lunedì 5 dicembre 2022

Benedetto XVI: "Maschio e Femmina li creò"

[…] Nella questione della famiglia non si tratta soltanto di una determinata forma sociale, ma della questione dell’uomo stesso – della questione di che cosa sia l’uomo e di che cosa occorra fare per essere uomini in modo giusto. Le sfide in questo contesto sono complesse.

C’è anzitutto la questione della capacità dell’uomo di legarsi oppure della sua mancanza di legami. Può l’uomo legarsi per tutta una vita? Corrisponde alla sua natura? Non è forse in contrasto con la sua libertà e con l’ampiezza della sua autorealizzazione? L’uomo diventa se stesso rimanendo autonomo e entrando in contatto con l’altro solo mediante relazioni che può interrompere in ogni momento? Un legame per tutta la vita è in contrasto con la libertà? Il legame merita anche che se ne soffra?

Il rifiuto del legame umano, che si diffonde sempre più a causa di un’errata comprensione della libertà e dell’autorealizzazione, come anche a motivo della fuga davanti alla paziente sopportazione della sofferenza, significa che l’uomo rimane chiuso in se stesso e, in ultima analisi, conserva il proprio “io” per se stesso, non lo supera veramente. Ma solo nel dono di sé l’uomo raggiunge se stesso, e solo aprendosi all’altro, agli altri, ai figli, alla famiglia, solo lasciandosi plasmare nella sofferenza, egli scopre l’ampiezza dell’essere persona umana. Con il rifiuto di questo legame scompaiono anche le figure fondamentali dell’esistenza umana: il padre, la madre, il figlio; cadono dimensioni essenziali dell’esperienza dell’essere persona umana.

Il Gran Rabbino di Francia, Gilles Bernheim, in un trattato accuratamente documentato e profondamente toccante, ha mostrato che l’attentato, al quale oggi ci troviamo esposti, all’autentica forma della famiglia, costituita da padre, madre e figlio, giunge ad una dimensione ancora più profonda. Se finora avevamo visto come causa della crisi della famiglia un fraintendimento dell’essenza della libertà umana, ora diventa chiaro che qui è in gioco la visione dell’essere stesso, di ciò che in realtà significa l’essere uomini.

Egli cita l’affermazione, diventata famosa, di Simone de Beauvoir: “Donna non si nasce, lo si diventa” (“On ne naît pas femme, on le devient”). In queste parole è dato il fondamento di ciò che oggi, sotto il lemma “gender”, viene presentato come nuova filosofia della sessualità. Il sesso, secondo tale filosofia, non è più un dato originario della natura che l’uomo deve accettare e riempire personalmente di senso, bensì un ruolo sociale del quale si decide autonomamente, mentre finora era la società a decidervi.

La profonda erroneità di questa teoria e della rivoluzione antropologica in essa soggiacente è evidente. L’uomo contesta di avere una natura precostituita dalla sua corporeità, che caratterizza l’essere umano. Nega la propria natura e decide che essa non gli è data come fatto precostituito, ma che è lui stesso a crearsela. Secondo il racconto biblico della creazione, appartiene all’essenza della creatura umana di essere stata creata da Dio come maschio e come femmina. Questa dualità è essenziale per l’essere umano, così come Dio l’ha dato. Proprio questa dualità come dato di partenza viene contestata. Non è più valido ciò che si legge nel racconto della creazione: “Maschio e femmina Egli li creò” (Gen 1,27). No, adesso vale che non è stato Lui a crearli maschio e femmina, ma finora è stata la società a determinarlo e adesso siamo noi stessi a decidere su questo. Maschio e femmina come realtà della creazione, come natura della persona umana non esistono più. L’uomo contesta la propria natura. Egli è ormai solo spirito e volontà.

La manipolazione della natura, che oggi deploriamo per quanto riguarda l’ambiente, diventa qui la scelta di fondo dell’uomo nei confronti di se stesso. Esiste ormai solo l’uomo in astratto, che poi sceglie per sé autonomamente qualcosa come sua natura. Maschio e femmina vengono contestati nella loro esigenza creazionale di forme della persona umana che si integrano a vicenda. Se, però, non esiste la dualità di maschio e femmina come dato della creazione, allora non esiste neppure più la famiglia come realtà prestabilita dalla creazione. Ma in tal caso anche la prole ha perso il luogo che finora le spettava e la particolare dignità che le è propria. Bernheim mostra come essa, da soggetto giuridico a sé stante, diventi ora necessariamente un oggetto, a cui si ha diritto e che, come oggetto di un diritto, ci si può procurare. Dove la libertà del fare diventa libertà di farsi da sé, si giunge necessariamente a negare il Creatore stesso e con ciò, infine, anche l’uomo quale creatura di Dio, quale immagine di Dio viene avvilito nell’essenza del suo essere. Nella lotta per la famiglia è in gioco l’uomo stesso. E si rende evidente che là dove Dio viene negato, si dissolve anche la dignità dell’uomo. Chi difende Dio, difende l’uomo.

Con ciò vorrei giungere al secondo grande tema che, da Assisi fino al Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione, ha pervaso tutto l’anno che volge al termine: la questione cioè del dialogo e dell’annuncio.

Parliamo anzitutto del dialogo. Vedo per la Chiesa nel nostro tempo soprattutto tre campi di dialogo nei quali essa deve essere presente, nella lotta per l’uomo e per che cosa significhi essere persona umana: il dialogo con gli Stati, il dialogo con la società – in esso incluso il dialogo con le culture e con la scienza – e, infine, il dialogo con le religioni.

