martedì 24 dicembre 2024

SAN FRANCESCO E IL SANTO NATALE

SAN FRANCESCO E IL SANTO NATALE

Il Serafico Padre San Francesco e la “Sua devozione al Natale del Signore e come voleva che in tale giorno si portasse soccorso a tutti”



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Dalle Fonti Francescane apprendiamo che:
Francesco aveva per il Natale del Signore più devozione che per qualunque altra festività dell’anno. Invero, benché il Signore abbia operato la nostra salvezza nelle altre solennità, diceva il Santo che fu dal giorno della sua nascita che egli si impegnò a salvarci. E voleva che a Natale ogni cristiano esultasse nel Signore e per amore di lui, il quale ha dato a noi tutto se stesso, fosse gioiosamente generoso non solo con i bisognosi, ma anche con gli animali e gli uccelli. ” (FF 1669).

Il brano che in seguito riporto, tratto dalla “Vita Seconda di San Francesco d’Assisi” scritta dal beato Tommaso da Celano, ci fa conoscere quanta devozione avesse il Santo per questa Solennità, e quanto l’amore con cui Cristo ci ha amati venendo al mondo nella santa e umile famiglia di Nazareth povera di mezzi di sussistenza ma ricchissima, sovrabbondante di ogni bene spirituale, infiammasse ancor più Santo Francesco d’amore verso il Creatore e tutte le sue creature, e quanto desiderava che tutti potessero avere cibo in abbondanza; cosi come desiderava che i più ricchi saziassero i poveri e i mendicanti, questo ad imitazione del Signore che, generoso, ricco di ogni bontà, facendosi piccolo e povero, si è donato all’umanità bisognosa. Voleva in quel giorno abbondanza in tutto, come  abbondante è l’amore del Signore.
LA SUA DEVOZIONE AL NATALE DEL SIGNORE
E COME VOLEVA CHE IN TALE GIORNO
Sl PORTASSE SOCCORSO A TUTTI
Al di sopra di tutte le altre solennità celebrava con ineffabile premura il Natale del Bambino Gesù, e chiamava festa delle feste il giorno in cui Dio, fatto piccolo infante, aveva succhiato ad un seno umano. Baciava con animo avido le immagini di quelle membra infantili, e la compassione del Bambino, riversandosi nel cuore, gli faceva anche balbettare parole di dolcezza alla maniera dei bambini. Questo nome era per lui dolce come un favo di miele in bocca.
Un giorno i frati discutevano assieme se rimaneva l’obbligo di non mangiare carne, dato che il Natale quell’anno cadeva in venerdì. Francesco rispose a frate Morico: «Tu pecchi, fratello, a chiamare venerdì il giorno in cui è nato per noi il Bambino. Voglio che in un giorno come questo anche i muri mangino carne, e se questo non è possibile, almeno ne siano spalmati all’esterno.

Voleva che in questo giorno i poveri ed i 
mendicanti fossero saziati dai ricchi, e che i buoi e gli asini ricevessero una razione di cibo e di fieno più abbondante del solito. «Se potrò parlare all’imperatore — diceva — lo supplicherò di emanare un editto generale, per cui tutti quelli che ne hanno possibilità, debbano spargere per le vie frumento e granaglie, affinché in un giorno di tanta solennità gli uccellini e particolarmente le sorelle allodole ne abbiano in abbondanza».

Non poteva ripensare senza piangere in quanta penuria si era trovata in quel giorno la Vergine poverella. Una volta, mentre era seduto a pranzo, un frate gli ricordò la povertà della beata Vergine e l’indigenza di Cristo suo Figlio. Subito si alzò da mensa, scoppiò in singhiozzi di dolore, e col volto bagnato di lacrime mangiò il resto del pane sulla nuda terra.
Per questo chiamava la povertà virtù regale, perché rifulse con tanto splendore nel Re e nella Regina. Infatti ai frati, che adunati a Capitolo gli avevano chiesto quale virtù rendesse una persona più amica a Cristo: « Sappiate–rispose, quasi aprendo il segreto del suo cuore–che la povertà è una via particolare di salvezza. Il suo frutto è molteplice, ma solo da pochi è ben conosciuto ».
  A   U   G   U   R   I

               AMDG et D.V.MARIAE 

venerdì 20 dicembre 2024

mercoledì 18 dicembre 2024

SANTA NOVENA DI NATALE

Novena di Natale

NataleNatale del Signore

Terzo giorno

PREPARIAMO LE VIE AL SIGNORE

Al popolo d'Israele, oppresso dalla schiavitù babilonese, il profeta Isaia dà un lietissimo annuncio: è prossima la liberazione. Il Signore stesso verrà in mezzo al suo popolo come Pastore buono che ha cura del debole, come Padre misericordioso che perdona i peccati, come Dio forte che sconfigge i nemici. I prescelti da Dio, però, devono impegnarsi a preparare la strada al Signore e a togliere tutti gli ostacoli del male mediante una vera conversione.

