domenica 5 agosto 2018



LA DIDACHE'
DOTTRINA DEI DODICI APOSTOLI
Dottrina del Signore (predicata) ai gentili per mezzo dei dodici Apostoli.

CAPITOLO 1
1. Due sono le vie, una della vita e una della morte, e la differenza è grande fra queste due vie.
2. Ora questa è la via della vita: innanzi tutto amerai Dio che ti ha creato, poi il tuo prossimo come te
stesso; e tutto quello che
non vorresti fosse fatto a te, anche tu non farlo agli altri.
3. Ecco pertanto l'insegnamento che deriva da queste parole: benedite coloro che vi maledicono e pregate
per i vostri nemici;
digiunate per quelli che vi perseguitano; perché qual merito avete se amate quelli che vi amano? Forse che
gli stessi gentili non
fanno altrettanto? Voi invece amate quelli che vi odiano e non avrete nemici.
4. Astieniti dai desideri della carne. Se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l'altra e
sarai perfetto; se
uno ti costringe ad accompagnarlo per un miglio, tu prosegui con lui per due. Se uno porta via il tuo
mantello, dagli anche la
tunica. Se uno ti prende ciò che è tuo, non ridomandarlo, perché non ne hai la facoltà.
5. A chiunque ti chiede, da' senza pretendere la restituzione, perché il Padre vuole che tutti siano fatti
partecipi dei suoi doni.
Beato colui che dà secondo il comandamento, perché è irreprensibile. Stia in guardia colui che riceve, perché
se uno riceve per
bisogno sarà senza colpa, ma se non ha bisogno dovrà rendere conto del motivo e dello scopo per cui ha
ricevuto. Trattenuto
in carcere, dovrà rispondere delle proprie azioni e non sarà liberato di lì fino a quando non avrà restituito
fino all'ultimo
centesimo.
6. E a questo riguardo è pure stato detto: "Si bagni di sudore l'elemosina nelle tue mani, finché tu sappia a
chi la devi fare".

CAPITOLO 2
1. Secondo precetto della dottrina:
2. Non ucciderai, non commetterai adulterio, non corromperai fanciulli, non fornicherai, non ruberai, non
praticherai la magia,
non userai veleni, non farai morire il figlio per aborto né lo ucciderai appena nato; non desidererai le cose
del tuo prossimo.
3. Non sarai spergiuro, non dirai falsa testimonianza, non sarai maldicente, non serberai rancore.
4. Non avrai doppiezza né di pensieri né di parole, perché la doppiezza nel parlare è un'insidia di morte.
5. La tua parola non sarà menzognera né vana, ma confermata dall'azione.
6. Non sarai avaro, né rapace, né ipocrita, né maligno, né superbo; non mediterai cattivi propositi contro il
tuo prossimo.
7. Non odierai alcun uomo, ma riprenderai gli uni; per altri, invece, pregherai; altri li amerai più dell'anima
tua.

CAPITOLO 3
1. Figlio mio, fuggi da ogni male e da tutto ciò che ne ha l'apparenza.
2. Non essere iracondo, perché l'ira conduce all'omicidio, non essere geloso né litigioso né violento, perché
da tutte queste
cose hanno origine gli omicidi.
3. Figlio mio, non abbandonarti alla concupiscenza, perché essa conduce alla fornicazione; non fare discorsi
osceni e non
essere immodesto negli sguardi, perché da tutte queste cose hanno origine gli adultéri.
4. Non prendere auspici dal volo degli uccelli, perché ciò conduce all'idolatria; non fare incantesimi, non darti
all'astrologia né
alle purificazioni superstiziose, ed evita di voler vedere e sentire parlare di simili cose, perché da tutti questi
atti ha origine
l'idolatria.
5. Figlio mio, non essere bugiardo, perché la menzogna conduce al furto; né avido di ricchezza, né
vanaglorioso, perché da
tutte queste cose hanno origine i furti.
6 Figlio mio, non essere mormoratore, perché ciò conduce alla diffamazione; non essere insolente, né
malevolo, perché da tutte
queste cose hanno origine le diffamazioni.
7. Sii invece mansueto, perché i mansueti erediteranno la terra.
8. Sii magnanimo, misericordioso, senza malizia, pacifico, buono e sempre timoroso per le parole che hai
udito.
9. Non esalterai te stesso, non infonderai troppo ardire nel tuo animo; né l'animo tuo si accompagnerà con i
superbi, ma andrà
insieme ai giusti e agli umili.
10. Tutte le cose che ti accadono accoglile come dei beni, sapendo che nulla avviene senza la partecipazione
di Dio.

