giovedì 19 gennaio 2012

"Al di fuori della croce non vi è altra scala per salire al cielo" (santa Rosa da Lima)

Crocifisso, Madrid Prado (cm. 169)



IL CROCIFISSO AL CENTRO DELL'ALTARE

Il crocifisso deve mantenere la sua posizione centrale, essendo peraltro impossibile pensare che possa in qualche maniera essere di disturbo alla celebrazione del Sacrificio Eucaristico

da Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Papa

Il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, al n. 218, pone la domanda: «Che cos'è la liturgia?»; e risponde:
«La liturgia è la celebrazione del Mistero di Cristo e in particolare del suo Mistero pasquale. In essa, mediante l'esercizio dell'ufficio sacerdotale di Gesù Cristo, con segni si manifesta e si realizza la santificazione degli uomini e viene esercitato dal Corpo mistico di Cristo, cioè dal Capo e dalle membra, il culto pubblico dovuto a Dio».

Da questa definizione, si comprende che al centro dell'azione liturgica della Chiesa c'è Cristo, Sommo ed Eterno Sacerdote, ed il suo Mistero pasquale di Passione, Morte e Risurrezione.
La celebrazione liturgica deve essere trasparenza celebrativa di questa verità teologica. Da molti secoli, il segno scelto dalla Chiesa per l'orientamento del cuore e del corpo durante la liturgia è la raffigurazione di Gesù crocifisso.

La centralità del crocifisso nella celebrazione del culto divino risaltava maggiormente in passato, quando vigeva la consuetudine che sia il sacerdote che i fedeli si rivolgessero durante la celebrazione eucaristica verso il crocifisso, posto al centro, al di sopra dell'altare, che di norma era addossato alla parete. Per l'attuale consuetudine di celebrare «verso il popolo», spesso il crocifisso viene oggi collocato al lato dell'altare, perdendo così la posizione centrale.

L'allora teologo e cardinale Joseph Ratzinger aveva più volte sottolineato che, anche durante la celebrazione «verso il popolo», il crocifisso dovrebbe mantenere la sua posizione centrale, essendo peraltro impossibile pensare che la raffigurazione del Signore crocifisso – che esprime il suo sacrificio e quindi il significato più importante dell'Eucaristia – possa in qualche maniera essere di disturbo.
 Divenuto Papa, Benedetto XVI, nella prefazione al primo volume delle sue Gesammelte Schriften, si è detto felice del fatto che si stia facendo sempre più strada la proposta che egli aveva avanzato nel suo celebre saggio "Introduzione allo spirito della liturgia". Tale proposta consisteva nel suggerimento di «non procedere a nuove trasformazioni, ma porre semplicemente la croce al centro dell'altare, verso la quale possano guardare insieme sacerdote e fedeli, per lasciarsi guidare in tal modo verso il Signore, che tutti insieme preghiamo».

Il crocifisso al centro dell'altare richiama tanti splendidi significati della sacra liturgia, che si possono riassumere riportando il n. 618 del Catechismo della Chiesa Cattolica, un brano che si conclude con una bella citazione di santa Rosa da Lima:
 «La croce è l'unico sacrificio di Cristo, che è il solo "mediatore tra Dio e gli uomini" (1 Tm 2,5). Ma, poiché nella sua Persona divina incarnata, "si è unito in certo modo ad ogni uomo" (Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 22) egli offre "a tutti la possibilità di venire in contatto, nel modo che Dio conosce, con il mistero pasquale" (ibid.).
Egli chiama i suoi discepoli a prendere la loro croce e a seguirlo (cf. Mt 16,24), poiché patì per noi, lasciandoci un esempio, perché ne seguiamo le orme (cf. 1 Pt 2,21). Infatti egli vuole associare al suo sacrificio redentore quelli stessi che ne sono i primi beneficiari (cf. Mc 10,39; Gv 21,18-19; Col 1,24). Ciò si compie in maniera eminente per sua Madre, associata più intimamente di qualsiasi altro al mistero della sua sofferenza redentrice (cf. Lc 2,35). "Al di fuori della croce non vi è altra scala per salire al cielo" (santa Rosa da Lima; cf. P. Hansen, Vita mirabilis, Louvain 1668)».

