mercoledì 12 novembre 2025

UDITE AMICI MIEI. QUANDO PREGATE DITE COSI':

 



203.5 «Udite. Quando pregate dite così:

   “Padre nostro che sei nei Cieli,
   sia santificato il Nome tuo,
   venga il Regno tuo in Terra come lo è in Cielo,
   e in Terra come in Cielo sia fatta la Volontà tua.
   Dàcci oggi il nostro pane quotidiano,
   rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
   non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal Maligno”».

   



<< Gesù si è alzato per dire la preghiera e tutti lo hanno imitato, attenti, commossi.
   «Non occorre altro, amici miei. 

In queste parole è chiuso come in un cerchio d’oro tutto quanto abbisogna all’uomo per lo spirito e per la carne e il sangue. 

Con questo chiedete ciò che è utile a quello e a questi. E se farete ciò che chiedete, acquisterete la vita eterna. È una preghiera tanto perfetta che i marosi delle eresie e il corso dei secoli non l’intaccheranno. 

Il cristianesimo sarà spezzettato dal morso di Satana e molte parti della mia carne mistica verranno staccate, separate, facenti cellule a sé, nel vano desiderio di crearsi a corpo perfetto come sarà il Corpo mistico del Cristo, ossia quello dato da tutti i fedeli uniti nella Chiesa apostolica che sarà, finché sarà la Terra, l’unica vera Chiesa. 

Ma queste particelle separate, prive perciò dei doni che Io lascerò alla Chiesa Madre per nutrire i miei figli, si chiameranno però sempre cristiane, avendo culto al Cristo, e sempre si ricorderanno, nel loro errore, di essere venute dal Cristo. 

Ebbene, esse pure pregheranno con questa universale preghiera. 

Ricordatevela bene. 

Meditatela continuamente. 

Applicatela alle vostre azioni. 

Non occorre altro per santificarsi. 

Se uno fosse solo, in un posto di pagani, senza chiese, senza libri, avrebbe già tutto lo scibile da meditare in questa preghiera e una chiesa aperta nel suo cuore per questa preghiera.
   Avrebbe una regola e una santificazione sicura.  >>  

203.6 M.Valtorta.

AMDG et D.V.MARIAE

Sono il tuo Fratello e sono flagellato dai peccatori.

 

4 luglio

   Dice Gesù:
   «L’Eucarestia è il mio Sangue e il mio Corpo. Ma avete mai riflettuto che quel Sangue e quel Corpo sono stati formati col sangue e il latte di Maria?
   Ella, la Purissima che accolse il Cielo nel suo grembo vestendo delle sue carni di candore immacolato il Verbo del Padre dopo le nozze divine con lo Spirito Santo, non s’è limitata a generare il Salvatore. L’ha nutrito del suo latte. Onde voi, uomini che di Me vi cibate, succhiate il latte di Maria che è divenuto sangue in Me.
   Il latte verginale. Come potete dunque rimanere così sovente schiavi della carne se scende in voi, insieme al mio Sangue, questo latte immacolato? È come se una fontana di purezza celeste riversasse in voi i suoi flutti. E non ne restate mondi? Come potete essere così quando in voi circola il latte della Vergine e il Sangue del Redentore? Quando vi accostate alla mia Mensa è come se accostaste la vostra bocca al seno castissimo della Madre.
   Pensatelo, figli che poco ci amate. Io sono contento che succhiate a quel seno da cui ho tratto alimento. Ma vorrei che, come pargoli nutriti a un seno, in voi aumentasse la vita, vorrei cresceste e vi irrobustiste. Il latte della nutrice trasfonde, oltre la vita materiale, tendenze morali. Come potete voi, nutriti a quel seno purissimo, non prendere somiglianza spirituale di Maria? Ella vi stringe al seno, così macilenti, malati, sporchi come siete. E vi deterge, vi nutre, vi porta dal suo Primogenito perché vuole che lo amiate.
   Se non fosse per le cure di Maria, per le preghiere di Maria, la razza umana non sarebbe più. L’avrei cancellata perché veramente il vostro vivere ha toccato il profondo del Male e la Giustizia è ferita, e la Pazienza è colmata, e la Punizione è pronta. Ma c’è Maria che vi ripara col suo manto, e se Io posso, con un volger di sguardo, far prostrare il Paradiso e tremare gli astri, non posso nulla contro mia Madre.
   Sono il suo Dio, ma sono sempre il suo Pargolo. Su quel Cuore mi sono riposato nel primo sonno d’infante e nell’ultimo della morte, e di quel Cuore so tutti i segreti. So dunque che punirvi sarebbe dare un trafiggente dolore alla Madre del genere umano, alla Madre vera, che sempre spera potervi condurre al Figlio suo.
   Sono il suo Dio, ma Ella è mia Madre. Ed Io, perfetto in tutto, vi sono Maestro anche in questo: nell’amore per la Madre. A chi ancora crede, nel mondo, Io dico: “La salvezza del mondo è in Maria”.
   Se sapeste come Dio si ritira nel profondo, davanti alla sempre più montante marea dei delitti che commettete, voi deicidi, voi fratricidi, voi violatori della legge, voi fornicatori, voi adulteri, voi ladri, voi sentina di vizi, ne tremereste. Ma siete divenuti stolti.
   Prima ero Io che ero ponte fra il mondo e il Cielo. Ma veramente, davanti alla vostra pertinacia nel Male, il Cristo si ritira[115] come un tempo da Gerusalemme, poiché “l’ora non è ancora venuta” e il Cristo, in attesa dell’ora, vi lascia al vostro Male perché lo compiate.
   Ora, unico ponte resta Maria. Ma se dispregiate Essa pure, sarete schiacciati. Non permetto sia vilipesa Colei in cui lo Spirito Santo discese per generare Me, Figlio di Dio e Salvatore del mondo.»