CAPITOLO 4
1. O figlio, ti ricorderai notte e giorno di colui che ti predica le parole di Dio e lo onorerai come il Signore,
perché là donde è
predicata la (sua) sovranità, è il Signore.
2. Cercherai poi ogni giorno la presenza dei santi, per trovare riposo nelle loro parole.
3. Non sarai causa di discordia, ma cercherai invece di mettere pace tra i contendenti; giudicherai secondo
giustizia e non farai
distinzione di persona nel correggere i falli.
4. Non starai in dubbio se (una cosa) avverrà o no.
5. Non accada che tu tenda le mani per ricevere e le stringa nel dare.
6. Se grazie al lavoro delle tue mani possiedi (qualche cosa), donerai in espiazione dei tuoi peccati.
7. Darai senza incertezza, e nel dare non ti lagnerai; conoscerai, infatti, chi è colui che dà una buona
ricompensa.
8. Non respingerai il bisognoso, ma farai parte di ogni cosa al tuo fratello e non dirai che è roba tua. Infatti,
se partecipate in
comune ai beni dell'immortalità, quanto più non dovete farlo per quelli caduchi?
9. Non ritirerai la tua mano di sopra al tuo figlio o alla tua figlia, ma sin dalla tenera età insegnerai loro il
timor di Dio.
10. Al tuo servo e alla tua serva che sperano nel medesimo Dio non darai ordini nei momenti di collera,
affinché non perdano il
timore di Dio, che sta sopra gli uni e gli altri. Perché egli non viene a chiamarci secondo la dignità delle
persone, ma viene a
coloro che lo Spirito ha preparato.
11. Ma voi, o servi, siate soggetti ai vostri padroni come a una immagine di Dio, con rispetto e timore.
12. Odierai ogni ipocrisia e tutto ciò che dispiace al Signore.
13. Non trascurerai i precetti del Signore, ma osserverai quelli che hai ricevuto senza aggiungere o togliere
nulla.
14. Nell'adunanza confesserai i tuoi peccati e non incomincerai mai la tua preghiera in cattiva coscienza.
Questa è la via della
vita.

CAPITOLO 5
1. La via della morte invece è questa: prima di tutto essa è maligna e piena di maledizione: omicidi, adultéri,
concupiscenze,
fornicazioni, furti, idolatrie, sortilegi, venefici, rapine, false testimonianze, ipocrisie, doppiezza di cuore,
frode, superbia, malizia,
arroganza, avarizia, turpiloquio, invidia, insolenza, orgoglio, ostentazione, spavalderia.
2. Persecutori dei buoni, odiatori della verità, amanti della menzogna, che non conoscono la ricompensa
della giustizia, che non
si attengono al bene né alla giusta causa, che sono vigilanti non per il bene ma per il male; dai quali è
lontana la mansuetudine e
la pazienza, che amano la vanità, che vanno a caccia della ricompensa, non hanno pietà del povero, non
soffrono con chi soffre,
non riconoscono il loro creatore, uccisori dei figli, che sopprimono con l'aborto una creatura di Dio,
respingono il bisognoso,
opprimono i miseri, avvocati dei ricchi, giudici ingiusti dei poveri, pieni di ogni peccato. Guardatevi, o figli, da
tutte queste
colpe.

CAPITOLO 6
1. Guarda che alcuno non ti distolga da questa via della dottrina, perché egli ti insegna fuori (della volontà)
di Dio.
2. Se infatti puoi sostenere interamente il giogo del Signore, sarai perfetto; se non puoi fa' almeno quello
che puoi.
3. E riguardo al cibo, cerca di sopportare tutto quello che puoi, ma comunque astieniti nel modo più assoluto
dalle carni
immolate agli idoli, perché (il mangiarne) è culto di divinità morte.
 
CAPITOLO 7
1. Riguardo al battesimo, battezzate così: avendo in precedenza esposto tutti questi precetti, battezzate nel
nome del Padre, del
Figlio e dello Spirito Santo in acqua viva.
2. Se non hai acqua viva, battezza in altra acqua; se non puoi nella fredda, battezza nella calda.
3. Se poi ti mancano entrambe, versa sul capo tre volte l'acqua in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito
Santo.
4. E prima del battesimo digiunino il battezzante, il battezzando e, se possono, alcuni altri. Prescriverai però
che il battezzando
digiuni sin da uno o due giorni prima.

CAPITOLO 8
1. I vostri digiuni, poi, non siano fatti contemporaneamente a quelli degli ipocriti; essi infatti digiunano il
secondo e il quintogiorno della settimana, voi invece digiunate il quarto e il giorno della preparazione.
2. E neppure pregate come gli ipocriti, ma come comandò il Signore nel suo vangelo, così pregate:
Padre nostro che sei nel cielo,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi il nostro debito,
come anche noi lo rimettiamo ai nostri debitori,
e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male;
perché tua è la potenza e la gloria nei secoli.
3. Pregate così tre volte al giorno.