In tutti questi dialoghi, la Chiesa parla a partire da quella luce che le offre la fede. Essa, però, incarna al tempo stesso la memoria dell’umanità che, fin dagli inizi e attraverso i tempi, è memoria delle esperienze e delle sofferenze dell’umanità, in cui la Chiesa ha imparato ciò che significa essere uomini, sperimentandone il limite e la grandezza, le possibilità e le limitazioni. La cultura dell’umano, di cui essa si fa garante, è nata e si è sviluppata dall’incontro tra la rivelazione di Dio e l’esistenza umana. La Chiesa rappresenta la memoria dell’essere uomini di fronte a una civiltà dell’oblio, che ormai conosce soltanto se stessa e il proprio criterio di misure. Ma come una persona senza memoria ha perso la propria identità, così anche un’umanità senza memoria perderebbe la propria identità. Ciò che, nell’incontro tra rivelazione ed esperienza umana, è stato mostrato alla Chiesa va, certo, al di là dell’ambito della ragione, ma non costituisce un mondo particolare che per il non credente sarebbe senza alcun interesse. Se l’uomo con il proprio pensiero entra nella riflessione e nella comprensione di quelle conoscenze, esse allargano l’orizzonte della ragione e ciò riguarda anche coloro che non riescono a condividere la fede della Chiesa. Nel dialogo con lo Stato e con la società, la Chiesa certamente non ha soluzioni pronte per le singole questioni. Insieme con le altre forze sociali, essa lotterà per le risposte che maggiormente corrispondano alla giusta misura dell’essere umano. Ciò che essa ha individuato come valori fondamentali, costitutivi e non negoziabili dell’esistenza umana, lo deve difendere con la massima chiarezza. Deve fare tutto il possibile per creare una convinzione che poi possa tradursi in azione politica.

Nella situazione attuale dell’umanità, il dialogo delle religioni è una condizione necessaria per la pace nel mondo, e pertanto è un dovere per i cristiani come pure per le altre comunità religiose. Questo dialogo delle religioni ha diverse dimensioni.

Esso sarà innanzi tutto semplicemente un dialogo della vita, un dialogo della condivisione pratica. In esso non si parlerà dei grandi temi della fede – se Dio sia trinitario o come sia da intendere l’ispirazione delle Sacre Scritture ecc. Si tratta dei problemi concreti della convivenza e della responsabilità comune per la società, per lo Stato, per l’umanità. In ciò bisogna imparare ad accettare l’altro nel suo essere e pensare in modo diverso. A questo scopo è necessario fare della responsabilità comune per la giustizia e per la pace il criterio di fondo del colloquio. Un dialogo in cui si tratta di pace e di giustizia diventa da sé, al di là di ciò che è semplicemente pragmatico, una lotta etica circa le valutazioni che sono presupposte al tutto.

Così il dialogo, in un primo momento meramente pratico, diventa tuttavia anche una lotta per il giusto modo di essere persona umana. Anche se le scelte di fondo non sono come tali in discussione, gli sforzi intorno a una questione concreta diventano un processo in cui, mediante l’ascolto dell’altro, ambedue le parti possono trovare purificazione e arricchimento. Così questi sforzi possono avere anche il significato di passi comuni verso l’unica verità, senza che le scelte di fondo vengano cambiate. Se ambedue le parti muovono da un’ermeneutica di giustizia e di pace, la differenza di fondo non scomparirà, crescerà tuttavia anche una vicinanza più profonda tra loro.

Per l’essenza del dialogo interreligioso, oggi in genere si considerano fondamentali due regole:

  1. Il dialogo non ha di mira la conversione, bensì la comprensione. In questo si distingue dall’evangelizzazione, dalla missione.
  2. Conformemente a ciò, in questo dialogo ambedue le parti restano consapevolmente nella loro identità, che, nel dialogo, non mettono in questione né per sé né per gli altri.

Queste regole sono giuste. Penso, tuttavia, che in questa forma siano formulate troppo superficialmente. Sì, il dialogo non ha di mira la conversione, ma una migliore comprensione reciproca: ciò è corretto. La ricerca di conoscenza e di comprensione, però, vuole sempre essere anche un avvicinamento alla verità. Così, ambedue le parti, avvicinandosi passo passo alla verità, vanno in avanti e sono in cammino verso una più grande condivisione, che si fonda sull’unità della verità. Per quanto riguarda il restare fedeli alla propria identità: sarebbe troppo poco se il cristiano con la sua decisione per la propria identità interrompesse, per così dire, in base alla sua volontà, la via verso la verità. Allora il suo essere cristiano diventerebbe qualcosa di arbitrario, una scelta semplicemente fattuale. Allora egli, evidentemente, non metterebbe in conto che nella religione si ha a che fare con la verità.

Rispetto a questo direi che il cristiano ha la grande fiducia di fondo, anzi, la grande certezza di fondo di poter prendere tranquillamente il largo nel vasto mare della verità, senza dover temere per la sua identità di cristiano. Certo, non siamo noi a possedere la verità, ma è essa a possedere noi: Cristo, che è la Verità, ci ha presi per mano, e sulla via della nostra ricerca appassionata di conoscenza sappiamo che la sua mano ci tiene saldamente. L’essere interiormente sostenuti dalla mano di Cristo ci rende liberi e al tempo stesso sicuri. Liberi: se siamo sostenuti da Lui, possiamo entrare in qualsiasi dialogo apertamente e senza paura. Sicuri, perché Egli non ci lascia, se non siamo noi stessi a staccarci da Lui. Uniti a Lui, siamo nella luce della verità. […]
BXVI

PER LA FESTA o Solennità di NOSTRA SIGNORA DI GUADALUPE

 