Fonte: Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Papa


AVE MARIA!
AMDG

mercoledì 18 gennaio 2012

DIFENDICI, O MADRE DI DIO, CON LA TUA PROTEZIONE E SOLLEVA E CONFORTA LA NOSTRA ANIMA



Quando la Chiesa non può tacere

(di Luigi Negri* su La Bussola del 16/01/2012) Sulla vicenda della rappresentazione teatrale “Sul concetto di volto del Figlio di Dio”, in programma a Milano dal 24 al 28 gennaio, che tanto fa discutere per il suo contenuto blasfemo e per le manifestazioni annunciate da diversi gruppi cattolici che propongono messe e preghiere di riparazione, abbiamo sentito il vescovo di San Marino-Montefeltro, monsignor Luigi Negri.

Intervengo sulla base delle notizie lette e ascoltate in questo periodo. Notizie che sono a volte confuse e contraddittorie sui dettagli, ma chiare quanto alla sostanza, provengono da fonti diverse e certamente perciò non sono ideologicamente condizionate.
Mi pare che innanzitutto ci sia da dire che questo è un episodio miserevole dal punto di vista della espressione, non dico artistica, ma dell’espressione umana. Ed è certamente la conferma di quello che ho già detto immediatamente dopo gli scontri di Roma del 15 ottobre scorso, in ordine alla distruzione della statua della Madonna: il filo conduttore, che unisce espressioni che apparentemente sembrano divergere moltissimo, è l’anticristianesimo.

Ormai l’ideologia dominante è quella anticristiana, quella che tende all’abolizione sistematica della presenza e dell’annunzio cristiano, sentito come una anomalia che mette in crisi questa omologazione universale operata dalla mentalità laicista, consumista, istintivista.
Quindi da questo punto di vista il giudizio non può che essere inappellabilmente negativo: è un’espressione meschina di una volontà di eliminare la tradizione cristiana, in questo caso colpendo il contenuto fondamentale della fede. Colpendo l’immagine e la figura di Gesù Cristo nei confronti del quale nella scritta finale – credo che apparirà ancora malgrado tutte le modificazioni a cui in qualche modo sono stati costretti – apparirà il rifiuto di essere figli di Dio. E quindi si manifesta la volontà di sostituire alla figliolanza divina la proclamazione della propria autonomia e autosufficienza, che è stato il delirio della modernità.
C’è poi il problema della reazione. Su questo io mi devo avventurare con molta circospezione perché non intendo prestare il fianco a nessuna critica nei confronti di altre Chiese o di altri confratelli. Sono stato molto lieto nell’apprendere che – in situazione analoga - la Chiesa francese e in particolare il capo della Conferenza episcopale francese, il cardinale di Parigi, ha proposto un gesto rigorosamente penitenziale in ordine a questa blasfemia implicando la struttura fondamentale della Chiesa.
Io mi chiedo questo, e su questa domanda mi fermo: una Chiesa particolare – o una connessione di Chiese particolari che aderiscono alle Conferenze episcopali nazionali – che non reagisca in termini assolutamente essenziali e pubblici a questo attacco violento alla tradizione cattolica, io mi chiedo: se non interviene su questo punto, su che cosa interviene?
Che cosa mette più in crisi la possibilità di una comunicazione obiettiva della fede di questa serie di iniziative tese a screditare, a criminalizzare, a corrompere la nostra tradizione? Certo che se le Chiese cosiddette ufficiali – ma il termine mi è assolutamente ostico perché la Chiesa è una sola, non è né quella ufficiale né quella carismatica, la Chiesa è il mistero del popolo di Dio nato dal mistero di Cristo morto e risorto e dall’effusione dello Spirito, quindi c’è una Chiesa sola –; se la Chiesa non reagisce adeguatamente in modo certamente non rancoroso, non livido, assumendo in senso uguale e contrario l’atteggiamento demenziale di questi parauomini di cultura; se non reagisce la Chiesa, allora necessariamente possono intervenire in maniera protagonistica gente o gruppi che nella Chiesa non hanno a cuore soltanto la difesa della Chiesa ma hanno a cuore l’espressione legittima delle loro convinzioni.
Allora poi non si dica che la protesta è dei tradizionalisti; la protesta è dei tradizionalisti perché la Chiesa come tale non prende una posizione, che a me sembrerebbe assolutamente necessaria.
Nella mia diocesi non è previsto lo spettacolo, fortunatamente. Questo è il vantaggio delle piccole comunità diocesane, ai margini del grande impero massmediatico. Ma nel caso che nella diocesi di MIlano questo spettacolo si verificasse effettivamente, io devo considerare che sono ancora immanente alla Chiesa di Milano e vi sarò finché campo. Sono capo, sono padre della Chiesa di San Marino-Montefeltro, ma sono figlio della Chiesa di Sant’Ambrogio e di San Carlo, nella quale ho ricevuto il battesimo e tutti i sacramenti fino all’ordinazione episcopale. Non potrò quindi non considerare una presa di posizione discreta, misurata, che dica il dissenso di un vescovo di origine ambrosiana nei confronti di quello che accade nell’ambito della società milanese.
* Vescovo di San Marino-Montefeltro