CAPITOLO 9
1. Riguardo all'eucaristia, così rendete grazie:
2. dapprima per il calice: Noi ti rendiamo grazie, Padre nostro, per la santa vite di David tuo servo, che ci hai
rivelato per
mezzo di Gesù tuo servo. A te gloria nei secoli.
3. Poi per il pane spezzato: Ti rendiamo grazie, Padre nostro, per la vita e la conoscenza che ci hai rivelato
per mezzo di Gesù
tuo servo. A te gloria nei secoli.
4. Nel modo in cui questo pane spezzato era sparso qua e là sopra i colli e raccolto divenne una sola cosa,
così si raccolga la
tua Chiesa nel tuo regno dai confini della terra; perché tua è la gloria e la potenza, per Gesù Cristo nei
secoli.
5. Nessuno però mangi né beva della vostra eucaristia se non i battezzati nel nome del Signore, perché
anche riguardo a ciò il
Signore ha detto: "Non date ciò che è santo ai cani".

CAPITOLO 10
1. Dopo che vi sarete saziati, così rendete grazie:
2. Ti rendiamo grazie, Padre santo, per il tuo santo nome che hai fatto abitare nei nostri cuori, e per la
conoscenza, la fede e
l'immortalità che ci hai rivelato per mezzo di Gesù tuo servo. A te gloria nei secoli.
3. Tu, Signore onnipotente, hai creato ogni cosa a gloria del tuo nome; hai dato agli uomini cibo e bevanda
a loro conforto,
affinché ti rendano grazie; ma a noi hai donato un cibo e una bevanda spirituali e la vita eterna per mezzo
del tuo servo.
4. Soprattutto ti rendiamo grazie perché sei potente. A te gloria nei secoli.
5. Ricordati, Signore, della tua chiesa, di preservarla da ogni male e di renderla perfetta nel tuo amore;
santificata, raccoglila dai
quattro venti nel tuo regno che per lei preparasti.
Perché tua è la potenza e la gloria nei secoli.
6. Venga la grazia e passi questo mondo.
Osanna alla casa di David.
Chi è santo si avanzi, chi non lo è si penta.
Maranatha. Amen.
7. Ai profeti, però, permettete di rendere grazie a loro piacimento.

CAPITOLO 11
1. Ora, se qualcuno venisse a insegnarvi tutte le cose sopra dette, accoglietelo;
2. ma se lo stesso maestro, pervertito, vi insegnasse un'altra dottrina allo scopo di demolire, non lo
ascoltate; se invece (vi
insegna) per accrescere la giustizia e la conoscenza del Signore, accoglietelo come il Signore.
3. Riguardo agli apostoli e ai profeti, comportatevi secondo il precetto del Vangelo.
4. Ogni apostolo che venga presso di voi sia accolto come il Signore.
5. Però dovrà trattenersi un giorno solo; se ve ne fosse bisogno anche un secondo; ma se si fermasse tre
giorni, egli è un falso
profeta.
6. Partendo, poi, l'apostolo non prenda per sé nulla se non il pane (sufficiente) fino al luogo dove alloggerà;
se invece chiede
denaro, è un falso profeta.
7. E non metterete alla prova né giudicherete ogni profeta che parla per ispirazione, perché qualunque
peccato sarà perdonato,
ma questo peccato non sarà perdonato.
8. Non tutti, però, quelli che parlano per ispirazione sono profeti, ma solo coloro che praticano i costumi del
Signore. Dai
costumi, dunque, si distingueranno il falso profeta e il profeta.
9. Ogni profeta che per ispirazione abbia fatto imbandire una mensa eviterà di prendere cibo da essa,
altrimenti è un falso
profeta.
10. Ogni profeta, poi, che insegna la verità, se non mette in pratica i precetti che insegna, è un falso profeta.
11. Ogni profeta provato come veritiero, che opera per il mistero terrestre della chiesa, ma che tuttavia non
insegna che si
debbano fare quelle cose che egli fa, non sarà da voi giudicato, perché ha il giudizio da parte di Dio; allo
stesso modo, infatti, si
comportarono anche gli antichi profeti.
12. Se qualcuno dicesse per ispirazione: dammi del denaro o qualche altra cosa, non gli darete ascolto; ma
se dicesse di dare
per altri che hanno bisogno, nessuno lo giudichi.