12 DICEMBRE

 

BEATA VERGINE MARIA di GUADALUPE

Beata Maria Vergine di Guadalupe in Messico, il cui materno aiuto il popolo dei fedeli implora umilmente numeroso sul colle Tepeyac vicino a Città del Messico, dove ella apparve, salutandola con fiducia come stella dell’evangelizzazione dei popoli e sostegno degli indigeni e dei poveri. (Martirologio Romano)

 

Preghiera alla Vergine di Guadalupe

Vergine Immacolata di Guadalupe, Madre di Gesù e Madre nostra, vincitrice del peccato e nemica del Demonio, Tu ti manifestasti sul colle Tepeyac in Messico all'umile e generoso contadino Giandiego. Sul suo mantello imprimesti la Tua dolce Immagine come segno della Tua presenza in mezzo al popolo e come garanzia che avresti ascoltato le sue preghiere e addolcito le sue sofferenze. Maria, Madre amabilissima, noi oggi ci offriamo a te e consacriamo per sempre al tuo Cuore Immacolato tutto quanto ci resta di questa vita, il nostro corpo con le sue miserie, la nostra anima con le sue debolezze, il nostro cuore con i suoi affanni e desidèri, le preghiere, le sofferenze, l'agonia. O Madre dolcissima, ricordati sempre dei tuoi figli. Se noi, vinti dallo sconforto e dalla tristezza, dal turbamento e dall'angoscia, dovessimo qualche volta dimenticarci di te, allora, Madre pietosa, per l'amore che porti a Gesù, ti chiediamo di proteggerci come figli tuoi e di non abbandonarci fino a quando non saremo giunti al porto sicuro, per gioire con Te, con tutti i Santi, nella visione beatifica del Padre. Amen. 

Salve Regina 

 

Madonna di Guadalupe, prega per noi

 

 

Novena alla Vergine di Guadalupe

 

Nostra Signore di Guadalupe, secondo il tuo messaggio in Messico, io ti venero come “ la Vergine Madre del vero Dio per quelli cui vivono, il Creatore di tutto il mondo, del cielo e della terra.” Nello spirito io mi inginocchio davanti alla tua santa immagine che tu miracolosamente hai impresso sopra il mantello di San Diego, e con fede innumerevole di pellegrini che visitano il tuo santuario io ti imploro questa grazia…

Ricordati, O immacolata vergine, le parole che hai detto al tuo devoto fedele, “Io sono per te Madre di misericordia e per tutta la gente che mi ama e che ha fiducia in me ed invoca il mio aiuto. Io ascolto i loro lamenti e, conforto tutti i loro dolori e le loro sofferenze”.

Io ti imploro di essere una madre misericordiosa per me, perché io ti amo sinceramente, ho fiducia in te ed invoco il tuo aiuto. Io ti supplico, Nostra Signora di Guadalupe, di accogliere la mia richiesta, se questa è conforme alla volontà del Signore, fa che possa essere testimone del tuo amore, della tua compassione, del tuo aiuto e della tua protezione. Non mi abbandonare nelle mie necessità.

Nostra Signora di Guadalupe prega per noi. 

Ave Maria (3 volte) 

Preghiera 
Signore di potenza e misericordia, Tu hai benedetto gli indiani d’America a Tepeyac con la presenza della Vergine Maria a Guadalupe. Possano le Sue preghiere aiutare tutti gli uomini e tutte le donne ad accettarsi uno con l’altro come fratelli e sorelle. Attraverso la Tua giustizia presente nei nostri cuori possa la Tua pace regnare nel mondo. Noi ti chiediamo questo, attraverso nostro Signore Gesù Cristo tuo figlio, che vive e regna con Te e con il tuo Santo Spirito, unico Dio, nei secoli dei secoli. Amen. 

 

 

 

Preghiera alla Madonna di Guadalupe

(Da uno scritto di p. Enzo Scaduti) 

 

Ti chiedo a nome di tutti i miei fratelli del mondo, 
di benedirci e proteggerci. 
Dacci una prova del tuo amore e bontà 
e ricevi le nostre preghiere e orazioni. 

Oh Purissima Vergine di Guadalupe! 
Ottieni da tuo figlio il perdono dei miei errori, 
benedizione per il mio lavoro. 
Rimedi per le mie infermità e necessità, 
e tutto ciò che credi conveniente chiedere per la mia famiglia. 

Oh Santa Madre di Dio, 
non deludere le suppliche che t’indirizziamo nelle nostre necessità.

 

 

 

Preghiera alla B.V. di Guadalupe

pronunciata il 23 gennaio 1999 da Giovanni Paolo II
nell'omelia della S.Messa per la conclusione del Sinodo dei Vescovi per l'America

 

O Madre! Tu conosci le vie che seguirono i primi evangelizzatori del Nuovo Mondo, dalle isole Guanahani e La Española alle foreste dell'Amazzonia e alle vette andine, giungendo fino alla terra del Fuoco nel Sud e ai grandi laghi e alle montagne del Nord. Accompagna la Chiesa che svolge la sua opera nelle nazioni americane affinché sia sempre evangelizzatrice e rinnovi il suo spirito missionario. Incoraggia tutti coloro che dedicano la propria vita alla causa di Gesù e alla diffusione del suo Regno.

O dolce Signora del Tepeyac, Madre di Guadalupe! Ti presentiamo questa moltitudine incalcolabile di fedeli che pregano Dio in America. Tu che sei entrata nel loro cuore, visita e conforta i focolari domestici, le parrocchie e le Diocesi di tutto il Continente. Fa' sì che le famiglie cristiane educhino in modo esemplare i propri figli nella fede della Chiesa e nell'amore del Vangelo, affinché siano un vivaio di vocazioni apostoliche. Volgi oggi il tuo sguardo verso i giovani e incoraggiali a camminare con Gesù Cristo.