AVE MARIA! 
AMDG

martedì 17 gennaio 2012

S. ROSARIO! S. ROSARIO! S. ROSARIO!

LA VOSTRA ARMA
CONTRO IL MALE:

I benefici e i meriti della preghiera del Rosario sono magnificamente delineati negli scritti dell’anima carismatica polacca, Barbara Klosowna  (1951). Questi messaggi parlano da soli.

 Parole di Nostra Signora:

"II Rosario deve essere la gioia dei vostri cuori, la luce dei vostri pensieri, il desiderio ardente della vo­stra volontà, l'anello che vi unisce al Cielo.
È la fonte inesauribile dei tesori che Io vi offro con le mie mani immacolate. Dipende solo da voi accoglierlo e recitarlo.

Offrite semplicemente il vostro tempo, la vostra disposizio­ne umile e devota, un minimo di sforzo per raccogliervi recitandolo. Non siate avari del tempo che gli consacrate. Non lasciatelo per l'ultimo quarto d'ora della giornata, pensando che ci sarà abbastan­za tempo per recitarlo.
Con il Rosario si ha la grazia, l'azione dello Spirito Santo, che ci dona la conoscenza del Salvatore nei suoi misteri, ci dona l'amore del Padre mediante il quale le nostre anime diventano capaci di immergersi in Dio. Si realizzano così le parole del Figlio di Dio: "II regno di Dio è in voi; il regno eterno, universale, il regno della verità, della santità e della grazia, il regno della giusti­zia, dell'amore e della pace".


 Il Rosario è per voi.

"Il Rosario è un tesoro inesauribile di grazia del Dio unico nella Santa Trinità.
Ma per usufruire dei suoi benefici ci vuole la fede, che poi diventa gioia.
Il Rosario è vostro. Vi è stato dato per sempre, per ogni momento e per ogni necessità, e dipende da voi approfittarne e agire. Ma esige fedeltà e perseveranza.

È una preghiera che unisce in una grazia comune e in una forza vittoriosa tutti quelli che la stimano e l'amano mentre vivono sulla terra, e li unisce insieme a quelli che sono già nel trionfo del Cielo.
Tienilo come un sigillo sul tuo cuore. Con il Rosario è più facile bussare alla porta della Misericor­dia di Dio".

"Ogni vittoria sul male avvicina alla mèta: è la Mia stessa vittoria, che Io ho già ricevuto dal Figlio Mio. Ogni vittoria sul male avvicina il Mio Regno: la condizione per vincere, è la preghiera continua del Rosario.


La via più breve.

"Io sono la Verità. Tutte le mie parole sono giustizia e verità. Mio figlio ha detto: "Io sono la Verità". Chi ama il rosario ama la Verità. Essa sarà nei suoi pensieri, nelle sue parole, nelle sue conoscenze, nei suoi giudizi.

 Ma è innanzitutto in Me, per Me e grazie a Me che il Rosario raggiunge la verità. Ecco come si realizzano le parole: "Chi agisce in Me, non pecca", come pure le parole: "Io sono la via più corta ver­so la verità, verso il Figlio e verso Dio. Ecco perché Io proclamo il Rosario".

Io sono nel Rosario.

"Ogni mistero ha la sua potenza e il suo fine, ma tutti i venti misteri in­sieme sono come un'armata schiera­ta in battaglia sotto la Mia egida. 
Chi dice il rosario deve sapere e ricordare che tale preghiera è più che avere costruito grandi edifici, o aver fatto scoperte strabilianti.

