martedì 28 giugno 2016

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Il blog degli amici di Papa Benedetto XVI - Joseph Ratzinger: Benedetto XVI spiega il terzo compito del sacerdot...: LINK DIRETTO SU YOUTUBE Grazie alla nostra Gemma mettiamoci in ascolto di un'altra importante lezione. Il 26 maggio 2010, in occasi...




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Il blog degli amici di Papa Benedetto XVI - Joseph Ratzinger: Benedetto XVI racconta la sua esperienza di semina...: LINK DIRETTO SU YOUTUBE Buona domenica Amici!!! Un'altra lezione di Papa Benedetto regalataci dalla nostra Gemma. In occasione dell...

Fratelli, siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda,



 La bocca – il sorriso


Ci inseriamo oggi nella bellezza del canto e dell’armonia e contempliamo un’altra bellezza: quella del volto di Maria.

Anche oggi contempliamo il volto di Maria, anche oggi la bocca e guardiamo il suo meraviglioso sorriso.

Quando sorride Maria?

Il Vangelo di Luca ci riporta un brano intero del canto di Maria quando esprime la sua gioia: il Magnificat! Ma tutta la vita di Maria è stata un sorriso, perché aveva un grande segreto, suggeritole dall’angelo nell’annunciazione: il Signore è con te.

Con questo grande segreto Maria ha vissuto tutti i momenti della sua vita, anche i più difficili… pensiamo quali sono stati: prima della nascita di Gesù il viaggio molto faticoso verso Betlemme, la fatica di trovare un alloggio, dopo la nascita di Gesù la fuga in Egitto, quando Gesù ha 12 anni lo perdono quindi l’angoscia dello smarrimento, poi tutta la sofferenza dei Gesù e lo strazio per la morte, fino alla gioia della Resurrezione. Maria è riuscito a sorridere sempre.

Don Bosco ha fatto tesoro di questo sorriso di Maria e ai suoi ragazzi ha insegnato che la santità consiste nello stare molto allegri. Certo non si parla di una gioia superficiale, una gioia così e così, per una barzelletta raccontata o sentita è una gioia profonda, che affonda le sue radici nella certezza che il Signore è con noi. Dopo che Gesù è risorto non abbiamo più niente da temere, nessun motivo per non sorridere. Dicono che quando ci imbronciamo scomodiamo ben 95 muscoli del viso mentre per sorridere ne impieghiamo molti meno allora davvero conviene sorridere.

Ogni giorno, un contadino portava l'acqua dalla sorgente al villaggio in due grosse anfore che legava sulla groppa dell'asino, che gli trotterellava accanto. Una delle anfore, vecchia e piena di fessure, durante il viaggio, perdeva acqua. L'altra, nuova e perfetta, conservava tutto il contenuto senza perderne neppure una goccia. L'anfora vecchia e screpolata si sentiva umiliata e inutile, tanto più che l'anfora nuova non perdeva l'occasione di far notare la sua perfezione: 'Non perdo neanche una stilla d'acqua, io!'. Un mattino, la vecchia anfora si confidò con il padrone: 'Lo sai, sono cosciente dei miei limiti. Sprechi tempo, fatica e soldi per colpa mia. Quando arriviamo al villaggio io sono mezza vuota. Perdona la mia debolezza e le mie ferite'.

Il giorno dopo, durante il viaggio, il padrone si rivolse all'anfora screpolata e le disse: 'Guarda il bordo della strada'. 'Ma e bellissimo! Tutto pieno di fiori!' rispose l'anfora. 'Hai visto? E tutto questo solo grazie a te'disse il padrone. 'Sei tu che ogni giorno innaffi il bordo della strada. Io ho comprato un pacchetto di semi di fiori e li ho seminati lungo la strada, e senza saperlo e senza volerlo, tu li innaffi ogni giorno'. La vecchia anfora non lo disse mai a nessuno, ma quel giorno si senti morire di gioia. 

Siamo tutti pieni di ferite e screpolature, ma se lo vogliamo, possiamo fare meraviglie con le nostre imperfezioni..
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Possiamo sorridere anche se in apparenza non ci sono motivi. Il segreto è proprio riuscire a trovare qualcosa di positivo anche dove sembra non ci sia nulla.

Il film di Polyanna si intitola il segreto di Pollyanna e sapete qual è questo segreto? In ogni situazione anche le più difficili e impossibili si può trovare qualcosa di positivo… Per Natale aveva chiesto in dono una bambola e quando è arrivata un scatola grandissima aveva pensato ci fosse una bambola grandissima… invece aprendo c’erano dentro due stampelle… disperata prova a fare il gioco della felicità che le aveva insegnato suo padre: cosa c’è di positivo nell’aver ricevuto un paio di stampelle? Dopo averci pensato un po’ su ha trovato: c’è di positivo che non le devi usare!!!

Anche noi questa sera, prima di addormentarci facciamo così il nostro esame di coscienza: che cosa ho ricevuto oggi in dono dal Signore?