O Signora e Madre d'America! Conferma la fede dei nostri fratelli e sorelle laici, affinché in tutti i campi della vita sociale, professionale, culturale e politica agiscano conformemente alla verità e alla legge nuova che Gesù ha portato all'umanità. Guarda propizia all'angustia di quanti soffrono per la fame, la solitudine, l'emarginazione o l'ignoranza. Facci riconoscere in essi i tuoi figli prediletti e infondici l'impeto della carità per aiutarli nei loro bisogni.

Vergine Santa di Guadalupe, Regina della Pace! Salva le nazioni e i popoli del Continente. Fa' sì che tutti, governanti e cittadini, imparino a vivere nell'autentica libertà agendo secondo le esigenze della giustizia e il rispetto dei diritti umani, affinché la pace si consolidi definitivamente.

A te, Signora di Guadalupe, Madre di Gesù e Madre nostra, tutto l'affetto, l'onore, la gloria e la lode costante dei tuoi figli e delle tue figlie d'America!

 

 

Oh Vergine Immacolata, Madre del vero Dio e Madre della Chiesa! Tu,che da questo luogo manifesti la tua clemenza e la tua compassione verso tutti coloro che chiedono la tua protezione, ascolta la preghiera che con filiale fiducia ti rivolgiamo e presentala davanti al tuo Figlio Gesù, unico nostro Redentore. 

 

Madre di Misericordia, Maestra del sacrificio nascosto e silenzioso, a te, che ci vieni incontro, noi peccatori consacriamo in questo giorno tutto il nostro essere e tutto il nostro amore.

Ti consacriamo anche la nostra vita, il nostro lavoro, le nostre gioie, le nostre infermità ed i nostri dolori.

 

Concedi la pace, la giustizia e la prosperità ai nostri popoli, poichè tutto quello che abbiamo e che siamo lo affidiamo alle tue cure, Signora e Madre nostra.

 

Vogliamo essere completamente tuoi e percorrere con te il cammino di una piena fedeltà a Gesù Cristo nella sua Chiesa: tienici sempre amorevolmente per mano.

 

Vergine di Guadalupe, Madre delle Americhe, ti preghiamo per tutti i vescovi, affinché guidino i fedeli per i sentieri di una intensa vita cristiana, di amore e di umile servizio a Dio e alle anime.

 

guarda quanto è grande la messe, ed intercedi presso il Signore perchè infonda fame di santità in tutto il popolo di Dio e conceda abbondanti vocazioni di sacerdoti e di religiosi, forti nella fede e zelanti dispensatori dei misteri di Dio.

 

Concedi ai nostri focolari la grazia di amare e di rispettare la vita che comincia, con lo stesso amore con il quale tu concepisti nel tuo seno la vita del Figlio di Dio.

 

Vergine Santa Maria, Madre del Bell'Amore, proteggi le nostre famiglie, affinchè restino sempre unite e benedici l'educazione dei nostri figli.

 

Speranza nostra, guardaci con pietà, insegnaci ad andare continuamente a Gesù e, se cadiamo, aiutaci a risollevarci, a tornare a Lui, per mezzo della confessione delle nostre colpe e dei nostri peccati nel Sacramento della Penitenza, che dà tranquillità all'anima.

 

Ti supplichiamo di concederci un amore molto grande per tutti i santi Sacramenti, che sono come i segni che tuo Figlio ci ha lasciato sulla terra.

 

Così, Madre Santissima, con la pace di Dio nella coscienza, con i nostri cuori liberi dalla malizia e dall'odio, potremo portare a tutti la vera gioia e la vera pace, che ci vengono da tuo Figlio, nostro Signore Gesù Cristo, che con Dio Padre e lo Spirito Santo vive e regna nei secoli dei secoli. Amen

 

 

Coroncina alla Madonna di Guadalupe (testo)

 

Si usa una normale corona del Rosario. 

Si inizia con:

Credo, Pater, 3 Ave Maria e Gloria 


Sui grani grossi del Rosario si recita: 

<<Maria, Nostra Signora di Guadalupe, 

schiaccia la testa a satana e salva il tuo popolo.>>

 

Sui grani piccoli del Rosario si recita: 

<<Maria, Nostra Signora di Guadalupe, 

raduna i tuoi figli sotto il tuo manto di stelle.>>

 

Alla fine:

 

Maria, noi confidiamo nelle parole che pronunciasti:

"Lasciatemi agire sul vostro cuore
sono la Vergine di Guadalupe che attraverso il figlio mio Juan Diego
ho mostrato la mia immagine al mondo.
Io proteggerò e salverò il mondo da satana in persona
che umiliato scomparirà nel più profondo dell’inferno.
Io vi porterò alla vittoria finale e con la mia Santa Immagine
arriverò in tutto il mondo."



Nostra Signora di Guadalupe, prega per noi.




 

IL SOGNO DEL POVERELLO di Assisi (Dalla "Vita di san Francesco d'Assisi" di SAN BONAVENTURA DA BAGNOREGIO)

FERVORE Dl CARITA'' E DESIDERIO Dl MARTIRIO 

 

 ***

1172 7. Ma l'ardore della carità lo spingeva al martirio; sicché ancora una terza volta tentò di partire verso i paesi infedeli, per diffondere, con l'effusione del proprio sangue, la fede nella Trinità. 