Colui che troverà Me, troverà la vita e acquisterà la salvezza. Deve ricordare che Io sono nel Rosario. È qui che dovete cercarMi e che Mi troverete.
Ecco ciò che deve incitarvi e incoraggiarvi a recitare il Rosario con più grande fervore. Occorrerebbero più Rosari e recitati meglio per far passare più lar­gamente i fiumi di grazie del Mio Cuore Immacolato. Amen".

L'arma nella battaglia.

"Io sono vicina, vicinissima a coloro che Mi fanno conoscere in spirito e in verità. CercateMi sulle strade del Salvatore nel Rosario. Chi Mi troverà, troverà la via e otterrà la salvezza da Dio.
Il Rosario è la ricerca di Me e di Mio Figlio. È l'aspirazione  alla mèta suprema, la salvezza delle anime attraverso la via santificata dal Rosario.
È l'arma nella battaglia e la consolazione nel riposo. È la sorgente non disseccata, inesauribile di grazie.
È la Mia volontà, il Mio desiderio e il Mio ordine.
Il Rosario è il Mio dono, il dono della Madre ai suoi poveri figli. È il segno visibile della protezione e il sigillo degli eletti. È la gioia degli angeli e il gaudio dei santi. È il terrore e lo spavento dei demoni, domati da esso.
È il più semplice e il più vicino contatto del Cielo con la terra. È il tesoro dei poveri e la forza dei coraggiosi. È infine la gioia del dovere compiuto con amore, è la speranza della ricom­pensa che sarà ottenuta quaggiù come nell'eternità.

Il Rosario è un assorbimento amorevole dei venti misteri, goccia a goccia, come di una pioggia rinfre­scante necessaria affinché la buona terra produca buoni frutti. Voi non credete come si dovrebbe nella potenza del Rosario. Coloro che lo recitano, si uniscono agli Angeli e sono sotto la loro influenza. Il Rosario dona delle ali, è la via facile, la via sicura, la via infallibile, unica, predestinata.

Il dono della Mia Misericordia.


Il Mio Cuore Immacolato accetta tutto e aspetta. Il primo segno che date, è la vostra stima per il Rosario. Da essa deriva la fede nel­la potenza del Rosario, e poi viene l'amore nel recitarlo. Il Mio Cuore è sempre contento quando vede nei vostri cuori la stima, la fede, la speranza, l'amore.

Il Rosario è il Mio bene. Perciò è odiato da quel­li che Mi odiano. Poveretti! Ogni volta che sono discesa sulla terra per il mio amore e la mia pietà per voi, Io vi ho ricordato il Rosario. È il dono della Mia Misericordia. Abbiate fiducia! È arrivato il tempo che il mio Rosario diventi la vostra arma. È nel Rosario che dovete cercarmi e trovarmi. Io sono vicina a voi! Mio figlio ha detto: "I vostri cuori non si turbino! Non abbiate paura!"


Uniti agli angeli.


"Nelle mani dei Santi, il Rosario fu sempre lo stesso, anche se un tem­po era molto più corto. Ma lo reci­tavano con tutta la loro anima  ardente, con l'umiltà e la riconoscen­za per questo "salterio" di Maria. Essi si univano così agli Angeli, ri­manendo sotto la loro influenza. Si sentivano talmente uniti in una po­tente armata, lottando contro l'infer­no, per ottenere la salvezza delle anime!

Erano così fedeli al Rosario che gli consacravano il loro tempo migliore. Così facevano scorrere con amore ogni grano del rosario, sperando di ritrovarli nell'eternità. È su di loro che si sono realizzate le Mie promesse e le parole di Mio Figlio: "La fede trasporta le montagne". I miracoli, in quei tempi, erano talmente universali, che per alcuni potevano diventare una cosa comune.

E coloro che hanno già perso la semplicità del cuore, dei quali Satana ha offuscato la ragione e deformato il giudizio e la co­noscenza della verità, questi poveri eretici hanno rifiutato il Rosario, che è il primo ostacolo contro la colpa e il peccato. E sono diventati nemici.


Il Rosario deve riacquistare la sua antica importanza e il suo valore. È per mezzo del rosario che deve realizzarsi l'unità delle nazioni nella medesima fede, e questo de­ve accadere prima del "compimento del mondo".



Tutto questo è detto per voi e per tut­ti. Tutto questo è in Me e per Me, grazie alla potenza del primo miste­ro del Rosario nel quale si trovano tutte le promesse, perché ho detto: "Io sono la serva del Signore".
Ci sono persone che non vogliono servire, non vogliono servire né Me Stessa, né Dio, né loro stessi.