   4 luglio, sera.

   Sentendomi nello stato attuale, ho avuto la tentazione di addolcire un poco le mortificazioni abituali e che ho ripreso con rigore da qualche mese, perché ho sentito che Gesù le desiderava.
   Ma il mio Gesù mi risponde:
   «No. Persevera. Il mondo è coperto da un mare di colpe e ci vogliono oceani di penitenza per lavarle. Foste in molti ad espiare, potrei dire: rallenta. Ma siete troppo pochi e la necessità è tanta. Per quello che potete fare, poco sarebbe riparato. C’è una enorme sproporzione fra il peccato e l’espiazione. Ma Io non guardo a quanto potete fare; guardo e giudico che fate tutto quello che potete. Tutto. Voglio il tutto per riparare l’infinito. Il tutto dei miei imitatori: amanti e vittime, per riparare l’infinito dei peccatori.
   Persevera. Non morrai per questo. Ma anzi la Pace e la Luce entreranno sempre più in te. Ricorda inoltre che quando hai, per prudenza umana, rallentato la penitenza, si è insinuata la tentazione e ti ha piegata. Allora l’ho permesso. Ora no. E ne puoi capire le ragioni.
   Aiutami a vincere Satana nei cuori. Certi demoni si vincono[116] con la preghiera e la sofferenza, ricòrdalo. Pietà, ti chiedo pietà per i peccatori e per Me. Sono i tuoi fratelli e non mi sanno amare. La tua penitenza deve accendere il fuoco nei cuori spenti.
Sono il tuo Fratello e sono flagellato dai peccatori. Se mi vedessi umanamente flagellato, tu, che non puoi vedere frustare un animale, non ti lanceresti a difesa del tuo Gesù?
   Ricorda: ogni peccato, ogni bestemmia, ogni maledizione a Dio, ogni perdita di fede, ogni tradimento è per Me un colpo di flagello. Doppiamente doloroso perché Io, ora, non sono più il Gesù sconosciuto di venti secoli fa, ma sono il Gesù conosciuto. Il mondo sa quello che fa[117], ora, e mi colpisce lo stesso.
   Ricorda: non ti appartieni più. Sei la vittima. Dunque, per amore e per esser fedele al tuo ministero, non rallentare. Ogni penitenza è una ferita di meno al tuo Dio, la prendi tu per Me. Ogni penitenza è una luce che si accende in un cuore. Ti leverò Io di mano la penitenza quando giudicherò che basta il soffrire e ti metterò in mano la palma. Io solo. Sono il tuo Signore.
   Pensa quante volte fui stanco di soffrire eppure soffrii, per te… perché ti amavo…»