 A tredici anni dalla sua conversione, partì verso le regioni della Siria, affrontando coraggiosamente molti pericoli, alfine di potersi presentare al cospetto del Soldano di Babilonia. 

 Fra i cristiani e i saraceni era in corso una guerra implacabile: i due eserciti si trovavano accampati vicinissimi, I'uno di fronte all'altro, separati da una striscia di terra, che non si poteva attraversare senza pericolo di morte . 

 Il Soldano aveva emanato un editto crudele: chiunque portasse la testa di un cristiano, avrebbe ricevuto il compenso di un bisante d'oro. 

Ma Francesco, I'intrepido soldato di Cristo, animato dalla speranza di poter realizzare presto il suo sogno, decise di tentare l'impresa, non atterrito dalla paura della morte, ma, anzi, desideroso di affrontarla. Confortandosi nel Signore, pregava fiducioso e ripeteva cantando quella parola del profeta: Infatti anche se dovessi camminare in mezzo all'ombra di morte, non temerò alcun male, perché tu sei con me.

1173 8. Partì, dunque, prendendo con sé un compagno, che si chiamava Illuminato ed era davvero illuminato e virtuoso. 

 Appena si furono avviati, incontrarono due pecorelle, il Santo si rallegrò e disse al compagno: “ Abbi fiducia nel Signore, fratello, perché si sta realizzando in noi quella parola del Vangelo: -- Ecco, vi mando come agnelli in mezzo ai lupi--”. 

 Avanzarono ancora e si imbatterono nelle sentinelle saracene, che, slanciandosi come lupi contro le pecore, catturarono i servi di Dio e, minacciandoli di morte, crudelmente e sprezzantemente li maltrattarono, li coprirono d'ingiurie e di percosse e li incatenarono. 

Finalmente, dopo averli malmenati in mille modi e calpestati, per disposizione della divina provvidenza, li portarono dal Sultano, come l'uomo di Dio voleva. Quel principe incominciò a indagare da chi, e a quale scopo e a quale titolo erano stati inviati e in che modo erano giunti fin là. Francesco, il servo di Dio, con cuore intrepido rispose che egli era stato inviato non da uomini, ma da Dio altissimo, per mostrare a lui e al suo popolo la via della salvezza e annunciare il Vangelo della verità. 

E predicò al Soldano il Dio uno e trino e il Salvatore di tutti, Gesù Cristo, con tanto coraggio, con tanta forza e tanto fervore di spirito, da far vedere luminosamente che si stava realizzando con piena verità la promessa del Vangelo: Io vi darò un linguaggio e una sapienza a cui nessuno dei vostri avversari potrà resistere o contraddire.


1174 Anche il Soldano, infatti, vedendo l'ammirevole fervore di spirito e la virtù dell'uomo di Dio, lo ascoltò volentieri e lo pregava vivamente di restare presso di lui. 

Ma il servo di Cristo, illuminato da un oracolo del cielo, gli disse: “ Se, tu col tuo popolo,.vuoi convertirti a Cristo, io resterò molto volentieri con voi. Se, invece, esiti ad abbandonare la legge di Maometto per la fede di Cristo, dà ordine di accendere un fuoco il più grande possibile: Io, con i tuoi sacerdoti, entrerò nel fuoco e così, almeno, potrai conoscere quale fede, a ragion veduta, si deve ritenere più certa e più santa ”. 

Ma il Soldano, a lui: “ Non credo che qualcuno dei miei sacerdoti abbia voglia di esporsi al fuoco o di affrontare la tortura per difendere la sua fede ”. (Egli si era visto, infatti, scomparire immediatamente sotto gli occhi, uno dei suoi sacerdoti, famoso e d'età avanzata, appena udite le parole della sfida). E il Santo a lui: “ Se mi vuoi promettere, a nome tuo e a nome del tuo popolo, che passerete alla religione di Cristo, qualora io esca illeso dal fuoco, entrerò nel fuoco da solo. Se verrò bruciato, ciò venga imputato ai miei peccati; se, invece, la potenza divina mi farà uscire sano e salvo, riconoscerete Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio, come il vero Dio e signore, salvatore di tutti. 

 Ma il Soldano gli rispose che non osava accettare questa sfida, per timore di una sedizione popolare. Tuttavia gli offrì molti doni preziosi; ma l'uomo di Dio, avido non di cose mondane ma della salvezza delle anime, li disprezzò tutti come fango. 

 Vedendo quanto perfettamente il Santo disprezzasse le cose del mondo, il Soldano ne fu ammirato e concepì verso di lui devozione ancora maggiore. E, benché non volesse passare alla fede cristiana, o forse non osasse, pure pregò devotamente il servo di Cristo di accettare quei doni per distribuirli ai cristiani poveri e alle chiese, a salvezza delI'anima sua. Ma il Santo, poiché voleva restare libero dal peso del denaro e poiché non vedeva nell'animo del Soldano la radice della vera pietà, non volle assolutamente accondiscendere.  

1175 9. Vedendo, inoltre, che non faceva progressi nella conversione di quella gente e che non poteva realizzare il suo sogno, preammonito da una rivelazione divina, ritornò nei paesi cristiani. 

 E così, per disposizione della bontà divina e per i meriti e la virtù del Santo, avvenne, misericordiosamente e mirabilmente, che l'amico di Cristo cercasse con tutte le forze di morire per Lui e non potesse assolutamente riuscirvi. 

E in tal modo, da una parte non gli mancò il merito del martirio desiderato e, dall'altra, egli venne risparmiato per essere più tardi insignito di un privilegio straordinario. Quel fuoco divino, che gli bruciava nel cuore, diventava intanto più ardente e perfetto, perché in seguito riverberasse più luminoso nella sua carne. 