Bisogna avere una fiducia senza li­miti nella potenza del Rosario. Non deve essere considerato come un fardello, ma come un grande dono d'amore.  A chi sa questo, il Rosario non peserà mai, ma gli darà delle ali".
La via facile e sicura.


Io voglio sempre parlarvi, anche se voi non volete. Amo parlare so­prattutto tramite il Rosario, duran­te il Rosario e nel Rosario. 

È in es­so che Io vi parlo della mia devozione suprema per Dio, della mia vita, delle mie preghiere, del mio lavoro, e della mia unione con Dio attraverso l'amore e la sottomissio­ne alla sua Santa Volontà. Vi parlo dei sentimenti del mio Cuore, cuore di una madre, la più addolorata, ma che in fondo alla sua anima, è la più felice.

La mia felicità deriva dal possesso di Gesù e di una fede suprema nella gloria di Dio. Mostrando il Rosario, Io vi dico che questa via è sicura, infallibile, unica, predestinata. È accessibile a tutti, e grazie a me, è una via, co­me dite voi "aperta, spianata".


Le tracce della via del Rosario, sono forti e visibili, e quando la percorrete, Io cammino con voi, al vostro fianco. Perché allora tante preoc­cupazioni e turbamenti tra voi? Se solo vi decideste a questo atto di volontà, a questo primo sforzo, Io sono con voi su questa via. Dovete saperlo e ricordarlo.

Penetrate spes­so nei sentimenti del mio Cuore. Ed ora, fate scorrere lentamente nel vo­stro pensiero tutti i Misteri dal Mio "fiat" gioioso, attraverso il fiat più doloroso, fino al più umile dei "fiat" nei misteri gloriosi, la cui corona è il mio "Magnificat" costante.

È il Mio testamento per Voi, ma un testamento vivente, perché nei miste­ri, Io sono del tutto viva e presente. Io osservo come lo ricevete, in che modo agite e quanto in ogni Mio figlio, ci sia di Me e della mia eredità".


Distrugge l'eresia.


"Nella contemplazione, il Mio Cuore si è infiammato. Oggi è il primo sabato del mese, e i Miei figli si riuniscono di nuovo nel mondo intero. Io ne ho molti, molti, ed è la gioia del mio Cuore Immacolato.
Io li vedo tutti: quelli che per la prima volta mi regalano i loro "primi saba­ti", e quelli che non lo vogliono fare; e ancora quelli che una volta lo facevano ma che ora non lo voglio­no più fare.



Di Gesù si è detto che tutto ciò che faceva, lo faceva bene. Di Sua Madre, si è detto lo stesso. Allora, se volete fare del vostro meglio, dovete imitare il Figlio di Dio e Sua Mare unendovi a loro.


Recitando il Rosario, bisogna chiedersi: 

- Di questo mistero, che posso applicare nella mia vita? 
- Come posso unirmi a Maria e a Suo Figlio? 
- Come posso scoprire ciò che mi è utile affinché il frutto sia buo­no e che tutto ciò che farò, lo faccia bene?



Satana ha inventato delle eresie per impedire il Rosario, per privare gli uomini del Rosario, perché ogni mistero del Rosario distrugge l'eresia.


Io desidero essere chiamata.

"Io sarò vicina a coloro che Mi chia­mano. Non è mai invano che vengo invocata. Vengo sempre a por­tare grazie numerose e il grande amore del Mio Materno Cuore. Io desidero essere chiamata, desidero accordarvi grazie.
Il Mio cuore è pieno d'Amore, e per questo vi invi­to a pregare il Rosario; ed insisto perché sia recitato bene".

*

MEDITAZIONE DI BARBARA KLOSOWNA


"Di Gesù si dice che tutto ha com­piuto nel miglior modo. Lo stesso si può dire della Sua Santa Madre.
Tutto si compie nel Rosario. Noi possiamo ritrovare ogni mistero nella nostra vita, se ci raccogliamo e riflettiamo.
Gesù ha attribuito la bontà soltanto a Dio. Ma noi dob­biamo aspirare a possedere in noi tale virtù, fino ad esserne comple­tamente sommersi.
Il Rosario ha un valore immenso per l'imitazione di Gesù Cristo e della Santa Vergine. Ci insegna co­me fare e ci facilita il lavoro interiore per conoscere noi stessi.