CAPITOLO 12
1. Chiunque, poi, viene nel nome del Signore, sia accolto. In seguito, dopo averlo messo alla prova, lo
potrete conoscere,
poiché avrete senno quanto alla destra e alla sinistra.
2. Ma se colui che giunge è di passaggio, aiutatelo secondo le vostre possibilità; non dovrà però rimanere
presso di voi che due
o tre giorni, se ce ne fosse bisogno.
3. Nel caso che volesse stabilirsi presso di voi e che esercitasse un mestiere, lavori e mangi.
4. Se invece non ha alcun mestiere, con il vostro buon senso cercate di vedere come possa un cristiano
vivere tra voi senza
stare in ozio.
5. Se non vuole comportarsi in questo modo, è uno che fa commercio di Cristo. Guardatevi da gente simile.

CAPITOLO 13
1. Ogni vero profeta che vuole stabilirsi presso di voi è degno del suo nutrimento.
2. Così pure il vero dottore è degno, come l'operaio, del suo nutrimento.
3. Prenderai perciò le primizie di tutti i prodotti del torchio e della messe, dei buoi e delle pecore e le darai ai
profeti, perché
essi sono i vostri Sommi Sacerdoti.
4. Se però non avete un profeta, date ai poveri.
5. Se fai il pane, prendi la primizia e dà secondo il precetto.
6. E così, se apri un'anfora di vino o di olio, prendi le primizie e dalle ai profeti.
7. Del denaro, del vestiario e di tutto quello che possiedi, prendi poi le primizie come ti sembra più
opportuno e dà secondo il
precetto.

CAPITOLO 14 
1. Nel giorno del Signore, riuniti, spezzate il pane e rendete grazie dopo aver confessato i vostri peccati,
affinché il vostro
sacrificio sia puro.
2. Ma tutti quelli che hanno qualche discordia con il loro compagno, non si uniscano a voi prima di essersi
riconciliati, affinché il
vostro sacrificio non sia profanato.
3. Questo è infatti il sacrificio di cui il Signore ha detto: "In ogni luogo e in ogni tempo offritemi un sacrificio
puro, perché un re
grande sono io - dice il Signore - e mirabile è il mio nome fra le genti".

CAPITOLO 15
1. Eleggetevi quindi episcopi e diaconi degni del Signore, uomini miti, disinteressati, veraci e sicuri; infatti
anch'essi compiono
per voi lo stesso ministero dei profeti e dei dottori.
2. Perciò non guardateli con superbia, perché essi, insieme ai profeti e ai dottori, sono tra voi ragguardevoli.
3. Correggetevi a vicenda, non nell'ira ma nella pace, come avete nel vangelo. A chiunque abbia offeso il
prossimo nessuno
parli: non abbia ad ascoltare neppure una parola da voi finché non si sia ravveduto.
4. E fate le vostre preghiere, le elemosine e tutte le vostre azioni così come avete nel vangelo del Signore
nostro.

CAPITOLO 16
1. Vigilate sulla vostra vita. Non spegnete le vostre fiaccole e non sciogliete le cinture dai vostri fianchi, ma
state preparati
perché non sapete l'ora in cui il nostro Signore viene.
2. Vi radunerete di frequente per ricercare ciò che si conviene alle anime vostre, perché non vi gioverà tutto
il tempo della
vostra fede se non sarete perfetti nell'ultimo istante.
3. Infatti negli ultimi giorni si moltiplicheranno i falsi profeti e i corruttori, e le pecore si muteranno in lupi, e
la carità si muterà in
odio;
4. finché, crescendo l'iniquità, si odieranno l'un l'altro, si perseguiteranno e si tradiranno, e allora il seduttore
del mondo apparirà
come figlio di Dio e opererà miracoli e prodigi, e la terra sarà consegnata nelle sue mani, e compirà iniquità
quali non avvennero
mai dal principio del tempo.
5. E allora la stirpe degli uomini andrà verso il fuoco della prova, e molti saranno scandalizzati e periranno;
ma coloro che
avranno perseverato nella loro fede saranno salvati da quel giudizio di maledizione.
6. E allora appariranno i segni della verità: primo segno l'apertura nel cielo, quindi il segno del suono di tuba
e terzo la
resurrezione dei morti;
7. non di tutti, però, ma, come fu detto: "Verrà il Signore e tutti i santi con lui. Allora il mondo vedrà il
Signore venire sopra le
nubi del cielo."
LAUDETUR JESUS CHRISTUS

ENTRONIZACION DEL PADRE - Y SU SIGNIFICADO

sabato 4 agosto 2018

MARIA ROSA MISTICA e Pierina Gilli


Pierina Gilli

Pierina nacque a Montichiari il 3 agosto 1911, prima di nove figli, da una modesta famiglia contadina.
Crebbe dedita alla famiglia, al lavoro e alla preghiera, sopportando pazientemente i disagi dovuti alla povertà materiale e alla salute cagionevole.
La morte del padre intensificò le sue sofferenze e la costrinse ad entrare nell’orfanotrofio di Montichiari, allora tenuto dalle suore Ancelle della Carità.
Pur avendo ben presto maturato un pensiero di vocazione, il suo desiderio di consacrarsi nell’istituto religioso fondato dalla Crocifissa di Rosa non fu mai realizzato per i continui rinvii che malattie improvvise e gravi incomprensioni le procurarono.
Attorno ai trent’anni, Pierina Gilli improvvisamente si rese protagonista di intense esperienze spirituali legate alla devozione di Maria Rosa Mistica che oggi è conosciuta in tutto il mondo, e in questa fedele testimonianza ella ricevette la sua definitiva Croce, fatta di altre innumerevoli sofferenze fisiche e morali.