 O uomo veramente beato, che non viene straziato dal ferro del tiranno, eppure non viene privato della gloria di assomigliare all'Agnello immolato! 

 O uomo, io dico, veramente e pienamente beato, che “ non perdette la vita sotto la spada del persecutore, eppure non perdette la palma del martirio! ”. 

https://www.assisiofm.it/uploads/218-Leggenda%20maggiore.pdf


AMDG et DVM

domenica 4 dicembre 2022

Benedetto xvi in Brasile

... INCONTRO CON I SACERDOTI,
I RELIGIOSI, LE RELIGIOSE, I SEMINARISTI E I DIACONI
DISCORSO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI

Basilica del Santuario dell’Aparecida
Sabato, 12 maggio 20
07


Signori Cardinali,
Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato,
Amati religiosi e voi tutti che, stimolati dalla voce di Gesù Cristo, lo avete
seguito per amore,
Carissimi seminaristi, che vi state preparando per il ministero sacerdotale,
Cari rappresentanti dei Movimenti ecclesiali e tutti voi laici che portate la forza
del Vangelo nel mondo del lavoro e della cultura, in seno alle famiglie,
così come nelle vostre parrocc
hie!


1. Come gli Apostoli, insieme a Maria, «salirono alla stanza superiore»
e lì, «uniti dallo stesso sentimento, si dedicavano assiduamente alla
preghiera» (cfr At 1,13-14), così anche noi quest’oggi ci siamo
radunati qui nel Santuario di Nostra Signora della Concezione Aparecida, che in questa
ora è per noi «la stanza superiore» dove Maria, Madre del Signore,
si trova in mezzo a noi. Oggi è Lei che guida la nostra meditazione; è
Lei che ci insegna a pregare. È Lei che ci addita il modo di aprire le nostre
menti ed i nostri cuori alla potenza dello Spirito Santo, che viene per essere trasmesso
al mondo intero.

Abbiamo appena recitato il Rosario. Attraverso i suoi cicli meditativi, il divino
Consolatore vuole introdurci nella conoscenza del Cristo che sgorga dalla fonte limpida
del testo evangelico. Dal canto suo, la Chiesa del terzo millennio si propone di
offrire ai cristiani la capacità di «conoscere ó secondo le parole di
San Paolo ó il mistero di Dio, cioè Cristo, nel quale sono nascosti tutti
i tesori della sapienza e della scienza» (Col 2,2-3). Maria Santissima,
la Vergine pura e senza macchia, è per noi scuola di fede destinata a guidarci
e a darci forza sul sentiero che porta incontro al Creatore del Cielo e della Terra.
Il Papa è venuto ad Aparecida con viva gioia per dirvi innanzitutto: «Rimanete
alla scuola di Maria». Ispiratevi ai suoi insegnamenti, cercate di accogliere
e di conservare nel cuore le luci che Lei, per mandato divino, vi invia dall’alto.

Com’è bello stare qui riuniti nel nome di Cristo, nella fede, nella fraternità,
nella gioia, nella pace e «nella preghiera con Maria, la Madre di
Gesù» (At 1,14). Come è bello, carissimi Presbiteri, Diaconi,
Consacrati e Consacrate, Seminaristi e Famiglie cristiane, essere qui nel Santuario
Nazionale di Nostra Signora della Concezione Aparecida, che è Dimora di Dio,
Casa di Maria e Casa dei Fratelli, e che in questi giorni si trasforma anche in Sede
della V Conferenza Episcopale Latinoamericana e dei Caraibi. Come è bello
essere qui in questa Basilica Mariana verso la quale, in questo tempo, convergono
gli sguardi e le speranze del mondo cristiano, in modo speciale dell’America Latina
e dei Caraibi!

2. Sono felice di essere qui con voi, in mezzo a voi! Il Papa vi ama! Il Papa vi
saluta affettuosamente! Prega per voi! E implora dal Signore le più preziose
benedizioni sui Movimenti, sulle Associazioni e sulle nuove realtà ecclesiali,
espressione viva della perenne giovinezza della Chiesa! Siate veramente benedetti!
Da qui rivolgo il mio saluto veramente affettuoso a voi, Famiglie, qui radunate in
rappresentanza di tutte le carissime Famiglie cristiane presenti nel mondo intero.
Mi rallegro in modo specialissimo con voi e vi do il mio abbraccio di pace.

Ringrazio per l’accoglienza e per l’ospitalità del Popolo brasiliano. Da quanto
sono arrivato sono stato ricevuto con molto affetto! Le varie manifestazioni di apprezzamento
ed i saluti dimostrano quanto voi vogliate bene, stimiate e rispettiate il Successore
dell’apostolo Pietro. Il mio Predecessore, il Servo di Dio Giovanni Paolo II ha menzionato
diverse volte la vostra simpatia e lo spirito di accoglienza fraterna. Egli aveva
pienamente ragione!


3. Saluto i cari sacerdoti qui presenti, mentre penso e prego per tutti i sacerdoti
sparsi in tutto il mondo, in modo particolare in America Latina e nei Caraibi, tra
questi anchesacerdoti Fidei donum. Quante sfide, quante situazioni difficili
affrontate, quanta generosità, quanta abnegazione, sacrifici e rinunce! La
fedeltà nell’esercizio del ministero e nella vita di preghiera, la ricerca
della santità, la donazione totale a Dio nel servizio ai fratelli e alle sorelle,
spendendo le vostre vite ed energie, promovendo la giustizia, la fraternità,
la solidarietà e la condivisione ó tutto ciò parla fortemente al mio
cuore di Pastore. La testimonianza di un sacerdozio vissuto bene nobilita la Chiesa,
suscita ammirazione nei fedeli, è fonte di benedizioni per la Comunità,
è la migliore promozione vocazionale, il più autentico invito perché
anche altri giovani rispondano positivamente agli appelli del Signore. È la
vera collaborazione in vista della costruzione del Regno di Dio!