Non sempre il Rosario ci fa scoprire questo doppio abisso della mise­ria umana e della Misericordia di Dio. Ma arriva il tempo in cui ciò si verifica inconsciamente.
È bene pertanto, recitando il rosario, fare i seguenti confronti: l'Uomo-Dio agisce così, come pure la Sua Santa Madre: l'Uomo-Dio soffre così, come pure la Sua Santa Madre. E per me, qual è il mio po­sto in questo mistero? Che inse­gnamento dà alla mia vita?
 L'importante è che sia recitato con una fede viva, affinché sia fortifi­cata e rianimata in ogni mistero.
La Madre di Dio vuole che la no­stra fede sia fortificata e conferma­ta nel Rosario, fino al punto di spez­zare le rocce e fare dei miracoli!

Di fronte a così tante grazie e be­nefici che possiamo ricevere, dob­biamo dunque pregare meglio il Rosario e recitarlo con un fervore rinnovato!".


Traduzione da "Stella Maris" - Ottobre 2009.
Tratto dal SEGNO DEL SOPRANNATURALE SITO WEB http://www.edizionisegno.it


AVE MARIA!
AMDG

sabato 14 gennaio 2012

Cielo, Purgatorio e Inferno



La Vergine fa vedere a Julia il Cielo, il Purgatorio e l'Inferno


Julia: "Alle 21,00 sentii all'improvviso il mio corpo perdere le sue for­ze e caddi. Fu Marco a portarmi sulla sua schiena, mentre Jean-Vianney mi sosteneva. Fui così portata nella mia mansarda, mentre mi agitavo a causa dei dolori troppo forti che provavo. Mi sembra che fu allora che en­trai in estasi.

Io vidi il cielo, il purgatorio e l'inferno. Quando si parla di cose molto differenti fra loro si è soliti dire che esse differiscono fra loro come il cie­lo e la terra. Era esattamente così. Che differenza!

I figli di Dio che erano salvi, si amavano l'un l'altro con pace e gioia in un giardino fiorito; 

i dannati invece bruciavano in grandi fiamme, pieni di rancore e di odio.

Il «Cielo» è il Paradiso.

Per accogliere un'anima che sale al cielo, una folla innumerevole di an­geli cantava in coro e la loro melodia riecheggiava in una sintonia mera­vigliosa e solenne.

Una folla immensa di santi e di sante le porgevano parimenti il benve­nuto. Gesù l'attendeva con le braccia aperte e la Vergine le tendeva le brac­cia per stringerla a sé, ponendole sul capo una corona che Lei stessa ave­va preparato. Anche Dio Padre l'accoglieva con la gioia negli occhi e sor­ridendo. E san Giuseppe, felice di accoglierla, le andava incontro.

In questo luogo nessuna invidia, nessuna gelosia: tutti si amavano vi­cendevolmente. Luogo traboccante di amore, di pace e di gioia. Luogo do­ve non si prova fame alcuna, anche se non si mangia. Luogo dove si par­tecipa al banchetto celeste. In questo luogo pure si danzava tenendosi mu­tuamente per mano.

Gesù, in compagnia di sua Madre, parlava con dolcezza e bontà a tutti i suoi figli.
Questi numerosi figli, di cui non si poteva contare il numero, venivano a stare presso la Vergine. Lei, con le sue due mani, stendeva su di loro il lembo del vestito che prendeva la forma di un immenso mantello.

In questo luogo, ognuno era conciliante e rispettava l'ordine per non causare fastidio a nessuno: tutto era bello perché il sorriso fioriva sui volti.

Il «Purgatorio»: è il luogo in cui le anime vanno a purificarsi.

Il purgatorio è il luogo dove l'anima deve entrare in mezzo alle fiam­me che bruciano in maniera orribile. È qui che deve purificarsi totalmente mediante le penitenze, che avrebbe dovuto fare in questo mondo e che non ha fatto.

Il purgatorio è l'altra riva dove devono andare le anime che sono sì mor­te in grazia di Dio, ma hanno ancora da fare penitenza per riparare ai loro peccati e purificarsi.

Una volta purificate, le anime salgono al cielo, aiutate dalla Vergine e sostenute dagli angeli. Esse vi salgono più presto quando noi preghiamo per loro in questo mondo.
Quando noi offriamo i nostri sacrifici e facciamo penitenza per loro, per la mediazione del Cristo, esse possono essere liberate dalle loro sofferen­ze e salire così più presto al cielo.

