mercoledì 11 ottobre 2023

DATA MILLENARIA

 



09 maggio 2015

N.B.
=Una data che la Chiesa, Una, Santa, Cattolica e Apostolica
Romana e tutta l'Umanità... Ricorderanno per sempre =
SOLAMENTE
per Conchiglia della SS.ma Trinità
SUA SANTITA' PAPA BENEDETTO XVI
ha presentato Ufficialmente a tutta
l'Umanità

*per la prima volta nella Storia della CHIESA*
che é Una, Santa, Cattolica e Apostolica
Romana:
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LA RIVELAZIONE data a Conchiglia
<< Bentornato Mio Signore -
- Il Grande Libro della Vita >>
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Nuovo Testamento del Terzo Millennio
dopo Conchiglia
*Maria Santissima Nostra Signora di Guadalupe,La Perfetta
9 - 12 dicembre 1531 - Città del Messico



Memoria

09 maggio 2015 N.B. =Una data che la Chiesa, Una, Santa, Cattolica e Apostolica Romana e tutta l'Umanità... ricorderanno per sempre = SOLAMENTE per Conchiglia della SS.ma Trinità SUA SANTITA' PAPA BENEDETTO XVI ha presentato Ufficialmente a tutta l'Umanità *per la prima volta nella Storia della CHIESA* che é Una, Santa, Cattolica e Apostolica Romana: ----------------------------------------------------------------------------------- LA RIVELAZIONE data a Conchiglia << Bentornato Mio Signore - - Il Grande Libro della Vita >> ------------------------------------------------------------------------------------- Nuovo Testamento del Terzo Millennio dopo Conchiglia *Maria Santissima Nostra Signora di Guadalupe,La Perfetta 9 - 12 dicembre 1531 - Città del Messico

LA VITTORIA

 


Era il 30 maggio 1862, penultimo giorno del mese della Madonna. A sera, dopo le preghiere, prima che centinaia di ragazzi andassero a dormire, Don Bosco iniziò così:
« Vi voglio raccontare un sogno. E’ vero che chi sogna non ragiona, tuttavia io, che a voi racconterei persino i miei peccati, se non avessi paura di farvi scappare tutti e di far crollare la casa, ve lo racconto per vostra utilità spirituale. Il sogno l’ho fatto alcuni giorni fa.
Figuratevi di essere con me sulla spiaggia del mare, o meglio, sopra uno scoglio isolato e di non vedere altro spazio di terra, se non quello che vi sta sotto i piedi. In tutta quella vasta superficie di acqua si vede una moltitudine innumerevole di navi schierate a battaglia; le loro prore terminano con un rostro di ferro acuto a guisa di coltello o di freccia, che dove s’infigge ferisce e trapassa ogni cosa. Queste navi sono armate di cannoni, cariche di fucili, di altre armi di ogni genere, di materie incendiarie, e anche di libri, e avanzano contro una nave molto più grossa e più alta di tutte loro, tentando di speronarla col rostro, di incendiarla o almeno di farle ogni guasto possibile.
A quella maestosa nave ammiraglia, attrezzata di tutto punto, fanno scorta molte navicelle e velieri che da lei ricevono i segnali di comando ed eseguono evoluzioni per difendersi dalle flotte avversarie. Il vento è loro contrario e il mare agitato sembra favorire i nemici.



Le due colonne
In mezzo all’immensa distesa del mare si elevano dalle onde due robuste colonne, altissime, poco distanti l’una dall’altra. Sopra di una vi è la statua della Vergine Immacolata, ai cui piedi pende un largo cartello con questa scritta: – Auxilium Christianorum (Aiuto dei cristiani); – sull’altra, che è molto più alta e grossa, sta un’Ostia di grandezza proporzionata alla co¬lonna e sotto un altro cartello con le parole: Salus credentium (Salvezza dei credenti).