Vi ringrazio sinceramente e vi esorto a continuare a vivere in maniera degna la vocazione
che avete ricevuto. Che il fervore missionario, la passione per un’evangelizzazione
sempre più aggiornata, lo spirito apostolico autentico e lo zelo per le anime
siano sempre presenti nelle vostre vite! Il mio affetto, le mie preghiere e i miei
ringraziamenti vanno anche ai sacerdoti anziani ed infermi. La vostra conformazione
al Cristo Sofferente e Risorto costituisce l’apostolato più fecondo! Molte
grazie!


4. Carissimi Diaconi e Seminaristi, anche a voi che occupate un luogo speciale nel
cuore del Papa, un saluto molto fraterno e cordiale. La giovialità, l’entusiasmo,
l’idealismo, l’incoraggiamento per affrontare con audacia le nuove sfide rinnovano
la disponibilità del Popolo di Dio, rendono i fedeli più dinamici e
portano la Comunità a crescere, a progredire, ad essere più fiduciosa,
gioiosa ed ottimista. Ringrazio per la testimonianza che offrite, collaborando con
i vostri Vescovi nelle attività pastorali delle diocesi. Abbiate sempre di
fronte agli occhi la figura di Gesù, il Buon Pastore, che «non è
venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto di
molti» (Mt 20,28). Siate come i primi diaconi della Chiesa: uomini di buona
reputazione, colmi dello Spirito Santo, di saggezza e di fede (cfr At 6,3-5).
E voi, Seminaristi, rendete grazie a Dio per la chiamata che Lui vi rivolge. Ricordatevi
che il Seminario è la «culla della vostra vocazione e la palestra della
prima esperienza di comunione» (Direttorio per il Ministero e la Vita dei
Presbiteri, n. 32). Prego perché siate, con l’aiuto di Dio, sacerdoti
santi, fedeli e felici di servire la Chiesa!


5. Rivolgo ora il mio sguardo e la mia attenzione a voi, amatissimi Consacrati e
Consacrate, qui riuniti nel Santuario della Madre, Regina e Patrona del Popolo Brasiliano,
ed anche sparsi in tutte le parti del mondo.

Voi, religiosi e religiose, siete un’offerta, un regalo, un dono divino che la Chiesa
ha ricevuto dal suo Signore. Rendo grazie a Dio per la vostra vita e per la testimonianza
che date al mondo di un amore fedele a Dio ed ai fratelli. Questo amore senza riserve,
totale, definitivo, incondizionato ed appassionato si manifesta nel silenzio, nella
contemplazione, nella preghiera e nelle attività più diversificate
che svolgete, nelle vostre famiglie religiose, a favore dell’umanità e principalmente
dei più poveri ed abbandonati. Tutto questo suscita nel cuore dei giovani
il desiderio di seguire più da vicino e radicalmente Cristo Signore ed offrire
la vita per rendere testimonianza agli uomini e donne del nostro tempo del fatto
che Dio è Amore e che vale la pena lasciarsi conquistare e affascinare per
dedicarsi esclusivamente a Lui (cfr Esort. ap. Vita consecrata, 15).

La vita religiosa in Brasile è stata sempre significativa ed ha avuto un ruolo
importante nell’opera dell’evangelizzazione, sin dagli inizi della colonizzazione.
Soltanto ieri, ho avuto il grande piacere di presiedere la Concelebrazione Eucaristica
nella quale è stato canonizzato Sant’Antonio di Sant’Anna Galvão, presbitero
e religioso francescano, primo Santo nato in Brasile. Accanto a lui, un’altra ammirevole
testimonianza di persona consacrata è Santa Paulina, fondatrice delle Piccole
Suore dell’Immacolata Concezione. Avrei molti altri esempi da citare. Che essi, tutti
insieme, vi servano di stimolo per vivere una consacrazione totale. Dio vi benedica!


6. Oggi, alla vigilia dell’apertura della V Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano
e dei Caraibi, che avrò il piacere di presiedere, sento il desiderio di dire
a tutti voi com’è importante il senso della nostra appartenenza alla Chiesa,
che porta i cristiani a crescere ed a maturare come fratelli, figli dello stesso
Dio e Padre. Carissimi uomini e donne dell’America Latina, so che avete una grande
sete di Dio. So che seguite quel Gesù, che disse: «Nessuno viene al
Padre, se non per mezzo di me» (Gv 14,6). Il Papa vuole perciò
dire a tutti voi: La Chiesa è la nostra Casa! Questa è la nostra
Casa! Nella Chiesa cattolica troviamo tutto ciò che è buono, tutto
ciò che è motivo di sicurezza e di sollievo! Colui che accetta Cristo,
«Cammino, Verità e Vita» nella sua totalità, si assicura
la pace e la felicità, in questa vita e nell’altra! Per questo, il Papa è
venuto qui per pregare e confessare con voi tutti: Vale la pena essere fedeli,
vale la pena perseverare nell
a propria fede! La coerenza nella fede richiede,
però, anche una solida formazione dottrinale e spirituale, contribuendo così
alla costruzione di una società più giusta, più umana e cristiana.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica, anche nella sua versione più ridotta,
pubblicata sotto il titolo di Compendio, sarà di aiuto per avere chiare nozioni
circa la nostra fede. Chiediamo fin d’ora che la venuta dello Spirito Santo sia per
tutti quanti come una nuova Pentecoste, affinché illumini con la luce che
scende dall’Alto i nostri cuori e la nostra fede.