Vicende dal 1946 al 1947

Nella notte tra il 23 e il 24 Novembre 1946 – al culmine della sofferenza per una gravissima malattia­ Pierina ebbe la grazia di comprendere in profondità l’esperienza spirituale di suor Maria Crocifissa di Rosa, la beata fondatrice delle suore Ancelle della Carità, e la sua particolare predilezione per i sofferenti.
Mediante l’immersione nella spiritualità di Maria Crocifissa di Rosa, Pierina comprese di dover dedicare la propria vita alla Madonna, offrendole in particolare “preghiere, sacrifici e sofferenze” per riparare i peccati di tre categorie di anime consacrate a Dio. Primo, per le anime religiose che tradiscono la loro vocazione; secondo, per riparare il peccato mortale di queste anime; terzo, per riparare il tradimento dei sacerdoti che si rendono indegni del loro sacro ministero. Inoltre, Pierina comprese di dover contribuire alla santificazione dei sacerdoti sempre attraverso la preghiera, il sacrificio e la penitenza dei fedeli devoti.
Il 13 Luglio 1947, durante una preghiera notturna con le suore che la ospitavano, Pierina ebbe l’intuizione di un’immagine della Madonna, vestita tutta di bianco, con tre rose sul petto: la rosa bianca avrebbe indicato lo spirito di preghiera, la rosa rossa lo sp1nto di sacrificio e la rosa gialla con i riflessi d’oro lo spirito di penitenza. In quella circostanza Pierina ebbe l’intuizione che il giorno 13 di ogni mese fosse celebrata con particolare solennità una giornata di preghiera mariana.
Pierina continuò nei mesi successivi ad approfondire le sue intuizioni alla luce della spiritualità di Fatima. In occasione della solennità dell’Immacolata, l’8 dicembre 1947 comprese che grandi frutti spirituali potevano venire dalla celebrazione di quella che chiamò “un’Ora di Grazia, di penitenza e di preghiera” a favore delle conversioni, soprattutto per le anime religiose.
Sempre l’8 Dicembre 1947, nel Duomo di Montichiari, Pierina comprese di doversi dedicare al Cuore Immacolato di Maria, fondando la propria spiritualità sul bel titolo tradizionale mariano di “Rosa Mistica”.

Vicende dal 1947 al 1966

Perdurando lo stato precario di salute di Pierina, un gruppo di pie persone si interessò della sua sistemazione ed alla fine fu provvisoriamente ospitata presso il Convento delle Suore Francescane del Giglio di Brescia: era il 20 Maggio 1949. Questa provvisorietà durò diciannove anni, durante i quali Pierina approfondì la propria spiritualità mariana con particolare attenzione alla devozione del santuario di Lourdes e agli ammalati e alle intuizioni avute nel 1947 con il riferimento a Maria, Rosa mistica.
Questa sensibilità la porterà a individuare nel sito di Fontanelle un luogo adatto per svilupparvi iniziative di accoglienza e di preghiera per gli ammalati, da dedicare a Maria, Rosa mistica. Il 17 Aprile 1966, prima Domenica dopo Pasqua, detta in albis, Pierina ha l’intuizione di invitare tutti gli ammalati a recarsi alla fonte del sito per chiedere alla Rosa mistica misericordia e consolazione.
Il 13 Maggio 1966 Pierina pensò che la sorgente potesse essere chiamata “Fonte di Grazia” e che venisse edificata una vasca per accogliervi i malati.
Nella festa del Corpus Domini, il 9 Giugno 1966, tra i campi di grano maturi, Pierina intuì la profonda connessione fra la spiritualità mariana e l’Eucaristia: il Pane Eucaristico era alimento per tante comunioni riparatrici.
Nella successiva festa della Trasfigurazione, 6 Agosto 1966, Pierina ebbe l’intuizione che il giorno del 13 ottobre si celebrasse la giornata mondiale della Comunione Riparatrice.