Due concili
Il comandante supremo sulla gran nave, che è il Romano Pontefice, vedendo il furore dei nemici e la situazione critica nella quale si trovano i suoi fedeli. Pensa di convocare intorno a sé i Piloti delle navi secondarie (cioè i vescovi) per tener consiglio e decidere sul da farsi. Tutti i Piloti salgono e si radunano intorno al Papa. Tengono concilio, ma infuriando il vento sempre di più e la tempesta, sono rimandati a governare le proprie navi (Concilio Vaticano I).
Fattasi un po’ di bonaccia, il Papa raduna per la seconda volta intorno a sé i Piloti, mentre la nave ammiraglia prosegue la sua rotta (Concilio Vaticano II). Ma la burrasca ritorna spaventosa.
Il Papa sta al timone e tutti i suoi sforzi sono diretti a portare la nave in mezzo alle due colonne, dalla sommità delle quali tutto intorno pendono molte àncore e grossi ganci attaccati a catene.


L’assalto
Le navi nemiche scattano tutte ad assalirla e ten¬tano ogni modo di arrestarla e farla sommergere. Le une con gli scritti, coi libri, con materie incendiarie di cui sono ripiene e che cercano di scaraventarle a bordo; le altre coi cannoni, coi fucili e coi rostri: il combattimento diventa sempre più accanito. Le prore nemiche l’urtano violentemente; ma inutili risultano i loro sforzi e il loro attacco. Invano ritentano la prova; sciupano ogni loro fatica e munizione: la grande nave ammiraglia procede sicura e franca nel suo cammino. Avviene talvolta che, percossa da formidabili colpi, riporta nei suoi fianchi larga e profonda fessura; ma non appena è avvenuto il guasto, spira un Soffio (= lo Spirito Santo) dalle due colonne e le falle si richiudono e i fori si otturano.
Scoppiano intanto i cannoni degli assalitori, si spezzano i fucili, ogni altra arma e i rostri; si sconquassano molte navi e sprofondano nel mare. Allora i nemici furibondi iniziano a combattere ad armi corte, cioè a distanza ravvicinata: con le mani, coi pugni, con le bestemmie e con le maledizioni.


Il Papa muore
Quand’ecco che il Papa, colpito gravemente, cade. Subito coloro, che stanno insieme con lui, corrono ad aiutarlo e lo rialzano. Il Papa è colpito la seconda volta, cade di nuovo e muore. Un grido di vittoria e di giubilo si alza dai nemici; sulle loro navi dilaga un indicibile tripudio. Ma appena morto il Pontefice, un altro Papa sottentra al suo posto. I Piloti radunati lo hanno eletto così rapidamente, che la notizia della morte del Papa giunge con la notizia dell’elezione del successore. Gli avversari incominciano a perdersi di coraggio.


La vittoria
Il nuovo Papa sbaragliando e superando ogni ostacolo, guida la nave sino alle due colonne e, giunto in mezzo a esse, la lega con una catena che pendeva dalla prora a un’àncora della colonna su cui sta l’Ostia; e con un’altra catena che pendeva a poppa, la lega dalla parte opposta a un’altra àncora appesa alla colonna su cui è collocata la Vergine Immacolata.
Allora succede un gran rivolgimento. Tutte le navi che fino a quel momento avevano combattuto contro la nave ammiraglia su cui sedeva il Papa, fuggono, si disperdono, si urtano e si fracassano a vicenda. Le une affondano e cercano di affondare le altre. Alcune navicelle che hanno combattuto valorosamente insieme col Papa vengono con le prime a legarsi a quelle colonne.
Molte altre navi che, ritiratesi per timore della battaglia si trovano in gran lontananza, stanno prudentemente osservando, finché dileguati nei gorghi del mare i rottami di tutte le navi disfatte, a gran lena vogano alla volta di quelle due colonne, dove arrivate si attaccano ai ganci pendenti e lì rimangono tranquille e sicure, insieme con la nave ammiraglia su cui sta il Papa. Nel mare regna una gran calma, una calma sovrana».


Commento di Don Bosco
Don Bosco a questo punto interrogò Don Rua: – Che cosa pensi tu di questo racconto?
Don Rua rispose: – Mi pare che la nave del Papa sia la Chiesa, di cui è il Capo: le navi sono gli uomini; il mare è questo mondo. Quelli che difendono la grossa nave sono i buoni affezionati alla Santa Sede; gli altri sono i suoi nemici, che con ogni sorta di armi tentano di annientarla. Le due colonne di salvezza mi sembra che siano la devozione a Maria Immacolata e al Santissimo Sacramento dell’Eucaristia.