Ecco il Signore!
«Una voce grida: "Nel deserto preparate la via al Signore, appianate nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia colmata, ogni monte e colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in pianura. Allora si rivelerà la gloria del Signore e ogni uomo la vedrà"» (Is 40,3-5). Sali su un alto monte, tu che rechi liete notizie in Sion. Alza la voce, non temere; annunzia alle città di Giuda: «Ecco il vostro Dio! Ecco, il Signore Dio viene con potenza, con il braccio egli detiene il dominio. Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul seno e conduce pian piano le pecore madri» (Is 40,9-11).

Prepariamo i nostri cuori
Il Signore vuole trovare una via per entrare nei nostri cuori e dimorarvi. La voce grida nel deserto: Preparate una strada. Questa voce giunge prima all'orecchio e dopo, o meglio attraverso l'ascolto, la parola penetra nell'intelletto. Preparate, dice la voce, una strada al Signore. Quale via gli prepareremo? Una strada materiale? Ma la parola di Dio può richiedere una simile via? Non occorre piuttosto preparare al Signore una via interiore e tracciare nel nostro cuore delle strade diritte, piane? Sì, questa è la via per cui la Parola di Dio si introduce per stabilirsi nel cuore dell'uomo. Prepariamo una via al Signore con una buona coscienza, rendiamo piana la strada perché il Bambino Gesù possa camminare in noi senza difficoltà e donarci conoscenza dei suoi misteri e della sua venuta.(Origene: "Omelie su Luca")

Manda li tuo Spirito, o Signore
Perché otteniamo il perdono dei nostri peccati e la purificazione da tutte le nostre colpe
- Noi Ti preghiamo, manda il tuo Spirito, o Signore.

Perché otteniamo l'aumento della fede e della nostra adesione alla volontà di Dio
- Noi Ti preghiamo, manda il tuo Spirito, o Signore.

Perché otteniamo l'aumento della speranza nei beni eterni promessi da Dio
- Noi Ti preghiamo, manda il tuo Spirito, o Signore.

Perché otteniamo l'aumento della carità e della grazia che ci rendono conformi alla santità di Dio
- Noi Ti preghiamo, manda il tuo Spirito, o Signore.

O Dio onnipotente che ci chiami a preparare la via al Cristo Signore, fa' che per la debolezza della nostra fede non ci stanchiamo di attendere la consolante presenza del Medico Celeste. Per Cristo nostro Signore. Amen. 

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oppure: https://www.conchiglia.net/SantoNatale/Novena_del_Santo_Natale_16_24_dicembre.pdf

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Tu scendi dalle stelle testo

 

Tu scendi dalle stelle, o Re del cielo,

e vieni in una grotta al freddo e al gelo,

e vieni in una grotta al freddo e al gelo.

O Bambino mio divino,

io ti vedo qui tremar;

o Dio beato!

Ahi quanto ti costò l’avermi amato!

ahi quanto ti costò l’avermi amato!

 

A te, che sei del mondo il Creatore,

mancano panni e foco, o mio Signore,

mancano panni e foco, o mio Signore.

Caro eletto pargoletto,

quanto questa povertà

più m’innamora,

giacché ti fece amor povero ancora,

giacché ti fece amor povero ancora.

 

Tu lasci il bel gioir del divin seno,

per venire a penar su questo fieno,

per venire a penar su questo fieno.

Dolce amore del mio core,

dove amor ti trasportò?

O Gesù mio,

perché tanto patir? Per amor mio!

perché tanto patir? Per amor mio!

 

Ma se fu tuo voler il tuo patire,

perché vuoi pianger poi, perché vagire?

perché vuoi pianger poi, perché vagire?

Sposo mio, amato Dio,

mio Gesù, t’intendo sì!

Ah, mio Signore,

tu piangi non per duol, ma per amore,

tu piangi non per duol, ma per amore.