Ultimi anni

Pierina visse nell’umiltà della vita quotidiana, e pur obbedendo sempre alle disposizioni ecclesiastiche, rimase un punto di riferimento per i pellegrini sempre più numerosi che venivano a Montichiari attratti dalla devozione alla Madonna. Lei accoglieva paziente nella sua piccola casetta vicino al nuovo Ospedale della città pronta a intercedere in favore delle persone che chiedevano preghiere. A molti diede consolazione, consigli e preparò molti cuori alla conversione.
Pierina assistette in particolar modo gli ammalati, e questo per molti anni, fino al 1990, quando, aggravandosi la sua infermità, fu costretta in carrozzella.
Il 12 gennaio 1991, Pierina morì dopo una lunga purificazione del corpo e dello spirito. Alla presenza di una grande folla di fedeli, accorsa per l’ultimo saluto si celebrò il suo funerale. Fu accompagnata fuori dalla chiesa, verso il Cimitero dove ancora è sepolta, con le dolci parole: «O Maria, nostra speranza, ci assisti e pensi a noi…». Le stesse parole che la piccola aiuto-infermiera aveva osato intonare l’8 Dicembre 1947 alle ore 12, illuminata da Maria Rosa Mistica, nel grande Duomo di Montichiari.


AVE MARIA PURISSIMA!

Messaggi dal Cielo

Significado de la Entronización de Dios Padre

Mensaje 1 de agosto del 2018Explicación del significado de la Entronización de la Presencia del Padre Celestial en toda criatura humana.

Mensaje 2 de agosto del 2018, en BoliviaLa Restauración de la Iglesia

Mensaje 3 de agosto del 2018, en el Cerro del TepeyacVeneración perpetua a la Virgen María

venerdì 3 agosto 2018

SANTO STEFANO PROTOMARTIRE: il miracoloso ritrovamento delle sue spoglie

3 agosto: il miracoloso ritrovamento delle spoglie di santo Stefano Protomartire

Dagli Atti degli Apostoli
Atti 7:51-54
51 <<"...Di testa dura e incirconcisi di cuore e di orecchio, voi resistete sempre allo Spirito Santo: anche voi siete come i vostri padri.
52 Qual dei profeti non perseguitarono i vostri padri? Uccisero perfino quelli che predicevano la venuta del Giusto, di cui voi siete stati adesso i traditori e gli assassini,
53 Voi che avete ricevuto la legge per ministero d'Angeli, e non l'avete osservata."
54 All'udire tali cose, si rodevano nei loro cuori, e digrignavano i denti contro di lui.

55 Ma egli, ch'era pieno dello Spirito Santo, mirando fisso in cielo, vide la gloria di Dio, e Gesù che stava ritto alla destra di Dio. E disse: Ecco, io vedo i cieli aperti, e il Figlio dell'uomo ritto alla destra di Dio. 
56 Ma quelli, gettando grandi grida, si turarono le orecchie, e tutti insieme gli si gettarono addosso. 
57 E trascinatolo fuori della città, si diedero a lapidarlo: e i testimoni deposero i loro mantelli ai piedi d'un giovane, chiamato Saulo. 
58 Mentre lo lapidavano, Stefano pregava dicendo: Signore Gesù, ricevi il mio spirito. >

I corpi dei santi Stefano Protomartire, Gamaliele, Nicodemo e Abibone, esalanti un soavissimo odore, furono trovati vicino a Gerusalemme, da Giovanni vescovo di Gerusalemme. Al rumore dell'avvenimento accorse gran folla, e molti fra essi ch'erano affetti da diverse malattie o deboli, ritornarono guariti alle loro case. Il sacro corpo di san Stefano, depositato colla più gran pompa nella santa chiesa di Sion, fu trasportato sotto Teodosio il giovine a Costantinopoli; e in seguito, sotto il sommo Pontefice Pelagio I, a Roma, nel campo Verano, e riposto nella tomba di san Lorenzo Martire.