Don Rua non parlò del Papa caduto e morto e Don Bosco tacque pure su di ciò. Solo aggiunse: – Dicesti bene. Bisogna soltanto correggere un’espressione. Le navi dei nemici sono le persecuzioni. Si preparano gravissimi travagli per la Chiesa. Quello che finora fu, è quasi nulla a confronto di ciò che dovrà accadere. I suoi nemici sono raffigurati nelle navi che tentano di affondare, se gli riuscisse, la nave ammiraglia. Due soli mezzi restano per salvarsi fra tanto pericolo e scompi¬glio: – Devozione a Maria Immacolata – Frequenza alla Confessione e Comunione. – Occorre adoperare ogni mezzo e fare del nostro meglio per praticarli e farli praticare dovunque e da tutti. Buona notte!

I ragazzi lentamente e in silenzio sciamarono a dormire con nel cuore il sogno delle due Colonne: l’amore filiale alla Madonna, che è la Mamma degli Adolescenti, e la vita divina sacramentale, cioè l’Eucaristia. Con questi grandi amori, la loro inserzione nella Chiesa (attaccamento al Papa) diventa gioiosa e bella anche se devono lottare. Ma non piace forse ai ragazzi l’avventura e la lotta?

AMDG et D.V. MARIAE

martedì 10 ottobre 2023

O R E M U S

 



"Colui che non prega  non comprende facilmente lo spirito di preghiera. Inoltre, egli non può rendersi conto della felicità che la preghiera offre all'anima, dell'energia che la preghiera comunica nella vita di ogni giorno" (SK 1208) Dagli scritti di San Massimiliano Maria Kolbe

*

"  Chi prega si salva!

Chi non prega si danna  "

Teologicamente certo.

(Sant'Alfonso Maria de' liguori, dott. della Chiesa)

sabato 7 ottobre 2023

BIGOTTO ? SI' GRAZIE.

 di Pierfrancesco Nardini

Mi colpiscono sempre gli aggettivi che appioppano a noi cattolici quando diciamo la nostra, in ogni campo, ma in particolare in quello della morale e della sessualità.
Parto dal presupposto che non varrebbe la pena perdere tempo a parlare di queste cose. Ritengo, infatti, sia oggettivo che chi arriva a tali epiteti (non necessariamente offensivi, ma comunque chiusi al dialogo) ha già perso la sfida. Se si arriva a questo, vuol dire che non si hanno più argomenti e non si sa più come contrastare le mostre argomentazioni e, così, si è costretti a darci del bigotto e altro.
Strano a dirsi, ma la maggior parte delle volte che ho avuto discussioni su questi argomenti, o che ho letto (ad esempio su Facebook) scambi di opinioni, otto volte su dieci la conversazione finiva proprio perché il cattolico veniva apostrofato con uno dei soliti aggettivi.
Strano a dirsi, anche, che questi propagandisti dell’amore libero, della sessualità “come mi pare” sono quelli a cui gli argomenti finiscono subito. D’altronde, molto spesso, basta metterli di fronte al fatto che due più due non può che far quattro e iniziano ad arrampicarsi sugli specchi alla ricerca del cinque…
Non addentriamoci però nel merito della materia; qui la mia curiosità vuol analizzare da vicino qualcuno degli aggettivi con cui veniamo apostrofati. E dimostrare che, anche su questo fronte, chi pensa di offenderci o metterci a tacere sbaglia completamente il bersaglio.
Se andiamo a pensare agli epiteti con cui siamo aggrediti, in maggioranza sono cose tipo bigotto e omofobo, ed anche, in minor parte e con intenti diversi, rigido e intransigente-inflessibile.


Quando mi dicono bigotto, sinceramente, non me la prendo, anzi ne sorrido.
Vocabolari alla mano vediamo che bigotto significa «persona che mostra zelo esagerato più nelle pratiche esterne che nello spirito della religione, osservando con ostentazione e pignoleria tutte le regole del culto» (Treccani, online) o anche «che si richiama a precetti religiosi scrupolosamente e in modo acritico» (Garzanti, online).