   Dice ancora Gesù:
   «Certi momenti di stanchezza, di timore, non devono impressionare. Sono collegati alla natura umana, intorno alla quale sempre si aggira il Nemico.
   Satana è un divoratore insaziabile e la sua fame cresce più la sua preda è vasta. Come la fame, cresce il livore contro il Cristo ed i cristiani. I veri cristiani. Perciò non lascia nulla di intentato. E quando non può assalire di fronte come leone furente, si insinua strisciando. È sempre il Serpente che cerca di avvolgere senza farsi sentire, pronto a stritolare quando ha avvolto. Perciò tenta, non potendo altro, con la stanchezza e il timore.
   È l’arma che ha provato anche con Me. Non vi è riuscito, ma sai quante volte l’ha usata? La più sottile e stringente insidia fu nel Getsemani[118]. Mi ha oppresso prospettandomi quello che avevo da soffrire e quanto pochi ne avrebbero fruito.
   Ho sofferto quel martirio dello spirito pensando alle “vittime” dei secoli avvenire, che l’avrebbero provato per opera di Satana. Ho sofferto pensando a te. Ma non temere. Il mio martirio d’allora ha riscattato le debolezze vostre e, se voi non cedete al Nemico, la vostra debolezza, data da timore, da solo timore, non ha conseguenze. Satana può darvi un brivido di timore. Ma nulla di più, perché Io sono presso i miei amici e imitatori. La possessione assoluta è quando l’anima si mette sotto al giogo satanico col peccato. Altrimenti è solo vendetta e turba la superficie senza agitare il profondo dove Io regno.
   È una sofferenza più o meno atroce. La tua di oggi è stato un lieve sibilo e basta. Sei troppo in Me perché possa altro il demonio. Tempo fa, per anni, t’ha tormentata fortemente, e non sempre t’ha trovata forte al punto da farlo tremare. Ma il passato non conta. Io ti dico: persevera, il passato è morto. Anche quella prova era utile. Ora è superata. Resta ora nel solco di Dio, dove t’ho messa, e non temere.
   Io te lo dico: non temere. E ti dico: supera le stanchezze della carne, le paure della carne insidiata da Satana, con l’ardimento dello spirito. Se soffrissi sola, creatura mortale, non potresti durare. Ma Io sono con te. Ma tu soffri per Me. Credi ciò con fede e ogni ardimento ti sarà facile, perché lo spirito è più forte della materia ed è fortissimo quando è congiunto al suo Dio con nodo di carità.»
   Spiego io, perché lei non creda che c’è stato qualcosa di grave. No. Niente di grave. Soltanto, davanti al gran soffrire, che mi strappa dei gridi involontari, avevo avuto un pensiero - certo suscitato dal Nemico, come dice Gesù - di addolcire un poco le mie mortificazioni. Poche cose in realtà, ma non posso fare di più. Ma ho avuto una pronta risposta, come lei vede. Perciò, finché potrò, andrò avanti. Del resto, se considero il valore che ho messo a quelle quisquilie, e che è ratificato dal buon Dio già in molte cose — e spero lo sarà anche per altre — sono tratta a concludere che merita realmente resistere finché potrò. Ossia fino all’estremo.
   E poi… Se la carne è stanca di sofferenza e chiede pietà, l’anima è talmente in pace e gioia!… Non posso uscire dalla felicità soprannaturale che mi è rimasta dopo aver avuto[119] la vista mentale della Ss. Trinità. Sono sotto a quel sole… come un fiore. E guardo il mio Sole, che splende al centro dei tre cerchi sublimi, il Sole dell’Unità di Dio, la cui luce di Pace infinita e d’infinita Bellezza mi infonde dei sensi nuovi. Per meritare questo, che è il soffrire? È perfetto godere.

[112] del martirio è un’aggiunta nostra.
[113] Io sono l’Alfa e l’Omega, come è detto in Apocalisse 1, 821, 622, 13; la Bestia, menzionata molte volte nel libro dell’Apocalisse, è una potenza demo­niaca.
[114] Mammona, personificazione del possesso materiale e della ricchezza male acquistata, può essere considerato uno dei nomi dati al Demonio, come in Matteo 6, 24Luca 16, 13.
[115] si ritira…, come è detto in Giovanni 11, 54l’ora non è ancora venuta, come in Giovanni 7, 308, 20.
[116] si vincono…, come è detto in Matteo 17, 21Marco 9, 29.
[117] sa quello che fa, a differenza di coloro per i quali Gesù invoca il perdono in Luca 23, 34.
[118] nel Getsemani, dove patì un’agonia spirituale, come si narra in Matteo 26, 36-46Marco 14, 32-42Luca 22, 39-46.
[119] aver avuto, il 1° luglio.