V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.
Nel 1960, sotto il pontificato di Giovanni XXIII, venne soppressa una festività molto importante per la Chiesa: il 3 agosto era ricordato il ritrovamento miracoloso delle spoglie di santo Stefano, un fatto storico e soprannaturale tanto grande da meritare doppia festività liturgica per il protomartire, che fu il primo a testimoniare con il sangue la sua Fede e il suo amore per Cristo, doppia come per san Giovanni Battista, che preparò la strada alla predicazione pubblica di Gesù.
Dimenticare significa non più testimoniare e la testimonianza dei fatti accaduti il 3 agosto del 415 non può non essere tramandata di padre in figlio. Quel giorno, meglio, in quella notte, il sacerdote Luciano del villaggio di Caphargamala, ebbe una visione che registrerà in una lettera poco tempo dopo gli avvenimenti e destinata «alla santa Chiesa ed a tutti i santi che sono in Gesù Cristo, nel mondo intero».
In essa si può leggere la prima delle quattro visioni che precedettero la scoperta. Luciano,su richiesta del prete spagnolo Avito, redasse in greco l’epistola. Avito la tradusse subito in latino per consegnarla ad un suo compatriota, Paolo Orosio, che stava per imbarcarsi per l’Occidente. Tale traduzione è stata per molto tempo pubblicata fra le opere di sant’Agostino. Le numerose versioni greche, una traduzione in lingua siriaca ed altre ancora in armeno, in georgiano… testimoniano l’enorme diffusione del testo originario.
Riportiamo qui lo scritto dello straordinario documento, riguardante la prima visione: «Io mi ero addormentato, al calar della notte, nel mio giaciglio, nel santo luogo del battistero, dove avevo l’abitudine di andare a dormire per custodire gli oggetti utili al ministero. Alla terza ora della notte, caddi in una sorta di estasi, un mezzo sonno, e vidi un vecchio di grandi proporzioni fisiche, prete di grande dignità, coi capelli bianchi, la barba lunga, rivestito di una grande stola bianca ornata da bottoni d’oro con una croce in mezzo. In mano teneva un bastone d’oro. Mi si avvicinò e, ponendosi alla mia destra, mi toccò col suo bastone d’oro: poi, dopo avermi chiamato per nome tre volte: “Luciano, Luciano, Luciano”, mi disse in greco: “Andate nella città di Aelia, che è Gerusalemme, e dite al santo Vescovo Giovanni queste parole: “Per quanto tempo dovremo rimanere rinchiusi e tarderete ad aprirci le porte? Sotto il vostro episcopato noi dobbiamo essere rivelati. Non tardate ad aprire il sepolcro in cui i nostri resti sono stati deposti senza onori, in modo che, per tramite nostro, Dio, il suo Cristo e lo Spirito Santo aprano la porta della clemenza sul mondo, perché le numerose cadute di cui il mondo è testimone lo mettono ogni giorno in pericolo. D’altronde, più che di me stesso, io mi preoccupo di quei santi davvero degni di tutti gli onori”. Io gli risposi così: “Chi siete, voi, signore, e chi sono quelli che stanno con voi?”. Così egli mi rispose: “Io sono Gamaliele [Cfr. Atti 5, 34-39 ndr], son colui che ha educato Paolo e gli ha insegnato la Legge di Gerusalemme. Accanto a me, verso Oriente, è sepolto Stefano, che i principi e sacerdoti giudei hanno lapidato a Gerusalemme per la fede di Cristo, fuori della città, presso la porta Nord, sulla strada verso Cedar. In quel luogo, il corpo di Stefano rimase un giorno ed una notte, steso a terra, senza sepoltura, esposto alle bestie feroci, di cui, secondo l’ordine empio dei capi dei sacerdoti, sarebbe dovuto divenire preda. Ma Dio non volle che Stefano subisse quella sorte […]. Ed io, Gamaliele, pieno di pietà per la sorte del ministro di Cristo, […] ho inviato durante la notte gli uomini pii, che abitavano in Gerusalemme, di cui io conoscevo la fede in Cristo, e feci loro tutte le mie raccomandazioni. Diedi loro tutto ciò che serviva e li convinsi a recarsi in segreto sul luogo del supplizio per portare via il corpo e condurlo, con uno dei miei carri, alla mia casa di campagna chiamata Caphargamala, cioè ‘Casa di campagna di Gamaliele’, a venti miglia dalla città. Là io feci celebrare i funerali che durarono quaranta giorni e feci deporre il corpo nel sepolcro che mi ero fatto costruire da queste parti, nella capanna situata ad Oriente, e ho fatto dare a questa gente il denaro necessario per sostenere le spese dei funerali”. Ed io, l’umile prete Luciano, rivolsi a Gamaliele questa domanda: “Dove dobbiamo cercare?”. Gamaliele mi rispose: “Nel mezzo del sobborgo”, il che poteva esser detto di un campo molto vicino alla casa di campagna, chiamato Delagabria, cioè campo degli uomini di Dio» (Luciano, Lettera, 3 dicembre 415, cap. XXII).