Sarà inutile rimpiangere di non avere ben sopportato le proprie sofferen­ze sulla terra; sarà troppo tardi. È durante la nostra vita quaggiù che noi dob­biamo continuamente offrire il nostro amore agli altri sacrificandoci per essi. 

L'«Inferno» è il luogo dove vanno le anime dannate.
Gli angeli le spingevano dopo aver loro legato le mani dietro la schie­na. In quel medesimo istante i demoni le afferravano brutalmente.

Si tratta della strada della dannazione da cui nessuno potrà mai, in eter­no, ritornare. 

È, l'inferno, un mare di fiamme sommerso dall'odio, dove non serve più a niente manifestare rincrescimento e dibattersi contro il do­lore.

Chi tenderà loro la mano? Nessuno! Essi si dibattono come coloro che, sul punto d'annegare, si afferrano anche a dei fili di paglia.

Coloro che cadono nell'inferno camminano tra le fiamme sempre più ardenti, strappandosi i capelli gli uni con gli altri, graffiandosi gli uni gli altri, combattendosi fra loro per riuscire a prendere qualcosa da mangiare. Ma tutto il cibo cade nelle fiamme per cui nessuno fra loro può mangiare.

Gli occhi di tutti escono dalle orbite, rendendoli simili a demoni orribi­li. Oh, che figure orribili alla vista!

La Vergine disse: 
«Figlia mia, hai visto? Sono io, vostra Madre, il le­game che unisce il cielo e la terra.
Gli errori hanno invaso il mondo intero. Nessuno purtroppo vi presta attenzione, a parte quelli dei miei figli che ho scelto.

Per questo motivo, desidero far ascoltare la mia voce ai miei figli del mondo intero, per tuo tramite.

Per questo motivo ancora, io desidero far loro conoscere la luce con cui il mio figlio Gesù li illumina, e parimenti il mio amore per avvertirli di di­stricarsi dai lacci delle tenebre, dove stanno precipitando.

Oh, mia piccola figlia, felice di soffrire per me e per mio Figlio! 
Il mio Cuore soffre enormemente nel vedere che tanti dei miei figli che Io chia­mo in cielo discendono nel purgatorio e nell'inferno. 

Vi sono pure dei miei figli sacerdoti, che Io amavo come la pupilla dei miei occhi, che vi cado­no. Ecco perché è tramite la tua mediazione, mia povera e piccola figlia, che Io voglio salvarli.

L'offerta che tu mi fai delle tue sofferenze, sopportandole di buon gra­do, spalma balsamo sulle ferite che mi straziano il Cuore».

Julia: «Ma, Madre mia, io ho così poca forza! Io non riesco, abitualmen­te, a sdebitarmi verso di voi dell'amore materno che mi testimoniate e tal­volta stento a rinunciare completamente a me per voi. Aiutatemi, ve ne pre­go. O Madre mia! Voi, nostro scudo, nostra consolatrice! Io mi affido intera­mente a voi, io che sono così insignificante. Che la vostra volontà sia fatta!».

La Vergine: «Anche in questo momento molte anime vanno all'inferno. Io voglio salvare le anime che percorrono la strada dell'inferno, mediante i tuoi sacrifici e le tue sofferenze. Vuoi tu unirti alle mie sofferenze?».
Julia: «Oh sì, Madre! Che gioia poter soffrire con voi per la conversione di molte anime! Io ero così infelice, così miserabile prima di conoscervi ed ora non faccio che ringraziare Iddio e voi stessa per avermi concesso di parte­cipare ai vostri dolori, io che sono la creatura più ordinaria di questo mondo».

La Vergine: «Va', figlia mia cara! O figlia mia prediletta, che mi do­mandi tu stessa di darti delle sofferenze! Ora tu soffrirai. Tuttavia, figlia mia, subisco, Io stessa, delle sofferenze ben più grandi delle tue».

Julia: «O Madre mia! Fatemi subire tutte le vostre grandi sofferenze. Ma, è mai possibile che voi subiate queste grandi sofferenze, voi nostra Madre così buona?».