La seconda lettura della Messa di oggi, festa della Trinità dice proprio questo:

Fratelli, siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi. Salutatevi a vicenda con il bacio santo. Tutti i santi vi salutano. La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.

San Paolo invita ad essere gioiosi, a farci coraggio, sentire la grazia del Signore con noi.

Un giorno,il cavallo di un contadino,cadde in un pozzo. Non riportò alcuna ferita,ma non poteva uscire da lì con le proprie forze. Per molte ore,l’animale nitrì fortemente,disperato,mentre il contadino pensava a cosa avrebbe potuto fare. Finalmente il contadino prese una decisione crudele:pensò che il cavallo era già molto vecchio e non serviva più a niente,e anche il pozzo ormai era secco e aveva bisogno di essere chiuso in qualche maniera. Così non valeva la pena sprecare energie per tirar fuori il cavallo dal pozzo. Allora chiamò i suoi vicini perché lo aiutassero a interrare vivo il cavallo. Ciascuno di essi prese una pala e cominciò a gettare della terra dentro il pozzo. Il cavallo non tardò a rendersi conto di quello che stavano facendo, e pianse disperatamente. Tuttavia, con sorpresa di tutti, dopo che ebbero gettato molte palate di terra, il cavallo si calmò. Il contadino guardò in fondo al pozzo e con sorpresa vide che ad ogni palata di terra che cadeva sopra la schiena, il cavallo la scuoteva, salendo sopra la stessa terra che cadeva ai suoi piedi. Così, in poco tempo, tutti videro come il cavallo riuscì ad arrivare alla bocca del pozzo, passare sopra il bordo e uscire da lì, trottando felice.

La vita ci getta addosso molta terra, tutti i tipi di terra. Il segreto per uscire dal pozzo è scrollarsi la terra che portiamo sulle spalle e salire sopra di essa. Ciascuno dei nostri problemi è un gradino che ci conduce alla cima. Possiamo uscire dai buchi più profondi se non ci daremo per vinti. Adoperiamo la terra che ci tirano per fare un passo verso l’alto!

Il cuore è tuo e può soffrire ma il viso è degli altri e deve sorridere.

O Maria madre della gioia aiutaci a sorridere come hai saputo sorridere tu, aiutaci a trovare in Gesù la finte della nostra gioia.

UNA CASTITA' ECCELLENTE



CAPITOLO II

LA CASTITÀ

Dio è santo, anzi è la stessa santità; per questo egli vuole che i suoi ministri siano santi. Orbene: il carattere proprio della santità del sacerdote è la castità.



Il vescovo nell’atto di ordinare i diaconi dice loro: «Estote assumpti a carnalibus desideriis, a terrenis concupiscentiis; estote nitidi, puri, casti sicut decet ministros Christi et dispensatores mysteriorum Dei» (Pont. Rom). Per cui se nel diacono si deve effettuare un tale ministero di assunzione, tanto più deve divenir grande nel sacerdote. L’uomo di Dio non può essere uomo della carne, perché Dio è tutto spirito.



Il sacerdote sia che si consideri in faccia a Dio e in faccia a nostro Signore, vedrà che deve a Dio e a nostro Signore l’omaggio della più perfetta castità. Se poi si considererà in faccia ai fedeli vedrà che a tutti deve sempre castità per essere sempre per loro l’uomo di Dio, pronto a dare i sacramenti, pronto a lavorare per guarire le piaghe delle anime.



La castità del sacerdote dev’essere una castità eccellente; se no sarebbe in difetto rispetto a Dio per la quotidiana celebrazione del Sacrificio e per la comunione quotidiana; in difetto rispetto ai fedeli per i quali non sarebbe mai un medico capace, qualora diventasse un uomo colpevole.



La purezza del sacerdote esige da lui una vita seria, regolata, mortificata, assente alle dissipazioni mondane, una vita di preghiera, ritirata e di studio.



È a questo prezzo che il sacerdote sarà l’uomo di Dio e si manterrà in alto nello stato di assunzione che il vescovo gli ha augurato, ordinandolo diacono. In questo modo egli potrà ascoltare la voce di Dio nella preghiera; potrà vedere con tranquillità e dall’alto lo stato delle anime sulla terra: potrà impegnarsi a guarirle senza esporsi a contrarre egli stesso il male.



Insomma, la castità è una virtù così indispensabile al sacerdote che assolutamente non esitiamo di affermare che la potenza del sacerdote è in ragione diretta della sua castità.



Per giudicarne, si guardino da un lato i Santi e dall’altro un sacerdote caduto o che sta per cadere: i Santi sono potenti «in opere et sermone»; i sacerdoti caduti o che stanno per cadere non possono nulla: danno a sé stessi la testimonianza della loro impotenza ed hanno il solo diritto di tacere.