 

Tu piangi per vederti da me ingrato

dopo sì grande amor, sì poco amato,

dopo sì grande amor, sì poco amato!

O diletto del mio petto,

se già un tempo fu così,

or te sol bramo:

caro non pianger più, ch’io t’amo e t’amo,

caro non pianger più, ch’io t’amo e t’amo.

 

Tu dormi, Ninno mio, ma intanto il core

non dorme, no ma veglia a tutte l’ore,

non dorme, no ma veglia a tutte l’ore.

Deh, mio bello e puro Agnello,

a che pensi? dimmi tu.

O amore immenso,

“Un dì morir per te” – rispondi – “io penso”,

“Un dì morir per te” – rispondi – “io penso”.

 

Dunque a morire per me, tu pensi, o Dio

ed altro, fuor di te, amar poss’io?

ed altro, fuor di te, amar poss’io?

O Maria, speranza mia,

s’io poc’amo il tuo Gesù,

non ti sdegnare

amalo tu per me, s’io nol so amare!

amalo tu per me, s’io nol so amare!

 

Tu scendi dalle stelle testo PDF

 

Scarica qui il testo della canzone tu scendi dalle stelle in PDF



martedì 17 dicembre 2024

IL SACERDOTE: UN SERVIZIO DI AMORE

   


                                Rubbio (Vicenza), 8 aprile 1993. Giovedì Santo.

Un servizio di amore.

«Figli prediletti, è la vostra festa; è la vostra Pasqua.

Oggi ricordate la istituzione del nuovo Sacrificio e del nuovo Sacerdozio, avvenuta nell'Ultima Cena.

Riuniti attorno ai Vescovi nella concelebrazione, rinnovate le vostre promesse di fedeltà a Gesù ed alla Chiesa.

Voi siete i suoi ministri; voi siete i suoi servi tori.

Sia il vostro ministero sacerdotale un servizio di amore.

- Amate Gesù che vi ha scelti, chiamati e consacrati per perpetuare nel tempo il suo Sacrificio, compiuto sulla Croce per la salvezza del mondo.

Gesù domanda a voi suoi Sacerdoti solo di essere amato.

Ve lo chiede con l'ansia di un assetato, che attende gemendo una goccia di acqua; con il desiderio di un affamato, che stende la mano per avere un pezzo di pane; con l'ardore di un innamorato, che brama di ricevere amore dalla persona che ama.

Miei figli prediletti, aprite il vostro cuore sacerdotale al perfetto amore verso mio figlio Gesù.

Il vostro amore sul suo Cuore è un balsamo che addolcisce l'amarezza di sentirsi così poco amato, in questi tempi in cui il cuore degli uomini è diventato gelido, freddo, chiuso dall'egoismo e da una grande aridità.

Mai come oggi l'Amore non è amato.


Voi, suoi Sacerdoti, amate Gesù, che è circondato da grande freddezza e da una generale indifferenza.

Sia il vostro ministero sacerdotale un servizio di amore per Lui.

Deponete una carezza sul suo viso tante volte sfigurato; fasciate il suo capo trapassato da spine profonde; baciate le sue labbra per sentire l'amarezza del suo calice; cospargete di balsamo il suo corpo ricoperto dal sudore e dal sangue; riparate con la vostra presenza al ripetersi di innumerevoli abbandoni; donate a Lui la vita come amoroso compenso ai tradimenti che continuano.

Entrate con Gesù nel Getsemani e vivete con Lui le ore dolorose della sua interiore agonia.

- Amate i suoi e vostri fratelli, con la delicatezza infinita del suo amore divino.

Imparate da Gesù che è mite ed umile di cuore.

Imparate da Gesù ad amare.

Cingete anche voi il grembiule per porvi al servizio del prossimo.

Sia il vostro ministero sacerdotale un servizio di amore per tutti.

Lasciate che in voi sia Gesù stesso ad amare.

Ai poveri date la sua ricchezza; ai ricchi la sua povertà; ai sani la sua debolezza; agli ammalati il suo vigore; ai peccatori la sua salvezza; ai moribondi il suo Paradiso; agli affamati il suo Corpo; agli assetati il suo Sangue; ai deboli il suo sostegno; ai piccoli la sua difesa; a tutti la sua divina carezza.

In questo giorno del giovedì santo, figli prediletti, imparate da Gesù ad amare.

Per questo oggi vi invito ad entrare tutti nel Getsemani del suo divino amore per non uscirne mai più».

                             

                                                    AMDG et D.V.MARIAE