Il sacerdote Luciano si recò, insieme ad alcuni uomini, quella stessa notte alla tomba indicata dal maestro di san Paolo. Dopo aver scavato trovarono una pietra tombale su cui si leggeva a grandi lettere KEAYEA, CELIELossia servi di Dio, e APAAN, DARDANche significa Nicodemo e Gamaliele.
Inoltre, era sepolto Abibon. Fu il Vescovo Giovanni di Gerusalemme a tradurre tali parole al prete Luciano, che lo raggiunse a Diospolis, per riferire gli accadimenti, città dove in quel momento il Vescovo stava presiedendo un Sinodo (20 dicembre 415).Giovanni si recò personalmente, insieme ad altri due vescovi, Eustonio di Sebaste ed Eleuterio di Gerico, nel campo degli uomini di Dio. Quando aprirono il feretro di santo Stefano, racconta Luciano, la terra tremò e tutt’intorno si diffuse un profumo dolce, soave, paradisiaco.
All’evento era presente una moltitudine di persone, molte delle quali malate, che all’istante guarirono. Come già in vita («Stefano intanto, pieno di grazia e di fortezza, faceva grandi prodigi e miracoli tra il popolo», Atti 6, 8), anche dopo il ritrovamento dei resti mortali e a seguire ci fu, in tutta la cattolicità, un immenso numero di miracoli. 
Narra Luciano: «Nello stesso istante in cui sentirono questo dolce profumo, settantatré di loro ricuperarono la salute. Quanto ad altri, i demoni che si erano impadroniti di loro furono cacciati […]. Accaddero molte altre guarigioni che sarebbe per me troppo lungo ricordare dettagliatamente qui. Dopo aver baciato le sante reliquie, richiudemmo il feretro e portammo le reliquie di santo Stefano, cantando salmi ed inni, nella santa chiesa di Sion, dove egli era stato ordinato arcidiacono» (Luciano, Lettera, cap. XXVII).
I Padri della Chiesa hanno profuso insegnamenti eccelsi sulla figura di Stefano, soprattutto perché egli rappresenta il modello per eccellenza di amore per i nemici. L’amicizia di Dio, la filiazione adottiva del Padre hanno questo prezzo, ricorda san Massimo di Torino (Hom. 64 in S. Steph.). Ma tutti gli apologeti di santo Stefano si trovano concordi sull’affermazione di Massimo: Gregorio di Nissa, Giovanni Crisostomo, Cesario di Arles, Anselmo… «Gesù», predica sant’Agostino, «troneggiava sulla cattedra della sua croce ed insegnava a Stefano la regola della pietà. O buon maestro, tu hai ben parlato, ben insegnato. Guarda: il tuo discepolo prega per i suoi nemici, prega per i suoi carnefici» (Sermone, 315, 8), infatti gridò Stefano poco prima di morire: «Signore, non imputar loro questo peccato» (Atti 7, 60).
Quale sarà la fortuna di questo tema attraverso gli Atti dei Martiri, in cui si vedono i condannati manifestare rispetto e carità per i loro torturatori e assassini! San Tommaso Moro fa riferimento all’esempio di Stefano allorquando si augura di ritrovare in Paradiso i giudici che lo hanno condannato a morte, così come Paolo, presente sia alla condanna che alla lapidazione, lo ha raggiunto nell’eternità di Dio.
Ciò che accadde la notte del 3 agosto del 415, alla Chiesa, quella che nasconde con vergogna le realtà soprannaturali nell’affannosa ricerca di accondiscendere al mondo, non interessa più. Con l’obiettivo di dialogare con i neopositivisti – denigratori di visioni, apparizioni, fenomeni celesti – con i liberali, con i comunisti, con i radicali… ovvero con i «lontani», come li definiva Paolo VI (che prima di Giovanni XXIII e del Concilio Vaticano II la Chiesa aveva sempre chiamato «nemici»), la Chiesa si è allontanata da se stessa, dimentica ormai del suo immenso e potente Patrimonio, un patrimonio di bene, di bellezza, di verità destinato universalmente a ciascuno.
Il lungo discorso che tenne Stefano (Atti 7, 1-53) di fronte al Sinedrio che lo condannò, come aveva condannato Gesù, rivela il suo magistrale eloquio e la sua granitica Fede, i cui contenuti fanno tremare i polsi per la loro attualità: «O gente testarda e pagana nel cuore e nelle orecchie, voi sempre opponete resistenza allo Spirito Santo; come i vostri padri, così anche voi. Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete divenuti traditori e uccisori; voi che avete ricevuto la legge per mano degli angeli non l’avete osservata» (Atti 7, 51-53).
Il 3 agosto ricordiamo di nuovo ciò che accadde al campo degli uomini di Dio e nel farlo preghiamo santo Stefano per i nemici esterni ed interni alla Chiesa. 
Preghiamo
Signore, dacci d'imitare quello che onoriamo: cosicché impariamo ad amare anche i nemici; poiché celebriamo l'Invenzione di colui che anche per i persecutori seppe pregare nostro Signore Gesù Cristo tuo Figlio
Lui che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
R. Amen

(Cristina Siccardi: https://www.corrispondenzaromana.it/3-agosto-il-miracoloso-ritrovamento-delle-spogli-di-santo-stefano/ )
AMDG et DVM