti presso di sé. Melchiorre veniva dall'Arabia, un paese
ricco di messi e di spezie. Aveva circa 55 anni e aveva portato con sé circa quaranta servitori,
cinquanta soldati, cinque sapienti ognuno dei quali aveva due servitori e due mogli. Gaspare
veniva dalla Media, un paese ricco di incenso, frutta e resine. Aveva circa 45 anni ed era
accompagnato da circa venti servitori, quaranta soldati e quattro saggi ognuno con due
servitori. In questi tre paesi veniva praticata con grande attenzione l'arte di scrutare le stelle,
in particolare nella Media. Erano state costruite torri alte di legno, appunto per osservare le
stelle. I principi tenevano ad avere presso di sé dei sapienti esperti nell'osservazione delle
stelle, i magi. I giudei che vivevano nei loro paesi avevano portato la conoscenza del vero Dio e
del Salvatore promesso, in particolare anche la profezia di Balaam: «Sorgerà una stella da
Giacobbe» (Nm 24,17). In Nubia la stella era stata vista già tre settimane prima della nascita del
Salvatore da due magi, che erano poi andati dal re e gli avevano raccontato di aver visto in cielo
una stella speciale: essa era di grandezza straordinaria ed emanava una luce particolarmente
forte; aveva inoltre una coda speciale, lunga e piegata verso la fine. Il re aveva quindi riunito i
sapienti del suo regno, i quali non avevano saputo come spiegarsi il fatto, per cui il re aveva
inviato messaggeri al suo amico, il re Melchiorre d'Arabia, nella fiducia che lui ne sapesse di più.
In Arabia e in Media la stella era visibile come in Nubia, però in quei giorni nessun astronomo 

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era salito sulla torre. Soltanto in Arabia uno era stato lassù, aveva visto la strana stella e aveva
detto che era necessario studiarla a fondo. Però i magi non erano tutti presenti, così la cosa era
stata tralasciata; anche il re non se ne era occupato oltre. Ora però salì lui stesso sulla torre e
poi inviò messaggeri in Media per sapere se anche lì fosse stata vista quella stella così
particolare. In Media il re era salito personalmente sulla torre nei giorni della nascita del
Salvatore e aveva scoperto la stella; aveva allora chiamato a consiglio i suoi sapienti, che però
non avevano saputo dirgli nulla di preciso. Quando però tornarono i messaggeri dall'Arabia e
riferirono ciò che avevano saputo, il re capì e ordinò di predisporre subito il viaggio per l'Arabia
per discutere la cosa. Mentre i messaggeri arabi erano in viaggio per la Media, il re di Nubia
cavalcò verso l'Arabia e proseguì poi col re di questo paese per la Media, dove giunsero mentre
il re del paese stava facendo i preparativi per il viaggio in Arabia. Partirono quindi tutti e tre
dalla Media seguendo la stella, che spesso non era visibile per giorni e settimane (a causa delle
nubi) e quindi il viaggio fu ritardato. I re erano monoteisti, conoscevano la profezia di Balaam e
credevano di avere ora davanti a sé la stella che egli aveva preannunciato.

La visione dell'arrivo dei re magi avvenne il 6 gennaio 1929: verso mezzogiorno. Teresa vide
i tre saggi principi, con un seguito di circa trecento persone (sapienti, servitori, soldati e anche
donne) arrivare a Gerusalemme. Erano un negro dalla Nubia, uno di pelle scura dall'Arabia, un
giallo dalla Media. Una cometa li guidava. Dopo una prima indagine presso Erode al quale
chiesero dove fosse il re neonato, i re si mossero verso una Betlemme in direzione nord.
Soltanto dopo una seconda indagine si mossero verso la Betlemme giusta. La stella però li
condusse ben oltre Betlemme, verso una stalla in muratura dove la sacra famiglia, che stava
allora fuggendo verso l'Egitto, viveva già da qualche tempo. Da principio i re sono delusi dalla
semplicità e povertà che trovano e credono di essersi sbagliati. Tuttavia bussano alla porta.
Giuseppe apre con circospezione. Soltanto il re di Arabia sa parlare una lingua che Giuseppe
può capire. Egli si presenta e chiede di parlare con la madre. Poi vede Gesù bambino, che ha ora
quasi due anni, con uno «sguardo divino»: e subito i re riconoscono in quel bimbo la meta delle
loro ricerche, si gettano al suolo e con la fronte a terra adorano il piccolo. Teresa Neumann sente
le catene che portano al collo tintinnare toccando la terra... Poi i re presentano i loro doni.
Pregano la madre di conceder loro di tenere fra le braccia il bambino, e vengono accontentati.

Teresa li invidia molto, perché possono tenere fra le braccia il bambino. Viene però
ricompensata perché quando il bambino ha preso congedo dai re guarda lei con affetto, corre
verso di lei con le manine tese e lei può tenerlo fra le braccia. Lo sente caldo e grassottello, ed è
felicissima. Teresa visse questa esperienza per la prima volta nel 1931, e poi da allora tutti gli
anni il 6 gennaio.


AVE MARIA PURISSIMA!