AMDG ET D.V.MARIAE


martedì 11 novembre 2025

DICE GESU'

SCRIVI SUBITO...



QUADERNI DEL 1943 CAPITOLO 45


2 luglio 1943

   Ore 10,15

   Dice Gesù:
   «Scrivi subito mentre Io sono ancora in te col Corpo, il Sangue, l’Anima e la Divinità. Perciò hai la pienezza della Sapienza in te.
   Maria visse eucaristicamente per quasi tutta la vita.
   La Madre non è diversa dal Figlio. Non nella natura umana, non nella missione sopraumana di Redenzione.
   Il Figlio, per toccare l’apice del dolore, dovette provare la separazione dal Padre: nel Getsemani, sulla Croce. Fu il dolore portato ad altezze e asprezze infinite. La Madre, per toccare l’apice del dolore, dovette provare la separazione dal Figlio: nei tre giorni della mia sepoltura.
   Allora Maria fu sola. Le rimase solo la Fede, la Speranza, la Carità. Ma Io ero assente. Fu la spada non confitta, ma trapassante, ma frugante nel suo Cuore. Non ne morì per unico volere dell’Eterno. Perché, per la Piena di Grazia, restare priva del­l’unione col suo Figlio e Dio era tale spasimo che senza una speciale grazia ne sarebbe morta.
   Molte sono le pagine segrete che non conoscete circa la vita della Purissima Corredentrice. Ve l’ho già detto[109]: “I segreti di Maria sono troppo puri e divini perché mente d’uomo li possa conoscere”. Ve ne accenno solo quel tanto da aumentare in voi la venerazione alla più Santa del Cielo, dopo Dio.
   Quell’ora dolorosissima, nel mare di dolori che fu la vita di mia Madre, consacrata al supremo dolore e alla suprema gioia dal suo concepimento, ci voleva per completare[110] quanto mancava alla mia Passione.
   Maria è Corredentrice. Dunque, tutto essendo in Lei inferiore solamente a Dio, anche il suo dolore dovette essere quale nessun dolore di creatura umana giungerà mai ad essere.
   Ora va’ avanti a pregare. Veramente te l’avevo fatto capire, ma la tua imperfezione aveva confuso tutto. Lo ripeto per chiarezza del Padre e tua.»
   E noi siamo belli e serviti!… Vedo Gesù-Maestro, bianco vestito, a fianco del letto, dove sta lei quando confessa.

   Stesso giorno, ore 14

   Dice Gesù:
   «Nel mio Vangelo non v’è passo che non abbia riferimenti col soprannaturale. Oggi ti faccio osservare il fatto[111] della donna curvata da 18 anni.
   I pseudo superuomini di ora negano che il demonio possa essere autore di infermità fisiche. Molte cose negano i superuomini. Troppe. Non si accorgono che i “posseduti”, ora, sono loro. Negano esservi infermità causate da forze extranaturali. Non sanno però, con forze naturali, comprendere e curare certe infermità. Non lo possono appunto perché certe infermità hanno radice fuori dalla carne e opprimono questa, ma non nascono da questa. Nascono nelle zone dove si agitano i regni dello spirito.
   I regni dello spirito sono due: uno, celeste, viene da Dio; l’altro, maligno, viene da Satana.
   Dio dà, talora, ai suoi predestinati, infermità che sono passaporto per il Regno divino. Satana dà, ancora più di frequente, infermità che sono vendetta contro il servo di Dio o balzello sui poveri che hanno ceduto alle sue seduzioni. Poveri di una povertà orrenda perché è perdita della vera ricchezza: quella della grazia che vi fa figli e eredi di Dio.
   I rimedi umani sono inutili in tali casi. Solo il dito di Dio cancella il decreto di miseria e sottoscrive al decreto di liberazione. Colui che è liberato guarisce dal “possesso” se è posseduto. Colui che è liberato entra nel Cielo, se la sua infermità è da Dio.
   Ma oltre alle infermità della carne ci sono le infermità dello spirito. Sono opera del Maligno. Esse vi curvano, vi fanno dibattere e schiumare, vi ottundono sensi e parola, vi portano ad aberrazioni morali peggio delle malattie della carne, perché curvano e ottundono l’anima.
   Io le posso guarire. Io solo. L’anima liberata dall’influsso che la teneva curvata si raddrizza e glorifica il Signore, come la donna del Vangelo.
   Tu lo provi. La tua carne muore e lo senti. Ma come ti senti libera e forte poiché il tuo Maestro t’ha guarita! Una padronanza virile e pacifica ha invaso il tuo spirito. Hai la sensazione di catene cadute infrante ai tuoi piedi.
   Ora Io ti dico: “Seguimi. Seguimi col tuo spirito nuovo e non più peccare, perché Satana non possa gettare il suo laccio su te. Se mi seguirai da presso, egli non ti potrà nuocere, perché chi mi segue non pecca e, non peccando, non si asservisce a colui che vuole fare di voi dei nemici miei”.»