7. È con grande speranza che mi rivolgo a voi tutti che vi trovate all’interno
di questa maestosa Basilica, o che hanno partecipato al Santo Rosario stando all’esterno,
per invitarvi a diventare profondamente missionari e a portare la Buona Novella del
Vangelo a tutti i punti cardinali dell’America Latina e del mondo.

Chiediamo alla Madre di Dio, Nostra Signora della Concezione Aparecida, che protegga
la vita di tutti i cristiani. Lei, che è la Stella dell’Evangelizzazione,
guidi i nostri passi sul cammino verso il Regno celeste:

«Madre nostra, proteggi la famiglia brasiliana e latinoamericana!

Custodisci sotto il tuo mantello protettore i figli di questa amata Patria che ci
accoglie,

Tu che sei l’Avvocata presso il tuo Figlio Gesù, da’ al Popolo Brasiliano
pace costante e
 prosperità completa,

Infondi nei nostri fratelli di tutta la geografia latinoamericana un vero ardore
missionario, propagatore 
di fede e di speranza,

Fa’ che il tuo grido risuonato a Fatima per la conversione dei peccatori diventi
realtà e trasformi la vit
a della nostra società,

e Tu che, dal Santuario di Guadalupe, intercedi per il popolo del Continente della
Speranza, benedici le sue t
erre ed i suoi focolari,

Amen».



Il Breviario: nobilissima funzione!

 

Esame sull’obbligo dell’Ufficio Divino

25 Marzo 2012Spiritualita

qui a lato: Beato Mariano de la Mata Aparicio (1905-1983)

 

 

Mons. Agostino Gonon
Vescovo di Moulins

Verso le vette della Santità Sacerdotale

* * *

Esame sull'obbligo dell'Ufficio Divino

 

* * *

 

Vi adoro, Gesù, quale supremo religioso del Padre e cantore della sua gloria. In seno all'adorabile Trinità, o Verbo eterno, siete il meraviglioso cantico che forma l'estasi delle divine Persone: splendor gloriae.

Durante i giorni della vostra vita mortale, o Verbo incarnato, avete modulato con tutta la vostra esistenza l'inno d'adorazione e d'amore, interrotto dalla caduta del primo uomo.

Il vostro canto allietava i cieli: Filius meus dilectus in quo mihi bene complacui (Mat. 3, 17). E avete voluto che gli accenti di quell'inno, eco pur esso del vostro cantico eterno, avessero risonanze perenni attraverso il tempo e lo spazio, attutendo l'aspro grido della rivolta e dell'odio del peccato, avvolgendo la creazione tutta in un mormorio armonioso e soave all'orecchio del suo divino Autore.

Ecco l'Ufficio, ecco il mio breviario che mi sono impegnato sub gravi a recitare quotidianamente, fin dal giorno puro e radioso del mio suddiaconato.

Quale stima nutro per tale dovere e come lo adempio?

 

1. – STIMA DEL DOVERE

Rifletto che recitando il breviario compio una funzione nobilissima?
E' la Chiesa che prega con le mie labbra, e Voi, Gesù, tributate i vostri omaggi al Padre con il mio cuore: Domine, in unione illius divinae intentionis qua Ipse in terris laudes Deo persolvisti, has Ubi horas persolvo.

Questi pensieri creando in me una convinzione profonda, mi faranno evitare il pericolo di considerare l'Ufficio come un'occupazione gravosa che si subisce e si tratta con leggerezza, o con impazienza o con disprezzo.

Com'è infelice l'espressione che si coglie sulle labbra di qualche sacerdote; «Sbarazzarsi del breviario»!

Penso che la meditazione e la recita del breviario sono il sole dei miei esercizi di pietà, mentre assicurano all'anima mia la necessaria respirazione e l'aiuto a disporsi continuamente alla devota celebrazione della S. Messa e al conveniente ringraziamento? Hymno dicto exierunt (Mat, 26, 30).

Riconosco di possedere nel breviario un mezzo eccellente per santificare ogni mia giornata?
La sua divisione, septies in die laudem dixi tibi corrisponde esattamente alle antiche sette divisioni diurne e notturne del tempo, implorando su ognuna di esse grazie e ausilii di celestiali influssi.

— So trovarvi un ammirabile e corroborante nutrimento per la mente e per il cuore, gustando i sentimenti ispirati dei salmi, penetrandomi degli splendidi insegnamenti contenuti nelle pagine tolte dalla sacra Scrittura, edificandomi colla narrazione delle vite dei Santi, attingendo direzione morale dagli anni e dagli oremus? I loro autori erano anime eminenti in santità, in dottrina, perfettamente idonee a informare altri ex animo. Il breviario recitato a dovere fornisce soggetti di meditazione, letture della Sacra Scrittura, letture spirituali, lezioni di teologia, e anche di sacra eloquenza nelle omelie dei Padri.

— Il breviario infine porgerà un sostegno alla disciplina interna e anche esterna della mia vita, se nella recita saprò attenermi ad una saggia distribuzione delle sue parti. —

Non merito in proposito il vostro rimprovero un po' amaro: Si scires donum Dei? (Ioan 4. 10).

(altro…)


https://web.archive.org/web/20090106040048/http://www.csa.osa.org.br/santo/paroquia/pe_mariano_beatificado.html

AMDG et DVM