Ora, ripeterò all’infinito che chi si dice cattolico DEVE aderire a TUTTE le verità rivelate e insegnate dalla Chiesa, altrimenti non sarebbe cattolico. 

Tanto che «vien detta eresia, l’ostinata negazione, dopo aver ricevuto il battesimo, di una qualche verità che si deve credere per fede divina e cattolica, o il dubbio ostinato su di essa» (Can. 751, Codice di Diritto Canonico).

Non vale il paragone con qualsiasi altro campo della vita (politico, economico, sportivo, culturale). Nel campo religioso il valore di cui si parla, la Verità che si crede non è qualcosa di umano, di valutabile, di opinabile. È oggettivo, è dato, è immutabile. E, principalmente, è soprannaturale. Quindi o si crede tutto o non si crede. Non ci si può mettere a tavolino con Dio (come fanno molti) e contrattare uno o più elementi di fede.

Tanto è vero questo che «per un cattolico la Tradizione è proprio un’ipostasi. È chi non è cattolico che la può ritenere non tale. Nel linguaggio filosofico “ipostasi” significa ciò che “sta fermo” al di là del divenire. La Tradizione è la Verità; e la Verità è la natura costitutiva di Dio: nulla di più immutabile, nulla di più assoluto» (Corrado Gnerre, Risposta ad Introvigne sulla manifestazione del 20 giugno … e su altro, Confederazione Civiltà Cristiana, 1 luglio 2015).

È alla luce di questo che, quando mi dicono bigotto, sorrido.
Se pensano di offendermi, sbagliano alla grande, perché la definizione così come comunemente data non è pertinente con il cattolico o, di contro, è addirittura quasi un complimento.
“Zelo esagerato” non può essere offensivo: o è un “fuori tema” o un paradossale complimento.
Non esiste, infatti, esagerazione nell’essere zelante per un fedele, se zelo «nel linguaggio della Chiesa cattolica» è «il fervoroso adoperarsi per la gloria di Dio, che si esprime soprattutto, oltre che con la preghiera, con l’apostolato della parola e delle opere, e col vivo desiderio di salvare anime» (Treccani online). È tipico di ogni religione, non solo di quella Cattolica, avere come fine la maggior gloria di Dio.
Quindi l’esatto opposto di una farisaica «ostentazione» o di una mancanza di attenzione allo «spirito della religione».
Non c’è quindi in chi vuol essere cattolico «ostentazione e pignoleria», semmai c’è la coerenza che viene definita come «non essere in contraddizione; di persona fedele ai suoi principi» (Treccani, online).
Se un comunista elogiasse la proprietà privata, non gli darebbero dell’incoerente? E perché, allora, in un campo molto più importante come quello della fede, se un cattolico si sforza di essere cattolico, cioè di aderire in toto a quel che vuol dire esserlo, gli dicono “bigotto”, cioè che ha uno “zelo eccessivo”? Forse è un problema essere scrupolosi in quel che si fa?

Perché mi si dice che ostento o che sono pignolo? Cosa c’entrano l’ostentazione e la pignoleria? Semmai stiamo parlando di fervore e di attenzione al culto. Forse il problema ce l’ha chi non ha tutta questa tensione nei confronti di cose così essenziali come quelle della liturgia e della fede.
E, sulla base di queste constatazioni, anche l’intendere bigotto come chi «si richiama a precetti religiosi scrupolosamente e in modo acritico» (Garzanti online) non si attaglia ad un cattolico.
Chi è cattolico ha conoscenza di quel che crede e difficilmente potrà dirsi “acritico” (salvo casi eccezionali, che, purtroppo, al giorno d’oggi, sono sempre più diffusi: vedasi ad esempio “papolatri” e “normalisti”).
In generale, dunque, bigotto non c’entra nulla con cattolico, almeno non nella sua accezione negativa.
Si è visto come inutile è l’apostrofarmi come bigotto perché o si deve ritenere errato l’accomunare tale espressione alla fede o l’accezione negativa comunemente datagli potrebbe, paradossalmente, divenire un complimento. 