[109] già detto il 19 giugno.
[110] per completare…, come in Colossesi 1, 24.
[111] il fatto, che è riportato in Luca 13, 10-17.

AMDG et D.V.MARIAE 

sabato 1 novembre 2025

LA SOLENNITA' DI TUTTI I SANTI


La festa di tutti i Santi, il 1° novembre si diffuse nell’Europa latina nei secoli VIII-IX. Si iniziò a celebrare la festa di tutti i santi anche a Roma, fin dal sec. IX.
   Un’unica festa per tutti i Santi, ossia per la Chiesa gloriosa, intimamente unita alla Chiesa ancora pellegrinante e sofferente. 

   Oggi è una festa di speranza: “l’assemblea festosa dei nostri fratelli” rappresenta la parte eletta e sicuramente riuscita del popolo di Dio; ci richiama al nostro fine e alla nostra vocazione vera: la santità, cui tutti siamo chiamati non attraverso opere straordinarie, ma con il compimento fedele della grazia del battesimo.



Dai “Discorsi” di san Bernardo, abate


< A che serve dunque la nostra lode ai santi, a che il nostro tributo di gloria, a che questa stessa nostra solennità? 

Perché ad essi gli onori di questa stessa terra quando, secondo la promessa del Figlio, il Padre celeste li onora? 

A che dunque i nostri encomi per essi? 

I santi non hanno bisogno dei nostri onori e nulla viene a loro dal nostro culto. E’ chiaro che, quando ne veneriamo la memoria, facciamo i nostri interessi, non i loro. 

Per parte mia devo confessare che, quando penso ai santi, mi sento ardere da grandi desideri. 

Il primo desiderio, che la memoria dei santi o suscita o stimola maggiormente in noi, é quello di godere della loro tanto dolce compagnia e di meritare di essere concittadini e familiari degli spiriti beati, di trovarci insieme all’assemblea dei patriarchi, alle schiere dei profeti, al senato degli apostoli, agli eserciti numerosi dei martiri, alla comunità dei confessori, ai cori delle vergini, di essere insomma riuniti e felici nella comunione di tutti i santi.


Ci attende la primitiva comunità dei cristiani, e noi ce ne disinteresseremo? I santi desiderano di averci con loro e noi e ce ne mostreremo indifferenti? I giusti ci aspettano, e noi non ce ne prenderemo cura? No, fratelli, destiamoci dalla nostra deplorevole apatia. 

Risorgiamo con Cristo, ricerchiamo le cose di lassù, quelle gustiamo. Sentiamo il desiderio di coloro che ci desiderano, affrettiamoci verso coloro che ci aspettano, anticipano con i voti dell’anima la condizione di coloro che ci attendono. Non soltanto dobbiamo desiderare la compagnia dei santi, ma anche di possederne la felicità. 

Mentre dunque bramiamo di stare insieme a loro, stimoliamo nel nostro cuore l’aspirazione più intensa a condividerne la gloria. Questa bramosia non é certo disdicevole, perché una tale fame di gloria é tutt’altro che pericolosa. 

Vi é un secondo desiderio che viene suscitato in noi dalla commemorazione dei santi, ed é quello che Cristo, nostra vita, si mostri anche a noi come a loro, e noi pure facciamo con lui la nostra apparizione nella gloria. Frattanto il nostro capo si presenta a noi non come é ora in cielo, ma nella forma che ha voluto assumere >.

Autore: Monaci Benedettini Silvestrini


Fonte:

www.liturgia.silvestrini.org

AMDG et D. V. MARIAE