La Vergine: «Grazie alle sofferenze che tu ed Io subiamo, le anime di quelli dei miei figli che sono caduti nell'errore possono essere salvate, la­vate delle loro colpe mediante questo stupendo miracolo che è il sangue prezioso che mio figlio Gesù dona loro».
Julia: «O Madre, io mi offro totalmente a voi volentieri».
La Vergine: «Figlia mia! Tu sei mia figlia, colei che deve soffrire! Quan­d'anche i tuoi sacrifici e le tue sofferenze saranno penose da sopportare, non inquietarti perché Io ti terrò per mano. Tu sarai vicino a Me».
Julia: «O Madre! Io sono così sprovvista di qualità! Come potrò io aspi­rare a cose grandi? Se, percorrendo la strada dell'inferno, potessi ottenere che molte anime siano offerte a Dio, volentieri io percorrerei questa stra­da. Io desidero offrirvi numerose sofferenze con amore e gioia, per accon­tentare la vostra attesa materna, che non aspira che a salvare le anime, fos­se pure una sola».

La Vergine: «Bene, figlia mia! È per questo che ti amo. Questo deside­rio del tuo cuore si estenderà nel mondo perché gli occhi dei ciechi spiri­tuali (ciechi nella loro anima, non "vedendo" più Dio) si aprano e le ani­me ammalate si rianimino (ritornino a Dio). Tuttavia, se essi rifiutano di ascoltarmi, Io non potrò fare nulla per loro dopo la loro morte, perché al­lora la giustizia del mio figlio Gesù dovrà compiersi. Parimenti i dannati subiranno la vergogna e proveranno rimorsi, ma sarà troppo tardi».

Julia parla poi delle sofferenze che dovette patire, e scrive: " Io dovetti emettere grida disperate in mezzo ad un'angoscia così atroce che è impos­sibile immaginare, in questo mondo, con la sola forza dell'immaginazione umana.

L'inferno? È il covo maledetto dove le anime, rigettate da Dio e segnate della sua maledizione eterna, si lamentano, emettono grida di disperazione, sono divorate dal rimorso, si dibattono in tutte le maniere possibili, dopo aver subìto il giusto giudizio di Gesù. Ma tutto è inutile. Ed è per impedire che noi tutti vi andiamo che la Vergine ci chiama, soffrendo senza fine per noi.
Bisogna che noi siamo tra quei suoi figli che, senza posa, senza ripen­samenti, rispondono «sì» a quest'appello della nostra Madre".

AVE MARIA!
AMDG

Gesù Cristo sia rispettato da tutti, come noi rispettiamo gli altri.


p. Serafino Lanzetta scrive all'Arcivescovo di Milano

A PROPOSITO DELLO SPETTACOLO BLASFEMO DI CASTELLUCCI

 PADRE SERAFINO LANZETTA SCRIVE ALL'ARCIVESCOVO DI MILANO
 

Al Rev.mo Signor Cardinale Angelo Scola,
Arcivescovo di Milano
 
 
Eminenza Reverendissima,

purtroppo nella sua città di Milano sarà inscenata una rappresentazione davvero blasfema contro il Volto e quindi la Persona di Nostro Signore Gesù Cristo.

La preghiamo caldamente di intervenire, levando la sua voce a nome di tutti i cattolici milanesi e italiani, perché Gesù Cristo sia rispettato da tutti, come noi rispettiamo gli altri.

A nulla vale camuffare il proprio dileggio per l'altrui fede, trincerandosi dietro i contorni evanescenti dell'arte contemporanea, il cui vero intento sarebbe noto solo all'artista, rimanendo ad altri (profani) sfuggevole e sempre al di là. No, si tratta di buon senso e, anche, di rispetto per le persone credenti in Gesù Cristo.

La libertà religiosa, come ci insegna Santa Madre Chiesa, è anzitutto un'esigenza del rispetto del diritto alla libertà religiosa e di conseguenza di tutto ciò che è contenuto sacro di una fede religiosa.

Eminenza, confidiamo pertanto in un suo intervento saggio e prudente, perché cessi davvero questo clima di cristianofobia che sempre più si alimenta. I nostri fratelli cristiani in altre parti del mondo vengono uccisi perché sono di Cristo. Uniamo la nostra voce al loro sangue e difendiamo la nostra identità.

L'occasione mi è anche gradita per formularLe sinceri e cordiali auguri di un Santo Anno nuovo.

p. Serafino M. Lanzetta
Francescani dell'Immacolata
parroco di Ognissanti-Firenze
Firenze, 9 gennaio 2012

AVE MARIA!
AMDG