Sancta Missa SS. PETRI ET PAULI Apostolorum

Die 29 Junii

SS. PETRI ET PAULI

Apostolorum


Duplex I classis cum Octava communi


Introitus Act. 12, 11
NUNC scio vere, quia misit Dóminus Angelum suum: et erípuit me de manu Heródis, et de omni exspectatióne plebis Judaeórum. Ps. 138, 1-2 Dómine, probásti me, et cognovísti me: tu cognovísti sessiónem meam, et resurrectiónem meam. V/. Glória Patri.


Oratio


DEUS, qui hodiérnam diem Apostolórum tuórum Petri et Pauli martýrio consecrásti: da Ecclésiae tuae, eórum in ómnibus sequi praecéptum ; per quos religiónis sumpsit exórdium. Per Dóminum.


Léctio Actuum Apostolórum.

Act. 12, 1-11


IN diébus illis: Misit Heródes rex manus, ut afflígeret quosdam de ecclésia. Occídit autem Jacóbum fratrem Joánnis gládio. Videns autem quia placéret Judaéis, appósuit ut apprehénderet et Petrum. Erant autem dies azymórum. Quem cum apprehendísset, misit in cárcerem, tradens quátuor quaterniónibus mílitum custodiéndum, volens post Pascha prodúcere eum pópulo. Et Petrus quidem servabátur in cárcere. Orátio autem fiébat sine intermissióne ab ecclésia ad Deum pro eo. Cum autem productúrus eum esset Heródes, in ipsa nocte erat Petrus dórmiens inter duos mílites, vinctus caténis duábus: et custódes ante óstium custodiébant cárcerem. Et ecce Angelus Dómini ástitit: et lumen refúlsit in habitáculo: percussóque látere Petri, excitávit eum, dicens: Surge velóciter. Et cecidérunt caténae de mánibus ejus. Dixit autem Angelus ad eum: Praecíngere, et cálcea te cáligas tuas. Et fecit sic. Et dixit illi: Circúmda tibi vestiméntum tuum, et séquere me. Et éxiens sequebátur eum, et nesciébat quia verum est, quod fiébat per Angelum: existimábat autem se visum vidére. Transeúntes autem primam et secúndam custódiam, venérunt ad portam férream, quae ducit ad civitátem: quae ultro apérta est eis. Et exeúntes processérunt vicum unum, et contínuo discéssit Angelus ab eo. Et Petrus ad se revérsus, dixit: Nunc scio vere, quia misit Dóminus Angelum suum, et erípuit me de manu Heródis, et de omni exspectatióne plebis Judaeórum.


Graduale Ps. 44, 17-18 Constítues eos príncipes super omnem terram: mémores erunt nóminis tui, Dómine. V/. Pro pátribus tuis nati sunt tibi fílii: proptérea pópuli confitebúntur tibi.
Allelúja , allelúja. V/. Matth. 16, 18 Tu es Petrus, et super hanc petram aedificábo Ecclésiam meam. Allelúja.


+ Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaéum.

Matth. 16, 13-19


IN illo témpore: Venit Jesus in partes Caesaréae Philíppi, et interrogábat discípulos suos, dicens: Quem dicunt hómines esse Fílium hóminis ? At illi dixérunt: Alii Joánnem Baptístam, álii autem Elíam, álii vero Jeremíam, aut unum ex prophétis. Dicit illis Jesus: Vos autem quem me esse dícitis ? Respóndens Simon Petrus, dixit: Tu es Christus, Fílius Dei vivi. Respóndens autem Jesus, dixit ei: Beátus es, Simon Bar Jona: quia caro et sanguis non revelávit tibi, sed Pater meus, qui in caelis est. Et ego dico tibi, quia tu es Petrus, et super hanc petram aedificábo Ecclésiam meam, et portae ínferi non praevalébunt advérsus eam. Et tibi dabo claves regni caelórum. Et quodcúmque ligáveris super terram, erit ligátum et in caelis: et quodcúmque sólveris super terram, erit solútum et in caelis.

Credo, per totam Octavam.

Offertorium Ps. 44, 17-18 Constítues eos príncipes super omnem terram: mémores erunt nóminis tui, Dómine, in omni progénie et generatióne.


Secreta


HÓSTIAS, Dómine, quas nómini tuo sacrándas offérimus, apostólica prosequátur orátio: per quam nos expiári tríbuas, et deféndi. Per Dóminum.

Praefatio de Apostolis, quae dicitur per totam Octavam in omnibus Missis quae aliam Praefationem non exigant, juxta Rubricas.

Communio Matth. 16, 18 Tu es Petrus, et super hanc petram aedificábo Ecclésiam meam.


Postcommunio


QUOS caelésti, Dómine, aliménto satiásti: apostólicis intercessiónibus ab omni adversitáte custódi. Per Dóminum.


* Pro votiva Ss. Petri et Pauli sumitur Missa Mihi autem, quae habetur inter votivas.
Tempore autem Paschali dicitur Missa Protexísti, ut ibid., praeter Orationes, Epistolam et Evangelium, quae dicuntur ut in Missa Mihi autem, ut supra notatur.