In ultima analisi, infatti, mi si sta dicendo che sono un buon cattolico perché seguo attentamente la mia fede. Fede che, tra l’altro, per essere integralmente seguita, raramente non è radicale.
Lo stesso discorso si può fare per omofobo, con la differenza che questo è solo un termine che assolutamente sbagliato e “fuori tema”. Chi ce lo dice e lo usa come spada per “ammazzare” le risposte di segno opposto non fa altro che farmi ridere.
Sempre dai vocabolari sappiamo che per omofobia” si intende una «avversione ossessiva per gli omosessuali e l’omosessualità» (Treccani online; simile in Garzanti online) e che quindi l’omofobo è una «persona ostile agli omosessuali» (Treccani online).
Specifichiamo, innanzitutto, che preferiamo parlare di persone con tendenze omosessuali, e non di omosessuali ed eterosessuali.

La totale inadeguatezza di tale aggettivo (omofobo) nei confronti di un cattolico è palese già semplicemente ascoltando un cattolico che parla di omosessualità: raramente parla contro la persona, sempre condanna l’omosessualità. Come da sempre fa la Chiesa Cattolica, si condanna l’errore e si accoglie l’errante.

Non c’è alcuna «ostilità» o «avversione ossessiva» verso le persone con tendenze omosessuali, anzi c’è la massima dimostrazione di carità nei loro confronti. Molto più di alcuni paladini del gay frendly che poi, in privato o nelle situazioni personali, non sono altrettanto caritatevoli.
Anche in questo caso, d’altronde, come per l’essere bigotti, non si fa altro che aderire appieno a quello che insegna la Chiesa Cattolica, che a sua volta non fa altro che ricordare l’ordine naturale voluto da Dio.
Non c’è alcuna stranezza, nessuna ostilità nell’essere fermi nella condanna di un errore. Il problema è di chi pensa sia normale il relativismo e la fluidità del credo e dei dogmi.
Così perde ogni senso aggredire un cattolico al grido di omofobo: si va totalmente fuori tema, è come se uno per offendere dicesse ad un cieco che non ci sente… Fa solo ridere!

Finisco con la rigidità.

Questo è un termine adoperato più da fedeli di altre religioni o, addirittura, da quei cattolici “adulti” annacquati nella fede, quando non ci si muove dalle verità fondamentali della nostra fede, come fanno loro. E come vorrebbero che facessimo anche noi.
A me è capitato spesso, quando esprimevo fermamente la mia adesione a TUTTA la fede cattolica, sentirmi apostrofare con un “sei troppo rigido”. Peccato che, in questo campo, il contrario di rigidità sia ecumenismo e/o relativismo, quindi non essere più cattolici.
Torniamo ai vocabolari e vedremo che rigidità viene intesa come «mancanza di flessibilità» (Corriere della Sera) e «rigore, severità, inflessibilità».


Si capisce subito che è sufficiente tornare ai ragionamenti appena fatti:
non può esserci flessibilità in un cattolico su determinati principi (non per nulla, anche se solo riferito alla Bioetica, Benedetto XVI li aveva definiti “non negoziabili”). Il cattolico, per rimanere tale, DEVE avere «rigore, severità, inflessibilità». //
Che non vuol dire in nessun modo essere ostili a qualcuno.//

Non cadiamo nel “misericordismo” per cui, con la scusa di dover amare, non ci si deve più permettere di evidenziare gli errori di molti fedeli e delle altre confessioni religiose. Questo non è amore per il prossimo, è sdoganamento dell’errore e, di conseguenza, del peccato.

La maggior carità possibile, non dimentichiamolo, è il dire la verità, è il ricordare la Verità.

Alla luce di tutto questo, quindi, mi fa il solletico sentirmi dare del bigotto, dell’omofobo o del rigido.
Ditemelo pure, mi farò una risata e penserò che sto facendo il “buon cristiano” (come soleva invitare san Pio da Pietrelcina).

Fonte: CCC 

EPPURE C'é chi afferma: <<Valori non negoziabili? E' un'espressione che non ho mai capito >>